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Struttura del mercato e sua evoluzione

Lezione 7
(Capitolo 10)
Introduzione
• Quante imprese dovrebbero operare in un
settore industriale?

• Quali dimensioni dovrebbero avere le


imprese?

2
• In base al modello di concorrenza perfetta, sotto
l’ipotesi di rendimenti di scala costanti (costo
medio costante) qualunque numero di imprese e di
qualsiasi dimensione è possibile purché ciascuna
impresa sia sufficientemente piccola da garantire
che le imprese siano price taker.
• Tuttavia, l’evidenza empirica mostra che la
distribuzione della dimensione delle imprese non è
così imprevedibile come suggerirebbe il modello
della concorrenza perfetta.
• Vedi grafico successivo sulla misura di
concentrazione di mercato (misurata dal C4 = Σ
quote mercato delle 4 più grandi imprese operanti
in ciascun settore) per Francia e Germania.
3
4
Come va letto il grafico alla slide precedente
• Ogni punto rappresenta la
combinazione di valori di C4
in Francia e Germania per
un determinato settore.
• Ad esempio, il punto
cerchiato in rosso significa
che, per quel determinato
settore, il C4 in Francia è
circa pari a 70 e in
Germania è circa pari a 20.
• La retta diagonale è la
bisettrice del 1° quadrante
(retta con pendenza 45°).
• E’ utile perché i punti sulla
retta sono quelli tali per cui
il C4 è esattamente uguale
in entrambi in paesi. 5
• Se la distribuzione della dimensione delle imprese
fosse imprevedibile, i punti delle figure precedenti
dovrebbero essere distribuiti uniformemente sul
grafico.
• Invece si nota una certa regolarità poiché la maggior
parte dei punti è distribuita attorno alla retta con
pendenza 45°, mostrando quindi che per ciascun
settore le 4 più grandi imprese hanno una quota di
mercato simile in Francia e in Germania.
• Ci sono fattori specifici di ciascun settore che
influenzano la struttura di mercato. Ad esempio, il
settore della telefonia mobile è caratterizzato da
poche imprese che detengono una grossa quota di
mercato (in Italia: Tim, Vodafone, Wind3) perché
questo settore richiede grossi investimenti e ci sono
barriere all’entrata (es. ci vuole la licenza per poter
operare). 6
Francia vs. Belgio
• Francia e Germania sono due economie di
grandezza simile sia in termini di popolazione
che di reddito nazionale.

• Cosa succede se paragonassimo due


economie di dimensioni differenti, es. Francia
(grande) vs. Belgio (piccola)?

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8
• La maggior parte dei punti giace al di sopra
della diagonale 45° indicando quindi che per
ciascun settore il valore di C4 tende a essere
più grande in Belgio che in Francia.
• Oltre a fattori specifici di ciascun settore, la
dimensione del mercato (cioè, nell’esempio
precedente, del paese) è una determinate
importante della struttura di mercato.

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Misure di concentrazione di mercato
• I modelli di oligopolio che abbiamo studiato
finora sono basati su n imprese simmetriche
(cioè uguali tra loro per dimensione, tecnologia,
funzioni di costo, etc.).
• In questo framework, 1/n è una misura
ragionevole del grado di concentrazione che
varia tra 0 (concorrenza perfetta) a 1
(monopolio).
• Questo vale solo se, appunto, le imprese sono
simmetriche, cioè identiche, perché queste
avranno quote di mercato uguali tra loro. 10
• Tuttavia, nella realtà le imprese sono diverse tra
loro e avranno quote di mercato diverse.
• Un settore può essere più o meno concentrato
anche a parità dello stesso numero di imprese.
– Es: n=5 in settori A e B
– In A ciascuna impresa detiene il 20% del mercato =>
settore poco concentrato
– In B un’impresa detiene il 96% del mercato e le restanti
quattro imprese l’1% ciascuna => settore molto
concentrato (quasi monopolio).
• Per cui basarsi su n per misurare la concentrazione
di mercato può risultare limitativo.
11
Indici di concentrazione: Cm
• Cm = somma delle quote di mercato (s) delle m
imprese più grandi.
• Nella somma le imprese vengono ordinate in
ordine decrescente in base al valore delle loro
quote di mercato.
• Il numero convenzionalmente più usato per m è
4, da cui 𝐶𝐶4 = ∑4𝑖𝑖=1 𝑠𝑠𝑖𝑖
• Cm varia tra 0 (concentrazione minima) a 1
(concentrazione massima).
• Può anche essere espresso in percentuale, quindi
tra 0 e 100. 12
Indici di concentrazione:
Herfindahl-Hirschman index (H)
• Somma delle quote di mercato al quadrato di tutte le
imprese operanti in un settore. In formula:
𝑛𝑛

𝐻𝐻 = � 𝑠𝑠𝑖𝑖2
𝑖𝑖=1
• Compresa tra 0 (concentrazione minima) a 1
(concentrazione massima), anche espressa in
percentuale tra 0 e 10000.
• Misura alternativa a Cm, più precisa ma anche più
difficile da calcolare perché richiede la conoscenza di
tutte le quote di mercato di tutte le imprese operanti
nel settore, mentre per calcolare Cm è sufficiente
conoscere la quota di mercato delle m imprese più
grandi ignorando tutte le altre. 13
Domanda di controllo
• Si consideri un mercato con 9 imprese in cui,
un’impresa detiene il 30% del mercato,
un’altra il 20%, un’altra il 15%, un’altra il 10% e
le restanti cinque il 5% ciascuna.
• Calcolare C4 e H.

