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PROPRIETA’ ELETTRICHE E TRASPORTI DI MEMBRANA

Le molecole possono essere scambiate tra l’interno e l’esterno della cellula attraverso
diversi meccanismi. Il trasporto di molecole attraverso una membrana viene chiamato
trasporto attivo se richiede energia, trasporto passivo se non la richiede. La
diffusione semplice, il movimento di una molecola dentro o fuori la cellula a seguito di
un suo moto termico, è una forma di trasporto passivo. Il trasporto attivo è sempre
mediato da proteine di trasporto dette pompe. Il trasporto delle molecole attraverso le
membrane segue gli stessi principi delle reazioni chimiche: movimenti spontanei
(passivi) avvengono da uno stato ad alta energia ad uno a bassa energia; movimenti in
direzione opposta richiedono, invece, energia che dipende dalla concentrazione del
soluto (l’energia aumenta all’aumentare della concentrazione del soluto). Quindi i soluti
si muovono passivamente da una zona a maggior concentrazione a una zona a minor
concentrazione, ovvero secondo gradiente di concentrazione.
Il gradiente di concentrazione (ΔC) è una differenza di concentrazione tra un punto e
l’altro ed è la rapidità con la quale cambia la concentrazione con la distanza. Se le
molecole si muovono da una ragione ad alta concentrazione ad una regione a più
bassa concentrazione, possiamo dire che si muovono secondo il gradiente di
concentrazione. Il movimento in direzione opposta viene detto contro gradiente di
concentrazione. Il gradiente è dunque una forza chimica che spinge le molecole in una
determinata direzione. La velocità con cui una sostanza viene trasportata dipende
dall’ampiezza del gradiente di concentrazione ed in genere aumenta all’aumentare del
gradiente.

In generale, le molecole che si muovono passivamente attraverso le membrane


possono essere influenzate anche da fattori diversi dalle forze chimiche. Questo è vero
per gli ioni che sono influenzati da forze elettriche oltre che da forze chimiche. Le forze
elettriche si originano dalla presenza di un potenziale di membrana, una differenza di
potenziale elettrico (o voltaggio) che esiste tra i due lati della membrana. L’unità di
misura del potenziale elettrico è il millivolt (mV). L’ampiezza del potenziale di
membrana (numero di mV) dipende dal grado di separazione delle cariche: maggiore è
la differenza di cariche tra i due lati della membrana e maggiore sarà il potenziale di
membrana. Per convezione il segno del potenziale di membrana (+ o -) viene
considerato quello della carica netta presente all’interno della cellula rispetto
all’esterno. Poiché l’interno di una cellula è tipicamente più negativo dell’esterno, il
potenziale di membrana è in genere negativo. Per la maggior parte delle cellule, il
potenziale di membrana che viene indicato con il simbolo (Vm) è circa 70 mV negativo
(Vm= -70mV).
Per determinare la direzione della forza elettrica, bisogna semplicemente sapere la
valenza (o carica) dello ione e questa regola: le cariche uguali si respingono e le
cariche opposte si attraggono. Quindi, i cationi sono attratti dalla carica – all’interno
della cellula e dispongono una forza elettrica diretta verso l’interno; gli anioni, al
contrario, sono respinti e dispongono una forza elettrica diretta verso l’esterno.
L’ampiezza della forza elettrica che agisce su uno ione dipende dall’ampiezza del
potenziale di membrana e dalla quantità di cariche trasportate dallo ione (valenza) ed
aumenta all’aumentare di entrambi questi fattori.
Il potenziale di membrana può essere calcolato sperimentalmente attraverso l’utilizzo
di microelettrodi: su una piastra vengono inserite delle cellule e poi vengono aggiunti
2 microelettrodi di cui uno che è detto di registrazione e viene inserito all’interno della
cellula e l’altro di riferimento che sta fuori. Così facendo, è possibile misurare il Vm in
quanto, essendo collegati ad un amplificatore, permettono di registrare la variazione di
potenziale tra l’interno e l’esterno con i diversi valori. I microelettrodi sono dei tubicini
molto piccoli in vetro che hanno un’estremità affusolata e contengono una soluzione
fisiologica (composizione simile al liquido interstiziale). Quando i due microelettrodi
sono posti all’esterno della cellula non può essere misurato alcun potenziale.
Alcuni stimoli possono far variare il potenziale di membrana:
 Iperpolarizzazione: quando il potenziale di membrana diminuisce (es. da -70
mV arriva a -80 mV).
 Depolarizzazione: quando il potenziale di membrana aumenta (es. da -70 mV
arriva a -40 mV).

