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mercato.
1. Di norma nella prima parta vediamo come il procedimento si è avviato, cioè su impulso di
quali soggetti, quindi se vi è stata una denuncia da parte di associazione di consumatori
oppure da parte di singoli utenti.
2. Segue l’indicazione delle parti
3. poi si applica la cosiddetta istruttoria all’interno della quale bisogna attenzionare la parte
relativa alle evidenze acquisite. Cosa significa evidenze acquisite? Posta che è stata fatta la
denunzia, il conferimento a quei determinati fatti che si sono verificati ad opera di
quell’impresa, ecco che tramite l’evidenza l’autorità garante della concorrenza e del mercato
non fa altro che svolgere delle proprie attività investigative onde accertare qual è stata la
condotta svolta dal professionista.
La pratica deve per forza finire con una sanzione?
NO, a volte le pratiche non finiscono con una sanzione perché viene intimato al professionista di
correggere il relativo comportamento entro una determinata data, e se c’è la cosiddetta
ottemperanza all’ordine da parte dell’autorità garante della concorrenza e del mercato ecco che il
provvedimento non viene invocato.
La gravità della sanzione viene calcolata secondo vari parametri che sono costituiti dalla diffusione
della pratica, cioè se la pratica ha avuto un’alta diffusione perché pubblicizzata mediante internet,
mediante spot televisivi o altri canali informatici.
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Procedimento riguardante le pratiche commerciali scorrette
1. innanzitutto si deve descrivere il fatto e cioè la fattispecie concreta posta all’attenzione
dell’Autorità Garante della Concorreza e del Mercato.
qui si parla dell’attività svolta la professionista: es vendite online, qui il professionista
esercita la sua attività di vendita online attraverso il sito internet girata.it offre al
consumatore la possibilità di ottenere il bene con l’applicazione dei rilevanti sconti fino
all’80% del prezzo di listino proposto in vendita.
2. Segnalazioni: in data 27 Settembre 2017 l’Autorità avviava il procedimento per presunta
violazione degli articoli 20,21 comma 1 lettera b,c,d. (Quando ci sono queste dicitura
dobbiamo vedere l’articolo e le condotte che si presumono violate).
è possibile che il professionista a seguito della segnalazione da parte
dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato adotta delle misure per
correggere il proprio comportamento per far venire meno la scorrettezza della
pratica.
Qui la condotta è che: la girata non consentirebbe all’acquirente di esercitare il
diritto di recesso secondo le condizioni del codice del consumo riportate anche
nelle condizioni generali di vendita. Diverse segnalazioni stigmatizzano il
comportamento dovuto dal professionista in quanto non rimborserebbe o lo
farebbe in modo parziale acquirenti che abbiano assunto la decisioni di
recedere dal contratto dopo aver ottenuto o riscattato il bene .
3. Conclusioni: è stato contestato articolo 20 e 21 però abbiamo visto clausola generale,
contrarietà alla diligenza professionale,
Dalla pratica emerge anche clausola di sub specie quindi pratica o ingannevole o
aggressiva e quindi se appartiene a lista nera o meno. Quindi andiamo a vedere qual è
il profilo di ingannevolezza o aggressività.
- Qui è chiaro che se ostacolo diritto di recesso sono di fronte a una pratica che si
prospetta scorretta perché contraria alla diligenza professionale e l’operatore
diligente in quel settore consentirebbe l’esercizio del diritto di recesso a qualsiasi
consumatore che trascorsi 15 giorni vuole ottenere la restituzione dell’importo
dato e consegnare il bene.
- Sub specie sarebbe una pratica aggressiva perché ostacola l’esercizio di un diritto
spettante al consumatore.
Non è detto che ogni pratica finisca con una sanzione sono varie le ipotesi:
1. Può finire con una sanzione;
2. Gli impegni assunti dal professionista sono idonei e quindi l’Autorità Garante si riserva di
accertare che effettivamente il professionista corregga quella condotta e quindi in seguito può
accertare se a modificato o meno la condotta.
3. In altre ipotesi l’Autorità può affermare di non procedere perché non c’è violazione.
In sintesi abbiamo
o descrizione della pratica,
o condotta del professionista,
o qual è il grado di diligenza media del professionista in quel settore,
o qual è la nozione di consumatore medio di quel settore. La nozione di consumatore medio è
una condizione dinamica.