14
Risposta

15
Potere di mercato: indice di Lerner (L)
• Se le imprese sono identiche, il potere di mercato
in un settore è equivalente al potere di mercato
di una qualsiasi impresa ed è misurato dal
margine di profitto (p - MC)/p.
• Se le imprese sono diverse, si calcola un potere di
mercato ‘medio’ di un settore mediante la media
ponderata dei margini di profitto di ciascuna
impresa, pesati per la quota di mercato di
ciascuna impresa.
𝑛𝑛 𝑝𝑝−𝑀𝑀𝑀𝑀𝑖𝑖
• In formula: 𝐿𝐿 = ∑𝑖𝑖=1 𝑠𝑠𝑖𝑖
𝑝𝑝
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Costo di entrata e struttura di mercato
OBIETTIVO:
• determinare la relazione tra tecnologia, dimensione di
mercato e concentrazione di mercato.
FRAMEWORK:
• n imprese identiche che competono à la Cournot.
• Curva domanda: Q = (a – p)S, dove S rappresenta una
misura della dimensione del mercato:
– con riferimento alle figure precedenti S è più grande in Francia
che in Belgio;
– se S raddoppia, a parità di p, significa che la quantità
domandata raddoppia.
• Costi impresa i: C = F + cqi
VIA PER LA SOLUZIONE:
• Calcolare il profitto dell’impresa i in equilibrio, dato che
tutte le scelte delle imprese sono prese al fine di
massimizzare il loro profitto. 17
Calcolo del profitto di equilibrio dell’impresa i
• Q-i = quantità prodotta da tutte le imprese eccetto
l’impresa i, cioè Q-i = Q - qi e quindi Q = qi + Q-i

• Ricavando p dalla curva domanda Q = (a – p)S, si


ottiene la domanda inversa:
p = a – Q/S = a – (qi + Q-i)/S

• Profitto dell’impresa i:
πi = [a – (qi + Q-i)/S]qi – F – cqi =
= (a – c)qi – (qi2+qi Q-i)/S – F 18
• Risposta ottima di i: quantità qi* che massimizza il
profitto di i data la quantità prodotta da tutte le
altre imprese presenti sul mercato Q-i:
qi*(Q-i) = ∂πi / ∂qi = (a – c) – (2qi + Q-i)/S = 0

• Poiché le imprese sono identiche, in equilibrio


produrranno tutte la stessa quantità q = qi,
da cui Q-i = (n - 1)qi dato che Q = nqi

• E quindi qi*(Q-i) = (a – c) – [2qi + (n - 1)qi]/S = 0

19
• Risolvendo (a – c) – [2qi + (n - 1)qi]/S = 0 per qi si
(𝑎𝑎−𝑐𝑐)
ottiene: qi = 𝑆𝑆
𝑛𝑛+1

• Sostituendo nell’equazione del profitto


dell’impresa i, πi = (a – c)qi – (qi2+qi Q-i)/S – F:
• (n-1)qi al posto di Q-i
(𝑎𝑎−𝑐𝑐)
• 𝑆𝑆 al posto di qi
𝑛𝑛+1

• si ottiene il profitto di equilibrio dell’impresa i


quando sul mercato ci sono n imprese
2
𝑎𝑎−𝑐𝑐
simmetriche, pari a: π(n)i =𝑆𝑆 2 − 𝐹𝐹
𝑛𝑛+1 20
Equilibrio con libertà di entrata
• In equilibrio con libertà di entrata:
1. nessuna impresa attiva desidera uscire dal mercato,
2. nessuna impresa non operativa desidera entrare sul
mercato.
• Dall’equazione di profitto di equilibrio
2
𝑎𝑎−𝑐𝑐
π(n) = 𝑆𝑆 𝑛𝑛+1 2 − 𝐹𝐹 , il numero di imprese di
equilibrio n* deve essere tale per cui:
• π(n*) ≥ 0, cioè nessuna impresa attiva desidera uscire
dal mercato, punto 1.
• π(n*+1) ≤ 0, cioè nessuna impresa non operativa
desidera entrare sul mercato, punto 2. 21
• Ponendo π(n) = 0 e risolvendo per n al fine di
trovare il valore di threshold (quello a sinistra del
quale le imprese entrano sul mercto e a destra
del quale le imprese restano fuori dal mercato), si
𝑆𝑆
ottiene: 𝑛𝑛 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 −1
𝐹𝐹
• Se, ad esempio, n fosse 32,4 vuol dire che il
numero di equilibrio di imprese nel settore è pari
a 32:
– se ci fossero 31 imprese operanti sul mercato, una
entra nel mercato;
– se ci fossero 33 imprese operanti sul mercato, una
esce dal mercato. 22
𝑆𝑆
• L’equazione 𝑛𝑛 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 − 1 mostra che il numero
𝐹𝐹
di imprese di equilibrio è:
– crescente nella dimensione del mercato (parametro S e
parametro a),
– decrescente nel costo fisso (parametro F) e nel costo
variabile (parametro c).
• Si noti in particolare relazione quadratica tra n e S
– al crescere di S, n cresce ma meno che proporzionalmente
(vedi grafico alla slide successiva), ad esempio per
raddoppiare il numero di imprese il mercato deve crescere
di quattro volte.
– l’intuizione economica è che se il mercato cresce (↑S) c’è
più spazio per nuove imprese (↑n); tuttavia al crescere di n
c’è più concorrenza che determina una riduzione del prezzo
e quindi del profitto unitario (p - MC) che a sua volta limita
l’ingresso sul mercato di nuove imprese. 23
Relazione quadratica tra n e S

Figura ottenuta fissando i valori dei parametri a=100, c=30 e F=100 24


Ripasso costi
• Costi medi (AC) e costi marginali (MC) seguono un
andamento a U.
• AC>MC solo se AC è decrescente.

