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LA

COMUNICAZIONE
NON VERBALE
La Comunicazione Non Verbale

Alla Comunicazione Non Verbale, in breve CNV, viene


riportato il 93% di tutte le informazioni che ci giungono
durante un colloquio con un nostro interlocutore ed essa è
oggi considerata una forma di comunicazione in realtà
molto più completa del linguaggio verbale.

La conoscenza del linguaggio del corpo e delle sue


implicazioni sociali diventa dunque di enorme importanza;
imparare a osservare le posizioni e i gesti del corpo ci aiuta
a comprendere meglio le persone, il loro carattere, lo stato
d'animo e di conseguenza ci stimola e direziona verso un
miglioramento del nostro rapporto con gli altri.

Al tempo stesso ci permetterà di aiutare il nostro eventuale


cliente o committente a indirizzare meglio la propria
comunicazione, riscuotendo maggiore successo in pubblico
e raggiungendo una maggiore soddisfazione di sé.

Gesticolare con le mani, sorridere, arrossire, socializzare in


gruppo o scegliere di rimanere isolati, ma anche il nostro
modo di vestirci o il posto in cui scegliamo di sederci a
tavola, rappresentano un tipo di comunicazione in grado di
far trapelare ciò che una persona realmente pensa.

Durante un discorso la gran parte delle informazioni che ci


arrivano, deriva non dalle parole, ma dal tono della voce e
dal linguaggio del corpo.

Il “canale verbale” è la prima fonte di trasmissione delle


cosiddette informazioni principali di un discorso, ma è
attraverso il “canale non verbale” che ci vengono trasmessi
tutti i dettagli e le sfumature, ciò che in definitiva “lascia
traccia”, in noi, della conversazione.
Per definire il complesso di una determinata personalità
sarà comunque necessario osservare tutto l'insieme dei gesti
e dei segnali inconsci che un individuo trasmette per poter
iniziare a farsi un’idea più precisa del carattere di una
persona.

Occorre però molta prudenza e saper ammettere che nessun


criterio è assoluto, neanche quello che sembra il più
condivisibile e universale; dovremo, infatti, tener presente
che una delle regole alla base del linguaggio non verbale è
quella che nessun segnale da solo ha un preciso potere
enunciativo e che il linguaggio verbale e quello non verbale
sono collegati tra loro, e quindi dovremo,
nell'interpretazione, essere in grado di tener conto
necessariamente di entrambi.

Inoltre chi, magari per questioni professionali, è costretto


spesso a dissimulare a parole una determinata realtà dei
fatti, come attori o venditori, o chi deliberatamente è più
spesso portato a mentire, sviluppa la proprietà di
coinvolgere nella dissimulazione il proprio linguaggio
corporeo, attraverso un costante controllo dell’emotività, al
punto tale da poter ingannare perfettamente anche un
attento osservatore.
Nella vita di tutti i giorni, tramite il linguaggio corporeo,
trasmettiamo costantemente e inconsciamente segnali che
corrispondono a percezioni di alto, medio o basso
gradimento. Ad esempio, quando ci sentiamo bene con noi
stessi, sarà tutto il nostro corpo a essere fisiologicamente
predisposto all’invio di segnali positivi e di apertura.

Può poi anche verificarsi che siano i tratti stessi della nostra
personalità a porre invece un ostacolo tra noi e il mondo
esterno. Questo avverrà spesso, ad esempio, con persone
particolarmente timide, giudicate in maniera diversa da ciò
che sono realmente, sulla base dei segnali di chiusura che
trasmettono al prossimo con la loro scarsa capacità
comunicativa.

