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FELLINI-SATYRICON
L'immaginario dell' antico
a cura di
Raffaele De Berti, Elisabetta Gagetti e Fabrizio Slavazzi
FELLINI-SATYRICON
L'immaginario dell' antico
a cura di
Raffaele De Berti, Elisabetta Gagetti e Fabrizio Slavazzi
Estratto da:
FELLINI-SATYRICON
L’immaginario dell’antico
Scene di Roma antica.
L’antichità interpretata dalle arti contemporanee
I Giornata di studio
a cura di
Raffaele De Berti, Elisabetta Gagetti e Fabrizio Slavazzi
di Giorgio Zanchetti
1 «Dovrebbe avere – continua Fellini – per i suoi spettatori lo stesso fascino che
134 Giorgio Zanchetti
La prima volta che l’autore mi accennò al tema del film fu nell’estate del
’67. Seduto nell’atrio di un hotel residenziale dell’EUR, che per lui rap-
presentava a quel tempo l’alternativa romana alla casa di Fregene, il regi-
sta mi aveva rievocato le drammatiche fasi della malattia, che proprio lì,
nel medesimo albergo, gli era piombata addosso una brutta sera di aprile,
avevano per noi i primi film giapponesi: film che ti davano un continuo senso d’incer-
tezza, perché non sapevi mai se i loro personaggi ridevano oppure piangevano, perché i
salti improvvisi, gli urli ferini di Toshiro Mifune ti lasciavano sbalordito, esterrefatto …»
(ZANELLI 1969a, pp. 43-44).
136 Giorgio Zanchetti
«[…] Probabilmente essi sono depositari di una nuova verità, che noi
non conosciamo ancora. […] Li vediamo: si limitano a respirare, a guar-
dare, a cantare, a far l’amore. Ma è il vuoto, si obietta. Può darsi. Ma non
2 Ivi, p. 14.
3 PASOLINI 1973.
Fellini-Satyricon e l’arte contemporanea 137
pazientemente una moda, che, se non si può proprio dire fascista nel
senso classico della parola, è però di una «estrema destra» reale.
Concludo amaramente. Le maschere ripugnanti che i giovani si metto-
no sulla faccia, rendendosi laidi come le vecchie puttane di una ingiu-
sta iconografia, ricreano oggettivamente sulle loro fisionomie ciò che
essi solo verbalmente hanno condannato per sempre. Sono saltate fuori
le vecchie facce da preti, da giudici, da ufficiali, da anarchici fasulli, da
impiegati buffoni, da Azzeccagarbugli, da Don Ferrante, da mercenari,
da imbroglioni, da benpensanti teppisti. […] l’isolamento in cui si sono
chiusi – come in un mondo a parte, in un ghetto riservato alla gioven-
tù – li ha tenuti fermi alla loro insopprimibile realtà storica: e ciò ha
implicato – fatalmente – un regresso. Essi sono in realtà andati più
indietro dei loro padri, risuscitando nella loro anima terrori e conformi-
smi, e, nel loro aspetto fisico, convenzionalità e miserie che parevano
superate per sempre.
Ora così i capelli lunghi dicono, nel loro inarticolato e ossesso linguag-
gio di segni non verbali, nella loro teppistica iconicità, le «cose» della
televisione o delle réclames dei prodotti, dove è ormai assolutamente
inconcepibile prevedere un giovane che non abbia i capelli lunghi: fatto
che, oggi, sarebbe scandaloso per il potere.6
…
Viaggio in Italia?… Fratelli?…
…
…
10 Ivi, p. 1366. I due Blurb indirizzati a Giangiacomo Feltrinelli erano già compar-
si nella prima riscrittura del romanzo, pubblicata nel 1976 (pp. 653 e 656). Per le rei-
terate rielaborazioni arbasiniane di Fratelli d’Italia si veda MARTIGNONI, CAMMARATA,
LUCCHELLI 1999.
Fellini-Satyricon e l’arte contemporanea 143
Siamo noi due, allora? Uno valuta molto razionalmente, ha letto tanti
libri ma vede e capisce poco. L’altro vive e percepisce attraverso i sensi,
come un cane o un gatto, intuisce subito il carattere e gli umori delle
persone, è fedele anche quando è coureur […].
