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Abstract: Nuovi paradigmi nella ricerca riformulano le prospettive con cui inter-
pretare la realtà, compreso il diritto d’autore. La Teoria della Formatività audio-
tattile (o Teoria delle Musiche Audiotattili), recentemente elaborata da Vincen-
zo Caporaletti, mette in discussione concetti cardinali quali opera dell’ingegno,
compositore, interprete, composizione, esecuzione, introducendo nuovi concetti
come il principio audiotattile, la codifica neo-auratica, l’estemporizzazione, ed al-
tri. Queste innovative nozioni illuminano inediti modi di intendere la funzione
creativa che si esplica nell’opera da tutelare attraverso il diritto d’autore, in spe-
cie attraverso pratiche in tempo reale, imponendo un mutamento di paradigma
all’interno delle concezioni basilari del diritto delle arti e dello spettacolo.
Keywords: musiche audiotattili – improvvisazione – estemporizzazione – diritto
d’autore – diritti connessi artisti interpreti.
1. Introduzione
1. Per una ricognizione sulle fonti, cfr. F. Dell’Aversana (a cura di), Manuale di diritto delle arti
e dello spettacolo, PM edizioni, Varazze, 2016.
2. La più recente è la Direttiva 2014/26/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26
febbraio 2014, sulla gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi e sulla concessione
di licenze multiterritoriali per i diritti su opere musicali per l’uso online nel mercato interno (la
cosiddetta “Direttiva Barnier”), recepita dal Decreto Legislativo 15 marzo 2017 n. 35, entrato in
vigore l’11 aprile 2017. Di grande rilievo è l’apertura del mercato a nuovi Organismi di Gestione
Collettiva (OGC) prevista dall’Art. 4 al c. 2.
3. Legge del 22 aprile 1941 n. 633, pubblicata sulla G.U. n. 166 del 16 luglio 1941.
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13. E- und U-Musik (rispettivamente musica “seria” e musica di “intrattenimento”) sono espres-
sioni tuttora adottate anche dalla società di collecting tedesca, la GEMA. Sono categorie che indi-
viduano conseguenti diverse modalità di ripartizione dei diritti, privilegiando la prima con fattori
moltiplicativi. La legge sul diritto d’autore in Germania riconosceva la musica di valore artistico
come un repertorio da sostenere e incentivare attraverso specifici strumenti di ripartizione dei
diritti (kulturellbedeutenden Werken und Leistungen - §7 UrhWG, in vigore dal 1965 al 2016).
14. Cfr. almeno C. Béthune, Adorno et le jazz, Klincksieck, Paris, 2003.
15. In maniera analoga a quanto avviene in Germania (cfr. nota 13), l’italiana SIAE riconosce da
molti anni una provvidenza sotto forma di maggiorazione economica in favore degli autori e degli
editori per le esecuzioni di musica “seria”/classica. L’entità della maggiorazione varia di anno in
anno. Si soprassiede in questa sede sul carattere derogatorio dell’attributo “leggera”, rimandando
al decostruzionismo di Derrida o alle analisi di Foucault il compito di illustrare le dinamiche
ideologiche e di potere insite nelle attribuzioni discorsive.
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16. Per un’interessante dissertazione sul rapporto mente/mondo cfr. F.J. Varela – E. Thompson
– E. Rosch, The Embodied Mind. Cognitive Science and Human Experience, MIT Press, Cambridge,
1993. Vedi anche D.D. Hutto – E. Myin, Radicalizing Enactivism. Basic Minds without Content, MIT
Press, Cambridge, 2013.
