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LA DEFINIZIONE DELL'ESSENZA IN SPINOZA

Author(s): PIERO DI VONA


Source: Revue Internationale de Philosophie , 1977, Vol. 31, No. 119/120 (1/2), SPINOZA
(1632-1677) (1977), pp. 39-52
Published by: Revue Internationale de Philosophie

Stable URL: http://www.jstor.com/stable/23944180

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LA DEFINIZIONE DELL'ESSENZA IN SPINOZA

di PIERO DI VONA

E' difficile negare il valore che la definizione dell'essenza ha nel


filosofia di Spinoza. Infatti, il metodo geometrico è il metodo per il
quale conosciamo le essenze. Senza dubbio, oltre alla matematica
sono altre cause che hanno permesso agli uomini di accorgersi d
pregiudizi comuni alia loro specie, e di awicinarsi alia vera conoscenz
delle cose. Nondimeno, la verità sarebbe rimasta nascosta in eterno al
genere umano, se la matematica non avesse mostrato agli uomini una
norma di verità diversa da quella che si appoggia all'idea dei fini. Ess
ha potuto mostrarla loro perché si occupa soltanto delle essenze
delle proprietà delle figure, ed esclude ogni idea di fine dalla propri
considerazione. Nell'Ethica Spinoza non ci dice null'altro e nulla d
più per giustificare la sua adozione del metodo geometrico. Abbiamo
la Prefazione scritta da L. Meyer per i Principia Philosophiae Cartesian
dimostrati da Spinoza con questo stesso metodo. Ma questa dev'essere
consultata con prudenza, e, in fondo, ci insegna piuttosto che cos'è i
metodo matematico per i cartesiani, e come questi pensano di usarlo
in filosofia. Esso mostra l'opposizione della certezza cartesiana, fo
data sull'analisi, al probabilismo della scolastica decadente. E' un fatto
per nulla trascurabile che l'Appendice dei Principia, ossia i Cogita
Metaphysica, per Meyer sia la sola parte dell'opera che contiene pensie
di Spinoza, e che essa non sia scritta col metodo geometrico. Tale am
missione di Meyer, come è noto, è accompagnata dalle più amp
assicurazioni che anche ne\YAppendice Spinoza ha fatto di tutto per
allontanarsi il meno possibile dalle idee di Cartesio (').

(l) Spinoza, Opera, herausgegeben von Carl Gebhardt, Heidelberg, Carl Winters, 192
vol. I, pp. 127-133, vol. II, pp. 79-80, 83. Nel seguito ci riferiremo a questa edizione. L
esposizioni più complete e recenti della polemica antifinalistica di Spinoza sono ne

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Se Spinoza vede nel metodo geometrico la cond


conoscenza dalle essenze accessibile all'uomo, non si
questo sul valore e sui limiti della geometria come sc
geometriche sono end di ragione. Spinoza lo sa, e
volte (2). Non è per lo studio della quantità che la geom
alio spirito umano, ma per il metodo con cui la stu
costringe a considerare soltanto la natura intrinse
escludendo tutto cio che non vi si riferisce. Per il rest
considéra il suo oggetto in modo astratto, perché per d
misurare la quantità ha bisogno deU'immaginazione.
Spinoza si dà una considerazione della quandtà media
Ma dal punto di vista dell'intelletto la quantità viene
sostanza, ed è infinita, unica ed indivisibile (3).
Solo l'adozione del metodo geometrico ci permette
essenze e le loro proprietà, ed è per questo che il g
debitore alla matematica di aver potuto giungere alla c
verità. Per Spinoza, dunque, non c'è conoscenza della
conoscenza delle essenze e delle loro proprietà, otte
metodo che garantisce all'uomo di evitare i comun
genere umano, che hanno il loro fondamento ne
Stabilito questo, è certo che non possiamo sperare
essenze, se non possediamo la definizione stessa dell'
non possederne la definizione per Spinoza val quan
l'idea (4). Se senza il metodo geometrico non c'è conosce
valida delle essenze, senza la definizione dell'essenza il metodo

seguenti opere : S. Zac, L'idée de vie dam la philosophie de Spinoza, Paris, Presses Univer
sitaires de France, 1963, pp. 1-16 ; M. Gueroult, Spinoza, Paris, Aubier-Montaigne, t. I,
1968, pp. 393-400 ; A. Matheron, Individu et Communauté' chez Spinoza, Paris, Les Editions
de Minuit, 1969, pp. 102-112.
(2) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. II, p. 35, vol. IV, p. 335. Gueroult in Spinoza, cit., t. I,
pp. 419-425, pensa che le figure geometriche per Spinoza partecipino, insieme, ma sotto
aspetti diversi, aile nozioni deU'immaginazione ed all'idea vera. Zac, op. cit., pp. 65-68,
167-169, 254-255, ci sembra dare appoggio all'interpretazione che sosteniamo.
(3) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. II, pp. 57-60, vol. IV, pp. 55-58. Gueroult in Spinoza,
cit., t. I, pp. 424-425, rileva anche lui che il metodo geometrico costituisce "le modèle
imprescriptible de toute connaissance d'essence".
(4) Qjiesto punto trova un ampio e continuo appoggio in tutta l'opéra di Spinoza dagli
scritti giovanili fino alla piena maturità. Cfr. Spinoza, Opera, ed. cit., vol. I, pp. 15, 527 ;
vol. II, pp. 34-35, 50, 60, 64, 74 ; vol. Ill, pp. 57, 252 ; vol. IV, pp. 13, 53-54. 270-271.