Qui, però, secondo Petronio, si dovrebbe essere almeno in tre, o quat-
tro; e allora scatta la difficoltà dell’età, perché se ci vuole un anziano
come Eumolpo, quando li facciamo noi diventiamo falsi come le parruc-
chine tinte nelle recite; e poi veramente ci vuol troppa fatica per imma-
ginare come saremo verso i quarant’anni. Tirerà ancora it? Si diventerà,
davvero, meditativi? Con riflessioni sul bicchiere? Si finirà sotto i tavo-
li come parecchi che si conoscono? […]
– Però io credo d’aver capito che finirò piuttosto come Don Chisciotte
o Sancho Panza, non so ancora quale dei due. E comunque se si volesse
fare un Satyricon c’è anche il problema che non si sopportano gli orren-
di piccini finché non han fatto il militare e non pesano almeno un set-
tanta chili, e dunque con Gitone come si fa?
– Le serate con Pasolini si sono bloccate subito proprio su questo. Né
sono capace di fare come Moravia che scrive: io sono una signorina […].
– E tutti gli zombies?
– Bisognerebbe metterli nell’Italia di appena domani, visto che in
America il Brave New World non funziona con le macchine. Guarda
solo le scale mobili! Però col pericolo che durante la pre-produzione di
un New Satyricon càpiti davvero una crisi internazionale che renda obso-
leto e ingenuo qualsiasi nostro impianto fantastico.11
dai ferramenta, e anche d’ottone; i peli del petto rasati per formare il suo
segno zodiacale, naturalmente il Capricorno o il Sagittario. Sempre
vestito di cuoio nero aderente (è stato uno dei primi!), cosparso di bor-
chie a piramidine che s’infittiscono galeotte e iniziatiche nelle zone
genito-anali, accuratamente rasate […].
Finalmente, Gitt! … Questa deliziosa creatura-prodigio dai ricciolini a
cavaturaccioli, in tacchi molto alti di sughero che rammemorano ai più
disgustosi vegliardi i “favolosi” anni Quaranta (quando diedero il peg-
gio), i “tits” perforati con le buccole d’oro della sua nonna, e un sorrisi-
no da martire di conoscenza che richiama l’inevitabile Maria Goretti ai
Vecchi Credenti, e “Liberate Bette Davis!” ai più immersi nelle avven-
ture dell’ideologia e della dialettica. Porta un’ascella depilata e una
colorata di verde come il garofano d’Oscar Wilde, un collarino di spec-
chietti retrovisivi, un tascapanino mimetizzato con una vecchia masche-
ra antigas per fiutare i gas di cui fa provvista. E per comunicare: un
registratore, un vibratore, una polaroid? […]
Dove vanno? Good Question, davvero. Forse ancora una volta da
Fiumicino verso Gaeta – poi si deciderà – perché le pochissime opere
d’arte superstiti pare che si vada a vederle in qualche periferia clande-
stina di Baia o di Cuma (e per loro di Bahia e Cuba… tant’è). Là sono
rimaste – un paio di Ribera, un piccolo Burri, un Fidia di seconda
mano, l’angolo di un Caravaggio tagliato, e poco più – da riparare o
riscattare dopo la mostra pan-mediterranea e i disastri.12
per Luciana,
cioè mia moglie:
vitrea fracta,
et somniorum interpretamenta.15
Nel 1969, forse anche sull’onda della fortuna della trasposizione cine-
matografica felliniana, Sanguineti pubblica in sedici fascicoli allegati al set-
timanale “Tempo” una libera traduzione del Satyricon, illustrata con quaran-
ta tavole originali di Bruno Cassinari. In essa prevale, senza dubbio, il diver-
timento letterario dell’imitazione e del ricalco secondo un codice di lin-
guaggio differente e non necessariamente pertinente (il “parlar basso” di
Sanguineti, che si propone come inopinato ripensamento sulle molte ri-
sciacquature gergali e colloquiali dell’avanguardia novecentesca), tanto far
passare l’operazione quasi come un terzo romanzo dell’autore (dopo il
Capriccio e Il giuoco dell’Oca16); e infatti, l’anno successivo, il testo, in parte
17 SANGUINETI 1970.
18 ZANELLI 1969b, p. 21.
19 F. Fellini, intervista rilasciata a Damian Pettigrew nel 1992, ora in D. PETTIGREW,
Fellini. Sono un gran bugiardo, film documentario, Italia-Gran Bretagna-Francia, 2002.
