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SCHIAPARELLI”
CENTRO POPOLARE DIVULGATIVO DI SCIENZE NATURALI
SENZA SCOPO DI LUCRO
fondata da Salvatore Furia nel 1956
(Regolarmente costituita il 5 febbraio 1963 Atto Pubblico Notaio Luigi Zanzi)
“CITTADELLA DI SCIENZE DELLA NATURA” SALVATORE FURIA”
alt. 1226 m s.l.m. lat. +45°52’04” - long. 8°46’15”Est - 0332/229.162
Istituzioni: Osservatorio Astronomico Popolare - Osservatorio Sismologico - Osservatorio Meteorologico -
Stazione A.P.T. satelliti meteorologici - Stazione E.S.A. -Meteosat - Informazioni regionali sul tempo
Q 0332/237.021 (2 linee) - linea per Deltaplani Club: Q 0332/285.111
Parco Montano “L. e M. Zambeletti” - Centro Studi Botanici “Lombardia” - Giardino Botanico “R.Tomaselli”
SEGRETERIA - Via A.del Sarto, 3 - 21100 Varese (I) - C.F. 80011560127 - 0332/235.491 (2 linee) - fax 0332/237.143
E-mail: astrogeo@astrogeo.va.it - http://www.astrogeo.va.it
LA LUNA
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CAPITOLO 1: LA FORMAZIONE ............................................................................................................................... 3
TEORIE SULLA GENESI ..................................................................................................................................................... 3
La fissione................................................................................................................................................................... 3
La collisione. .............................................................................................................................................................. 3
L’accrezione binaria................................................................................................................................................... 3
La precipitazione. ....................................................................................................................................................... 3
L’ETÀ DELLA LUNA E LE ERE LUNARI .............................................................................................................................. 4
CURIOSITA’ .................................................................................................................................................................. 20
BIBLIOGRAFIA RAGIONATA................................................................................................................................... 21
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Capitolo 1: La formazione
La fissione.
La Luna si sarebbe “staccata” dalla Terra quando quest’ultima era ancora allo stato semifluido e
ruotava attorno al suo asse in circa 6 ore. La prima stesura di questa teoria di deve a George Darwin
(figlio del più famoso Charles Darwin fondatore della Teoria dell’evoluzione delle specie). Secondo
Darwin la prova di questa teoria era l’Oceano Pacifico, il quale era situato il “buco” rimasto dopo
che una parte della Terra si era staccata. Formulata nel 1878 questa ipotesi fu distrutta da Jeffreys
nel 1930 il quale ne provò l’impossibilità.
Questa teoria spiegherebbe molto bene la simile composizione mineralogica della Terra e della
Luna. D’altro canto non esistono prove che la Terra nel passato abbia ruotato sul suo asse a velocità
maggiori dell’attuale.
La collisione.
Un corpo delle dimensioni di Marte avrebbe colliso con la Terra ”strappandone” parte della crosta e
del mantello. I frammenti dell’asteroide, della crosta e del mantello terrestre avrebbero iniziato ad
orbitare attorno al nostro pianeta. Dopo 10 ore il materiale avrebbe iniziato a condensarsi grazie ad
urti consecutivi, portando alla formazione di una proto-Luna circa 23 ore dopo l’impatto.
Questa ipotesi, elaborata al computer per la prima volta negli anni ottanta, era ritenuta alquanto
improbabile a causa delle troppe coincidenze che si dovrebbero verificare, attualmente è stata
rivalutata ed è diventata quella più probabile.
Recentemente un gruppo di ricercatori ha ipotizzato la formazione di due proto-lune che avrebbe
poi colliso formando il nostro satellite.
L’accrezione binaria.
La Luna e la Terra si sarebbero formate contemporaneamente dalla stessa nube primordiale per
accezione di materiale. Con questa ipotesi si pone che i due corpi fossero un sistema binario fin
dall’inizio. In questo modo si riescono a spiegare le somiglianze chimiche tra i due corpi.
La precipitazione.
La Luna si sarebbe formata da un anello di materiale che si era raccolto attorno alla Terra dopo la
sua formazione. Gli urti e degli impatti dei planetesimi che orbitavano attorno alla Terra avrebbero
così formato il nostro satellite. Con questa ipotesi si suppone che la Luna abbia la stessa
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composizione chimica dei meteoriti, cosa non vera e che non spiega come mai le rocce lunari siano
si poco più antiche di quelle terrestri.
