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Il presidente della repubblica

Il presidente della repubblica rappresenta l’intera nazione. Esso è previsto dalla costituzione a partire
dall’art.83. il presidente della repubblica non ha solo i poteri prestabiliti dalla costituzione ma a questi sono
aggiunte delle funzioni che già conoscevamo per i re, infatti alcuni tratti dello stato liberale e della figura del
re sono rimasti nella figura del p.d.r. nell’attuale forma di stato sociale come ad esempio il potere di grazia
(concedere la grazia a qualche soggetto che sia in corso in una condanna penale) oppure funzioni di tipo
giurisdizionale (decide i ricorsi straordinari contro la pubblica amministrazione che vengono decisi con
decreto del p.d.r) o ancora l’irresponsabilità del p.d.r (essendo un potere neutro non può essere
responsabile degli atti che compie nell’esercizio delle sue funzioni se non nei casi di alto tradimento o
attentato alla costituzione)
Abbiamo sia delle repubbliche che delle monarchie. Nell’ambito delle repubbliche, nelle quali il p.d.r viene
eletto da qualcuno ma non è direttamente investito delle sue funzioni come nei sistemi monarchici,
seguono due diversi modi di elezioni. Alcuni p.d.r vengono eletti direttamente dal popolo ed altri dal
parlamento
La figura del presidente è delineata dall’art87 che dispone che ‘il Presidente della Repubblica è il Capo dello
Stato e rappresenta l’unità nazionale’. Questo articolo sta ancora una volta a rafforzare le fragilità che si
presentarono durante il periodo fascista per far si che non si verifichino più. Il p.d.r come stabilisce l’art 83
viene eletto dal Parlamento in seduta comune che non è formato, come normalmente accade, da tutti i
deputati e tutti i senatori. Nel caso dell’elezione del presidente della repubblica questa composizione si
allarga come stabilisce il comma II dell’articolo 83 aggiungendo 3 delegati per ogni regione che vengono
eletti dal consiglio regionale per garantire la rappresentanza delle minoranze. (in puglia dove abbiamo una
maggioranza di centro sinistra, dei 3 delegati che andranno a votare dovrà far parte almeno un
rappresentante della minoranza, quindi di centro destra). Una volta istituito il parlamento in seduta
comune allargata si procede con l’elezione che avviene per scrutinio segreto a maggioranza dei 2/3
dell’assemblea. Questo perché il p.d.r. svolge una funzione delicatissima e la sua elezione non deve essere
frutto di quei gruppi parlamentari che in un determinato periodo costituiscono la maggioranza ma deve
essere rappresentativo dell’Italia intera. Dopo il 3 scrutinio insoddisfacente per la maggioranza dei 2/3 è
sufficiente la maggioranza assoluta. L’art. 84 ci dice che può essere eletto p.d.r ogni cittadino che abbia
compiuto 50anni di età e deve godere dei diritti civili e politici (non deve avere alcuna pena a suo carco che
lo privi di alcuni dei diritti civili o politici). Inoltre, dovendo avere un ruolo completamente neutrale, la
funzione di p.d.r. è incompatibile con qualunque altra carica. Il p.d.r. non partecipa all’indirizzo politico
della camera e del senato ed è questo il motivo per cui l’elezione del p.d.r non è dettata dal popolo
(sarebbe costretto ad assumere una posizione politicamente rilevante per poter vincere le elezioni). Il p.d.r
è eletto per 7 anni. 7 anni per assicurare la sua autorità perché il parlamento che ha eletto il p.d.r. non
potrà essere lo stesso che eleggerà il nuovo p.d.r. la carica cessa alla scadenza dei 7 anni oppure per un
impedimento permanente, in caso di morte, per dimissioni o per decadenza dalla carica in seguito alla
condanna o alla perdita della cittadinanza. Qualora il presidente sia temporaneamente impedito a svolgere
le sue funzioni, queste vengono esercitate dal presidente del senato Come abbiamo già detto il p.d.r in
quanto potere neutro è politicamente irresponsabile. L’irresponsabilità politica del Presidente non
impedisce peraltro di esprimere delle opinioni o degli apprezzamenti sul modo in cui egli ha esercitato o
esercita le sue funzioni sempre però nei limiti della concretezza e sempre che non sia intaccato il suo onore
o il suo prestigio. Il Presidente della Repubblica è politicamente irresponsabile in via istituzionale, giacché la
