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Così si interrogava nei suoi diari il pittore Segantini. Giovanni
Segantini morì il 28 settembre 1899, a 41 anni, mentre stava
ultimando uno dei suoi capolavori, la Natura, elemento centrale
dell’omonimo trittico. Si trovava a 2700 metri di altitudine sullo
Schafberg, la montagna di Pontresina, per cercare la luce pura, la
luce che vivifica i colori, che illumina le lontananze, che allarga il
cielo. E sullo Schafberg, circonfuso da quella luce, trovò la morte.
La natura, per Segantini, era prima di tutto una categoria dello
spirito... una coscienza del meditare; un’iperbole dei sensi
percepiti con la più sottile, sofisticata bizantina capacità
intellettuale. Il paesaggio, per lo sfortunato pittore, rappresentava
una esigenza meritocratica della creatività nel suo godimento e nel
controllo dell’energia vitale. Annusare, centellinare, guardare,
inventare, annientare, ricreare, distruggere. Mentre il godimento
dei sensi si elevava alla massima potenza, il suo cuore palpitava,
afferrava, fagocitava. Con quanta fatica...
Riprendendo il ragionamento, richiamiamo l’attenzione comune
su alcuni progetti istituzionali avviati, a livello sperimentale, in
funzione della valorizzazione del nostro patrimonio religioso,
naturale e culturale, su scala europea.
«Caminos de Europa»: la via Francigena e il cammino di
Santiago. Un progetto, maturato nell’ambito della cooperazione
transnazionale Leader +, che si propone la promozione turistica di
diverse realtà rurali e montane italiane, francesi e spagnole.
Possiamo riconoscere che il sentimento che, oggi, si nutre verso la
montagna è diffusamente cambiato; si sta trasformando in
ricchezza e opportunità di conoscenza a cui guardano, con
interesse, artisti, giovani imprenditori, professionisti, agricoltori e
politici. Sì, anche questi avvertono l’urgenza che le nuove
esigenze trovino rispondenza nel linguaggio della Politica a
proposito della montagna, perché essa non sia più considerata area
marginale, depressa e nemica dello sviluppo. La montagna con la
sua storia, invece, rappresenta una valida opportunità per
l’affermazione futura di alcuni settori: economici, turistici,
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culturali ad essa collegati. Sapremo cogliere questa occasione?
Sicuramente si, se, in riferimento anche agli indirizzi delle nuove
politiche agricole comunitarie 2021-2026 sapremo apprezzare
l’esaltazione della dimensione “multifunzionale” del sistema
agricoltura che apre agli operatori agricoli, ai componenti della
loro famiglia nuove opportunità economiche. La multifunzionalità
può e potrà favorire iniziative di gestione del territorio, di sviluppo
di attività produttive extra agricole, di agricoltura sociale e quindi
di consolidamento e creazione di nuova occupazione. Si passa,
dunque, ad una concezione di reddito agricolo diversificata. Detto
in altre parole, da una politica passiva, discorsiva del mercato e a
carattere meramente redistributivo, si passa invece ad una politica
attiva, selettiva, volta a mobilitare con opportuni incentivi (e
penalizzazioni) le risorse per competere in mercati più aperti alla
concorrenza (sia pure opportunamente regolata) e, allo stesso
tempo, per assicurare ai territori rurali sostenibilità e attrattività.