ERA AVVENIMENTO
Capitolo 2: L’interno
Lo studio dell’interno della Luna ha presentato le stesse difficoltà di quello terrestre proprio perché
in entrambe i casi l’uomo si è dovuto basare sulle indagini indirette. In generale, i metodi di
indagine utilizzati per lo studio dell’interno di un pianeta si possono suddividere in due gruppi:
quelli diretti, come i carotaggi, e quelli indiretti, che utilizzano ad esempio le onde sismiche. Il
primo metodo consiste nel trivellare il terreno ed estrarne dei cilindri di roccia da analizzare. Questo
metodo ci dà informazioni sulla parte più superficiale della crosta. Le indagini sismiche si basano
sull’uso di sismografi che registrano il tracciato di piccoli terremoti prodotti dagli uomini, nel caso
della Luna astronauti, attraverso l’uso di cariche esplosive.
Se immaginiamo di tagliare a metà la Luna come se fosse una mela, il suo interno non sarebbe
molto diverso da quello terrestre (fig.1). La Luna è composta da tre strati concentrici: crosta,
mantello e nucleo. La crosta è lo strato più esterno ed ha uno spessore medio di 70 km. Sotto ai mari
si assottiglia fino a qualche km mentre sotto gli altopiani raggiunge anche i 100 km di spessore.
Il mantello è lo strato intermedio ed occupa circa il 90 % del volume della Luna. Da questa zona
provengono i magmi che hanno formato i basalti lunari e, qui, si originano i selenomoti, cioè i
terremoti lunari. I terremoti lunari si originano ad una profondità che varia tra i 600 km ed i 950 km
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a causa dell’attrazione terrestre e solare o della dilatazione termica dovuta agli sbalzi di temperatura
superficiali. La distribuzione degli ipocentri dei terremoti mostra che essi si originano tutti nella
zona di confine tra Mantello e Nucleo. E’ facile intuire che le zone dove avvengono le rotture che
originano i terremoti siano soggette a movimenti. I selenomoti sono molto meno frequenti del
terremoti. Anche se non si è ancora certi della sua esistenza si pensa che il un nucleo abbia piccole
dimensioni, circa 700 km di spessore, sia fluido e che sia formato prevalentemente da Ferro e
Nichel. Dagli studi effettuati si è scoperto che il centro reale della Luna non corrisponde al suo
centro geometrico. Questa può essere una causa della diversa distribuzione dei Mari sulle due facce.
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Capitolo 3: La Superficie
Le rocce lunari.
Le sei missioni Apollo sbarcate sulla Luna hanno riportato sulla Terra 2.415 campioni, dal peso
complessivo di 382 kg. La maggioranza dei campioni sono stati raccolti dall'Apollo 17 (111 kg). I
campioni sono stati accuratamente sigillati per evitarne la contaminazione. Circa il 10% del
materiale è stato distribuito in un centinaio di laboratori in tutto il mondo per analizzarne le
caratteristiche. Una piccola parte è esposta nei musei americani ed il restante, circa il 90 % è
conservato sotto azoto secco al Johnson Space Center di Houston e a Sant’Antonio in attesa che si
sviluppino nuove tecniche di ricerca.
La classificazione delle rocce prevede la loro suddivisine in magmatiche, formatesi dalla
solidificazione di fusi magmatici, sedimentarie, derivanti dall’accumulo di detriti inorganici ed
organici, e metamorfiche, che sono il risultato della trasformazione di rocce magmatiche e
sedimentarie in seguito a regimi di alta pressione e temperatura. Sulla Luna sono presenti solamente
rocce di tipo magmatico mentre mancano totalmente le rocce sedimentarie data la mancanza di
un’atmosfera, di acqua e di vita, elementi di base per la formazione di queste rocce. La
classificazione delle rocce lunari è stata fatta attraverso l’analisi chimica dei campioni riportati a
Terra. Sulla base delle informazioni ottenuti si sono distinte le rocce che costituiscono le Terre e i
Mari. Le Terre presentano tre gruppi di rocce: anortositi, duniti e gabbri e noriti e gabbro noriti
mentre i Mari sono costituiti quasi esclusivamente da basalti. Sulle Terre sono anche presenti rocce
ricche di Potassio, Fosforo e Terre rare definite con la sigla KREEP. In esse si trovano anche tracce
di Uranio e Torio.
