Ulisse si ritrova sulle coste di Itaca, ridotto nell’aspetto e
nell’abbigliamento come un povero mendicante. A questo punto decide
di dirigersi verso la capanna di Eumeneo, suo fedele servitore addetto alla cura dei maiali, che non lo riconosce; ma viene comunque accolto e trattato con riguardo dal suo servo, che, secondo i precetti di Zeus, gli offre da mangiare e da bere e lo ospita la notte.
Eumeneo e Ulisse hanno una conversazione attorno al focolare, nel corso
del quale Eumeneo descrive all’ospite la situazione attuale di Itaca, rendendogli noti la fedeltà di Penelope, che resiste alle pressioni dei Proci nel risposarsi, e il viaggio di Telemaco alla ricerca di suo padre, ma anche le prepotenze dei Proci nei confronti delle proprietà e della servitù di Odisseo, come quella di appropriarsi con la forza del miglior bestiame con cui poi prepararvisi sfarzosi banchetti. Terminato il discorso, Eumeneo vuole sapere quale sia l’identità del suo ospite, chiedendogli di raccontare la sua storia. Ulisse, non volendo ancora rivelarsi alla sua gente, dichiara di essere nativo di Creta e di essere stato a capo di una spedizione militare della sua città natale contro Troia, che aveva poi combattuto insieme a tutti gli altri Greci. Al termine della Guerra di Troia, egli narra di aver passato sette anni ospite alla corte del re d’Egitto e poi di essere stato ingannato da un Fenicio, che aveva in mente di venderlo come schiavo in Libia, ma una violenta tempesta uccide tutto l’equipaggio e lui solo, per volontà di Zeus, si salva, lasciandosi poi trasportare dalla corrente per nove giorni. Il decimo giorno viene spinto dalle onde sull’isola dei Tesproti, dove viene accolto da Fidone, per poi essere ingannato una seconda volta e di nuovo imbarcato e abbigliato per essere venduto come schiavo, fortunatamente riesce a sfuggire alla sorte e naufraga stavolta sull’isola di Itaca, dove si trova ora. Il racconto soddisfa Eumeneo, il quale, essendosi ora fatta sera, convince Ulisse a coricarsi e gli presta addirittura il suo mantello sempre in nome dell’ospitalità. Dopo il lungo racconto di Odisseo, che riecheggia altri racconti di guerre e di avventure per mare, Eumeo prepara un pasto per l’ospite, e onora gli dèi con un pio sacrificio; infine, al sopraggiungere della notte, gli presta un mantello perché si ripari dal freddo; mentre tutti dormono, Eumeo esce dal riparo e armato va a dormire fra le bestie, per meglio fare la guardia ai beni del padrone, e Odisseo se ne rallegra.
All’interno di questo brano emergono due valori fondamentali : L’UMILTA
E L’OSPITALITA poiché eumeo accoglie benevolmente odiesso mettendo in evidenza la differenza tra il passato e il presente quando si scusa perché può offrire poco ad Odisseo a causa delle povere condizioni in cui vive .
Inoltre il mancato riconoscimento dei valori di Odisseo non è un castigo
nei confronti dell’eroe ma corrisponde al frutto di una precisa scelta strategica.