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SOCIETA’ ASTRONOMICA “G.V.

SCHIAPARELLI”
CENTRO POPOLARE DIVULGATIVO DI SCIENZE NATURALI
SENZA SCOPO DI LUCRO
fondata da Salvatore Furia nel 1956
(Regolarmente costituita il 5 febbraio 1963 Atto Pubblico Notaio Luigi Zanzi)
“CITTADELLA DI SCIENZE DELLA NATURA” SALVATORE FURIA”
alt. 1226 m s.l.m. lat. +45°52’04” - long. 8°46’15”Est - 0332/229.162
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LA LUNA

Dott.Geol. GIUDITTA GALLI

1
CAPITOLO 1: LA FORMAZIONE ............................................................................................................................... 3
TEORIE SULLA GENESI ..................................................................................................................................................... 3
La fissione................................................................................................................................................................... 3
La collisione. .............................................................................................................................................................. 3
L’accrezione binaria................................................................................................................................................... 3
La precipitazione. ....................................................................................................................................................... 3
L’ETÀ DELLA LUNA E LE ERE LUNARI .............................................................................................................................. 4

CAPITOLO 2: L’INTERNO ........................................................................................................................................... 4

CAPITOLO 3: LA SUPERFICIE ................................................................................................................................... 6


LE ROCCE LUNARI............................................................................................................................................................ 6
Il suolo lunare............................................................................................................................................................. 6
SELENOLOGIA.................................................................................................................................................................. 6
Gli Altopiani o Terre Alte ........................................................................................................................................... 7
I mari ed i bacini circolari.......................................................................................................................................... 7
Due esempi di bacini circolari.................................................................................................................................... 8
I crateri ed i circhi...................................................................................................................................................... 9
LA CLASSIFICAZIONE ..................................................................................................................................................... 10

CAPITOLO 4: IL SISTEMA TERRA – LUNA .......................................................................................................... 12


L’ORBITA....................................................................................................................................................................... 12
LE DISTANZE. ................................................................................................................................................................ 12
LA ROTAZIONE E LE FASI LUNARI................................................................................................................................... 13
LIBRAZIONI ................................................................................................................................................................... 14

CAPITOLO 5: LE ECLISSI DI LUNA ........................................................................................................................ 15


LE ECLISSI DI LUNA ....................................................................................................................................................... 15
LA COLORAZIONE CUPREA ............................................................................................................................................. 16
OSSERVAZIONI DURANTE UN’ECLISSE DI LUNA ............................................................................................................. 17
LE OCCULTAZIONI OD ECLISSI DI STELLE. ...................................................................................................................... 17

CAPITOLO 6: INFLUENZA DELLA LUNA SULLA TERRA, LE MAREE ......................................................... 17

CAPITOLO 7: OSSERVIAMO LA LUNA.................................................................................................................. 19


QUANDO OSSERVARE. ................................................................................................................................................... 19
GLI STRUMENTI ............................................................................................................................................................. 19

CURIOSITA’ .................................................................................................................................................................. 20

BIBLIOGRAFIA RAGIONATA................................................................................................................................... 21

2
Capitolo 1: La formazione

Teorie sulla genesi


Sulla nascita della Luna, come per la genesi del Sistema Solare e dell’Universo, sono state avanzate
diverse ipotesi; alcune delle quali hanno perso credibilità nel tempo mentre altre vengono
avvalorate man mano che si arricchiscono le conoscenze sul nostro satellite. Ad oggi non esiste una
teoria unica per la genesi della Luna, si parla piuttosto di quattro ipotesi principali.

La fissione.

La Luna si sarebbe “staccata” dalla Terra quando quest’ultima era ancora allo stato semifluido e
ruotava attorno al suo asse in circa 6 ore. La prima stesura di questa teoria di deve a George Darwin
(figlio del più famoso Charles Darwin fondatore della Teoria dell’evoluzione delle specie). Secondo
Darwin la prova di questa teoria era l’Oceano Pacifico, il quale era situato il “buco” rimasto dopo
che una parte della Terra si era staccata. Formulata nel 1878 questa ipotesi fu distrutta da Jeffreys
nel 1930 il quale ne provò l’impossibilità.
Questa teoria spiegherebbe molto bene la simile composizione mineralogica della Terra e della
Luna. D’altro canto non esistono prove che la Terra nel passato abbia ruotato sul suo asse a velocità
maggiori dell’attuale.

La collisione.

Un corpo delle dimensioni di Marte avrebbe colliso con la Terra ”strappandone” parte della crosta e
del mantello. I frammenti dell’asteroide, della crosta e del mantello terrestre avrebbero iniziato ad
orbitare attorno al nostro pianeta. Dopo 10 ore il materiale avrebbe iniziato a condensarsi grazie ad
urti consecutivi, portando alla formazione di una proto-Luna circa 23 ore dopo l’impatto.
Questa ipotesi, elaborata al computer per la prima volta negli anni ottanta, era ritenuta alquanto
improbabile a causa delle troppe coincidenze che si dovrebbero verificare, attualmente è stata
rivalutata ed è diventata quella più probabile.
Recentemente un gruppo di ricercatori ha ipotizzato la formazione di due proto-lune che avrebbe
poi colliso formando il nostro satellite.

L’accrezione binaria.

La Luna e la Terra si sarebbero formate contemporaneamente dalla stessa nube primordiale per
accezione di materiale. Con questa ipotesi si pone che i due corpi fossero un sistema binario fin
dall’inizio. In questo modo si riescono a spiegare le somiglianze chimiche tra i due corpi.

La precipitazione.

La Luna si sarebbe formata da un anello di materiale che si era raccolto attorno alla Terra dopo la
sua formazione. Gli urti e degli impatti dei planetesimi che orbitavano attorno alla Terra avrebbero
così formato il nostro satellite. Con questa ipotesi si suppone che la Luna abbia la stessa

3
composizione chimica dei meteoriti, cosa non vera e che non spiega come mai le rocce lunari siano
si poco più antiche di quelle terrestri.