17. Il neologismo audiotattile, coniato da Vincenzo Caporaletti (univerbizzando audio-tattile),
al di là della specifica valenza scientifico-filosofica, è oggi operativamente adottato nella nomen-
clatura ordinamentale delle discipline ad indirizzo jazz nei Conservatori italiani. La dicitura delle
classi di studio è “Discipline interpretative del jazz, delle musiche improvvisate e audiotattili”;
all’interno di questa Area, tra i Settori Artistico-Disciplinari, vi è la “Storia del jazz, delle musiche
improvvisate e audiotattili” (CODM/06). L’area disciplinare e il settore disciplinare così denomina-
ti sono stati introdotti a seguito del recepimento degli esiti della Teoria delle Musiche Audiotattili
da parte del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR), con emanazione del Decreto
Ministeriale 22/01/2008 n. 483 e dei DD. MM. 3/07/2009 n. 90 e 30/09/2009 n. 124 (e successivi), a
seguito della delibera del CNAM (Consiglio Nazionale per l’Alta Formazione Artistica e Musicale)
del 20/12/2007, prot. 9685. In questo senso il termine (e concetto) audiotattile è stato ufficialmente
assunto come riferimento istituzionale per i linguaggi del jazz, del pop e della world music.
18. Cfr. V. Caporaletti, I processi improvvisativi nella musica, op. cit.
19. Cfr. V. Caporaletti, Epistemologia dell’audiotattile, op. cit.
20. Cfr. V. Caporaletti, Swing e groove, op. cit.
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del genere musicale ragtime. Si scoprì che il suono poteva essere tecnologi-
camente fissato con la registrazione fonografica, ossia che la performance, il
processo, potesse diventare prodotto. Questo fenomeno fonografico ha ge-
nerato, come di regola per i media attraverso cui la cultura è prodotta e
comunicata, dei nuovi modi di intendere e conoscere la realtà musicale. In
queste mutate condizioni, il processo, realizzabile attraverso la logica pro-
pria del PAT, può divenire prodotto (importa relativamente se fissato su
supporto fonografico analogico o digitalizzato su file). Ed ecco che si genera-
no quei valori28 connessi alla attività creativa, in un processo cognitivo che
Caporaletti denomina codifica neo-auratica (CNA)29 , che inducono l’identità
artistica, la ricerca del nuovo, la ricezione da parte del pubblico in termi-
ni estetici e non più meramente funzionali e d’uso, l’autonomia estetica (in
pratiche che altrimenti sarebbero considerate “popolari”: e questo configura
oggi un nodo problematico per alcuni etnomusicologi, a fronte di fenomeni
come il jazz o il pop o la world music30 , o rispetto alla formulazione “musi-
che popolari contemporanee”)31 . Questi valori della CNA si implementano
28. È questo uno degli indici distintivi dell’approccio della TMA rispetto ai popular music studies:
questi ultimi considerano la fonografia, ma non operano il processo euristico che trae dal medium
il messaggio, dalla tecnologia il corrispettivo indotto cognitivistico. La codifica neo-auratica è,
infatti, l’insieme dei criteri cognitivi e valori estetici generati dalla tecnologia della fonografia.
29. Cfr. V. Caporaletti, I processi improvvisativi nella musica, op. cit., p. 121 ss.
30. Su questo punto vedi V. Caporaletti – L. Cugny – B. Givan, Improvisation, culture,
audiotactilité, Outre Mesure, Paris, 2016, p. 60.
31. Per quanto attiene alla formulazione “musica popolare contemporanea”, ripetutamente e si-
stematicamente adottata nel cosiddetto “Codice dello Spettacolo” (Legge 22 novembre 2017 n. 175,
Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia (17G00189), pubbli-
cata sulla G.U. Serie Generale n. 289 del 12 dicembre 2017)), la locuzione in questione, da tempo
ritenuta antiscientifica, è stata criticata a varie riprese e in differenti contesti da Vincenzo Capo-
raletti e Luca Ruggero Jacovella, anche con l’invio il 21 settembre 2017 ai relatori e agli estensori
del disegno di legge un dettagliato contributo musicologico a firma di Caporaletti con il supporto
delle Associazioni SOS Musicisti e SIEDAS. In estrema sintesi, l’aggettivo “popolare”, che nella
tradizione italiana di studi etnomusicologici è identificativo di pratiche musicali orali delle cultu-
re tradizionali, folkloriche, non va confuso con la traduzione letterale dall’inglese “popular” (cfr.
