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LEZIONE 6- RISCALDAMENTO GLOBALE

FOOD SECURITY: sicurezza alimentare intesa come la


quantità di cibo sufficiente per nutrire tutta la popolazione del
paese.

FOOD SAFETY: invece è intesa come la sicurezza alimentare


igienico-sanitaria.

In un numero del 2018 è stato dedicato ad un tema


particolare: ‘costruire una resilienza climatica per la sicurezza
alimentare e la nutrizione’.

Resistenza è una capacità di resistere ad un agente esterno,


mentre la resilienza è la capacità di resistenza non ad un
agente esterno ma la capacità di ritornare alla situazione
precedente dopo aver subito l’effetto dell’agente esterno.

La resilienza agli eventi climatici sta diventando sempre di più


un aspetto importante per assicurare la food security.

Ma questo riscaldamento globale esiste sul


serio?

Questi sono i dati della FAO: nell’arco di una


media di 6 anni il colore del mondo non è bianco
(bianco=nessuna variazione, rosso=c’è stato un
riscaldamento globale, blu=c’è stato un
raffreddamento); sopratutto nella zona artica ci
sono stati degli aumenti di temperatura piuttosto
rilevanti. Nell’Europa e nella parte settentrionale
degli USA c’è un certo effetto del riscaldamento.

In Brasile, sopratutto in Amazzonia, e anche


nell’Africa Subsariana.

In Asia è più distribuito.

Si osserva un gradiente di temperature più alte verso il polo nord e più


basse verso il polo sud.

Cosa determina questo?

Molti parlano di rischi di inaridimento, siccità,


deforestazione, desertificazione.. in realtà non è
così.

Questo grafico rappresenta gli eventi estremi che


hanno prodotto disastri a livello planetario nell’arco
di 26 anni; le strane temperature e le siccità sono le
due linee in basso e sono le meno importanti.

Più importanti sono le tempeste (uragani, cicloni),


ma la cosa più evidente è quella delle inondazioni,
sono passate da 40-50 all’anno ai 150-200.

Perché questo? Perché se abbiamo un aumento


della temperatura media globale possiamo
aspettarci un aumento dell’evaporazione dell’acqua
degli oceani (che rappresentano quasi 3/4 della superficie terrestre)

Quadro generale delle precipitazioni.

Le zone azzurre/blu sono le zone in cui le


precipitazioni sono aumentate negli ultimi anni.

Quando parliamo di riscaldamento globale la prima cosa che


viene in mente è l’Artico: i ghiacci si stanno sciogliendo.

Questa è una ripresa dal satellite fatta nell’agosto del 1985 (è


una ricostruzione grafica, il bianco indica il ghiaccio più
spesso, le zone grigie sono quelle in cui il ghiaccio è meno
spesso).

In agosto il ghiaccio raggiugne tutte le terre emerse

Nell’agosto del 2016 vediamo la situazione


radicalmente cambiata.

C’è stata una riduzione della zona ghiacciata e un


assottigliamento dei ghiacci.

Questa è la spirale della morte dell’artico.

Misura la quantità di ghiaccio nell’artico.

Nel 1979 in aprile il volume era 35 migliaia di km cubi

La curva in nero indica settembre, e fra aprile e


settembre la quantità di ghiaccio nell’artico si dimezza,
per poi aumentare di nuovo in aprile del 1980 e ri-
diminuire in settembre (e così via).

Perché il mese con la quantità maggiore di ghiaccio è


aprile e quello con la quantità di ghiaccio minore è
settembre?

Nel polo abbiamo 6 mesi di buio che vanno


dall’equinozio di primavera all’equinozio di autunno; da
fine marzo a fine settembre c’è luce, da fine settembre a
fine marzo c’è buio quindi ad aprile è alla fine della lunga
notte artica.. quindi per 6 mesi il ghiaccio si è accumulato
, e per i prossimi sei mesi continuerà a diminuire.

Cos’è successo in questi 30-40 anni?

