Sei sulla pagina 1di 4

Salve ai giudici, agli oratori e al pubblico.

Mi chiamo Carmela Scarpato e sono il contro 1


della squadra dei contro composta da….
Oggi siamo qui per discutere su uno dei temi emersi più in luce: la disoccupazione
femminile e in particolare andremo a definire una risposta alla mozione: 
Per ridurre il fenomeno della disoccupazione femminile, le aziende devono promuovere
specifiche campagne di assunzioni destinate esclusivamente a profili femminili.
Prima è essenziale esprimere il giusto senso della mozione, analizzando le parole più
importanti.

-disoccupazione, treccani: è la situazione economica di mancanza di lavoro


retribuito(ricompensato) e può essere determinata da diversi fattori. Da cause non legate alla
volontà del singolo che sta cercando lavoro( quindi disoccupazione involontaria).Rientrano
in questa categoria sia la disoccupazione di chi è alla ricerca del primo posto di lavoro e sia
di chi ha perduto il precedente impiego lavorativo. Oppure al rifiuto di un lavoro ritenuto
inadeguato alle proprie condizioni fisiche, sociali e morali oppure perché ritengono che il
salario sia troppo basso(disoccupazione volontaria). Esistono anche altre tipologie di
disoccupazione: quella tecnologica, determinata dall’introduzione di nuove tecniche
produttive che sostituiscono con le macchine il lavoro umano e quella intellettuale, causata
dalla mancanza di posti di lavoro adatti a persone fornite di un titolo di studî superiori.

-specifiche: Pertinente a un ambito determinato o particolare, talvolta


anche con l'idea di precisione e di concretezza (oxford)
-campagne: campagna s. f. [lat. tardo campanea, campania, propr. agg.
neutro pl., der. di campus «campo»]. - 1. a. Estesa superficie di un
terreno aperto, fuori del centro urbano; il termine è correntemente
riferito a territorì di pianura o di bassa collina, corrispondenti in genere
all'antico contado, occupati da colture o anche da pascoli o boscaglia, con case sparse.
Di qui l'uso della parola come sinon. di guerra (fare una c.; entrare in
C., incominciare la guerra; finire la c., ecc.), o per indicare il periodo di
tempo in cui è possibile compiere operazioni militari attive. Oggi il
termine indica un ciclo di operazioni che dal punto di vista strategico si
presenta con una certa compiutezza d'insieme, indipendentemente
dalla sua durata: Insieme di azioni volte a un determinato fine,
economico, igienico, politico, scientifico: c. pubblicitaria e c. di vendita;
c. giornalistica; c. antimalarica; c. elettorale; c. di scavi.
-esclusivamente: Escludendo tutto il resto o tutti gli altri.

=Capiamo quindi che esiste la disoccupazione femminile.


La cultura del mondo, da sempre, si fonda su pilastri estremamente maschili, che
inquadrano l’uomo come l’essere umano “perfetto”.
Sono molte le orme che il maschilismo ha impresso nel nostro sapere, un esempio semplice
in cui ogni giorno ci imbattiamo, è l’universale maschile presente nella nostra lingua
(“tutti”).
Il grande divario nato tra uomini e donne( in inglese gender gap) nasce dallo storico
paragone tra i due sessi, che ha sempre visto attribuire all’uomo capacità superiori rispetto a
quelle della donna, dalle prestazioni fisiche a quelle intellettive, relegando a un ruolo
inferiore nella società, nonostante non vi sia alcuna evidenza scientifica alla base di questa
credenza. Questa situazione purtroppo esisteva già ai tempi della Roma antica dove nella
lingua latina la donna era indicata solo con i termini mater(madre), mulier(moglie) e
domina(padrona di casa) e non riconosciuta in quanto donna.
Nonostante i grandi sviluppi sociali e scientifici che si sono avuti nel corso della storia, la
disuguaglianza di genere è ancora una piaga che abbatte la società del ventunesimo secolo.

