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BIBLIOTECA DIGITALE DEI LICEI MUSICALI E COREUTICI

Tradizioni musicali afro-brasiliane: musica di Bahia.

In Brasile, paese con oltre 200 milioni di abitanti, ex colonia dell’impero portoghese,
vive attualmente una numerosa popolazione afro-discendente originata dalla tratta
degli schiavi, cominciata già nel XVI secolo e abolita solamente nel 1888. Circa l’8%
dei brasiliani si riconosce oggi come preto (“nero”) e oltre il 40% come pardo
(meticcio, misto). I brasiliani pretos occupano spesso i gradini più bassi della scala
sociale, tuttavia la cultura afro-brasiliana, e in particolare la musica, non è percepita
come una realtà separata o segregata all’interno della nazione, ma piuttosto come una
presenza influente, con diverse gradazioni, sull’intero panorama musicale nazionale. In
altri termini, la musica in Brasile trascende i confini tra i gruppi etnici. Si può dire che
molti dei principali generi della musica popolare brasiliana del XX secolo siano legati in
qualche misura alla matrice afro.

La città di Salvador de Bahia è stata la prima capitale della colonia portoghese (fino al
1783) e uno dei maggiori porti di sbarco della tratta degli schiavi, provenienti in larga
maggioranza dall’Africa occidentale, impiegati come manodopera nelle piantagioni di
canna da zucchero e nelle miniere. In questo ambiente, la popolazione afro-
discendente ha elaborato una religione panteistica di origine africana, il candomblè
[vedi Canti dei riti di iniziazione Bori e Alujá - Toque de evocação a Șàngó], nella quale
si fondono elementi propri dei culti delle diverse etnie originarie che convivevano nella
colonia portoghese, contribuendo alla formazione di una comune identità afro-
brasiliana. Dal momento che le pratiche religiose portate dall’Africa vennero vietate
agli schiavi, questi ricorsero ad un “travestimento” in chiave cattolica dei propri riti,
stabilendo parallelismi tra gli orixá (divinità) importati dall’Africa e le figure della
Vergine e dei santi cattolici, facilitati da aspetti comuni di idolatria (culto delle
immagini, dei miracoli, sfarzo delle cerimonie religiose). In questo parallelismo, per
esempio, l’orixá Xangô è associato all’arcangelo Gabriele e la dea marina Yemanja, la
cui festa è celebrata il 2 febbraio, con la Vergine della Candelaria. Il candomblé ha
comunque mantenuto con forza la radice africana, costituendo uno spazio in cui
esprimere la ribellione nei confronti del dominio razzista coloniale e affermare una
identità propria, fino al presente. L’Umbanda è un’altra religione afro-brasiliana, affine
al candomblé, ma con un maggiore sincretismo tra elementi africani, cristiani e di altre
religioni. Se nel candomblé si impiega a scopo rituale la lingua Yoruba, nell’umbanda
prevale l’uso del portoghese. In entrambe la musica e la danza svolgono un ruolo
fondamentale, come forma di comunicazione tra gli adepti e le divinità.

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Bahia è un centro (forse il principale) di irradiazione di diverse altre espressioni
musicali e coreografiche afro-brasiliane, tra cui la capoeira, una pratica culturale che
combina gioco, lotta, musica e danza [Brincando na roda]. La capoeira deriva da giochi
di combattimento eseguiti dagli schiavi, nei momenti di riposo, e divenne nel corso del
XIX secolo una pratica legata agli ambienti marginali della malavita nera di Bahia. Nel
XX secolo venne riscattata e trasformata in una complessa disciplina da maestri come
il bahiano Mestre Bimba, che ne hanno codificato il repertorio coreografico e ritmico
[São Bento grande de Bimba].

Nello stato di Bahia (e più in generale nel Brasile nord-orientale) si conservano anche
diverse forme di danze folk con una forte impronta afro-brasiliana. Si tratta spesso di
generi di origine europea (portoghese) che hanno subito un processo di
appropriazione, acquisendo caratteristiche comuni di origine afro, quali la struttura
circolare con danzatori solisti al centro, la figurazione della umbigada (un danzatore
tocca col suo ventre quello di un altro partecipante, per invitarlo a danzare), motivi
ritmici delle percussioni, forme di canto responsoriale, ecc. Ne sono un esempio le
diverse varietà del samba de roda, conosciute come samba chula, samba de viola,
campineira, ecc., che costituiscono l’antecedente rurale del più conosciuto samba
urbano di Rio de Janeiro [Samba chula e Introduzione di samba chula].

Nel corso del XX secolo i musicisti afro-brasiliani di Bahia hanno dato un importante
contributo alla musica popolare urbana nazionale. Nella prima metà del secolo spicca
la figura di Dorival Caymmi (peraltro figlio di un emigrante italiano); successivamente,
negli anni ‘60, musicisti di Bahia, come Gilberto Gil (e il “bianco” Caetano Veloso),
parteciparono al movimento Tropicália. Bahia è anche la culla di alcuni nuovi stili
musicali, in cui viene fortemente accentuato il carattere “africanista”, spesso
adottando elementi del candomblé, trasportati in contesti non religiosi. Negli anni 70 e
80 si sono imposte la musica afoxé, del carnevale bahiano, il carnaval ijexá (che
riprende un motivo ritmico proprio del candomblé) e successivamente il bloco afro, il
cui più noto esponente è certamente il gruppo Olodum. Soprattutto nel caso del bloco
afro, le scelte musicali sono l’espressione di un’ideologia che esalta l’orgoglio
afroamericano, attraverso l’adozione di modelli estetici africani e afroamericani
contemporanei. Gli Olodum, per esempio, hanno creato negli anni 80 un genere
samba-reggae, istituendo così una fratellanza musicale con il movimento afro-
giamaicano.

[Autore della scheda: SG]

Bibliografia

Gerard Béhague, Afro-Brazilian Traditions. In The Garland Handbook of Latin American


Music, a cura di Dale Olsen e Daniel Sheehy, 352–69. Routledge, 2007.

Ulteriori indicazioni bibliografiche sono contenute nelle singole schede degli esempi.

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