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La fruizione museale: Un’esperienza complessa di natura sociale, cognitiva ed


emozionale

Chapter · January 2006

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Vanda Lucia Zammuner


University of Padova
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Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 1

Zammuner, V.L., (2006). La fruizione museale: Un’esperienza complessa di natura sociale, cognitiva ed emozionale. In
Carlo Frateschi e Maurizio Mistri (a cura di), Economia e psicologia per l'arte e la cultura, pp 97-125. Roma, Carocci.
ISBN 978843039357

Cap. 5
Zammuner V.L.
La fruizione museale: Un’esperienza complessa di natura
sociale, cognitiva ed emozionale
Riassunto
Il capitolo presenterà i dati di varie ricerche, condotte tra il 1999 ed il 2005, che si inseriscono nel filone di studi
“visitors studies” volte a indagare vari aspetti inerenti la fruizione artistica, in rapporto a diverse tipologie di musei e mo-
stre d’arte (collezioni stabili versus esposizioni temporanee; istituzioni di alta fama versus istituzioni ‘minori’), e diverse
tipologie di ‘visitatori’. In particolare, verranno discussi i risultati ottenuti dall’analisi delle risposte che adulti ed adole-
scenti fornirono a dei questionari (i) dopo aver visitato una mostra temporanea o una collezione stabile presso le istitu-
zioni museali, (ii) o aver visitato una galleria d’arte, (iii) o infine, e solo per campioni di adolescenti, ripensando a musei
e mostre visitate in passato, con la scuola o in altre circostanze. Il capitolo discuterà dunque vari temi, tra cui: (a) i prin-
cipali aspetti cognitivi, emotivi e sociali dell’esperienza di fruizione dei visitatori (per es., le fonti informative cui attin-
gono, le loro motivazioni alla fruizione, il grado di comprensione delle opere viste), (b) il grado di in/soddisfazione verso
il prodotto ‘consumato’, (c) la natura dei bisogni e delle aspettative dei visitatori circa la fruizione (per es., cosa si aspet-
tano idealmente da un museo), (d) le esperienze pregresse di ‘consumo’ di beni culturali; (e) la relazione tra questi aspetti
e le principali variabili sociodemografiche e personali. I risultati ottenuti consentono non solo di migliorare la conoscen-
za dei molteplici aspetti cruciali che caratterizzano la fruizione artistica, e dunque la conoscenza dei visitatori, ma presen-
tano potenziali ‘ricadute’ applicative, spunti interessanti per concorrere ad indirizzare gli interventi gestionali, didattici,
pubblicitari e promozionali delle istituzioni museali.

0.1 Introduzione: L’importanza dei “visitors studies”

Con il termine “visitors studies” si indicano le ricerche sui visitatori dei musei (artistici, scienti-
fici, del territorio, e così via) o dei siti archeologici, o di gallerie d’arte. Questo tipo di studi è diven-
tato nell’ultimo decennio sempre più frequente. Ma perché studiare chi sono i visitatori, cosa ‘rica-
vano’ dalla loro visita, e perché decidono di farlo?
La risposta è complessa. Un assunto fondamentale è che la partecipazione culturale è un ottimo
indice dello sviluppo sociale e civile di ogni società. All’interno dell’ampia gamma di attività che
implicano la partecipazione, vi è la fruizione museale: i musei, ricchi dei prodotti culturali per eccel-
lenza, le opere d’arte, costituiscono infatti elementi civici significativi che contribuiscono, attraverso
processi di costruzione di significato e di identità, a definire i rapporti e le idee sociali, e la stessa so-
cietà (Karp 1995). A fronte di un patrimonio artistico amplissimo e di inestimabile valore, e addirit-
tura in presenza di una relativa proliferazione di musei e mostre, si riscontra una scarsa fruizione da
parte del pubblico1, un dato paradossale che induce necessariamente alla riflessione circa il ruolo o
la missione dei musei, e la bontà ed il successo delle politiche da essi attuate (v anche Negri e Sani
2000).

1
La fruizione è però tendenzialmente in aumento. I dati Istat (2005) per il decennio 1996-2005 mostrano che gli Ita-
liani che hanno visitato musei o mostre sono passati dal 23 al 28% – contro un aumento dal 40 al 50% circa degli italiani
andati al cinema almeno una volta all’anno, a costi più o meno equivalenti. Similmente i dati del Ministero per i beni e le
attività culturali (2005) mostrano un incremento di circa 8.000.000 visitatori di musei, monumenti ed aree archeologiche
dal 1996 al 2005.
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 2

Contrariamente ad una visione tradizionale del museo quale spazio ‘chiuso’, di pura conserva-
zione della memoria culturale, il museo è oggi sempre più spesso considerato come un’istituzione
aperta, un operatore culturale al servizio del pubblico, attivo nella diffusione del sapere storico,
scientifico e artistico. Ai musei si chiede di essere risorse educative e didattiche (funzionali, ad
esempio, al lifelong learning, ovvero a riportare nel ciclo dell’apprendimento chi ne è uscito, antici-
patamente o no), di offrire stimoli atti ad ampliare e accrescere le conoscenze degli individui, e più in
generale di essere, nei confronti della comunità e della società, agenti di cambiamento sociale e luo-
ghi in cui si ri-compongono e si ri-conciliano relazioni e differenze etniche, sociali, e culturali. Que-
sti scopi richiedono che i musei attuino politiche culturali, anche di natura didattica, specificamente
rivolte ai visitatori (Sani 2005a). Oltre a svolgere la funzione di ‘tempio’, preservando e mettendo a
disposizione del pubblico il patrimonio di opere e reperti accumulate nel tempo, il museo deve costi-
tuirsi come foro o agorà, luogo di sperimentazione, confronto, dibattito, ed essere al servizio della
collettività, ponendosi come soggetto attivamente impegnato nella creazione e diffusione di cono-
scenza (Solima 2000).
La necessità di porre i fruitori al centro delle politiche di promozione culturale è stata sottoli-
neata anche nel dibattito che ha accompagnato la recente profonda trasformazione del settore dei be-
ni culturali, in Italia2 (per es., Bagdadli 1997; Mottola Molfino 1999; Varese 1982), così come in
molti altri paesi (per es., Hooper-Greenhill 1996; Moscardo 1996). La necessità di gestire il patrimo-
nio museale secondo criteri maggiormente orientati al rientro economico, e dunque con un'enfasi su-
gli aspetti di promozione nella ridefinizione dell’identità dei musei, non deve implicare porne in se-
condo piano il ruolo culturale ed educativo. Incrementare il numero di visitatori o la loro soddisfa-
zione per l’aumento dei 'servizi aggiuntivi' (ristorazione, punti vendita, ecc.) non basta in quanto non
implica necessariamente una diffusione della cultura e dell’interesse per il patrimonio artistico. E'
man mano apparso sempre più evidente che il museo è in grado di svolgere adeguatamente le proprie
funzioni (pur all’interno dei vincoli di budget) solo attraverso un'adeguata comprensione dei consumi
culturali del pubblico e delle sue esigenze (per es., Goulding 2000; Mc Lean, 1992). E’ in questa
prospettiva che può essere operativamente utile ricorrere ad adeguate strategie di marketing (Kotler,
1990), con percorsi che permettano (a) la raccolta di informazioni, onde adattare l’offerta alle carat-
teristiche della domanda, in base ad un'approfondita conoscenza del pubblico attuale e potenziale, (b)
l’analisi della domanda, onde segmentare i visitatori in sottogruppi omogenei in base ai loro atteg-
giamenti e comportamenti, e alle differenze tra essi, (c) la differenziazione dell’offerta, identificando
gli ‘elementi accessori’ (didascalie, visite guidate, pubblicazioni, oggettistica, ecc.) che possono ve-
nir adeguati ai diversi segmenti che fruiscono del “nucleo di base” (la collezione di opere) offerto a
tutti i segmenti, (d) la definizione delle modalità di distribuzione del prodotto, cioè dei modi in cui i
servizi (per es., personale, allestimento) vengono messi a disposizione della domanda, e infine (e) la
comunicazione, cioè la definizione di strumenti e tecniche ottimali per contattare i (potenziali) visita-
tori.
Tutto ciò implica che il museo tenga conto dei bisogni, motivazioni, e aspettative dei visitatori
(Piva 1995), e delle dimensioni sottostanti il processo di fruizione - ad esempio, in rapporto alle rea-
zioni di tipo sensoriale ed emozionale alle opere e all’allestimento nel suo complesso (dimensione
estetica), ai processi di assimilazione e comprensione degli stimoli (dimensione cognitiva), facilitati
da aspetti quali l’allestimento, i supporti informativi, le visite guidate, e i servizi didattici, senza tra-
scurare infine la dimensione sociale del comportamento - per es., tramite servizi di accoglienza ade-
guati, punti sosta e ristoro, punti vendita, ecc.
Il museo deve cioè porsi tra i propri scopi una fruizione ‘facilitata’: un'attività di osservazione
delle opere condivisibile con altri, socializzante (per es., Silverman 1991), che induca una vera e
propria 'immersione' psicologica (è il concetto di flow experience, caratterizzata da mancanza di

