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Lezione 7
(Capitolo 10)
Introduzione
• Quante imprese dovrebbero operare in un
settore industriale?
2
• In base al modello di concorrenza perfetta, sotto
l’ipotesi di rendimenti di scala costanti (costo
medio costante) qualunque numero di imprese e di
qualsiasi dimensione è possibile purché ciascuna
impresa sia sufficientemente piccola da garantire
che le imprese siano price taker.
• Tuttavia, l’evidenza empirica mostra che la
distribuzione della dimensione delle imprese non è
così imprevedibile come suggerirebbe il modello
della concorrenza perfetta.
• Vedi grafico successivo sulla misura di
concentrazione di mercato (misurata dal C4 = Σ
quote mercato delle 4 più grandi imprese operanti
in ciascun settore) per Francia e Germania.
3
4
Come va letto il grafico alla slide precedente
• Ogni punto rappresenta la
combinazione di valori di C4
in Francia e Germania per
un determinato settore.
• Ad esempio, il punto
cerchiato in rosso significa
che, per quel determinato
settore, il C4 in Francia è
circa pari a 70 e in
Germania è circa pari a 20.
• La retta diagonale è la
bisettrice del 1° quadrante
(retta con pendenza 45°).
• E’ utile perché i punti sulla
retta sono quelli tali per cui
il C4 è esattamente uguale
in entrambi in paesi. 5
• Se la distribuzione della dimensione delle imprese
fosse imprevedibile, i punti delle figure precedenti
dovrebbero essere distribuiti uniformemente sul
grafico.
• Invece si nota una certa regolarità poiché la maggior
parte dei punti è distribuita attorno alla retta con
pendenza 45°, mostrando quindi che per ciascun
settore le 4 più grandi imprese hanno una quota di
mercato simile in Francia e in Germania.
• Ci sono fattori specifici di ciascun settore che
influenzano la struttura di mercato. Ad esempio, il
settore della telefonia mobile è caratterizzato da
poche imprese che detengono una grossa quota di
mercato (in Italia: Tim, Vodafone, Wind3) perché
questo settore richiede grossi investimenti e ci sono
barriere all’entrata (es. ci vuole la licenza per poter
operare). 6
Francia vs. Belgio
• Francia e Germania sono due economie di
grandezza simile sia in termini di popolazione
che di reddito nazionale.
7
8
• La maggior parte dei punti giace al di sopra
della diagonale 45° indicando quindi che per
ciascun settore il valore di C4 tende a essere
più grande in Belgio che in Francia.
• Oltre a fattori specifici di ciascun settore, la
dimensione del mercato (cioè, nell’esempio
precedente, del paese) è una determinate
importante della struttura di mercato.
9
Misure di concentrazione di mercato
• I modelli di oligopolio che abbiamo studiato
finora sono basati su n imprese simmetriche
(cioè uguali tra loro per dimensione, tecnologia,
funzioni di costo, etc.).
• In questo framework, 1/n è una misura
ragionevole del grado di concentrazione che
varia tra 0 (concorrenza perfetta) a 1
(monopolio).
• Questo vale solo se, appunto, le imprese sono
simmetriche, cioè identiche, perché queste
avranno quote di mercato uguali tra loro. 10
• Tuttavia, nella realtà le imprese sono diverse tra
loro e avranno quote di mercato diverse.
• Un settore può essere più o meno concentrato
anche a parità dello stesso numero di imprese.
– Es: n=5 in settori A e B
– In A ciascuna impresa detiene il 20% del mercato =>
settore poco concentrato
– In B un’impresa detiene il 96% del mercato e le restanti
quattro imprese l’1% ciascuna => settore molto
concentrato (quasi monopolio).
• Per cui basarsi su n per misurare la concentrazione
di mercato può risultare limitativo.
11
Indici di concentrazione: Cm
• Cm = somma delle quote di mercato (s) delle m
imprese più grandi.
• Nella somma le imprese vengono ordinate in
ordine decrescente in base al valore delle loro
quote di mercato.