l’ampia letteratura sui “popular studies”). Quest’ultima denominazione designa una fenomenolo-
gia creativa, invece, inserita a pieno titolo nei processi produttivi economico/industriali e partecipe
delle dinamiche creativo/autoriali della cultura di massa, di cui l’abbreviazione “pop” ne indica
una specificità. Trattandosi di incentivi economici pubblici da destinare ad un settore musicale,
si auspicherebbe maggiore acribia e rigorosità nel trattamento tassonomico della materia, se non
altro, per individuare correttamente i destinatari dei finanziamenti. L’attività di sensibilizzazione
sopra descritta ha comunque determinato un positivo “Ordine del Giorno” che impegna il Gover-
no, allegato alla legge: «La Camera, premesso che l’articolo 1, comma 2 affida alla Repubblica la
promozione e il sostegno dello spettacolo, e tra le attività da sostenere, alla lettera c), sono indicate
le attività musicali popolari contemporanee; tra le attività musicali popolari contemporanee è op-
portuno riconoscere la funzione dell’attività musicale popolare e amatoriale, impegna il Governo
a valutare l’opportunità nei provvedimenti previsti in deroga di specificare meglio il campo di
azione della definizione musica popolare contemporanea anche con l’aiuto di specialisti del setto-
re e musicologi comprendendo tanto le tradizionali opere popolari (le tradizioni orali, regionali,
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in un universo indotto non più (soltanto) dalla matrice visiva, inerente alla
notazione, ma mediato dalla fisicità, induttrice di conoscenza, del principio
audiotattile (che prima della tecnologia di fissazione del suono ineriva solo
alle culture orali). Tale è la logica formativa delle musiche come il jazz o il
rock, e nella formula PAT+CNA consiste la loro genetica fenomenologica.
In questo senso, la nozione di PAT riformula anche la distinzione tra
allografico e autografico che il filosofo Nelson Goodman32 riferisce rispettiva-
mente alla musica e alle arti visive. In quest’ultime, dice Goodman, conta
l’azione della mano, il gesto pittorico autografico di chi crea: se qualcuno
copia la “Monna Lisa” di Leonardo produce un falso poiché si attribuisce
la storia di produzione di questa opera, sostituendosi fraudolentemente a
Leonardo e alle condizioni in cui il dipinto fu prodotto. La musica, inve-
ce, sempre secondo Goodman, sarebbe allografica, poiché nella partitura
di Beethoven non conta la “mano”, il gesto e la fisicità del compositore, la
proiezione della sua formatività corporea, ma un distillato del suo pensiero
compositivo che si organizza nella notazione. Se qualcuno copia la V Sinfonia
di Beethoven non produce, quindi, un falso, ma una semplice e autorizzata
copia, in quanto il “messaggio” estetico non inerisce – direbbe il linguista
Louis Hjelmslev33 – alla materia dell’espressione di una partitura.
Ma Caporaletti ha individuato un falso nell’opera omnia discografica di
Charlie Parker34 . Ciò dimostra che le musiche audiotattili sono autografi-
che: in esse la fisicità della voce, del gesto, e del suono, dei modi di formare
la materia sonora, hanno una pertinenza – in determinati livelli formali mi-
crostrutturali – che non è rintracciabile nelle opere in cui agisce la matrice
visiva. Non si coglie il filologico proprium estetico35 della V Sinfonia di Bee-
thoven concentrandosi sulle gradazioni del livello energetico psicomotorio
della pulsazione, come invece è dovuto a fronte della scansione pulsiva di
un Elvin Jones in Impressions36 di John Coltrane. Questa è un’osservazione
molto importante per il prosieguo del nostro ragionamento, ai fini della co-
stituzione dell’immagine dell’opera e, di conseguenza, di ciò che è tutelabile
nel quadro del diritto d’autore.