2
Decreto Legge 14 Novembre 1992, n° 433; Legge 14 Gennaio 1993, n° 4 (Legge Ronchey); Regolamento di orga-
nizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali in attuazione del D.Lgs.. 20 Ottobre 1998 n. 368, e del D.Lgs.
30 Luglio 1999 n. 300.
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 3

sforzo, alto senso di benessere, e atttenzione non concentrata sul sè; per es., Harvey, Loomis e Mari-
no, 1998; Harvey 1996), può usare linguaggi testuali e simbolici che aiutino la comprensione dell'o-
pera (per es., Ravelli 1996), la sua interiorizzazione e/o d il trasformarsi della conoscenza da tacita in
esplicita, e più in generale cercare di rendere l'esperienza appagante ed istruttiva, consona a quelle
motivazioni di apprendimento e arricchimento che sottostanno alla fruizione (per es., Jansen-
Verbeke e van Rekom 1996), invece che indurre esperienze fonte soprattutto della classica 'fatica' (v.
Robinson, Sherman, Curry, e Jayne, 1928). Questi scopi possono essere raggiunti anche con l'ausilio
di strumenti interattivi e di percorsi differenziati chiaramente segnalati (da mappe, ecc.) che permet-
tano al visitatore una fruizione funzionale al tempo a sua disposizione, ai suoi interessi, al fatto che la
fruizione sia ‘solitaria’ oppure con altre persone (per es., Talbot, R. Kaplan, Kuo e S. Kaplan 1993;
Ormen, 1998); e così via. Ciò naturalmente comporta che il museo risponda al suo ruolo mediante un
ventaglio di attività specifiche, ma tra esse interconnesse e complementari (Solima, 2000).
I visitors studies di natura non puramente quantitativa, iniziati circa un secolo fa, sono divenuti
frequenti negli ultimi dieci-quindici anni3, condotti soprattutto in paesi di lingua inglese, quali Stati
Uniti, Australia, Canada e Gran Bretagna. Ciò che li caratterizza attualmente è un'attenzione sempre
più analitica rispetto alle variabili di tipo psicologico che definiscono la fruizione museale (in rappor-
to ad altre, quali quelle strutturali), con un ventaglio dunque sempre più ampio di 'oggetti' studiati,
come esemplificano le ricerche citate (ma vedi anche Goulding 2000; Hooper-Greenhill 1999, 1994;
Leinhardt, Crowley, Knutson 2002). Anche i metodi di ricerca utilizzati sono vari: dall'osservazione
dei comportamenti di visita, annotati in griglie oppure videoregistrati, uno dei metodi più ‘antichi’,
ma poi un po’ trascurato (ma vedi Klein 1993; Solima 2002), all'intervista in profondità, al questiona-
rio o intervista post- e/o pre-visita, tra i metodi più frequenti, e alla discussione in un focus group. I
diversi metodi non sono necessariamente tipici di un certo approccio, culturale, sociale, cognitivo o
di marketing, e le ricerche spesso si avvalgono di più metodi contemporaneamente, come il, questio-
nario e l’ osservazione (per es. Rubenstein, Paradis, Munro, 1993) .
Questa nuova attenzione verso i visitatori, la consapevolezza che è necessaria un'attenta analisi
del significato che l'esperienza di visita ha in relazione agli scopi e ai bisogni estetici, cognitivi e so-
ciali dell’individuo caratterizza, come accennato, anche l'Italia, dove però le ricerche su questi temi
sono divenute relativamente frequenti solo dopo il 2000 (vedi ad es., Solima e Bollo 2002; Sani
2005b) con alcune eccezioni significative – in particolare le ricerche svolte per conto di Art’è Moni-
tor (1998), del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (1999), e del Touring Club Italiano (ad es.,
Pezzoni, 1998). Le ricerche4 che illustrerò ora, alcune per accenni ed altre un po’ più estesamente,
furono condotte, a partire dal 1999, per indagare motivazioni della fruizione artistica, percezioni e
vissuti, in rapporto sia alle caratteristiche sociodemografiche dei visitatori, sia a variabili culturali e
contestuali. Lo scopo era di raccogliere dati che permettessero di giungere ad una conoscenza del
fenomeno non troppo frammentaria e superficiale, ad un'analisi della domanda non troppo approssi-
mativa.

0.2 I visitatori di mostre e musei: uguali o diversi?

Un dibattito tuttora irrisolto contrappone i musei stabili alle mostre temporanee (per es., Luise e
Savoia ’81), i primi presumibilmente più legati a una severa immagine culturale, le seconde più sen-

3
Una ricerca sul database scientifico internazionale PsycInfo, usando le parole chiave "museo o mostra" e "visitato-
re" fornisce dal 1993 al 1999 una ventina solo di ricerche (escluse dunque quelle ‘pubblicate’ su siti internet, i manoscrit-
ti, molti libri, e le pubblicazioni diffuse in ambiti ristretti e/o a tutti gli effetti non 'pubbliche'), molte delle quali tesi di
dottorato. Tra il 1992 e il 1928 ne vengono elencate circa venti. Tra il 2000 ed il 2006 ne sono invece state pubblicate in
riviste e libri scientifici almeno una trentina.
4
Desidero ringraziare vivamente tutti coloro che hanno di fatto reso possibili queste ricerche, ovvero sia i visitatori
che hanno risposto alle interviste ed ai questionari, le istituzioni che ne hanno permesso la somministrazione, e infine le
scuole, ed i singoli insegnanti, che hanno accettato che parte del tempo scolastico venisse adoperato a questo scopo.
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 4

sibili ai nuovi orientamenti e capaci, per il loro carattere di evento irripetibile, di avvicinare nuovi
utenti. Questa contrapposizione è fondamentalmente legata al tema del significato della fruizione, per
esempio in relazione agli scopi e all'identità sociale: si può ipotizzare che a questi due modelli espo-
sitivi corrispondano motivazioni diverse con cui i visitatori si avvicinano all’arte, differenti perce-
zioni, 'immagini', vissuti, e modalità di visita.
Questa ipotesi fu verificata da Zammuner e Testa (2000, 2001) analizzando i visitatori di due se-
di museali, entrambe a Venezia: un grande museo pubblico ospitante una collezione stabile, le Galle-
rie dell'Accademia, e un’importante istituzione privata, Palazzo Grassi, sede di mostre temporanee.
La scelta di queste sedi fu dettata da criteri volti da un lato a limitare le variabili di disturbo garan-
tendo la confrontabilità dei dati raccolti - entrambe le sedi esponevano, nel periodo in cui fu condotta
la ricerca (ottobre ’99), importanti opere relative soprattutto al Rinascimento veneziano - e dall’altro
ad assicurare la rappresentatività delle sedi rispetto alle due principali categorie di interesse: museo
vs. mostra..
I visitatori (N = 269), selezionati con un campionamento sistematico nei giorni di venerdì-
domenica, risposero ad un questionario di circa trenta domande 'chiuse' (v Zammuner 1998) inerenti
temi ritenuti salienti in base ai dati di ricerche precedenti (per es., Jansen-Verbeke e Van Rekom
1996; Luise & Savoia 1981; Mc Lean 1992), e a considerazioni varie, altrui e nostre, inerenti il ruolo
dei musei e la necessità di conoscere meglio i fruitori dei prodotti culturali. Il questionario, preceden-
temente testato con 20 soggetti di ambedue le sedi, fu compilato autonomamente dai visitatori al
termine della visita. Vediamone ora i principali risultati5 .

Frequenti abitudini alla fruizione museale, e varietà di canali informativi. La maggior parte
dei visitatori (il 70% circa) dichiarò di aver visitato nell’ultimo anno sia musei che mostre, rientrando
perciò nella categoria di 'visitatori abituali'. Le risposte evidenziarono tuttavia anche differenze signi-
ficative tra essi, indicative di una certa predilezione per l’uno o l’altro modello espositivo (per es.,
19% dei visitatori-museo vs. 4% dei visitatori-mostra aveva visto in precedenza "solo musei"; vice-
versa, 8% vs. 21% per "solo mostre".
La domanda circa i canali attraverso i quali le persone erano venute a conoscenza del mu-
seo/mostra si confermò molto saliente e fece emergere vistose differenze tra le due sedi. Ad esempio,
ben il 35% dei visitatori-museo diede la risposta “altro” che comprendeva canali informativi ricon-
ducibili a istruzione scolastica, prestigio e fama dell’istituzione; analoghe frequenze di risposta si
ottennero per le categorie “guida turistica” e “passaparola (altre persone)”: la conoscenza del museo
da un lato era dunque radicata nel patrimonio di conoscenze personali, dall’altro dipendeva dallo
stretto legame con la città che ospitava il museo. I visitatori-mostra ne erano invece venuti a cono-
scenza spesso in modo accidentale, attraverso l’esposizione ai mezzi di comunicazione di massa, dai
giornali (55%), passaparola (23%), riviste specializzate, televisione, locandine e manifesti (15-20%
circa), e infine via internet (6%), dati che confermano, come ipotizzavamo, che il richiamo esercitato
dalla mostra è in larga parte funzione di campagne pubblicitarie attuate su vasta scala. In sintesi, ini-
ziamo a veder confermata l'idea che i visitatori di mostre e di musei non appartengono certo ad uni-
versi diversi, ma non sono neanche del tutto simili tra loro.

Le modalità di visita-fruizione, e il grado di soddisfazione. Anche per quanto riguarda come i


visitatori effettuano la visita vi sono differenze significative tra i due gruppi, chiaramente legate al
tipo di esposizione, stabile o temporanea, e ai supporti informativi disponibili. Ad esempio, i visitato-
ri-mostra sono più onnivori, guardano con attenzione "Tutte le opere" più dei visitatori-museo (47%
vs. 29%); questi ultimi, che possono rivedere il museo anche in futuro, si soffermano invece con più
attenzione su "Le opere più famose".