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- La nozione di consumatore medio quando tratta di salute o di prodotti estetici è una
nozione più sensibile perché lì il consumatore si sente maggiormente ingannato e
quindi la diligenza professionale è una diligenza più alta della media perché la
diligenza professionale deve essere valutata con riferimento al consumatore medio ed
entrambi devono essere valutati in merito al settore in cui opera il professionista.
- Qui si parte da un presupposto diverso dai contratti del consumatore perché nei
contratti del consumatore il consumatore è un soggetto debole. Nelle pratiche
commerciali scorrette siamo di fronte ad un consumatore ragionevolmente informato,
però questa nozione di consumatore non viene trattata in modo uguale in tutti i
settori;
La pratica deve essere fatta vostra sottolineando
a) grado di diligenza professionale in quel settore,
b) la nozione di consumatore medio, cosa significa il consumatore medio in quel settore
c) concludere e se siamo concordi con l’irrogazione della sanzione oppure no, oppure laddove
non sia stata erogata la sanzione se siamo d’accordo che quella condotta è effettivamente diligente
oppure no.
Es. Ryanair: hai meno di 24 ore altrimenti non puoi salire il bagaglio a bordo, io sono un consumatore
medio, ragionevolmente informato ma la pratica la sto subendo, abbiamo informazioni sulla borsa che
possiamo salire a bordo e prima o poi quella borsa la dovrò pagare. La Ryanair è stata sanzionato però
nelle pratiche commerciali scorretta a fronte della sanzione il professionista può rivolgersi al TAR per
vedere se questa condotta è contraria alla diligenza professionale, ingannevole, aggressiva ecc. Il TAR ha
sospeso fino a Gennaio 2019 la sanzione nei confronti di Ryanair e questo il motivo per cui la Ryanair sta
continuando a svolgere questa pratica. La pratica così prospettata non è quella originaria ma è la pratica
modificata a seguito della segnalazione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato cioè la
condotta originaria è diversa addirittura più aggressiva, a seguito dell’intervento dell’AGCM la Ryanair ha
detto modifico la mia condotta in questo modo. L’autorità ha detto che anche questa modifica non è
sufficiente a far venir meno il profilo di scorrettezza della pratica.
Per vedere nozioni di consumatore medio e art 20,21 si deve prendere il Codice del Consumo in
pdf.
Fino ad ora abbiamo visto solo le sanzioni dal punto di vista pubblicistico, quelle dell’Antitrust.
Esiste però anche una parte privatistica: a seconda del contratto stipulato il consumatore può agire
in giudizio.
Se il consumatore è stato ingannato, il contratto sarà annullabile per errore.
se la pratica è aggressiva, il contratto si potrà annullare per dolo (determinante, cioè non
avrei concluso il contratto senza l’inganno, o incidente, cioè l’avrei concluso ma a
condizioni diverse).
Se viene ostacolato l’esercizio del diritto di recesso (perché non si è stati informati) si
ampliano i termini per l’esercizio di tale diritto (14 giorni da quando si è ricevuta
l’informazione o tutt’al più entro 1 anno).
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TRUST E NEGOZIO FIDUCIARIO
TRUST. Il trust è un istituto antichissimo. Sviluppato nei sistemi common law, e soprattutto nel
diritto inglese, il trust è un meccanismo negoziale che si basa sulla FIDUCIA e che prevede una
dissociazione fra proprietà formale e proprietà sostanziale su un determinato bene.
L’operazione, in senso lato, può essere definita come quel contratto attraverso cui il settlor,
proprietario, (o disponente) trasferisce la proprietà di un bene mobile, immobile o strumento
finanziario a un altro soggetto definito beneficiario (o trustee)
con l’obbligo da parte di quest’ultimo di gestire, utilizzare, godere o trasferire il bene, non
nell’interesse proprio, ma nell’interesse del disponente o di un terzo soggetto.
Si viene quindi a verificare una piena dissociazione tra proprietà formale e proprietà
sostanziale
- chi acquista la proprietà (cioè il trustee), dovrà gestire, utilizzare, alienare questo
bene non nel suo interesse, ma nell’interesse o del disponente o di un terzo soggetto
(proprietà formale). Il trustee quindi non ci ricava assolutamente nulla.
- Il vero proprietario rimarrà o il concedente (se quell’attività sarà svolta nel proprio
interesse) oppure il terzo soggetto beneficiario.