Forze elettrochimiche
Per determinare se gli ioni vengono trasportati passivamente o attivamente, occorre
identificare tutte le forze che agiscono su di essi. In generale, quando gli ioni sono
trasportati attraverso le membrane, questo movimento è influenzato da due forza: una
forza chimica, che riflette la tendenza dello ione a muoversi secondo il proprio
gradiente di concentrazione, e una forza elettrica, che riflette la tendenza dello ione ad
essere spinto in una direzione o nell’altra dal potenziale di membrana. La forza totale
che agisce sugli ioni è la combinazione di queste forze elettriche e chimiche e viene
definita forza elettrochimica.
La direzione della forza elettrochimica che agisce su uno ione dipende dalla direzione
netta delle forze chimiche e di quelle elettriche. Se entrambe le forze vanno nella
stessa direzione, anche la forza elettrochimica agirà nella stessa direzione. Se le forze
chimiche e quelle elettriche vanno in direzioni opposte, allora la forza elettrochimica
agirà nella direzione della forza maggiore tra le due.
Per determinare se è maggiore la forza elettrica o la forza chimica, occorre conoscere
il potenziale di equilibrio dello ione, un valore ipotetico di potenziale di membrana, al
quale la forza elettrica è uguale ed opposta alla forza chimica, producendo così una
forza elettrochimica pari a zero. Se il potenziale di membrana è uguale al potenziale di
equilibrio per un determinato ione, quello ione non si muoverà né verso l’interno né
verso l’esterno della cellula, poiché la forza totale che agisce su di esso è zero.
L’ampiezza e il segno del potenziale di equilibrio di uno ione dipendono dall’ampiezza
e dalla direzione del gradiente di concentrazione di quello ione e dalla sua valenza. Un
gradiente di concentrazione maggiore, significa un maggiore potenziale di equilibrio,
poiché una maggiore forza elettrica è richiesta per controbilanciare la maggiore forza
chimica. Il segno del potenziale di equilibrio sarà tale che la forza elettrica sia diretta in
direzione opposta a quella della forza chimica.
Nel caso degli ioni sodio (Na+), ad esempio, che sono più concentrati all’esterno della
cellula, la forza chimica sarà richiesta una forza elettrica diretta verso l’interno. Così
per controbilanciare la forza chimica, sarà richiesta una forza elettrica diretta verso
l’esterno. Poiché il sodio è carico positivamente, il potenziale di equilibrio del sodio
deve essere positivo.
Nel caso in cui sia nota la concentrazione di uno ione ai due lati della membrana, il suo
potenziale di equilibrio può essere calcolato usando l’equazione di Nerst.

R = costante universale dei gas (0,082


l/mole);

T = Temperatura assoluta (K) pari a


273,15;

E = potenziale di membrana;

F = costante di Faraday per le forze


elettriche (9,65x10^4 joule/mole);
Determinazione della direzione della forza elettrochimica
Quando uno ione attraversa una membrana cellulare, la direzione della forza
elettrochimica agente su di esso può essere calcolata conoscendo il suo potenziale di
equilibrio e il potenziale di membrana.
1. Se le due forze vanno nella stessa direzione, anche la forza elettrochimica agirà
in quella direzione;
2. Se le forze chimica ed elettrica agiscono in direzione opposte, bisogna
confrontare l’ampiezza del potenziale di equilibrio e del potenziale di membrana.
Se sono uguali, allora la forza elettrochimica è nulla e lo ione è in equilibrio; se il
potenziale di equilibrio è più grande, allora la forza chimica è maggiore della
forza elettrica e quindi la forza elettrochimica agirà nella stessa direzione della
forza chimica. Se il potenziale di membrana è maggiore del potenziale di
equilibrio, allora la forza elettrica è maggiore della forza chimica e la forza
elettrochimica agirà quindi nella stessa direzione della forza elettrica.
Significato della forza elettrochimica
Poiché la forza elettrochimica è la forza totale che agisce sugli ioni trasportati, essa
determina la direzione con la quale gli ioni si muoverebbero se venisse loro permesso
di attraversare spontaneamente la membrana. Quando gli ioni vengono trasportati
passivamente, si muovono sempre nella direzione della caduta della forza
elettrochimica, cioè secondo il loro gradiente elettrochimico. Quando invece sono
trasportati attivamente, si muovono in direzione opposta a quella della forza
elettrochimica o contro il loro gradiente elettrochimico.
Equazione di Goldman
E’ un’equazione che è stata calcolata sperimentalmente e che permette di calcolare il
potenziale di membrana dovuto ai valori di K, Na, Cl. È un’estensione dell’equazione di
Nerst.
Per semplicità vengono considerati solo gli ioni che contribuiscono maggiormente al
Vm della cellula e grazie all’equazione di Goldman si ottiene un valore abbastanza
approssimato a quello reale che si può misurare sperimentalmente con i microelettrodi
oppure aggiungendo all’equazione di Goldman tutti gli ioni che contribuiscono al Vm.

P = permeabilità (PK = permeabilità dello ione potassio, PNa = p. dello ione sodio, ecc.) [X]0 =
concentrazione di uno ione X all’esterno

[X]i = concentrazione di uno ione X all’interno

Vm cambierà quando cambierà la P degli ioni e la loro concentrazione all’interno e all’esterno, perché R = T
= F = costante.

Lo spostamento degli ioni non è altro che una corrente perché essi possiedono una carica. La corrente
ionica è data da: IX = gX (Vm – EX)

I = corrente

g = conduttanza → è l’inverso della resistenza che oppone la membrana al passaggio degli ioni; quindi, è la
facilità con cui gli ioni attraversano la membrana. Essa dipende dalla quantità di canali ionici aperti presenti
sulla membrana (più canali ionici aperti ci sono e tanto maggiore sarà la conduttanza). È la misura della
permeabilità a quel dato ione.

La corrente Ix può essere calcolata anche sperimentalmente attraverso:


 patch clamp → misura la corrente attraverso un canale ionico in una
membrana
 voltage clamp → misura la corrente totale per un determinato ione attraverso
una membrana Ci sono diverse tecniche perché all’interno della membrana
sono presenti diversi canali ionici.
Ci sono diverse tecniche perché all’interno della membrana sono presenti diversi
canali ionici.
Abbiamo detto che in condizioni di riposo, il potenziale è costante. Questo accade
grazie alla presenza delle pompe (consumando ATP) che garantiscono una costante
distribuzione di cariche lungo la membrana sia all’interno e sia all’esterno.
Se esiste un potenziale di membrana esiste un campo elettrico e questo è dato dal
rapporto tra Vm e lo spessore della membrana d:

Il potenziale di membrana in condizioni di riposo (stato stazionario) è detto potenziale


di riposo.