Il colore è generalmente scuro per i basalti che formano i mari mentre sono chiare le anortositi che
costituiscono gli altopiani.
L’anortosite, la roccia principale delle Terre, copre la maggior parte della superficie lunare perché il
feldspato potassico, minerale abbondante in queste rocce, ha una bassa densità e quindi permette a
questa roccia di “galleggiare” sulle altre. Sulla Luna sono stati anche rinvenuti minerali non presenti
sulla nostra Terra, come la Piroxferroite, l’Armalcolite e la Tranquillityte.
Il suolo lunare
Sulla Terra i suoli si formano per alterazione da parte degli agenti atmosferici e della vegetazione
delle rocce che costituiscono una certa area. Sulla Luna, come abbiamo già detto, non esistono
questi agenti quindi il suolo deve formarsi in un altro modo, cioè a causa del continuo
bombardamento da parte di micrometeoriti sulla superficie lunare che porta alla disgregazione della
roccia lunare. La regolite, così è definito il suolo lunare, ha un colore “tra il catrame ed il bitume”.
La dimensione dei granuli varia tra quella della sabbia e i ciottoli di grandi dimensioni. Circa 1%
del materiale è di origine meteorica. Lo spessore della regolite varia tra i 10-30 m sugli altopiani e
tra 5 m a pochi centimetri nei Mari.
La regolite spesso non forma un deposito uniforme ma è costituita da più strati sovrapposti. Questi
strati sono stati utilizzati per stabilire una scala dei tempi selenologici. La datazione è stata basata su
differenze molto sottili tra i vari strati, quali i vari tipi di roccia che costituiscono i singoli granuli e
la loro dimensione.
Selenologia.
La selenologia è lo studio della Luna, cioè si occupa di capire come si è formato il nostro satellite e
le strutture presenti sulla sua superficie.
Già osservando la Luna ad occhio nudo ci si accorge che la sua superficie non è omogenea ma ci
sono zone più chiare e zone più scure. Da secoli l’uomo ha definito le zone scure “Mari” pensando
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che in queste aree ci fosse dell’acqua. L’avvento del telescopio ha sfatato questa credenza
rivelandoci l’assenza dell’acqua. Ed in contrapposizione ad esse “Terre” le zone più chiare.
Gli altopiani sono le regioni della superficie lunare che da Terra appaiono più chiare e craterizzate;
ricoprono circa il 70 % della faccia visibile della Luna ed oltre l’85% della superficie lunare totale.
La densità delle rocce che li costituiscono è minore di quella dei Mari, circa 2,75-3 volte la densità
dell’acqua. Questa differenza di densità determina il fenomeno dell’isostasia, cioè la pressione
esercitata dalla crosta sul mantello è costante su tutta la superficie, sia sugli altopiani, più alti ed a
minor densità, sia sui mari, più bassi ma a densità maggiore. Un’altra particolarità degli altopiani
risiede nel fondo dei crateri che è fratturato da solchi più o meno profondi e numerosi. In generale
tali crateri si trovano sul confine dei grandi bacini. Una spiegazione a tale caratteristica può essere
dedotta dall’osservazione dei picchi centrali dei crateri che sono più alti della norma. La
fatturazione della platea può essere stata indotta dalla spinta di massa di magma al di sotto dei
crateri.
I “Mari” sono le prime strutture lunari individuate dall’uomo; benché occupino soltanto il 15 %
dell’intera superficie lunare, il colore scuro li rende immediatamente identificabili (fig.2).
Le rocce che formano queste strutture contengono gli stessi minerali dei basalti e dei gabbri
terrestri: pirosseno, plagioclasio, olivina ed alcuni minerali accessori come l’ossido di titanio e
l’armacolite. Quest’ultimo minerale è abbastanza raro, di colore grigio a base di ferro ed ossido di
titanio. Probabilmente è uno dei primi minerali a formarsi dal raffreddamento della lava lunare
quando la temperatura scende al di sotto dei 1130°C. La piroxferroite è il primo minerale “lunare”
che è stato scoperto ed è assente sulla Terra. I basalti lunari si possono distinguere in due categorie:
a basso ed ad alto contenuto di ossido di titanio.