C’è una destinazione
Ma per ottenere questo risultato, è condizione imprescindibile ed indefettibile del trust il
cosiddetto EFFETTO SEGREGATIVO o SEGREGAZIONE PATRIMONIALE. Un
patrimonio destinato è un patrimonio di cui diviene titolare il beneficiario ma è destinato
soltanto in funzione di quella destinazione a favore di terzi soggetti o dello stesso
concedente.
il trustee acquista la proprietà del bene, ma tale bene non si confonderà col suo
patrimonio ma resterà patrimonio autonomo e destinato rispetto al patrimonio del
trustee e del concedente al soddisfare gli interessi o del concedente o di un soggetto
terzo.
- se questo patrimonio entrasse definitivamente e pienamente nelle sfere giuridica del
trustee (proprietario formale) il pericolo sarebbe che quella destinazione possa
venire mortificata, ad esempio dai creditori dello stesso trustee, che possono
aggredire questo patrimonio per soddisfare il proprio credito.
- Su questo bene potranno soddisfarsi soltanto i creditori che sono divenuti tali in
quanto derivanti dalla gestione di quel patrimonio
NEGOZIO FIDUCIARIO.
rientra nella più ampia categoria del negozio indiretto, è quel negozio attraverso cui io
utilizzo uno schema negoziale tipico (vendita, donazione, permuta, somministrazione, etc.)
dotato di una propria causa/contenuto ma, attraverso l’inserimento di clausole o pattuizioni,
persegue uno scopo che appartiene ad un altro negozio, pur sempre tipico.
col negozio fiduciario io utilizzo uno schema contrattuale tipico, la compravendita, il suo
effetto DIRETTO è il TRASFERIMENTO del bene da un soggetto ad un altro. Ma col
negozio fiduciario io voglio raggiungere un altro effetto INDIRETTO, e cioè la
GARANZIA di quel credito. Se io pago, mi restituisci il bene, se io non pago tu ti
trattieni definitivamente quel bene.
Tipiche figure sono la FIDUCIA CUM AMICO e FIDUCIA CUM CREDITORE. Con
fiducia cum creditore il soggetto fiduciante trasferisce la proprietà (contratto di
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compravendita) di un bene al fiduciario, ma viene previsto un ulteriore patto fiduciario
(pactum fiducae) esterno al contratto, in cui si prevede che se il fiduciante è adempiente
all’obbligazione assunta, quindi paga il fiduciario, il fiduciario sarà obbligato a ritrasferire
indietro il bene al fiduciante (meccanismo diverso dalla garanzia). Quindi è stato posto in
essere un contratto di compravendita con una causa tipica, cioè il trasferimento, ma con
questo patto l’operazione che si vuole realizzare non è il trasferimento, ma far ritornare il
bene indietro.
Quindi qui abbiamo un effetto reale traslativo + effetto obbligatorio, che nasce da
quel patto fiduciario che mi limita e mi incide sull’effetto traslativo.
piego il negozio di compravendita con una clausola (PATTO FIDUCIARIO) al
perseguimento di un altro fine, che è lo scopo della GARANZIA (vedi ipoteca, vedi
fidejussione).
Nel trasferimento di un bene, ad esempio, noi sappiamo che possiamo ricorrere a
meccanismi di garanzia quali pegno, ipoteca e fidejussione. Ma come mai si ricorre a
tale istituto, essendo più facile ricorrere all’ipoteca? In realtà l’ipoteca prevede che,
affinché io possa soddisfarmi di quel credito, devo ricorrere alle procedure esecutive:
espropriare il bene, metterlo all’asta, venderlo, etc. Con l’istaurazione di un patto
fiduciario non si vengono a creare questi problemi.
Una critica a questa impostazione c’è stata, e quindi a questo problema ci sarebbe una via di
uscita. Visto e considerato che la convenzione internazionale per sua natura regola i conflitti
di legge e che la convenzione AJA disciplina il trust, il fatto che l’Italia ha aderito a tale
convenzione la renderebbe applicabile anche per il trust interno. Ma è una soluzione debole
e quindi non riconosciuta. Quindi ancora il problema per il trust interno, nonostante la
convenzione AJA, permane. Permangono quei problemi con i 4 principi citati poc’anzi.
(Vedi convenzione AJA, art.2)
Se l’Italia ha firmato questa convenzione, in teoria il trust sarebbe applicabile anche in
Italia! Ma c’è un’obiezione: MANCA L’ELEMENTO DI INTERNAZIONALITA’ E CI
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SONO QUEI 4 PRINCIPI CHE NON PERMETTEREBBERO L’APPLICAZIONE DEL
TRUST.
