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‘’Vincent Van Gogh’’

Quando si parla di Post-impressionismo, si parla di tutto e niente.


Difatti, in questo caso, facciamo riferimento ad artisti che vengono immediatamente dopo
l’impressionismo, e che acquisiscono delle caratteristiche molto differenti tra di loro, le quali
rappresentano il superamento dell’impressionismo.
Nonostante ciò, loro non avrebbero potuto dipingere in questo modo se non ci fosse stato
l’impressionismo.
Non è una corrente perchè ci sono personaggi completamente diversi tra di loro (Gauguin, e Van
Gogh).
Gli elementi comuni agli artisti che operano subito dopo l’impressionismo sono:
❖ L’abbandono di tutto ciò che era rappresentato dalla pittura accademica (no prospettiva, no
chiaroscuro). Tutto ciò che riguardava il passato non interessava più.
❖ Abbandono di tutto ciò che è bello (del concetto di bellezza in generale, abbandono della
ricerca della bellezza). Taglio netto e assoluto con il passato classico e il neoclassicismo.
❖ Abbandono della rappresentazione realistica della realtà (sia con il realismo che con
l’impressionsimo, dal momento che entrambi partivano con l’osservazione della realtà)
❖ Libertà nella scelta dei temi e della tecnica. Ognuno fa ciò che vuole, quindi non si ricerca
mai la bellezza e l’oggettività.
D’altronde quando parliamo di Van Gogh, parliamo di stati d’animo. La differenza con gli altri
artisti è che, quando parliamo di lui, parliamo di un’animo malato, di una persona che aveva tratti
di follia, istinti suicidi, che viveva in preda alle ossessioni, alle fissazioni, forse alcune erano vere,
mentre altre no.
Il fatto che abbia una mente malata significa che ciò che dipinge, anche se parte da una realtà
oggettiva, diventa qualcosa di differente.
Perchè Van Gogh appassiona tutti? Le sue opere raggiungono sempre quotazioni incredibili, e sono
amate da tutti. Inoltre, c’è sempre stato un doppio mercato delle opere di Van Gogh, che
affascinavano sia gli occidentali che gli orientali perchè alcuni dei compratori più facoltosi di Van
Gogh furono i giapponesi.
Ciò ci fa capire che ha riscosso un successo in tutto il mondo perchè, secondo alcuni, i suoi dipiniti
hanno una luminosità che nessun’altro è riuscito ad ottenere. Secondo altri storici, lui rappresenta
la disperazione, lo stato d’animo di ansia, angoscia, religiosità.
Secondo altri, invece, i suoi dipinti rappresentano lo stato di malessere del XX secolo. Lui morì nel
1890, a ridosso del secolo, ed è come se i suoi dipinti rappresentassero lo stato di malessere
generale di questo secolo che termina.
I suoi dipinti rappresentavano sempre la sua interiorità, mentre quelli degli impressionisti si
fermavano semplicemente alla ‘’percezione visiva della realtà’’
La sua interiorità era però malata, caratterizzata da una percezione distorta della realtà. I suoi
dipinti sono bellissimi ma causano una certa angoscia nell’osservatore.
Lui nacque in Olanda nel 1853. Visse sia in Olanda che in Belgio. Iniziò la sua attività lavorativa,
come pastore protestante (una specie di prete), spostandosi in diversi paesi dell’Olanda e del
Belgio.
Era entrato in contatto con diverse comunità, in particolare con una comunità di minatori in
Belgio. Questa comunità era rappresentata da categorie disagiate, che facevano una vita infernale, e
lui, in quanto pastore, doveva, attraverso i suoi sermoni, tirare su il morale a queste persone.
Però, evidententemente successe sempre qualcosa, perchè lui venne sistematicamente allontanato
da queste comunità, motivo per cui si spostava sempre da un paese all’altro. Difatti, avendo
problemi psichichi, era difficile per lui lavorare come supporto per persone che soffrivano
altrettanto, durante lo svolgimento del loro lavoro.
Si rese conto che non era il mestiere per lui, e iniziò a prendere lezioni di pittura, anatomia e di
disegno, nonostante fosse anche autodidatta.
La 1° fase, che si concluse nel 1885, è caratterizzata dal ‘’socialismo utopistico’’. Negli anni in cui
visse in queste comunità di contadini e minatori, egli si rese conto che queste classi sociali venivano
sfruttati dalla borghesia e dagli imprenditori.
