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Alfredo Casella di Gian Francesco Malipiero Primo premio del Conservatorio di Parigi (nel 1899) Alfredo Casella ini- ziava brillantemente la sua carriera di pianista. Nel 1902 esordiva come com- positore, Da questa data Alfredo Casella non @ pit un pianista compositore, ma un compositore pianista. Non é possibile che un artista venga al mondo con una personalita hell’e formata. I] negro resta negro, il bianco bianco, il giallo giallo, Partista invece pud nascere negro ¢ morire bianco, ché nel fluire della vita trova le caratteristiche somatiche della sua razza, spesso diventa il cepostipite di una raza, naturamente di quelle che popolano il mondo dello spirito. Giovanissimo egli si diverti a scrivere insieme a compositori francesi, aleuni pezzi per pianoforte che si potrebbero definire satire, pit che parodie, Si pub- Llicarono sotto il titolo: « @ la maniére de... ». 1 pezzi di Alfredo Casella erano certamente j pit riusciti e nel 1913 a Parigi, con quel suo riso che Bruno Ba- rilli chiamava « idraulico » (difatti era la sorgente del suo candido ottimismo) il mascherato autore si compiaceva di eseguirli pit volte per me. Ebbene questo sucesso gli 8 costato un po’ caro: per parecchi anni opere sue molto impor- tanti e significative si criticavano ricordando « @ la maniére de... >. Fino ai trent’anni Alfredo Casella visse nell’ambiente parigino accanto a Roussel, Florent Schmitt, Ravel, Stravinski e per quanto assuefatto al clima della ville lumiére rimaneva pur sempre un « soggetto esotico » e doveva incontrare una certa difficolta per scoprire sé stesso. Le sue opere si potrebbero definire Pitinerario dei suoi viaggi e i riflessi delle sue amicizie. Nel 1906 entrava a far parte, in qualita di clavicembalista, della Societé des Instruments Anciens con la quale intraprese viaggi, sotto ogni punto di vista molto istruttivi. Per esempio egli poteva presentare a Mili Ba- lakirev Porchestrazione della famosa ballata per pianoforte Islamey e ascoltare le sue preziosissime osservazioni. In Russia conobbe i precursori di Stravinski Alfredo Casella proclama gid « caselliane » la Suite in do maggiore © Vitalia (1909 0 1910), ma in queste due opere sinfoniche Vinfluenza di Gustavo Mahler, pid che nel particolare, & evidente per il mutato atteggiamento musicale, Con passo incerto Casella raggiunge il 1914; il 2 febbraio di quell’anno egli organizzd a Parigi un concerto di musica da camera (Casella, Pizzetti, Bastia- nelli, Davico, Tommasini ¢ Malipiero) che fu forse uno strano presentimento: la prima guerra mondiale lo costrinse poco dopo rimpatriare espatriando, ché la Francia per lui era ormai pid che una seconda patria. Intanto egli aveva avuto occasione di intravvedere nei primi esperimenti schoenberghiani una finestra che si apriva. Finestra buia o illuminata? Co- munque egli mi scriveva nel 1913: «ho composto roba nuova, ho musicato per una voce e orchestra la Notte di maggio (dalle Rime nuove) di Carducci. Mi pare il mio miglior lavoro. Anche il pitt stonato. Finalmente ho potuto ar- 183 atiche ». (Le trascrive con uno strano rivare a combinare le dodici note crom: : n d eseguire a due mani»). « Ve- commento: ¢ accordo che non posso arrivare a drete che effetto poetico; vi piacera molto >. Alfredo Casella, con Pinnato ottimismo che riusci a prolungare persino la sua terribile agonia e con lo sfrenato desiderio di non fermarsi mai, ha adottato tutte le esperienze, pure quella schoenberghiana. Alla vigilia della prima guerra mondiale, accettando i dodici suoni, Casella Gimostrd di aver capito oid che essi avrebbero dato alla musica cio® il Wozzeck di Alban Berg, J Canti di prigionia di Dallapiccola e forse quel Sopravvissuto di Varsavia di Arnold Schoenberg (composto nel 1947) che dopo il catacli- sma provocato dal Pierrot lunaire rappresenta gid un assestamento nell’arte dodecafonica. E? indubitato che coi Nove pezzi per pianoforte ¢ con la Notte di maggio, gli accettava un modo di esprimersi non nostro. Cid nonostante, specialmente nella Elegia eroica e nelle pagine di guerra, Jo stile, 2 meglio le caratteri- stiche dell’arte caselliana si manifestano sempre pitt evidenti ¢ solo i pregiu- dizi ¢ il non voler vedere possono tenerle occulte. Il suo stile corrisponde poi, soprattutto nel ritmo, al suo fisico. Gia nell opera sinfonica intitolata Italia egli aveva espresso la sua nostalgia con Siciliane ¢ Tarantelle, In certa sua musica s*indovina il turista che, ebbro dell’Italia, annota spunti tematici (talvolta colori) ed & come se un cinese scoprisse la Cina al British Museum. andava placandosi ¢ a Gardone, durante una 1924, egli mi faceva sentire il suo Concerto per quarteito ad archi, dall’aspetto quasi neoclassico, pur non essendolo. Per- ché non lo &? Perch questo concerto (come del resto si poteva indovinare