L’età della Luna e le ere lunari


L’età delle rocce lunari varia tra i 4 miliardi di anni per gli altopiani ed i 3,8 – 3,4 miliardi di anni
per i mari. Così come i geologi hanno suddiviso le varie fasi di formazione della Terra in differenti
periodi i selenologi hanno fatto lo stesso per la Luna. Il nome delle ere deriva dall’evento principale
che si è verificato in essa e che solitamente è un impatto. Qui di seguito è sintetizzata la
suddivisione temporale dell’evoluzione lunare:

ERA AVVENIMENTO

PRE-NECTARIANA Si forma la crosta lunare


4,6-4,1 Ga Le strutture formatesi sono state totalmente o
quasi cancellate dagli avvenimenti successivi
Bacini IMBRIUM, TRANQUILLITATIS,
SMYTHII, SERENITATIS
NECTARIANA Mare NECTARIS, FOECUNDITATIS,
4,1-3,9 Ga HUMORUM, MUSCOVIENSE, CRISIUM
IMBRIANA Intenso bombardamento meteorico
3,9-3,4 Ga Effusione di gran parte della lava dei mari
Mare IMBRIUM, ORIENTALE,
ERATOSTENIANA Termina l’attività vulcanica
3,4-3 Ga Formazione dei crateri come Copernico, ormai
quasi totalmente cancellati
Cratere di ERATOSTENE
COPERNICANA Crateri di piccole e medie dimensioni molto
3 Ga-oggi raggiati e brillanti
Crateri COPERNICO 1 GA fa
ARISTARCUS 250 Ma

Capitolo 2: L’interno
Lo studio dell’interno della Luna ha presentato le stesse difficoltà di quello terrestre proprio perché
in entrambe i casi l’uomo si è dovuto basare sulle indagini indirette. In generale, i metodi di
indagine utilizzati per lo studio dell’interno di un pianeta si possono suddividere in due gruppi:
quelli diretti, come i carotaggi, e quelli indiretti, che utilizzano ad esempio le onde sismiche. Il
primo metodo consiste nel trivellare il terreno ed estrarne dei cilindri di roccia da analizzare. Questo
metodo ci dà informazioni sulla parte più superficiale della crosta. Le indagini sismiche si basano
sull’uso di sismografi che registrano il tracciato di piccoli terremoti prodotti dagli uomini, nel caso
della Luna astronauti, attraverso l’uso di cariche esplosive.
Se immaginiamo di tagliare a metà la Luna come se fosse una mela, il suo interno non sarebbe
molto diverso da quello terrestre (fig.1). La Luna è composta da tre strati concentrici: crosta,
mantello e nucleo. La crosta è lo strato più esterno ed ha uno spessore medio di 70 km. Sotto ai mari
si assottiglia fino a qualche km mentre sotto gli altopiani raggiunge anche i 100 km di spessore.
Il mantello è lo strato intermedio ed occupa circa il 90 % del volume della Luna. Da questa zona
provengono i magmi che hanno formato i basalti lunari e, qui, si originano i selenomoti, cioè i
terremoti lunari. I terremoti lunari si originano ad una profondità che varia tra i 600 km ed i 950 km
4
a causa dell’attrazione terrestre e solare o della dilatazione termica dovuta agli sbalzi di temperatura
superficiali. La distribuzione degli ipocentri dei terremoti mostra che essi si originano tutti nella
zona di confine tra Mantello e Nucleo. E’ facile intuire che le zone dove avvengono le rotture che
originano i terremoti siano soggette a movimenti. I selenomoti sono molto meno frequenti del
terremoti. Anche se non si è ancora certi della sua esistenza si pensa che il un nucleo abbia piccole
dimensioni, circa 700 km di spessore, sia fluido e che sia formato prevalentemente da Ferro e
Nichel. Dagli studi effettuati si è scoperto che il centro reale della Luna non corrisponde al suo
centro geometrico. Questa può essere una causa della diversa distribuzione dei Mari sulle due facce.

Fig. 1. L’interno della Luna. Si può osservare come la crosta ed il nucleo


siano di piccole dimensioni mentre il mantello occupa la maggior parte
del volume.

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Capitolo 3: La Superficie
Le rocce lunari.
Le sei missioni Apollo sbarcate sulla Luna hanno riportato sulla Terra 2.415 campioni, dal peso
complessivo di 382 kg. La maggioranza dei campioni sono stati raccolti dall'Apollo 17 (111 kg). I
campioni sono stati accuratamente sigillati per evitarne la contaminazione. Circa il 10% del
materiale è stato distribuito in un centinaio di laboratori in tutto il mondo per analizzarne le
caratteristiche. Una piccola parte è esposta nei musei americani ed il restante, circa il 90 % è
conservato sotto azoto secco al Johnson Space Center di Houston e a Sant’Antonio in attesa che si
sviluppino nuove tecniche di ricerca.
La classificazione delle rocce prevede la loro suddivisine in magmatiche, formatesi dalla
solidificazione di fusi magmatici, sedimentarie, derivanti dall’accumulo di detriti inorganici ed
organici, e metamorfiche, che sono il risultato della trasformazione di rocce magmatiche e
sedimentarie in seguito a regimi di alta pressione e temperatura. Sulla Luna sono presenti solamente
rocce di tipo magmatico mentre mancano totalmente le rocce sedimentarie data la mancanza di
un’atmosfera, di acqua e di vita, elementi di base per la formazione di queste rocce. La
classificazione delle rocce lunari è stata fatta attraverso l’analisi chimica dei campioni riportati a
Terra. Sulla base delle informazioni ottenuti si sono distinte le rocce che costituiscono le Terre e i
Mari. Le Terre presentano tre gruppi di rocce: anortositi, duniti e gabbri e noriti e gabbro noriti
mentre i Mari sono costituiti quasi esclusivamente da basalti. Sulle Terre sono anche presenti rocce
ricche di Potassio, Fosforo e Terre rare definite con la sigla KREEP. In esse si trovano anche tracce
di Uranio e Torio.
Il colore è generalmente scuro per i basalti che formano i mari mentre sono chiare le anortositi che
costituiscono gli altopiani.
L’anortosite, la roccia principale delle Terre, copre la maggior parte della superficie lunare perché il
feldspato potassico, minerale abbondante in queste rocce, ha una bassa densità e quindi permette a
questa roccia di “galleggiare” sulle altre. Sulla Luna sono stati anche rinvenuti minerali non presenti
sulla nostra Terra, come la Piroxferroite, l’Armalcolite e la Tranquillityte.

Il suolo lunare

Sulla Terra i suoli si formano per alterazione da parte degli agenti atmosferici e della vegetazione
delle rocce che costituiscono una certa area. Sulla Luna, come abbiamo già detto, non esistono
questi agenti quindi il suolo deve formarsi in un altro modo, cioè a causa del continuo
bombardamento da parte di micrometeoriti sulla superficie lunare che porta alla disgregazione della
roccia lunare. La regolite, così è definito il suolo lunare, ha un colore “tra il catrame ed il bitume”.
La dimensione dei granuli varia tra quella della sabbia e i ciottoli di grandi dimensioni. Circa 1%
del materiale è di origine meteorica. Lo spessore della regolite varia tra i 10-30 m sugli altopiani e
tra 5 m a pochi centimetri nei Mari.
La regolite spesso non forma un deposito uniforme ma è costituita da più strati sovrapposti. Questi
strati sono stati utilizzati per stabilire una scala dei tempi selenologici. La datazione è stata basata su
differenze molto sottili tra i vari strati, quali i vari tipi di roccia che costituiscono i singoli granuli e
la loro dimensione.