• Se un’impresa opera nel tratto decrescente di AC, AC


diminuisce all’aumentare della produzione => rendimenti
di scala crescenti. 25
Scala minima efficiente
• Scala minima efficiente (SME): scala minima in cui AC è
prossimo al valore minimo.
• Esempio:
– costi totali C = F + cq
– costo medio AC=F/q + c
– costo medio minimo = c
– SME = scala minima tale per cui costo medio minimo = c*, è
‘efficiente’ perché con questa scala l’impresa produce al costo
medio più basso possibile.
– Per cui SME se AC = c* e cioè F/q + c = c*
– Da cui q = F/(c* - c) = SME
Si noti che SME si misura in quantità prodotte (es. la scala di uno
stabilimento di auto si misura in quante auto lo stabilimento può
produrre all’anno), per questo motivo nella formula q = F/(c* - c)
possiamo scrivere che il q che si ottiene è uguale a SME. 26
Scala minima efficiente e concentrazione
• Statica comparata: come SME e n variano al variare di F.
• q = F/(c* - c) = SME
– SME varia in funzione dei costi fissi F in egual proporzione;
– se ↑F di λ, allora ↑SME di λ.

𝑆𝑆
• 𝑛𝑛 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 −1
𝐹𝐹
– La struttura di mercato (numero di imprese) varia al variare di SME
(F) in rapporto quadratico;
– se ↑SME di λ via ↑F, allora ↓n di 𝜆𝜆
– Intuitivamente, poiché n è proporzionale a 𝑆𝑆, se ↓n di 𝜆𝜆 è come
se approssimativamente il mercato diminuisse di un fattore pari a
λ.
– Per cui se S e SME aumentano nella stessa proporzione, n rimane
costante.
– Per questo motivo quando si confronta la struttura di mercato di
diversi mercati, la dimensione del mercato S è divisa per SME. In
questo modo si possono paragonare mercati di dimensione diversa.
27
Economie di scala e concentrazione
• Rendimenti di scala sono crescenti se il
coefficiente di economie di scala ρ = AC/MC >1
perché AC>MC, cioè ci troviamo nel tratto
decrescente di AC (vedi figura slide #25).
• Un mercato è più concentrato quanto più le
economie di scala sono maggiori.
• Utilizzando la funzione di costo considerata
precedentemente, C = F + cq, si ottiene:
𝐹𝐹
𝐴𝐴𝐴𝐴 𝑞𝑞 + 𝑐𝑐 𝐹𝐹
𝜌𝜌 = = =1+
𝑀𝑀𝑀𝑀 𝑐𝑐 𝑐𝑐𝑐𝑐
28
Effetto di F su ρ e n
• Se due mercati differissero solo per F, allora il mercato
con maggiori economie di scala sarà più concentrato.

𝐹𝐹
• Da 𝜌𝜌 = 1 + il mercato con F maggiore ha più
𝑐𝑐𝑐𝑐
economie di scala (ρ maggiore).

𝑆𝑆
• Da 𝑛𝑛 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 − 1 il mercato con F maggiore ha
𝐹𝐹
un numero di imprese di equilibrio più piccolo (n
minore). 29
Barriere all’entrata
• La concentrazione in un mercato è tanto
maggiore quanto più grande è la scala minima
efficiente o quanto più forti sono le economie
di scala.

• Poiché la SME e le economie di scala sono


esempi di barriere all’entrata, la concentrazione
è tanto più alta quanto più alte sono le barriere
all’entrata.
30
Ipotesi del modello teorico che
abbiamo studiato
1. Stessa tecnologia per tutte le imprese:
funzione di costo C = F + cq.
2. Informazione perfetta sulle caratteristiche del
mercato: conoscenza delle funzione di
domanda.
3. Processo di entrata coordinato: entrata
sequenziale, sapendo le decisioni dei
potenziali entranti precedenti.

31
IN TEORIA
• sulla base delle 3 ipotesi precedenti, è possibile
prevedere il numero delle imprese in equilibrio
in base al valore dei parametri che
caratterizzano il mercato.
• Cioè conoscendo a, c, S, F si trova n utilizzando
𝑆𝑆
l’equazione 𝑛𝑛 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 −1
𝐹𝐹
• Inoltre, l’equilibrio è simmetrico, poiché tutte le
imprese hanno la stessa dimensione.

32
IN PRATICA
• Esistono settori industriali che, pur avendo parametri
simili che caratterizzano il mercato, sono caratterizzati
da una struttura di mercato molto diversa.
• E viceversa i parametri che caratterizzano il mercato
possono essere diversi e tuttavia la struttura di
mercato risulta simile.
• Inoltre le imprese hanno dimensioni diverse.
• Esempi:
– Settore minestre surgelate USA e UK: mercati di
dimensione assai diversa (QUSA >> QUK) ma simile maturità
del prodotto, simile composizione della domanda, etc.
Campbell leader in USA con 63% del mercato, Heinz in UK
con 41%.
– Settore automobili in USA: triopolio con imprese di diverse
dimensioni. Oppure, settore acque minerali Europa:
triopolio con imprese di diverse dimensioni. 33
Spiegazione differenza teoria-pratica:
le 3 ipotesi del modello non sono sempre veritiere
3 IPOTESI DEL MODELLO: REALTA’:
1. Stessa tecnologia per 1. Tecnologie diverse
tutte le imprese.