Evitare di esporsi nel sostenere la propria opinione o avere


una maggiore difficoltà di altri nel riuscire a sostenere un
contatto oculare, parlare con un basso tono di voce o
“masticare” velocemente le frasi – al fine di tenersi sempre
a una distanza dagli altri – potrà essere erroneamente
interpretato come un segnale di superbia o arroganza.
Il nostro corpo dunque “parla”, e questo avviene non
soltanto con la mimica facciale e corporea o con la
gestualità. Esso parla tramite la pelle, la temperatura, la
sudorazione, la salivazione, il respiro e l’aumento e
diminuzione della pressione sanguigna, il ritmo dei battiti
cardiaci, i segnali di noia o di stanchezza, la postura che di
volta in volta si assume nelle differenti situazioni, o la
localizzazione di depositi di grasso nei diversi punti del
corpo, indice di atteggiamenti magari cronici di un
individuo.
La comunicazione umana è caratterizzata da una complessa
serie di fattori e funzioni, ma le principali sono
schematizzabili come segue:

Funzione informativa: si comunica per trasmettere o


richiedere informazioni, notizie.

"Oggi il Presidente ha comunicato un importante verifica aziendale",


"Questa sera uscirò con Francesca”.

Funzione espressiva: comunicazione che manifesta stati


d'animo.
"Sarò felice di incontrarvi domani "
"Oggi mi sento stanco";

Funzione strumentale: comunica per ottenere qualcosa da


qualcuno.

"Potresti portarmi un bicchiere d’acqua"

Funzione di contatto sociale: si comunica per socializzare


e stabilire un contatto.

"Salve, mi chiamo Marco, posso offrirle da bere".


Funzione meta-comunicativa: comunica per chiarire ciò
che abbiamo detto e fatto o stiamo dicendo o facendo.

"Non intendevo essere aggressivo, volevo solo specificare che... ".

Va sempre considerato che, quando si comunica, agiscono


più fattori in maniera interconnessa tra loro e sovrapposta:
un messaggio pubblicitario ad esempio dovrà essere al
tempo stesso informativo, espressivo e strumentale.

Ogni scambio comunicazionale si attua su due differenti


livelli contemporaneamente: quello dei contenuti e quello
della relazione. Attraverso le parole trasmettiamo infatti le
informazioni e con i segnali del corpo aggiungiamo
ulteriori “informazioni alle informazioni”.

Possiamo facilmente verificare come la discordanza dei due


piani di comunicazione verrà, spesso inconsciamente,
sempre percepita dall’interlocutore, che stimolerà i propri
sensi al fine di cogliere tutti i segnali legati alla
comunicazione non-verbale, proprio al fine di “verificare”
quella verbale.
Acquista così rilevanza il tono della voce, la gestualità,
l'atteggiamento corporeo, la distanza dall’altro, la mimica:
tutti quei segnali che non hanno di per sé significati
univoci, ma che possono essere interpretati per percepire le
reali informazioni che nascondono.
Importante è comunque determinare una serie di
"regolarità" anche nelle forme comunicative del linguaggio
non verbale, nel senso dell'atteggiamento, della mimica,
della gestualità e degli altri fattori analizzati.
Coerenza e credibilità

La coerenza rappresenta il primo messaggio della nostra


immagine.

Un esempio: un individuo che magari cammina da un lato


all’altro della stanza sostenendo con tono pacato di essere
calmo. La contraddizione all’interno del messaggio
comunicazionale risulta evidente e il suo “vettore
immagine” ne smentisce quello della comunicazione
verbale, in quanto il linguaggio del corpo trasmetterà un
segnale che contrasta con le parole che egli pronuncia.
Quando la coerenza interna viene dunque alterata da
emozioni forti come paura, timidezza e confusione mentale,
la coerenza esterna che trasmettiamo ne risentirà e la nostra
credibilità sarà indebolita.

Esistono delle classificazioni di gerarchia e credibilità tra le


varie parti del corpo. È facile controllare l'espressione del
viso come il sorriso e padroneggiare i movimenti delle
braccia e delle gambe, anche se un eccesso di controllo
trasmetterà all’opposto un’eccessiva rigidità che contribuirà
a restituire un segnale di allarme, tradotto in termini di
diffidenza nell'interlocutore.
Sarà invece estremamente difficile essere padroni della
“tonicità” del busto con i suoi movimenti o riuscire a
controllare la posizione del bacino e dei glutei.