Selenologia.
La selenologia è lo studio della Luna, cioè si occupa di capire come si è formato il nostro satellite e
le strutture presenti sulla sua superficie.
Già osservando la Luna ad occhio nudo ci si accorge che la sua superficie non è omogenea ma ci
sono zone più chiare e zone più scure. Da secoli l’uomo ha definito le zone scure “Mari” pensando
6
che in queste aree ci fosse dell’acqua. L’avvento del telescopio ha sfatato questa credenza
rivelandoci l’assenza dell’acqua. Ed in contrapposizione ad esse “Terre” le zone più chiare.

Gli Altopiani o Terre Alte

Gli altopiani sono le regioni della superficie lunare che da Terra appaiono più chiare e craterizzate;
ricoprono circa il 70 % della faccia visibile della Luna ed oltre l’85% della superficie lunare totale.
La densità delle rocce che li costituiscono è minore di quella dei Mari, circa 2,75-3 volte la densità
dell’acqua. Questa differenza di densità determina il fenomeno dell’isostasia, cioè la pressione
esercitata dalla crosta sul mantello è costante su tutta la superficie, sia sugli altopiani, più alti ed a
minor densità, sia sui mari, più bassi ma a densità maggiore. Un’altra particolarità degli altopiani
risiede nel fondo dei crateri che è fratturato da solchi più o meno profondi e numerosi. In generale
tali crateri si trovano sul confine dei grandi bacini. Una spiegazione a tale caratteristica può essere
dedotta dall’osservazione dei picchi centrali dei crateri che sono più alti della norma. La
fatturazione della platea può essere stata indotta dalla spinta di massa di magma al di sotto dei
crateri.

I mari ed i bacini circolari

I “Mari” sono le prime strutture lunari individuate dall’uomo; benché occupino soltanto il 15 %
dell’intera superficie lunare, il colore scuro li rende immediatamente identificabili (fig.2).
Le rocce che formano queste strutture contengono gli stessi minerali dei basalti e dei gabbri
terrestri: pirosseno, plagioclasio, olivina ed alcuni minerali accessori come l’ossido di titanio e
l’armacolite. Quest’ultimo minerale è abbastanza raro, di colore grigio a base di ferro ed ossido di
titanio. Probabilmente è uno dei primi minerali a formarsi dal raffreddamento della lava lunare
quando la temperatura scende al di sotto dei 1130°C. La piroxferroite è il primo minerale “lunare”
che è stato scoperto ed è assente sulla Terra. I basalti lunari si possono distinguere in due categorie:
a basso ed ad alto contenuto di ossido di titanio.
Al telescopio si possono osservare diversi corrugamenti che ricoprono i mari. Si tratta dei fronti
delle colate laviche che hanno un’altezza che varia tra i 10 ed i 65 m. I basalti lunari che formano
queste enormi distese laviche si sono raffreddati tra i 3,9 e di 3,1 miliardi di anni. Questo intervallo
di tempo viene definito dai selenologi “età del vulcanesimo” e comprende i primi 800 milioni di
anni dalla formazione.
I bacini circolare, come indica in nome, hanno una forma pressoché circolare mentre i mari sono
solitamente più estesi ed hanno una forma più irregolare. I bacini circolari identificati sulla
superficie lunare sono in totale 29. La loro età relativa è stata stimata osservando il diverso grado di
erosione. L’origine dei mari e dei bacini circolari è sicuramente da collegarsi agli impatti meteorici.
Uno schema cronologico della formazione di una di queste strutture è il seguente:
1. impatto di un meteorite
2. frattura della crosta in seguito all’impatto
3. fuoriuscita del magma dalla frattura derivante dalla fusione in profondità della crosta
4. formazione del Mare o del bacino circolare
Nel caso dei Mari, a differenza dei bacini minori la fuoriuscita del magma non è avvenuta in un
unico evento, ma l’area in esame è stata ricoperta grazie a alle effusioni collegate a più impatti.
Gli impatti erano abbastanza ravvicinati perché le lave non riuscissero a raffreddarsi totalmente e si
fondessero assieme.
Le strutture principali osservabili sui mari sono:
9 crateri: successivi alla formazione dei mari,
9 graben: strette valli dai fianchi ripidi ed asimmetrici lunghe centinaia di metri e larghe da
decine a centinaia di metri,

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9 solchi: canali rettilinei od ondulati che possono partire da un cratere. Si pensa possano
essere ciò che rimane dopo il crollo del soffitto di canali lavici sotterranei in seguito a
selenomoti,
9 duomi: sono dovuto all’accumulo di magma poco al di sotto della superficie lunare
all’interno della crosta. Appaiono come piccole colline circolari. Possono essere considerati
gli unici “vulcani” lunari presenti.

Fig.2. Distribuzione dei mari sulle due facce della Luna

Due esempi di bacini circolari.

Mare Imbrium
Questo grande mare, situato nel quadrante nord-orientale, è uno degli ultimi ad essersi formati e di
conseguenza presenta ben evidenti le diverse strutture che lo compongono. Il suo perimetro è
delimitato da tre anelli montuosi di cui il più esterno, largo 1300 km e con un’elevazione di 70 km,
è costituito dai Monti Appennini e Carpazi. I due anelli più interni sono stati in parte ricoperti dalle
lave che costituiscono in fondo del bacino.
Le Alpi e le regioni vicine al cratere Archimede sono ciò che resta dell’anello intermedio mentre
quello interno, largo circa 600 km, è costituito da una serie di colline arrotondate.
Il materiale espulso durante l’impatto si è depositato formando collinette e corrugamenti che,
distribuiti radialmente, arrivano fino al cratere Frà Mauro. L’impatto fu talmente violento che a
1300 Km di distanza sono ancora osservabili i crateri secondari, con un diametro di circa 9 km.
Attraverso la datazione dei differenti campioni si è calcolato che l’impatto si sia verificato circa 3,9
miliardi di ani fa.