Fellini-Satyricon e l’arte contemporanea 147
Anche l’atmosfera sarà quella dei sogni. Molto buio, molta notte, molti
ambienti oscuri, poco illuminati. Oppure paesaggi simili a limbi,
immersi in un sole irreale, sbiadito, sognante. Molti corridoi, ambula-
cri, stanze, cortili, vicoli, scalinate e altri simili passaggi angosciosi e
angusti. Niente di luminoso, di bianco, di nitido. I vestiti tutti di tinte
sporche e opache, che suggeriscano la pietra, la polvere, il fango. Colori
come il nero, il giallo, il rosso, tutto però come velato da una cenere che
cada perpetuamente. In senso figurativo, cercherò di operare una conta-
minazione del pompeiano con lo psichedelico, dell’arte bizantina con
quella pop, di Mondrian e di Klee con l’arte barbarica.20
Bien souvent avec Fellini, je fais quelque chose qu’on pourrait définir
comme ‘exercice de style’. Je me suis inspiré de Pompéi, des fresques
étrusques et à partir de là, j’ai fait des acrobaties. J’ai agrandi de toutes
petites peintures pour leur donner un format gigantesque. Par exemple,
les fresques finales, je les ai peintes à Cinecittà puis on les a transporté-
es à la mer, à Fregene, pour les filmer. De même, au début du film, j’ai
réalisé le mur couvert de graffitis devant lequel monologue Encolpe.
J’ai également fait une grande partie des peintures exposées dans la col-
lection d’Eumolpe à la Pinacothèque.21
21 Cfr. J.M. MÉJEAN, Entretien avec Antonio Scordia, Roma, aprile 1980, in www.ile-
taitunefoislecinema.com/article/20/Fellini-Cinéma (marzo 2007).
Fellini-Satyricon e l’arte contemporanea 149
22 Ibid.
23 «Bien sûr, il est un peu tyrannique, mais je m’amuse tellement; ça me change
de ce que je fais habituellement. […] Il faut bien que je précise que je fais cela pour
m’évader de mon travail, car je ne réalise rien d’autre pour le cinéma. Je travaille seu-
lement pour Fellini, parce qu’il me plaît, parce que cela m’amuse; et même si l’on me
proposait de travailler avec d’autres metteurs en scène, je refuserais». Ibid.
150 Giorgio Zanchetti
25 NOVELLI 1958.
26 VACCARI 1966; F. VACCARI, Nei sotterranei, film autoprodotto, Italia, 1966.
Fellini-Satyricon e l’arte contemporanea 153
Si veda dunque come la fuga dalla Mater non è che il ritorno alla Mater;
e l’iter travagliato è la rappresentazione oscillante dell’andare e del
ritornare dalle acque alle acque, dentro abisso acqueo dal quale nemme-
no il dio né l’eroe né il demone (né forse l’uomo …) trovano scampo o
spiraglio. La vita, qui, si rappresenta così, nel teatro del rito. È solo que-
sto scandaglio lungo l’arginata sepoltura delle acque, traverso la illimi-
te aula delle acque madri, caos e pullulazione: essa è la zona enigmica
della peripezia odisseica. Naturalmente su quel livido oceano corre
tutto il dramma; si esaltano la rissa e l’inquietudine; si esercita la sto-
ria, così detta, e i culti che si annodano, si coniugano, si sopraffanno, si
uccidono: e il lucro delle egemonie culturali, tra le quali, infine, perfi-
no il culto vacuo dell’«uomo», mito scadente, scadente retaggio del pic-
colo tardo elleno, malamente rinverdito dall’umanesimo, dagli umane-
simi di ogni sorta, dai realismi guerci, dai naturalismi assortiti, che
sono, dopotutto, di una irrefrenabile tristezza.30
30E. VILLA, Nota del traduttore (agosto 1971), in VILLA (traduzione e cura di) 19943,
pp. 352-353.
Fellini-Satyricon e l’arte contemporanea 155
31 VILLA 1942. Cfr. LO DUCA 1942. Ringrazio Davide Colombo per la segnalazio-
ne e per le numerose e sempre stimolanti indicazioni di percorsi critici e creativi villia-
ni ignoti o meno noti.