Con il ‘’socialismo utopistico’’, voleva che ci fosse uguaglianza tra le varie classi sociali; credeva
infatti che l’artigianato fosse migliore rispetto rispetto alla produzione industriale, immaginando
un mondo senza le industrie, e le catene di montaggio.
Tuttavia, l’utilizzo dello stesso termine ‘’utopistico’’ impediva la realizzazione di questo suo sogno.
Il progresso andava sempre avanti, una volta che si aveva l’industrializzazione non si poteva
tornare indietro.
Un’altra caratteristica ‘’utopistica’’ è la volontà che non ci siano padroni. Difatti, nonostante sembri
una cosa positiva, era comunque necessario l’investimento del denaro da parte di qualcuno. Senza
denaro, non ci sono industrie, e senza industrie, non c’è il lavoro.
Perciò, lui credeva che l’ideale era un mondo senza padroni, senza le industrie perchè l’artigianato
privilegiava l’autonomia creativa dell’individuo, mentre le industrie trasformavano l’individuo in
una catena di montaggio.
In questa fase, egli utilizzava sempre colori scuri, temi sociali (ambientazioni di fabbriche, luoghi di
campagna, luoghi di lavoro e di sofferenza).
I dipinti si assomigliano tutti.
‘’I mangiatori di patate’’
Si parla di una famiglia di contadini, che si ritrova la sera, attorno ad un tavolo, a mangiare
soltanto patate, l’unico alimento a basso costo che si potevano permettere. Inoltre, le patate
venivano coltivate proprio nel terreno che loro stessi lavoravano.
La bevanda scura che stanno mettendo nelle tazze è il caffè di malto, poichè il caffè normale
costava troppo.
L’interno è domestico, e da quel poco che si vede, si nota come sia una casa molto povera e
semplice. Ci sono pochissimi oggetti di arredo (un orologio, un quadro con un’immagine sacra dato
che si intravede una croce).
A destra ci sono oggetti per cucinare, e poi c’è anche una lampada ad olio, ed è l’unica sorgente
luminosa, che illumina in parte la faccia e in parte il cibo.
Il dipinto è estremamente brutto. Ciò che lo rende brutto sono le facce delle persone, che sono state
definite delle caricature in quanto sembrano aver perso la loro connotazione fisica per trasformarsi
in figure grottesche e brutte.
Le loro stessi mani, che vengono illuminate dalla luce, sono deformate in quanto lui voleva
sottolineare il fatto che questi contadini affondavano le mani nella terra, diventando sempre più
deformate con il passare del tempo.
E’ rappresentata anche una persona di spalle, che noi non vediamo, e sembra proprio che queste
persone chiudano un cerchio.
Il dipinto è brutto anche per i colori, che sono scuri e sembrano quasi ‘’sporchi’’, perchè lui decise
di voler utilizzare i colori della terra, volendo sottolineare che con quel colore, i contadini si
sporcano le mani, hanno i vestiti di quel colore, le case sono squallide e scure.
E’ come se i colori della terra dominassero la loro esistenza.
Un altro aspetto che Van Gogh voleva sottolineare era la mancanza di luce, dal momento che esiste
soltanto una sorgente (la lampada ad olio) che illumina le facce, lui stesso vuole illuminarle perchè:
✓ Questo dipinto era il risultato di tanti studi preparatori e di tanti ritratti che lui aveva fatto a
ciascuno di questi contadini. Sono stati ritrovati ritratti di ogni singolo contadino
rappresentato in questo dipinto, che poi lui ha ricomposto insieme per fare questo dipinto.
✓ Voleva sottolinare il fatto che questi contadini non si guardino negli occhi. Difatti,
arrivavano a casa talmente stanchi e distrutti, che non avevano la forza, l’energia e la voglia
nemmeno di guardarsi in faccia.
E’ come se ci volesse dire che questo lavoro snaturasse le persone, snaturasse le famiglie, dal
momento che ciascuno di loro era concentrato soltanto sul fatto che dovesse mangiare e poi
dormire.
Lui però aveva moltissimo rispetto e stima per i contadini, e voleva renderli protagonisti di
quest’opera.
Difatti, anche se Van Gogh era sempre senza soldi, era riuscito a farsi stampare una ventina di
copie di questo dipinto, che aveva in parte regalato ed in parte venduto.
Egli voleva che i contadini che erano ritratti in quest’opera avessero a casa una copia del dipinto,
proprio perchè lui voleva renderli protagonisti di questo dipinto.