responsabilità politica degli atti presidenziali è assunta dai Ministri proponenti che le controfirmano come
previsto dall’art 89. l’art. 89 della Costituzione richiede la controfirma ministeriale di tutti gli atti
presidenziali non soltanto come strumento idoneo a far assumere la responsabilità di tali atti al ministro ma
anche come requisito di validità degli atti stessi. gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla
Legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri . Diversa dalla irresponsabilità
politica dei Presidente della Repubblica è l'irresponsabilità giuridica (in ambito civile e penale). Come
stabilisce l’art.90 il p.d.r non è responsabile degli atti compiuti durante la sua funzione tranne che per alto
tradimento o attentato alla costituzione in cui sarà messo in stato d’accusa dal Parlamento in seduta
comune a maggioranza assoluta. Se il comitato parlamentare crede non ci sia stato alcun reato procede con
l’archiviazione, altrimenti il comitato parlamentare, dopo l’istruttoria, predispone una relazione che viene
inviata al Parlamento in seduta comune che decide se mettere o meno i p.d.r in stato d’accusa. In questo
articolo manca sia l’indicazione del comportamento che configura il reato ma neanche la pena a cui deve
essere condannato. La corte costituzionale 8che agisce come una magistratura ordinaria) stabilirà la pena
da applicare, il che va in contrasto con il diritto penale. uno spunto per capire in cosa consistono questi due
reati ci viene dato dal codice penale militare nel quale è previsto il reato di alto tradimento. Per un militare
si configura quando il militare collabora con il nemico (nell’ipotesi di una guerra). Tuttavia il reato di
attentato alla costituzione non è citato da nessun’altra parte che nell’art 90. Tenendo conto che il p.d.r è
oltre che assolutamente neutrale e il simbolo della nazione anche il garante della costituzione, il reato
presidenziale di attentato alla costituzione configura qualunque atteggiamento del p.d.r. che va ad incidere
su garanzie costituzionali, quindi qualunque atteggiamento che possa far prevaricare un potere o una figura
costituzionale su altri organi costituzionali. Si ritiene che questi due reati siano identici tranne che per una
differenza. Entrambi questi reati hanno come fulcro la circostanza che il p.d.r possa compiere dei
comportamenti che vadano contro le regole costituzionali. La differenza è che nel caso dell’attentato alla
costituzione, questo comportamento contraddittorio a costituzione, il presidente lo compie da solo, nel
momento in cui lo fa di intesa con qualche stato straniero compie il reato di alto tradimento. In caso di uno
di questi due reati il p.d.r viene messo in stato d’accusa dal Parlamento in seduta comune a maggioranza
assoluta. Il p.d.r verrà giudicato dalla corte costituzionale che viene integrata con altri 16 membri (giudici
aggregati) eletti ogni 9 anni dal Parlamento. Se il p.d.r compie un reato al di fuori di quelli presidenziali è
responsabile sia civilmente che penalmente delle sue azioni. Questo accadde all’ex p.d.r Cossiga che fece
delle dichiarazioni contro una persona che lo denunciò per diffamazione. In casi di reati penali si ritiene che
il p.d.r possa risponderne solo dopo la fine del suo mandato, se il reato cade in prescrizione il soggetto
viene dichiarato non colpevole. I poteri del p.d.r possiamo ricondurli agli
Atti sostanzialmente presidenziali- atti tipici de p.d.r (nomina dei senatori a vita, il rinvio di una legge al
parlamento,la nomina di 5 giudici costituzionali
atti formalmente presidenziali – atti che il p.d.r firma ma solo in maniera formale in quanto firma la volontà
espressa di un altro organo
L’esercizio di questi poteri possiamo vederli sia all’esterno dello stato italiano che all’intero. Per quanto
riguarda la rappresentanza esterna il p.d.r accredita e riceve i rappresentanti diplomatici (se la Germania
nomina un nuovo ambasciatore in Italia è lui che lo accredita e che lo riceve in caso abbia qualcosa da dire),
ratifica i trattati internazionali, dichiara lo stato di guerra, effettua visite ufficiali all’estero. Vediamo come i
poteri all’interno dello stato italiano sono esercitati con riferimento agli altri organi costituzionali.