Capacità elettrica
E’ una proprietà elettrica passiva che separa le cariche ai due lati della membrana.
Indicata con C è uguale al rapporto tra la quantità di carica e il potenziale di
membrana:

C = Q/V

Per le cellule si misura in micro Farad uF.


Potremmo dire che la membrana si comporta come un
condensatore di cui le 2 superfici interna (-) ed esterna
(+) sono le lastre e tra le due armature di un
condensatore vi è del materiale isolante che è il doppio
strato fosfolipidico.

La resistenza
Si può paragonare la membrana plasmatica ad un
circuito elettrico che comprende una resistenza R
(dalla legge di Ohm R = V/I) che è la resistenza che
oppone la membrana al passaggio degli ioni e un condensatore di cui esprimiamo la
capacità C. Misura l’impermeabilità.
La resistenza è inversamente proporzionale alla quantità dei canali ionici aperti
presenti sulla membrana.

Resistenza e capacità elettrica sono le proprietà


elettriche passive della membrana. Esse regolano la
variazione in ampiezza e tempo del potenziale di
membrana → in condizioni di riposo, il Vm è costante
ma se è soggetto a stimoli esso può variare e la
variazione in ampiezza e tempo dipende dal prodotto
tra R e C.
Costante di tempo (𝑟) = RC
𝑟 indica il tempo necessario affinché il Vm che sta variando, raggiunga il 63% del
valore max.

Velocità di trasporto
La velocità con la quale una sostanza viene trasportata attraverso una membrana
viene definita in base al numero di molecole che attraversano la membrana in un dato
periodo di tempo ed è chiamata flusso. Il flusso è il numero di molecole che
attraversano la membrana
nell’unità di tempo, per unità di
superficie della membrana stessa.
Il numero di molecole che
attraversa la membrana nell’unità
di tempo in una data direzione è
definito flusso unidirezionale;
Se il flusso unidirezionale dal
compartimento 1 al compartimento
2 è uguale a quello dal
compartimento 2 al compartimento
1, non ci sarà un trasferimento
netto di molecole ed il sistema è in
equilibrio di diffusione.
La velocità del movimento
rappresenta il flusso netto, cioè la
differenza tra i due flussi
unidirezionali.
IL TRASPORTO PASSIVO
Nel trasporto passivo le molecole si muovono attraverso la membrana secondo il
gradiente chimico o elettrochimico: non è richiesta energia. I tipi di trasporto passivo
includono:
1. Diffusione semplice;
2. Diffusione facilitata;
3. Diffusione attraverso i canali.

1. La diffusione semplice
È il meccanismo di trasporto più semplice: è il trasporto passivo di molecole attraverso
il doppio strato lipidico di una membrana biologica. Il movimento di molecole da un
punto all’altro, semplicemente come risultato della loro agitazione termica, viene
chiamato diffusione. L’agitazione termica viene spesso chiamata agitazione termica
casuale poiché le singole molecole si muovono avanti e indietro nelle varie direzioni in
seguito a collisioni con altre molecole. La velocità di trasporto è direttamente correlata
all’entità della forza motrice.
Consideriamo una situazione in cui una
membrana separa due soluzioni poste in
un contenitore. Inizialmente il
compartimento 1 contiene una soluzione
1M, mentre il compartimento 2 contiene
un uguale volume di acqua distillata. A
causa della presenza di questo gradiente
di contrazione, si verifica un flusso netto
di molecole di soluto dal compartimento
1 al compartimento 2. Come risultato la
concentrazione del compartimento 1 si
riduce, mentre quella del 2 aumenta.
Queste modificazioni continuano fino a
che le due concentrazioni diventano
uguali e, a quel punto. Il flusso netto è
uguale a zero.
CINETICA DELLA DIFFUSIONE
SEMPLICE
Il flusso netto diminuisce al diminuire del gradiente di concentrazione. Nel momento in
cui le concentrazioni sono diventate uguali, non vi sono più modificazioni poiché il
flusso netto è pari a zero. In queste condizioni, le molecole continuano a muoversi
avanti e indietro attraverso la membrana, ma con un uguale velocità in entrambe le
direzioni. Nella diffusione semplice, il flusso netto di una sostanza è direttamente
proporzionale al gradiente di concentrazione o gradiente elettrochimico se la sostanza
è carica. Se il gradiente di concentrazione aumenta o diminuisce di un dato fattore, il
flusso aumenta o diminuisce dello stesso fattore.