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Fiducia romanistica e fiducia germanistica
Il trust di matrice anglosassone si ispira alla cosiddetta fiducia germanistica e non romanistica.
Distinzione tra le due forme di fiducia:
Nella fiducia romanistica, abbiamo il trasferimento pieno del diritto di proprietà dal fiduciante al
fiduciario, ma tale diritto di proprietà è LIMITATO dall’esistenza del PATTO FIDUCIARIO, che
stabilisce che
- il bene venga gestito e goduto non nell’interesse del fiduciario (anche se diventa proprietario),
ma nell’interesse di un soggetto terzo o dello stesso fiduciante.
- il bene venga ritrasferito al fiduciante a scadenza del periodo previsto dalle parti
- la limitazione al diritto di proprietà che proviene dal patto fiduciario non è opponibile a terzi,
quindi rimane un vincolo obbligatorio tra fiduciante e fiduciario. Conseguenze:
a) i creditori del fiduciario potranno aggredire i beni oggetto della fiducia perché non c’è
segregazione patrimoniale: infatti, il patto rimane opponibile solo al fiduciante e non ai
terzi;
b) gli aventi causa del fiduciario acquistano diritti pieni, perché se il fiduciario viola il patto e
aliena il bene a terzi, quest’ultimo acquista il bene pieno senza alcun vincolo. Se il
fiduciario, a sua volta, ritrasferisce il bene al fiduciante, il fiduciante può ricorrere a
meccanismi di esecuzione coattiva
Alla fiducia romanistica si contrappone la fiducia germanistica: si verifica una vera e propria
scissione tra proprietà formale e proprietà sostanziale, perché:
- abbiamo un trasferimento del diritto di proprietà che però non attribuisce al fiduciario una
proprietà piena, ma DESTINATA o VINCOLATA ovvero: nel trasferimento il bene deve
essere gestito nell’interesse del fiduciante disponente o di terzi soggetti;
- questo schema negoziale comporta una SEGREGAZIONE PATRIMONIALE PIENA: infatti,
un patrimonio destinato è patrimonio segregato perché il bene deve essere gestito ed utilizzato
esclusivamente nell’interesse del fiduciante (trustee autodichiarato) e di terzi soggetti;
- ha efficacia reale e quindi si può OPPORRE A CHIUNQUE violi la destinazione sul bene.
Quindi, i creditori personali del fiduciario non possono aggredire i beni sottoposti a vincolo;
inoltre, eventuali terzi aventi causa del fiduciario (nel caso in cui il fiduciario si comporti in
mala fede) non acquistano un diritto pieno, ma una proprietà limitata perché il vincolo di
destinazione è anche a loro opponibile.
Il trust naturalmente funziona secondo il meccanismo della fiducia germanistica e non romanistica.
L’art.2 della Convenzione relativa alla legge sui trusts ed al loro riconoscimento dell’Aja (1985)
afferma che:
- i beni del trust costituiscono una massa distinta dal patrimonio del fiduciante (trustee) e dal patrimonio
del fiduciario
- i beni del trust sono intestati a nome del trustee o di un'altra persona per conto del trustee; il trustee è
investito del potere e onerato dell'obbligo, di cui deve rendere conto, di amministrare, gestire o
disporre beni secondo i termini del trust e le norme particolari impostegli dalla legge.
Compatibilità della disciplina del trust definita nella Convenzione dell’Aja con l’ordinamento
italiano
Si pone il seguente problema: il trust di matrice germanistica è compatibile con l’ordinamento
italiano? Inoltre, abbiamo considerato la differenza tra trust interno ed esterno.