Al telescopio si possono osservare diversi corrugamenti che ricoprono i mari. Si tratta dei fronti
delle colate laviche che hanno un’altezza che varia tra i 10 ed i 65 m. I basalti lunari che formano
queste enormi distese laviche si sono raffreddati tra i 3,9 e di 3,1 miliardi di anni. Questo intervallo
di tempo viene definito dai selenologi “età del vulcanesimo” e comprende i primi 800 milioni di
anni dalla formazione.
I bacini circolare, come indica in nome, hanno una forma pressoché circolare mentre i mari sono
solitamente più estesi ed hanno una forma più irregolare. I bacini circolari identificati sulla
superficie lunare sono in totale 29. La loro età relativa è stata stimata osservando il diverso grado di
erosione. L’origine dei mari e dei bacini circolari è sicuramente da collegarsi agli impatti meteorici.
Uno schema cronologico della formazione di una di queste strutture è il seguente:
1. impatto di un meteorite
2. frattura della crosta in seguito all’impatto
3. fuoriuscita del magma dalla frattura derivante dalla fusione in profondità della crosta
4. formazione del Mare o del bacino circolare
Nel caso dei Mari, a differenza dei bacini minori la fuoriuscita del magma non è avvenuta in un
unico evento, ma l’area in esame è stata ricoperta grazie a alle effusioni collegate a più impatti.
Gli impatti erano abbastanza ravvicinati perché le lave non riuscissero a raffreddarsi totalmente e si
fondessero assieme.
Le strutture principali osservabili sui mari sono:
9 crateri: successivi alla formazione dei mari,
9 graben: strette valli dai fianchi ripidi ed asimmetrici lunghe centinaia di metri e larghe da
decine a centinaia di metri,
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9 solchi: canali rettilinei od ondulati che possono partire da un cratere. Si pensa possano
essere ciò che rimane dopo il crollo del soffitto di canali lavici sotterranei in seguito a
selenomoti,
9 duomi: sono dovuto all’accumulo di magma poco al di sotto della superficie lunare
all’interno della crosta. Appaiono come piccole colline circolari. Possono essere considerati
gli unici “vulcani” lunari presenti.
Mare Imbrium
Questo grande mare, situato nel quadrante nord-orientale, è uno degli ultimi ad essersi formati e di
conseguenza presenta ben evidenti le diverse strutture che lo compongono. Il suo perimetro è
delimitato da tre anelli montuosi di cui il più esterno, largo 1300 km e con un’elevazione di 70 km,
è costituito dai Monti Appennini e Carpazi. I due anelli più interni sono stati in parte ricoperti dalle
lave che costituiscono in fondo del bacino.
Le Alpi e le regioni vicine al cratere Archimede sono ciò che resta dell’anello intermedio mentre
quello interno, largo circa 600 km, è costituito da una serie di colline arrotondate.
Il materiale espulso durante l’impatto si è depositato formando collinette e corrugamenti che,
distribuiti radialmente, arrivano fino al cratere Frà Mauro. L’impatto fu talmente violento che a
1300 Km di distanza sono ancora osservabili i crateri secondari, con un diametro di circa 9 km.
Attraverso la datazione dei differenti campioni si è calcolato che l’impatto si sia verificato circa 3,9
miliardi di ani fa.
Mare Orientale
Questo Mare, posto sul margine orientale della Luna e non visibile dalla Terra, è più giovane del
Mare Imbrium e per questo si presenta praticamente intatto.
Ha un diametro di 900 KM. Le immagini del Lunar Orbiter ci mostrano cinque scarpate
concentriche che formano il bordo del bacino. Di tali scarpate la terza è rappresentata dai Monti
Rook e la quarta dai Monti Cordillera. Al di fuori della scarpata più esterna il territorio circostante
si mostra ancora sconvolto e crateri secondari.
Gli eventi che hanno portato alla formazione di questo bacino si possono così riassumere:
1. impatto del meteorite, formazione di un cratere provvisorio del diametro incerto
corrispondente forse ai Monti Rook
2. il materiale fuso all’interno della cavità provoca i corrugamenti
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3. Il materiale espulso durante l’impatto determina una pioggia di detriti che danno origine ad
una grande quantità di crateri secondari.