Il nostro interlocutore è sensibile proprio alla


corrispondenza tra ciò che è sentito e ciò che viene
manifestato. La coerenza non deve dunque limitarsi al
linguaggio del corpo. Le variabili che contribuiscono a
comporre la nostra immagine sono molteplici e alcuni dei
vettori dell’immagine che garantiscono coerenza o
discordanza sono: portamento, andatura, abbigliamento,
gesti, tono di voce, l’eloquio, lo sguardo, i colori.
Essi si articolano reciprocamente in due direzioni:

Orizzontale: quando una parte del corpo ne contraddice


un'altra.

Verticale: quando un gesto o un'espressione risulta in


contraddizione con un determinato abbigliamento.

La coerenza si realizza pertanto quando tutti i segni


esteriorizzati dai diversi vettori d'immagine si indirizzano
nella stessa direzione, avendo o comunque trasmettendo la
stessa intenzione comunicativa.
È importante nell’analisi cercare di cogliere le alterazioni, i
cambiamenti di ritmo e tonalità, tutte le piccole incrinature
che si verificano all’interno di un processo di
comunicazione.

Per comprendere poi come spesso alcune di queste


“fratture” nella coerenza dei vettori possano essere attuate
in maniera intenzionale, occorrerà decifrare quando la
mancanza di coerenza rivela la disorganizzazione interna e
dunque la falsità nel messaggio o la smentita intenzionale
costituisce un accorgimento per il raggiungimento
dell’obiettivo.
Lo spazio “personale”

Ogni corpo si colloca nello spazio appropriandosi di una


parte di esso e assumendo nel movimento una determinata
posizione e orientamento che lo mette in relazione con gli
altri individui.

Con il termine “prossemica”, nato alla fine degli anni 60, si


definisce proprio quest’area di ricerca e studio.

Il bisogno di contatto fisico è un'esigenza fondamentale per


ogni individuo, a qualsiasi età.
Il contatto corporeo può essere legato a gesti quali
abbracciare, baciare, stringere, afferrare, colpire, etc. ed ha
caratteristiche relative quali il coinvolgimento del canale
tattile, oltre al canale visivo.

Le due forme che lo rappresentano si distinguono in forma


attiva (esplorazione) e forma passiva (ricezione di segnali).

Ognuno di questi modi è in grado di esprimere


parzialmente il livello d’intimità stabilito da un contatto
fisico tra le persone, gli atteggiamenti in atto tra loro e le
loro relazioni di status.
Ecco la classificazione delle categorie del contatto
corporeo:

Funzionale-professionale
(es.: rapporto medico paziente)

Sociale
(es.: il saluto, le congratulazioni)

Amichevole
(es.: espressioni di appartenenza)
Intimo – Affettuoso

Intimo – Sessuale

Un'altra tipologia di contatto fisico che assume rilevanza


nel processo di trasmissione dei segnali legati alla
comunicazione non verbale, è il cosiddetto auto-contatto,
cioè il contatto rivolto verso se stessi.

Se appoggiamo la guancia sulla mano, ci tocchiamo i


capelli, intrecciamo le dita, incrociamo le braccia,
trasmettiamo attraverso il contatto fisico con il nostro
stesso corpo sensazioni di stanchezza, di stress o sconforto.

La vicinanza fisica tra le persone esprime invece meglio il


grado d’intimità e di gradimento reciproco, e il tipo di
rapporto tra due individui.

I processi di distanza interpersonale possono essere così


classificati:

Zona Intima: identificabile con lo spazio immediatamente


circostante l’intimità e fiducia;
Zona Personale: definita dal confine ideale indicato dal
braccio proteso, la cui violazione può provocare disagio e
malessere;

Zona Sociale: legata agli incontri formali o di lavoro;

Zona Pubblica: che caratterizza le occasioni pubbliche o le


conferenze.