2. Informazione perfetta 2. Informazione imperfetta


sulle caratteristiche
del mercato.

3. Processo di entrata 3. Errori di coordinamento


coordinato. 4. Economie di agglomerazione
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1. Tecnologia
• Le imprese hanno tecnologie diverse:
– brevetto che garantisce tecnologia di produzione più
efficiente a un’impresa => vantaggio di costo.
Esempio: brevetto DuPont per produzione di diossido
di titanio;
– curve di apprendimento per vantaggio della prima
mossa trasformato in vantaggio competitivo durevole:
DuPont quando è scaduto il brevetto ha mantenuto
vantaggio di produzione per un po’ di tempo perché
le altre imprese hanno impiegato un po’ di tempo per
implementare il processo produttivo che usava
DuPont.
35
• Oppure, esistendo diverse tecnologie tutte
accessibili alle imprese, possono verificarsi diversi
equilibri con libertà di entrata. Esempio: industria
acciaio.
– tecnologia ‘standard’ con alta SME, prevede alto F e
basso c
– tecnologia ‘mini-impianti’ con bassa SME, prevede
basso F e alto c
– sono possibili diverse combinazioni di n1 impianti
standard e n2 mini-impianti.
– Poiché i profitti per tonnellata sono simili con
entrambe le tecnologie, non esiste una tecnologia
dominante.
36
2. Informazione imperfetta
• L’informazione relativa alle condizioni di mercato
non è sempre perfetta.
• Es. settore petrolifero anni ’70
– espansione della capacità produttiva pre-shock,
– dopo lo shock petrolifero la capacità produttiva era in
eccesso e sul mercato erano presenti troppe imprese
𝑆𝑆
rispetto al valore di equilibrio 𝑛𝑛 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 − 1 sotto
𝐹𝐹
le nuove condizioni.
– Questa condizione non si sarebbe realizzata se le
imprese avessero previsto che si sarebbe verificato lo
shock.
– Errore di previsione da parte delle imprese.
37
3. Errore di coordinamento
• Errore di coordinamento tra le imprese.
• Es. settore costruzione velivoli aerei civili:
– Anni 60, Lockeed e McDonnell Douglas valutano se
produrre un aereo di grandi dimensioni da contrapporre
al 747 della Boeing.
– Sul mercato c’è spazio per due sole imprese, vale a dire
𝑆𝑆
che 𝑛𝑛 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 −1=2
𝐹𝐹
– Lockeed e McDonnell Douglas tergiversano per cercare
di capire la mossa l’uno dell’altro e dopo un lungo ‘gioco
di attesa’ entrano entrambe sul mercato realizzando
enormi perdite.
– Le perdite di Lockeed e McDonnell Douglas sono in gran
parte imputabili al fatto che n=3>n*=2. 38
• Airbus e Boeing: ulteriore esempio di mancato
coordinamento.
– Anni 90, Airbus, conscia dell’errore di Lockeed e
McDonnell Douglas, valuta di realizzare un velivolo di
grandi dimensioni lavorando per un progetto
congiunto con la Boeing.
– Nel 1994 Airbus decide di operare singolarmente.
– Nel 2000 Airbus dichiara di aver avviato il progetto per
la costruzione di A3XX (in futuro denominato A380) al
costo di €8.8 miliardi
– A380 entrò sul mercato molto più tardi di quanto
sarebbe stato possibile a causa del mancato
coordinamento tra le imprese.
• Lettura opzionale su A380, Sole24ore 19/2/2019
39
4. Economie di agglomerazione
• Effetti positivi dell’aggregazione, spesso
influenzata dalla storia, che determinano n e
quindi la struttura di mercato.
• Es. concentrazione di imprese high-tech nella
Silicon Valley anziché essere sparse a macchia di
leopardo nel mondo.
– Inizialmente solo Hewlett-Packard e poche altre
imprese si stabilirono nella Silicon Valley.
– Successivamente altre imprese high-tech decisero di
localizzarsi nella Silicon Valley per essere più vicine alle
imprese che facevano le stesse cose.
– Effetto a valanga su nuove imprese high-tech che
continuarono a sorgere nella Silicon Valley (effetto
agglomerazione determinato da un evento storico). 40
In sunto
La realtà mostra che
fattori tecnologici,
informazione imperfetta,
mancato coordinamento tra le imprese e
particolari eventi storici (agglomerazione)
influenzano la struttura di mercato.

41
Evoluzione di un’industria nel tempo
• Solitamente un’industria vive diverse fasi e
ciascuna fase è caratterizzata da una struttura di
mercato differente.
• La fase inziale, di rapida crescita, è seguita da una
fase di consolidamento, che spesso si presenza
sotto forma di ridimensionamento (shakeout).
• Esempi:
– Industria automobilistica USA: 200 imprese nel 1910,
meno di 130 dopo la Prima Guerra Mondiale, meno di
50 negli anni 20, 10 nel 1942, il processo di
consolidamento è ancora in corso …
– Industrial-hard disk USA: vedi due slides seguenti. 42
Industria hard-disk in USA