E’ ovvio che quando si pensa a Van Gogh non si pensa a quest’opera, bensì a opere molto più
colorate e con temi differenti. Avvenne qualcosa nella sua vita che cambiò totalmente il suo modo
di dipingere.
Nell’anno successivo, nel 1886, si ebbe la svolta; lui andò a Parigi, dove viveva già suo fratello Theo.
A Parigi incontrò gli impressionisti, difatti nonostante nel 1886 ci fu l’ultima mostra
impressionista, ciò non significava che gli impressionisti fossero morti o che non dipingessero più,
semplicemente, ufficialmente quello fu l’anno dell’ultima mostra.
Grazie a suo fratello Theo, Van Gogh entrò in contatto con gli impressionisti e gli si aprì un mondo;
iniziò a dipingere in un modo completamente diverso.
Cosa cambiò:
✓ Iniziò a dare importanza alla luce e a i colori.
✓ In un certo senso, anche lui divenne indifferente al tema (In passato egli non era cosi,
perchè ritraeva sempre o operai o contadini o minatori, temi sociali).
Egli poteva essere indifferente al tema anche perchè i suoi sentimenti potevano esserci in un
ritratto ma anche in una natura morta. In ogni suo dipinto, egli mostrava qualcosa di sè.
✓ Dipingeva all’aria aperta (soprattutto di notte in quanto sosteneva che si vedessero molti
più dettagli rispetto al giorno)
✓ Cambiò anche la tecnica, caratterizzata da piccole pennellate. Le sue pennellate sono
definite ‘’direzionali’’, a volte più lunghe, a forma di S, più dinamiche.
✓ Divenne ancora più appassionato del Giappone. Dal mondo giapponese, egli prese la linea
di contorno (nera) poichè nelle stampe giapponesi, la linea di contorno c’è sempre.
✓ Egli, dal mondo giapponese, prese anche una tecnica detta ‘’A tratto e punto’’ e alcuni temi
(per esempio, Il girasole ed Iris).
La tecnica ‘’A tratto e punto’’ sosteneva nel ‘’riempire’’ alcuni spazi con i puntini, altri con ‘’dei
tratti’’.
La cosa più importante che riguarda il Giappone e che è legata a Van Gogh è che lui, ad un certo
punto, decise di andare in Giappone, convincendosi (perchè era pazzo) che il Giappone fosse un
mondo fantastico, e che ci fosse un rapporto tra uomo e natura, tale per cui l’uomo vivesse felice in
natura, e che tra gli uomini ci fosse armonia.
Egli, del Giappone, aveva soltanto una sorta di impressione.
22/02/22
Dal punto di vista sentimentale, Van Gogh fu molto sfortunato; egli non riuscì a mantenere nessun
tipo di rapporto (di amicizia o di amore). Ciò lo fece soffrire molto nel corso degli anni, e il suo
unico reale amico si rivelò essere suo fratello, che gli voleva sinceramente bene.
Egli lo aiutò anche economicamente, perchè Van Gogh era sempre senza lavoro, e senza soldi.
Difatti, esistono moltissime lettere tra i due, in cui Van Gogh racconta al fratello cosa stava
dipingendo, e poi gli chiede dei soldi.
Egli si recò a Parigi perchè suo fratello Theo gestiva una galleria d’arte (lo mantenne e gli diede
l’opportunità di entrare in contatto con altri grandi artisti, come Monet e Cezanne).
Questo incontro con gli impressionisti cambiò il suo modo di dipingere (cambiò la tecnica).
Riguardo al rapporto con l’impressionismo, sappiamo che lui apprezzò molto la tecnica, ma non i
temi. Difatti, sappiamo che una volta lui scrisse in una lettera a suo fratello Theo, che lui preferiva
dipingere ‘’gli occhi della gente’’ e non le cattedrali (riferimento a Monet, serie sulle cattedrali).
Un’altra cosa che però avevano in comune Van Gogh e gli impressionisti, e che entrambi furono
‘’pittori seriali’’, ripetendo anche lui ossessivamente alcuni temi (autoritratti, girasoli, Iris, il ponte
giapponese). Anche lui, di fatto, risentì della cultura giapponese, di cui aveva una visione
completamente distorta.
Un valore aggiunto dei paesaggi di Van Gogh sta nel fatto che lui fosse molto religioso (era
protestante); nella religione protestante, si dava molta importanza alla natura, che era presentata
come l’emanazione di Dio. Per questo motivo, lui realizzò molti paesaggi.