La distanza interpersonale è suscettibile a variazioni legate


anche ai seguenti parametri:
• Sensi diversi, secondo la distanza (tatto-odorato, vista-udito)
• Situazione (in pubblico si riduce la distanza tra gli interlocutori.)
• Intimità / dominanza
• Attivazione fisiologica
• Differenze culturali
• Differenze sessuali
• Mutamenti nella distanza, come segnali delle intenzioni
dell’interlocutore (ringraziare, continuare o terminare una
conversazione).

In generale le persone tendono a stare vicine o ad


avvicinarsi a quelle per cui provano attrazione e simpatia.
La distanza tra gli individui è definita anche
dall'angolazione secondo cui essi si situano nello spazio,
ovvero dall'orientazione del corpo.

Il disporsi fianco a fianco è un atteggiamento che rivela un


certo grado d’intimità o di amicizia tra le persone; la
disposizione frontale sarà preferita nelle situazioni più
formali, come i rapporti di lavoro.
L'angolo con cui le persone si situano nello spazio, può
quindi essere:

• Faccia a faccia
• Di fianco
• Con angolo variabile tra 45° e 180°
• Più in alto | Più in basso
I segnali del nostro corpo

Il nostro corpo può assumere diverse “posture”, legate alla


posizione del capo, del tronco, delle braccia, o delle gambe.

A ogni postura siamo in grado di attribuire un significato


decodificabile.

La postura del corpo:

• È suscettibile e si adatta alle variazioni dello stato emotivo;


• Indica l'intensità e la tipologia dell'emozione provata;
• È meno controllabile del tono di voce e della mimica e costituisce
dunque un importante segnale rivelatore;
• L’inclinazione in avanti, associata a prossimità fisica e contatto
visivo, segnala un atteggiamento positivo;
• La posizione asimmetrica degli arti, obliqua o reclinata, indica
rilassamento;
• In una relazione tra persone di status diverso coloro che sono di
status superiore si mostrano più rilassati.

Alcuni significati:

• Accavallare le gambe indica distensione.


• Posizione fetale indica difficoltà.
• Inginocchiarsi, inchinarsi rappresenta riconoscere l'autorità:
segnale però suscettibile ad alta variabilità culturale e sociologica.
• Testa eretta indica sicurezza.
• Testa verso l’alto indica superiorità, presunzione, aggressività.
• Testa abbassata e indurimento delle mascelle indicano
aggressività.
• Testa incassata indica difesa: fisiologicamente espone al prossimo una
minore parte del viso.

Di seguito alcune considerazioni sulla postura in pubblico:

• Le persone non interessate a porsi al centro dell’attenzione stanno


in piedi poggiando su un piede soltanto e non orientano capo e
busto nella stessa direzione.
• Le persone ai margini di una situazione tengono le mani sui
fianchi.
• Le persone che stanno valutando una situazione tengono il capo
leggermente reclinato.
• Gli individui che partecipano attivamente, tengono il capo
leggermente inclinato in avanti.

Durante l’interazione, è possibile osservare la tendenza da


parte degli interlocutori a imitare la postura dell'altro.

Particolare attenzione va posta nell’analisi delle incoerenze


che denotano come l'umore e i sentimenti del nostro
interlocutore stiano mutando, e sarà fondamentale
riconoscere se questi cambiamenti siano conseguenti al
nostro intervento.

Le informazioni più importanti ci verranno dalle reazioni


visibili inconsce, riconducibili a dieci fondamentali fattori
da confrontare sempre fra loro, per giudicare la sincerità di
una persona e i suoi propositi nei nostri confronti.

Analizziamo quindi le chiavi di lettura del corpo la cui


conoscenza permette di riconoscere la discordanza tra
linguaggio verbale e quello non verbale e di cogliere gli
elementi che potrebbero compromettere la comunicazione:
Il tono generale del busto e l'angolazione del corpo: una
persona raddrizza la sua posizione quando trova motivo
d'interesse, mentre si “accascia" quando è demotivata.