Sebbene le donne siano ai posti di comando oggi siano 93mila in più rispetto a 10 anni fa,
come mostrano i dati dell’Osservatorio sull’Imprenditoria femminile di Unioncamere e
InfoCamere, Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro sono le donne a
svolgere il 74% delle ore di lavoro di cura non retribuito, occupandosi e assistendo
bambini, anziani e persone con disabilità non autosufficienti presenti nel proprio
nucleo familiare. Guadagnando meno degli uomini, anche durante la pensione, le donne
sono più esposte al rischio di povertà in vecchiaia. Il numero totale di donne e ragazze che
oggi vivono con meno di 1,90 dollari al giorno potrà raggiungere i 435 milioni nel 2021,
rispetto ai 398,5 milioni del 2019. Un’analisi ha stimato che oltre 150 milioni di donne e
ragazze potrebbero uscire dalla povertà se i governi attuassero strategie globali per
migliorare l’accesso all’istruzione e alla pianificazione familiare, garantendo salari equi,
eguali e pari opportunità.
E non volendo promuovere campagne, questa sarebbe una mossa decisamente sbagliata.
Non farebbe altro marcare la disparità poiché le donne vengono poi paragonate agli uomini
e poi potrebbe determinare un effetto al contrario, capovolgendo cioè i ruoli. La donna viene
idolatrata, considerata un essere superiore agli uomini. Si arriverebbe quindi a dover
discriminare loro.
Sarebbe quindi necessario un compromesso in grado di equilibrare una volta per tutte i
generi. 
È però necessario ribadire che il “cambio di passo” investe tutta la società. La sfida riguarda
anche i comportamenti di vita delle donne e degli uomini.
La donna ha la responsabilità e il diritto di cercare la solitudine e prendersi cura di se stessa
per cambiare questi modelli. La ricerca passioni, gusti, ecc., diventa anche un modo per
opporre resistenza a gli ordini e schemi prestabiliti; seguendo questa linea di pensiero, il
femminismo promuove l’autonomia femminile.
Nel caso degli uomini, il cammino si dirige più verso l’educazione agli affetti e alla
corresponsabilità. Essere uomo non è incompatibile con l’espressione e il riconoscimento
dei sentimenti propri e altrui, e neanche con il responsabilizzarsi, essere empatici e prendersi
cura di bisogni altrui; idee di solito assenti nei processi di socializzazione primaria
(infanzia). Includere questi contenuti nei programmi educativi risulta una strategia chiave
per la trasformazione sociale.
La cultura della diversità può sembrare un sogno utopico, ma non è così, ci sono esempi
concreti di come si è sta combattendo la disuguaglianza di genere nel mondo:
 Islanda: le donne islandesi stufe della disuguaglianza di genere sui posti di lavoro,
che comportava differenze di stipendio inaccettabili, sono scese in piazza in forma di
protesta. Creando un movimento popolare, culminato con il primo presidente donna,
l’aumento delle donne all’interno della politica ha permesso l’approvazione di una
serie di leggi che iniziasse ad appiattire le differenze salariali. Tra queste,
l’opportunità del congedo di paternità ha  permesso ai genitori islandesi di dividere i
loro nove mesi di congedo parentale esattamente a metà, dando l’opportunità alle
mamme di tornare a lavorare.

 Rwanda: nello stato africano la carenza di popolazione maschile, dovuta alla guerra,
ha costretto le donne a mettersi in gioco per poter portare uno stipendio a casa,
sbloccando  una serie di posizioni lavorative prima inaccessibili alle donne, quali:
forze dell’ordine, manager di società, imprenditrici.  La crescita delle donne
all’interno delle varie realtà aziendali ha permesso anche una spinta politica, con
l’ottenimento di cariche di stato importanti. Il Ruanda ha imposto l’obbligo di una
minima quota rosa in ogni forma di governance.

Questi due casi studio sono una speranza per il futuro, perché ci fanno comprendere che non
è impossibile ottenere una disuguaglianza di genere nulla.
Solo accogliendo le diversità, che le donne possono dare alle tante aree della nostra
quotidianità, potremmo avere una crescita sociale esponenziale che nasce dall’unione delle
donne e degli uomini, che insieme contribuiscono a creare un mondo migliore.