32 VILLA 1966, pp. 25-28.
156 Giorgio Zanchetti
Figura 11 – EMILIO VILLA, La grand mère d’un mer d’air, tecnica mista su tela, 1968.
Bolzano, Museion, collezione Archivio di Nuova Scrittura – Paolo Della Grazia.
miche della scrittura e da lui riversato più volte anche nella sua poesia e
nell’ermeneutica dell’arte contemporanea (di Capogrossi, ad esempio38).
Anche nella sua rara, ma costante, pratica creativa nell’ambito delle ricer-
che verbovisuali Villa offre un esempio calzante di questa commistione
babelica tra il segno scrittorio originario (i caratteri cuneiformi), lo spazio
destrutturato dell’informale e l’idioletto letterario di un francese barbaro e
elementare, inteso come la lingua madre del discorso sul profondo di tra-
dizione surrealista (Fig. 11).
Certo, se non direttamente a Fellini, almeno a Scordia, come a tutti i fre-
quentatori dei caffè di piazza del Popolo, non poteva essere ignota la figura
stazzonata ma piena di fascino affabulatorio di un Villa che attraversava
quotidianamente, come un esploratore d’altri tempi, il mondo dei pittori di
Roma. Vicino a personaggi come Ennio Flaiano e Leonardo Sinisgalli,
Scordia collabora fin dai primi anni Cinquanta con “Civiltà della macchi-
ne”, che nel 1953 e nel 1955 pubblica a più riprese sue illustrazioni, accan-
to ad altre di Cagli, Mafai, Gentilini, Sassu e Corpora, per citare solo alcu-
ni nomi tra i più noti.39 Il testo di Scordia I napoletani sanno fare anche que-
sto uscirà su un numero particolarmente denso della rivista, quello del set-
tembre del 1954, nel quale s’incontrano testi come l’Antologia Dada di
Achille Perilli, Teoria e pratica della X Triennale di Dorfles, Ritorno alla socio-
logia di Enzo Paci e, soprattutto, Le navi di Ulisse dello stesso Emilio Villa.40
Così un altro dei protagonisti di quella stagione, l’artista Fabio
Mauri, ricorderà Villa nel 1983:
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
....
.... ~ ::: Nel 2009 occorrono i 40 anni dalla prima proiezione, alla XXX Mos tra :-:"
"-
Internazionale del Cinema di Venezia, d i Fellini-Satyricon, uno dei film
-"'
,.':~ più misteriosi di Federico Fellini per i molteplici livelli di lettura che
;..-.-<
-",~
implica. Per questo anniversario giunge a conclusione un lungo lavoro di
-_i ~ ricerca, iniziato nel 2007 con una Giornata di studio dedicata al film, con
l ''' •.
" '.;;' lo scopo d 'incrociare le letture di studiosi di aree disciplinari diverse: dal -
~.,.:, l'archeologo agli sto rici dell 'arte contemporanea e del cinema, dal lat ini-
.:=~-
'.: ::..c
sta al musicolog o, un lavoro prose guito nel tempo con il coinvolgimento
di altri ricercatori com e il g lottologo, impegnato a identificare le tante
iii: _,
lingue solo in pa rte sconosciute o inc om prensibili presenti nei dialoghi
. ~: della pellicola. Si è creato così , in questi due ann i, un a sorta di laborato-
rio sul Fellini -Satyricon che ha portato , tr a l'altro, a un imponente lavoro
1=
di trascrizione della sceneggiatuta audiovisiva desunta direttamente dal
film e a interessanti e inedite scoperte sulle fonti antiche e contempora-
nee utilizzate dal regis ta e dai suoi più stretti collaboratori, come Nino
Rota, Danilo Donat i e Piero Tosi, al fine di creare un gioco caleidoscopi-
co d i continui rimandi fra presente e passa to. .:.~. '
.'
Gli Aut ori: G ianf ranco A ngelucci, G iuseppe Bartesaghi, Paolo B osisio, Raff aele
D e Berti, Marco D el Sant o, Elisabetta Gagetti, N icola Pace, Emilio Sala,
Andrea Scala, Fabrizio Slavazzi, G iorgio Z anchett i.
..... ....- -.....- b ' -.....- y .t"J.. v '- 6 "-".l. v J..J.. .L .LJ...J..t-Jv \..VL.1.J. J.. vJ. LJ.vV .l.6.1J. .l.1 \,..1J.LV
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