5
Per maggiori dettagli, anche metodologici, sia di questa sia delle altre ricerche qui illustrate, vedi i riferimenti bi-
bliografici. Nota: I risultati citati in questo capitolo sono stati ottenuti utilizzando vari tipi di analisi statistiche, incluse
l’analisi fattoriale, delle corrispondenze, di varianza, e t-test e chi quadro.
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 5

I supporti informativi più usati da tutti i visitatori sono quelli disponibili gratuitamente
all’interno del museo/mostra (schede di consultazione e/o pannelli presenti nelle sale: 78%), seguiti
da guida/catalogo del museo/mostra (48%). I visitatori-mostra utilizzano però di più sia l’audio-
guida (17% vs. 8%) che la visita guidata (19% vs. 5%), ricorrendo cioè a supporti informativi che,
basati sulla comunicazione verbale, risultano di più immediata comprensione. Ma le comunicazioni
di cui fruiscono i visitatori, le informazioni lette e/o ascoltate, risultano ad essi utili? La maggior par-
te pensa che in effetti abbiano "aumentato la comprensione dei quadri esposti" (45% “un po", 48%
“molto”), ma sono soprattutto i visitatori-mostra a ritenerle “molto utili” nell'aiutarli a "trovare un
filo conduttore tra le opere esposte" (45% vs 24% dei visitatori-museo). Come ipotizzavamo data la
natura dei modelli espositivi, è la mostra ad evidenziare maggiori capacità nel fornire una griglia di
lettura ai visitatori.
La valutazione complessiva della visita fu infine prevalentemente positiva per tutti i visitatori (il
76% la giudicò “un po’ positiva”, il 22% “molto”).

Molteplici motivazioni per la visita. Uno scopo fondamentale di questa ricerca era il tentativo di
capire meglio perché le persone visitano un museo. L'analisi del grado di dis/accordo con dieci af-
fermazioni relative alla visita e al suo significato portò a individuare tre dimensioni motivazionali
(M; in ordine decrescente di importanza): (a) Carattere gratificante della visita, composto da 4 mo-
tivi - è un/a Opportunità da non perdere, Comportamento positivo, Esperienza carica di emozioni, e
Uso intelligente del tempo libero; (b) Interesse per arte e cultura, riconducibile a 3 motivi, tutti mol-
to forti - Interesse profondo per l’arte, Interesse per le opere esposte, Accrescimento culturale; (c)
Ricerca di svago, con 2 motivi - in primis, Pretesto per una gita, ma anche E’ di moda visitare i mu-
sei/mostre.
Differenze significative tra le due sedi emersero in relazione al secondo e terzo fattore: i visitato-
ri del museo si caratterizzarono per un maggiore Interesse per arte e cultura, mentre la Ricerca di
svago descrisse di più i visitatori della mostra. In altre parole, se su ambedue le tipologie di visitatori
il desiderio di un’esperienza gratificante ha un uguale impatto motivante, nella decisione di visitare
il museo è più forte un interesse artistico-culturale intrinseco, mentre la soddisfazione di generici bi-
sogni di svago e di approvazione sociale è data dalla mostra in misura maggiore rispetto al museo.

L’immagine articolata del museo/mostra. Che percezione ‘nel complessiva’ hanno i visitatori
del luogo visitato? Per indagarne l'immagine chiedemmo loro semplicemente di dirci quale tra 4 luo-
ghi ritenevano più simile al museo/mostra visitato. Le risposte evidenziarono differenze significative,
e per così dire eclatanti. In particolare, mentre la mostra fu associata in modo piuttosto omogeneo a
Chiesa, Teatro, Biblioteca e, un po’ meno frequentemente, a Circolo socioculturale- i visitatori del
museo lo associavano pressochè esclusivamente a Chiesa e Biblioteca (per un totale di più del 80%
delle scelte). Come si evinceva anche dalle interviste effettuate nella fase di pretest, nel significato di
Teatro e di Circolo è presente una forte componente sociale e di svago, mentre Biblioteca rimanda ad
una dimensione culturale e Chiesa a sacralità e contemplazione.
L'immagine del museo/mostra fu ulteriormente indagata chiedendo ai visitatori di dire in che mi-
sura una serie di parole/concetti descrivesse il museo/mostra. L’analisi delle rappresentazioni con-
cettuali (RC) sottostanti le risposte individuò tre fattori, che richiamano sia le motivazioni di visita,
sia le associazioni ai luoghi: (a) Aspetti appaganti dell’esperienza, intesa sia come arricchimento ar-
tistico-culturale sia come esperienza edonica positiva, un fattore composto da 5 concetti - Bellezza,
Emozione, Cultura, Arte, e assenza di Noia (dunque interesse, divertimento);.(b) Socialità
dell’esperienza, fattore molto specifico, associato alle parole Folla e Mondanità; (c). Reverenzialità
dell’esperienza di visita, fattore composto da Silenzio e Antichità. Anche in rapporto a queste rap-
presentazioni i due gruppi condividevano il carattere positivo e istruttivo dell’esperienza (I RC),
mentre differivano significativamente sia per la Socialità dell’esperienza, più importante per i visita-
tori-mostra, sia, in direzione opposta, nella dimensione di Reverenzialità,più rilevante per i visitatori-
museo. In sintesi, i visitatori hanno un'immagine ben articolata dell'una e dell'altra tipologia espositi-
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 6

va e delll’esperienza che ciascun modello permette, immagine che nel complesso è del tutto coerente
con le loro motivazioni di fruizione.

I dati personali ed il loro rapporto con le variabili indagate. L’analisi dei dati personali mostrò
che i visitatori delle due sedi non differivano significativamente tra loro nei termini delle loro carat-
teristiche socio-demografiche: il 46.4 % dei visitatori erano maschi; l’età media oscillava dai 45 ai 48
anni, con il 46.8% di 50 anni o più; la quasi totalità era in possesso almeno del Diploma di scuola
media superiore (solo il 4.5 % dei visitatori riportò un titolo inferiore al Diploma); nel campione era-
no presenti sia non-lavoratori (per es., casalinghe, pensionati), sia lavoratori di livello intermedio e di
livello alto; la maggior parte dei visitatori proveniva dalle zone e regioni limitrofe alla sede espositi-
va. In sintesi, per il campione esaminato, di molto superiore alla media nazionale per il suo alto livel-
lo culturale e professionale, le differenze precentemente riportate tra i visitatori delle due sedi non
sono riconducibili a diversità di background socioculturale .

In conclusione, simili, ma anche diversi. I dati di questa ricerca nel complesso indicano che il
museo si caratterizza per un’immagine più austera ma anche più sacrale rispetto alla mostra. Bisogna
però osservare che nel vissuto sia del museo che della mostra sono centrali gli aspetti appaganti della
visita, così come Arte, Bellezza e Cultura sono le parole che meglio descrivono ambedue le tipologie
espositive, evidenziando perciò da un lato la salienza che la fruizione artistica ha per le persone,
dall’altro la necessità di tener conto di tutte le sue molteplici sfaccettature se vogliamo capirne il si-
gnificato. I risultati sembrano poi confermare l’ipotesi che una diversa impostazione nella gestione
delle istituzioni culturali favorisce un differente approccio da parte dei fruitori. Il carattere di evento
che è distintivo di un’esposizione temporanea, l’attenzione dei mass-media e le campagne pubblicita-
rie soprattutto per le mostre di particolare rilevanza, la presenza di servizi aggiuntivi, ed altre caratte-
ristiche ancora sembrano favorire una visione più ludica della visita, sottolineandone il carattere so-
ciale e di svago, avvicinando così a tali eventi anche persone meno motivate da 'puri' interessi artisti-
ci. Ciò sembra comportare che, se lo scopo principe di un’istituzione museale è quello di favorire un
incontro fecondo tra pubblico e arte, l’attenzione verso agli aspetti di promozione dovrebbe essere
sostenuta da un analogo interesse per l’educazione e la crescita culturale.

0.3 Una tipologia più articolata di Musei e Mostre, e nuovi e vecchi temi

La cultura/fruizione artistica può essere considerata anche come un “bene di consumo” che sod-
disfa scopi di immaterialità, prestigio e status, scopi che possono dunque essere assolti in diverso
grado da questa o quella esposizione, da questa o quella sede. Sull’esperienza di fruizione (e dunque
sul grado in cui la visita soddisfa i vari scopi, bisogni ed aspettative dell’individuo) è probabile che
incidano sia caratteristiche ‘di contenuto’ delle collezioni (permanenti o temporanee che siano), sia
caratteristiche strutturali delle sedi espositive - tra cui orari, prezzi, e servizi di accoglienza (per es.,
mappe, visite guidate, personale), di ristoro, vendita, eccetera .
Per indagare ulteriormente questi temi Zammuner e Colombo (2000) condussero, sempre nel
1999, una ricerca presso 4 sedi espositive di Padova: la Galleria civica Cavour (GC), ubicata in zona
centralissima, che ospitava la mostra “Quotidiana. Sull’oggetto. Archivio giovani artisti italani”, il
Palazzo Zabarella (ZA), un’istituzione privata sede di esposizioni temporanee di livello tipicamente
‘alto’, ben pubblicizzate, che ospitava una mostra su sculture e dipinti del Bernini, i Musei Civici
Eremitani (MC), un museo che include la famosissima Capella degli Scrovegni affrescata da Giotto e
che ospita ampie e diversificate collezioni (di arte, soprattutto dal 1300 al 1700, ma anche di reperti
archeologici, e, all’epoca, di numismatica e inerenti la storia di Padova), e infine il Palazzo della Ra-
gione (PR), un’istituzione civica sede di importanti esposizioni temporanee, che ospitava una mostra
di natura scientifico-culturale, “Quella notte sulla luna”, relativa alle conoscenze scientifiche sulla
luna, ma comprendente anche modellini e disegni (per es., delle eclissi), atlanti e mappe antichi e
moderni, strumenti di studio (cannocchiali, ecc) ed altro ancora, con possibilità di visite guidate. Solo
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 7

la sede GC era ad ingresso gratuito. I visitatori (N = 393), campionati sistematicamente in tutti i


giorni di apertura delle sedi, risposero ad un questionario comprendente domande riguardanti i temi
accennati. Vediamone ora i principali risultati.