Permeabilità della membrana


La permeabilità di una membrana nei confronti di una sostanza dipende sia dalla
natura della sostanza che da varie proprietà della membrana che influenzano la facilità
con cui le molecole sono in grado di penetrarvi. Per qualsiasi meccanismo di trasporto
passivo, una maggiore permeabilità si traduce in una maggiore velocità di trasporto.
Quando la permeabilità è elevata, il flusso netto aumenta, a parità di concentrazione.
L’influenza della permeabilità sul trasporto è qui illustrata:
Membrane impermeabili
Se una sostanza attraversa una membrana, la sostanza è permeante, mentre la
membrana è permeabile (capace di essere permeata).
La permeabilità delle membrane cellulari è influenzata dai seguenti fattori:
1. Solubilità nei lipidi della sostanza che diffonde: le sostanze idrofobiche (non
polari) sono le più liposolubili, mentre le sostanze idrofiliche (polari o ionizzate)
sono le meno liposolubili. Le sostanze liposolubili sono capaci di attraversare la
membrana più facilmente. Più una sostanza è liposolubile, maggiore sarà la
permeabilità della membrana nei suoi confronti;
2. Dimensione e forma delle molecole che diffondono: le molecole più grandi si
muovono più lentamente attraverso il doppio strato fosfolipidico, abbassando la
permeabilità della membrana;
3. Temperatura: le molecole si muovono più velocemente alle alte T;
4. Spessore della membrana: una membrana più spessa avrà una minore
permeabilità perché le molecole che devono percorrere una distanza maggiore
per attraversarla.
2. La diffusione facilitata
Alcune sostanze trasportate passivamente non attraversano le membrane per
diffusione semplice, ma solo grazie a proteine trasportatrici. Questo tipo di trasporto è
detto trasporto mediato e si usa spesso il termine diffusione facilitata per distinguere il
trasporto mediato passivo dalla diffusione semplice e dal trasporto attivo.
I trasportatori
Un carrier è una proteina trasmembrana che lega le molecole da un lato della
membrana e le trasporta all’altro lato grazie a un cambio di conformazione. Esso
possiede uno o più siti di legame che sono specifici per le molecole di alcune
sostanze. Per poter essere trasportata da un carrier, una molecola deve prima entrare
nel sito di legame della proteina. Dopo ciò, il carrier subisce un cambio
conformazionale che rende la molecola libera di dissociarsi dal carrier e diffondere nel
liquido.
Il flusso netto della diffusione facilitata dipende dalla frequenza con cui il soluto si lega
alla molecola carrier sui due lati della membrana per cui il trasporto netto avviene dal
lato che ha maggior frequenza di legame verso quello a minor frequenza di legame.
Due fattori influenzano il legame del soluto al carrier: l’affinità del sito di legame del
carrier e il gradiente di concentrazione del soluto tra i due lati della membrana. Il soluto
si lega al carrier in funzione della sua concentrazione. Perciò quando è presente un
gradiente di concentrazione più soluto si legherà al carrier sul lato dove la
concentrazione è maggiore. Il flusso netto esiste solo in presenza di un gradiente di
concentrazione. Se esso esiste, la direzione del flusso è secondo gradiente.
Fattori che influenzano la velocità della diffusione
La velocità della diffusione facilitata è determinata da tre fattori: la velocità di trasporto
dei singoli carrier, il numero dei carrier nella membrana, il gradiente di concentrazione
della sostanza trasportata. Un aumento di uno qualsiasi di questi fattori si traduce in un
incremento della velocità della diffusione facilitata. Un carrier ha un numero fisso di siti
di legame. Quando la concentrazione delle molecole da un lato della membrana è
elevata, è elevata anche la probabilità che in un determinato periodo di tempo i siti di
legame vengano occupati dalle molecole. Quando la concentrazione è molto elevata, i
siti di legame sono sempre occupati. In queste condizioni. Il carrier trasporta al
massimo della sua capacità; la velocità della diffusione facilitata dipende dal grado di
saturazione delle proteine carrier, perciò, le cellule possono regolare la velocità
modificando il numero di carrier presenti nella membrana. Molti ormoni esercitano la
loro azione modificando il numero di molecole carrier: un esempio è la proteina carrier
per il glucosio GLUT4, che è espressa nelle cellule muscolari e negli adipociti.
L’insulina incrementa il trasporto di glucosio in questi tessuti inducendo l’inserzione di
proteine carrier GLUT4 nella membrana plasmatica. Le GLUT4 sono sintetizzate dal
RER.

3. La diffusione attraverso i canali


Un canale è una proteina transmembrana che trasporta molecole attraverso un
passaggio o poro che si estende da un lato all’altro della membrana. Essi
comprendono canali per l’acqua (acquaporine) e canali ionici.
- La maggior parte dell’acqua diffonde attraverso le membrane cellulari mediante
le acquaporine, pori altamente selettivi che permettono all’acqua, ma non ai
soluti, di diffondere attraverso le membrane;
- Il meccanismo di trasporto attraverso un canale ionico dipende dal tipo di
canale. In alcuni canali, il poro sembra agire come un condotto pieno d’acqua in
cui gli ioni si muovono per diffusione; in altri, al loro interno sono presenti uno o
puù siti di legame, in cui gli ioni attraversano il poro “saltando” da un sito
all’altro. In assenza di gradiente elettrochimico, un canale ha uguali probabilità
di trasportare ioni in entrambe le direzioni; se invece è presente, il flusso netto
attraverso il canale sarà secondo gradiente
La differenza tra un canale con siti di legame e una proteina trasportatrice è che i siti di
legame di un canale sono accessibili contemporaneamente da entrambi i lati della
membrana, mentre nel caso della proteina trasportatrice i siti sono accessibili soltanto
da una parte della membrana o dall’altra, alternativamente.
Fattori che influenzano la velocità di trasporto attraverso i canali ionici
La velocità degli ioni attraverso i canali dipende dalla velocità di trasporto di ciascun
canale, che dipende dal tipo di canale, e dal numero di canali presenti nella
membrana. Nei canali che funzionano come pori, il movimento degli ioni segue le leggi
della diffusione semplice, eccetto gli ioni che si muovono secondo gradiente
elettrochimico e non secondo gradiente chimico. Per i canali ionici con siti di legame, il
trasporto è più lento e può essere saturato. Questa velocità può essere regolata
perché la maggior parte dei canali possiede due conformazioni: uno stato chiuso e uno
aperto. Nello stato chiuso, gli ioni non passano attraverso il canale; in quello aperto, gli
ioni diffondono il canale secondo il loro gradiente elettrochimico (sono canali ionici
aperti passivi). Quindi la velocità dipende dal numero totale di canali aperti nella
membrana.

