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I Borbone del Regno di Napoli e delle due Sicilie.

REGGIA DI CASERTA.
Simbolo di Caserta, la Reggia di Caserta fu fortemente voluta dal re Carlo di Borbone e divenne il centro
del regno di Napoli. Questa nuova reggia voleva essere il simbolo del rinnovamento dello stato
borbonico, desiderando che il regno del re disponesse di una maestosa sede di rappresentanza. Essa fu
voluta fortemente perchè non doveva essere seconda a nessun'altra reggia in tutta Europa. Carlo affidò il
lavoro della realizzazione a Luigi Vanvitelli, un architetto, il quale però non si occupò solamente del
progetto architettonico del palazzo ma anche della realizzazione del parco e della risistemazione
urbanistica della città che la circondava. La prima pietra fu messa nel 1752 e terminata nel 1845. Il
palazzo appare come un enorme parallelepipedo a pianta rettangolare di 247x184 metri. Il palazzo reale
della Reggia di Caserta comprende 1.200 stanze e 1.742 finestre. Lo spazio interno è diviso da due bracci
ortogonali che uniscono i corpi prinicipali delle facciate nel punto mediano, formando quattro enormi
cortili rettangolari ciascuno di 3800 metri quadrati. L’intero palazzo copre un’area di circa 47 mila metri
quadrati ed il perno centrale dell'interno è il grande atrio ottogonale dove i due bracci mediani si
incontrano dando origine a prospettive scenografiche. Da questo atrio poi si disparte a destra il famoso
Salone d'onore che, con i suoi 18 metri di larghezza, è il più grande e maestoso salone d'Italia. Sulle due
facciate esterne i punti del braccio centrale e delle ali laterali risultano leggermente sporgenti rispetto al
piano stesso della facciata: questa soluzione diede movimento alla parete che, con le sue 108 finestre
poste geometricamente su tre piani, potevano risultare ripetitive e monotone. Sul retro della reggia si
estende un enorme parco (che si estende per 3 chilometri di lunghezza su 120 ettari di superficie) dove
qui Vanvitelli, per la sua costruzione, dovette affrontare e risolvere alcun problemi causati
dall'approviggionamento delle acque necessarie per lecascate artificiali e fu anche costretto a costruire
un acquedotto che si estende per decine di chilometri nella campagna lì vicina. Il modello del parco è
ispirato al Giardino di Versailles in Francia. In corrispondenza della facciata laterale si disparte un
lunghissimo viale interrotto da fontane artficiali e vasche in successione che danno quel senso di
estendersi prospettivamente all'infinito. Lateralmente, immersi in fitti boschi, decine di vialetti minori
conducono ad altre fontane ornate da statue a soggetto mitologico.

IL CASINO DEL FUSARIO


La Casina Vanvitelliana è un suggestivo casino di caccia ubicato su un'isoletta del Lago Fusaro, nel
comune di Bacoli. L'area del Fusaro era poco abitata e per questo diventò una riserva di pesca e caccia.
Proprietà dei Borboni, fu affidata a Luigi Vanvitelli la realizzazione delle prme opere per la trasformazione
del luogo. Dal punto di vista architettonico, l’edificio presenta una pianta piuttosto articolata: tre corpi
ottagonali che si intersecano l’uno alla sommità dell’altro, restringendosi in una sorta di pagoda adornata
da grandi finestre poste su due livelli. Gli interni, invece, sono ricchi di numerose opere d’arte, tra cui
alcune di Hackert, amico del Vanvitelli.

