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Disprezzo verso la musica dei neri

Verso la fine dell'Ottocento sorgono numerosi compositori afro-americani, impadronitisi del sapere
accademico. Tuttavia, mentre per Joplin il rag era pieno simbolo dell'identità artistica del nero
americano, molti altri compositori neri presero le distanze dal rag e dai suoi ritmi, considerati
peccaminosi dalla società.
Del resto il rag fu associato ai bordelli, dove invece si eseguiva musica classica. Altro falso mito
riguardante il rag lo vede strettamente connesso col cinema muto; oggi sappiamo che le orchestre
che accompagnavano tali pellicole traevano musica da volumi specifici nei quali non vi è traccia di
rag. Solo negli anni '50 si crea un connubio cinema-rag, durante il periodo della reinassance del rag
e del cinema muto.
Tornando ai compositori neri, questi, prese le distanze dal rag, ammiccano invece agli spirituals,
ritenuti dai bianchi musica degna di merito, sebbene rendesse un'immagine sottomessa dei neri.
Ciononostante i neri vengono discriminati dal circuito musicale, e mossi dalla necessità creano
circuiti “all black”, con solo pubblico di colore.
Figure importanti sono:

- Robert Nathaniel Dett


Nasce in Canada nel 1882. Più giovane di 14 anni rispetto a Joplin, studia sin da bambino
pianoforte e a 18 anni già compone il brano “After the Cakewalk”. Avrà una carriera da
arrangiatore per cori di spirituals, divenendo uno dei principali armonizzatori di spirituals.
Successivamente i suoi interessi si spostano e nelle sue ultime opere troviamo bitonalità e armonia
quartale. Sue composizioni importanti sono “The Ordering of Moses” e “In the Bottoms”, suite in 5
parti che spicca per la ricercatezza melodica. L'elemento nero non è riscontrabile in Dett

- Samuel Coleridge Taylor


Taylor nasce nel 1875 a Londra, figlio di madre bianca inglese e padre di colore della Sierra Leone.
Valente violinista, maneggia fin da adolescente il linguaggio tardo romantico tedesco. Compone la
cantata per coro e orchestra “Scenes from the Song of Hiawatha”, ancora oggi cantata in Inghilterra
dai cori studenteschi. Verso i vent'anni comincia a scrivere musica di derivazione nera, ovviamente
spirituals, e opera manifesto è “24 negro melodies”, melodie di pochi minuti che evocano prima
l'africa, poi i caraibi e poi l'america con gli spirituals; tra i brani di quest'opera spicca una
rielaborazione di “The Bamboula” di Gottschalk. In America acquisisce popolarità, addirittura
nascono le Coleridge Society di colore che eseguono le sue musiche corali. Tuttavia la sua
popolarità degrada rapidamente, e di li a poco muore, nel 1912.
Nella sua produzione la negritudine non è un'ossessione, e, come tanti altri compositori di colore,
egli si adegua al disprezzo sociale verso il rag; paradossalmente tale genere trovò sostenitori proprio
tra i bianchi.

- Charles Ives
Ives (1874-1954) nacque nell'attuale Connecticut, figlio di un direttore di banda locale. Laureatosi a
Yale e avendo studiato musica con Horatio Parker, già a fine secolo Ives produce una miriade di
pezzi orchestrali, da camera e sonate per pianoforte, sperimentando dodecafonia, atonalismo e
clusters. Disprezzato da pubblico e mondo accademico per il resto della sua vita non scriverà più
musica, tornando al vecchio lavoro di assicuratore; verrà poi riscoperto dall'avanguardia americana
degli anni '30.
Famoso è il terzo movimento (di quattro) della “A Symphony: New England Holidays”, intitolato
“Il 4 Luglio”, in cui due bande devono eseguire simultaneamente due brani diversi; nota è anche la
quarta sinfonia, dove l'orchestra viene smembrata in gruppi che suonano su 7 tempi diversi.
Nell'opera di Ives compare anche la musica nera: nonostante sia un uomo del nord si interessa a tale
genere del sud e riempie le sue opere di allusioni al rag, come nella prima sonata per pianoforte in 5
movimenti del 1902, dove nel secondo movimento il pianoforte fa emergere di tanto in tanto un rag
quasi fantasma. Quando nacque il jazz lui aveva già smesso di comporre.
La musica americana sbarca in Europa
Secondo la storia della musica eurocentrica i musicisti influenzati dalla musica sincopata americana
furono (e in minima parte) Ravel, De Bussy, Stravisnky, Milhaud.
Il rag raggiunse inizialmente l'Inghilterra, a causa dell'affinità agli USA creata dall'uso del banjo,
esportato dai minstrels show. Nel resto dell'Europa si diffuse grazie all'expo di Parigi del 1900,
nella quale John Philiph Sousa era presente con la sua banda. Proprio grazie alla banda il rag trovò
terreno fertile su cui attecchire. Basti pensare che nel 1906 la banda della regia marina italiana già
incide pezzi americani, grazie alla circolazione di spartiti di rag commerciale di inizio secolo. Altri
canali di diffusione furono i cafè concerto o cafè-chantant e i Vaudeville. Si pensi che a Napoli il
famoso canzonettista Cantalamessa compose nel 1895 la propria opera più nota, “A' risa”,
riadattando una canzone inglese resa nota da un artista nero del nord America.
Tuttavia in Europa arrivò la parte più commerciale della musica afroamericana. Non il primo rag
del Missouri, non il rag afroamericano, ma il rag creato da imitatori bianchi: fu tale rag
commerciale a raggiungere il vecchio continente, che fu poi ulteriormente impoverito dagli
imitatori bianchi europei. Tuttavia l'influenza del rag anche tra i compositori bianchi fu molto forte,
come testimonia l'entusiasmo che si evince da testi, lettere e diari sull'argomento.
Famosa è l'opera “Piano Rag Music” del 1919 di Stravinsky, nella quale tritura e rielabora cellule
ritmiche del rag.

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