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LA DEFINIZIONE DELL'ESSENZA IN SPINOZA 41

geometrico non è applicabile alla filosofia, e forse nemmeno alla


geometria che secondo Spinoza si occupa pur sempre dell'essenza delle
figure. Per questo noi crediamo che la definizione dell'essenza è
assolutamente imprescindibile nella filosofia di Spinoza, al punto di
decidere del suo significato ultimo. Qyesto vale in particolar modo per
la forma che la filosofia di Spinoza assume nell'Ethica.
E' ben vero che per formare delle definizioni, almeno secondo il
Tractatus de intellectus emendatione, dovremmo possedere ed avere chiara
la definizione delPintelletto. "Illa tarnen per se absolute clara non
est". Per formare la definizione dell'intelletto Spinoza si vede costretto
a ricorrere aile sue proprietà, mentre ci aveva detto che dobbiamo
guardarci dal sostituire l'essenza con le proprietà nella definizione, e
che le proprietà debbono essere ricavate dalla definizione (5). Il
problema posto da Spinoza a proposito délia definizione dell'intelletto
costituisce un aspetto critico ed aporetico del suo pensiero, che spesso
è sfuggito a tanti filosofi e storici délia filosofia i quali si sono ostinati a
vedere in lui il prototipo del filosofo dogmatico.
Almeno nel Tractatus de intellectus emendatione, che è rimasto in
compiuto, Spinoza non ci ha dato la definizione dell'intelletto. Ci ha
dato, perô, in altre opere la sua definizione dell'essenza. Qyesta è ben
ferma e definitivamente stabilita fin dai primi inizi délia sua
speculazione, e resta immutata sino alla fine délia sua attività di pen
siero.

Nella Prefazione alla parte II délia Korte Verhandeling Spinoza intro


duce il nuovo concetto dell'essenza che è proprio délia sua filosofia. Il
motivo che lo spinge a questo è che, accingendosi a trattare dell'uomo,
egli intende abbandonare la dottrina non soltanto cartesiana, ma an
che scolastica, secondo la quale l'uomo, formato di anima e di corpo, è
una sostanza. Spinoza ricapitola le proprietà délia sostanza da lui
dimostrate all'inizio del libro, e ne conclude che queste non possono
competere all'uomo che non è eterno, è finito ed eguale agli altri
uomini. Segue da ciô che l'uomo è composto da modi dell'attributo
del pensiero e da modi dell'attributo dell'estensione. Spinoza passa a
respingere la dottrina di coloro che cercano di provare che l'uomo è
una sostanza col dire che la natura dell'uomo non puô esistere, né

(5) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. II, pp. 34-36, 38.

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essere pensata, senza quegli attributi che, a loro giudizio,


sostanze. Qyest'ultima teoria ripudiata da Spinoza ci
guardare più da vicino Cartesio ed i cartesiani. Nel polem
essa Spinoza introduce il suo concetto dell'essenza. Infatti, g
tengono per regola fondamentale che appartiene alla nat
cosa ciô, senza cui la cosa non puô né esistere né essere
Spinoza critica questo principio. In primo luogo, senza D
cosa puô esistere ed essere concepita. Ora, Dio deve esse
essere concepito prima che le cose particolari siano e siano c
In secondo luogo, Spinoza crede di aver già dimostrato ch
non appartengono alia natura della definizione, e che le cose
possono esistere senza altre, senza queste ultime neppu
essere pensate. Senza dubbio, Spinoza in questa seconda
tazione fa riferimento alia dottrina della definizione da lui sostenuta
nel capitolo 7 della parte I della Korte Verhandeling. In questo capitolo
egli combatte la teoria delFaristotelismo, per la quale la definizione si
fa mediante il genere prossimo e la differenza specifîca. Ad essa
Spinoza sostituisce la propria teoria, per la quale ci sono due sorte di
definizioni, l'una per gli attributi, i quali debbono essere conosciuti
per sé stessi, e l'altra pei modi che esistono grazie agli attributi, e
mediante questi ultimi debbono essere conosciuti. Ne segue che gli at
tributi, pur non essendo generi, fungono da generi nella definizione
dei modi.