Campione e abitudini di visita. Anche il campione di questa indagine - equamente ripartito in


maschi e femmine, con un’età mediamente sopra i 28 anni (soprattutto per ZA e MC), composto in
prevalenza da lavoratori (ma, per es., 38% dei visitatori GC erano studenti, 17% disoccupati; per il
MC, ben il 13% erano pensionati), con in media un’elevata istruzione (80% circa si dichiarò in pos-
sesso di diploma o laurea) era composto di visitatori abituali che avevano visitato uno o più musei
nell’arco degli ultimi 3 mesi - MC e GC ne rappresentavano gli estremi, con i visitatori GC caratte-
rizzati da minore abitudine alla fruizione. In generale, circa la metà del campione si era recata presso
la sede espositiva in questione per la prima volta, ma con differenze significative tra le sedi. In parti-
colare, fra coloro che vi si erano recati in passato una o più vote emergevano come particolarmente
‘fedeli’ i visitatori PR, sede di per sé di grande impatto e di tradizione consolidata di grandi mostre
temporanee – a differenza di ZA, di istituzione molto recente, e di GC, galleria che si caratterizzava
per mostre ‘piccole’, tipicamente poco pubblicizzate.

Canali informativi, e loro efficacia. Il campione si differenziò parecchio in rapporto ai diversi


media (Fig. 1): in generale, il canale prevalente fu il cosiddetto “passaparola” (notizie date da parenti
ed amici), mentre quelli meno citati in assoluto furono la Radio e la Tv.

Fig. 1. Canali informativi usati dai visitatori


in 4 sedi espositive
60
P. Zabarella
Museo Civico
50
P.Ragione
G. Cavour
40
Frequenze %

30

20

10

0
Opuscoli Annunci Radio Tv Affissioni Passaparola Altro
stampa I canali informativi

I canali prevalenti tuttavia variano anche in funzione del tipo di esposizione: ad esempio, i visi-
tatori delle mostre citavano più spesso affissioni (soprattutto ZA) e annunci stampa (PR), mezzi che
risultano quindi particolarmente efficaci e tempestivi. I visitatori (in media il 70% circa) giudicarono
in generale “utili” le informazioni pubblicitarie da essi utilizzate nella decisione di visitare il museo o
la mostra. Poiché infine per la maggioranza dei visitatori “sarebbe utile divulgare maggiori informa-
zioni pubblicitarie”, possiamo dire che la comunicazione all’esterno si conferma come importante
nell’attrarre i visitatori, mediamente piuttosto sensibili ed attenti ad essa.

L’esperienza di fruizione: Livello di soddisfazione e di arricchimento percepito, e loro moti-


vazioni. Rispondendo ad una domanda di tipo generale, i visitatori si dichiararono molto soddisfatti
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 8

per la visita (soprattutto M.C., meno di tutti GC), soddisfazione ben spiegata dal fattore Caratteri-
stiche strutturali e di servizio sottostante le valutazioni che essi fecero sull’importanza di specifici
aspetti - Facilità di accesso al museo, Disponibità da parte del personale, Orario di apertura adegua-
to, e presenza di Materiale informativo, Servizi complementari e Supporti audio-visivi. Significati-
vamente diversa tra le sedi risultò essere l’importanza sia dei supporti audiovisivi, che caratterizza-
vano PR più di qualunque altra sede, sia del materiale informativo, meno importante in GG che in
altre sedi. I Servizi complementari e i Supporti audiovisivi erano i meno importanti in assoluto per i
visitatori. Alta soddisfazione fu anche espressa per l’esposizione in sè (il 90% circa dei visitatori!),
dovuta in particolare a Percorsi ben segnalati, Modalità espositiva chiara piuttosto che ‘disordina-
ta’, Buona presenza di indicazioni e a Didascalie chiare per le opere, tutti strumenti comunicativi
che furono associati più spesso alle due sedi pubbliche (MC e PR) rispetto alla sede privata.
La grande maggioranza dei visitatori dichiarò che la visita alla mostra/museo li aveva “arric-
chiti” (36-51% “abbastanza”, 23-58% “molto”, con valutazioni significativamente più basse solo
per GC: 22% “per nulla - un pò”). Le motivazioni soggettive alla fruizione, sia strettamente cultura-
li (Approfondimento delle proprie conoscenze, Esperienza educativa, Arricchimento culturale), sia
di natura più sociale (Possibilità di impiegare utilmente il tempo libero, Occasione di stare con gli
altri, di peso tuttavia minore), confluirono in un unico fattore che possiamo definire di Arricchi-
mento socio-culturale In altre parole, il campione di questa ricerca, ‘non disdegna’ certo il lato so-
ciale dell’esperienza di visita, ma si accosta al mondo dell’arte con finalità fortemente culturali.

Valutazione delle caratteristiche strutturali: orari e prenotazione visita, prezzi, dis/agio


all’ingresso, personale, e servizi. I visitatori furono nel complesso soddisfatti degli orari di apertura
(un po’ meno per le sedi GC e PR, caratterizzate mediamente da utenti più giovani), ma il 40-50%
circa dei visitatori delle tre mostre temporanee auspicò anche che i Musei rimangano aperti di sera, e
la grande maggioranza dei visitatori era a favore di orari prolungati e continuativi. Il servizio di pre-
notazione della visita fu ritenuto piuttosto utile da tutti i visitatori delle tre sedi ad alta affluenza di
pubblico (e dunque non per GC), i quali erano anche favorevoli ad una differenziazione del prezzo di
ingresso per fasce orarie, soprattutto per i visitatori di ZA parecchi dei quali lo giudicavano “alto” –
mentre era considerato perloppiù “giusto” nelle altre sedi. Secondo i visitatori, i tempi di attesa per
entrare al museo/mostra furono nel complesso molto bassi (ad eccezione di PR), e senza particolari
disagi all’ingresso del museo/mostra (soprattutto per ZA). Il personale del museo fu generalmente
giudicato “molto cortese e ben disposto” nei confronti dei visitatori, in particolare presso le strutture
pubbliche, come già si evidenziava dai dati sull’importanza delle Caratteristiche strutturali e di ser-
vizio.
E’ ipotizzabile che il grado in cui l’istituzione adotta una ‘logica di servizio’ renda più o meno
accessibile e soddisfacente la fruizione museale. In effetti, laddove presenti, i servizi ‘complementa-
ri’ (ad es., servizi di informazione, supporti elettronici, punti vendita) hanno riscosso successo tra i
visitatori. Nello specifico, fu giudicata molto positivamente (“utile”) da tutti sia la possibilità di effet-
tuare visite guidate, sia la disponibilità di piantine che segnalavano il percorso dell’esposizione (in
particolare PR, e, come sempre, meno di tutti GC, luogo espositivo peraltro piccolo e per così dire ‘a
percorso obbligato’). In effetti, in tutte le sedi i visitatori riportarono di aver seguito in prevalenza
(60-80%) il percorso “designato” dalla sede, tipicamente corredato di indicazioni, piuttosto che un
percorso personale. In altre parole, i visitatori sono ben felici di ‘lasciarsi condurre per mano’, ad
esempio perché ciò permette loro una fruizione più facilmente integrabile alle proprie conoscenze e
dunque un’esperienza nel complesso per l'appunto più appagante, di arricchimento. Sottostante a ciò
ovviamente vi è l’assunto che ‘la guida è attendibile’, che si può essere fiduciosi della sua competen-
za – un assunto implicito anche nella decisione stessa di andare a vedere una mostra/museo: se esiste
‘deve’ valere! Furono infine molto apprezzati anche i punti vendita delle tre grandi sedi (in primis
PR; in subordine MC e ZA), con acquisti, fatti dal 23 al 30% circa dei visitatori, funzionali anche
alle esposizioni visitate: per es., i cataloghi furono acquistati, in proporzione, di più presso ZA, i libri
e le guide presso MC, le fotografie e le riproduzioni presso PR.
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 9

In conclusione. I risultati ottenuti in questa indagine confermano una volta di più come siano
molteplici i fattori che concorrono a determinare il grado soggettivo di soddisfazione/valore della
fruizione di mostre e musei, avvalorando l’ipotesi che per i visitatori sono determinanti non solo la
qualità o la natura (per es., artistica vs. scientifica, attuale vs. storica) delle opere esibite, fattori che
certamente hanno un peso molto rilevante, ma anche le caratteristiche strutturali delle Sedi espositive
(orari, prezzi, accoglienza, ecc.), quelle comunicative (percorsi, pannelli, didascalie, info pubblicita-
rie, ecc.), e la presenza di servizi aggiuntivi (punti ristoro, vendita, ecc.). Tener conto di questi aspetti
significa contribuire a raggiungere lo scopo di rendere il museo un ‘tempio vivente’, un luogo che
facilita l’aggregazione e la comunicazione sociale, un foro di scambio di valori e cultura, rendendo
questo tipo di istituzione vivo e innovativo, saldamente parte delle abitudini (culturali) delle persone.