Se prendiamo aprile 1979 il ghiaccio era 35 migliaia di km


cubi, oggi è poco più della metà. Quindi c’è stata una riduzione del 40% del volume in aprile.

Se andiamo a settembre 1979 era 17 mila km cubi, e qualche anno fa erano diventati 5
(diminuzione del 70%)

Se questa spirale continua quanto ci impiegherà ad arrivare a 0? Nel caso di settembre


probabilmente 10-12 anni, nel caso di aprile 30-40 anni. Quindi è una situazione abbastanza
drammatica.

Questo cosa comporterà? Noi avremmo risposto che sarebbe aumentato il livello dei mari, ma
non è assolutamente vero; un litro di ghiaccio quando ghiaccia aumenta la densità, però la messa
e il peso restano li stesso. Quando quel litro,1 di ghiaccio di scioglie l’acqua che si genera torna
ad occupare il volume di un litro.

Quindi quel litro di acqua che diventa 1,1 litri di ghiaccio ma pesa sempre 1 kilo, lo mettete ad
flottare nell’acqua liquida e avete un litro di volume del ghiaccio sotto il livello dell’acqua lo 0,1
sopra il livello dell’acqua, perché 1,1 litri di ghiaccio pesano sempre un kilo, sposta un kilo di
acqua che è pari ad un litro di acqua, non 1,1.

Quando il ghiaccio si scioglie torna ad occupare il volume di un litro e con il livello dell’acqua
circostante resta uguale.

Quindi se si scioglie tutto il ghiaccio del polo nord il livello dei mari non subisce nessuna
variazione.

È diverso se si sciolgono i ghiacciai delle alpi o dell’Himalaya o delle Ande, però


quantitativamente rappresentano ben poca cosa.

Il grosso pericolo è lo scioglimento dei ghiacci dell’antartico, perché li questo enorme volume di
ghiaccio (che è molto più grande di quello dell’Artico) sono sopra ad un continente. L’Antartide
non è un oceano, è un continente; e il ghiaccio che si scioglie scorre verso gli oceani e quindi è
destinato a farne aumentare il livello.

DI QUANTO?

In un secolo il livello è aumentato di 20 cm


circa.

Da cosa è dovuto questo aumento? Da 2


cose:

-la prima è collegata al riscaldamento globale,


se io aumento la temperatura dell’acqua degli
oceani comporta un’espansione del volume e
una diminuzione di densità, per cui l’acqua
riscaldandosi tende ad occupare un volume
maggiore e quindi il livello del mare tende a
crescere.

-l’altro aspetto è l’erosione , continuamente ci


sono km3 di detriti che dalla terra arrivano al
mare attraverso i fiumi. Per ogni km3 di detriti
che arrivano dentro al mare c’è un km3 di
acqua che non ha più posto e quindi causa
aumento del livello dei mari.

Quindi l’aumento del livello dei mari dipende dai detriti e dalla diminuzione di densità dell’acqua e
quindi dal suo aumento di volume.

Ci sono delle stime poco precise su cosa succederà sull’aumento del livello dei mari quando
prima o poi si scioglierà tutto il ghiaccio dell’antartico; queste stime vanno da un aumento minimo
di 20 cm ad un massimo di 50. (rischio di inondazioni in paesi sul livello del mare)

Lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico è ininfluente sul livello dei mari, ma non è ininfluente sulla
temperatura globale. Perché? Per due fenomeni, uno fisico e uno chimico.

Quello fisico lo si vede dalla foto del 1985, dal satellite l’Artico è bianco nel 2016 il bianco è
diminuito e nel giro di pochi anni sarà blu. Cosa significa? Che a parità di radiazioni solare
incidente, quindi di quantità di raggi solari che arrivano sull’artico, se l’artico è bianco questi raggi
solari vengo riflessi nello spazio e si perdono oltre il 90%, se l’artico è blu oltre il 90% di queste
radiazioni solari penetrano nell’acqua e contribuiscono a riscaldarla; e ovviamente il
riscaldamento dell’acqua contribuisce al riscaldamento globale del pianeta.