Spinoza non pretende che la regola degli awersari concernente la


natura dell'essenza debba essere assolutamente rigettata. Egli mira,
piuttosto, a completarla. In questo completamento consiste la nozione
spinoziana dell'essenza. In effetto, Spinoza accoglie la regola degli av
versari, ma con la fondamentale condizione che essa deve valere in
senso reciproco. Perciô, non solo alia natura di una cosa deve com
petere ciô, senza cui questa non puô né esistere né essere concepita,
ma deve essere ammesso anche l'inverso, ossia che quello che viene af
fermato a sua volta non puô esistere né essere concepito senza la
cosa (').
Al lettore non puô essere sfuggito che già in questa giovanile
polemica, con la quale Spinoza giunge a stabilire il suo concetto

(6) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. I, pp. 51-53, 554"556- Cfr. pp. 46-47, 551-552.

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LA DEFINIZIONE DELLESSENZA IN SPINOZA 43

dell'essenza, egli afferma nettamente che Dio antecede le cose par


dcolari sia nell'essere sia nel conoscere. Bisogna notarlo subito, senza
ricavarne per questo conclusioni affrettate.
Alla fine del Tractatus de intellectus emendatione Spinoza osserva che la
definizione dell'intelletto deve essere chiesta aile proprietà positive di
questo, da lui elencate in precedenza, e aggiunge : "hoc est, jam aliquid
commune statuendum est, ex quo hae propfietates necessario sequan
tur, sive quo dato hae necessario dentur, et quo sublato haec omnia
tollantur". Qyeste da noi riportate sono le ultime parole del trattato
giovanile. "Reliqua desiderantur". Non sappiamo quale svolgimento
Spinoza intendesse dare a questi ultimi pensieri. Si puô suppore che gli
editori si saranno pur preoccupati di darci un testo nel quale le ultime
parole avessero un senso. Questo non toglie che, per loro confessione,
l'opéra è incompiuta, e forse anche difettosa (7).
Nel passo che abbiamo riportato l'essenza è concepita da Spinoza
come un aliquid commune ad un gruppo di proprietà, le quali ne
derivano in modo necessario come sue conseguenze. Dato il commune,
le proprietà sono date necessariamente ; tolto che esso sia, anch'esse
sono tolte. Nel testo da noi posseduto manca la condizione reciproca,
sempre messa in forte rilievo da Spinoza ogni volta che definisce
l'essenza. Spinoza non dice che, a sua volta, il commune è dato, quando
le proprietà sono date, e tolto, quando esse sono tolte, e non dice
memmeno che senza le proprietà neache il commune puô essere ed
essere concepito. Inoltre, la Korte Verhandeling e YEthica defîniscono
l'essenza in relazione con la res, di cui è esseza, e non già in relazione
con le proprietà che ne derivano necessariamente. Il punto di vista
assunto da Spinoza nel passo finale del Tractatus de intellectus emendatione
è diverso da quello assunto nelle altre due opere. Non è lecito con
cludere che la relazione dell'essenza con la res per Spinoza fosse iden
tica alla relazione dell'essenza con le sue proprietà, prendendo come
fondamento il passo finale del Tractatus de intellectus emendatione che in
quel punto è interrotto.
Qyeste sono le difficoltà suscitate dal passo finale del Tractatus de
intellectus emendatione. Riassumendo, l'essenza sembra essere la con

(7) Spinoza, Opera, td. cit., pp. 4, 40. Per il primo passo cfr. p. 321, da cui risulta che i
Nagelate Schriften, invece di imfterfectum, hanno : "onvolmaakt en gebrekkelijk" : "im
perfetto e difettoso".

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dizione necessaria delle sue proprietà, senza che queste a


condizionino. Nella Korte Verhandeling e ne\YEthica l'es
la res, e la res condiziona l'essenza. A favore dell'assimila
testi sta, invece, il fatto che spinoza nel Tractatus de int
datione, e nel punto in discussione, si propone di servirsi
note deH'intelletto per formare la definizione di quest'u
Come sappiamo, L. Meyer nella sua Prefazione ai Princip
Cartesianae mette in guardia il lettore dal credere che l'au
sue dottrine, o dottrine che approva, ed indica un gr
cartesiane che Spinoza reputa false. Cosi, Spinoza non
volontà sia distinta dall'intelletto, e sia dotata di quella
attribuisce Cartesio. Qjiesti presuppone, ma non dim
mente umana è un'assoluta sostanza pensante. Spino
bensi, che in natura esiste una sostanza pensante, ma
costituisca l'essenza délia mente umana. Come il cor
anima umana, non è il pensiero assoluto, ma un pensier
II corpo umano è determinato "certo modo secundum
extensae per motum et quietem", l'anima lo è "tantum
naturae cogitantis per ideas certo modo". L'anima um
necessariamente non appena il corpo umano comincia ad
questa concezione delPanima è facile provare che la v
distingue dall'intelletto e non è dotata délia libertà che
Cartesio, e che l'affermare ed il negare "nihil praeter id
L'importanza conferita da Meyer alia polemica anti
Spinoza sul problema della costituzione dell'essere uman
polemica sulla natura dell'essenza, svolta nella Prefazion
della Korte Verharuieling, è rivolta anche contro Cartesi
solamente contro di lui. Infatti, in quest'ultimo testo la
natura dell'essenza giustifica il personale punto di vista d
natura dell'essere umano.
L'assioma II della parte II dei Principia Philosophiae Cartesianae af
ferma : "Qjiicquid ab aliqua re tolli potest, ea intégra remanente, ip