del folklore) che la musica pop, rock, la canzone d’autore, le musiche audiotattili e tutti gli ambiti
creativi che non rientrano nel settore classico e lirico.» 9/4652/16 (goo.gl/eGib2D)
32. N. Goodman, Languages of Art, Bobbs-Merrill, New York, 1968.
33. L. Hjelmslev, I fondamenti della teoria del linguaggio, Einaudi, Torino, 1968.
34. Si tratta di un montaggio fraudolento di varie registrazioni di A Night in Tunisia, presentato
come registrazione autentica nell’opera omnia di Charlie Parker (Bird’s Eyes, Philology). Cfr. V.
Caporaletti, Esperienze di analisi del jazz, LIM, Lucca, 2007, p. 49 ss.
35. Per questa argomentazione è rilevante la distinzione tra uso (in sé, inesauribile e inesaustivo)
e interpretazione (vincolata all’intentio operis) operata da Umberto Eco. Cfr. Id., Lector in fabula, la
cooperazione interpretativa nei testi narrativi, Bompiani, Milano, 1979; Id., I limiti dell’interpretazione,
Bompiani, Milano, 1990.
36. J. Coltrane, Impressions, Impulse! Records, AS-42, 1963.
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3. Interpretazione/estemporizzazione/improvvisazione
37. Cfr. V. Caporaletti, Neo-Auratic Encoding. Phenomenological Framework And Operational Patterns,
in G. Borio (a cura di), Musical Listening in the Age of Technological Reproduction, Ashgate Publishers,
Aldershot, 2015, pp. 233-252. Ivi, la tensione che si instaura tra partitura e l’insieme delle sue ese-
cuzioni ai fini della costituzione dell’idea di “opera” è definita “schema concettuale diadico” (p.
233).
38. È bene chiarire ancora una volta che per Caporaletti il principio audiotattile non coincide
con la banale nozione di “corpo”, altrimenti si giungerebbe alla paradossale conclusione – come è
avvenuto in affrettati e superficiali commentari – che «audiotattili possono essere tutte le musiche»
(cfr. F. Fabbri, La popular music nei Conservatori; una riforma all’italiana, in «Musica/Realtà», n. 102,
2013, pp. 5-9 (p. 7), travisando completamente l’impianto epistemologico della TMA. Il PAT è inve-
ce espressione della “razionalità corporea” (riconducibile alle concezioni dell’embodied mind delle
scienze cognitive) intesa come medium cognitivo, che si oppone alla astrattiva matrice cogniti-
va visiva di impronta razionalista-cartesiana inerente ai criteri fondanti della codifica notazionale
e della teoria occidentale moderna. Inoltre, assume caratteristiche ben più profonde nel quadro
dell’affermazione della funzione soggettiva all’interno della teoria musicale. Cfr. V. Caporaletti,
Some Remarks on the Epistemological Bases for a Musicology of Popular Music, in «Analitica. Rivista
Online di Studi Musicali», vol. 9, 2016, goo.gl/wfJSQX
39. Cfr. ibidem, nota 25. In quest’ottica, la nozione di type, più che al carattere noetico struttu-
ralista, si avvicina alla proposta di Currie di un action-type. Cfr. G. Currie, An Ontology of Art,
Macmillan, London, 1989.
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per la Storia della Musica, Roma, 2011, pp. 137-146, nell’ipostatizzazione, allargamento e fungibili-
tà della nozione di testo all’interno di una sistematica generale dei fenomeni musicali. Peraltro, sia
la semiotica, con la nozione di testo estetico, sia l’antropologia, con quella di testo/evento, hanno
già da tempo proposto questa categoria al centro dei rispettivi paradigmi epistemologici.