IL TRASPORTO ATTIVO
Il trasporto di una sostanza secondo un gradiente elettrochimico non richiede energia.
Al contrario, il trasporto di una sostanza contro gradiente richiede energia affinché le
molecole si muovano contro la forza elettrochimica che la spinge nella direzione
opposta. Il fatto che una sostanza venga trasportata attivamente o passivamente è
correlato a:
1. Se la direzione del flusso netto è secondo il gradiente elettrochimico, il trasporto
è passivo;
2. Se la direzione del flusso netto è contro gradiente elettrochimico, il trasporto è
attivo.
La distinzione tra le due forme di trasporto attivo (primario o secondario) dipende dalla
natura della fonte energetica utilizzata. Il trasporto attivo primario utilizza
direttamente ATP o altre fonti energetiche per trasportare le sostanze. Il trasporto
attivo secondario è un trasporto che utilizza l’energia di un gradiente di
concentrazione o gradiente elettrochimico che è stato creato precedentemente da un
trasporto attivo primario.
Le pompe, proteine trasportatrici che eseguono il trasporto attivo primario, utilizzano
l’energia per operare il trasporto di molecole in una determinata direzione attraverso la
membrana. Il motivo che permette alle pompe, e non ai trasportatori, di muovere una
molecola in una certa direzione è da ricondurre all’affinità della proteina trasportatrice
per la molecola trasportata. Mentre le proteine trasportatrici hanno la stessa affinità per
la molecola su ciascun lato della membrana, l’affinità delle pompe è diversa a seconda
del lato in cui è esposto il sito di legame. Come i carrier, le pompe possono essere
saturate man mano che la concentrazione delle molecole trasportate aumenta.

Il trasporto attivo primario


Le proteine di membrana responsabili del trasporto attivo primario funzionano sia
come proteine trasportatrici che come enzimi. Per capire come funziona il trasporto
attivo primario, ci concentriamo sulla pompa sodio-potassio chiamata anche pompa
Na/K o Na/K ATPasi. Ad ogni ciclo della pompa, tra ioni Na+ vengono trasportati fuori
dalla cellula e due ioni K vengono trasportati all’interno. Il trasporto è attivo in entrambi
i casi poiché questi ioni si muovono contro gradiente elettrochimico. Ad ogni ciclo della
pompa, viene idrolizzata una molecola di ATP per fornire l’energia richiesta da questo
processo. La pompa Na+/K+ ATPasi è formata da 2 subunità: alpha che è la subunità
funzionale molto complessa, costituita da tanti domini transmembrana e beta che fa da
supporto alla subunità alpha..
Il complesso proteico lega ATP e in questa conformazione è in grado di legare ioni
sodio, questo legame provoca l’idrolisi dell’ATP e, in forma fosforilata, il complesso
rilascia gli ioni Na all’esterno della cellula. La forma fosforilata ha una maggiore affinità
per gli ioni potassio; quindi, il complesso lega gli ioni K nella parte interna, si defosforila
e si chiude. In questa conformazione è in grado di legare ATP che permette il rilascio
degli ioni potassio all’interno della cellula.
La pompa Na+/K+ è un tipo di trasporto selettivo, è reogenica perché le cariche che
escono sono di più rispetto a quelle che entrano (3 ioni sodio escono e 2 ioni potassio
entrano) ma non elettrogenica in quanto non crea alcun tipo di variazione del
potenziale di membrana. La sua velocità di trasporto dipende dal trasporto passivo del
sodio e viene inibita nel momento in cui la concentrazione di sodio all’interno e del
potassio all’esterno della cellula è uguale a 0 e attraverso l’ouabaina che è un farmaco
che si lega al sito attivo della pompa per il K.
In condizioni fisiologiche, la concentrazione del sodio è maggiore all’esterno della
cellula mentre quella del potassio è maggiore all’interno, quindi il sodio si sposta verso
l’interno mentre il potassio verso l’esterno. Supponiamo che la pompa Na/K non
funzioni, il trasporto passivo degli ioni continuerebbe fino a quando non si arriva ad
una condizione di equilibrio, ma questo causerebbe la morte cellulare. Infatti, affinché
la cellula possa funzionare deve mantenere il suo ambiente costante, quindi bisogna
rispettare le condizioni fisiologiche.
In realtà, sebbene ci siano questi canali ionici passivi, l’equilibrio non si raggiungerà
mai in quanto è presente la pompa che compensa il movimento degli ioni portando Na
all’esterno e K all’interno. Questo meccanismo svolge un ruolo importante nel
mantenimento del volume cellulare.