dalle Tre canzoni trecentesche, dalla Sera fiesolana e dalle Quattro favole Tomanesche) rappresenta uno spontaneo process di chiarifieazione che non compromette la personalita del compositore. Libera da qualsiasi preconcetto, la Partita per pianoforte ¢ orchestra, annunzié definitivamente Pavvenuta pa- cificazione fra materia ¢ spirito, e le opere che seguono, cioé la Scarlattiana, la Serenata, la Favola @Orjeo, tutte insomma (dal 1924 in poi) preparano la Missa solemnis pro pace che & del pitr puro Casella, senza tracce di decadenza fisica. I ritmi preferiti si presentano gid all’inizio del Kyrie © nel Sanctus, nel quale affiora pure un timido accenno al prediletto movimento di Siciliana. Si tratta insomma di un’opera poderosa che vieppiit afferma la personalita di Alfredo Casella. In questa Messa ci sono pure momenti squisitamente drammatici, pit: drammatici che in parecchie opere teatrali, sia di Casella che di altri musicisti contemporanei, di quelli naturalmente che non dispre- giano il melodramma. Le iniziative culturali di Alfredo Casella ebbero inizio nel 1918 con la Societa Italiana di Musica Moderna che fu molto attiva organizzando parecchi con- certi che destarono grande interesse. Forse si deve a questa iniziativa se Vat- leggiamento di Roma verso la musica contemporanea fu non ostile, prima della seconda guerra mondiale. La societa si concesse il lusso di pubblicare una specie di rivista (Ars Nova). « Ars Nova non si vende, non fa pubblicita, rifiuta rigorosamente qualsiasi collaborazione di orecchiante ». Quest’era il motto stampato a grossi caratteri in testa alla rivista. E pit avanti: « Gli imbecilli, A poco a poco Varte caselliana visita a Gabriele d’Annunzio, nel 184 gli orecchianti, gli scocciatori non sono soci della S.ILM.M. >. E pitt avanti ancora: « solo gli intelligenti leggono Ars Nova» e infine « chi trovasse noioso il presente periodico & pregato di avvertirne senza indugio la direzione >. Difatti Ars Nova nell’aprile del 1919 cessava di vivere. Il giorno della vittoria (novembre 1918) veniva cosi salutato da Alfredo Ca- sella: « crediamo che il miglior modo e il pia rispondente agli scopi nostri di celebrare lo storico evento sia quello di pubblicare, in un numero e il pik prossimo possibile, i nomi dei due nuovi segretari corrispondenti italiani (della S.IL.M.M.) per le citté di Trento e Trieste >. Pitt che i due volumi autobiografici (27 + 26 e 1 Segreti della giara) la let tura di Ars Nova rivela lo spirito e i gusti di Alfredo Casella, di quel Casella tutto fervore, effervescente, dinamico ed entusiasta, che tanto abbiamo amato. Dopo una visita autunnale a Gabriele D’Annunzio nel 1923, al Vittoriale nacquero la Corporazione delle Nuove Musiche ¢ la rivista La Prora, ma no- nostante il patrocinio dannunziano e gli aiuti di Mrs. Coolidge (la munifica protettrice della musica da camera) la corporazione mori in tenera eta. La Societi Italiana di Musica Moderna non si poteva resuscitare ché essa era sorta durante una guerra vittoriosa, T'altra invece durante una pace me- lanconica. L’entusiasmo del 1917 s’era spento senza eco, per sempre, Man mano che Ja fama di Casella si espandeva nel mondo, aumentavano di velocita le sue corse attraverso i continenti ¢ gli oceani. Fgli raccontava inge- nuamente soddisfatto dei 40.000 chilometri percorsi, delle 100.000 miglia su- perate ed io ero costretto a coricarmi per riposarmi delle sue fatiche. Gene- r0so coi giovani, sempre pronto a lottare per un’idea, egli credeva di vincere le pil inverosimili difficolt perché. non si accorgeva dell'immutabile e solo con Pimmaginazione riusciva a nascondersi la realti. Nel 1942, a Siena, cedeva come soldato ferito sul campo di battaglia ¢ armato di una meravigliosa forza, Vottimismo, accettava Ia lotta con la morte Nell’ottobre del 1942 mi recavo, facendo uno sforzo su me stesso, a casa sua, a Roma. Non avrei mai osato dirgli una parola di conforto, ma questa in ogni caso sarebbe stata inutile ché il suo coraggio fece breccia anche sopra di me: Jo lasciai soddisfatto. Qualche giorno dopo, nelle tenebre della stazione di Roma oscurata, lo salutayo per Pultima volta. Io ritornavo a Venezia ed egli partiva per Milano, la citti che pochi giorni prima era stata tremendamente bombardata. Volle a tutti i costi assistere alla rappresentazione della Donna serpente che ebbe luogo alla Scala nel novembre 1942, Come poteva il suo corpo straziato resistere a tante fatiche? Egli invece esplicd ancora molte attivita, non solo componendo, ma dirigendo e dando qualche concerto di pia- noforte. Per quasi cinque anni egli tenne in iscacco la morte, ma la mattina del 5 marzo 1947 si arrese. Possiamo credere alla sua morte solo pensando che egli sia stato abbandonato dal suo eroico ottimismo. GIAN FRANCESCO MALIPIERO 185

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