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Lezione 16-03

I motivi teologici del Vangelo di Mc


Wrede. Ha notato quello che lui ha chiamato il segreto messianico. Cosa
significa segreto messianico? E perché viene così chiamato? Il fatto di
essere Messia viene contradetto. Abbiamo solo nel vangelo di Mc. Lc non è
interessato, Mt trasforma questo motivo in un altro motivo. In Mc l’identità
di Gesù viene contradetta o nascosta. Il primo motivo teologico
fondamentale del vangelo di Mc è l’indentità di Gesù. “Chi dite voi che io
sia?” L’identità viene in qualche modo in primo piano. Anche il centurione
viene a riconoscere l’identità di Gesù.
Mc sottolinea molto non soltanto l’identità di Gesù ma il mistero
dell’identità di Gesù, e sottolinea la croce come un evento misterio che in
qualche modo contradice l’identità di Gesù. Mc non ha apparizioni: quindi
Mc sposta la conclusione, che non è nelle apparizioni, ma nella croce, e
subito dopo ciò che avviene nel sepolcro. Il giovinetto misterioso. Mc ha
l’annuncio della rissurrezione, ma non ha nel suo vangelo tutti queli eventi
che accadono dopo la rissurrezione. Mc si rivolge ai lettori e dice, “dove lo
incontrerete?” In Galilea, che sono le strade del ministero di Gesù, dove ha
incontrato le persone, si è relazionato. Le strade della Galilea sono le strade
del mondo, le strade della vita.
Come questo motivo del mistero di Gesù Cristo può essere vangelo: la
croce. In Mc Dio dimora proprio li dove il Figlio dell’uomo é crocifisso. La
presenza di Dio in Mc è sulla croce. Se un uomo che muore, se questo
uomo riconosce Dio presente in quella sofferenza, in quella tortura,
comunque l’uomo non è solo, perché Dio è li con lui. Quindi, la presenza di
Dio nel cuore del fallimento umano, proprio questo fallimento si trasforma
in salvezza.
Il secondo motivo telogico è la sequela. Il primo motivo è la cristologia,
invece questo è ecclesiologia. Però non troviamo una propria cristologia e
ecclesiologia in Mc. È la teologia che partendo dai vangeli si è sviluppata
lungo i secoli. Mc ci presenta la figura dei discepoli. Li è la Chiesa. La
Chiesa è nella figura dei discepoli. La Chiesa é nei dodici che sono
discepoli, rimangono discepoli, però sono apostoli. Sono stati chiamati tra i
discepoli e costituiti apostoli. Apostolo ha un senso specifico: quei dodici;
non tutti i discepoli sono apostoli. Tutti gli apostoli sono discepoli. Ciò che
Gesù ha detto ai discepoli vale anche per loro. Mc 3,13-19 celi presenta,
Gesù che sceglie i dodici, per stare con lui; perché condividessero la sua
vita, il cammino sulla croce; la prima raggione per cui Gesù sceglie i dodici
è la condivisione della sua vita; il secondo motivo è per mandarli a
predicare.
Accade che gli apostoli e i discepoli sono chiamati a comprendere Gesù
perché sono chiamati a capire. In Mc 4,11 Gesù dice ai dodici ( 11Ed egli
diceva loro: "A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per
quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, ). Al v. 10 i
discepoli li interrogarono. I dodici devono capire il mistero del regno; di
capire chi è Gesù. È il primo compito dei discepoli. In questo compito i
discepoli fallirono. Non capiscono. A mettà del percorso Mc 8,27-30
finalmente la confessione di Pietro. Gesù Cristo è diventato un nome, ma
Cristo è anzitutto un titolo () Gesù il Cristo, Gesù il Messia. Ecco un altro
aspetto che non appariva così forte fino alla confessione di Pietro. L’altro
motivo è che i discepoli non sono chiamati soltanto a capire chi è Gesù, ma
sono sempre chiamati a seguire Gesù. La sequela non è soltanto
confessione dell’identità di Gesù. La sequela è condivisione del cammino.
È condivisione della croce; condivisione della strada. Nella seconda parte
Gesù è sempre sulla strada, verso Gerusalemme. I discepoli anche
falliscono in questo compito. Bartimeo, fa parte dei discepoli, diventa
discepolo e segue Gesù sulla strada. Mc ci dice lo seguiva sulla strada,
perché la srtrada è quella della croce, Bartimeo comprende che Gesù va
seguito sulla croce.
Ma perché Mc insiste così tanto sulla croce? Un’ipotesi è che la comunità
marciana (che non c’è il termine ecclesia) doveva essere perseguitata. Ma
non appare in Mc una chiesa che era veramente sotto la persecuzione. Si
parla della sofferenza, ma in generale; che appartiene la sequela. Chi segue
Gesù trova la sofferenza, l’avversione. Un’altra ipotesi che i discepoli della
comunità avesse in qualche modo una comprensione di Gesù come Theios
aner, un uomo con potere divino, con gloria; cioè, una comunità che
cercasse più il Dio della gloria. Questo aspetto doveva essere considerevole
nella comunità di Mc, attrata da questa visione, degli uomini divini,
taumaturghi. Il pericolo era di considerare Gesù come uno di questi uomini
divini. Mc prospetta un’altra lettura. Forse i lettori di mc erano entusiasti,
come se la comunità si manifestasse attraverso il potere. Mc ci dice di non
seguire il modello imperiale. Quello che dobbiamo seguire è la strada del
crocifisso.
Questo è la sequela, l’ecclesiologia.
Il terzo aspetto teologico è l’etica di Mc. Abbiamo parlato del motivo
centrale della teologia marciana, cioè, l’identità del Gesù crocifisso; poi
abbiamo parlato della comunità, del gruppo dei discepoli, senza ecclesia. Il
terzo è l’etica, termine che non appare, ma si dice di un modello cui i
discepoli sono chiamati a seguire. Cristiani è un termine assente in Mc, che
parla piuttosto dei discepoli. La domanda è questa: qual’è il cammino a cui
è chiamato il discepolo? Qual è la categoria etica fondamentale nel vangelo
di Mc? Qual è il cammino etico che i discepoli sono chiamati a seguire per
diventare veramente discepoli di Gesù? A che cosa sono chiamati? Cos’è
che contraddistingue i cristiani?
In Mc 10,41-45. Nel cap. 10 abbiamo il terzo annuncio di Gesù, poi
abbiamo la richiesta dei figli di Zebedeo; gli altri 10 quando sentono questo
si arrabbiano, tra loro c’è una grande discussione e Gesù li chiama a sè.
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con
41

Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro:


"Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle
nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi
però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà
vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà
schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto
per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto
per molti".

Alcuni aspetti. Gesù qui fa un paragone fra quelli che comandano, i capi e
la comunità cristiana. Tre volte si dice tra voi (v.43.44). Gesù sottolinea il
contrasto che c’è tra i cristiani e la comunità che c’è tra gli imperi del
mondo. Dice che il distintivo dei cristiani è il servizio, (διάκονος) che non
significa il ministero del diaconato, ma il senso comune, il servizio. Qual è
il servizio? È quello del Figlio dell’uomo che è dare la propria vita in
riscatto per molti. Anzitutto, quel molti, nel linguaggio aramaico significa
tutti. Nel testo greco abbiamo tutti (πολλῶν). Non significa che Gesù ha
pagato un prezo al Padre, come se il Padre volesse il sangue di Gesù per
liberare l’uomo. Tantomeno Gesù ha pagato il prezzo al demonio. Allora,
l’idea commerciale della salvezza dobbiamo toglierla della nostra testa.
Riscatto per molti, cosa significa? In Mc, questo dare la vita in riscatto per
molti signica che il compito a cui sono chiamati i discepoli è quello di dare
la vita per gli altri, di donare la vita per gli altri. Mc 8,35 ( 35Perché chi
vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la
propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. ) Quindi, la
morale del cristiano è quella di servire, che significa dare la propria vita,
significa non vivere per sé stesso, non cercare di salvare sé stessi, ma
salvare gli altri dando la propria vita per gli altri. Cosa significa la croce in
Mc? Non sofferenza, sacrifici; ma la croce in Mc dice fondalmente che il
successo è nell’oblazione, nel donare la propria vita. Per Mc è cercare di
dare sé stessi. In Gv si dice la stessa cosa, però in altro modo Gv 12,24 (24In
verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra,
non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto
frutto.). La partoriente muore, perché chi partorisce porta la donna dopo il
parto stenuata dal parto.
L’ambiente dove Mc è stato scritto. Abbiamo dei libri come riferimento.
Un testo della Bibbia non vuole dire come stanno le cose, vuole dire come
dovrebbe essere, come possiamo cambiare, che ci sono altre strade. I
vangeli li dobbiamo tenere come pragmatica. Io capisco non soltanto per
ciò che l’altro dice, ma perché cosa intende dire.
Attenzione a non dividere croce e rissurrezione, perché è l’unico mistero
pasquale. Non possiamo dividere, vedere la rissurrezione come un tappa
bucchi. Se noi vogliamo parlare di ressurrezione dobbiamo incarnare la
ressurrezione nella vita sofferente di tanta gente. Non è un Deus ex
machina che risolve tutto.