Non c’è solo la calotta polare artica che è pericolosa, ma anche il ghiaccio sottoterra di tutte le
zone confinanti (Groenlandia, Canada, Alaska ecc); questi tipi di terreni vengono classificati con il
termine permafrost (terreni perennemente congelati). Questi permafrost nell’arco di milioni di anni
hanno accumulato e trattenuto quantità notevoli di CO2. Basta che si sciolgano anche per brevi
periodi e una parte notevole di questa CO2 verrebbe liberata sotto forma di bollicine
nell’atmosfera, andando a contribuire all’effetto serra.

Di chi è la colpa del riscaldamento globale?

Ovviamente il maggior responsabile è l’aumento della


CO2 nell’atmosfera, anidride carbonica NON
rinnovabile (non la CO2 che si produce bruciando
legno o respirando quando mangiamo sostanza
organica e la ossidiamo), che si produce dalla
combustione in particolare dei combustibili fossili,
quando noi tiriamo fuori dal terreno petrolio, carbone,
metano o gas e quando lo usiamo per produrre
calore produciamo CO2 nuova che si aggiunge a
quella esistente.

Di chi è la colpa?

Qui si vede una stima della responsabilità pro-capite


dell’attuale produzione ed emissione di CO2
nell’atmosfera di uso antropogenico e in questi
conteggi è incluso anche il cambiamento di
destinazione del terreno (se noi prendiamo l’amazzonia che è il principale produttore mondiale di
ossigeno, ma è anche il principale consumatore mondiale di ossigeno e quindi il principale
produttore di CO2 e la facciamo sparire non succede niente.. ma se noi la bruciamo o se noi
prendiamo tutta quella biomassa e la facciamo fermentare andiamo a contribuire all’aumento
della CO2 nell’atmosfera finché c’è sostanza organica da consumare.. quando questa sostanza
organica sarà sparita allora si raggiungerà un nuovo equilibrio: avremmo aumentato la CO2
nell’atmosfera ma non continuerà ad aumentare).

In questi conteggi ci sono gli ettari di foresta che vengono trasformati in campi coltivati o in
pascoli.

I paesi con maggiore responsabilità sono quelli ricchi e freddi, (Canada, Australia..) perché hanno i
soldi per acquistare combustibili fossili e li usano per il riscaldamento.

I paesi poveri non hanno i soldi per acquistare combustibili fossili (lo Zambia, Bolivia, Quatar ecc
sono paesi con reddito basso ma sono produttori di petrolio).

Chi è più o meno efficiente a parità di ricchezza?

Nella mappa c’è la produzione di gas serra per


dollaro (per ricchezza disponibile).

L’Europa a parità di ricchezza produce molta meno


CO2 degli Stati Uniti e del Canada, ma sopratutto
della Russia e degli stati confinanti, perché non
hanno soldi, e quindi quella poca CO2 che
producono se la dividiamo per quasi 0 dollari viene
una quantità di CO2 per dollaro molto elevata.

—>Rilascio di gas serra dall’inizio della rivoluzione


industriale.

La quantità di gas serra e in particolare di CO2 che


abbiamo oggi nella nostra atmosfera è frutta di un
accumulazione avvenuta negli ultimi secoli.

Fino alla rivoluzione industriale possiamo dedurre


che la stra grande energia utilizzata dall’uomo
provenisse da fonti rinnovabili (dal legno, dalle
biomasse..), è con la rivoluzione industriale che si
comincia a utilizzare sempre di più fonti non
rinnovabili.

Ed ecco quindi che nell’arco della storia il paese di


gran lunga è il maggiore responsabile dell’attuale
CO2 presente nell’atmosfera sono gli Stati Uniti
(perché sono grandi, ricchi e non attenti).

Al secondo posto c’è la Germania, è un paese che


ha una lunga storia industriale.

La Cina è più grande e popolosa della Germania ma


le sue responsabilità sono molto recenti. Poi c’è la Russia, Regno Unito, Giappone, Francia,
ucraina, Canada, Polonia e Italia (ha un livello che è
quasi la metà di quello della Francia).