L’Italia è in origine un paese no trust, perché il trust è un istituto straniero. Ma la Convenzione
afferma:
Gli Stati firmatari della presente Convenzione, considerando che il trust è un istituto peculiare creato dai
tribunali di equità dei paesi della Common Law, adottata da altri paesi con alcune modifiche, hanno
convenuto di stabilire disposizioni comuni relative alla legge applicabile al trust e di risolvere i problemi
più importanti relativi al suo riconoscimento; hanno deciso di stipulare a tal fine una Convenzione e di
adottare le seguenti disposizioni […]
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Quindi, il nostro paese da paese no-trust è diventato a favore del trust con la firma della
Convenzione? Dobbiamo fare delle distinzioni:
- Per quanto riguarda il trust esterno - che è dato dall’internazionalità (o estraneità) dei soggetti o
del luogo in cui si trovano i beni – il nostro paese ammette il trust, perché si fa riferimento ad
una legge che fa parte della Convenzione della quale il nostro paese è firmatario. Ad esempio,
se vi sono due soggetti, un italiano ed un tedesco, che stipulano un trust su un bene che si trova
in Italia, si può fare rifermento alla legge sul trust inglese;
- Per quanto riguarda il trust interno - che non ha elementi di estraneità o internazionalità (beni e
soggetti si trovano all’interno del territorio italiano) - le vie sono due:
a) Secondo la giurisprudenza, la Convenzione dell’Aja non si applica perché riguarda
questioni internazionali: ma nel caso di trust interno non vi sono elementi di
internazionaltà, quindi i soggetti non sono legittimati a rifarsi alla Convenzione
b) Secondo l’interpretazione dottrinale, viene a determinarsi una discrasia totale perché due
stessi beni siti in Italia possono avere un regime giuridico differente. Il bene A, che si
trova in Italia, è soggetto al trust perché uno dei due contraenti è straniero; il bene B, che
si trova in Italia, non è soggetto a trust perché non vi sono elementi di estraneità, infatti
entrambi i contraenti sono italiani. Quindi, vengono a crearsi posizioni discriminatorie.
Sulla base del presupposto dell’incongruenza, si è arrivati ad un’altra conclusione: la
Convenzione dell’Aja è sì una Convenzione, ma detta una DISCIPLINA MINIMA
ESSENZIALE sul trust. Infatti, fornisce definizione, campo di applicazione e altri
elementi. Quindi i soggetti possono richiamarla, non soltanto come strumento per
richiamare una legge applicabile, ma anche come DISCIPLINA SOSTANZIALE anche
nel trust interno, senza dover richiamare una legge terza applicabile, escludendo
l’elemento di internazionalità e quindi il conflitto tra leggi.
Per lungo tempo, la disciplina italiana non ha ammesso la costituzione di un trust interno, quindi
negava tale seconda interpretazione.
2° Limite TIPICITA’ DEI DIRITTI REALI, anche qui l’ordinamento (per quanto riguarda questo
principio della tipicità dei diritti reali) si è evoluto. È stato detto: se è vero che noi non vogliamo
ammettere il trust perché darebbe luogo a una proprietà limitata e quindi a una proprietà atipica,
perché giammai abbiamo reso ammissibile l’istituto della multiproprietà?
Se andiamo a vedere la multiproprietà, essa consiste da un lato in una proprietà piena e dall’altro
no. È piena perché comporta un pieno godimento del bene e di disposizione del diritto (io
proprietario posso godere del bene e posso disporre del diritto), ma è anche limitata, perché
temporalmente sarà limitata dall’atto di disposizione e di godimento degli altri multiproprietari.
Quindi è una proprietà turnaria, che comporta un pieno godimento del bene soltanto però per
limitati periodi di tempo all’anno. È imprescindibile questo dato. Sia che sia una multiproprietà
azionaria, sia che sia una multiproprietà alberghiera, sia che sia una multiproprietà di stampo
nazionalistico, un dato essenziale vi è: se sono multiproprietario, sarò proprietario con facoltà di
godimento del bene, non per tutto l’anno ma per determinati periodi di tempo.
Se ammettiamo la multiproprietà all’interno del nostro ordinamento, perché non viola il principio
della tipicità e della possibile esistenza di una proprietà limitata, allora dobbiamo dire che anche
quella proprietà limitata che vi è all’interno del trust è una proprietà compatibile con l’ordinamento
giuridico italiano che si è evoluto sotto questo punto di vista. Non ha senso ammettere la
multiproprietà e non il trust. Quindi questa tipicità dei diritti reali che rimane rigida all’interno del
nostro ordinamento comunque ha subito una certa evoluzione.
La legge permette il trasferimento di strumenti finanziari a favore dell’intermediario finanziario con
l’obbligo da parte dell’intermediario finanziario di gestire questi strumenti finanziari e i relativi
proventi a beneficio del soggetto che ha disposto di questi strumenti finanziari (beneficiario). La
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proprietà dell’intermediario finanziario è una proprietà limitata perché gestisce gli strumenti
finanziario non nel proprio interesse ma nell’interesse del cliente. Siamo chiaramente di fronte ad
un’altra ipotesi di proprietà limitata ammessa dalla legge.