(8) A. Darbon in Etudes Sfnnozistes, Paris, Presses Universitaires de France, 1946, p. 29,
nota I, mette in rilievo l'esposta relazione tra l'essenza e le sue proprietà, e ravvisa
un'analogia tra la deflnizione dell'essenza data nel Tractatus de intellectus emendatione in
questo punto e la corrispondente deflnizione deWEthica.
(9) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. I, pp. 131-132.

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LA DEFINIZIONE DELL'eSSENZA IN SPINOZA 45

sius essentiam non costituit : id autem, quod, si auferatur, rem tollit,


ejus essentiam constituit" (10). La proposizione 2 délia parte II si fonda
su questo assioma. Spinoza dimostra che la natura del corpo, o délia
materia, consiste nella sola estensione, osservando che tale natura non
è soppressa se le si sottraggono le qualità sensibili. Qyeste, dunque,
non ne costituiscono l'essenza. Perciô, non resta altro che l'estensione
e le sue affezioni a costituire la natura del corpo (")• Due volte nel cor
so délia dimostrazione Spinoza si fonda sull'assioma II. La prima per
asserire che le qualità sensibili non costituiscono l'essenza del corpo
perché possono, essere sottratte senza che la natura del corpo sia
distrutta. La seconda per affermare che la sola estensione costituisce la
natura del corpo, perché, tolta che essa sia, anche la natura del corpo è
annientata.

La proposizione 2 délia parte II dei Principia Philosophiae Carfesianae


illustra l'assioma II sia nella sua pars construens, sia nella sua pars
destruens. Si deve notare che l'assioma II asserisce che l'essenza di una
res è costituita da ciô che, se viene soppresso, sopprime anche la cosa,
ma non dice affatto che l'essenza è ciô che senza la res non puô né
esistere né essere concepito. Nell'assioma II l'essenza condiziona la res,
ma la res non condiziona la cosa. Pertanto, questo assioma esprime una
concezione dell'essenza identica a quella délia regola combattuta da
Spinoza nella Prefazione délia parte II délia Korte Verhandeling. Appuhn
e Caillois sembrano vedere nell'assioma un'aggiunta di Spinoza fatta
nello spirito di Cartesio. Invece, Gueroult reputa che nell'assioma
Spinoza espone la dottrina di Cartesio, e non la sua, ed indica le fonti
cartesiane (12). L'assioma dice almeno quale fu la concezione delP
essenza che Spinoza attribui a Cartesio, ed essa concorda con quella
criticata nella Prefazione alla parte II délia Korte Verhandeling.
La definizione dell'essenza come "modus ille, quo res creatae in at
tributis Dei comprehenduntur", data nel capitolo 2 della parte I dei
Cogitata Metaphysica, è stata ricondotta ad Heereboord da Freuden

(îo) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. I, p. 183.


(11) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. I, p. 187.
(12) Ch. Appuhn, Oeuvres de Spinoza, Paris, Gamier, 1949, t. I, p. 553. Spinoza, Oeuvres
Complètes, texte nouvellement traduit ou revu, présenté et annoté par R. Caillois, M.
Frances et R. Misrahi, Paris Gallimard, 1954, pp. 1409-1410, nota 40. Gueroult, Spinoza,
cit., t. II, 1974, pp. 20-21, nota 2.

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thai C3). Il seguito del capitolo ripete che le essenze dip