43
• 1975-85: alto numero di imprese attive attirate dalla
crescita della domanda di PC.
• 1985-95: numero stabile di imprese attive, circa 30.
• Anni 90: il settore raggiunge la maturità. Riduzione del
numero di imprese attive anche se la domanda di PC
continua a crescere per l’avvento di Windows 95 e poi
di internet.
• 2000: 10 imprese di grandi dimensioni.
• 2014: 3 imprese di grandi dimensioni.
• Prima del 2000 il 20% delle uscite erano fusioni di
imprese;
• dopo il 2000 il 100% delle uscite erano fusioni di
imprese.
• La dimensione del mercato, i costi dell’innovazione
(tecnologia) e le fusioni sono stati i fattori principali
che spiegano l’evoluzione nel lungo termine del 44
settore.
Costi di entrata endogeni ed esogeni
• L’economia USA è circa 50 volte più grade del
Portogallo, cioè SUSA ≈ 50SP
• Ceteris paribus, il nostro modello prevede che:
𝑆𝑆𝑈𝑈𝑈𝑈𝑈𝑈 50𝑆𝑆𝑃𝑃
𝑛𝑛𝑈𝑈𝑈𝑈𝑈𝑈 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 − 1 ≈ 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 − 1 ≈ 50𝑛𝑛𝑃𝑃
𝐹𝐹 𝐹𝐹
• Cioè ci aspettiamo che il numero di imprese di
equilibrio con libera entrata sia 50 più grande in USA
rispetto al Portogallo.
• Osserviamo queste proporzioni nell’industria del
cemento, ma non nell’industria della birra dove nP=2 e
nUSA=3 anziché nUSA= 50 ∗ 2 ≈ 15. 45
Spiegazione della divergenza di n nel settore
della birra: costi entrata endogeni
• Il modello ignora la pubblicità che, nel settore della birra, è un
fattore trainante dei ricavi.
• Sebbene per la birra il costo della pubblicità in percentuale
dei ricavi sia simile in USA e Portogallo, in termini assoluti il
costo della pubblicità è molto più alto in USA (≈ di 50 volte).
• Per entrare nel mercato USA della birra è necessario
sostenere costi di pubblicità (costi di entrata) 50 volte
superiori all’entrata nel mercato della birra in Portogallo.
• Non tutte le imprese hanno risorse finanziarie sufficienti per
sostenere i costi di pubblicità della birra in USA.
• In questo contesto i costi di entrata sono endogeni, poiché
dipendono dalla dimensione del mercato stesso, e quindi la
variazione dei parametri del modello può avere conseguenze
diverse a seconda dei casi. 46
• Se i costi di entrata crescono in funzione della
dimensione del mercato (come nel caso del settore
della birra in USA), ciò spiega perché il numero di
imprese non varia proporzionalmente alla
dimensione del mercato.
𝑆𝑆
• Da 𝑛𝑛 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 −1
𝐹𝐹
a) è vero che ↑S => ↑n
b) ma è anche vero che ↑S => ↑investimenti => ↑costi =>
↓π => ↓n
• Il punto b) controbilancia, almeno parzialmente, il
punto a).
• Per cui anche se l’intensità della concorrenza
rimanesse costante, il numero di imprese cresce
meno che proporzionalmente alla dimensione del
mercato. 47
Licenza per la telefonia mobile
• Nuova tecnologia per la telefonia mobile, 6G.
• Assegnazione di un’unica licenza a un’azienda già
operante nel settore della telefonia => Costo fisso di
entrata nella telefonia pari a F.
• Ricavi stimati pari a S.
• Per semplicità, MC = 0 => costi variabili = 0 (non è così
lontano dalla realtà, in quanto nella telefonia il costo
aggiuntivo per un nuovo cliente è pressoché nullo).
• Due modalità alternative di assegnazione della licenza:
– lotteria: licenza assegnata a caso
– asta: licenza assegnata al miglior offerente, bid B presentata
simultaneamente e segretamente (first-price sealed bid).48
Assegnazione licenza mediante lotteria
• Se ci sono n potenziali bidders, ciascuno ha 1/n
probabilità di vincere la licenza.
• Ricavo atteso di ciascuna impresa è pari a S/n.
• Poiché MC = 0, il profitto atteso di ciascuna
impresa è dato dal ricavo atteso meno i costi
fissi, cioè: π = S/n – F.
• Con libera entrata, il numero di imprese in
equilibrio è determinato dalla condizione di
profitti nulli: π = S/n – F = 0 => n* = S/F.
• Il numero di imprese ottimale n* è direttamente
proporzionale alla dimensione del mercato. 49
Assegnazione licenza mediante asta
• Se ci sono n imprese, tutte offrono B = S per la licenza.
– Se n-1 imprese offrissero meno di S (es. S-α), allora all’impresa i
converrebbe offrire un po’ di più (es. S-α+ε≤S) e ottenere un
profitto positivo, pari a α-ε, al lordo di F.1
– Ma questo non può essere un equilibrio (di Nash) perché per
una qualsiasi delle altre imprese sarebbe profittevole offrire S-
α+ε’≤S, con ε’> ε, e vincere l’asta.
– In similitudine con Bertand, si innesca una competizione al
rialzo, che termina quando tutte le imprese offrono S.
– Chi perde l’asta ottiene π = 0; chi vince l’asta ottiene un ricavo
pari a S, ma ha un costo di S, ottenendo un profitto, al lordo di
F, pari a 0.
• Se ci fosse un solo bidder, questi offrirebbe B = 0, o la soglia
minima prevista dall’asta, e otterrebbe un profitto positivo.
_____________
1 L’impresa che vince l’asta offre (S - α + ε), che rappresenta il costo di acquisto della

licenza, e ricava S. Il profitto è quindi dato da π = S - (S - α + ε) - F = α - ε - F. 50