Quindi anche questo aspetto riguardante la limitazione alla possibilità di ammettere il trust sulla
base del principio della tipicità dei diritti reali non può essere inteso come limite in senso assoluto,
ma come limite che ammette delle eccezioni a cui lo stesso ordinamento si è piegato.
3° Limite dato dalla TRASCRIZIONE: per far funzionare il trust e renderlo compatibile con il
principio della tipicità degli atti soggetti a Trascrizione, devo ammettere che questo atto di
disposizione da parte del Settlor a favore del trustee sia trascrivibile, pur producendo un effetto
reale limitato e non pieno. E in più devo dire che questa limitazione che all’origine era un patto
fiduciario con natura obbligatoria deve essere opponibile anche a soggetti terzi. Quindi per far
funzionare il trust devo rendere trascrivibile l’atto di trasferimento e la limitazione che esso
comporta (cioè l’effetto segregativo o la destinazione del bene).
1° PROBLEMATICA: È vero che l’art 2642 elenca una serie di atti che prevedono il trasferimento
del diritto di proprietà da un soggetto ad un altro e quindi prevede la trascrivibilità di questo effetto
reale, ma se vado a leggere bene questa norma in realtà ciò che emerge da questa norma non è la
tipicità degli atti con cui si trasferisce il diritto di proprietà (vedi vendita, permuta) ma ciò che è
tipico è l’effetto traslativo, cioè l’effetto reale. Questa norma, cioè questo Art 2642, non mi elenca
una serie di tipi contrattuali attraverso cui si realizza l’effetto traslativo e mi dice che altri tipi
contrattuali o non tipi contrattuali con cui si realizza effetto traslativo non sono trascrivibili. Questa
norma mi dice che sono trascrivibili e mi rende tipica la trascrivibilità soltanto dell’effetto reale.
Cioè soltanto dell’effetto con cui si trasferisce la proprietà da un soggetto A ad un soggetto B, ciò
che è tassativo e tipico l’effetto e non la tipologia di atto con cui realizzo quell’effetto. Quindi
anche se non si tratta di una compravendita, anche se non si tratta di una donazione, anche se non si
tratta di una permuta, ciò che è tipico è l’effetto traslativo: purché io realizzo l’effetto traslativo
quell’atto sarebbe di per sé trascrivibile.
4° LIMITE l’opponibilità a terzi non dell’effetto reale ma del vero cuore del trust, e cioè
quell’effetto segregativo o destinazione patrimoniale. Un patto che nasce come obbligatorio lo
posso trascrivere o è incompatibile con il nostro ordinamento?
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Torniamo al Trust. Ultimo punto Rendere obbligatorio questo vincolo di destinazione, che di per
sé ha natura di vincolo obbligatorio e non reale. Quindi una prima deroga c’è stata in virtù della
possibilità di trascrivere il patto preliminare, che è un patto che ha effetti obbligatori e non ha
effetti reali. Ma il nostro ordinamento è andato anche più in là.
Art. 2645 ter cc. ATTI DI LEGISLAZIONE CON INTERESSI MERITEVOLI DI TUTELA
Gli atti in forma pubblica con cui beni immobili o beni mobili iscritti in pubblici registri sono
destinati, per un periodo non superiore a novanta anni o per la durata della vita della persona
fisica beneficiaria, alla realizzazione di interessi meritevoli di tutela riferibili a persone con
disabilità, a pubbliche amministrazioni, o ad altri enti o persone fisiche ai sensi dell'articolo 1322,
secondo comma, possono essere trascritti al fine di rendere opponibile ai terzi il vincolo di
destinazione; per la realizzazione di tali interessi può agire, oltre al conferente, qualsiasi
interessato anche durante la vita del conferente stesso. I beni conferiti e i loro frutti possono essere
impiegati solo per la realizzazione del fine di destinazione e possono costituire oggetto di
esecuzione, salvo quanto previsto dall'articolo 2915, primo comma, solo per debiti contratti per
tale scopo.