IL BELVEDERE DI SAN LEUCIO


Il Belvedere di San Leucio è un complesso monumentale situato a Caserta, voluto dal Carlo di Borbone re
di Napoli e Sicilia. Il re Carlo di Borbone, consigliato dal ministro Bernardo Tanucci, pensò di formare i
giovani del luogo mandandoli in Francia ad apprendere l'arte della tessitura, per poi lavorare negli
stabilimenti reali. Venne così costituita nel 1778, su progetto dell'architetto Francesco Collecini, una
comunità nota come Real Colonia di San Leucio, basata su uno statuto apposito del 1789 che stabiliva
leggi e regole valide solo per questa comunità. Ai lavoratori delle seterie veniva infatti assegnata una
casa all'interno della colonia, ed era inoltre prevista anche per i familiari la formazione gratuita e qui il re
istituì difatti la prima scuola dell'obbligo d'Italia femminile e maschile che includeva discipline
professionali. Le abitazioni furono progettate tenendo presente tutte le regole urbanistiche dell'epoca,
per far sì che durassero nel tempo (infatti ancora oggi sono abitate) e fin dall'inizio furono dotate di
acqua corrente e servizi igienici. Era abolita la proprietà privata, garantita l'assistenza agli anziani e agli
infermi, ed era esaltato il valore della fratellanza. Si trattò di un esperimento sociale, nell'età dei lumi, di
assoluta avanguardia nel mondo, un modello di giustizia e di equità sociale raro nelle nazioni del XVIII
secolo e non più ripetuto così genuinamente nemmeno nelle successive rivoluzioni francese. Nel
Complesso Monumentale le espressioni artistiche fanno da eco alla vita del piccolo borgo industriale. le
testimonianze della presenza della famiglia reale sono quasi un tutt'uno con quelle delle varie attività
degli operai e dei maestri della seta, dell’attività scolastica, delle abitazioni delle maestre e del direttore.
Quindi si entra nella “Reale Colonia di san Leucio” attraverso un cancello sormontato da un arco
sovrastato dallo stemma reale sostenuto due leoni. A destra e a sinistra, sono presenti due casamenti dei
quartieri operai, il san Carlo e il san Ferdinando, che comprendono trentasette unità abitative. I quartieri
operai sono collegati al palazzo del Belvedere da una scalinata a doppia rampa che racchiude le scuderie
reali. Le due rampe terminano sul piazzale del Belvedere, davanti all’ingresso della chiesa dedicata a san
Ferdinando Re, ricavata dal salone delle feste del Belvedere nel 1776. Si costeggia l’edificio per cinquanta
metri e si arriva all’ingresso del Complesso Monumentale, da cui si possono vedere, in alto a destra, il
lungo edificio della filanda, dove venivano allevati i bachi da seta. Nell’appartamento reale, di particolare
rilevanza, ci sono affreschi sul soffitto della stanza da pranzo. Nella parte occidentale del Casino Reale del
Belvedere vi sono una serie di giardini all’italiana posti su piani diversi e collegati da apposite scalette.
All’interno sono presenti delle fontane intorno alle quali, sono posti alberi da frutta.

REALE TENUTA DI CARDITELLO


La Reale tenuta di Carditello, conosciuta anche come Reggia di Carditello, è una grande dimora situata a
San Tammaro, in provincia di Caserta: è storicamente appartenuta ai Borbone delle Due Sicilie. Essa è un
complesso architettonico destinato, da Carlo di Borbone, ad un luogo per la caccia e l'allevamento di
cavalli e poi trasformato per volontà di Ferdinando IV di Borbone in una fattoria modello per la
coltivazione del grano e l'allevamento di razze pregiate di cavalli e bovini. Carditello era uno dei siti reali
che si fregiava del titolo di "Reale Delizia" perché, nonostante la sua funzione di azienda, offriva una
piacevole permanenza al re e alla sua corte per le particolari battute di caccia che i numerosi boschi
ricchi di selvaggina permettevano. Il fabbricato è stato costruito dall'architetto Francesco Collecini,
allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli. L'area antistante, formata da una pista in terra battuta che
richiama la forma dei circhi romani, abbellita con fontane,era destinata a pista per cavalli. La struttura
occupa circa 50.000 metri quadrati, ed è costituita da un edificio centrale, sede degli alloggi reali, con
una superficie edificata di circa 13.000 metri quadrati.

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