4. le ejecta, materiale fuso e vetrificato lungo fratture, a bassa velocità si formano attorno al
nucleo mentre quelle più veloci si allontanano maggiormente
5. il pavimento della prima cavità rimbalza verso l’alto mentre i versanti crollano verso il basso
determinando le faglie presenti lungo i Monti Cordillera
6. la fuoriuscita della lava forma il Mare Orientale, Veris e Autumni
I crateri ed i circhi
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La classificazione
I crateri vengono classificati in base al diametro (fig.3) in:
CRATERI A FONDO RIALZATO (60 – 300 km di diametro)
Presentano bordi massicci e spesso rotti da piccoli crateri e valli. L’originale continuità del
perimetro è stata erosa dal continuo impatto meteorico. Anche il fondo è coperto da piccoli
crateri, più recenti, da valli e solchi. A causa della loro estensione il fondo di questi crateri
tende a seguire la curvatura della superficie lunare.
Es. Clavius e Tolomeo
CRATERI (5 – 60 Km)
Sono di forma circolare o ellittica. Il bordo è costituito da un’unica parete semplice e non
presentano un picco centrale. Quando il cratere si trova al terminatore l’ombra può trarre in
inganno e far pensare che questi siano crateri molto profondi ma ciò non è vero.
Es Keplero
CIRCHI
Sono dei crateri particolari in quanto il loro fondo è stato riempito dalla lava fuoriuscita in
seguito all’impatto. L’unica parte osservabile è l’anello di montagne che forma il bordo e
che emerge dalla lava. Es Platone e Cyrillo
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Fig.3.
Classificazione delle varie
tipologie di crateri strutture
presenti sulla Luna.
Oltre ai crateri le sezioni
illustrano anche altre strutture
come le faglie (8) ed i solchi
(13, 14).
La scala verticale è stata
esagerata per mostrare meglio
le altezze.
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Capitolo 4: Il sistema Terra – Luna
L’orbita.
La Luna ruota attorno alla Terra lungo un’orbita ellittica. Il piano sul quale ruota la Luna è inclinato
di circa 5° rispetto all’Eclittica.
La linea di intersezione tra i due piani è detta "linea dei nodi" ed identifica sull’orbita lunare due
punti chiamati nodo ascendente N e nodo discendente N’. Il nodo ascendente è detto così perché la
Luna passa dalla parte della sua orbita che si trova sotto l’Eclittica a quella sopra. Il nodo è
discendente quando avviene il contrario.
La linea dei nodi ruota in senso opposto rispetto al moto della Luna lungo la sua orbita. Il tempo
impiegato perché la linea dei nodi compia una rotazione completa è definito Saros o ciclo delle
eclissi e corrisponde a 18 anni e 10 od 11 giorni (il numero dei giorni dipende dal numero di anni
bisestili presenti in ogni ciclo). La linea che congiunge l’apogeo al perigeo viene definita linea
degli apsidi e ruota attorno alla Luna, così come la linea dei nodi, nella stessa direzione e con un
periodo di 8,85 anni.
Le distanze.
La Luna è il corpo celeste più vicino alla Terra. La sua distanza media è di 384.400 km. Nell’arco di
una lunazione la distanza Terra – Luna varia di circa 45000 km. Oltretutto la distanza massima
(apogeo) e minima (perigeo) non resta costante ma varia secondo regole non semplici. Molte sono
le perturbazioni gravitazionali che influenzano il moto del nostro satellite, di conseguenza è difficile
prevedere le misure reali dell’apogeo e del perigeo (fig.4). Quando l’asse maggiore dell’orbita
lunare è perpendicolare alla linea Terra – Luna la differenza tra il perigeo e l’apogeo si riduce. La
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massima distanza Terra – Luna si raggiungerà il primo gennaio 2257 e quella minima il 7 gennaio
2266.
Qui di seguito sono riportati i dati principali inerenti alle distanze Terra – Luna.
Apogeo media 405.503 Km
massima 406.720 Km
Anche se non sembra, la Terra e la Luna costituiscono un sistema binario, cioè ruotano una attorno
all’altra. Il baricentro di tale sistema si trova 17 Km al di sotto della superficie terrestre.
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Fig.5. Schema illustrativo del
fenomeno delle fasi lunari.
La prima falce di Luna dopo il plenilunio si può osservare subito dopo il tramonto. Durante le serate
successive la Luna, alla stessa ora, si troverà sempre più ad Est. In conseguenza a ciò la Luna
tramonta ogni giorno 55 minuti dopo rispetto alla serata precedente.