e sono contenute nella sua natura. Inoltre, Spinoza d
definite» l'essenza mediante Dio ed i suoi attributi
spiegazione generale dell'essenza dei modi e delle sos
l'essenza dei modi è compresa nelle loro sostanze
creazione di queste ultime, mentre "nos esse essen da
quaerebamus" (14). E' il problema délia eternità del
spinge Spinoza a definire l'essenza nel modo veduto
Metaphysica. Esso rispecchia delle preoccupazioni specul
compaiono nelle corrispondenti definizioni della Korte
de\V Ethica.
Anche nell'Ethica troviamo la definizione dell'essenza all'inizio della
parte II. Essa è la seconda definizione di questa parte : "Ad essenuam
alicujus rei id pertinere dico, quo dato res necessario ponitur, et quo
sublato res necessario tollitur ; vel id, sine quo res, et vice versa quod
sine re nec esse, nec concipi potest" ("). Qyiesta definizione non è
diversa da quella già veduta della Korte Verhandeling, ma nell 'Ethica essa
è ampiamente illustrata dalle proposizioni che si fondano su di essa, e
da una polemica, la quale ci prova quanto tale concetto dell'essenza sia
importante per la comprensione di tutta la filosofia di Spinoza.
La migliore illustrazione del concetto crediamo che sia rappresenta
ta dalla dimostrazione della proposizione 49 della parte II deWEthica.
Mediante la sua definizione dell'essenza Spinoza prova che l'afferma
zione, che i tre angoli del triangolo sono equali a due retti, e l'idea del
triangolo non possono né essere, né essere concepite l'una senza
l'altraC6). D'altra parte, il reciproco condizionarsi, logico ed on
tologico, della res e dell 'id, che ne costituisce l'essenza, sembra essere in
separable dalla teoria spinoziana, per la quale l'essenza ha una realtà
soltanto negli individui esistenti in atto. Infatti, la proposizione 37
della parte II dell 'Ethica afferma che gli elementi comuni della realtà in
generale non costituiscono l'essenza di nessun individuo singolo. Tale
tesi è stabilita in virtù della definizione II della parte II. I communia, di

(13) J- Freudenthal, Spinoza und die Scholastik, Philosophische Aufsätze Ed. Zeller
gewidmet, Fue's Verlag (R. Reisland), Leipzig, 1887, p. 108.
(14) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. I, pp. 238-239.
(15) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. II, p. 84.
(16) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. II, p. 130.

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LA DEF1N1ZIONE DELL'ESSENZA IN SPINOZA 47

cui parla Spinoza, sono gli attributi ed i modi infiniü, e, pei corpi,
l'estensione ed il modo infinito moto e quiete (17). La conclusione di
Spinoza è che l'essenza si identifica completamente con la res singolare,
di cui è l'essenza, e con nessun'altra.
Con la proposizione 10 délia parte II àeWEthica, il successivo scolio e
corollârio, Spinoza prova, in virtù deile proprietà metafisiche délia
sostanza, che l'essere délia sostanza non spetta all'essenza dell'uomo, e
che questa è costituita "a certis Dei attributorum modificadoni
bus" C8). Lo scolio successivo al corollârio illustra le fondamentali
conseguenze metafisiche che derivano per la fïlosofïa di Spinoza dalla
definizione dell'essenza.
Spinoza osserva che "apud omnes in confesso est" che Dio è l'unica
causa di tutti gli esseri sia quanto alla loro essenza, sia quanto alla loro
esistenza. Nondimeno, "plerique id ad essentiam alicujus rei perunere
dicunt, sine quo res nec esse, nec concipi potest". La conseguenza di
questa dottrina dell'essenza è che coloro che la accettano o credono
che la natura di Dio appartenga all'essenza delle cose create, oppure
ritengono che gli end creati possano essere, o essere pensad, senza
Dio. Per Spinoza entrambe queste teorie debbono essere rigettate. I
plerique si contraddicono perché ammettono che Dio è l'unica causa
dell'essenza e dell'esistenza dell creature, ma insieme concepiscono
l'essenza in modo da confondere la natura di Dio con la natura delle
creature, oppure in modo da negare che Dio è necessario all'essere ed
alla conoscibilità delle creature. Spinoza spiega la confusione in cui
sono caduti i plerique con la mancanza di un retto ordo philosophandi.
Essi commisero l'errore di considerare ultima nell'ordine délia
conoscenza la natura di Dio, e prime le cose che sono oggetto dei
sensi. Spinoza spiega perché non accoglie la definizione dell'essenza
accettata dai plerique : "nimirum, quia res singulares non possunt sine
Deo esse, nec concipi, et tarnen Deus ad earum essenuam non per
tinet". Bisogna, perciô, definire l'essenza alla maniera di Spinoza come
ciô che, se dato, pone la res, e se tolto, la toglie, o ancora come "id, sine
quo res, es, et vice versa id, quod sine re nec esse, nec concipi
potest" (").

(17) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. II, p. 118. Cfr. p. 126.
(18) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. II, pp. 92-93.
(19) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. II, pp. 93-94.

