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Diritto Europeo dei Contratti

Contratti standard

All’interno del Diritto Europeo si è voluto realizzare una forma di armonizzazione per quanto
riguarda la disciplina relativa al contratto di compravendita. L’idea iniziale era quella di formulare
una serie di contratti standard, detti anche schemi contrattuali. Tali schemi contengono le
condizioni generali di contratto le quali vengono predisposte unilateralmente da uno dei contraenti
(assenza di trattativa tra le parti) per disciplinare una serie indefinita di rapporti, cioè si prescinde
dalla qualificazione dell’altro contraente in quanto tale contratto potrà essere applicato in via
generale. Un tipico esempio è quello degli operatori telefonici. Chi, infatti, intende cambiare gestore
lo potrà fare mediante un contratto standard, in questo caso, infatti, le condizioni generali del
contratto saranno fissate dall’operatore.

Si parla di primo contratto quando non sono necessari interventi correttivi dall’esterno poiché esso
viene concluso tra soggetti che si reputano, a priori, in grado di concludere un buon affare,
producendo esternalità positive. Tale contratto potrà essere messo in discussione solo in casi
eccezionali ovvero quando si accerta che la volontà di una delle due parti è stata viziata (ad esempio
uno dei contraenti cade in errore). Si realizza, infatti, un’asimmetria di potere contrattuale. In questo
caso, il principio generale che non prevede interventi correttivi dall’esterno viene meno. Ciò non
dipende dalla categoria di appartenenza dei soggetti bensì dal contratto concluso. Ne deriva che non
esistono limiti categoriali.

Se si fa un passo indietro e si volge lo sguardo al Codice Civile del 1942 ci si rende conto che anche
al suo interno era presente una normativa relativa ai contratti standard. L’obiettivo del legislatore
era, infatti, quello di velocizzare i tempi soprattutto a seguito della massificazione dei rapporti
contrattuali. In particolare, viene soddisfatto l’interesse dell’impresa perché si rendono più celeri gli
scambi ( bisogno di mercato ed economico). Per soddisfare tale bisogno, il legislatore ha previsto
l’eccezionale potere di poter predisporre il contenuto del contratto unilateralmente in modo che esso
possa essere accettato da qualsiasi soggetto (art. 1341 c.c.). Ciò, tuttavia, ha generato un problema
poiché venendo meno la trattativa, la parte aderente non potrà incidere sul contenuto del contratto.

Sappiamo, inoltre, che tali contratti si caratterizzano per il fatto che vengono conclusi tra un
predisponente e un aderente (i soggetti non vengono ricollegati all’interno di una specifica
categoria). Ne deriva che la disciplina assume un carattere generale, la quale si applica sotto un
profilo oggettivo e non soggettivo. Questo significa che se, ad esempio, il contratto fosse stato
concluso tra un professionista e un consumatore tale disciplina non potrebbe essere applicata (in
questo caso si farebbe riferimento alla disciplina del secondo contratto).

L’art. 1341 c.c prevede che le condizioni generali di contratto predisposte unilateralmente
vincolano il contraente (cioè l’aderente) soltanto se quest’ultimo poteva conoscerle o le ha
conosciute usando l’ordinaria diligenza. Da qui ne deriva il primo obbligo per il predisponente che
consiste nel dover rendere conoscibili tali clausole ( esse devono essere chiare ed intellegibili). Un
esempio, in questo caso, è quello dell’acquisto dei biglietti aeri online. E’ in questa circostanza,
infatti, che si è registrato il maggior numero di sanzioni per le imprese. Guardando alla disciplina
contenuta all’interno del Codice Civile, il sito dovrebbe essere organizzato in modo tale che il
cliente, fin dal primo momento, possa conoscere le clausole del contratto standard. Il sito dovrà,
dunque, essere predisposto in modo chiaro senza utilizzare un linguaggio tecnico. Per soddisfare
tale requisito, alla fine della contrattazione viene presentato un glossario. Esso contiene i principi
che possono essere utilizzati per comprendere il contenuto degli schemi predisposti per la
conclusione del contratto. Rende tali principi intellegibili ovvero conoscibili da parte di chi non
possiede le competenze specifiche e professionali in un determinato ambito o materia. In questo
modo è stato possibile superare l’asimmetria informativa e quella di potere economico-contrattuale.

L’art. 1341, 2° comma, c.c introduce, invece, un secondo obbligo per il predisponente. Quando,
infatti, il contratto standard prevede clausole particolarmente onerose per la controparte, queste non
saranno efficaci, quindi non saranno vincolanti, se non saranno specificatamente approvate per
iscritto. La dottrina e la giurisprudenza hanno etichettato tali clausole onerose con il termine
“clausole vessatorie”.

Sono considerate clausole vessatorie quelle reputate tali, in astratto, dallo stesso legislatore del
1942. Tipici esempi sono:

 Limitazione della responsabilità a favore del predisponente;


 Termini e decadenze;
 Esercizio del diritto di recesso.

Si tratta di un elenco tassativo, cioè sono considerate vessatorie solo le clausole appena elencate.
Quando una delle suddette clausole è presente all’interno del contratto, affinché possano essere
considerate valide sarà necessaria la doppia sottoscrizione. Quando ancora non si era realizzato
l’intervento del legislatore europeo accadeva che se la clausola contrattuale non apparteneva a tale
elenco, il contraente non poteva avere altra forma di tutela (non esiste un principio generale).