Ma oggi chi è il maggior responsabile


dell’aumento? E domani chi sarà?

Oggi al primo posto c’è la Cina, che ha un valore


quasi doppio di quello degli Stati Uniti, poi c’è l’UE,
India, Federazione Russa, Indonesia, Brasile,… di
nuovo l’Italia è in basso ma è vicina a Francia e UK.

Se la esprimano per persona questa graduatoria


cambia completamente: oggi le persone più
“sprecone” e inquinanti al mondo sono il Kuwait,
Emirati Arabi, Kazakistan, Australia.. (Troviamo
quindi i paesi ricchi di petrolio e in cui costa meno)

Le cose nel tempo sono cambiate.

Produzione totale di energia nel mondo.

Il paese con maggior produzione di energia


l’anno erano gli USA, ma sono stati superati
alla grande dalla Cina.

Idrogeno

Quasi 20 anni dopo la bomba di Hiroshima, dalla bomba atomica di è passiti alla bomba H,
bomba idrogeno. Dall’energia atomica all’energia nucleare.

Il processo è opposto: invece di prendere l’atomo più grande, l’uranio, e dividerlo in 2 per liberare
una grande quantità di energia, prendiamo il più piccolo, l’idrogeno, anzi ne prendiamo 2 e li
fondiamo in un nuovo atomo di elio. Questa fusione libera una grande quantità di energia
enormemente superiore delle scissione atomica.. ed è il tipo di energia che viene prodotta nel
sole, quindi la bomba H è ‘un piccolissimo sole’ gestito all’interno e creato dall’uomo.

Le esplosioni delle bombe H più pericolose sono state fatte sotto terra, potenzialmente è
un’energia pulita ed un energia quasi illimitata, peccato che nessuno è riuscito a farla in maniera
controllata.

—>Quanta CO2 equivalente viene prodotta per produrre


energia elettrica (per KW/h di energia elettrica) a seconda di
questa fonte di energia.

-Se è prodotta da una diga, da un impianto idroelettrico la


CO2 è molto limitata.

-Abbiamo impianti che funzionano a energia delle onde e


maree e abbiamo valori bassissimi

-centrali eoliche (sulla terra o mare): sono più efficienti quelle


sulle coste (hanno però impatto paesaggistico)

-energia atomica (nucleare): da questo punto di vista è


abbastanza verde, non c’è una grande produzione
equivalente di CO2

-biomassa: molti efficienti (è giusto investire in questa


direzione)

-solare termico: provoca riscaldamento, (sistemi a parabola)

-geotermica

-solare con pannelli fotovoltaici: efficiente (ma ci sono problemi di smaltimento)

-centrali con gas naturali o carbone: l’impatto ambientale sale enormemente

Consumazione totale di energia nel mondo

-L’80% sono da fonti fossili (responsabili del riscaldamento


globale)

-2,7% energia atomica

-16,7% prodotta da fonti rinnovabili

Di questo 16,7% di gran lunga la maggior fonte è la


biomassa (legno)

IN ITALIA

Le fonti rinnovabili erano costanti fino al 2000..


solo negli ultimi anni c’è stata un impennata.

l’energia idroelettrica è cresciuta leggermente, ma


negli ultimi anni sta calando perché ci sono
problemi con i black-out. Una soluzione è stata
usare le dighe come tampone, in modo da avere
energia elettrica continua.

Oggi invece quando c’è scarsa richiesta di energia


elettrica si fanno lo stesso funzionare le centrali
termo-elettriche (si produce quindi più energia
elettrica di quella che serve), e viene utilizzata per
far funzionare gli impianti idroelettrici a rovescio,
cioè per pompare acqua dall’alto verso il basso, in
modo che le dighe siano piene quando c’è
fabbisogno di acqua durante l’estate e quindi si ha
questa utilizzazione alternata.

In verde vediamo il grosso aumento dell’eolico, del fotovoltaico in giallo


e delle biomasse in nero.