44. Con l’opposizione categoriale etic/emic, come noto, ci si riferisce alla distinzione introdotta
da Kenneth Pike (cfr. Id., Language in Relation to a Unified Theory of the Structure of Human Beha-
vior, Gravenhage, Mouton, 1954) per distinguere l’analisi basata sulla concretezza degli elementi,
quindi descrittiva (linguisticamente derivativa di phonetic) da quella fondata sulla loro funzione e
pertinenza (analogamente, da phonemic). Nella prospettiva antropologica il punto di vista etic è, di
norma, riferito all’outsider, mentre l’insider utilizza quello emic.
45. Vi è una sostanziale differenza tra l’estemporizzazione nelle culture tradizionali e nelle mu-
siche audiotattili, di cui non si tratterà in questa sede. Cfr. in proposito V. Caporaletti, I processi
improvvisativi, op. cit., p. 121 ss.
46. Cfr. V. Caporaletti, I processi improvvisativi nella musica, op. cit., p. 116 ss.
47. Ciò che la categoria di oralità non coglie è che le stesse modalità cognitive e formative
attivate nell’istanziazione di un processo di memorizzazione, in regime di cultura orale, sono
implementabili dalla lettura di una partitura realizzata con attitudine cognitiva audiotattile (e non
visiva, come nel modello diadico). L’esempio tipico è dato dai criteri di decrittazione e esecuzione
della partitura nel jazz, che avviene secondo il protocollo di estemporizzazione.
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48. Bisogna cogliere il senso di “attualizzazione”, in questo caso, non come semplice artificio
tecnico/materiale, basato sui valori timbrico-prosodici, ma nella più larga accezione possibile, che
ne accolga anche, sul piano estetico, il fattore rivelatore di verità.
49. Cfr. V. Caporaletti, Nuovi orientamenti nella didattica dell’improvvisazione musicale, in «Musica
Domani», n. 174, 2016, pp. 33-44 (p. 44): «Anche l’autore della più semplice canzone pop atten-
de col fiato sospeso il momento dell’ascolto della registrazione del proprio pezzo per conoscere
la vera forma della propria composizione, che è altra cosa rispetto alla rivelazione che discende
dall’interpretazione, dalla Reproduktion (nel senso dato da Th.W. Adorno)¸ della composizione di
tradizione culta. La costituzione di tale forma, che coinvolge concreti livelli operazionali sintattici
del materiale, è conferito propriamente dai processi estemporizzativi attraverso l’inscrizione della
formatività audiotattile dei vari attori musicali nel dispositivo di registrazione (cosa ha veramen-
te cantato il cantante, quali arpeggi avrà suonato il chitarrista, quali rivolti di accordi avrà usato
il pianista e con quale articolazione ritmica, la relazione tra tamburo rullante e gran cassa della
batteria, ecc., oltre all’interazione senso-motoria fra tutti questi fattori e la loro proiezione nel de-
sign sonoro in post-produzione). Tutti questi aspetti di elaborazione formale non preesistono alla
proiezione estemporizzativa, non sono predeterminati, e – nella misura in cui sono dipendenti
dall’idiosincratica formatività dei singoli attori (compreso il sound engineer) – non predetermina-
bili (nella fattispecie della registrazione sonora sono attivi i fondamentali processi estetici che
definisconeo-auratici)».
50. Ricordiamo che nelle dinamiche creative dell’improvvisazione, come intesa in ambito jazzi-
stico, è cruciale la presenza di criteri afferenti alle concezioni dell’estetica moderna occidentale,
cui si è sopra accennato, in un peculiare connubio con le specificità formative del PAT. Pertanto, i
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52. Original Dixieland Jass Band, Livery Stable Blues, New York, 26 febbraio 1917, disco Victor
Talking Machine Co., 78 rpm, 18255-B.
53. Cfr. K. Murphy Maskell, Who Wrote Those ‘Livery Stable Blues’? Authorship Rights in Jazz and
Law as Evidenced, in Hart et al. v. Graham, M.A. Dissertation, Ohio State University, 2012.