Chi è l’autore? Chi sono i destinatari? Dove è stato scritto? Quando è stato
scritto? Possiamo arrivare a tutte queste notizie e quali sono le strade per
arrivare a queste notizie? Ci sono due strade: una strada implicita, che è
quella che ci indica il Vangelo, che in qualche modo ci dice chi è l’autore,
ecc. L’altra strada è quella di interrogarsi cosa dicevano i Padri, i teologi
medievali, una strada all’esterno.
L’opera ci rivela l’autore, per chi, come, quando e il luogo dove scrive.

Esaminando il vangelo di Mc di che cosa ci rendiamo conto? Cammino


implicito. Anzitutto, Mc ha uno stile molto popolare; non ha un greco
classico. Il linguaggio di Mc è molto semplice. Usa mille parole e con mille
parole scrive il vangelo. Scrive popolare perché nel cap. 4, 35-41 si
comprende molto come scrive Mc.
35
In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro:
"Passiamo all'altra riva". 36E, congedata la folla, lo presero con
sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con
lui. 37Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si
rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. 38Egli se
ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono
e gli dissero: "Maestro, non t'importa che siamo perduti?". 39Si
destò, minacciò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il
vento cessò e ci fu grande bonaccia. 40Poi disse loro: "Perché
avete paura? Non avete ancora fede?". 41E furono presi da
grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui,
che anche il vento e il mare gli obbediscono?".
Ci sono in pochi versetti 17 conguinzioni “e” (). Un letterato non parla così,
preferisce, invece, “avendo”, “quando. C’è un linguaggio che è un
linguaggio paradatico, cioè, un linguaggio semplice. Un persona letterata
usa frasi principali e secondarie, utilizza gerundi ecc. Diventa un
linguaggio molto popolare quello di Mc. Però questo linguaggio è capace
di attrarre perché facilita la comprensione.
Un’altra caratteristica di Mc è che lui utilizza (καὶ ⸀εὐθὺς) significa e
subito. Se prendiamo Mc 1,9-10 lo troviamo nel v.10 ( καὶ ⸀εὐθὺς)Mc
vuole atrarre l’attenzione del lettore. Il vocabolario semplice, eppure Mc
conosce il greco; non utilizza il greco di Lc, perché Mc lo utilizza in
maniera correta. Conosce anche l’aramaico. Ci sono 12 parole in aramaico
che Mc lo traduce, perché forse i suoi lettori non conoscono l’aramaico.
Inoltre, quando descrive Gerusalemme, Mc conosce molto bene
Gerusalemme, ma non conosce molto bene la Palestina. Sintassi semplice,
vocabolario limitato, poca ricercatezza nella sintassi, conosce il greco,
l’aramaico; ha delle espressioni latine, ha un linguaggio finanziario, un
linguaggio militare, che sono espressioni latine. Mc 4,21 ( "Viene forse la
lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? ) Mc
15,15 abbiamo anche li un’espressione latina. () La flagelazione; abbiamo
in qualche modo usi e costume che appartengono al linguaggio militare
dell’impero. Queste cose probabilmente ci dicono che è un Giudeo, perché
conosce Gerusalemme; conosce il latino, perché probabilmente sta fuori
della Palestina.