• Anticipando questi risultati, nessuna impresa sarebbe
disposta a entrare se si aspettasse che ci fossero altri
entranti perché i suoi profitti, al lordo di F, sarebbero
nulli.
• L’equilibrio del gioco di entrata prevede che entri una
sola impresa (n*=1), a prescindere dal valore di S.
• Se anche S aumentasse, es. S2>S1, il comportamento
delle imprese non cambia:
– con n imprese:
• inizialmente, quando S=S1, ciascuna impresa offriva S=S1,
• ora, che S=S2>S1, ciascuna impresa offre S=S2;
• il vincente continua ad avere profitti nulli al lordo di F, perché
l’aumento del guadagno della licenza è compensato dall’aumento
della bid.
– con una sola impresa, n=1:
• l’impresa offrirà 0, oppure la soglia minima prevista dall’asta, perché
è sicuro di vincere l’asta, ottenendo profitti positivi. 51
Lotteria e asta a confronto
• LOTTERIA
• costo di entrata esogeno pari a F
• numero di imprese ottimale n* è direttamente
proporzionale alla dimensione del mercato n*=S/F
• ASTA
• costo di entrata endogeno pari a (F + B),
• l’offerta presentata all’asta pari a B è proporzionale al
variare di S, compensando quindi il valore del ricavo
atteso pari a S.
• Per questo motivo il numero di imprese ottimale
rimane costante al variare di S: n*=1
indipendentemente dal valore di S.
52
Quando i costi di entrata sono endogeni,
le variazioni della dimensione del mercato
hanno un impatto meno marcato sul
numero di imprese di equilibrio.

53
Esempi di costi di entrata endogeni
• Pubblicità (vedi esempio birra USA).
• Asta per assegnazione licenza (vedi esempio licenza
telefonia mobile).
• Spese per ricerca e sviluppo (R&D) al fine di ottenere
un brevetto che permette di essere monopolisti
temporanei (es. farmaco):
– ↑↑ R&D se mercato è grande.
– Spese in R&D sono l’equivalente di B, che varia al variare di
S.
– Le spese in R&D sono proporzionali al variare di S e
compensano quindi il valore del ricavo atteso, che, in
similitudine al caso dell’asta, possiamo continuare ad
assumere essere pari a S.
• Più in generale, investimenti necessari per
guadagnare una quota di mercato (es. battaglie per la
definizione degli standards). 54
Intensità della concorrenza e
struttura di mercato
• Settore farmaceutico svedese:
– asta governativa mensile per assicurarsi il mercato;
– concorrenza alla Bertrand, azienda farmaceutica che
offre il prezzo più basso si aggiudica la fornitura;
– settore altamente concentrato, cioè n piccolo.
• Settore bancario kenyota:
– concorrenza di prezzo blanda;
– differenza tra tassi attivi e passivi molto alta;
– alti tassi di entrata, oltre 40 banche, cioè n grande.
• Quanto più alta è l’intensità della concorrenza,
tanto minore sarà il numero delle imprese sul
mercato (tanto maggiore è la concentrazione). 55
Regolamentazione dei prezzi e
struttura di mercato
• Si consideri un qualsiasi settore in paesi diversi che si
differenziano soltanto per il prezzo di mercato p, scelto dal
regolatore.
• Stessa tecnologia in tutti i paesi (e quindi per tutte le n
imprese operanti in ciascun paese), funzione di costo:
C = F + cq.
• Costo di entrata pari a E.
• Per la singola impresa il profitto al lordo dei costi di entrata
𝐷𝐷 𝑝𝑝
è dato da: 𝜋𝜋 = 𝑝𝑝 − 𝑐𝑐 𝑞𝑞 − 𝐹𝐹 = 𝑝𝑝 − 𝑐𝑐 − 𝐹𝐹
𝑛𝑛
• Per cui in equilibrio di libera entrata vale la condizione:
𝐷𝐷 𝑝𝑝
𝑝𝑝 − 𝑐𝑐 − 𝐹𝐹 = 𝐸𝐸, cioè il profitto al lordo dei costi di
𝑛𝑛
entrata deve essere almeno uguale ai costi di entrata che
l’impresa deve sostenere per entrare sul mercato. 56
𝐷𝐷 𝑝𝑝
• Risolvendo 𝑝𝑝 − 𝑐𝑐 − 𝐹𝐹 = 𝐸𝐸 per n si ottiene:
𝑛𝑛

1
𝑛𝑛 = 𝑝𝑝 − 𝑐𝑐 𝐷𝐷(𝑝𝑝)
𝐸𝐸 + 𝐹𝐹
• Fintanto che p < pm, (p – c)D(p) è crescente in p:
𝐷𝐷 𝑝𝑝
• si ricordi che 𝜋𝜋 = 𝑝𝑝 − 𝑐𝑐 − 𝐹𝐹 e che quindi
𝑛𝑛
(p – c)D(p) è la parte di π che varia al variare di p,
• se p < pm vuol dire che π non è massimizzato perché π
è max solo quando p = pm,
• questo è il motivo per cui sotto la condizione p < pm,
se ↑p allora (p – c)D(p) cresce.
• Se (p – c)D(p) cresce allora n* cresce, perché dalla
formula sopra n* e (p – c)D(p) differiscono solo
per una costante pari a 1/(E+F). 57
Considerazioni sulla regolamentazione
dei prezzi e struttura di mercato
• Sotto la condizione p < pm, se p cresce, allora
anche n* cresce.