• Il numero convenzionalmente più usato per m è
4, da cui 𝐶𝐶4 = ∑4𝑖𝑖=1 𝑠𝑠𝑖𝑖
• Cm varia tra 0 (concentrazione minima) a 1
(concentrazione massima).
• Può anche essere espresso in percentuale, quindi
tra 0 e 100. 12
Indici di concentrazione:
Herfindahl-Hirschman index (H)
• Somma delle quote di mercato al quadrato di tutte le
imprese operanti in un settore. In formula:
𝑛𝑛
𝐻𝐻 = � 𝑠𝑠𝑖𝑖2
𝑖𝑖=1
• Compresa tra 0 (concentrazione minima) a 1
(concentrazione massima), anche espressa in
percentuale tra 0 e 10000.
• Misura alternativa a Cm, più precisa ma anche più
difficile da calcolare perché richiede la conoscenza di
tutte le quote di mercato di tutte le imprese operanti
nel settore, mentre per calcolare Cm è sufficiente
conoscere la quota di mercato delle m imprese più
grandi ignorando tutte le altre. 13
Domanda di controllo
• Si consideri un mercato con 9 imprese in cui,
un’impresa detiene il 30% del mercato,
un’altra il 20%, un’altra il 15%, un’altra il 10% e
le restanti cinque il 5% ciascuna.
• Calcolare C4 e H.
14
Risposta
15
Potere di mercato: indice di Lerner (L)
• Se le imprese sono identiche, il potere di mercato
in un settore è equivalente al potere di mercato
di una qualsiasi impresa ed è misurato dal
margine di profitto (p - MC)/p.
• Se le imprese sono diverse, si calcola un potere di
mercato ‘medio’ di un settore mediante la media
ponderata dei margini di profitto di ciascuna
impresa, pesati per la quota di mercato di
ciascuna impresa.
𝑛𝑛 𝑝𝑝−𝑀𝑀𝑀𝑀𝑖𝑖
• In formula: 𝐿𝐿 = ∑𝑖𝑖=1 𝑠𝑠𝑖𝑖
𝑝𝑝
16
Costo di entrata e struttura di mercato
OBIETTIVO:
• determinare la relazione tra tecnologia, dimensione di
mercato e concentrazione di mercato.
FRAMEWORK:
• n imprese identiche che competono à la Cournot.
• Curva domanda: Q = (a – p)S, dove S rappresenta una
misura della dimensione del mercato:
– con riferimento alle figure precedenti S è più grande in Francia
che in Belgio;
– se S raddoppia, a parità di p, significa che la quantità
domandata raddoppia.
• Costi impresa i: C = F + cqi
VIA PER LA SOLUZIONE:
• Calcolare il profitto dell’impresa i in equilibrio, dato che
tutte le scelte delle imprese sono prese al fine di
massimizzare il loro profitto. 17
Calcolo del profitto di equilibrio dell’impresa i
• Q-i = quantità prodotta da tutte le imprese eccetto
l’impresa i, cioè Q-i = Q - qi e quindi Q = qi + Q-i
• Profitto dell’impresa i:
πi = [a – (qi + Q-i)/S]qi – F – cqi =
= (a – c)qi – (qi2+qi Q-i)/S – F 18
• Risposta ottima di i: quantità qi* che massimizza il
profitto di i data la quantità prodotta da tutte le
altre imprese presenti sul mercato Q-i:
qi*(Q-i) = ∂πi / ∂qi = (a – c) – (2qi + Q-i)/S = 0
19
• Risolvendo (a – c) – [2qi + (n - 1)qi]/S = 0 per qi si
(𝑎𝑎−𝑐𝑐)
ottiene: qi = 𝑆𝑆
𝑛𝑛+1
𝑆𝑆
• 𝑛𝑛 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 −1
𝐹𝐹
– La struttura di mercato (numero di imprese) varia al variare di SME
(F) in rapporto quadratico;
– se ↑SME di λ via ↑F, allora ↓n di 𝜆𝜆
– Intuitivamente, poiché n è proporzionale a 𝑆𝑆, se ↓n di 𝜆𝜆 è come
se approssimativamente il mercato diminuisse di un fattore pari a
λ.
– Per cui se S e SME aumentano nella stessa proporzione, n rimane
costante.