Questo ritardo è dovuto al fatto che la Luna si sposta nel cielo di 13° rispetto alle stelle. Perché la
Luna si possa ritrovare nella stessa posizione intercorrono 23,32 giorni che corrispondono ad un
giorno siderale. Inoltre il sole si sposta di 0,9° rispetto alle stelle ogni giorno. Dato che il moto
della Luna e del Sole avvengono nella stessa direzione la velocità relativa del nostro satellite
rispetto al Sole sarà di 12,2° al giorno. Per tornare alla stessa fase, cioè nella stessa configurazione
Sole-Luna passeranno 29,5 giorni, cioè un mese sinodico o lunazione.
Librazioni
Benché la Luna ci rivolga sempre la stessa faccia, da Terra riusciamo ad osservare più della metà
della superficie, circa il 59 %. Questo fenomeno fu scoperto e studiato da Galileo Galilei e spiegato
da Newton. Esso si deve alla variazione del nostro punto di osservazione. Tali oscillazioni vengono
definite librazioni e ne esistono di quattro tipi:
Librazione in latitudine
Consente di vedere a periodi alterni una parte maggiore della regione polare Nord o
Sud. Questo fenomeno si deve al fatto che l’asse di rotazione della Luna è sempre
inclinato nella stessa direzione. Un punto posto sull’equatore lunare si trova ad ogni
lunazione 6° 41’ al di sopra dell’orbita per 14 giorni e 6°41’ al di sotto per i restanti
14 giorni.
Librazione in longitudine
Consente di osservare a periodi alterni le regioni più orientali ed occidentali. Questo
movimento è una conseguenza del moto non uniforme della Luna attorno alla Terra
(2^ legge di Keplero). Dato che la rotazione della Luna è costante, dopo un quarto di
rivoluzione la Luna si è girata di 90° ma nel contempo avrà percorso 97° lungo
l’orbita. Il meridiano centrale della Luna subisce uno spostamento di 8° a est o a
ovest. Questa è la longitudine aggiuntiva osservabile.
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Librazione parallattica o diurna
E’ dovuta al fatto che l’osservatore non si trova al centro della Terra ma sulla sua
superficie. La rotazione della Terra fa variare il punto di vista di 1°, in conseguenza a
ciò al sorgere della Luna si potranno osservare 32” di superficie in più sul lembo est
ed al suo tramonto sul lembo ovest.
Librazione fisica
E’ di entità trascurabili e si deve a piccole oscillazioni della Luna attorno al suo
centro di gravità. Fu scoperta da Bessel all’Osservatorio di Parigi nel 1839.
Le eclissi di Luna
Quando la Luna si trova in opposizione al Sole, cioè quando la fase è piena, ed in corrispondenza
con un nodo si verifica un’eclisse di Luna. L’eclisse può essere totale o parziale. E’ totale quando
la Luna transita vicino all’asse del cono e quindi è completamente immersa nell’ombra (fig.4)
mentre è parziale quando transita lontano dal centro ed in parte nel cono d’ombra e quindi parte
della superficie lunare non viene totalmente oscurata (fig.5).
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Fig. 5 – Traiettoria della Luna durante un’eclisse totale e parziale.
Durante un’eclisse si possono distinguere le seguenti fasi: entrata nella penombra, entrata
nell’ombra, uscita dall’ombra ed uscita dalla penombra. La Luna entra nel cono di penombra da
ponente e ne esce da levante. In media il tempo che il satellite impiega ad attraversare la penombra
è di 1 ora mentre quello nell’ombra è di 2.5 ore, quindi un’eclisse dura in totale 4.5 ore.
La durata molto lunga di questo fenomeno fa si che più della metà della superficie terrestre possa
godersi lo spettacolo.
Oltre alle eclissi parziali e totali la Luna è soggetta anche a quelle che si definiscono eclissi di
penombra (fig.6).Questo fenomeno è molto più frequente rispetto agli altri due ma dato che la
luminosità della Luna diminuisce di poco la maggior parte delle volte passa inosservato. Durante
un’eclisse di penombra la Luna non passa nel cono d’ombra ma soltanto in quello di penombra.
Attraverso la conoscenza del Saros si può prevedere quando avverrà la prossima eclisse facendo un
semplice calcolo, cioè aggiungendo 18 anni e 10 giorni alla data dell’ultima eclisse. Ad esempio se
un’eclisse si è verificata il 10 Maggio 1994 la prossima sarà il 20 Maggio 2012. Sempre attraverso
il Saros è possibile prevedere anche le caratteristiche del fenomeno.