Mare Orientale
Questo Mare, posto sul margine orientale della Luna e non visibile dalla Terra, è più giovane del
Mare Imbrium e per questo si presenta praticamente intatto.
Ha un diametro di 900 KM. Le immagini del Lunar Orbiter ci mostrano cinque scarpate
concentriche che formano il bordo del bacino. Di tali scarpate la terza è rappresentata dai Monti
Rook e la quarta dai Monti Cordillera. Al di fuori della scarpata più esterna il territorio circostante
si mostra ancora sconvolto e crateri secondari.
Gli eventi che hanno portato alla formazione di questo bacino si possono così riassumere:
1. impatto del meteorite, formazione di un cratere provvisorio del diametro incerto
corrispondente forse ai Monti Rook
2. il materiale fuso all’interno della cavità provoca i corrugamenti

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3. Il materiale espulso durante l’impatto determina una pioggia di detriti che danno origine ad
una grande quantità di crateri secondari.
4. le ejecta, materiale fuso e vetrificato lungo fratture, a bassa velocità si formano attorno al
nucleo mentre quelle più veloci si allontanano maggiormente
5. il pavimento della prima cavità rimbalza verso l’alto mentre i versanti crollano verso il basso
determinando le faglie presenti lungo i Monti Cordillera
6. la fuoriuscita della lava forma il Mare Orientale, Veris e Autumni

I crateri ed i circhi

I crateri e di circhi rappresentano le strutture più diffuse sulla superficie lunare.


In passato esistevano due teorie sulla loro origine: quella vulcanica e quella dell’impatto meteorico.
La teoria vulcanica fu stesa da Padre Angelo Sacchi nell’ottocento e affermava che i crateri si erano
formati dall’esplosione di enormi bolle di lava sulla superficie. La teoria dell’impatto meteorico
sosteneva e sostiene tuttora che i crateri derivino dalla collisione di meteoriti con la superficie
lunare.
Attraverso l’esame dei campioni di roccia, la riproduzione in laboratorio di crateri d’impatto e la
planetologia comparata (cioè lo studio delle differenze e delle somiglianze dei pianeti) si è giunti
alla conclusione che la formazione dei crateri sia da collegarsi all’impatto meteorico. La maggior
parte dei crateri si è formata durante i primi 800 milioni di anni dalla nascita della Luna (età del
vulcanesimo). Ancora oggi il nostro satellite è sottoposto ad un continuo bombardamento meteorico
che ne modifica la superficie, a causa della mancanza di un’atmosfera.
Un cratere si forma dalla collisione di un meteorite con la superficie lunare. Prima dell’impatto il
meteorite precipita ad alta velocità e, con l’impatto, comprime il materiale su cui cade. La
successiva e velocissima decompressione scaglia parte del materiale fuori dal cratere con lo stesso
fenomeno per cui quando si lancia un sasso nell’acqua lo spruzzo si solleva e poi ricade attorno.
Spesso ciò porta alla formazione di un picco centrale. La maggior parte del materiale espulso ricade
attorno al cratere formando i “bastioni” di forma anulare. Il calore generato dall’urto è tale da
fondere parte della roccia che vetrifica originando le “ejecta”. Dall’impatto si originano blocchi
anche di grandi dimensioni e polveri fusi assieme. Tale materiale è detto “breccia lunare”.
Un meteorite di 3 m di diametro può provocare un cratere di 150 m.
In conclusione, i crateri sono strutture di forma circolare od ellittica, da associarsi alla presenza di
materiale meteorico. Al centro possono presentare un picco centrale, cioè una montagna, o delle
brecce lunari. Intorno ad essi si trovano le ejecta. Attorno al cratere principale i blocchi più grandi
scagliati durante l’impatto possono formare dei crateri secondari, anche allineati, attorno al
principale.

9
La classificazione
I crateri vengono classificati in base al diametro (fig.3) in:
CRATERI A FONDO RIALZATO (60 – 300 km di diametro)
Presentano bordi massicci e spesso rotti da piccoli crateri e valli. L’originale continuità del
perimetro è stata erosa dal continuo impatto meteorico. Anche il fondo è coperto da piccoli
crateri, più recenti, da valli e solchi. A causa della loro estensione il fondo di questi crateri
tende a seguire la curvatura della superficie lunare.
Es. Clavius e Tolomeo

CRATERI CON UN ANELLO MONTUOSO (20 – 100 km)


Sono crateri di forma circolare con i versanti ben definiti. L’inclinazione del versante
interno del cratere è molto più accentuata di quella esterna e si aggira intorno ai 20° - 30°.
La forte inclinazione determina il franamento di blocchi dal versante che costituiscono i
terrazzi rocciosi che si possono osservare. Molti possiedono un picco centrale.
Es. Copernico, Theophilus, Arzechel e Tycho

CRATERI (5 – 60 Km)
Sono di forma circolare o ellittica. Il bordo è costituito da un’unica parete semplice e non
presentano un picco centrale. Quando il cratere si trova al terminatore l’ombra può trarre in
inganno e far pensare che questi siano crateri molto profondi ma ciò non è vero.
Es Keplero

CIRCHI
Sono dei crateri particolari in quanto il loro fondo è stato riempito dalla lava fuoriuscita in
seguito all’impatto. L’unica parte osservabile è l’anello di montagne che forma il bordo e
che emerge dalla lava. Es Platone e Cyrillo

10
Fig.3.
Classificazione delle varie
tipologie di crateri strutture
presenti sulla Luna.
Oltre ai crateri le sezioni
illustrano anche altre strutture
come le faglie (8) ed i solchi
(13, 14).
La scala verticale è stata
esagerata per mostrare meglio
le altezze.

11
Capitolo 4: Il sistema Terra – Luna
L’orbita.
La Luna ruota attorno alla Terra lungo un’orbita ellittica. Il piano sul quale ruota la Luna è inclinato
di circa 5° rispetto all’Eclittica.

La linea di intersezione tra i due piani è detta "linea dei nodi" ed identifica sull’orbita lunare due
punti chiamati nodo ascendente N e nodo discendente N’. Il nodo ascendente è detto così perché la
Luna passa dalla parte della sua orbita che si trova sotto l’Eclittica a quella sopra. Il nodo è
discendente quando avviene il contrario.

La linea dei nodi ruota in senso opposto rispetto al moto della Luna lungo la sua orbita. Il tempo
impiegato perché la linea dei nodi compia una rotazione completa è definito Saros o ciclo delle
eclissi e corrisponde a 18 anni e 10 od 11 giorni (il numero dei giorni dipende dal numero di anni
bisestili presenti in ogni ciclo). La linea che congiunge l’apogeo al perigeo viene definita linea
degli apsidi e ruota attorno alla Luna, così come la linea dei nodi, nella stessa direzione e con un
periodo di 8,85 anni.