Il volto e le sue trasformazioni: non limitiamoci all’analisi


delle sole mimiche più comuni; mentre un sorriso può
ingannare i seguenti indizi non ingannano mai.

• Il colore della pelle: secchezza o madore, pallore o rossore sono


segni che indicano cambiamenti emozionali.
• Il tono muscolare: tensione o rilassamento si notano sul corpo
intero ma si possono controllare; è impossibile, invece,
padroneggiare i piccoli muscoli del volto intorno agli occhi, della
bocca o del mento.
• Le modificazioni del labbro superiore: stabilità, colore, tremore o,
al contrario, gonfiore.

La respirazione è strettamente legata alle emozioni:


ascoltiamo se il ritmo respiratorio del nostro interlocutore
cambia, se diventa più rapido, più calmo, più ampio.

L'ampiezza dei movimenti delle braccia: guadagnare spazio


è segno di sentirsi a proprio agio, al contrario restare sulle
difensive è espresso solitamente da gomiti stretti contro il
corpo.

Movimenti delle gambe: incrociate o meno, distese o


annodate indicano di volta in volta sintomi di rifiuto o di
collaborazione, di disimpegno o timore.

Movimenti delle mani e delle dita. Dita in movimento,


contratte o tranquillamente distese, palmi della mano aperti
o pugni chiusi indicano di volta in volta sintomi di
rilassatezza e di rabbia trattenuta.
Non dimentichiamo di prestare attenzione agli
"autocontatti". Sono manifestazioni di auto-sostegno che ci
concediamo nei momenti di stanchezza o tensione interna.
La mano sostiene il capo o trattiene il braccio, sfiora il naso
o la barba, massaggia la fronte: la persona è stanca,
deconcentrata, si ricarica e riprende il controllo.

Lo sguardo: presente, sfuggente, rivolto verso il basso,


smarrito nel vuoto è un chiaro segnale di disagio e di
insicurezza.
L'inclinazione del capo: basso e sottomesso o al contrario
col mento sollevato e aggressivo. Il capo si piega
leggermente da un lato quando una persona ascolta e vuole
affascinare.

Il sorriso è benevolo, largo, radioso, contratto, forzato:


nulla è più ingannevole di un sorriso.
I segnali d'invito

Mostrano all'interlocutore le parti vitali del corpo: occhi,


cuore, ventre, viso, gola, oppure i loro equivalenti: palme,
piante dei piedi, parte inferiore o anteriore del braccio,
interno della coscia. Indicano messaggi di “pace” o di sfida

I segnali di gradimento

Nel viso, il centro del piacere è la bocca. Accarezzarsi le


labbra, mordicchiarsele o passarci sopra la lingua indica un
notevole gradimento da parte del nostro interlocutore nei
confronti dei nostri argomenti: potremo quindi scegliere di
accattivarcelo approfondendo quel tema per suscitare
approvazione.

Se invece il segnale di gradimento è dato in continuazione,


indica come il gradimento riguardi “in toto” la nostra
persona.

Altri segnali positivi sono spingere le labbra leggermente in


fuori, il cosiddetto ''bacio analogico"; leccarsi le labbra,
premere la lingua all'interno delle guance, accarezzarsi
mento e collo.

Spostare il busto o il corpo in avanti, verso di noi,


simboleggia un avvicinamento psicologico nei nostri
confronti e lo stesso vale per lo spostamento di oggetti.

Puntare il piede, soprattutto il destro, verso qualcuno vuol


dire che siamo attratti da quella persona, o da quello che sta
dicendo.
Tenere un atteggiamento aperto, con braccia aperte e non
conserte, denota cordialità e disponibilità.

