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Titolo:
Misurazione della pressione
Obiettivo:
Relazionare sulla misurazione della pressione, in particolare spiega quali errori possono insorgere
durante la misurazione e a cosa sono dovuti.
Cenni teorici:
La pressione arteriosa è la pressione che il sangue esercita sulle pareti delle arterie del sistema
cardiocircolatorio. Essa dipende sia dalla quantità di sangue pompato dal cuore sia dalla resistenza
opposta al flusso sanguigno.
La pressione sale e scende seguendo le contrazioni del cuore. La massima è quando il cuore si
contrae per spingere il sangue in circolo (pressione sistolica), mentre quella minima è quando il
cuore rilascia il sangue (pressione diastolica).
I valori normali sono:
130 mm Hg - sistolica, tra i 60 e 80 - diastolica mm Hg.
Quando la pressione è alta, maggiore è il rischio di danni al cuore e ai vasi sanguigni, nonché
organi, come: cervello e reni.
Per evitare la pressione alta, si deve avere uno stile di vita sano:
⁃ Ridurre il consumo di alcol;
⁃ Attività fisica regolare;
⁃ Evitare lo stress.
Per misurare la pressione si usa lo sfigmomanometro. Costituito da:
⁃ Un bracciale di tela provvisto di camera d’aria;
⁃ Pompa con valvola per gonfiare e sgonfiare la camera d’aria;
⁃ Colonna graduata a mercurio, dove si leggono i valori di pressione.
Esistono attualmente e si utilizzano apparecchiature digitali e automatiche, ma quello a mercurio è
il più preciso ed è utilizzato dai dottori.
Prima di misurare la pressione, il paziente deve rimanere seduto per 1 minuto a riposo. Poi, se c’è
sospetto di qualche disturbo della circolazione periferica, la prima volta si misura in entrambe le
braccia.
Durante la misurazione, il bracciale deve trovarsi all’altezza del cuore.
Nei diabetici e negli anziani, si misura la pressione 5 minuti dopo che il paziente ha assunto la
posizione eretta.
Quando l'aumento pressorio supera i 130/85 mmHg ma è inferiore ai 139/89 mmHg, il grado di
ipertensione è lieve e la condizione in atto è detta più propriamente pre-ipertensione;
Quando l'incremento pressorio supera i 140/90 mmHg ma è inferiore ai 159/99 mmHg, il grado
ipertensione è tra il lieve e il moderato, e la condizione risultante prende il nome di ipertensione
allo stadio 1;
Quando l'incremento pressorio oltrepassa i 160/100 mmHg ma rimane al di sotto dei 179/109
mmHg, il grado di ipertensione è tra il moderato e l'elevato e la condizione in corso è conosciuta
come ipertensione allo stadio 2;
Infine, quando l'incremento pressorio è maggiore o uguale a 180/110 mmHg, il grado di
ipertensione è elevato e la condizione che risulta assume il nome di ipertensione allo stadio 3 o
crisi ipertensiva.
L'ipertensione secondaria è l'aumento costante della pressione arteriosa, alla cui origine c'è una
precisa circostanza/condizione, che può essere:
Una grave malattia renale, come per esempio la malattia renale cronica e la glomerulonefrite;
Una grave malattia cardiaca;
Una malattia endocrina, come la sindrome di Cushing, il feocromocitoma, l'ipotiroidismo,
l'iperaldosteronismo, l'iperparatiroidismo, l'ipertiroidismo, l'acromegalia e la sindrome di Conn;
Il diabete;
La sindrome delle apnee notturne;
La gravidanza;
Un grave difetto congenito a carico dei vasi arteriosi più grandi (es: coartazione dell'aorta);
La stenosi delle arterie renali;
L'impiego di certi farmaci, come la pillola anticoncezionale, i decongestionanti nasali, alcuni
antitussivi, i FANS, i corticosteroidi, i preparati naturali contenenti liquirizia, gli antidepressivi
appartenenti alla categoria degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina ecc.;
Il lupus eritematoso sistemico;
La sclerodermia;
L'uso di droghe, come la cocaina e le anfetamine;
L'abuso di sostanze alcoliche (alcolismo);
L'età avanzata;
Una predisposizione familiare all'ipertensione;
L'appartenenza alla popolazione Africana, Afro-Americana e Caraibica;
L'eccesso di sale nella dieta;
Lo carenza di vitamina D;
La sedentarietà;
Il sovrappeso e l'obesità;
Il consumo regolare di grandi quantità di alcol;
Il fumo;
L'insonnia e un numero ridotto di ore dedicate al sonno notturno;
Lo stress;
La presenza di malattie croniche, come il diabete, alcune patologie renali o la sindrome delle apnee
notturne.