In relazione al parlamento ha funzione di : nominare i senatori a vita (che possono essere gli ex p.d.r oppure
delle persone scelte per particolari meriti), può convocare le camere in seduta straordinaria, indice le
elezioni e fissa la prima riunione delle nuove camere, inviare messaggi alle camere (per rinviare una legge
alle camere oppure per sollecitare il parlamento ad approvare delle norme considerate urgenti per un
determinato periodo storico senza mai entrare nell’indirizzo politico) e sciogliere le camere entrambe o
una sola (deve sentire il parere dei presidenti delle due camere che è obbligatorio ma non vincolante, non
può esercitare questo potere negli ultimi 6 mesi del suo mandato. Le può sciogliere se il governo in carica
perde la fiducia del governo). Sempre in funzione del parlamento ha funzione legislativa: promulga le leggi
approvate dal Parlamento, può rinviare la legge alle camere con un messaggio motivato chiedendo di
rivederla, infine autorizza la presentazione alle camere dei disegni di legge del governo (il p.d.r in funzione
dei suoi compiti fa un controllo preventivo della costituzionalità del disegno di legge)
In relazione alla funzione esecutiva del governo: conduce le consultazioni per la formazione del nuovo
governo per consuetudini, nomina il presidente del consiglio e su proposta di questo, i ministri, accoglie il
giuramento del governo e le dimissioni, autorizza la presentazione di disegni di legge, emana i decreti
aventi forza di legge e i regolamenti del governo, nomina i funzionari dello stato di grado più elevato, ha il
comando delle forze armate, presiede il consiglio supremo di difesa, emana atti amministrativi da adottarsi
con d.p.r (decreto del p.d.r), procastina l’entrata in vigore dell’abrogazione di una legge a seguito di un
referendum
In relazione alla sovranità popolare: indice le elezioni delle nuove camere e i referendum (chiama il popolo
ad esercitare la sovranità popolare), dichiara l’abrogazione della legge sottoposta a referendum
In relazione alla giurisdizione costituzionale, ordinaria e amministrativa: nomina 1/3 dei giudici della Corte
Costituzionale, presiede il consiglio superiore della magistratura (funzione che non viene esercitato spesso),
può concedere la grazia (consentire che un soggetto sotto procedimento penale possa in via eccezionale
essere concessa la cessazione della reclusione) e commutare le pene (modificare la tipologia della pena da
applicare), adotta i decreti che decidono i ricorsi straordinari contro gli atti amministrativi (nel momento in
cui la pubblica amministrazione adotta degli atti che qualcuno ritiene illegittimi e lesivi per lui, questi si può
rivolgere o ad un giudice amministrativo o direttamente al p.d.r. spedendo il ricorso straordinario al p.d.r)
La concessione della grazia deve essere chiesta dall’inputato e questo atto viene controfirmato dal ministro
della giustizia. Tuttavia non sempre questa concessione è lineare ed è l’esempio del caso Ovidio Bompressi
del 2004. Bompressi è un terrorista che insieme ad un altro terrorista uccise il commissario Calabresi a
Milano, entrambi vennero condannati ad oltre 20 anni di reclusione. Appena entrato in carcere Bompressi
si ammala gravemente, a questo punto il p.d.r. Ciampi si vede arrivare la richiesta di grazia per motivi di
salute, nel mentre in cui la domanda di grazia venisse esaminata dal p.d.r Bompressi viene scarcerato per
poter continuare la sua pena ai domiciliari sempre per motivi di salute, tuttavia nel mentre in cui Bonpressi
faceva dentro e fuori dal carcere (perché la sua saluta migliorava, poi peggiorava) si diede alla latitanza, per
poi costituirsi e tornare in carcere. A questo punto Bompressi fa domanda di grazia al presidente. Quando il
p.d.r. predispose il decreto per concedere la grazia inviò la documentazione al ministro della giustizia che
ha il compito di completare l’istruttoria (analisi della documentazione) e di controfirmare il decreto.