– Per questo motivo quando si confronta la struttura di mercato di
diversi mercati, la dimensione del mercato S è divisa per SME. In
questo modo si possono paragonare mercati di dimensione diversa.
27
Economie di scala e concentrazione
• Rendimenti di scala sono crescenti se il
coefficiente di economie di scala ρ = AC/MC >1
perché AC>MC, cioè ci troviamo nel tratto
decrescente di AC (vedi figura slide #25).
• Un mercato è più concentrato quanto più le
economie di scala sono maggiori.
• Utilizzando la funzione di costo considerata
precedentemente, C = F + cq, si ottiene:
𝐹𝐹
𝐴𝐴𝐴𝐴 𝑞𝑞 + 𝑐𝑐 𝐹𝐹
𝜌𝜌 = = =1+
𝑀𝑀𝑀𝑀 𝑐𝑐 𝑐𝑐𝑐𝑐
28
Effetto di F su ρ e n
• Se due mercati differissero solo per F, allora il mercato
con maggiori economie di scala sarà più concentrato.
𝐹𝐹
• Da 𝜌𝜌 = 1 + il mercato con F maggiore ha più
𝑐𝑐𝑐𝑐
economie di scala (ρ maggiore).
𝑆𝑆
• Da 𝑛𝑛 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 − 1 il mercato con F maggiore ha
𝐹𝐹
un numero di imprese di equilibrio più piccolo (n
minore). 29
Barriere all’entrata
• La concentrazione in un mercato è tanto
maggiore quanto più grande è la scala minima
efficiente o quanto più forti sono le economie
di scala.
31
IN TEORIA
• sulla base delle 3 ipotesi precedenti, è possibile
prevedere il numero delle imprese in equilibrio
in base al valore dei parametri che
caratterizzano il mercato.
• Cioè conoscendo a, c, S, F si trova n utilizzando
𝑆𝑆
l’equazione 𝑛𝑛 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 −1
𝐹𝐹
• Inoltre, l’equilibrio è simmetrico, poiché tutte le
imprese hanno la stessa dimensione.
32
IN PRATICA
• Esistono settori industriali che, pur avendo parametri
simili che caratterizzano il mercato, sono caratterizzati
da una struttura di mercato molto diversa.
• E viceversa i parametri che caratterizzano il mercato
possono essere diversi e tuttavia la struttura di
mercato risulta simile.
• Inoltre le imprese hanno dimensioni diverse.
• Esempi:
– Settore minestre surgelate USA e UK: mercati di
dimensione assai diversa (QUSA >> QUK) ma simile maturità
del prodotto, simile composizione della domanda, etc.
Campbell leader in USA con 63% del mercato, Heinz in UK
con 41%.
– Settore automobili in USA: triopolio con imprese di diverse
dimensioni. Oppure, settore acque minerali Europa:
triopolio con imprese di diverse dimensioni. 33
Spiegazione differenza teoria-pratica:
le 3 ipotesi del modello non sono sempre veritiere
3 IPOTESI DEL MODELLO: REALTA’:
1. Stessa tecnologia per 1. Tecnologie diverse
tutte le imprese.
41
Evoluzione di un’industria nel tempo
• Solitamente un’industria vive diverse fasi e
ciascuna fase è caratterizzata da una struttura di
mercato differente.
• La fase inziale, di rapida crescita, è seguita da una
fase di consolidamento, che spesso si presenza
sotto forma di ridimensionamento (shakeout).
• Esempi:
– Industria automobilistica USA: 200 imprese nel 1910,
meno di 130 dopo la Prima Guerra Mondiale, meno di
50 negli anni 20, 10 nel 1942, il processo di
consolidamento è ancora in corso …
– Industrial-hard disk USA: vedi due slides seguenti. 42
Industria hard-disk in USA
43
• 1975-85: alto numero di imprese attive attirate dalla
crescita della domanda di PC.
• 1985-95: numero stabile di imprese attive, circa 30.
• Anni 90: il settore raggiunge la maturità. Riduzione del
numero di imprese attive anche se la domanda di PC
continua a crescere per l’avvento di Windows 95 e poi
di internet.