0.4 Ragazzi al museo: fruizione, aspettative e prospettive

I ragazzi, scolaresche incluse, rappresentano una parte consistente dell'utenza museale di oggi, e
soprattutto sono i potenziali futuri visitatori. Che lo diventino o no probabilmente dipende anche dai
fattori che definiscono oggi il loro 'consumo' artistico, e dai loro bisogni, credenze ed aspettive al ri-
guardo - per es., il constatare o no fin da giovani che è bello e/o utile vedere 'le cose' dal vero, che il
patrimonio culturale è ampio e 'fruibile', e che la fruizione permette esperienze nuove ed appaganti.
Tuttavia nelle ricerche sulla fruizione museale i ragazzi spesso vengono classificati esclusivamente
come ‘scolaresche’ ed esclusi dal campionamento, forse perhè li si suppone incapaci di giudizi e ri-
sposte ponderati.
Per conoscere meglio questo specifico ed importante segmento della popolazione, e assumendo
che gli adolescenti siano in grado di esprimere i propri interessi, motivazioni e così via, Zammuner e
Dalla Zuanna (2000) indagarono la popolazione degli studenti dai 13 ai 18 anni, con un campiona-
mento probabilistico stratificato pluristadio, estraendo dapprima scuole medie e superiori di città e
paese (a Trento, Rovereto e in provincia), ed estraendo poi classi di III media inferiore (N 261), e II e
IV superiore, ad indirizzo umanistico (N 232) e tecnico-commerciale (N 235). Gli studenti risposero
ad un questionario, appositamente costruito in base alla letteratura sull'argomento e soprattutto a 30
interviste in profondità condotte con adolescenti. Oltre ad informazioni socio-demografiche (incluse
la residenza, e il titolo di studio dei genitori), le domande, perlopiù con liste di risposte a scelta mul-
tipla, riguardarono i seguenti temi: Visite ai musei: di che tipo, con chi, dove, Musei, pubblicità e in-
formazioni, Perchè non/si visita un museo, e Insegnamento di Storia dell'Arte e rapporto scuola-
museo.

Abitudini di visita e conoscenze. Le frequenze relative alla fruizione museale risultarono mol-
to alte: quasi tutti avevano visto mostre e musei, di tipo soprattutto storico, di scienze naturali e ar-
cheologico e d'arte (75-61%), accompagnati da insegnanti (93%), spesso dai genitori, e a volte in
compagnia di amici (20%), sia in città diverse da quella di residenza (84%), sia, meno spesso ma co-
munque frequentemente, nella propria città o all'estero (64-44%, probabilmente data la vicinanza del
Trentino all'Austria). Il 56% degli studenti era in grado di precisare dove si trovava almeno un mu-
seo della propria città, e l'80% aveva visto opuscoli e manifesti di mostre e musei. Considerando che
in tutte le scuole campionate erano affissi all'entrata in luoghi ben visibili poster o manifesti publici-
tari, la frequenza dei ragazzi che riporta di averne visto in strutture pubbliche è comunque indice di
una comunicazione solo parzialmente efficace nel raggiungere il target.

Perché (non) andare al museo, e come renderlo più 'attraente'. Le motivazioni per cui i ra-
gazzi avevano visitato mostre e musei erano prevalentemente 'esterne', con visite organizzate da
scuola e famiglia (83%; vedi anche sotto le ‘gite scolastiche’). Agli adolescenti non sono tuttavia
estranee motivazioni di curiosità e di interesse, in generale o nei confronti di arte, costume, scienza
(30-43%). Alla fruizione museale i giovani attribuiscono soprattutto scopi 'alti', come acquisire nuove
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 10

conoscenze, vedere direttamente ciò che si è appreso sui libri di scuola o visto alla televisione e riflet-
tere sulle espressioni artistiche (dal 44 al 67%). Provare nuove emozioni e sensazioni è invece salien-
te, in quanto motivo, solo per pochi (15%; perchè già di per sé in un’età molto 'emotiva', o perché la
sindrome di Stendhal è loro ancora sconosciuta?).
Se per la “scarsa fruizione museale in Italia” gli studenti adducono vari motivi legati al "senti-
to dire" e a stereotipi - tra cui: i musei sono noiosi, chiusi nei giorni festivi, costosi, e con orari d'a-
pertura limitati (dal 10 al 30% circa in media), temi su cui non hanno probabilmente conoscenze ap-
profondite - la causa che prediligono (76%) è "Non ci si pensa" al visitare mostre e musei. Parafra-
sando un mio illustre collega, potremmo dire al riguardo che "i ragazzi sono piccoli, ma non scemi!”
visto che mettono il dito proprio su un aspetto cruciale: la fruizione museale per molte persone sem-
plicemente non rientra nei loro bisogni ed interessi, in ciò che sta loro a cuore (e chi si occupa della
promozione dei musei può riflettere su questo 'campanello d'allarme' dei ragazzi).
Per incentivare la fruizione museale nei coetanei i ragazzi sono favorevoli a varie proposte: in
primis l'entrata gratuita ai musei e la prepararazione della visita a scuola attraverso discussioni, ricer-
che e proiezioni di filmati (circa il 60%). Per rendere poi meno noiosa e più interessante la visita essi
sottolineano soprattutto l'idea che i visitatori possano sperimentare praticamente le cose (toccare, co-
struire, ecc.) e utilizzare strumenti audiovisivi (50-70% circa); non dimenticano però la necessità di
didascalie chiare, di materiali informativi all'ingresso, di percorsi personalizzati, e di punti sosta e
ristoro (30-40%; molti lamentano, date le soste “lunghe e noiose” nelle sale dei musei, di non potersi
sedere durante le spiegazioni di una guida, o davanti ad un'opera).
Un tema indagato in questa ricerca fu anche la rilevanza e le funzioni dell’insegnamento di
storia dell'arte, visto che varie ricerche indicano che la fruizione e la natura dell’esperienza di visita
sono funzione anche del bagaglio di conoscenze artistiche del visitatore. Il 61% dei ragazzi la ritiene
una materia di studio abbastanza utile (ma il voto medio di importanza per l’intero campione è 6!), in
particolare perchè “aiuta a conoscere il patrimonio artistico di una nazione” (43%), “integra altre ma-
terie come l'Italiano e la Storia” (29%), e “fa provare emozioni” (17%); è soprattutto nelle scuole ad
indirizzo tecnico ad esser spesso considerata una materia superflua. Per gli adolescenti, non è co-
munque insegnando storia dell’arte che si risolve il problema della scarsa fruizione museale.
Infine, intendevamo verificare il significato soggettivo delle ‘gite scolastiche’ a mostre e musei, uno
dei più classici ‘mezzi’ per avvicinare i giovani alla fruizione (anche se difficili da programmare, co-
stose per la scuola e/o le istituzioni coinvolte, musei compresi, e non raramente fonte di ‘disturbo’
per gli altri visitatori). I ragazzi si dissero tipicamente entusiasti di fare queste gite durante l'orario
scolastico (86%). Il 61% di essi vorrebbe tuttavia poter anche esprimere le proprie osservazioni al
personale didattico del museo durante o subito dopo la visita, per "chiarire dubbi", "verificare ciò che
si è appreso", "parlare delle emozioni suscitate" dalla visita (20-50%; per una minoranza (16%), il
motivo principe è però "perdere ancora un pò di tempo"!). I consensi tuttavia calano drasticamente se
si propone l'uscita durante il tempo libero: impegni extrascolastici e grado di interesse per l'argomen-
to della mostra/museo diventano alibi (o cause reali?) per negoziare la propria partecipazione: ben il
53% "non sa" infatti se parteciperebbe. "Conoscere qualcosa di nuovo" è invece la motivazione di chi
sarebbe certamente disposto a farlo (il 23%).
Dunque le ‘gite’ sono ben accette e sembrano utili, a condizione però – come mostrano anche
le proposte degli studenti per incentivare la fruizione discusse prima - che siano programmate atten-
tamente (per il campione esaminato, la visita al museo veniva preparata attraverso lezioni
dell’insegnante, soprattutto in III media e nell’indirizzo umanistico) onde rendere la fruizione sia più
interiorizzabile (comprensibile, istruttiva), sia più appagante (meno noiosa, meno stancante, più coin-
volgente).
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 11

Figura 2. Principali variabili indipendenti associate alle abitudini di visita, alle sue motivazioni, ecc. negli
studenti adolescenti. Dimensioni 1 e 2 dell’analisi delle corrispondenze.