• Quanto maggiore è la competizione in un


mercato, tanto minore sarà il numero di imprese
attive in equilibrio (mercato concentrato).

• Questo esempio ha dimostrato come la struttura


di mercato (numero di imprese operanti sul
mercato) cambia al variare di p.
58
Concentrazione e potere di mercato
• In un modello alla Cournot con n imprese,
ognuna dotata di funzione di costo specifica, si
ottiene (vedi esercitazione 7):
𝐻𝐻
𝐿𝐿 = −
𝜀𝜀
dove ε è l’elasticità delle domanda al prezzo.

𝐻𝐻
• 𝐿𝐿 = => relazione positiva tra potere di
−𝜀𝜀
mercato (L) e concentrazione (H).
59
Domanda di controllo
• Si considerino due mercati con la stessa
domanda
– mercato 1: due imprese con uguale quota di
mercato,
– mercato 2: un’impresa detiene il 75% del mercato
e altre due imprese il 15% ciascuna.
• Assumendo concorrenza alla Cournot, in quale
mercato il potere di mercato è maggiore?

60
Risposta
𝐻𝐻
• In base all’equazione 𝐿𝐿 = dato che la
−𝜀𝜀
domanda è uguale in entrambi i mercati, lo sarà
anche ε, e quindi è sufficiente trovare quale tra i
due mercati mostra H maggiore.
– Mercato 1: H = 502+502 =5000
– Mercato 2: H = 702+152+152 = 5350
• Il potere di mercato, misurato da L, è più grande
nel mercato 2, anche se il numero di imprese
operanti su questo mercato è maggiore di quelle
operanti sul mercato 1.
• Il motivo di questo risultato è che sul mercato 2 c’è
un’impresa che detiene una grossa fetta del
mercato, s = 70%. 61
Paradigma
Structure-Conduct-Performance (SCP)
• La struttura di mercato influenza la condotta: es.
la collusione è più semplice con poche imprese.

• La condotta determina il risultato (performance):


↑intensità della concorrenza=> ↓L e ↑efficienza
allocativa.

• La struttura di mercato influenza la performance:


𝐻𝐻
da 𝐿𝐿 = si evince che ↑H => ↑L => ↑π
−𝜀𝜀 62
Relazione empirica tra L e H
• Assumendo costi fissi uguali a zero,
• MC costanti pari a c,
• il tasso di profitto dell’impresa i (ri) è uguale al
margine di profitto dell’impresa (mi).

• In formula, chiamando con VC i costi variabili e


R i ricavi:

𝑅𝑅𝑖𝑖 − 𝑉𝑉𝑉𝑉𝑖𝑖 𝑝𝑝𝑞𝑞𝑖𝑖 − 𝑐𝑐𝑞𝑞𝑖𝑖 𝑝𝑝 − 𝑐𝑐


𝑟𝑟𝑖𝑖 ≡ = = = 𝑚𝑚𝑖𝑖
𝑅𝑅𝑖𝑖 𝑝𝑝𝑞𝑞𝑖𝑖 𝑝𝑝
63
• Grazie all’approssimazione ri = mi è possibile
calcolare l’indice di Lerner L per un settore , che
è la media dei vari mi, e testare la relazione tra H
e L empiricamente.
• Tuttavia l’evidenza empirica ha mostrato una
relazione debole tra H e L:
– dati poco precisi
– raffronti tra settori diversi
– causalità inversa tra L e H che implica una
correlazione opposta: maggior potere di mercato
significa maggiori profitti sul mercato, che spingono
altre imprese a entrare sul mercato, riducendo la
concentrazione sul mercato. Cioè ↑L=> ↑n=> ↓H.
64
Ipotesi di collusione e ipotesi di efficienza
• Supponiamo che la causalità inversa (↑L=> ↑n=> ↓H) sia
trascurabile e che maggior concentrazione => ↑profitti
(↑H => ↑L => ↑π)
• Ipotesi di collusione:
– concentrazione aumenta il potere di mercato che favorisce la
collusione tra imprese,
– danno per i consumatori, intervento pubblico per contrastare la
concentrazione.
• Ipotesi di efficienza (scuola di Chicago):
– imprese con diverso grado di efficienza produttiva,
– impresa/e con maggior efficienza produttiva guadagna/no quote
di mercato mentre quelle inefficienti diventano sempre più
piccole.
– possibili ricadute positive per i consumatori (imprese efficienti
‘trasferiscono’ parte dei guadagni di efficienza ai consumatori
mediante prezzi più bassi), implicazioni di policy opposte alle
precedenti.
• Evidenza empirica mitemente a favore dell’ipotesi65 di
efficienza.
Libertà di entrata e benessere sociale
• Situazione inziale:
– n imprese attive, simmetriche, con MC = c
– ciascuna produce qn
– output totale Qn = nqn
– prezzo pn = D(Qn) = D(nqn)
• Un’impresa entra nel mercato:
– costi di entrata pari a k
– (n+1) imprese attive, simmetriche
– ciascuna produce meno rispetto al caso di n
imprese, qn+1< qn
– output totale aumenta Qn+1 = (n+1)qn+1 > nqn = Qn
– prezzo pn+1 = D(nqn+1) < pn 66
67
• Al lordo dei costi di entrata k:
– variazione benessere sociale = ACDG-ABEG, cioè BCI+CDEI
– profitto impresa entrante:
πE = (pn+1-c)qn+1 = (pn+1-c)[(n+1)qn+1-nqn+1] = CDFH
• Per come è disegnata la figura,2 BCI+CDEI < CDFH, poiché
IEFH>BIC, cioè la variazione benessere sociale è inferiore al
profitto impresa entrante.
• Più in generale, BCI+CDEI ≠ CDFH => divergenza tra incentivi
sociali (BCI+CDEI) e incentivi privati (CDFH) a entrare nel
mercato.
• Supponiamo che k sia tale che BCI+CDEI<k<CDFH :
– dal punto di vista privato: l’entrata di un’impresa è profittevole
poiché πE>0 e πE>k
– dal punto di vista sociale: l’entrata di un’impresa non è
desiderabile poiché l’aumento di benessere sociale, al lordo dei
costi all’entrata, non supera i costi all’entrata.
– La libertà di entrata conduce a un numero di imprese troppo alto.
___________
2 Se nqn+1 fosse molto più vicino a nqn, allora potrebbe verificarsi BCI+CDEI > CDFH . 68
Business stealing effect
• La divergenza tra incentivi sociali e incentivi privati
è dovuta al business stealing effect: l’impresa
entrante ‘ruba’ parte dei profitti alle imprese già
operanti (incumbents).
• Per effetto dell’entrata, le imprese incumbents
producono di meno, ciascuna qn+1< qn
• Approssimativamente, la riduzione profitto di
ciascun incumbent = (pn+1 - c)(qn - qn+1)
• Riduzione profitto di tutti gli n incumbents =
n(pn+1 - c)(qn - qn+1) = IEFH che quantifica il business
stealing, cioè il profitto che l’impresa entrante con
la sua entrata sottrae agli incumbents. 69
• Quindi se IEFH>BCI => eccesso di entrata
• Esempio 1: settore bancario europeo
– regolamentazione e bassa concorrenza
– margini profitto elevati
– bene omogeneo
– bassa elasticità della domanda
– business stealing effect elevato
– numero di banche e agenzie elevato, contrastato da
autorità pubbliche (es. Portogallo anni 80 tassa per
apertura nuova agenzia)
• Esempio 2: settore televisivo
– proliferazione canali gratuiti che si finanziano mediante la
pubblicità
– assenza di espansione audience, ma sottrazione audience
a canali già esistenti (business stealing)
– tuttavia, stiamo ignorando esternalità positiva per effetto
della differenziazione del prodotto 70
Differenziazione di prodotto
• Se il prodotto è differenziato, l’entrata di nuove
imprese, oltre a ridurre il prezzo, aumenta la
varietà dei prodotti => esternalità positiva per i
consumatori (‘love for variety’).
• Se la differenziazione di prodotto è molto
importante e l’intensità della concorrenza forte:
– domina effetto surplus consumatore,
– numero di imprese troppo basso dal punto di vista
sociale.
• Se la differenziazione di prodotto poco importante
e l’intensità della concorrenza blanda:
– domina business stealing effect,
– numero di imprese in eccesso. 71
Eterogeneità tra imprese
• Modello di libera entrata assume che le imprese
siano tutte ugualmente efficienti.
• In realtà le imprese sono eterogene anche in termini
di efficienza produttiva.
• Nel tempo le imprese inefficienti escono dal mercato
e fanno posto alle imprese efficienti contribuendo ad
aumentare la produttività media del settore.
• Esempio 1: apparecchiature telefoniche USA
– deregolamentazione,
– redistribuzione della produzione dalle imprese meno
efficienti a quelle più efficienti.
• Esempio 2: acciaierie USA
– ingresso nuove imprese con tecnologie più moderne e
dimensioni più contenute,
– effetto reazione: aumento produttività degli incumbents.72
Il processo di entrata e uscita delle imprese e
la riallocazione dei beni capitali e capacità
produttiva tra gli incumbents
sono fattori che giocano un ruolo fondamentale
per la determinazione del
tasso di crescita della produttività.

73
Regolamentazione all’entrata
• In generale la regolamentazione è auspicabile nei
casi di fallimento del mercato, ma le imprese
attive fanno speso lobby per proteggere i loro
interessi.
• Se il business stealing effect è ampio, allora
contrastare l’entrata (es. licenze per operare) è
socialmente positivo.
• Tuttavia creare barriere all’entrata può
comportare un danno per i consumatori più
grande del beneficio a favore delle imprese. In
questa logica, le barriere all’entrata sono
attribuibili al prevalere di interessi privati
sull’interesse pubblico. 74
Argomenti trattati in questa lezione
• Concentrazione di mercato, indici di concentrazione C e H
4
• Potere di mercato (Indice di Lerner)
• Equilibrio con libertà di entrata
• Scala minima efficiente e concentrazione
• Economie di scala e concentrazione
• Barriere all’entrata e concentrazione
• Modello teorico e realtà
• Evoluzione di un’industria nel tempo
• Costi di entrata endogeni ed esogeni
• Intensità della concorrenza e struttura di mercato
• Concentrazione e potere di mercato
• Paradigma Structure-Conduct-Performance (SCP)
• Ipotesi di collusione e ipotesi di efficienza
• Libertà di entrata e benessere sociale
• Business stealing effect
• Differenziazione di prodotto
75
• Regolamentazione all’entrata
Refusi seconda edizione
• Le pagine 317-318 hanno innumerevoli refusi
tutti riferiti ai +1 che dovrebbero essere mesi
a pedice, cioè: qn+1 e pn+1 sono da intendersi
qn+1 e pn+1

76

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