Invece, la cultura cristiana cattolica, si concentrava sempre sull’uomo, tralasciando la natura.
Giotto fu il primo ad avere dipinto il cielo d’azzurro, mentre prima era sempre stato del colore ore,
eglì rivalutò anche il ruolo del fuoco, del cielo, delle montagne perchè rivalutava ‘’le creature di
Dio’’.
Per secoli, tutto si era incentrato sulla trascendenza.
Nonostante gli stessi impressionisti disegnarono anche loro molti paesaggi, tra loro e Van Gogh,
esisteva una sostanziale differenza; Van Gogh, difatti, li dipingeva di notte.
Egli affermò: ‘’Le persone quanti dettagli si possono vedere di notte, che invece di giorno non si
vedono’’.
Tale affermazione ci fa capire che il silenzio, il buio e la solitudine, gli davano modo di riservare
tutti i suoi sentimenti in un paesaggio. E’ chiaro perciò che i suoi dipinti non rappresentino la
realtà, ma una realtà mediata dai suoi stati d’animo e dai suoi sentimenti.
Egli restò a Parigi per circa due anni, e, dovendosi disintossicare sia dal fumo che dall’assenzio,
decise di lasciare la città (1888) per andare in un posto tranquillo.
Si diresse verso la Provenza, nel sud della Francia, dove desiderava poter creare una comunità di
artisti che potessero discutero di arte e lavorare insieme.
Tuttavia, tale sogno sembrava irrealizzabile perchè nessuno voleva lavorare con lui; sia perchè
nell’ambiente artistico si conoscevano già i problemi psichici di Van Gogh, sia perchè nessuno era
probabilmente interessato a quest’idea.
Fattosta che, siccome nessuno ci voleva andare, Theo ricattò Gaugain (altro artista post-
impressionista, sbandato e senza soldi) promettendogli la vendita assicurata dei suoi dipinti nella
sua galleria d’arte, a patto che lui andasse a vivere con suo fratello.
Dal momento che egli necessitava di soldi, andò a vivere con Van Gogh. Questa convivenza durò
pochissimo; 60 giorni, in una casa che venne definita ‘’la casa gialla’’.
Veniva chiamata cosi perchè dopo averla affittata, pur essendo senza soldi, comprò dei latta di
vernice gialla, e la dipinse. (Il giallo era il suo colore preferito).
(Era il suo colore preferito, ma aveva anche una malattia agli occhi, per cui pare che lui vedesse più
giallo di quello che in realtà esiste, egli era tuttavia ossessionato da questo colore e dal suo
significato simbolico, che per lui era positività, felicità, amicizia, tutto il bene a cui si può pensare
nella vita di un uomo).
Esisteva difatti una leggenda che sosteneva che lui mangiasse i tubetti di colore giallo, ma non si sa
se sia vera. Nonostante ciò si suppone che, contenendo il colore giallo del piombo, pare che questa
sua malattia mentale fosse anche aiutata da un’avvelenamento da piombo.
Nei due mesi che lui trascorse con Gaugain, illuso nel credere che si potesse creare un’amicizia,
realizzò moltissimi dipinti che hanno come oggetto i girasoli, che rappresentò moltissime volte o
nel vaso, o poggiati su un talo.
Ciò che conta è che lui scelse il girasole per diversi motivi; I suoi petali sembrano quasi delle
‘’fiammelle’’ che vanno verso l’alto, che potrebbero far pensare ad una tensione verso il divino
(l’alto).
Inoltre, era importante anche il fatto che si chiami ‘’girasole’’ perchè cambia disposizione nell’arco
della giornata a seconda di come si gira il sole. Anche questo rappresenta, infatti, una tensione
verso il divino.
Sicuramente, inoltre, se una persona è sempre alla ricerca del divino, rappresenta spesso una sua
sofferenza, per cui se nel quotidiano non trova una consolazione, si rivolge alla divinità.
La convivenza tra i due terminò malissimo perchè Gaugain voleva svolgere un differente tipo di
vita, con le sue storie e con i suoi giri, mentre Van Gogh, aveva solo Gaugain affianco a lui.
Si dice infatti, che, una notte, Gaugain volesse uscire e Van Gogh iniziò a seguirlo, con un rasoio in
mano. Alla fine, Gaugain scappò e andò a dormire in albergo.
