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La VIOLENZA POLITICA

Con il concetto estremamente ampio di violenza politica si intendono delle azioni di grande danno
fisico e/o psicologico, perpetrate da individui singoli, gruppi di persone o Stati al fine di raggiungere
degli obiettivi politici in un territorio governato da un sistema politico che si ritiene avversario,
nemico, da combattere e modificare in qualche sua forma.
La violenza politica nasce, nella maggior parte dei casi, da situazioni in cui l’attaccante percepisce
non percorribile la via politica ordinaria – regolata dalle leggi dell’istituzione o dello Stato contro cui
si dirige l’azione – per raggiungere i cambiamenti che egli vorrebbe vedere realizzati. In ragione di
questa percezione di non percorribilità della via legale, lo strumento della violenza viene non solo
giustificato ma inteso come indispensabile.
Un altro aspetto della violenza politica, per certi versi opposto, è quello in cui è uno Stato stesso a
scegliere in modo deliberato di adottare sul territorio che governa la violenza politica come
strumento per intimidire e condizionare la popolazione, fino a raggiungere il totale controllo –
attraverso degli atti di violenza o la minaccia al ricorso della violenza – della vita politica e sociale
della comunità governata.
In entrambi i casi, la violenza politica è quindi una forma di comunicazione.
Ma, in quanto tale, comunicazione debole. Meglio ancora: la violenza
politica è una forma di comunicazione a basso coefficiente di potere.
Quanto più basso è il coefficiente di potere, tanto più alta è la soglia di
violenza verso cui si inerpica la comunicazione; quanto più la
comunicazione è violenta, tanto più perde la sua capacità di persuasione.

La violenza e la guerra hanno servito e servono strutture sociali e politiche: hanno rideterminato o
scompaginato equilibri politici e assetti sociali, e hanno modificato profondamente la struttura della
produzione e dei consumi. E tutto questo sin dalla più remota antichità. Nel corso della Storia,
violenza e guerra sono invariabilmente correlate alle dominazioni, alle rivoluzioni e al processo di
civilizzazione/occidentalizzazione del mondo e dei suoi modi di essere, pensare e comunicare.

07/01/2021
I vescovi americani condannano l'assalto dei pro Trump a Capitol Hill: "Questo non è ciò che siamo
come americani, dove la transizione pacifica del potere è uno dei segni distintivi".
"Dobbiamo fermarci e pregare per la pace in questo momento critico", afferma il cardinale Daniel
Gregory Wilton, arcivescovo di Washington. "Il tono di divisione che ha recentemente dominato le
nostre conversazioni deve cambiare e coloro che ricorrono alla retorica incendiaria devono assumersi
la responsabilità di incitare alla crescente violenza nella nostra nazione".

03/06/2020
"Il razzismo è un peccato" ha ribadito papa Francesco intervenendo sul caso della morte di George
Floyd che sta infiammando gli Stati Uniti. "Non possiamo tollerare né chiudere gli occhi su qualsiasi
tipo di razzismo o di esclusione - ha proseguito il Papa - e pretendere di difendere la sacralità di ogni
vita umana. Nello stesso tempo dobbiamo riconoscere che la violenza delle ultime notti è
autodistruttiva e autolesionista. Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde".

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