Le distanze.
La Luna è il corpo celeste più vicino alla Terra. La sua distanza media è di 384.400 km. Nell’arco di
una lunazione la distanza Terra – Luna varia di circa 45000 km. Oltretutto la distanza massima
(apogeo) e minima (perigeo) non resta costante ma varia secondo regole non semplici. Molte sono
le perturbazioni gravitazionali che influenzano il moto del nostro satellite, di conseguenza è difficile
prevedere le misure reali dell’apogeo e del perigeo (fig.4). Quando l’asse maggiore dell’orbita
lunare è perpendicolare alla linea Terra – Luna la differenza tra il perigeo e l’apogeo si riduce. La
12
massima distanza Terra – Luna si raggiungerà il primo gennaio 2257 e quella minima il 7 gennaio
2266.
Qui di seguito sono riportati i dati principali inerenti alle distanze Terra – Luna.
Apogeo media 405.503 Km
massima 406.720 Km

Perigeo media 363.296 Km


minima 356.371 Km

Anche se non sembra, la Terra e la Luna costituiscono un sistema binario, cioè ruotano una attorno
all’altra. Il baricentro di tale sistema si trova 17 Km al di sotto della superficie terrestre.

Fig.4. Differenza di dimensione apparente tra la Luna all’apogeo


ed al perigeo.

La rotazione e le fasi lunari


Guardando la Luna in diverse serate ci accorgiamo che la faccia che essa ci rivolge è sempre la
stessa, mentre l’illuminazione della sua superficie varia di giorno in giorno.
La Luna ci volge sempre la stessa faccia, perché il suo periodo di rivoluzione attorno alla Terra
coincide con quello di rotazione attorno al suo asse. La coincidenza dei due moti determina una
durata del giorno lunare di 708 ore terrestri (circa 29 giorni), 354 di luce e 354 di buio. L’asse
lunare è inclinata di pochi gradi di conseguenza non si osservano variazioni nella durata del giorno
lunare.
Inoltre, se osserviamo il nostro satellite in diverse serate successive, ci rendiamo conto facilmente
che le sue condizioni di illuminazione non sono sempre le stesse; la faccia della Luna rivolta verso
la Terra si presenta ora illuminata completamente, ora solo parzialmente, ora del tutto oscura.
Questi aspetti, che chiamiamo fasi lunari sono dovuti alle diverse posizioni che la Luna assume
non solo rispetto alla Terra ma anche rispetto al Sole che provvede alla sua illuminazione.
Quando la Luna si trova dalla stessa parte del Sole (congiunzione) l’emisfero che essa rivolge verso
di noi non viene colpito dai raggi del Sole e quindi risulta oscuro: abbiamo allora la fase di
NOVILUNIO o LUNA NUOVA
Quando la Luna si trova dalla parte opposta (opposizione) al Sole, la sua parte illuminata è proprio
quella rivolta verso di noi ed allora abbiamo il PLENILUNIO o LUNA PIENA:
Fra queste due posizioni, se ne hanno altre due principali, quando cioè la luna occupa i vertici di un
triangolo rettangolo ideale con la Terra nell’angolo retto: in entrambi i casi dell’emisfero illuminato
noi vediamo solo metà della parte rivolta verso di noi, quindi un quarto di Luna. Le due fasi
corrispondenti sono quindi il PRIMO QUARTO e l’ULTIMO QUARTO (fig.2).

13
Fig.5. Schema illustrativo del
fenomeno delle fasi lunari.

La prima falce di Luna dopo il plenilunio si può osservare subito dopo il tramonto. Durante le serate
successive la Luna, alla stessa ora, si troverà sempre più ad Est. In conseguenza a ciò la Luna
tramonta ogni giorno 55 minuti dopo rispetto alla serata precedente.
Questo ritardo è dovuto al fatto che la Luna si sposta nel cielo di 13° rispetto alle stelle. Perché la
Luna si possa ritrovare nella stessa posizione intercorrono 23,32 giorni che corrispondono ad un
giorno siderale. Inoltre il sole si sposta di 0,9° rispetto alle stelle ogni giorno. Dato che il moto
della Luna e del Sole avvengono nella stessa direzione la velocità relativa del nostro satellite
rispetto al Sole sarà di 12,2° al giorno. Per tornare alla stessa fase, cioè nella stessa configurazione
Sole-Luna passeranno 29,5 giorni, cioè un mese sinodico o lunazione.

Librazioni
Benché la Luna ci rivolga sempre la stessa faccia, da Terra riusciamo ad osservare più della metà
della superficie, circa il 59 %. Questo fenomeno fu scoperto e studiato da Galileo Galilei e spiegato
da Newton. Esso si deve alla variazione del nostro punto di osservazione. Tali oscillazioni vengono
definite librazioni e ne esistono di quattro tipi:
Librazione in latitudine
Consente di vedere a periodi alterni una parte maggiore della regione polare Nord o
Sud. Questo fenomeno si deve al fatto che l’asse di rotazione della Luna è sempre
inclinato nella stessa direzione. Un punto posto sull’equatore lunare si trova ad ogni
lunazione 6° 41’ al di sopra dell’orbita per 14 giorni e 6°41’ al di sotto per i restanti
14 giorni.
Librazione in longitudine
Consente di osservare a periodi alterni le regioni più orientali ed occidentali. Questo
movimento è una conseguenza del moto non uniforme della Luna attorno alla Terra
(2^ legge di Keplero). Dato che la rotazione della Luna è costante, dopo un quarto di
rivoluzione la Luna si è girata di 90° ma nel contempo avrà percorso 97° lungo
l’orbita. Il meridiano centrale della Luna subisce uno spostamento di 8° a est o a
ovest. Questa è la longitudine aggiuntiva osservabile.

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Librazione parallattica o diurna
E’ dovuta al fatto che l’osservatore non si trova al centro della Terra ma sulla sua
superficie. La rotazione della Terra fa variare il punto di vista di 1°, in conseguenza a
ciò al sorgere della Luna si potranno osservare 32” di superficie in più sul lembo est
ed al suo tramonto sul lembo ovest.

Librazione fisica
E’ di entità trascurabili e si deve a piccole oscillazioni della Luna attorno al suo
centro di gravità. Fu scoperta da Bessel all’Osservatorio di Parigi nel 1839.