• 2000: 10 imprese di grandi dimensioni.
• 2014: 3 imprese di grandi dimensioni.
• Prima del 2000 il 20% delle uscite erano fusioni di
imprese;
• dopo il 2000 il 100% delle uscite erano fusioni di
imprese.
• La dimensione del mercato, i costi dell’innovazione
(tecnologia) e le fusioni sono stati i fattori principali
che spiegano l’evoluzione nel lungo termine del 44
settore.
Costi di entrata endogeni ed esogeni
• L’economia USA è circa 50 volte più grade del
Portogallo, cioè SUSA ≈ 50SP
• Ceteris paribus, il nostro modello prevede che:
𝑆𝑆𝑈𝑈𝑈𝑈𝑈𝑈 50𝑆𝑆𝑃𝑃
𝑛𝑛𝑈𝑈𝑈𝑈𝑈𝑈 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 − 1 ≈ 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 − 1 ≈ 50𝑛𝑛𝑃𝑃
𝐹𝐹 𝐹𝐹
• Cioè ci aspettiamo che il numero di imprese di
equilibrio con libera entrata sia 50 più grande in USA
rispetto al Portogallo.
• Osserviamo queste proporzioni nell’industria del
cemento, ma non nell’industria della birra dove nP=2 e
nUSA=3 anziché nUSA= 50 ∗ 2 ≈ 15. 45
Spiegazione della divergenza di n nel settore
della birra: costi entrata endogeni
• Il modello ignora la pubblicità che, nel settore della birra, è un
fattore trainante dei ricavi.
• Sebbene per la birra il costo della pubblicità in percentuale
dei ricavi sia simile in USA e Portogallo, in termini assoluti il
costo della pubblicità è molto più alto in USA (≈ di 50 volte).
• Per entrare nel mercato USA della birra è necessario
sostenere costi di pubblicità (costi di entrata) 50 volte
superiori all’entrata nel mercato della birra in Portogallo.
• Non tutte le imprese hanno risorse finanziarie sufficienti per
sostenere i costi di pubblicità della birra in USA.
• In questo contesto i costi di entrata sono endogeni, poiché
dipendono dalla dimensione del mercato stesso, e quindi la
variazione dei parametri del modello può avere conseguenze
diverse a seconda dei casi. 46
• Se i costi di entrata crescono in funzione della
dimensione del mercato (come nel caso del settore
della birra in USA), ciò spiega perché il numero di
imprese non varia proporzionalmente alla
dimensione del mercato.
𝑆𝑆
• Da 𝑛𝑛 = 𝑎𝑎 − 𝑐𝑐 −1
𝐹𝐹
a) è vero che ↑S => ↑n
b) ma è anche vero che ↑S => ↑investimenti => ↑costi =>
↓π => ↓n
• Il punto b) controbilancia, almeno parzialmente, il
punto a).
• Per cui anche se l’intensità della concorrenza
rimanesse costante, il numero di imprese cresce
meno che proporzionalmente alla dimensione del
mercato. 47
Licenza per la telefonia mobile
• Nuova tecnologia per la telefonia mobile, 6G.
• Assegnazione di un’unica licenza a un’azienda già
operante nel settore della telefonia => Costo fisso di
entrata nella telefonia pari a F.
• Ricavi stimati pari a S.
• Per semplicità, MC = 0 => costi variabili = 0 (non è così
lontano dalla realtà, in quanto nella telefonia il costo
aggiuntivo per un nuovo cliente è pressoché nullo).
• Due modalità alternative di assegnazione della licenza:
– lotteria: licenza assegnata a caso
– asta: licenza assegnata al miglior offerente, bid B presentata
simultaneamente e segretamente (first-price sealed bid).48
Assegnazione licenza mediante lotteria
• Se ci sono n potenziali bidders, ciascuno ha 1/n
probabilità di vincere la licenza.
• Ricavo atteso di ciascuna impresa è pari a S/n.
• Poiché MC = 0, il profitto atteso di ciascuna
impresa è dato dal ricavo atteso meno i costi
fissi, cioè: π = S/n – F.
