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La luce del tramonto dalla finestra raggiunge il mio giaciglio sfatto, le cui lenzuola toccano

ormai parzialmente il suolo.


I raggi rossi si appoggiano sulla sua pelle, la incontrano, e lei, che si regge sulla mia coscia,
si bea del calore primaverile che le regalano. La sua pelle, si scioglie come miele per quegli
ultimi raggi. La sua corteccia, sabbiosa e infida, il suo scudo contro il mondo, la sua pelle
scura, come i fondali marini, e come tale salata.
Sa di sale quando incontra il mio palato, sanno di sale le sue mani, le sue spalle, l'incavo del
collo.
La sua voce, quando lascia sfuggire quel gemito, sa di sale. Le sue corde vocali, la sua gola,
sanno di sale quando mi parla, quando mi rimprovera, quando si stringe tra le mie braccia in
cerca di conforto. Quanfo mi rassicura, mi seduce e mi prega. Sa di sale l'aria attorno a lei,
la luce che la sta toccando, sanno di sale le lenzuola in cui dorme e i vestiti con i quale
convive durante il giorno.
Sa di sale la mia coscia sulla quale lentamente si muove, in attesa.
La osservo da dove mi trovo, la assorbo e la assaggio con i miei occhi.
Prendo tempo per assaporare con lo sguardo le sue labbra, le sue guance, il suo collo.
Prendo coraggio e la sua pella si scioglie come burro sotto alle mie mani.
Rotolano le mie dita, la stringono e la lasciamo andare, la mordono come le fauci di una
bestia feroce farebbero, la graffiano.
Tracciano linee invisibili sul suo seno, pungono, consumano.
Tolgo alle mie mani il permesso di vagare libere quando lei si piega verso di me.
Le porto sulle sue cosce mentre tutta lei invade la mia visuale.
Si piega, appoggia gli avambracci ai lati del mio collo e i suoi ricci biondi sfiorano le mie
spalle.
I suoi capelli paiono lana al tatto e al colore bianco candido si avvicinano pure.
Si sporge e le nostre labbra si incontrano infine.
Ricordo di avere degli arti inferiori e sommessamente li uso per farla scivolare sulle lenzuola
sotto di me.
Ora la luce che pian piano scompare sta illuminando la mia schiena mentre la sua è posata
sul materasso.
Accarezza le mie scapole una ad una e intreccia le sue mani con la mia pelle.
Mi tira indietro i capelli, tanto neri da sembrare il piumaggio di un corvo.
I contrasti mi circondano.
Mi concentro su questa donna che ho davanti a me, una collana di perle in vita e un sorriso
un po' lascivo sul volto, gli occhi semi chiusi a parare il sole che ho lasciato la raggiungesse.
Mi concentro su di lei, stesa sotto di me, in silenziosa attesa.
Attende, attende che io faccia qualcosa, attende che io dica qualcosa. L'attesa é terminata
amore mio.
Mi abbandono completamente a lei, le nostre pelli che si disperdono l'una sul altra fino
all'osso.
Abbandono la me silenzio per farmi carne, per farmi tocco e gusto.
E lei, come me, con me, si scioglie e abbandona il passato.
Per me.

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