Capitolo 5: Le eclissi di Luna


La Terra e la Luna possono essere considerati come corpi opachi di forma quasi sferica. Viene,
perciò illuminato soltanto sull’emisfero rivolto verso il Sole, mentre dalla parte opposta essi
producono nello spazio un cono d’ombra, la cui ampiezza dipende non solo dalle dimensioni dei
due corpi e da quelle del Sole ma anche dalle distanze variabili alle quali si trovano rispetto al Sole.
Il cono d’ombra della Terra presenta una lunghezza di circa 1.4 milioni di km,con oscillazioni
dovute al variare della distanza Terra-Sole. Il cono d’ombra della Luna ha una lunghezza media di
373.500 km. La base di questo cono è data dalla linea di confine tra la zona illuminata e quella buia
sulla Terra, mentre l’asse è un prolungamento della retta che unisce il centro del Sole con quello
della Terra (T-S).
Dato che la Distanza Terra – Sole, non è fissa, ma varia durante l’anno anche la lunghezza del cono
varierà e la Luna passerà all’interno solo in determinate condizioni. Oltre a questo cono se ne
produce un altro di penombra il cui vertice si trova sull’asse T-S ma il vertice dalla parte del Sole e
non opposto ad esso

Le eclissi di Luna
Quando la Luna si trova in opposizione al Sole, cioè quando la fase è piena, ed in corrispondenza
con un nodo si verifica un’eclisse di Luna. L’eclisse può essere totale o parziale. E’ totale quando
la Luna transita vicino all’asse del cono e quindi è completamente immersa nell’ombra (fig.4)
mentre è parziale quando transita lontano dal centro ed in parte nel cono d’ombra e quindi parte
della superficie lunare non viene totalmente oscurata (fig.5).

Fig. 4 – Allineamento Sole Terra e Luna durante le eclissi.

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Fig. 5 – Traiettoria della Luna durante un’eclisse totale e parziale.

Durante un’eclisse si possono distinguere le seguenti fasi: entrata nella penombra, entrata
nell’ombra, uscita dall’ombra ed uscita dalla penombra. La Luna entra nel cono di penombra da
ponente e ne esce da levante. In media il tempo che il satellite impiega ad attraversare la penombra
è di 1 ora mentre quello nell’ombra è di 2.5 ore, quindi un’eclisse dura in totale 4.5 ore.
La durata molto lunga di questo fenomeno fa si che più della metà della superficie terrestre possa
godersi lo spettacolo.
Oltre alle eclissi parziali e totali la Luna è soggetta anche a quelle che si definiscono eclissi di
penombra (fig.6).Questo fenomeno è molto più frequente rispetto agli altri due ma dato che la
luminosità della Luna diminuisce di poco la maggior parte delle volte passa inosservato. Durante
un’eclisse di penombra la Luna non passa nel cono d’ombra ma soltanto in quello di penombra.
Attraverso la conoscenza del Saros si può prevedere quando avverrà la prossima eclisse facendo un
semplice calcolo, cioè aggiungendo 18 anni e 10 giorni alla data dell’ultima eclisse. Ad esempio se
un’eclisse si è verificata il 10 Maggio 1994 la prossima sarà il 20 Maggio 2012. Sempre attraverso
il Saros è possibile prevedere anche le caratteristiche del fenomeno.
Durante un Saros si verificano in media 43 eclissi solari (di cui 16 anulari) e 28 eclissi lunari (più
15 parziali di penombra) e dato che dopo 223 lunazioni le posizioni reciproche del Sole, della Luna
e dei nodi si ripetono in maniera quasi identica, le eclissi verificatesi precedentemente si ripetono
più o meno con la stessa successione e alle stesse distanze di tempo. In un anno si possono avere
dalle due alle sette eclissi, nel primo caso sono entrambe di Sole, nel secondo caso cinque sono di
Sole e due di Luna (come si è verificato nel 1935 e si verificherà nel 2160), eccezionalmente se ne
possono avere quattro di Sole e tre di Luna (come si è verificato nel 1917 e nel 1982).
Le eclissi di Sole sono quindi più frequenti di quelle di Luna, infatti considerando la distanza media
fra la Terra e la Luna, l’ampiezza del fascio luminoso che va dal Sole alla Terra e che può essere
interrotto dalla Luna è maggiore del cono d’ombra della Terra che può oscurare la Luna. Tuttavia,
dato che le eclissi di Sole interessano sempre porzioni limitate della superficie terrestre, il tempo
necessario perché da un punto della Terra si possano osservare due successive eclissi di Sole è in
media di 360 anni circa.

La colorazione cuprea
Durante la fase di totalità di un’eclisse di Luna, ciò che colpisce maggiormente l’osservatore è che
il nostro satellite non scompare totalmente, come accade durante un’eclisse di Sole, ma il disco
rimane visibile assumendo una colorazione rossastra che varia da evento ad evento.
A causa della presenza dell’atmosfera terrestre parte dei raggi solari vengono rifratti e la Luna
continua a ricevere un po’ di luce anche durante le eclissi totali; questa parte dei raggi solari che
viene filtrata e deviata dall’atmosfera, come radiazione verso il rosso, viene riflessa dalla superficie
lunare e attraversa di nuovo la nostra atmosfera. Pertanto, durante le eclissi lunari, è possibile

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eseguire osservazioni sul comportamento della nostra atmosfera, che viene attraversata due volte
dai raggi luminosi. Ad esempio, dopo un’eruzione vulcanica, la presenza delle polveri nell’alta
atmosfera provocherà una maggiore deviazione rispetto al normale di conseguenza il disco eclissato
assumerà delle tonalità rosse più cupe. Grazie alla colorazione che la Luna assume durante le eclissi
è stata stesa una scala per la classificazione delle eclissi.

Osservazioni durante un’eclisse di Luna


Durante un’eclisse è possibile determinare il tempo che l’ombra terreste impiega per oscurare un
determinato cratere. Queste osservazioni furono tra le prime ad essere fatte dopo l’applicazione del
telescopio all’astronomia. Precise registrazioni ci pervengono già dal 1700 grazie ai Gesuiti che si
trovavano in Italia ed in Cina ed agli astronomi bolognesi. L’utilizzo di questi tempi di transito è la
determinazione della forma e della dimensione dell’ombra terrestre.
Sempre durante le eclissi si può assistere al fenomeno dell’occultazione di una stella o di un pianeta
da parte della Luna, come, per esempio, accade durante l’eclisse del 23 novembre 755 quando fu
occultato il pianeta Giove (evento riportato da Simeone di Durham, monaco).
Infine, durante l’eclissi nella zona oscurata si può avere la fortuna di osservare il “brillamento” o
“flash” di luce emesso da corpi meteorici che si impattano sulla superficie. La loro velocità di
caduta, in assenza di atmosfera e della sua azione frenante, da luogo alla distruzione completa del
corpo proveniente dal cosmo; infatti pare che sulla Luna non si trovino i resti delle meteoriti.

Le occultazioni od eclissi di stelle.