• Con libera entrata, il numero di imprese in
equilibrio è determinato dalla condizione di
profitti nulli: π = S/n – F = 0 => n* = S/F.
• Il numero di imprese ottimale n* è direttamente
proporzionale alla dimensione del mercato. 49
Assegnazione licenza mediante asta
• Se ci sono n imprese, tutte offrono B = S per la licenza.
– Se n-1 imprese offrissero meno di S (es. S-α), allora all’impresa i
converrebbe offrire un po’ di più (es. S-α+ε≤S) e ottenere un
profitto positivo, pari a α-ε, al lordo di F.1
– Ma questo non può essere un equilibrio (di Nash) perché per
una qualsiasi delle altre imprese sarebbe profittevole offrire S-
α+ε’≤S, con ε’> ε, e vincere l’asta.
– In similitudine con Bertand, si innesca una competizione al
rialzo, che termina quando tutte le imprese offrono S.
– Chi perde l’asta ottiene π = 0; chi vince l’asta ottiene un ricavo
pari a S, ma ha un costo di S, ottenendo un profitto, al lordo di
F, pari a 0.
• Se ci fosse un solo bidder, questi offrirebbe B = 0, o la soglia
minima prevista dall’asta, e otterrebbe un profitto positivo.
_____________
1 L’impresa che vince l’asta offre (S - α + ε), che rappresenta il costo di acquisto della
53
Esempi di costi di entrata endogeni
• Pubblicità (vedi esempio birra USA).
• Asta per assegnazione licenza (vedi esempio licenza
telefonia mobile).
• Spese per ricerca e sviluppo (R&D) al fine di ottenere
un brevetto che permette di essere monopolisti
temporanei (es. farmaco):
– ↑↑ R&D se mercato è grande.
– Spese in R&D sono l’equivalente di B, che varia al variare di
S.
– Le spese in R&D sono proporzionali al variare di S e
compensano quindi il valore del ricavo atteso, che, in
similitudine al caso dell’asta, possiamo continuare ad
assumere essere pari a S.
• Più in generale, investimenti necessari per
guadagnare una quota di mercato (es. battaglie per la
definizione degli standards). 54
Intensità della concorrenza e
struttura di mercato
• Settore farmaceutico svedese:
– asta governativa mensile per assicurarsi il mercato;
– concorrenza alla Bertrand, azienda farmaceutica che
offre il prezzo più basso si aggiudica la fornitura;
– settore altamente concentrato, cioè n piccolo.
• Settore bancario kenyota:
– concorrenza di prezzo blanda;
– differenza tra tassi attivi e passivi molto alta;
– alti tassi di entrata, oltre 40 banche, cioè n grande.
• Quanto più alta è l’intensità della concorrenza,
tanto minore sarà il numero delle imprese sul
mercato (tanto maggiore è la concentrazione). 55
Regolamentazione dei prezzi e
struttura di mercato
• Si consideri un qualsiasi settore in paesi diversi che si
differenziano soltanto per il prezzo di mercato p, scelto dal
regolatore.
• Stessa tecnologia in tutti i paesi (e quindi per tutte le n
imprese operanti in ciascun paese), funzione di costo:
C = F + cq.
• Costo di entrata pari a E.
• Per la singola impresa il profitto al lordo dei costi di entrata
𝐷𝐷 𝑝𝑝
è dato da: 𝜋𝜋 = 𝑝𝑝 − 𝑐𝑐 𝑞𝑞 − 𝐹𝐹 = 𝑝𝑝 − 𝑐𝑐 − 𝐹𝐹
𝑛𝑛
• Per cui in equilibrio di libera entrata vale la condizione:
𝐷𝐷 𝑝𝑝
𝑝𝑝 − 𝑐𝑐 − 𝐹𝐹 = 𝐸𝐸, cioè il profitto al lordo dei costi di
𝑛𝑛
entrata deve essere almeno uguale ai costi di entrata che
l’impresa deve sostenere per entrare sul mercato. 56
𝐷𝐷 𝑝𝑝
• Risolvendo 𝑝𝑝 − 𝑐𝑐 − 𝐹𝐹 = 𝐸𝐸 per n si ottiene:
𝑛𝑛
∗
1
𝑛𝑛 = 𝑝𝑝 − 𝑐𝑐 𝐷𝐷(𝑝𝑝)
𝐸𝐸 + 𝐹𝐹
• Fintanto che p < pm, (p – c)D(p) è crescente in p:
𝐷𝐷 𝑝𝑝
• si ricordi che 𝜋𝜋 = 𝑝𝑝 − 𝑐𝑐 − 𝐹𝐹 e che quindi
𝑛𝑛
(p – c)D(p) è la parte di π che varia al variare di p,
• se p < pm vuol dire che π non è massimizzato perché π
è max solo quando p = pm,
• questo è il motivo per cui sotto la condizione p < pm,
se ↑p allora (p – c)D(p) cresce.