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48 P. DI VONA

La dottrina sostenuta da Spinoza nello scolio, in pa


nella Prefazione alia parte II délia Korte Verhandeling,
Spinoza vede in Dio la causa unica e compléta delle
nulla esiste e nulla puô essere pensato. Tre sono le conc
non ammette : 1) Dio appartiene all'essenza delle cos
creature possono esistere senza Dio ; 3) le creature poss
sate senza Dio. La definizione dell'essenza che Spinoza cr
poi compléta, senza il completamento fatto da Spinoza
queste tre conclusioni. In opposizione a queste tre concl
sostiene tre tesi : 1) Le cose singole non possono esister
le res singulares non pssono essere concepite senza D
spetta all'essenza delle res singulares. Per sostenere que
non accoglie la definizione dell'essenza asserita dai
troduce nello scolio la propria definizione dell'essen
Sulla base di questa analisi ci sembra di poter con
definizione spinoziana dell'essenza comporta la neg
teismo e dell'ateismo, la negazione di quella forma di
consiste nel confondere ed identificare l'essenza di Dio con l'essenza
delle cose singole, e la negazione di quella forma di ateismo che con
siste nell affermare che le cose possono esistere, o almeno essere pen
sate senza Dio. Altro e ben diverso sarebbe il discorso da fare per l'ac
cusa di ateismo rivolta a Spinoza in quanto egli non avrebbe ammesso
la prowidenza di Dio.
L'Explicatio della definizione VI della parte I dell'Ethica dice che
all'essenza di Dio spetta tutto cid che esprime un'essenza e non implica
nessuna negazione. Qjaesto significa che tutti gli esseri finiti cadono
fuori dell'essenza di Dio, poiché nel\'Ethica il finito è concepito come la
negazione parziale dell'esistenza di una natura qualunque (20). Ora, lo
scolio che segue al corollario della proposizione 10 della parte II ci ha
fatto sapere che nemmeno l'essenza di Dio spetta all'essenza delle res
singulares. Ne segue che Dio è metafisicamente distinto e separato dagli
esseri finiti, anche se questi non possono né essere né essere pensati
senza di Lui. Gli esseri finiti sono immanenti in Dio, ma questo
significa soltanto che essi esistono nella causalità efficiente di Dio,
come vuole la proposizione 18 della parte I (21), e non già che l'essenza

(20) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. II, pp. 46, 49.
(21) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. II, pp. 63-64.

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LA DEFINIZIONE DHLL'ESSENZA IN SPINOZA 49

di Dio si identifichi con l'essenza delle cose (22).


Chi sono gli awersari di Spinoza nello scolio di cui parliamo?
Coloro che non rispettarono Vordo philosophandi sono facilmente iden
tifïcabili grazie alla Lettera II che è del 1661 ed indirizzata ad Olden
burg. Qjjesti aveva chiesto a Spinoza quali errori avesse osservato nelle
filosofîe di Cartesio e di Bacone. Spinoza gli rispose : "Primus itaque,
et maximus est, quod tam longe a cognitione primae causae, et originis
omnium rerum aberrarint" ("). Perciô, Cartesio e Francesco Bacone
sono coloro che commisero l'errore di considerare ultima nell'ordine
délia conoscenza la natura di Dio, e prime le cose che sono oggetto dei
sensi, almeno a giudizio di Spinoza. Qyanto a coloro che confusero la
natura di Dio con l'essenza delle creature, gli storici non hanno con
seguito risultati sodisfacenti. Wolfson con bella franchezza dichiara di
non essere riuscito a stabilire il testo preciso, cui Spinoza si riferisce
nel fare le varie ipotesi panteistiche derivanti dalla concezione
dell'essenza da lui criticata, e suggerisce che, forse, si trattô di qualche
trattato teologico, nel quale il problema cristologico era presentato
come un'alternativa di omousia ed eterousia tra Padre e Figlio (24).
Gueroult, per il quale lo scolio di cui parliamo è rivolto contro gli
scolastici e la loro logica degli universali, e non contro Cartesio,
riferisce la confusione tra Dio e le cose alio Pseudo Dionigi ed a
Massimo il Confessore, Giovanni Scoto Eriugena ed Amaury de
Bène (2S).

(22) S. von Dunin Borkowski in Spinoza, Münster i. W., Aschendorff, 4 volumi, 1933
1936, Band I, pp. 349-352, Band II Teil I, p. 320, Band IV Teil III, pp. 366-373, 396-398,
401, 558, ha spiegato gli equivoci, in cui sono caduti Spinoza ed i suoi storici a proposito
deila causa immanente, ed ha riconosciuto l'importanza della definizione spinoziana
dell'essenza. Qjiesta secondo l'illustre critico deve metterci in guardia ogni volta che il
sistema di Spinoza viene additato corne un panteismo. Gueroult in Spinoza, cit., I, pp.
295-3°°, continua ad intendere la causalità immanente di Dio in Spinoza come "im
manence de Dieu aux choses".
(23) Spinoza, Opera, ed. cit., vol. IV, pp. 6, 8.
(24) H. A. Wolfson, The Philosophy of Spinoza, Cambridge-Massachusetts, Harvar
University Press, 1934, vol. I,pp. 383-385, vol. II, pp. 29,37-41. Anche Wolfson ammett
che Spinoza con la sua definizione dell'essenza respinse il panteismo inteso come l'i
clusione dell'uomo e del mondo in Dio. La definizione spinoziana dell'essenza si connett
con la critica della definizione come fu concepita da Aristotele.
(25) Gueroult, Spinoza, cit., t. II, p. 113 nota 16. Cfr. pp. 20-21, 110-115. Gueroul
reputa che la definizione spinoziana dell'essenza è rivolta contro Cartesio, e la teor
dello scolio in questione contro gli scolasdci. Per Gueroult Cartesio non è in discussion
perché cominciô da Dio, e non dagli oggetd dei sensi. Ma questo non ci sembra vero. L