Legenda
Variabili indipendenti: Indirizzo Scuola UMANISTICO, TECNICO. Età/Classe: 17 anni IV Superiore,
15 anni II Superiore, 13 anni III Media (scuola senza indirizzo). Sesso F Femmine, M Maschi. Istruzione ge-
nitori PA2, MA2: papà e mamma con almeno diploma di scuola superiore, PA1, MA1: papà e mamma con
massimo licenza media. Residenza RCITTA’ RPAESE
Domande e categorie di risposta (semplificate) su Abitudini di visita a Museo/Mostra (m/m)
Visitato m/m accompagnato da: famiglia, prof(essori), amici, associaz(ioni)
M/m visitato a: mia città/paese MCittà, un’altra città/paese MAltraC, MEstero
Tipo di m/m visitato: MArte, MStoria, MArcheol(ogico), MScienza, MTecnico), MCostume, MMisto
Domande e categorie di risposta (semplificate) su Motivi di visita, scarsa fruizione, ecc. del m/m.
Motivi di visita a m/m: conoscere meglio arte e storia di una città, l’evolversi di civiltà (m1), uso istruttivo
tempo libero (m2), interesse personale, curiosità (m3), mi hanno portato genitori ecc. (m4), visita orga-
nizzata dalla scuola ha (m5)
Funzioni della visita ad m/m: acquisire conoscenze (f1), vedere direttamente ciò che si è appreso a scuola
(f2), far qualcosa di diverso dal guardare TV (f3), scoprire nuove forme espressive e linguaggi (f4),
provare nuove emozioni (f5), a niente di particolare: piace o no (f6), riflettere su opere e manufatti (f7)
Motivi scarsa frequenza ai m/m: orari d’apertura scomodi (sf1), musei spesso chiusi nei giorni festivi (sf2),
musei scomodi da raggiungere (sf3), biglietto d’ingresso costa troppo (sf4), necessario essere istruiti
per apprezzarne i contenuti di M/M (sf5), musei sono noiosi (sf6)
Cosa annoia in un m/m: starci dentro troppo tempo (n1), enorme quntità di oggetti da vedere (n2), cartelloni
descrittivi lunghi e incomprensibili (n3), non potermi sedere se voglio (n4)
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 12

Dopo la visita, parlare con personale didattico del m/m per: verificare ciò che ho appreso (p1), chiarire
qualche dubbio (p2), dare suggerimenti (p3), perder tempo prima di tornare a scuola (p4), esprimere
emozioni suscitate dalla visita (p5)
Studiare Storia dell’Arte (StA) perchè: integra altre materie (StA1), fa conoscere patrimonio artistico
(StA2), arte fa provare emozioni (StA3), materia superflua (StA4)

Le principali differenze tra gli studenti. Esistono differenze significative tra gli studenti,
connesse in primo luogo al sesso e al tipo di scuola frequentato, ma anche all'età, al luogo di residen-
za e al background culturale. Queste variabili di fatto interagiscono, come mostra la Figura 2, che
evidenza le relazioni che esistono tra le principali variabili indagate lungo due dimensioni. In sintesi,
e semplificando un po’ i risultati, i maschi trovano i musei noiosi e senza un'utilità particolare, le
femmine invece li frequentano di più, e forniscono motivazioni più mature sugli scopi e l'utilità delle
visite, oltre che per l'insegnamento di Storia dell'Arte che esse giudicano importante (mentre per mol-
ti ragazzi è una materia superflua). Il tipo di scuola è la seconda variabile a differenziare nettamente
gli studenti: nell'indirizzo umanistico essi hanno visitato più musei, anche in compagnia di amici e
all'estero, e li visiterebbero anche al di fuori dell'orario scolastico, mentre nell'indirizzo tecnico-
commerciale trovano i musei fondamentalmente noiosi; differenze nella stessa direzione esistono per
quanto riguarda l’insieme dei giudizi sui musei, positivi per i primi, negativi per i secondi. Per quanto
riguarda l'età, i ragazzi di terza media e di quarta superiore esprimono giudizi molto positivi, a diffe-
renza dei sedicenni che non parteciperebbero alle visite museali neppure durante l'orario scolastico e
ritengono i musei noiosi. La residenza in paese o in città differenzia solo la fruizione museale effetti-
va: i ragazzi di città, avendo a disposizione una ricchissima offerta, hanno visitato molti più musei
degli altri (le motivazioni e i giudizi espressi non ne sono invece influenzati). Infine, maggiore è il
titolo di studio dei genitori, maggiore è la fruizione museale dei figli e più positivi i loro giudizi nei
confronti dei musei.

I giovani: il futuro della fruizione motivata. In conclusione, i dati indicano una buona affluen-
za dei giovani ai musei di ogni genere, e interessi motivati e consapevoli per la fruizione futura, pur-
ché associata alla possibilità di essere protagonisti ‘attivi’ prima, durante, e dopo la visita6. Questo
quadro generale piuttosto positivo è comunque 'qualificato' da differenze significative soprattutto tra
studenti dell’indirizzo umanistico e di quello tecnico-commerciale, tra maschi e femmine (analoga-
mente ai dati di Fitzgerald et al. 1995), e tra ragazzi/e di differenti età - oltre che, ma in misura mino-
re, tra residenti di città e di paese, per i quali è l’offerta museale a fare la differenza, e tra figli di ge-
nitori con diploma o laurea, e di quelli con livello scolastico inferiore. La programmazione delle atti-
vità e modalità di fruizione rivolte ai giovani potrebbe dunque tener conto delle ‘peculiarità’ dei di-
versi segmenti della popolazione adolescente.

0.5 La fruizione nei visitatori delle gallerie d’arte

La fruizione dal vero, quella temporanea caratterizzante i visitatori delle mostre, stabili o temporanee
allestite da musei, gallerie e altre istituzioni, e quella ‘atemporanea’ resa possibile dal possesso di
opere d’arte, costituiscono tipi diversi di fruizione, certamente non incompatibili tra loro, ma presu-
mibilmente rispondenti a motivazioni, bisogni e possibilità diversi. Per certi segmenti della popola-
zione, la visita ad una galleria d'arte potrebbe aver lo scopo non solo di conoscere ed ammirare opere
ed artisti, ma anche di fare un'acquisto. Le motivazioni ed i correlati della fruizione dal vero, tempo-

6
Dati molto simili a quelli trovati con gli adolescenti trentini sono stati riscontrati anche in una ricerca di Zammu-
ner e Pavan (2005) condotta con studenti di scuole superiori (licei e istituti tecnici) di Padova. Sembra quindi che gli ado-
lescenti siano interessati alle attività culturali più di quanto normalmente si creda o si rilevi (per es., Fitzgerald, Joseph,
Hayes e O'Regan, 1995; la frequenza media di fruizione museale riportata per il 2003 dall’ISTAT per le età 11-17 è del
30-40% circa).
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 13

ranea o meno, furono indagati in una ricerca (Zammuner 20037) sui visitatori di diverse gallerie
d’arte, ubicate in città grandi (il 78%) e piccole del Nord Italia, che differivano tra loro per tre aspetti:
(a) il tipo di arte esposto: astratto (32%) vs. figurativo (34%) vs. misto, (b) la presenza di ‘eventi’
particolari nel periodo considerato (per es., vernissage, una classica occasione di incontri sociali; il
45%), e (c) la loro importanza/prestigio (storici, commerciali, e delle opere trattate): secondo questo
criterio le gallerie esaminate sono classificabili come grandi (34%), medie (31%) e piccole. I visitato-
ri (N= 183) risposero ad un questionario -costruito appositamente anche in base ad informazioni rac-
colte con interviste a galleristi - di 25 domande, di vario tipo (filtro, a lista, ecc.) inerenti tre aree te-
matiche: Comportamenti, “abitudini” e motivazioni alla visita di gallerie, incluse le motivazioni ad
un eventuale acquisto, Caratteristiche delle opere esposte nella galleria visitata che hanno catturato
l’attenzione del visitatore, Modalità della visita e sua valutazione.
I risultati mostrarono che i visitatori - uomini e donne in proporzione simile, di 41 anni in media
(gamma 16-81) - erano per la maggior parte ‘abituali’, avendo effettuato nell’ultimo anno visite ana-
loghe (soprattutto a musei, il 31%, gallerie, il 61%, e fiere d’arte e/o case d’asta, il 17%), con un li-
vello di istruzione medio-alto (diploma 59%, laurea 33%), impiegati e insegnanti (27%), liberi pro-
fessonisti e imprenditori (29%), e studenti, casalinghe, pensionati, e così via. La visita in questione
era solitamente programmata (73%), e spesso effettuata in compagnia di altri (57%).
Le motivazioni che spingono in generale a visitare le gallerie d’arte, desumibili dall’analisi delle
risposte a 10 domande, sono di tre tipi: Interesse emotivo-culturale per l’arte, Bisogno di svago e cu-
riosità, e infine la presenza di Interessi ‘mirati’, in particolare all’acquisto di un’opera o al contatto
con il gallerista e/o l’artista. La galleria d’arte ricorda ai soggetti luoghi quali sia il Teatro (22%) e il
Circolo socio-culturale (28%), sia la Biblioteca (21%) e la Chiesa (16%), con una connotazione per-
ciò vuoi 'profana' vuoi 'sacra'. Questa doppia identità è confermata dalle associazioni che i visitatori
fanno: le gallerie rimandano in primo luogo ai concetti di Arte e Cultura, ma poi anche a una dimen-
sione di Piacevolezza (Svago-Emozione-Bellezza), oltre che, per una minoranza, alla Mondanità e
alla possibilità di Acquisti.