• Se (p – c)D(p) cresce allora n* cresce, perché dalla
formula sopra n* e (p – c)D(p) differiscono solo
per una costante pari a 1/(E+F). 57
Considerazioni sulla regolamentazione
dei prezzi e struttura di mercato
• Sotto la condizione p < pm, se p cresce, allora
anche n* cresce.
𝐻𝐻
• 𝐿𝐿 = => relazione positiva tra potere di
−𝜀𝜀
mercato (L) e concentrazione (H).
59
Domanda di controllo
• Si considerino due mercati con la stessa
domanda
– mercato 1: due imprese con uguale quota di
mercato,
– mercato 2: un’impresa detiene il 75% del mercato
e altre due imprese il 15% ciascuna.
• Assumendo concorrenza alla Cournot, in quale
mercato il potere di mercato è maggiore?
60
Risposta
𝐻𝐻
• In base all’equazione 𝐿𝐿 = dato che la
−𝜀𝜀
domanda è uguale in entrambi i mercati, lo sarà
anche ε, e quindi è sufficiente trovare quale tra i
due mercati mostra H maggiore.
– Mercato 1: H = 502+502 =5000
– Mercato 2: H = 702+152+152 = 5350
• Il potere di mercato, misurato da L, è più grande
nel mercato 2, anche se il numero di imprese
operanti su questo mercato è maggiore di quelle
operanti sul mercato 1.
• Il motivo di questo risultato è che sul mercato 2 c’è
un’impresa che detiene una grossa fetta del
mercato, s = 70%. 61
Paradigma
Structure-Conduct-Performance (SCP)
• La struttura di mercato influenza la condotta: es.
la collusione è più semplice con poche imprese.
73
Regolamentazione all’entrata
• In generale la regolamentazione è auspicabile nei
casi di fallimento del mercato, ma le imprese
attive fanno speso lobby per proteggere i loro
interessi.
• Se il business stealing effect è ampio, allora
contrastare l’entrata (es. licenze per operare) è
socialmente positivo.
• Tuttavia creare barriere all’entrata può
comportare un danno per i consumatori più
grande del beneficio a favore delle imprese. In
questa logica, le barriere all’entrata sono
attribuibili al prevalere di interessi privati
sull’interesse pubblico. 74
Argomenti trattati in questa lezione
• Concentrazione di mercato, indici di concentrazione C e H
4
• Potere di mercato (Indice di Lerner)
• Equilibrio con libertà di entrata
• Scala minima efficiente e concentrazione
• Economie di scala e concentrazione
• Barriere all’entrata e concentrazione
• Modello teorico e realtà
• Evoluzione di un’industria nel tempo
• Costi di entrata endogeni ed esogeni
• Intensità della concorrenza e struttura di mercato
• Concentrazione e potere di mercato
• Paradigma Structure-Conduct-Performance (SCP)
• Ipotesi di collusione e ipotesi di efficienza
• Libertà di entrata e benessere sociale
• Business stealing effect
• Differenziazione di prodotto
75
• Regolamentazione all’entrata
Refusi seconda edizione
• Le pagine 317-318 hanno innumerevoli refusi
tutti riferiti ai +1 che dovrebbero essere mesi
a pedice, cioè: qn+1 e pn+1 sono da intendersi
qn+1 e pn+1
76