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50 P. DI VONA

La definizione spinoziana dell'essenza ha cagionato


discussioni tra gli storici della fllosofia. Ci sia consenti
discutere qualche punto particolarmente interessante. A
state espresse opinioni discordanti sull'estensione de
Joachim ha sostenuto che questa fu progettata in origi
plicata aile realtà singolari create. Per Roth e per Par
essa val anche per Dio (26). Più di uno storico ha ri
definizione spinoziana dell'essenza non si accorda col re
di Spinoza. Ii Busse, che fu tra i primi che se ne occupa
che la definizione fu introdotta da Spinoza per evitare
Dio gli end particolari, ma la ritenne in contraddizione c
AtWEthica. Joachim capi che la definizione spinoziana
plica che Dio ha essenza ed intelligibility in sé stesso ed
dai modi, e non ignorô che anche altri luoghi dell'Ethic
taie dottrina. Nondimeno, egli reputô che nel progress
essa fu abbandonata da Spinoza onde salvare il su
segnamento (27). Ma se l'ordine geometrico deve avere u
essere una vuota spoglia, la definizione spinoziana de
puô essere considerata aberrante. Al contrario, poi
dell'essenza è il vero fondamento del metodo geometric
Spinoza abbia stabilito il suo concetto dell'essenza in
panteistica confusione della natura di Dio con l'essen
avanzare una radicale riserva contro ogni tentativo di d
teismo di Spinoza dal metodo geometrico. Il rigore d
rispondenza delle varie parti de\\'Ethica, l'ordine dedutd
escludono che la definizione spinoziana dell'essenza, e
da questa ricavate, siano aberranti rispetto al sistem
sistema di Spinoza non è la sua presunta Weltanschauun

critica délia certezza sensibile resta pur sempre il punto di partenz


tesiana, né si puô sostenere che l'esistenza di Dio per Cartesio sia
Lachieze-Rey in Les origines cartésiennes du Dieu de Spinoza, Paris, Alcan
ha sostenuto che Cartesio è il destinatario della critica di Spinoza sul
anche se non fu il solo perché la formula criticata da Spinoza era
(26) L. Roth, Spinoza, London, Ernest Benn Limited, 192g, pp
Parkinson, Spinoza's Theory of Knowledge, Oxford at the Clarendon Pre
(27) L. Busse, Ueber die Bedeutung der Begriffe "essentia" und "exist
"Vierteljahrschrift für wissenschaftliche Philosophie" X (1886), p. 29
Spinoza's Tractatus de intellectus emendatione, Oxford at the Clarendon Pr
anche per la surriferita concezione sull'estentione delle definizione.

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LA DEFINIZIONE DELL'ESSENZA IN SPINOZA 51

delle definizioni e dei teoremi délia sua Ethica. Per questo ci è im


possibile accettare le vedute di Joachim (28).
Un altro punto importante, che trova generalmente concordi gli
storici délia filosofia, è il modo di concepire il rapporto tra l'essenza e
la res nella definizione spinoziana dell'essenza. C'è un largo accordo
nell'interpretare la definizione nel senso che questa afferma l'identità
dell'essenza con la res. Alcuni storici, tra i quali sono Joachim, Wolfson
ed Hubbeling, ritengono che la definizione spinoziana dell'essenza af
fermi anche l'esistenza délia res (29). A nostro giudizio, Spinoza afferma
indubbiamente l'identità àeWid, che costituisce l'essenza, con la res di
cui è l'essenza. Questo, perô, non significa che per Spinoza l'essenza
délia res sia identica con la sua esistenza. Nessuno ha mai messo in
dubbio che la definizione spinoziana dell'essenza valga per le res
singulares. Ora, Spinoza ha sempre affermato dai primi scritti fino al
Tractatus Politicus che l'essenza delle cose prodotte da Dio non implica
l'esistenza (30).
Infine, diremo poche parole sulle origini délia definizione spi
noziana dell'essenza. La formula criticata da Spinoza si collega molto
bene con il pensiero di Cartesio e con le critiche rivolte ad esso da
Spinoza. Tuttavia, non si deve trascurare il riferimento fatto dal La
chièze-Rey alla scolastica. Ohre che in Suarez, anche in altri dottori
sia délia Riforma, sia délia Controriforma, è possibile trovare il con
cetto dell'essenza criticato da Spinoza. Tra i riformati lo si trova in
Combach e Jacchaeus (31), tra i cattolici in Antonio Bernaldo de