POMPA H+/ATPasi → es. nei neuroni. Nei neuroni ci sono delle vescicole sinaptiche
dove sono racchiusi i neurotrasmettitori e in cui sono presenti la pompa protonica che
accumula protoni e delle proteine carrier che
svolgono un trasporto mediato in antiporto tra
protoni e neurotrasmettitori (rispettivamente fuori e
dentro la vescicola). Il trasporto mediato trasporta i
neurotrasmettitori all’interno della vescicola
sfruttando il gradiente chimico dei protoni derivato
dalla pompa H+ che trasporta i protoni dall’esterno
verso l’interno grazie all’ATP. L’ATP verrà usata
dal trasporto mediato per far entrare i
neurotrasmettitori nella vescicola contro gradiente.
Anche in questo caso si tratta di un trasporto
contro gradiente chimico e avendo bisogno di ATP.
Il trasporto attivo secondario
Una proteina trasportatrice accoppia il flusso di una sostanza a quello di un’altra. Così
facendo, una sostanza di muove passivamente secondo il proprio gradiente
elettrochimico liberando energia che viene utilizzata per far muovere un’altra sostanza
contro il proprio gradiente elettrochimico. Il trasporto accoppiato di due sostanze nella
stessa direzione viene chiamato cotrasporto (talvolta indicato come simporto), mentra
il trasporto di due sostanze in direzione opposta viene detto controtrasporto (indicato
come antiporto o scambio). Quindi la sostanza trasportata attivamente può in alcuni
casi entrare nelle cellule, in altri casi uscirne. La sostanza che si muove contro il
proprio gradiente elettrochimico è quella trasportata attivamente, mentre quella che si
muove secondo il proprio gradiente è trasportata passivamente.
Un esempio è il trasporto del glucosio a livello delle cellule epiteliali dell’intestino.
TRASPORTO SGLUT → quando il glucosio arriva nel lume intestinale deve essere
assorbito. Il processo avviene grazie alla proteina carrier SGLUT che trasporta il
glucosio grazie al trasporto del Na. Il sodio si lega al trasportatore e ne causa un
cambiamento conformazionale aumentando l’affinità con il glucosio e ciò gli permette
di legarlo ma questo legame causa un ulteriore cambiamento conformazionale che fa
sì che le due molecole vengano rilasciate nel liquido intracellulare.
Lungo il lume intestinale vi sono i microvilli che hanno la funzione di aumentare la
superficie di assorbimento, questo perché dall’equazione di Fick sappiamo che
maggiore è la superficie e maggiore sarà il flusso.
Ovviamente la pompa Na/K è collegata a questo processo in quanto permette la
fuoriuscita del Na della cellula che poi attuerà il cambiamento conformazionale della
proteina SGLUT che le consentirà di legare il glucosio. Se non ci fosse la pompa Na/K
la concentrazione di Na all’interno della cellula comincerebbe ad aumentare e non ci
sarebbe il gradiente chimico necessario per far avvenire il meccanismo SGLUT.
Il glucosio, una volta entrato nella cellula,
passa nel liquido interstiziale attraverso la
diffusione mediata perché la concentrazione
del glucosio all’interno della cellula epiteliale
è aumentata e quindi deve essere espulso e
poi nel sangue attraverso diffusione semplice
→ questo passaggio avviene mediante gli
spazi tra le cellule endoteliali dei capillari che
costituiscono una parete defenestrata, in cui
il glucosio può passare tranquillamente senza
l’aiuto di altre strutture.

Esiste una malattia genetica molto rara nota come malassorbimento di glucosio-
galattosio: il processo del trasporto del glucosio è compromesso a seguito di una
mutazione in cui il trasportatore SGLUT non funziona e quindi il glucosio (oppure il
galattosio) non viene assorbito, ma resta nel lume intestinale e viene eliminato con le
feci (diarrea) → porta alla morte

Anche il trasporto degli amminoacidi è accoppiato al trasporto del Na. In condizioni


normali la concentrazione interna ed esterna alla cellula del sodio sono rispettivamente
10 mM e 140 mM. Quando la concentrazione del Na = 0, la concentrazione del
glucosio è molto più bassa perché il meccanismo SGLUT non sta funzionando.

L’OSMOSI: trasporto passivo di acqua attraverso le membrane


Il flusso di acqua attraverso una membrana, secondo il proprio gradiente di
concentrazione, viene chiamato osmosi. L’osmosi è il flusso di un qualsiasi solvente
attraverso una membrana in risposta ad una differenza di potenziale chimico tra i due
lati della membrana.
Quando un globulo rosso si trova in acqua distillata, si genera un flusso di molecole
d’acqua verso l’interno della cellula, che si muovono secondo il loro gradiente di
concentrazione. Questo gradiente dipende dalla presenza nella cellula di vari soluti
(sodio, potassio, proteine, ecc.) ad una concentrazione totale di circa 300 millimolare.
La presenza di questi soluti riduce la concentrazione di acqua all’interno della cellula,
ciò significa che sono presenti, nel volume, meno molecole di acqua. Quindi la
concentrazione dell’acqua all’interno della cellula è più bassa rispetto a quella
all’esterno.
In condizioni di T corporea normale, la concentrazione dell’acqua è 55,5 molare e la
concentrazione dei soluti nel liquido intracellulare è 300 millimolare. Pertanto, quando
una cellula viene messa in acqua distillata, la concentrazione di acqua al suo interno
sarà 0,3 molare minore di quella dell’acqua all’esterno. Di conseguenza, le molecole di
acqua si muoveranno passivamente verso l’interno della cellula secondo il loro
gradiente di concentrazione, provocando il rigonfiamento cellulare e alla fine la rottura
della cellula.
Se una cellula viene messa in una soluzione di saccarosio alla concentrazione di 1
molae, la cellula raggrinzisce perché l’acqua esce. Il movimento dell’acqua verso
l’esterno della cellula avviene perché la concentrazione totale dei soluti è minore
all’interno della cellula rispetto al suo esterno e ciò fa sì che la concentrazione
dell’acqua sia maggiore dentro la cellula. Di conseguenza, l’acqua si
muoveràpassivamente uscendo dalla cellula.
L’acqua si sposta dove ci sono più soluti.