Durante un Saros si verificano in media 43 eclissi solari (di cui 16 anulari) e 28 eclissi lunari (più
15 parziali di penombra) e dato che dopo 223 lunazioni le posizioni reciproche del Sole, della Luna
e dei nodi si ripetono in maniera quasi identica, le eclissi verificatesi precedentemente si ripetono
più o meno con la stessa successione e alle stesse distanze di tempo. In un anno si possono avere
dalle due alle sette eclissi, nel primo caso sono entrambe di Sole, nel secondo caso cinque sono di
Sole e due di Luna (come si è verificato nel 1935 e si verificherà nel 2160), eccezionalmente se ne
possono avere quattro di Sole e tre di Luna (come si è verificato nel 1917 e nel 1982).
Le eclissi di Sole sono quindi più frequenti di quelle di Luna, infatti considerando la distanza media
fra la Terra e la Luna, l’ampiezza del fascio luminoso che va dal Sole alla Terra e che può essere
interrotto dalla Luna è maggiore del cono d’ombra della Terra che può oscurare la Luna. Tuttavia,
dato che le eclissi di Sole interessano sempre porzioni limitate della superficie terrestre, il tempo
necessario perché da un punto della Terra si possano osservare due successive eclissi di Sole è in
media di 360 anni circa.
La colorazione cuprea
Durante la fase di totalità di un’eclisse di Luna, ciò che colpisce maggiormente l’osservatore è che
il nostro satellite non scompare totalmente, come accade durante un’eclisse di Sole, ma il disco
rimane visibile assumendo una colorazione rossastra che varia da evento ad evento.
A causa della presenza dell’atmosfera terrestre parte dei raggi solari vengono rifratti e la Luna
continua a ricevere un po’ di luce anche durante le eclissi totali; questa parte dei raggi solari che
viene filtrata e deviata dall’atmosfera, come radiazione verso il rosso, viene riflessa dalla superficie
lunare e attraversa di nuovo la nostra atmosfera. Pertanto, durante le eclissi lunari, è possibile
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eseguire osservazioni sul comportamento della nostra atmosfera, che viene attraversata due volte
dai raggi luminosi. Ad esempio, dopo un’eruzione vulcanica, la presenza delle polveri nell’alta
atmosfera provocherà una maggiore deviazione rispetto al normale di conseguenza il disco eclissato
assumerà delle tonalità rosse più cupe. Grazie alla colorazione che la Luna assume durante le eclissi
è stata stesa una scala per la classificazione delle eclissi.
Come detto prima nelle diverse parti del globo le maree hanno durata e d’escursione differente. La
maggiore escursione di marea si registra nella Baia di Fundy in Nord America, con una variazione
di 22 m. Segue la più famosa località di Mont-Saint-Michelle dove il livello sale di 14 m. Nel
Mediterraneo, a causa della forma molto irregolare, l’escursione di marea varia da luogo a luogo, si
passa dai 90 cm del Mar Adriatico ai 14 cm del Golfo di Genova. In alcune località geografiche,
inoltre, l’assetto geomorfologico può determinare insieme alle favorevoli correnti eoliche fenomeni
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di risonanza ed aumentare l’escursione di marea, come accade per la Laguna Veneta quando
soffiano i venti orientali.
Gli strumenti
Già ad occhio nudo è possibile distinguere sulla superficie della Luna i Mari, che appaiono scuri,
dalle Terre che sono, invece, chiare. Un buon osservatore può riconoscere ad occhio nudo i crateri
più grandi e luminosi, come Tycho o Platone.
Con l’aiuto di un binocolo è possibile osservare la Luna nella sua pienezza e perdersi nella
contemplazione non solo dei Mari e delle Terre, ma anche di molti dei crateri principale, di cui si
possono distinguere le ejecta, e le creste delle catene montuose. Se si usa un binocolo con un
ingrandimento maggiore di 10x è meglio dotarsi di un cavalletto, che ci faciliterà l’osservazione. Il
binocolo è inoltre lo strumento migliore per seguire le varie fasi di un’eclisse di Luna.