La Luna nel suo perenne moto attorno alla Terra oltre ad eclissare il nostro astro eclissa
continuamente le stelle che si trovano sul suo cammino nella volta celeste. Considerando che il
numero di stelle brillanti che si trovano sul suo percorso questo fenomeno non è molto frequente ed
ancor meno lo è se ad essere occultati non sono le stelle ma i pianeti.
Attraverso le occultazioni è possibile determinare l’esatta orbita del nostro satellite ed avere così
una conferma del moto lunare teorico. Oltre a ciò è possibile determinare nel modo più preciso il
diametro lunare. L’errore dato dall’irregolarità del profilo e dalla librazione viene assorbito dalla
grande quantità di osservazioni che vengono effettuate Se la stella occultata è doppia la sua
scomparsa non è istantanea ma si osserva una graduale diminuzione della sua luminosità. Questo
perché mentre la prima della due compagne scompare la seconda si trova ancora sul margine del
disco. E’ il caso della stella τ Tauri o della stella 207 B Aquarii che fu vista scomparire in due tempi
con un intervallo di 1\2 secondo.

Capitolo 6: Influenza della Luna sulla Terra, le maree


Quando si parla di influenza della Luna sulla Terra tutti pensano al periodo in cui seminare nell’orto
o imbottigliare il vino. Attualmente l’unico fenomeno relativo all’influenza del nostro satellite sul
nostro pianeta studiato scientificamente è quello delle maree.
Le maree sono cambiamenti periodici del livello del mare visibili a lungo periodo. Il ritmico
elevarsi ed abbassarsi del livello marino è noto fin dall’antichità. Questo fenomeno fu spiegato in
modo soddisfacente da Isaac Newton attraverso la Legge di gravitazione universale secondo la
quale due corpi esercitano uno sull’altro una forza di attrazione. Supponiamo che la Terra sia
ricoperta da uno strato uniforme di acqua. La forza di attrazione lunare non riesce ad attrarre a se la
Terra ma riesce a provocare un rigonfiamento nella massa d’acqua dalla sua parte. Oltre a questo
rigonfiamento se ne forma uno diametralmente opposto. Perché?
Si deve considerare che la Terra è in rotazione attorno al suo asse e che la forza di attrazione lunare
è minore dalla parte opposta al satellite. Quindi questa zona risente maggiormente della forza
centrifuga e si forma il rigonfiamento. I rigonfiamenti si spostano con la rotazione della Luna
attorno alla Terra. Un osservatore che si trovi sulla superficie terrestre ruota insieme al nostro
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pianeta e man mano che si avvicina al rigonfiamento vedrà il livello marino innalzarsi e
successivamente abbassarsi, quando ha sorpassato il rigonfiamento. Il fenomeno osservato è detto
marea.
Quando il livello del mare è minimo si parla di bassa
marea mentre quando è massimo di alta marea. Il
dislivello tra l’altezza dell’alta marea e della bassa marea
è definito: escursione di marea.
Il comportamento reale delle maree si discosta in parte
dai modelli teorici perché gli oceani non ricoprono
totalmente la superficie terrestre. Da bacino a bacino
varia la forma, la dimensione e la profondità dell’acqua.
In un giorno si possono verificare dalle due alle quattro
maree. Se si verificano un’alta ed una bassa marea si
parla di maree diurne mentre se si verificano due alte e
due basse maree, queste si definiscono maree semidiurne. Durante le maree diurne l’escursione è
minima mente per le maree semidiurne la differenza di livello può anche essere notevole.
Dato che l’orbita lunare è inclinata di circa 5° rispetto a quella terrestre, la Luna durante la sua
rotazione intorno alla Terra si troverà ad una diversa altezza rispetto all’equatore. Di conseguenza
nello stesso luogo si possono verificare maree con escursioni diverse. Anche il Sole influisce, anche
se in maniera minore rispetto alla Luna, sulle maree attirando le maree attirando le masse d’acqua
verso di se.
Quando la Luna è nuova o piena le maree sono massime in quanto si sommano le forze di attrazione
del Sole e della Luna. Si definiscono tali maree: sigiziali. Quando la Luna è al Primo o all’ultimo
quarto, quindi forma un angolo di 90° con il Sole e la Terra, le maree sono minime perché la forze
di attrazione di Sole e Luna so contrastano. In questo caso le maree sono di quadratura (fig.6).

Fig. 6 –Posizione di Sole, Luna e Terra che determinano le diverse maree.

Come detto prima nelle diverse parti del globo le maree hanno durata e d’escursione differente. La
maggiore escursione di marea si registra nella Baia di Fundy in Nord America, con una variazione
di 22 m. Segue la più famosa località di Mont-Saint-Michelle dove il livello sale di 14 m. Nel
Mediterraneo, a causa della forma molto irregolare, l’escursione di marea varia da luogo a luogo, si
passa dai 90 cm del Mar Adriatico ai 14 cm del Golfo di Genova. In alcune località geografiche,
inoltre, l’assetto geomorfologico può determinare insieme alle favorevoli correnti eoliche fenomeni

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di risonanza ed aumentare l’escursione di marea, come accade per la Laguna Veneta quando
soffiano i venti orientali.

CAPITOLO 7: OSSERVIAMO LA LUNA


Quando osservare.
La Luna è l’oggetto astronomico più luminoso che si può osservare nel cielo notturno ed è superato
soltanto dal Sole, per questo motivo è anche uno degli oggetti più facili da osservare.
La linea di separazione tra la zona della superficie illuminata dal Sole e quella in ombra è detta
terminatore; quando un cratere, parte di un mare, una valle od un monte si trova al terminatore i
particolari che lo distinguono vengono accentuati maggiormente dalla luce radente ( come se fosse
illuminato dal Sole al tramonto) ed è possibile fare un’osservazione più accurata delle sue
caratteristiche.
Quando si vuole intraprendere un programma di osservazione della superficie lunare bisogna tenere
presente che la Luna non è sempre visibile per tutta la notte. Se la Luna è crescente sarà visibile
nella prima parte della notte mentre se è calante nella seconda parte. La Luna Piena è visibile per
tutta la notte, mentre il primo Ottante è visibile subito dopo il tramonto e l’ultimo Ottante subito
prima dell’alba.
Come si sarà capito la fase lunare ha una notevole importanza nell’osservazione lunare. Infatti
quando la Luna è piena i raggi solari che la illuminano cadono perpendicolarmente alla superficie
(come se fosse illuminata a mezzogiorno), ciò determina “un appiattimento” delle strutture che
sembrano schiacciate perché le ombre sono molto corte; inoltre la forte illuminazione rende
particolarmente faticoso osservare consecutivamente per molto tempo il nostro satellite. Bisognerà
ricorrere necessariamente all’uso di filtri colorati o polarizzatori per schermare parte della
luminosità.
La fase migliore per l’osservazione della Luna è al primo o all’ultimo Quarto. In queste circostanze
la luce solare illumina la Luna radente ed i vari crateri, monti, valli appaiono in tutti i loro
particolari. In questa fase è possibile distinguere bene i picchi centrali, la platea dei crateri, i
corrugamenti della lava dei Mari. Sono ben distinguibili anche le differenti gradazioni di grigio che
caratterizzano le diverse formazioni lunari.
Il primo e l’ultimo Ottante sono fasi molto suggestive ma anche difficili da osservare perché la
differenza di luminosità tra la zona illuminata e quella al teminatore è molto elevata e perché
essendo vicini al sorgere o al tramonto del Sole la Luna è prossima all’orizzonte e la turbolenza è
maggiore di quando è alta nel cielo.
Un altro fattore da considerare è la stagione; anche se fa più freddo l’inverno è il periodo migliore
per l’osservazione astronomica, perché il cielo è più terso che d’estate. Inoltre la Luna d’inverno è
più alta nel cielo che d’estate e quindi la sua osservazione risulta più facile sia per la posizione che
per la turbolenza, che è minore.

