To: martavignola0@gmail.com Cc: Date: Today at 17:01:19 CET Subject: Lezione del 5, plastidi (ultima parte)
COME AVVIENE LA TRASFORMAZIONE DI UN
CLOROPLASTO IN CROMOPLASTO? Si ha la demolizione della clorofilla, appaiono i carotenoidi già presenti nel cloroplasto però vediamo che altri ne vengono sintetizzati, demolizione parziale delle proteine, soprattutto quelle che erano necessarie ai fini fotosintetici, scomparsa dei grana e quindi dei tilacoidi, delle strutture lamellari è comparsa di gocciole lipidiche che contengono carotenoidi. Tutti i plastidi da dove prendono origine ? Da proplastidi perché tutte le cellule derivano da cellule meristematiche che poi si dividono dando origine a una cellula che resta tale e ad un altra che va incontro a distensione e differenziazione. Al livello delle cellule meristematiche i plastidi si trovano nella forma di proplastidi, cioè che possono poi differenziarsi nei vari tipi di plastidi a seconda della funzione che la cellula andrà a svolgere e del tessuto di cui la cellula andrà a far parte. Per cui se si tratterà di una cellula del parentimi clorofilliano avremo i cloroplasti, mentre nella cellula del parentimi di riserva, i proplastidi si trasformeranno in leucoplasti, in particolare amiloplasti. Possono anche trasformarsi in cromoplasti però in genere i cromoplasti derivano dai cloroplasti, è molto più raro che si formano direttamente dai proplastidi. Come si presentano i proplastidi? Sono piccoli, di colore verde pallido perché la clorofilla si sta formando e non hanno ancora una colorazione verde intenso. Sono poi piccoli dei plastidi, hanno un diametro tra 05 e 1 micron, sono delimitati da doppia membrana e come tutti i plastidi non presentano ancora il sistema lamellare, hanno là proto clorofilla, posseggono DNA RNA e ribosomi e sono in grado di effettuare tutte le sintesi che avvengono nei plastidi adulti, cioè sintesi proteica perché appunto posseggono un l'iro DNA circolare e ribosomi, anche sintesi di acidi grassi, di amminoacidi etc. I proplastidi quindi precursori degli altri plastidi anche se nello specifico i cromplasti derivano più da cloroplasti che direttamente dai proplastidi. (Più raro) I proplastidi possono evolvere in cloroplasti oppure leucoplasti, c'è anche la possibilità che possano convertirsi gli uni negli altri, come le patate ad esempio, che possono assumere una colorazione verde dovuta al fatto che gli amiloplasti della patata alla luce si convertono in cloroplasti, però questa conversione non è frequente come nei cloroplasti in cromplasti che è invece molto frequente. Aspetto dei plastidi : I cloroplasti, con il sistema lamellare. I leucoplasti con i loro granuli di amido. I cromoplasti che presentano le goccioline lipidiche, intensamente colorate in arancione perché ricche di carotenoidi. Esistono anche gli ezioplasti, che esistono perché i proplastidi destinati a diventare cloroplasti si differenziano al buio, e ciò non permette loro di differenziarsi perché non riescono a formare il sistema lamellare, a convertire la protoclorofilla in clorofilla e danno luogo a queste forme di plastidi. La luce è una condizione necessaria ma non sufficiente per la formazione dei cloroplasti. Non appena gli ezioplasti vengono esposti alla luce, essi evolvono nei cloroplasti. Quindi la trasformazione avviene solo in presenza di luce. I cloroplasti abbondano nel parentima clorofilliano, un tessuto che si trova sotto all'epidermide, il tessuto più esposto alla luce ma le cellule dell'epidermide non contengono cloroplasti quindi la luce è necessaria ma non è la condizione sufficiente per generare cloroplasti. La formazione dei tilacoidi è una condizione per far avvenire la trasformazione dei proplastidi in cloroplasti. I tilacoidi si assemblano poi per formare le pile di grana. Si ha la conversione della protoclorofilla in clorofilla, che però dal punto di vista chimico sono molto simili perché differiscono solo per la presenza del doppio legame nella protoclorofilla che poi viene ridotto durante la conversione. Negli ezioplasti invece di formare il tipico sistema lamellare costituto dai tilacoidi assemblati a formare grana e dai tilacoidi intergrana, si forma una struttura cristallina che si chiama corpo prolamellare, che si dissolve con la luce permettendo la formazione dei primi tilacoidi, che poi si assemblano per formare grana. Nello stroma del plastidio che è un organello semiautonomo perché avendo DNA circolare e ribosomi sono in grado di sintetizzare proteine, si ha quindi la sintesi di pigmenti e di proteine ma non tutte le proteine