Se queste fonti invece di esprimerle in valore assoluto le esprimiamo in


percentuale otteniamo questo grafico.

Vediamo che le 3 voci dell’energia idroelettrica sono crollate dal 90% al


30%, e sono cresciute l’eolico, il fotovoltaico e le biomasse.

(Le biomasse sono quelle che ci interessano di più)

Produzione di gas serra dall’agricoltura nel mondo.

-Asia: primo produttore

-Americhe

-Africa

-Oceania

-Europa

Se andiamo a vedere i trend di variazione nel tempo:


-per l’africa e l’asia sta aumentando (d’altra parte
sono continenti con un grosso peso demografico)

-l’Oceania è il più favorevole

-Anche l’Europa (anche se non sta diminuendo di popolazione


sta migliorando l’efficienza nell’agricoltura diminuendo le
emissioni di gas serra)

Dentro a questo impatto ambientale dell’agricoltura


guarda caso il 40% è dovuto dalle fermentazione
enteriche.

Il 15% è dovuto alle deiezione lasciate nel pascolo

Poi abbiamo fertilizzanti sintetici, coltivazione del riso,


residui di coltivazioni, coltivazione di terreni organici..

Per le fermentazioni enteriche c’è un testa a testa fra


America e Asia.

All’interno di queste fermentazioni enteriche più della


metà è dato dai bovini da carne, poi quelli da latte, i
bufali, le pecore, le capre, i cammelli e altri (in particolare
monogastrici)

Quali sono questi gas serra?

Prima di tutto la CO2: prima delle rivoluzione industriale


era a 280ppm, oggi è a 400ppm.

Rappresenta 3/4 dei gas serra presenti nell’atmosfera del


pianeta.

Il METANO, era presente in concentrazioni 0,7, ora è più


che raddoppiato e rappresenta il 9% dell’effetto serra
globale.

Poi abbiamo i BIOSSIDO DI AZOTO, che è un 1/3 del


metano, è aumentato relativamente poco, ma è quasi 300
volte più pericoloso del metano. Rappresenta il 16% dei gas serra presenti nell’atmosfera.

-OZONO, non viene riportato l’effetto serra perché ha una vita brevissima (essendo instabile,
viene subito consumato)

-CFC-11 e CFC-12 sono due gas sintetici che non esistevano in natura (venivano usati negli
impianti refrigeranti), poi sono stati proibiti per l’impatto ambientale che avevano. Oggi sono
presenti in quantità limitata, ma sono 5-10mila volte più pericolosi della CO2.

Il metano arriva per 2/3 dalla zootecnia e dal pastoralismo.

Una cosa di cui ci si dimentica è l’ultima riga: LA DURATA NELL’ATMOSFERA. La CO2 vive
mediamente 200 anni nell’atmosfera.

Il metano ha una vita media di 12 anni.

L’impatto ambientale della CO2 è irreversibile, perché per quella che emettiamo oggi ci vorranno
secoli perché possa ridursi.

Il problema del metano è invece reversibile, se io oggi smetto di produrre metano, quel metano
che ho prodotto finora si dimezzerà ogni 12 anni. Quindi dall’inquinamento da metano si può
tornare indietro, dall’inquinamento da CO2 non si torna indietro (la co2 da combustibili fossili).

Il vero problema è quello della CO2 prodotta da combustibili fossili.

L’N20 è un problema più grosso del metano, dato che la sua durata è di 121 anni.

Il CF4 ha una durata di 50mila anni.

Cosa agisce sul metano?

-la dieta, gli additivi, il microbiota ruminale, il tipo di fermentazioni che si


producono e la genetica dell’animale.

I geni dell’animale riescono a condizionare il microbiota che c’è all’interno


del rumine e quindi del tipo di fermentazione e quantità e qualità del
metano prodotto.

La carne di ruminanti è il principale imputato dell’emissione dei gas serra, poi l’acquacoltura, la
pesca, i monogastrici (maiali, pollo), produzione di latte, uova e prodotti vegetali.

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