Gli strumenti
Già ad occhio nudo è possibile distinguere sulla superficie della Luna i Mari, che appaiono scuri,
dalle Terre che sono, invece, chiare. Un buon osservatore può riconoscere ad occhio nudo i crateri
più grandi e luminosi, come Tycho o Platone.
Con l’aiuto di un binocolo è possibile osservare la Luna nella sua pienezza e perdersi nella
contemplazione non solo dei Mari e delle Terre, ma anche di molti dei crateri principale, di cui si
possono distinguere le ejecta, e le creste delle catene montuose. Se si usa un binocolo con un
ingrandimento maggiore di 10x è meglio dotarsi di un cavalletto, che ci faciliterà l’osservazione. Il
binocolo è inoltre lo strumento migliore per seguire le varie fasi di un’eclisse di Luna.
Se si vuole studiare più approfonditamente la superficie del nostro satellite è necessario passare
all’uso di un telescopio. Qualsiasi telescopio, per quanto modesto, rivelerà un’infinità di particolari
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all’osservatore attento. Con un telescopio di 12-15 cm di diametro si riesce a distinguere sulla
superficie lunare oggetti di 1800 m di diametro, mentre con strumenti superiori a 30 cm di diametro
si possono risolvere oggetti con dimensioni di 600-700 m.
Quando si usa il telescopio è meglio iniziare con un ingrandimento che mostri l’intera superficie del
satellite, poi di decide quale area ingrandire e si passa all’uso di oculari a focale minore (maggior
ingrandimento). Man mano che l’ingrandimento aumenta verrà amplificata anche la turbolenza
finché l’immagine sarà troppo mossa per poter distinguere i particolari; per questo motivo prima di
intraprendere un’osservazione astronomica, non solo della Luna, bisogna considerare se c’è vento,
foschia o turbolenza dell’aria che possono peggiorare la definizione dell’immagine o addirittura
rendere impossibile l’osservazione.

CURIOSITA’

Per riconoscere se la Luna crescente o decrescente basta ricordare che:


“GOBBA A LEVANTE LUNA CALANTE, GOBBA A PONENTE LUNA CRESCENTE”
.

Si dice che LA LUNA E’ BUGIARDA, infatti quando la gobba forma una “C” e la Luna,
guardando la gobba, dovrebbe essere in fase Crescente invece è in fase Decrescente. Quando la
gobba forma una “D” la Luna dovrebbe Decrescere ed invece è in fase Crescente

La DATA DELLA PASQUA viene determinata attraverso il calendario lunare. Infatti la Pasqua
cade la prima Domenica successiva al primo plenilunio (Luna piena) dopo l’equinozio di Primavera
(21 marzo). Se il plenilunio avviene il 21 marzo ed è di sabato, Pasqua sarà il 22 marzo e verrà detta
bassa; se, invece, il plenilunio avviene il 21 marzo ed è di domenica bisognerà attendere il
plenilunio successivo per festeggiare e la Pasqua, che cade il 25 Aprile, sarà detta alta. In ogni caso
la Pasqua cade sempre tra il 22 di marzo ed il 25 di aprile.

I NOMI DEI CRATERI, dei monti, dei mari che si trovano sulla superficie lunare
e che si possono leggere su tutte le mappe lunari risalgono al 1651, quando venne
pubblicata la carta lunare di padre Giovanni Riccioli basata sulle osservazioni del suo allievo
Francesco Maria Grimaldi. In essa i nomi delle montagne e delle catene montuose sono ripresi dalla
geografia terrestre (Alpi, Appennini, …), i nomi dei Mari sono di fantasia oppure legati
all’ambiente naturale (Mare della Tranquillità, delle Piogge) e quelli dei crateri derivano dai nomi
di personaggi famosi, astronomi, scienziati, amici. Nella zona centrale del disco lunare troviamo i
filosofi ed i personaggi importanti del tempo mentre lungo la fascia marginale troviamo gli
scienziati. All’importanza data da Riccioli ad un personaggio corrisponde la dimensione del cratere
lunare che porta il suo nome. Così ai suoi amici, anche se a noi sconosciuti, corrispondono grandi
crateri, basti pensare che il cratere Riccioli ha un diametro di 160 Km e il cratere Grimaldi di 220
km, mentre Galileo Galilei ha avuto un cratere laterale largo appena
una quindicina di chilometri.

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Bibliografia ragionata
Per un buon approfondimento su tutto ciò che riguarda la Luna, dalla genesi all’osservazione ai
miti, consiglio il testo di Bianucci P.- La Luna, tradizioni, scienza, futuro – Giunti. Un approcio più
matematico al moto e alle caratteristiche del nostro satellite si può trovare in Fresa A. – La Luna –
Hoepli; mentre un approfondimento più geologico si trova nel libro di Guest/ Greeley – La geologia
della Luna – Newton Compton.
Le immagini di questa dispensa ed alcune notizie sono state tratte dai testi scolastici di
Accordi/Palmieri – Il globo terrestre e la sua evoluzione – Zanichelli e Tarbuck/Lutgens/Parotto –
Scienze della Terra – Principato.
I seguenti due libri sono validi testi per chi si volesse avvicinare non solo all’osservazione e alla
fotografia della Luna, ma di tutti gli oggetti celesti.
Ferreri Walter – Il libro dell’astronomo dilettante- Curcio ed.
Ferreri Walter – Fotografia astronomica – Il Castello ed.
Un’ottima guida per l’osservazione visuale della Luna al telescopio è Guida alla Luna – di Percy H.
Wilkins – Feltrinelli.

Online è possibile scaricare l’atlante lunare Virtual Moon Atlas gratuitamente

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