presenti nei plastidi sono sintetizzate nel plastidio stesso, anzi alcune vengono dal citoplasma e quindi dal citoplasma si portano all'interno del cloroplasto. Un esempio è l'enzima rubisco, la ribulosio bisfosfato carbossilasi, l'enzima più importante della fotosintesi, la proteina maggiormente presente nella biosfera, che è molto complessa in quanto costituita da 16 subunitá (8 grandi e 8 piccole, di cui le grandi sono sintetizzati nel cloroplasto stesso mentre le piccole vengono dal citoplasma). I plastidi sono caratterizzati da due involucri, due membrane di cui quella interna a contatto con lo stroma del plastifico, si introflette, forma delle invaginazioni che si staccano e vengono a costituire i tilacoidi. E si chiamano tilacoidi primari, in quanto sono singoli e non ancora assemblati a formare i grana. Dai tilacoidi primari si formano i tilacoidi dei grana e si incomincia ad avere la formazione del sistema lamellare. I tilacoidi sono dunque la sede della reazione della fase luminosa della fotosintesi, cioè le reazioni che avvengono solo in presenza di luce, in quelli che sono i fotosistemi. Nei tilacoidi primari abbiamo solo il fotosistema 1. Non vi è un efficiente pompa protonica, necessaria per la sintesi di ATP perché appunto i prodotti della fase luminosa sono ATP e potere riducente in forma di Nadph, ma quest ATP non riesce ad essere sintetizzata in maniera efficiente neo tilacoidi primari. Né una grande capacità di fosforilazione ciclica, cioè il tilacoidi primario non è particolarmente efficiente dal punto di vista fotosintetico, cioè presenta solo il fotosistema 1. Quindi perciò i proplastidi destinati a diventare cloroplasti, in assenza di luce danno gli ezioplasti, che si formano nelle cellule delle foglie delle piante, caratterizzati dal corpo prolamellare, aggregazione cristallina di strutture tubuliformi che vengono disposte in un reticolo cubico o esagonale. Nei semi per esempio i proplastidi possono dar luogo ad ezioplasti che poi si differenziano in cloroplasti, in presenza di luce. I Al livello del corpo lamellare abbiamo ribosomi e quella che è la protoclorofilla. In seguito all'illuminazione questo corpo si disintegra, si dissolve velocemente e incomincia la formazione dei tilacoidi e l'aggregazione a dare il sistema lamellare. I primi tilacoidi compaiono dopo qualche ora dall'illuminazione, si formano i grana e dopo 24/48 h lo sviluppo del sistema lamellare è completo. Abbiamo poi la trasformazione della protoclorofilla con il suo doppio legame che viene ridotto e trasformata in clorofilla, una fase di latenza di 1/2 h e quindi la sintesi di clorofilla che procede a ritmo molto intenso. Dopo di che viene acquisita la capacità fosforilativa, cioè di formare ATP a partire da ADP e fosfato e così entro 1 h dall'illuminazione si ha anche la comparsa di tutto il corredo degli enzimi fotosintetici. Nel corso dello sviluppo della pianta possiamo avere delle interconnessioni di tipo plastidiale, per esempio la buccia verde dei limoni chiamata epicarpo, diventa gialla da verde e questa trasformazione è dovuta alla conversione dei cloroplasti in cromplasti. L'investimento delle patate, tuberi che sono organi sotterranei, causato dell'esposizione alla luce e questo inverdimento riflette la conversione dei cloroplasti in cloroplasti. I cromoplasti rappresentano una fase senescente, non più convertibile, cioè lo stadio finale della vita dei plastidi. Sui mitocondri e cloroplasti è stata formulata una teoria chiamata teoria endosimbiotica, secondo la quale questi organelli semiautonomi, che presentano quindi un loro DNA circolare e ribosomi 70 s, che sono ribosomi batterici che ha fatto pensare che questi organelli si siano originati da batteri, procarioti liberi che si sono rifugiati in cellule originariamente eterotrofe (non in grado di effettuare la fotosintesi) e negli endosimbionti di queste cellule conferendo loro un vantaggio, quello di essere in grado di effettuare la fotosintesi. Queste cellule eterotrofe sono diventate capaci di fotosintesi grazie a questa simbiosi con questi procarioti liberi, che sono diventati i cloroplasti di queste cellule divenute poi autotrofi per la presenza di questi eucarioti che hanno dato vita ai cloroplasti. Le cellule più piccole cioè questi procarioti che si andavano a collocare in queste cellule eucariote eterotrofe contenevano tutti i meccanismi necessari per captare e convertire l'energia dell'ambiente e hanno donato questa capacità alle cellule eucariote con la loro presenza, trasformandole in cellule capaci di fotosintesi. Inviato da iPad