L’OSMOLARITA’
La concentrazione totale di particelle di soluti in una soluzione viene detta osmolarità.
Una soluzione che contiene una mole di qualsiasi soluto per litro ha una
concentrazione 1 osmolare (1 Osm). Una mole di soluto è definita osmole. La
normale osmolarità del liquido intracellulare e di quello extracellulare è circa 300
mOsm (i valori precisi sono nell’intervallo 280-296 mOsm), il che significa che la
quantità totale di soluti per litro è 300 milliosmoli.
Due soluzioni che hanno la stessa osmolarità vengono definite isoosmotiche. Una
soluzione la cui osmolarità è maggiore di un’altra viene detta iperosmotica; una
soluzione con minore osmolarità di un’altra è detta ipoosmotica.
Quando due soluzioni sono isoosmotiche, non solo hanno un’identica concentrazione
di soluti ma anche un’identica concentrazione di acqua. In una soluzione iperosmotica,
la concentrazione di acqua è minore perché la concentrazione di soluti è maggiore. In
una soluzione ipoosmotica, la concentrazione di acqua è maggiore perché la
concentrazione di soluti è minore.

La pressione osmotica
È una misura indiretta della concentrazione dei soluti e viene espressa in unità di
pressione. All’aumentare della concentrazione totale di soluti (osmolarità), la pressione
osmotica aumenta. Di conseguenza, quando l’acqua si muove per osmosi da basse
concentrazioni di soluto verso alte concentrazione, l’acqua si muove contro un
gradiente di pressione osmotica.
La tendenza dell’acqua a fluire contro il gradiente di pressione osmotica non
contraddice la regola dei gradienti che afferma che le sostanze tendono a muoversi
passivamente secondo i loro gradienti chimici ed elettrochimici e non contro di essi.
Quando l’acqua si muove contro il gradiente di pressione osmotica, si sta in realtà
muovendo secondo un gradiente chimico, ossia secondo il proprio gradiente di
concentrazione.
La formula corretta è più precisa è 𝝅 = 𝑹𝑻(𝝓𝒊𝒄)
dove 𝜋 = pressione osmotica, R = costante dei gas e T = temperatura. Tutto ciò che è
in parentesi è la concentrazione di un soluto in un determinato compartimento che è
influenzato dal grado di ionizzazione (i) e dal coefficiente osmotico (𝜙)

La tonicità
Quando qualcuno presenta una forte emorragia, è abbastanza comune che il
personale medico gli somministri via endovena della soluzione fisiologia (soluzione di
cloruro di sodio), per ricostruire il volume perduto in attesa di una trasfusione di
sangue. Questa soluzione viene definita soluzione salita isotonica poiché la sua
concentrazione totale di soluti è stata formulata in modo da farla coincidere con quella
del liquido extracellulare. Una soluzione salina più concentrata provocherebbe l’uscita
dell’acqua dalle cellule, con conseguente raggrinzimento; una soluzione meno
concentrata provocherebbe un ingresso di acqua nelle cellule, che si rigonfierebbero.
Mentre l’osmolarità di una soluzione si basa unicamente sulla concentrazione totale di
soluti, la tonicità di una soluzione è determinata dalla maniera in cui essa influisce sul
volume cellulare e ciò non dipende solo dalla concentrazione dei soluti, ma anche dalla
capacità dei soluti di permeare le membrane cellulari.
Una soluzione viene detta isotonica quando non altera il volume cellulare; quindi, la
cellula non si raggrinzisce né si rigonfia (il volume cellulare resta uguale). Al contrario,
una soluzione che provoca il raggrinzimento delle cellule è ipertonica, mentre una
soluzione che provoca il rigonfiamento cellulare (aumento del volume) è ipotonica.
Il fatto che una soluzione modifichi o non modifichi il volume cellulare è determinato
unicamente dalla concentrazione di soluti non permeanti che sono contenuti in essa.
Una soluzione è isotonica solo se contiene soluti non permeanti alla concentrazione di
300 mOsm. Se la concentrazione dei soluti non permeanti è maggiore o minore di 300
mOsm, la soluzione sarà rispettivamente ipertonica o ipotonica.
Esempio: la tonicità normalmente non risente della concentrazione di glucosio nel
sangue perché il glucosio permea nella maggior parte delle cellule per mezzo di
trasporti mediati. Tuttavia, nel diabete mellito, il trasporto del glucosio insulino-
dipendente è scarso o assente, perciò, il glucosio diventa un soluto non permeante.
L’iperglicemia genera una iperosmoticità e ipertonia del fluido extracellulare, che causa
il raggrinzimento delle cellule corporee.
Perché i diabetici bevono tanta acqua? Nel sangue c’è tanto glucosio, dunque, rispetto
ai valori normali, la pressione osmotica nei diabetici sarà maggiore. Questo comporta
che l’acqua passi dalle cellule al sangue, le quali andranno eliminate con le urine per
questo risultano raggrinzite. È questo il motivo per cui i diabetici bevono tanto.