Figura 3. Relazioni tra Motivazioni ed Immagini concettuali associate alle gallerie (in base ad indici
di correlazione tra le variabili).

Artistico-
Interesse culturale
“emotivo-
culturale”

Piacevole
zza
Bisogno di svago

Interessi “mirati” Acquisti-


acquisto/contatto Mondanità

Per quanto riguarda la visita effettuata, l’analisi delle risposte mostrò l’esistenza di una varietà
di tipologie di fruizione artistica, da quella ‘indifferenziata’, caratteristica di una minoranza di visita-

7
Svolta con la collaborazione di Sonia Bonacina nella raccolta dei dati, e di Cristina Galli nell’analisi dei dati.
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 14

tori, a quella ‘mirata’ invece ad opere specifiche, vuoi perché soggettivamente attraenti in sé (la
maggioranza dei visitatori), o in funzione di scopi quali l'eventuale acquisto. Durante la visita i visi-
tatori si concentrano su aspetti sia formali sia contenutistici delle opere; sono inoltre frequenti le ri-
chieste di informazioni ai galleristi, informazioni che in media accrescono l’interesse dei visitatori
per le opere esposte. Più in generale i visitatori in media ritengono utile che la galleria supplisca in-
formazioni sulle opere esposte e sugli artisti medesimi, anche mediante opuscoli, mentre solo alcuni
sono interessati a conoscere il parere degli esperti su opere e/o artisti, e il valore commerciale delle
opere. Coerentemente con questi dati, la valutazione complessiva della visita è nell’insieme positiva
(arricchisce ed è piacevole), tant’è che la si consiglierebbe anche ad altri.
Le risposte alle domande circa un eventuale acquisto d’arte mostrano che l’interesse per la frui-
zione ‘atemporanea’ è spiegato soprattutto da motivazioni di ordine estetico, egoistico (self-
enhancing: il possesso gratificante di qualcosa che altri non hanno), e pratico (soprattutto in termini
di investimento economico). I motivi che viceversa frenerebbero l’acquisto di un’opera analogamente
comprendono vincoli sia estetici (per es., solo un’opera che piaccia molto e/o sia facile da collocare)
sia economici (per es. l’opera deve avere un costo ‘equo’).

In sintesi, le motivazioni alla visita e le associazioni semantiche alle gallerie si caratterizzano sì


per aspetti legati all’acquisto (la galleria d’arte è, del resto, un luogo di esposizione di opere finaliz-
zato anche alla vendita), all’interazione sociale, alla mondanità, ma l’interesse “emotivo-culturale”
rimane la motivazione prevalente8. I risultati mostrano dunque che la fruizione anche nei visitatori di
gallerie d'arte è un fenomeno complesso, caratterizzato da una pluralità di motivazioni ed associazio-
ni significativamente intercorrelate, come mostra la Figura 3, ed associate a variabili sociodemografi-
che, quali il possesso di una competenza specifica in campo artistico e lo status socioeconomico, co-
me indicato in Tabella 1.

Tabella 1. Variabili personali e Motivazioni alla visita: Differenze significative tra tipologie di visita-
tori.

Tipologie di visitatori Motivazioni

Fruitore con in/formazione artistica (vs + Interesse «emotivo-culturale»


chi non ha in/formazione artistica) Æ + Bisogno di svago
+ Passione per l’arte/per l’artista (nell’eventuale
acquisto di un’opera)
Abituè di gallerie (almeno 1 volta al mese + Interessi «mirati»
nell’ultimo anno) (vs chi l'ha fatto 1-3 + Passione per l’arte/per l’artista (nell’eventuale
volte all’anno) Æ acquisto di un’opera)
Chi ha acquistato un’opera nell’ultimo + Interessi «mirati» /
anno (vs chi non ne ha acquistate) Æ + Passione per l’arte/per l’artista (nell’eventuale
acquisto di un’opera)
+ Motivazioni di ordine Estetico, Self-enhancing,
Pratico
Donne (vs uomini) Æ + Interesse «emotivo-culturale»

Professionisti/Imprenditori (vs altre posi- + Interessi «mirati»


zioni lavorative) Æ

8
Poiché il questionario fu compilato all’interno delle gallerie d’arte, la desiderabilità sociale delle risposte potrebbe
tuttavia aver avuto un peso. Un’analisi preliminare di ulteriori dati riguardanti visitatori di gallerie d’arte che tuttavia
compilarono il questionario fuori dal contesto-galleria, mostra risultati per la maggior parte simili a quelli sopra riportati
(ad eccezione dell’interesse all’acquisto, motivazione che caratterizza solo alcuni tipi di visitatori).
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 15

06. Motivazioni, esperienze e associazioni nei visitatori di Musei e Mostre:


Ulteriori ricerche

Come abbiamo visto dalle ricerche finora illustrate, la fruizione museale è un fenomeno com-
plesso, sfaccettato. I dati empirici al riguardo sono dunque importanti. E’ per questo che i temi illu-
strati finora furono indagati in ulteriori ricerche (Zammuner, Gervasoni e Viscardi 2004; Zammuner
e Ferrari 2005; Zammuner e Bettoni, 2004) condotte con i visitatori di mostre temporanee e collezio-
ni stabili, sia di alto (N 586) che di medio prestigio (N 576), presso istituzioni museali di Bergamo,
Bologna, Milano, e Ferrara, comprese la Pinacoteca di Brera e quella di Bologna, il Castello Sforze-
sco, l’Accademia Carrara, e il Palazzo dei Diamanti tra il 2000 e il 2004. I visitatori risposero ad un
questionario simile per i temi indagati a quelli discussi in precedenza, ma più articolato.
Riporterò dunque ora alcuni dei dati9 inerenti quest'ampio e variegato campione (che spesso in-
clude anche i visitatori delle istituzioni veneziane discussi prima nel capitolo): essi permettono, io
credo, di vedere aspetti della fruizione in modo per così dire più globale.

Fig. 4. 'Cosa' si visita, in funzione dell'Istruzione

elementari
50
medie/prof.
45
diploma
Frequenze %, per tipo di variabile

40 laurea +

35

30

25

20

15

10

0
a

a
eo

a
tr

ic

tr
tr
m
us

ss
os

os
os
tu
M

la
M

M
os

M
C

a
C

a
.

m
m
M

.
M

Fa
Fa

M
A

Livello di Istruzione

Possiamo iniziare con l’osservare che il livello di istruzione si conferma come una variabile im-
portante nell’influire su cosa i visitatori scelgono di visitare, come illustra la Figura 4. I livelli più
bassi (soprattutto le elementari, ma anche le medie professionali) privilegiano le mostre, soprattutto
quelle di ‘costume’ (per es., una mostra sui Menù, o sulla Milano del secolo XIX), rispetto ai musei e
alle mostre di natura ‘classica’ (per es, sul Canaletto, sul Rinascimento), più fruiti invece soprattutto
da chi possiede un diploma o la laurea. E' da notare però che i visitatori di mostre temporanee rien-
trano nella tipologia di ‘abituali per la specifica sede' più frequentemente rispetto a quelli delle espo-
sizioni stabili. In altre parole, c'è un segmento che si fa attrarre abbastanza spesso 'dalla novità'.
I dati del macrocampione confermano che nella fruizione sono rilevanti, come abbiamo già avuto
modo di vedere per altri gruppi di visitatori, le fonti informative, a ragione più ricercate ed utilizzate
per decidere di visitare una mostra, un evento per definizione ‘unico’, piuttosto che un Museo (2,29
in media, vs. 1,97). Il numero totale di fonti informative varia comunque anche in funzione della
‘fama’ della mostra/museo: se ne cercano di più se la fama è ‘media’ piuttosto che ‘alta’; in

9
Ringrazio Alessandra Testa per la sua collaborazione ad alcune delle analisi qui riportate.
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 16

quest’ultimo caso, si ‘fida’ della fama, senza cercare troppe informazioni, soprattutto chi ha un livello
di istruzione vuoi molto basso, vuoi molto alto.
Le principali fonti cui i visitatori attingono (Figura 5) sono costituite da giornali, e, con frequen-
za un pò minore per chi ha più di 50 anni, da opuscoli e guide, da affissioni, e, come sempre, dal
‘passaparola (meno frequente solo sopra i 50 anni). Come potevamo attenderci data la frequenza
d’uso nella popolazione italiana in generale, internet è una fonte usata da chi è giovanissimo, o non
oltre i 40 anni; le informazioni fornite da radio e Tv sono infine le più rare. I visitatori comunque ri-
tengono tutte le fonti, ad eccezione del passaparola, mediamente efficaci più di quanto traspare dal
loro effettivo ricorso ad esse, giudizio che può derivare da una sovrastima del ricorso a queste fonti
da parte degli altri visitatori, oppure semplicemente riflettere una fiducia generica nei media, nella
loro potenziale utilità.