Quando tornò a casa, tornò l’intero paese in subbuglio, insieme alla polizia; Van Gogh si era
tagliato l’orecchio, lo aveva posizionato in un fazzoletto, e lo aveva portato ad una prostituta di una
casa d’appuntamento. Ciò segnò il punto di rottura; Gaugain trovò finalmente la scusa per
andarsene, partendo in seguito per la Polinesia.
Per Van Gogh, questo momento segnò l’inizio della fine; eglì inizio ad entrare ed uscire dagli
ospedali psichiatrici, in quanto la popolazione si era ribellata in seguito al folle atto da lui
compiuto.
Gli ultimi mesi, dal 1889 al 1890, furono dei mesi tristissimi, in cui però, talvolta potè uscire e
dipingere.
In questo periodo, produsse alcune delle opere più belle e importanti della sua carriera artistica.
‘’La notte stellata’’ pag. 188
E’ un’opera che lui realizzò quando era in Provenza. E’ probabile che sia un paesaggio, in parte
reale ed in parte inventato.
Una delle caratteristiche principali dei suoi paesaggi era ‘’l’instabilità della linea di orizzonte’’
(come vediamo in ‘’Campo di grano con mietitore’’).
Non c’è una linea di orizzonte chiara e dritta, che di solito l’occhio umano percepisce.
Esiste una divisione tra la parte alta e la parte basse del dipinto;
Difatti, di solito, guardare il cielo stellato dovrebbe trasmettere tranquillità, mentre il dinamismo
dovrebbe esser collocato in riferimento alla città, dove la gente vive e lavora.
Sembra quasi che ci sia un ribaltamento; sembra quasi che ciò che c’è sulla terra sia immobile,
fermo e tranquillo, mentre ciò che crea tensione è il cielo, che sembra dinamico.
Le pennellate sono diverse, sono quasi a forma di S.
Esiste la linea di contorno, ripresa dall’arte giapponese. (Nel periodo a Parigi, si appassionò ancora
di più all’arte giapponese, dal cui riprese il girasole e l’Iris).
Esistevano iris sia viola che bianchi, ma lui dipingeva solo quelli viola. Dipingevano soltanto quelli
perchè li rappresentava spesso in ritratti in cui c’erano molte pennellate gialle, il viola/blu creava
un contrasto con il giallo.
Nella cultura giapponese, l’Iris aveva una funzione ‘’apotropaica’’, ovvero che serviva ad allontanare
il malocchio e gli influssi maligni.
Infatti, quando lui viveva ‘’attacchi di nervi, di fissazioni’’, spesso dipingeva l’Iris, volendo
allontanare gli spiriti maligni.
Oltre ad aver ripreso dal Giappone, la linea di contorno ed alcuni temi, egli riprese anche la tecnica
del ‘’tratto e punto’’.
Ciò significava che i giapponesi, spesso, nei loro dipinti utilizzavano ‘’dei tratti, e dei puntini’’.
Una volta ripresa la tela, la riportò anche li. All’interno del dipinto sono presenti elementi
irrealistici, come le spirali, che fanno percepire una tensione perchè è come se girassero intorno
alle stelle.
Non poteva esserci neanche questa luminosità del cielo, dovuta alla luna che sembra illuminare
come se fosse giorno. Anche le ‘’macchie gialle’’ presenti sul territorio sono irrealistiche, perchè
fanno credere che siano fonti di luce che illuminano il paesaggio.
In particolare, c’è una cosa che lui non può aver visto; il campanile. Questo paesaggio, infatti, in
parte è frutto del suo ricordo della sua giovinezza; questi campanili alti e slanciati sono tipici
dell’Olanda e non della Provenza.
E’ probabile che lui sia andato la notte a dipingere all’aperto, ma che in parte abbia visto questo
paesaggio, mente in parte lo abbia sognato, o immaginato.
E’ stato notato che un altro tema piuttosto ricorrente e che in qualche modo si ricolleghi ai girasoli;
sia la presenza dei cipressi, presenti nei cimiteri. Questo cipresso, svetta verso l’alto, verso il cielo,
quasi come fossero delle fiamme che si dirigono verso il cielo.
Quest’opera è un paesaggio, ma non ha niente a che fare con il paesaggio dell’impressionismo.
‘’La chiesa di Auvers sur Oise’’ pag. 186
Venne realizzata negli ultimissimi mesi di vita di Van Gogh.
Viene rappresentanto l’abside della chiesa. La pittura di quest’opera è fatta di onde, tratti, punti; è
come se i due sentieri dilatassero la composizione, e vengono rappresentati attraverso piccole
pennellate spezzate.

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