Se si vuole studiare più approfonditamente la superficie del nostro satellite è necessario passare
all’uso di un telescopio. Qualsiasi telescopio, per quanto modesto, rivelerà un’infinità di particolari
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all’osservatore attento. Con un telescopio di 12-15 cm di diametro si riesce a distinguere sulla
superficie lunare oggetti di 1800 m di diametro, mentre con strumenti superiori a 30 cm di diametro
si possono risolvere oggetti con dimensioni di 600-700 m.
Quando si usa il telescopio è meglio iniziare con un ingrandimento che mostri l’intera superficie del
satellite, poi di decide quale area ingrandire e si passa all’uso di oculari a focale minore (maggior
ingrandimento). Man mano che l’ingrandimento aumenta verrà amplificata anche la turbolenza
finché l’immagine sarà troppo mossa per poter distinguere i particolari; per questo motivo prima di
intraprendere un’osservazione astronomica, non solo della Luna, bisogna considerare se c’è vento,
foschia o turbolenza dell’aria che possono peggiorare la definizione dell’immagine o addirittura
rendere impossibile l’osservazione.
CURIOSITA’
Si dice che LA LUNA E’ BUGIARDA, infatti quando la gobba forma una “C” e la Luna,
guardando la gobba, dovrebbe essere in fase Crescente invece è in fase Decrescente. Quando la
gobba forma una “D” la Luna dovrebbe Decrescere ed invece è in fase Crescente
La DATA DELLA PASQUA viene determinata attraverso il calendario lunare. Infatti la Pasqua
cade la prima Domenica successiva al primo plenilunio (Luna piena) dopo l’equinozio di Primavera
(21 marzo). Se il plenilunio avviene il 21 marzo ed è di sabato, Pasqua sarà il 22 marzo e verrà detta
bassa; se, invece, il plenilunio avviene il 21 marzo ed è di domenica bisognerà attendere il
plenilunio successivo per festeggiare e la Pasqua, che cade il 25 Aprile, sarà detta alta. In ogni caso
la Pasqua cade sempre tra il 22 di marzo ed il 25 di aprile.
I NOMI DEI CRATERI, dei monti, dei mari che si trovano sulla superficie lunare
e che si possono leggere su tutte le mappe lunari risalgono al 1651, quando venne
pubblicata la carta lunare di padre Giovanni Riccioli basata sulle osservazioni del suo allievo
Francesco Maria Grimaldi. In essa i nomi delle montagne e delle catene montuose sono ripresi dalla
geografia terrestre (Alpi, Appennini, …), i nomi dei Mari sono di fantasia oppure legati
all’ambiente naturale (Mare della Tranquillità, delle Piogge) e quelli dei crateri derivano dai nomi
di personaggi famosi, astronomi, scienziati, amici. Nella zona centrale del disco lunare troviamo i
filosofi ed i personaggi importanti del tempo mentre lungo la fascia marginale troviamo gli
scienziati. All’importanza data da Riccioli ad un personaggio corrisponde la dimensione del cratere
lunare che porta il suo nome. Così ai suoi amici, anche se a noi sconosciuti, corrispondono grandi
crateri, basti pensare che il cratere Riccioli ha un diametro di 160 Km e il cratere Grimaldi di 220
km, mentre Galileo Galilei ha avuto un cratere laterale largo appena
una quindicina di chilometri.
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Bibliografia ragionata
Per un buon approfondimento su tutto ciò che riguarda la Luna, dalla genesi all’osservazione ai
miti, consiglio il testo di Bianucci P.- La Luna, tradizioni, scienza, futuro – Giunti. Un approcio più
matematico al moto e alle caratteristiche del nostro satellite si può trovare in Fresa A. – La Luna –
Hoepli; mentre un approfondimento più geologico si trova nel libro di Guest/ Greeley – La geologia
della Luna – Newton Compton.
Le immagini di questa dispensa ed alcune notizie sono state tratte dai testi scolastici di
Accordi/Palmieri – Il globo terrestre e la sua evoluzione – Zanichelli e Tarbuck/Lutgens/Parotto –
Scienze della Terra – Principato.
I seguenti due libri sono validi testi per chi si volesse avvicinare non solo all’osservazione e alla
fotografia della Luna, ma di tutti gli oggetti celesti.
Ferreri Walter – Il libro dell’astronomo dilettante- Curcio ed.
Ferreri Walter – Fotografia astronomica – Il Castello ed.
Un’ottima guida per l’osservazione visuale della Luna al telescopio è Guida alla Luna – di Percy H.
Wilkins – Feltrinelli.
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