Un esempio è quello dei contratti assicurativi. Molte compagnie assicurative, internazionali ed


europee, che operano all’interno del territorio italiano fanno riferimento alle condizioni generali di
contratto che provengono dal diritto europeo. Accadeva che tali compagnie facevano sottoscrivere
all’aderente italiano un meccanismo assicurativo del tutto estraneo a quello contenuto nel Codice
Civile. Questo meccanismo, secondo alcuni profili, limitava la responsabilità dell’assicuratore
rispetto a quella prevista dalla disciplina civilistica. Sulla base di tale limitazione le compagnie
avevano un incentivo a fare sottoscrivere tale clausola. Se ciò, infatti, non accadesse tale clausola
non sarebbe valida nei confronti della controparte. Questo significa che la compagnia assicurativa
calcolava il premio sulla base di un rischio che era diverso rispetto a quello a cui si è esposti.
L’impresa cioè si è trovata nella condizione di dover rispondere a sinistri che non erano stati
previsti. In particolare, quando il contratto assicurativo riguarda la responsabilità civile e
professionale esso coinvolge, a monte, la compagnia assicurativa e il professionista. Se non ci fosse
stata la disciplina contenuta nell’art. 1341, 2°comma, non si sarebbe potuti avere altri strumenti di
tutela. Sappiamo, infatti, che la disciplina relativa al secondo contratto prevede, a monte, una
rapporto tra il professionista e il consumatore; quella relativa al terzo contratto, invece, si riferisce
al rapporto tra impresa e professionista.

Tale disciplina assume rilevanza in relazione a quello che è l’attuale scenario economico. Il
problema che si pone è che molte delle trattazioni contrattuali, oggi, si svolgono online; di
conseguenza, per soddisfare il requisito contenuto nell’art. 1341, 2° comma, relativo alla
sottoscrizione delle clausole particolarmente onerose, è opportuna la firma. Per questo motivo, le
imprese hanno dovuto dotarsi di strumenti elettronici per poter garantire la sottoscrizione.

A questo punto, ci si chiede come la PMI che intende operare su internet mediante condizioni
generali di contratto possa garantire la doppia sottoscrizione. La doppia sottoscrizione, in
particolare, prevede che appaia il nome e il cognome dell’utente o comunque che vi sia un
meccanismo che permetta di identificare con certezza il sottoscrittore.
Esempio su studium:

Il contratto, all’origine, era stato concluso tra Clotec Elettronica ed eBay e prevedeva che Clotec
potesse vendere tramite la piattaforma. Questo contratto, ovviamente, era stato concluso online
tramite il meccanismo dei contratti standard ( chiunque vuole trattare con la società eBay lo farà
mediante tale strumento). All’interno di tali condizioni generali di contratto era stata inclusa una
clausola la quale prevedeva che attraverso il comportamento unilaterale poteva essere eliminato
l’account di chi si serviva di tale piattaforma. Tale clausola può essere considerata particolarmente
onerosa e rientra all’interno dell’elenco previsto dall’art. 1341, 2° comma. Era, dunque, necessaria
una doppia sottoscrizione affinché potesse essere considerata valida.

Clotec subiva un danno perché a seguito dall’eliminazione dell’account aveva registrato delle
perdite. Per tale motivo decide di fare riferimento alla disciplina contenuta all’interno dell’art. 700
c.p.c il quale prevede un provvedimento di urgenza cioè si chiede immediatamente all’autorità
giudiziaria di reintegrare la propria posizione ( ovvero essere nuovamente presenti all’interno della
piattaforma).
In questo caso, non è possibile fare riferimento alla disciplina del secondo contratto poiché essa
presuppone una contrattazione tra professionista e consumatore, cosa che qui non accade. Di
conseguenza, si procede con l’applicazione della disciplina all’art. 1341 in quanto si prescinde
dalla qualifica soggettiva dei contraenti. Il contratto in questione è stato stipulato tra due
professionisti, quindi è possibile fare riferimento al Diritto Europeo il quale prevede un terzo
contratto che si riferisce al rapporto tra l’imprenditore debole e quello più forte. Il terzo contratto, in
particolare, si basa sulla normativa relativa ai contratti di subfornitura. L’obiettivo del legislatore
europeo è stato quello di intervenire a favore di colui che è ritenuto “imprenditore debole” (cioè il
subfornitore rispetto al committente). In particolare, è stato previsto un principio generale il quale
sancisce che qualsiasi clausola che genere uno squilibrio tra i diritti ed obblighi a danno del
subfornitore, è una clausola nulla. Nel caso in questione il giudice si chiede se è possibile applicare
la disciplina di tutela di derivazione europea. Tuttavia, essa non può essere applicata poiché siamo
al di fuori di quelle che sono le logiche che ne prevedono l’applicazione.

I problemi relativi al perfezionamento del contratto, alla conoscibilità delle condizioni generali e al
requisito formale della approvazione specifica della clausole vessatorie, in generale, riguardano
qualsiasi contrattazione online.

Il problema è che la clausola non è stata sottoscritta secondo le modalità previste nell’art. 1341,
2°comma.
Affinchè il requisito di doppia sottoscrizione possa essere soddisfatto è necessario che
l’imprenditore disponga di quegli strumenti mediante la quale è possibile apportare una firma
digitale, sostenendone il relativo costo. In realtà, la normativa europea tace su tale problema.

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