Fig. 5 Fonti informative di influenza su scelta di visita

0,7

0,6 internet
giornali
Punteggi medi (o-1)

0,5 radio-tv
affissioni
0,4
opuscoli-guide
0,3 passaparola

0,2

0,1

0
14-20 21-25 26-30 31-40 41-50 51-60 61+
N126 N131 N146 N206 N216 N188 N140

Gruppi Età

L’analisi di ‘con chi?’ avviene la visita mostra che sono in generale infrequenti per il campione esa-
minato le visite di gruppo , ad eccezione dei più giovani e di chi ha il più basso livello di istruzione;
sono invece mediamente di frequenza simile le visite fatte insieme a famigliari e ad amici, senza
grandi differenze tra i gruppi di età (ma a 21-25 anni quelle con gli amici sono più frequenti che per
le altre età), mentre infine tra i visitatori ‘soli’ (il 20% circa) sono un pò più frequenti i laureati, e to-
talmente assenti coloro che hanno un bassissimo livello di istruzione. I dati confermano dunque che
la fruizione è un comportamento messo in atto anche per soddisfare bisogni e motivazioni sociali per-
lomeno tanto quanto quelli estetico-culturali.
Un altro dato interessante è inerente ai comportamenti futuri dei visitatori. In particolare, tra co-
loro che sceglierebbero una meta di vacanza tenendo conto anche del patrimonio artistico ivi esisten-
te sono più frequenti i visitatori di mostre/musei ad alta (vs media) fama. Speculare ad altre osserva-
zioni già fatte è forse anche il risultato che la disponibilità ad ‘allontanarsi da casa’ per visitare un
museo/mostra, misurata come distanza chilometrica accettabile dalla persona, è inversamente propor-
zionale al titolo di studio, soprattutto per i ‘casi’ estremi, ovvero 50 km vs. 200 km o più – vedi Figu-
ra 6.
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 17

Fig. 6 Quanto lontano sono disposti ad andare i


visitatori per vedere una mostra o un museo?

160
140
120
Frequenze

100 elementari
media inf./pr
80
diploma
60 laurea
40
20
0
è indifferente 50 km 100 km 200 km
Chilometri che sono disposti a fare

Non c’è lo spazio qui per discutere analiticamente tutti i risultati di questo ampio campione, ma
può essere utile al lettore avere una visione d’insieme delle relazioni tra le principali variabili indaga-
te. La Figura 710 illustra queste relazioni, mostrando i diversi livelli delle variabili Istruzione, Età,
Sesso e ‘Con chi avviene la visita’ e i fattori inerenti le motivazioni ed esperienze di visita, e le asso-
ciazioni semantiche ai luoghi. Tenendo presente che le somiglianze e le differenze tra i visitatori sono
espresse in questa rappresentazione grafica in termini rispettivamente di vicinanza, o viceversa di-
stanza tra i punti, ben si vede come l'universo dei visitatori contenga sia gruppi estremi, segmenti 'pe-
culiari' (ad es., 'chi visita in gruppo, ha un basso livello di istruzione, è molto giovane', e tende a vive-
re il museo/mostra come 'austero' senza avere comunque un'alta motivazione allo 'svago': quadrante
di destra, in alto), sia gruppi molto nutriti di visitatori con motivazioni e quant'altro 'medi' rispetto ai
sementi estremi.
In sintesi, è senza dubbio appropriato cercare di capire i visitatori, di caratterizzarli, tenendo con-
to dei loro profili lungo l’insieme delle variabili indagate (come per l’appunto avviene in un’analisi
delle corrispondenze quale è quella riportata in Figura 7), piuttosto che dar troppo peso ad aspetti sì
molto specifici ma che, considerati singolarmente, possono fornire un quadro superficiale, distorto
della fruizione.

10
Va precisato che i fattori definiti Cultura indicano una dimensione di tipo Culturale (per es., Accrescere la propria
cultura, Interesse per l’arte), Svago, con elementi quali ‘pretesto di visita della città’ e ‘occasione unica da non perdere’,
una dimensione caratterizzata da apprezzamento di queste possibilità e ricerca di esso, Sociale rimanda alla desiderabilita
sociale del comportamento (per es., ‘è una mostra "must", che non si può perdere’), e Austerità designa una dimensione di
austerità o sacralità. 'Provare emozioni', come pure il concetto 'emozione' è in generale risultato essere un aspetto plurifat-
toriale, sottostante cioè tutti i motivi di visita, le esperienze, e le rappresentazioni concettuali. Infine il Coinvolgimento
cognitivo-emotivo - denotato da termini quali incantato, immedesimato, arricchito culturalmente, e piacevole (un fattore
non misurato per i visitatori delle sedi Veneziane) - rimanda all'esperienza di fruizione nella sua totalità.
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 18

Fig. 7. I principali fattori inerenti motivazioni e esperienza di visita dei visitatori di mostre e
musei del Nord Italia, e le loro associazioni semantiche, in rapporto a livello di istruzione, età, ses-
so, e modalità di visita.

Legenda Per Motivazioni e Esperienza di visita, indicati (sigle M e E; per es., MSVAGO, ESVAGO),
e per Coinvolgimento, è riportato il ‘livello’, con le sigle: B Basso, M Medio, A Alto, e A+ Molto Alto.

07. Alcune note conclusive

Non è certo possibile esaurire con poche ricerche, e riportare in poche pagine, la complessità
di temi che caratterizza la fruizione museale, né è possibile fare qui una breve sintesi dei risultati
emersi dalle ricerche condotte. Mi limiterò perciò a fare solo alcune considerazioni, basate sia sui
dati delle ricerche condotte con le mie collaboratrici, sia sulle mie esperienze e osservazioni in
quanto assidua 'fruitrice d'arte'.
In generale le ricerche mostrano che porre ai visitatori certe domande è superfluo: è inutile
chiedere ai visitatori se desiderano orari più prolungati, personale cortese, punti sosta frequenti,
punti ristoro, didascalie chiare, e via dicendo. Lo sono, non troveremo mai un visitatore che non
sia a favore di tutto ciò. Si tratta semmai di analizzare con precisione cosa vuol dire, cosa caratte-
rizza nei dettagli, il pannello leggibile, il personale cortese, il punto sosta 'necessario', il supporto
tecnologico user-friendly, eccetera, in rapporto ai fruitori in genere, o a specifici segmenti di essi,
e in funzione di specifiche tipologie di esibizioni (le grandi collezioni, la mostra temporanea,
ecc.).
Analogamente, le domande sul grado in cui l'esperienza o la visita sono state piacevoli, istrut-
tive, appaganti e via dicendo corrono il rischio di elicitare risposte e valutazioni poco informative
per il ricercatore in quanto non marginalmente influenzate sia da fattori di coerenza cognitiva (non
è facile pensare e/o ammettere di aver fatto qualcosa che non valeva la pena fare!), sia da motiva-
zioni di desiderabilità sociale (ad es., i più sanno che 'andare al museo' è un valore, che 'bisogna
trovarlo interessante', ecc.). E' dunque necessario essere molto attenti al fraseggio di tali domande,
valutare se sono veramente necessarie, e comunque porsi il problema della loro validità, cercando
strumenti idonei a verificarla (per es., con interviste "thinking aloud", in profondità, ecc.; Zammu-
ner 1998).
Sappiamo infine che il visitatore ha vincoli di risorse (tempo, denaro, energie cognitive, ecc.)
e ha bisogni (sociali, emotivi, cognitivi) da soddisfare. I dati riportati mostrano che le decisioni
sulla fruizione sono solitamente ‘ben ponderate’, magari in modo non strettamente razionale ed
Zammuner 2006. La fruizione museale…In Frateschi e Mistri 19

utilitaristico (come peraltro non avviene mai nei comportamenti umani), ma certamente consono,
nella valutazione soggettiva, ai propri scopi. La soddisfazione per la visita, la 'qualità' dell'espe-
rienza, il suo costo, il tempo che ha 'consumato', la quantità e la chiarezza delle informazioni di-
sponibili, la 'densità' dei visitatori con cui ha dovuto competere nella fruizione, la piacevolezza
nelle relazioni con il personale museale, la loro disponibilità all'interazione, la possibilità di espe-
rienze sostenute da supporti, la facilità d'uso degli stessi, ed altro ancora costituiscono una costel-
lazione di attributi che viene confrontata nel suo insieme con le aspettative del visitatore, con esiti
positivi o negativi (ad es., "questa mostra è noiosa, l’altra sì che era bella", o viceversa). Questa
rappresentazione concettuale soggettiva della fruizione diventa contemporaneamente la 'base', il
benchmark per i comportamenti che saranno attuati in futuro. E' questa 'base' a rendere più o me-
no probabile una ripetizione volontaria, intenzionale del comportamento di fruizione, piuttosto
che indotto, invece, da circostanze ad esempio puramente contingenti, del tipo "piove, non c'è
niente altro da fare e allora mi infilo al museo". E' questa base - che spesso comprende anche va-
lutazioni 'di seconda mano', quelle che arrivano da amici e conoscenti (si ricordi l'importanza del
'passaparola'), oltre che da giornali, TV, ecc. - che serve inoltre all'individuo per decidere se am-
pliare o no l’attenzione dedicata ai ‘consumi’ culturali connessi: leggere libri d'arte, andare ad una
conferenza, coinvolgere il partner nella fruizione, programmare una vacanza funzionale anche al
patrimonio artistico del luogo, e così via.
Ecco dunque che i visitors studies, se pianificati e condotti con attenzione, possono essere
estremamente utili a capire il come ed il perché della fruizione attuale e di quella futura, aiutando
le istituzioni museali ad assolvere i loro scopi, quelli sintetizzati nella nota definizione proposta
dall’ICOM (1995): il museo è “un’istituzione (…) al servizio della società e del suo sviluppo (…)
che compie ricerche riguardanti le testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente, le rac-
coglie, le conserva, le comunica e soprattutto le espone a fini di studio, educativi e di diletto"

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