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francesco.fuso@unipi.it; http://www.df.unipi.it/∼fuso/dida
I. INTRODUZIONE
Supponiamo anche, come in genere si fa(ceva), che uno mazione che non è sempre e necessariamente del tutto
dei resistori abbia una resistenza incognita, per esempio vera. Dunque una misura con un ponte in cui si può mo-
R1 , e che un altro dei resistori abbia un valore variabile, dificare la frequenza del generatore costituisce un valido
per esempio R4 , che dunque potrebbe essere un poten- test finalizzato proprio a verificare entro quali limiti l’ap-
ziometro. La condizione di bilanciamento tra i rami, cioè prossimazione di capacità indipendente dalla frequenza è
quella per cui |Vω | = 0, si ottiene quando R1 = R4 R2 /R3 . valida.
Quindi il valore, supposto incognito, di R1 si può ottene- Altro aspetto interessante dal punto di vista pratico:
re conoscendo quello degli altri resistori. In particolare, il bilanciamento potrebbe essere ottenuto anche immagi-
esso risulta dal valore di R4 , che per esempio può essere nando di usare un condensatore variabile C3 e una coppia
aggiustato girando la manopola del potenziometro (che si di resistori fissi. Questa implementazione avrebbe degli
può opportunamente calibrare misurando una volta per svantaggi pratici, poiché non è semplice costruire con-
tutte la sua resistenza in funzione della rotazione del- densatori variabili che funzionino bene (tanti anni fa si
la manopola), moltiplicato per il fattore di scala R2 /R3 , usavano condensatori variabili ad aria negli apparecchi
che negli strumenti di misura poteva essere facilmente radio fatti con settori semicircolari rotanti che fungevano
modificato per permettere di cambiare la portata. Sce- da armature) e possano essere calibrati in maniera affida-
gliendolo in modo opportuno, la sensibilità di misura ve- bile. Dunque il ponte di de Sauty permette di superare
niva opportunamente aumentata. Inoltre, grazie all’uso questa difficoltà usando, invece, un potenziometro, che è
di strumenti (a lancetta, ovviamente) che potevano ap- molto più semplice da costruire e può essere calibrato in
prezzare differenze di potenziale, o correnti, di un segno modo piuttosto affidabile.
o dell’altro, era sperimentalmente agevole determinare
la condizione di bilanciamento osservando che la lancet-
ta passasse proprio per la posizione di zero, tipicamente
C. Il ponte di Maxwell
quella centrale.
Questo, a grandi linee, è quanto si faceva per e con un
ponte di misura per le resistenze. Vediamo ora cosa succede se si vuole utilizzare un pon-
te per misurare un’induttanza. Supponiamo allora che il
componente 1 sia un induttore. Se fosse possibile co-
struire un induttore che ha un’impedenza puramente im-
B. Ponte di de Sauty
maginaria (detta anche reattanza), il problema sarebbe
formalmente analogo a quello dei condensatori e l’inte-
In questo caso l’obiettivo è misurare una capacità. Im- resse concettuale scemerebbe. Purtroppo un induttore ha
maginiamo dunque che un condensatore, di capacità in- sempre anche una componente reale della sua impedenza,
cognita, occupi il posto del componente 1, la cui impe- dovuta alla resistenza ohmica del filo che lo costituisce.
denza sarà quindi Z1 = 1/(jωC1 ). È evidente che in que- Raramente si verifica che tale resistenza sia trascurabi-
sto caso si deve usare un generatore alternato. Infatti in le, magari a frequenze alte, dove però generalmente il
continua un condensatore si comporta come un circuito valore della resistenza interna di un induttore aumenta,
aperto e non potrebbe passare corrente per il ramo A. La ad esempio per l’effetto di prossimità, come già abbiamo
condizione di bilanciamento sarebbe possibile solo sosti- incontrato. Dato che anche la resistenza interna di un
tuendo con un circuito aperto almeno uno dei componenti induttore incognito è incognita, è evidente che in questo
del ramo B. Si avrebbe bilanciamento, ma, chiaramente, caso bisogna escogitare un qualche sistema che permetta
non si potrebbe determinare il valore di C1 . Inoltre Z1 di eseguire due misure (R1 e L1 ) invece che una sola.
è immaginaria, e quindi è necessario che almeno un al- Prima di arrivare a quello che si definisce generalmente
tro componente del ponte abbia impedenza immaginaria, (noi definiamo) ponte di Maxwell vero e proprio, vediamo
altrimenti il bilanciamento sarebbe impossibile da otte- qualche possibilità alternativa, mettendo in luce i limiti
nere. Nella configurazione di de Sauty tale componente pratici o concettuali che vi sono coinvolti. Ricordiamo
si trova nel ramo B, e noi supponiamo sia il componen- che per l’induttore (reale) da misurare è Z1 = jωL1 +R1 .
te 2, che è un condensatore di valore noto e ha quindi I casi di cui si parla qui nel seguito sono rappresenta-
impedenza Z2 = 1/(jωC2 ). Per gli altri due componenti ti in Fig. 2, che riporta un’illustrazione adattata dal-
scegliamo ancora dei resistori, uno dei quali, per esem- le trasparenze della Prof. Andreozzi (anno accademico
pio il componente 4, supponiamo sia un potenziometro. 2010/11).
La condizione di bilanciamento, da verificarsi ovviamente
con uno strumento in grado di leggere segnali alternati,
è allora C1 = C2 R3 /R4 , che, agendo sul potenziometro
R4 , permette di ricavare C1 a partire dalla conoscenza 1. Caso 1
degli altri tre valori.
Notate un paio di aspetti molto importanti: si vede co- Immaginiamo qui: Z2 = jωL2 +R2 , Z3 = R3 , Z4 = R4 ,
me la condizione di bilanciamento sia indipendente dalla quest’ultima supposta variabile (il componente 2 è un
frequenza. Naturalmente ciò si verifica solo se le capa- induttore noto, il 3 e il 4 sono dei resistori, l’ultimo dei
cità considerate sono indipendenti dalla frequenza, affer- quali variabile per permettere il bilanciamento).
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