Alcuni gesti hanno una valenza seduttiva: accarezzarsi i


capelli o giocare con collana, bracciale o anello da parte
delle donne; e aggiustarsi la cravatta, un simbolo fallico, da
parte degli uomini.
I segnali di rifiuto

Il naso è il centro del “non gradito”. Se, mentre stiamo


parlando, il nostro interlocutore si gratta il naso
ripetutamente ciò può essere indice di come l'argomento, o
la persona che gli sta di fronte, sia fonte di fastidio o
tensione.

Il prurito è causato da una vasodilatazione dei capillari, che


reagiscono a situazioni di stress.
Spostare il corpo indietro, lontano dall'interlocutore
equivale a prendere le distanze da lui. Così come spostare
oggetti lontano da noi: significa che vogliamo allontanare
l'argomento o la persona.

Spolverare o spazzare via dagli abiti o dal tavolo polvere o


briciole ha un significato preciso: non voglio farmi carico
di questi problemi.

Mentre il colpo di tosse e il raschiamento della gola sono


un rifiuto netto di quanto stiamo dicendo.
E, ovviamente, le gambe accavallate e le braccia conserte
sono segnale di chiusura.

Ma anche qui bisogna stare attenti: non è detto che chi


assume questa postura ci sia ostile, forse si sta soltanto
rilassando in una posizione comoda.

E’ infatti sempre necessario trovare conferme alla nostra


tesi.
I segnali specifici

Esistono dei segnali che non rientrano nelle categorie di


gradimento o rifiuto, ma che hanno un significato più
complesso.

Grattarsi il capo: un problema da risolvere.


Massaggiarsi la fronte: l'interlocutore non ha chiaro
l'argomento.
Massaggiarsi l'orecchio, o la zona circostante, esprime una
pulsione sessuale inibita.
La mimica

Per mimica s’intendono tutte le variazioni che si possono


osservare sul volto di un individuo, siano espressioni o
processi psicosomatici.

L'analisi della mimica del viso è suddivisa in tre parti:

1. Regione frontale (incluse le sopracciglia)


2. Parte mediana (occhi, naso e guance)
3. Bocca e mento
Le possibilità mimiche della regione frontale sono le
pieghe orizzontali e/o verticali. Nella maggior parte dei casi
le pieghe orizzontali compaiono simultaneamente con il
sollevamento delle sopracciglia. Esse indicano che si è
fortemente attratti da qualcosa.

Questa intensa attenzione può essere dovuta a diverse


emozioni quali spavento, ansia, sorpresa.

Le pieghe verticali invece indicano che tutta l'attenzione è


concentrata intensamente su qualcosa.
È possibile rilevare la formazione di pieghe verticali sulla
fronte sia nel caso di una particolare concentrazione
mentale sia durante attività difficili, complicate o faticose.

La formazione delle pieghe sulla fronte è sempre


accompagnata da altri segnali mimici ed è l'insieme di
questi segnali che può far comprendere un determinato
stato d'animo.

Lo sguardo è rivelatore, aggressione: mette a nudo e


invade.
È influenza: se è vacuo, annulla il carisma, se è "presente”,
anima l'uditorio. Dalla sua luminosità si valuta la nostra
convinzione poiché è direttamente collegato con le nostre
emozioni. Le pupille si dilatano nei momenti di esaltazione.

Evitare lo sguardo è segno di fuga o dichiarazione di


ostilità, ma uno sguardo troppo insistente può provocare
una reazione di fastidio simile.

Gli occhi e la fronte esprimono la zona dei pensieri e della


spiritualità, se lo sguardo è limpido e diretto l'individuo è
aperto e possiede senso della realtà.
Se è sfuggente e inespressivo, significa che l’individuo vive
nel timore e trattiene le proprie emozioni.

Lo sguardo costituisce uno dei processi più rilevanti


nell’ambito comunicativo: attiva l'emittente e la relazione,
è in grado di coinvolgere l’interlocutore.