(28) H. G. Hubbeling in Spinoza's Methodology, Assen, van Corcum, 1964, pp. 15-16, 20
23, 46-48, 55-57, 128, svolge ia sua interpretazione materialistica e quantitativa
dell'essenza in Spinoza, e sostiene anche lui che la definizione spinoziana dell'essenza non
si adatta bene al sistema.
(29) Cfr. l'ampia, e ancora fondamentale trattazione di A. Rivaud, Les notions d'essence
et d'existence dam la philosophie de Spinoza, Paris, Alcan, 1906, pp. 11-12, 18-19, 23"24> 30-31,
42-43, 59-63, 70-74, 101-102, 114-115, 199-202. Joachim, op. cit., pp. cit., e A Study of the
Ethics of Spinoza, Oxford at the Clarendon Press, 1901, pp. 191-192. Woi.fson, op. cit., pp.
cit., Hubbeling, op. cit., pp. cit.
(30) Per la distinzione spinoziana dell'essenza dall'esistenza nelle "res a Deo productae"
ci permettiamo di rimandare il lettore ai nostri Studi sulla Scolastica delta Controriforma,
Firenze, La Nuova Italia, 1968, pp. 294-300.
(31) Joh. Combachii Metaphysicorum Libri Duo, Francofurti, 1630, p. 270. Primae Philoso
phiae sive Institutionum Metaphysicarum libri sex, Auctore Gilberto Jacchaeo, Lugduni Batavo
rum, 1640, pp. 17, 220-221.

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52 P. DI VONA

Qyirös (32). Il francescano italiano Raffaele Aversa, la c


per la metafisica scolasdca secentesca fu segnalata da M
fermé con vigore l'identità dell'essenza con la res, che p
fino all'identità con l'"ultima differenda singularit
sono soltanto pochi esempi, suscetdbili, forse, di un
ulteriore conferma.

La definizione stessa dell'essenza, data da Spinoza, ha un interessan


te precedente in Frank Burgersdijck, il quale afferma : "Cum essentia
sit rauo Ends, atque adeo ipsum Ens in abstracto, sequitur Essentiam
et Ens inter se reciprocari, sicut vita et vivens" (34) ; ma anche nella
scolasdca cattolica c'è un precedente significadvo. Tellez raduna in
sieme, come gradi di un successivo approfondi men to della nozione, la
formula cridcata da Spinoza e quella da lui accettata :
Essentia realis, vel sumi potest negative, et in hoc sensu, dicitur ilia,
quae non est ficta, seu cui non répugnât existere : vel sumi potest positive,
in quo sensu essentia realis dicitur ilia, quae habet esse reale, et
positivum ; vel tandem sumi potest pro re aliqua, quae non solum habet
esse reale, et positivum, sed etiam realiter existens (").

S. von Dunin Borkowski reputô che la definizione spinoziana


dell'essenza derivasse alia lettera da Geulincx e da Clauberg. Ma noi
non siamo stad capaci di trovare in quesd autori nulla di più della ben
nota concezione cartesiana del rapporto della sostanza col suo at
tributo principale, che costituisce il fondamento della formula cridcata
da Spinoza (36).
Con quest/ultima osservazione chiudiamo queste brevi, e speriamo
non inutili precisazioni.

(32) R- P- Ant. Bernaldi de Qjjiros Opus Philsophicum, Lugduni, 1666, p. 724 col. 2.
(33) Philosophia Auctore P. Raphaele Aversa, t. I, Bononiae, 1650, pp. 245 col. 1-247
col. 2. Cfr. Max Wundt, Die deutsche Schulmetaphysik des 17. Jahrhunderts, Tübingen, Mohr,
'939> PP- XI> 27 nota 1.
(34) Franconis Burgersdici lnstitutionum Metaphysicarum Libri Duo, Lugduni Batavorum,
1640, pp. 50-52.
(35) Summa Universae Philosophiae Authore P. M. Balthazare Tellez, Ulyssipone, 1641,
pp. 10 col. 2-11 col. 1. Qyesto trattato ebbe anche un'edizione a Paris nel 1644.
(36) S. von Dunin Borkowski, Spinoza, cit., Band II Teil I, p. 321. Cfr. Oeuvres de Descar
tes par Adam et Tannery, Paris, L. Cerf, t. VIII, 1905, p. 25. I principali testi di Cartesio
sul rapporto tra la sostanza e l'attributo principale sono stati citati da Lachieze-Rey, cit.,
p. 49 nota t. Cfr. Arnoldi Geulincx Opera Philosophica, recognovitj. P. N. Land.Hagae
Comitum, apud M. NijhofF, vol. I, 1891, pp. xiv-xviu, 165, 186 ; vol. II, 1892, pp. vi, 137,
261-263. Joh. Claubergm Opera Omnia Philosophica, Amstelodami, P. et I. Blaev, 1691, t. I,
pp. 283-285, 292-296, t. Ill, p. 790 n. 44.

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