L’impegno dell’Italia contro disuguaglianza di genere.


L’Italia seppur indietro rispetto ai tanti paesi che nella classifica occupano posizioni
migliori, sta cercando di aggiustare il tiro, rivedendo la sua politica in merito alla parità di
genere. 
Grazie al lavoro del Parlamento e delle relative commissioni parlamentari, sono state
istituite delle proposte di legge e degli emendamenti per tutelare i diritti delle donne e
raggiungere la parità di genere. 
Infatti nella nuova legge di bilancio e nel progetto redatto per il Recovery Fund sono
previste importanti misure per le donne tra le quali:
 3 Miliardi per l’assegno universale e servizi alla famiglia per l’anno 2021: allo scopo
di contribuire con un sostegno concreto e che permetta una valorizzazione della
famiglia.
 Decontribuzione al 100% per chi assume donne : in via sperimentale per il biennio
2021-2022, estende a tutte le assunzioni di donne, effettuate a tempo determinato nel
medesimo biennio, lo sgravio contributivo attualmente previsto a regime elevando
dal 50 al 100 per cento la riduzione dei contributi a carico del datore di lavoro.
 20 milioni di euro per l’imprenditoria femminile: istituito il “Fondo a sostegno
dell’impresa femminile”, con una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli
anni 2021 e 2022, al fine di promuovere e sostenere l’avvio e il rafforzamento
dell’imprenditoria femminile.
 Rinnovo bonus bebè: rinnovato per il 2021 l’assegno di natalità (Bonus bebè).
L’onere per il riconoscimento del bonus bebè è valutato in 340 milioni di euro per il
2021 e in 400 milioni di euro per il 2022.
 4 miliardi per servizi sociali e 1 miliardo per asili nido: è stato incrementato il fondo
di solidarietà comunale per il miglioramento dei servizi in campo sociale e il
potenziamento degli asili nido per gli anni 2021-2030.
In aggiunta a questi provvedimenti, al fine di potenziare le attività di promozione della
libertà femminile e di genere e le attività di prevenzione e contrasto alle forme di violenza e
di discriminazione fondate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di
genere e sulla disabilità, verrà istituito un Fondo per il sostegno della parità salariale di
genere e un fondo per il contrasto alla discriminazione di genere. 
Tutti questi provvedimenti sono un grande contributo che l’Italia vuole fornire per porre la
donna al centro della vita economica, ma da soli non bastano, c’è bisogno di innalzare
l’occupazione femminile sia da un punto di vista quantitativo ma anche qualitativo.
Questo obiettivo è raggiungibile attraverso politiche attive del lavoro, migliorando le
infrastrutture sociali, con  il potenziamento dei servizi di asili nido e per la prima infanzia. 
La disuguaglianza di genere limita il potenziale contributo delle donne alla crescita
economica del Paese e la parità di opportunità e di diritti va realizzata contestualmente in
diversi ambiti della vita economica e sociale:
dall’occupazione alla remunerazione, all’istruzione, al bilanciamento tra impegni familiari e
lavorativi, fino a toccare il tema sfortunatamente ancora tragico della violenza di genere.
Conclusione.
ll mondo si sta iniziando a battersi per le donne. Il problema della disuguaglianza di genere,
ormai è una delle priorità nell’agenda politica di molti stati, alcuni sono vicino a
raggiungere il valore 1 indicato dal World Economic Forum, altri sono appena partiti dai
blocchi di partenza, ma tutti quanti sono in moto verso l’abbattimento della disuguaglianza
di genere.
Il contributo delle donne in tutti i campi diventa sempre più necessario, per potere avere una
società lanciata verso un futuro di uguaglianza e di pari opportunità, con una crescita sociale
ed economica che sia frutto dell’unione di donne e uomini uniti per il bene comune.
“Date alle donne occasioni adeguate ed esse potranno
far tutto”(Oscar Wilde)

Potrebbero piacerti anche