Innanzitutto, si tratta di un atto che prevede il trasferimento da un soggetto A ad un soggetto B per
un periodo non superiore a 90 anni di beni mobili o immobili scritti in pubblici registri. Viene
subito indicata una finalità: questo trasferimento tra A e B non viene fatto a favore di B, ma deve
essere fatto a favore di persone con disabilità, pubbliche amministrazioni o altri enti o persone
fisiche che realizzano interessi meritevoli di tutela. Quindi c’è una finalità, c’è una destinazione
(questo patrimonio, bene immobile registrato dal soggetto A al soggetto B non è un classico
trasferimento ma è un patrimonio destinato a favore di soggetti terzi che non è il beneficiario).
Quindi il beneficiario ha un vincolo di gestione sul bene, non nell’interesse proprio del disponente
ma nell’interesse di terzi soggetti.
Questa norma perché è stata emanata? Possono essere trascritti al fine di rendere opponibile ai
terzi il vincolo di destinazione. Sta dicendo che questo patto fiduciario tra disponente e beneficiario
non è interno ma è opponibile a terzi, perché questo patto può essere trascritto e quindi reso
opponibile nei confronti del terzo. Quindi questa proprietà limitata sta migrando dalla fiducia
Romanistica alla fiducia Germanistica.
Per la realizzazione di tali interessi può agire, oltre al conferente, qualsiasi interessato anche
durante la vita del conferente stesso. Se sono un soggetto diversamente abile che beneficio di
questa disposizione e mi rendo conto che il gestore sta violando l’obbligo del disponente, io stesso
posso agire per far valere questa destinazione patrimoniale. L’ultimo periodo dà luogo alla
destinazione che deve seguire l’effetto segregativo.
I beni conferiti e i loro frutti possono essere impiegati solo per la realizzazione del fine di
destinazione e possono costituire oggetto di esecuzione, salvo quanto previsto dall'articolo 2915,
primo comma, solo per debiti contratti per tale scopo. E possono essere aggrediti soltanto da coloro
che sono creditori in quanto tali e derivanti dagli atti di gestione di quel determinato bene (es. noi
proprietari dell’immobile pensiamo di destinare questo immobile alla realizzazione di interessi
meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico). Questo significa che si verifica l’atto di
destinazione, ma anche l’atto di segregazione. Ci sono interventi su questo immobile per realizzare
quel fine pubblico, come la ristrutturazione di parti, impianti nuovi di luce.
- Si vengono a creare 3 tipologie di creditori: Il creditore del concedente; il creditore del
beneficiario e i creditori che sono divenuti tali dalla gestione dell’immobile. Solo questi
ultimi possono aggredire questi beni, per la realizzazione degli interessi meritevoli. E se
questa è una norma introdotta nel nostro ordinamento, molti hanno detto che in realtà il 2645
ha definitivamente introdotto il trust all’interno del nostro ordinamento. Questa norma
ammette la trascrivibilità di quella proprietà limitata e quell’ opponibilità nei confronti del
terzo. Alla luce di ciò sarebbe arduo dire che il trust è inammissibile nel nostro ordinamento
perché viola quei 4 principi.
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LEGGE SUL “DOPO DI NOI”
La legge n.112/2016 “Dopo di noi”, entrata in vigore il 25 giugno 2016, è stata emanata per
favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità grave,
per il raggiungimento dei quali il legislatore ha previsto importanti strumenti pubblici e privati,
questi ultimi accompagnati da significativi sgravi fiscali. Obiettivi sono, altresì, la protezione, la
cura, l’assistenza, la deistituzionalizzazione, l’autonomia e l’indipendenza delle persone disabili.
Stranamente nel 2016 questa legge prevede la possibilità di destinare beni immobili e mobili
registrati (al pari del 2645 ter) senza alcuna spiegazione, senza dire niente, attraverso il trust, il
negozio fiduciario e altri strumenti simili. Quindi questo vuol dire che per il legislatore italiano
ormai la questione sull’ammissibilità o meno del Trust è una questione del tutto superata.
Quindi in sintesi: Cosa dice questa legge? Dice soltanto che io posso realizzare questo fine o le
finalità in essa previste per aiutare persone con disabilità etc., attraverso quello che è l’istituto del
trust, come se si trattasse di un istituto che da noi è stato sempre pacificamente ammesso come
valido. È successo questo perché alle spalle vi è art. 2645 ter e le varie discussioni che ci sono
state intorno.
(Un esempio di Trust che possiamo incontrare è il Trust auto liquidatorio, in una società in
liquidazione posso liquidare il relativo patrimonio istituendo un trust).
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