TRASPORTO DI MATERIALE ALL’INTERNO DI COMPARTIMENTI DELIMITATI DA


MEMBRANA
Le molecole presenti nel liquido extracellulare entrano nelle cellule tramite la
formazione di vescicole, che si originano a livello della membrana plasmatica,
denominate endosomi, mediante un processo chiamato endocitosi.
Nell’esocitosi le macromolecole presenti all’interno delle cellule vengono
impacchettate in vescicole secretorie che fondendosi con la membrana plasmatica
rilasciano il loro contenuto nel liquido interstiziale.
1. Trasporto di molecole nelle cellule per endocitosi
Esistono tre forme di endocitosi: fagocitosi, pinocitosi ed endocitosi mediata da
recettore. In tutti questi casi, liquido extracellulare e materiale vengono trasportati nella
cellula grazie agli endosomi.
Nella fagocitosi, che significa letteralmente “cellula che mangia”, una cellula utilizza
movimenti ameboidi per estendere la membrana plasmatica attorno ad una particella
presente nel fluido extracellulare. Quando la membrana circonda completamente la
particella, i due estremi della membrana plasmatica si fondono per formare una
vescicola fagocitata, il fagosoma, nel citoplasma. In conseguenza di ciò la particella si
troverà nella vescicola. In questo modo la cellula ha inglobato la particella.
Nella pinocitosi, che significa letteralmente “cellula che beve”, la membrana
plasmatica si invagina e i suoi margini esterni si uniscono tra loro a formare una
vescicola endocitotica.
L’endocitosi mediata da recettore, contrariamente alla pinocitosi, è un processo
specifico che si verifica grazie alla presenza di proteine della membrana plasmatica
che agiscono come recettori, i quali legano specifiche sostanze presenti nel fluido
extracellulare. Tale legame concentra le sostanze che devono essere inglobate in una
determinata regione e la porzione di membrana plasmatica che formerà la vescicola è
rivestita sul versante citosolico da una proteina chiamata clatrina. Questa piccola
invaginazione dà origine ad una regione chiamata “fossetta rivestita”, in
corrispondenza della quale si forma una vescicola ricoperta da clatrina che conterrà i
recettori e le particelle ad essi legati. Il rivestimento proteico poi si stacca dalla
vescicola, e le molecole di clatrina vengono riciclate. La vescicola, così, si fonde con
un lisosoma a formare l’endolisosoma.
2. Trasporto di molecole all’esterno delle cellule per esocitosi
Una vescicola all’interno della cellula si fonde con la membrana plasmatica e libera il
suo contenuto nell’ambiente extracellulare. L’esocitosi ha tre funzioni:
- Aggiungere componenti alla membrana plasmatica;
- Riciclare recettori precedentemente rimossi dalla membrana plasmatica
mediante endocitosi;
- Secernere specifiche sostanze all’esterno della cellula, nell’ambiente
extracellulare.

Trasporto epiteliale: movimento di molecole attraverso due membrane


In molti tessuti epiteliali, le membrane cellulari funzionano per trasportare sostanze
attraverso le cellule, da un lato all’altro di uno strato cellulare. Questo avviene, per
esempio, quando l’intestino assorbe i nutrienti e li ammette in circolo o quando le
ghiandole sudoripare producono sudore. Oltre al loro ruolo di barriera, alcuni epiteli
sono capaci di trasportare materiali dall’esterno verso l’ambiente interno (con un
processo chiamato assorbimento) o dall’ambiente interno a quello esterno
(secrezione). Affinché un epitelio possa assorbire o secernere materiali, le cellule che
lo formano devono poter trasportare sostanze al loro interno facendole passare
attraverso la membrana di un lato della cellula, e viceversa, dall’interno della cellula
verso l’esterno, facendole passare attraverso la membrana dal lato opposto.

La transcitosi
Le macromolecole attraversano le cellule epiteliali mediante un processo chiamato
transcitosi che coinvolge sia l’endocitosi che l’esocitosi. Durante la transcitosi, una
molecola più grossa è assorbita dalla cellula per endocitosi, ma la vescicola
endocitotica non si fonde con i lisosomi; infatti, attraversa la cellula e si fonde con la
membrana plasmatica rilasciando il suo contenuto all’esterno per esocitosi.
Regolazione del volume cellulare
L’omeostasi cellulare regolerà il volume della cellula attraverso un guadagno o una
perdita di soluti
•Regolazione del volume in decremento (RVD) = quando la cellula acquista troppa
acqua, es. intossicazione da acqua che può portare mal di testa, nausea e vomito. Se
introduciamo troppa acqua, essa andrà a diluire il plasma e si verificherà un eccesso di
acqua nel liquido interstiziale e quindi la pressione osmotica esterna sarà maggiore
rispetto a quella interna causando un flusso d’acqua all’interno della cellula. se questa
situazione si verifica all’interno del cranio, l’aumento del volume cellulare premerà sulle
pareti del cranio stesso provocando un forte mal di testa. Nei casi più gravi si può
arrivare alla morte. La cellula, quindi deve perdere acqua e questo accade attraverso
dei meccanismi che rendono possibile la perdita di soluti → la pressione osmotica
della cellula si riduce e l’acqua verrà espulsa.
•Regolazione del volume in incremento (RVI) = quando la cellula è in una
condizione di estrema disidratazione il volume cellulare si riduce. A questo punto, la
cellula per tornare al volume iniziale deve acquistare acqua e questo accade
attraverso dei meccanismi che rendono possibile l’acquisto di soluti → la pressione
osmotica della cellula aumenta e l’acqua entrerà.

Regolazione della quantità di soluti


•Metodo veloce: la quantità di soluti presenti nella cellula è regolata dall’attivazione o
meno di una serie di canali che permettono l’entrata o l’uscita di soluti. Nel caso in cui
il volume cellulare è aumentato, la fuoriuscita dei soluti causa la fuoriuscita anche
dell’acqua; quindi, si dice che l’acqua segue i soluti. La stessa cosa avviene per il
processo inverso.
•Metodo lento: in cui, oltre a svolgere il metodo veloce, la cellula mette in atto dei
meccanismi di sintesi di soluti per aumentare la pressione osmotica oppure di
degradazione di soluti per ridurre la pressione osmotica.

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