Di seguito sono elencate le diverse tipologie di sguardo:

• Occhiata
• Sguardo
• Contatto visivo
• Evitare = disagio
• Distogliere = menzogna
• Abbassare = sottomissione, colpevolezza, tensione

Funzioni dello sguardo:

• Comunica atteggiamenti interpersonali


• Segnala l'instaurarsi di una relazione
• Segnala il congedo
• Saluto
Nella comunicazione verbale:

• Fornisce feedback all'emittente


• Chiarisce al ricevente il contenuto
• Indica come un'idea sia stata compresa
• Regola i turni della conversazione

Ecco alcuni importanti accorgimenti da tenere in conto per


salvaguardare le capacità comunicative del nostro sguardo.
Le palpebre che sbattono in modo rapido e incontrollato
sono un segno di agitazione o di turbamento. Un problema
facilmente risolvibile con un esercizio di rilassamento.

Lo sguardo vuoto distrugge il carisma e compromette


qualsiasi manifestazione in pubblico. Va combattuto
guardando puntualmente alcune persone dell'uditorio e
rivolgendo loro il discorso.

Il mezzo migliore, comunque, rimane quello di rivolgersi


non tanto a un pubblico generico, quando parliamo, ma a
una persona che ci è “cara”.
Le “modalità” dello sguardo variano a seconda dei paesi.
L'ignoranza di queste differenze culturali determina
equivoci difficilmente sanabili. La cortesia alla tedesca, per
esempio, non vuole che si cerchi lo sguardo del vicino nei
luoghi pubblici ma che ci si guardi apertamente al
momento della stretta di mano, così negli Stati Uniti.

Il giapponese ben educato, invece, eviterà di fissare il suo


dirimpettaio tenendo gli occhi ostinatamente bassi,
mettendo a disagio l’interlocutore europeo che valuta la
“sincerità” del rapporto sul metro dello sguardo che gli
viene indirizzato.

Esiste un segnale importante che può modificare il tenore


del nostro sguardo e del quale spesso ignoriamo gli effetti:
gli occhiali. Qualunque sia la loro forma, gli occhiali sono
sempre visti come un segnale-baluardo che dissimula la
nostra espressione e tiene a distanza il nostro interlocutore.
Essi ostacolano, di fatto, la comunicazione.

Vanno tolti di tanto in tanto, mostrando apertamente lo


sguardo al nostro interlocutore.
Utilizzati razionalmente, essi accompagneranno le nostre
parole: tolti con un movimento rapido, instaureranno un
clima di complicità.

Branditi, danno fervore al discorso. Se mordicchiati,


rivelano la nostra insicurezza. Abbassati sulla punta del
naso, mostrano il nostro scetticismo. Premuti contro la
fronte, diventano simbolo d’intensa riflessione.

Montature inadatte al viso possono rendere antipatici o


inviare un messaggio negativo.
La forma degli occhiali deve entrare a far parte del
messaggio complessivo della nostra immagine, dalla linea
alla statura, all'abbigliamento, alla forma del viso.
Solo così sarà possibile ottenere un messaggio visivo
coerente.

La stretta di mano

La stretta di mano parla: fa parte della prima impressione


che diamo di noi.
Un contatto caloroso delle mani e degli sguardi è
un'impressione misurata che non da sensazione di fuga né
d’invadenza.
Si può indovinare quasi tutto di una persona dopo che ci ha
stretto la mano. Analizziamo quindi sempre con attenzione
questa informazione poiché ci aiuterà a proseguire in modo
adeguato la comunicazione.
La presa “scivolosa”, con la mano umidiccia è tipica della
persona emotiva. Quella stritolatrice rivela una persona
abituata a dominare o uno sportivo inconsapevole della
propria forza.
Quella “sfuggente”, cioè di chi ritira la mano quasi prima
che il contatto sia avvenuto, rivela imbarazzo e timidezza.

Sovrapporre l’altra mano durante la stretta indica volontà di


dominare l’altro.

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