Tuttavia il ministro della giustizia si rifiutò di controfirmare il decreto di Ciampi. A questo punto il p.d.r
avrebbe potuto firmare ugualmente il decreto senza la controfirma del ministro, ma sappiamo essere
incostituzionale in quanto la controfirma serve ad esonerare il p.d.r da ogni responsabilità, seconda
soluzione, avrebbe potuto obbligare il ministro della giustizia a controfirmare ma il presidente non ha il
potere di obbligare alla controfirma, è andata a finire che il p.d.r davanti all’atteggiamento fermo del
ministro della giustizia è stato costretto a rivolgersi alla corte costituzionale per sollevare un conflitto di
attribuzione contro il ministro (ogni potere dello stato si vede attribuire dalla cost. un insieme di poteri e di
doveri, questo insieme si definisce la sfera di attribuzioni di quel singolo potere, può accadere che le sfere
di due diversi poteri possano entrare in conflitto generando conflitti interorganici (tra i poteri dello Stato) o
intersoggettivi (fra lo Stato e regioni o fra regioni). i conflitti interorganici possono essere scaturiti da un
comportamento attivo, in cui un potere dello Stato si appropria di poteri che appartengono ad altri poteri,
o da un comportamento passivo, quando un potere tenuto a fare qualcosa non la fa e in questo modo
impedisce ad un altro potere di esercitare le sue attribuzioni. Chi ritiene di aver subito invasioni nel suo
potere si rivolge alla corte costituzionale alla quale può chiede l’annullamento di un atto positivo oppure
può chiedere di imporre al potere che si è rifiutato di fare una determinata cosa di farla). La Corte decise
con la sentenza n. 200 del 3 maggio 2006 che il potere di grazia del p.d.r non può in alcun modo essere
ostacolato dal ministro della giustizia e che, in caso di disaccordo, il ministro può sottoscrivere le ragioni
della sua opposizione ma è obbligato a controfirmare e prendersi le responsabilità politiche, che si
considereranno limitate in relazione alla regioni dell’opposizione
Gli atti dei Presidente della Repubblica possono essere classificati in tre distinte categorie in relazione alla
effettiva partecipazione del Presidente della Repubblica e del Governo alla determinazione dei loro
contenuto. Pertanto si distinguono:
atti formalmente e sostanzialmente presidenziali (quegli atti il cui contenuto è determinato dal Presidente
della Repubblica e che discendono dalla sua autonoma volontà, la costituzione li attribuisce solo al p.d.r) :
promulgazione delle leggi, rinvio al Parlamento della legge, messaggio al Parlamento, nomina dei 5 senatori
a vita, nomina di 5 giudici costituzionali, nomina di 8 esperti del CNEL
atti formalmente presidenziali e sostanzialmente governativi (atti nei quali il contenuto viene predisposto
dal governo ma la firma di quell’atto è affidata al p.d.r): i decreti legge e legislativi e i regolamenti
governativi, gli atti di nomina di alti funzionari dello stato, gli atti espressione dell’attività di indirizzo politica
(la nomina dei ministri).
atti formalmente presidenziali e sostanzialmente complessi (atti firmati dal p.d.r ma è sostanzialmente
complesso, ovvero alla sua formazione concorrono le volontà di più organi) : la nomina del presidente del
consiglio (se accetta si fonde l volontà del p.d.r di dargli l’incarico e l’accettazione del presidente del
consiglio) , lo scioglimento delle camere (deve ascoltare il parere dei presidenti delle due camere), la
concessione della grazia (ci vuole l’istanza della parte che vuole essere graziata, l’istruttoria e la controfirma
del ministro della giustizia e la valutazione del p.d.r)

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