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DIVISIONE DEI TRE CETI

Nel XVIII secolo, in Francia il sovrano aveva il potere assoluto e la società era divisa in tre ceti o
ordini: il clero, la nobiltà e il Terzo stato.
Gli ecclesiastici e i nobili formavano il 2% della popolazione, ma godevano di ampi privilegi come
l’esenzione dalle tasse e il diritto di essere giudicati da tribunali in cui i giudici avevano la loro
estrazione sociale. Gli aristocratici poi ricoprivano le alte cariche dell’amministrazione pubblica
dell’esercito. Il Terzo stato invece formava il 98% dei francesi, con gruppi sociali diversi:

• professionisti (notai, avvocati, giudici);


• borghesia (mercanti, banchieri, ricchi imprenditori, piccoli e medi proprietari terrieri;
• gli operai e i contadini.

Questi formavano il ceto produttivo della società ma anche quello su cui gravavano i tributi.
In particolare i contadini erano costretti a pagare una tassa chiamata decima, sulla decima parte del
loro raccolto, ed erano legati dai vincoli feudali che li costringevano a pagare tributi e prestazioni di
lavoro gratuite ai signori.
Verso la fine del XVIII secolo però anche in seguito alla diffusione delle idee illuministe e alla
rivoluzione americana aumentò il malcontento della popolazione francese specie tra i borghesi nei
confronti di una società fondata sulla disuguaglianza sociale. Questa società fu definita “Ancien
Regime” ossia “antico regime”, con un’allusione a un sistema antiquato che doveva essere
modificato.

L’ANTICO REGIME E LA RIVOLUZIONE: LA CRISI ECONOMICA ALLA BASE


DELLA RIVOLTA

Durante la seconda metà del Settecento la Francia era indebitata a causa delle guerre e dei costi
sostenuti per mantenere l’apparato burocratico e la corte.
Il susseguirsi di cattivi raccolti poi aveva provocato una forte carestia mentre l’industria tessile
aveva registrato un calo produttivo. Per cercare di migliorare questa difficile soluzione economica
Luigi XVI di Francia, salito al potere nel 1774, nominò come Ministro delle Finanze il banchiere
svizzero Jacques Necker che propose di rivolvere la crisi facendo pagare le tasse ai nobili e agli
ecclesiastici. Re Luigi XVI si rivelò però un sovrano debole e incapace di governare con
determinazione e inadeguato ad affrontare la crisi che dilagava nel Paese. L’aristocrazia e il clero
infatti si opposero e nel 1788 chiesero al re di convocare gli Stati generali, l’assemblea
rappresentativa di tre ordini, che aveva il compito di approvare o respingere l’introduzione di nuove
tasse. I nobili e il clero avevano il controllo dell’assemblea e quindi erano sicuri di bloccare la
riforma fiscale.

VIENE ORGANIZZATA LA RIUNIONE DEGLI STATI GENERALI

Furono indette allora le elezioni per scegliere i rappresentanti dei tre ordini agli Stati generali.
Inoltre Luigi XVI invitò i francesi a esprimere le loro lamentele in documenti chiamati cahiers de
doléances (quaderni di lagnanze).
Il popolo chiese il pagamento dei tributi da parte di tutti i ceti, la limitazione del potere del re,
l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e l’eliminazione degli obblighi feudali e delle decime
che interessavano i contadini.
Nobili ed ecclesiastici rivendicarono invece i propri privilegi ma erano anch’essi contrati
all’assolutismo del sovrano. Nel 1789 poi si aggravò la crisi economica e quindi si attendeva
l’apertura degli Stati generali nella speranza che le decisioni prese potessero migliorare le
condizioni del Paese.

CAMBIANO LE MODALITÁ DI VOTO IN FRANCIA

Il 5 maggio 1789 gli Stati generali si ritrovano a Versailles e subito vi fu un contrasto sulle modalità
di voto. Infatti in passato l’assemblea aveva votato per “stato” ossia un solo voto per ordine, e anche
questa volta nobili e clero volevano mantenere lo stesso sistema.
Così facendo però i nobili e gli ecclesiastici si sarebbero alleati e avrebbero ottenuto la
maggioranza. Al contrario il Terzo stato propose la votazione per “testa” ossia che ogni
rappresentante esprimesse il proprio voto. Così facendo il Terzo stato che aveva 578 rappresentanti
contro i 270 dei nobili e 291 del clero, si sarebbe imposto sugli altri.
Inoltre molti parroci sostenevano il programma del Terzo stato come alcuni nobili che
appoggiavano le idee illuministe.

NASCE L’ASSEMBLEA NAZIONALE, PORTAVOCE DELLA NAZIONE

Per non perdere l’appoggio della nobiltà Luigi XVI rifiutò la proposta di votare “per testa”. Quindi
sciolse l’assemblea e fece chiudere il locale dove si tenevano le riunioni. Il Terzo stato allo reagì e si
diede il nome di Assemblea nazionale in quanto riteneva di rappresentare la nazione.
Il 20 giugno 1789, l’Assemblea si riunì nella sala della pallacorda, un locale dove si praticava un
gioco simile al tennis e sottoscrisse il “giuramento della pallacorda“, con cui i suoi membri
promisero di non separarsi fino a quando non avrebbero dato una costituzione alla Francia. Luigi
XVI chiese alla nobiltà e al clero, fedeli alla corona di riunirsi con il Terzo stato in un’unica
assemblea convocata il 9 luglio e chiamata Assemblea nazionale costituente per partecipare alla
stesura della costituzione.

IN BREVE:

• QUANDO? Nel XVIII Secolo


• DOVE? Nella Francia di Luigi XVI
• COSA ACCADE? A causa del malcontento generale del popolo nei confronti dell’ “Ancien
régime”, il re convoca gli stati generali per scrivere una Costituzione, ma non viene
raggiunto nessun accordo, il che porrà le basi per la rivoluzione francese.

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