Fuori del Vangelo. Sappiamo che il titolo del Vangelo () è stato inserito
soltanto nel II secolo. La prima testimonianza sul vangelo di Mc ci viene da
un certo Papia di Gerapoli, che è una città dell’attuale Turchia, che nel 130
ci dice che lui (il vescovo) ha sentito dire da Giovanni il presbitero (chi è
costui?) che parlava in questo modo. Giovanni presbitero è un personaggio
vissuto dopo l’anno 90 (si distingue da Giovanni l’apostolo) e diceva che
Mc aveva scritto un vangelo, era stato l’interprete di Pietro e aveva scritto
in maniera un po’ disordinata le parole del Signore. Ci dobbiamo fidare di
Papia? Non abbiamo nessuno scritto di questo vescovo. Ci parla di Papia
Eusebio, nella Storia Ecclesiastica. È una tradizione che dura diversi
decenni e la domanda è: è attendibile Papia? La prima domanda è da quale
fonte viene? (anche per i temi attuali). Eusebio non stimava molto Papia,
riportò le tradizioni di Papia. Una cosa che possiamo essere sicuri: un
vangelo che ha scritto un uomo chiamato Marco. Se si doveva inventato
una persona per aver scritto un vangelo, si doveva dare il nome di un
personaggio importante, come di un Apostolo e non un personaggio
sconosciuto. Proprio perché Mc non è un apostolo, Marco dovrebbe essere
un nome che corrisponde all’autore del vangelo.
At 12,12-25 ci parlano di un certo Giovanni Marco, che sta insieme a Paulo
per un certo tempo, poi a Paolo e Barnaba per un certo tempo. Marco lo
troviamo accanto a Paolo. Questo Giovanni Marco di cui si parla negli atti
è il Marco che ha scritto il vangelo? Non abbiamo un risposta precisa. Di
un’altro Marco si parla in 1 Pt 5,13, e lo chiama “Figlio mio”. La domanda
è: Il Marco a cui Pietro si rivolge è l’autore del vangelo? Non abbiamo una
risposta precisa. Quello che possiamo dire è che è molto probabile che il
vangelo sia stato scritto da un uomo che si chiama Marco. Certamente deve
essere l’autore del Vangelo. Certamente conosce l’ambiente di
Gerusalemme, conosce l’aramaico, quindi è un giudeo, ma che
probabilmente vive in un’altra nazione e si rivolge a dei pagani, non ai
giudei. C’è una prova: quando Mc parla dei farisei incomincia a descrivere
i farisei, cioè, si parla a delle persone che non conoscono i farisei o non
conoscono a delle usanze dei farisei. Mc 7,3-4
3- i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono
lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli
antichi 4e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto
le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come
lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, 
Mc da una spiegazione a quelli che non conoscono i costumi dei farisei. Mc
14,12 o 15,42. Usa delle parole latine e traduce sempre le parole aramaiche.
Mc 3,17 Dove Boanerghes viene tradotto dall’aramaico. I termini aramaici
Mc li traduce. Usa dei termini militari latini, il centurione, per esempio.
Potremmo dire che Mc è un giudeo cristiano che scrive per una comunità
che non sta in Palestina, che non parla aramaico, che non conosce le usanze
giudaiche, dunque una comunità pagano-cristiana. Quindi si è fatta
un’ipotesi di che Mc ha scritto. Paolo non stava ancora in Roma ma scrive
la lettera ai Romani. Aveva conosciuto Paolo tanti giudei e tanti cristiani
che abitavano a Roma. A Roma è sicuro che abbia avuto una comunità dei
giudei o pagani cristiani. A Roma, negli anni 60-70 c’era certamente una
comunità cristiana. Certamente c’era una comunità giudaica.
È probabile che Mc abbia scritto il suo vangelo a Roma. È possibile che Mc
abbia avuto contatto con Pietro, come 1 Pt 5,13.
Ireneo dice che Mc scrisse il suo vangelo alla morte di Pietro. Testimonia
che Mc scrisse il suo vangelo dopo alla morte di Pietro. Quando Mc scrisse
il suo vangelo? Certamente Mc non ha davanti il vangeli di Mt e né il
vangelo di Lc. Prima o dopo la distruzione di Gerusalemme? Sappiamo che
in Mc 14 sembra fare alcuni acceni alla distruzione di Gerusalemme. Poco
prima o poco dopo la distruzione di Gerusalemme, però intorno all’anno
70.

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