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54. Per una descrizione di questa mutazione epocale socio-antropologica, colta nel vivo dello
svolgimento storico del jazz, cfr. V. Caporaletti, Jelly Roll Morton, la ‘Old Quadrille’ e ‘Tiger Rag’.
Una revisione storiografica, LIM, Lucca, 2011, pp. 38-39.
55. È estremamente interessante, però, considerare che negli stessi anni, in Italia, vigeva il Codi-
ce del Diritto d’Autore - Legge 25 giugno 1865 n. 2337, al cui art. 2, tra i diritti esclusivi riservati
all’autore di opere dell’ingegno, veniva espressamente menzionata la stampa o altro simile modo
di pubblicazione di improvvisazioni («Capo I - Diritti spettanti agli autori delle opere dell’ingegno
durata e modo del loro esercizio 1. Gli autori delle opere dell’ingegno hanno il diritto esclusivo
di pubblicarle, e quello di riprodurle e di spacciarne le riproduzioni. 2. Sono assimilate alla pub-
blicazione riservata all’autore di un’opera: la stampa o altro simile modo di pubblicazione delle
improvvisazioni, delle letture e degli insegnamenti orali, quantunque fatti in pubblico e trascritti
mediante la stenografia o altrimenti»). La formalità del rituale e obbligatorio deposito dell’opera
scritta/stampata al fine di attribuirne la paternità, non prescindeva, quindi, dal diritto esclusivo
dell’autore di improvvisazioni di poterne autorizzare o meno la trascrizione/fissazione. L’esplicita
previsione delle “improvvisazioni” nella Legge del 1865, mantenuta anche nel R.D. n. 1950 del
1925, all’art. 9 (“La trascrizione di improvvisazioni”), viene meno nella L.d.A. 633 del 1941. Ciò
unicamente in quanto questa legge (in seguito alla convenzione di Berna del 1886) non richiedeva
più la formalità del deposito opere presso i pubblici registri, ed il diritto d’autore è inteso quindi
configurarsi nel momento stesso della creazione. (Art. 6 L. 633/1941: «Il titolo originario dell’ac-
quisto del diritto di autore è costituito dalla creazione dell’opera, quale particolare espressione
del lavoro intellettuale.») La tutela della creazione estemporanea rientra quindi in questo princi-
pio generale. Ciò riguarda anche le opere create in esecuzione di un contratto d’opera, realizzate
su commissione (cfr. B.M. Gutierrez, La tutela del diritto d’autore, Giuffrè Editore, Milano, 2000,
p. 67). Le improvvisazioni, dunque, si dissolvono così nelle categorie delle opere protette: cfr. A
Giannini, La tutela delle “improvvisazioni”, in «Il Diritto di Autore IDA», 1951, pp. 6-12.
56. Difatti, la figura giuridica dell’interprete, quale titolare di diritti connessi al diritto d’auto-
re, non era nemmeno presente nel Regio Decreto del 7 novembre 1925 “Disposizioni sul diritto
d’autore”, convertito in legge in data 18 marzo 1926, n. 562 e relativo regolamento di esecuzio-
ne (R.D. 15.07.1926 n. 1396). Tale figura veniva regolata per la prima volta nella Legge 633/1941
al Titolo II (in particolare al Capo III – art. 80 e seguenti). Il paradigma dell’interprete-esecutore
quale strumento tecnico a servizio del genio creativo dell’autore è tuttora inglobato nell’attualità
istituzionale. Nel portale della SIAE, alla sezione Diritti Connessi, si legge: «I diritti connessi al
diritto d’autore sono i diritti che la legge riconosce ad altri soggetti comunque collegati all’auto-
re dell’opera. Si tratta degli artisti, interpreti o esecutori, dei produttori di supporti fonografici,
dei produttori di opere cinematografiche o audiovisive, delle emittenti radiofoniche e televisive
e così via. Sono coloro cioè che offrono l’opera alla fruizione del pubblico e sono anch’essi tito-
lari di diritti patrimoniali e, in taluni casi, anche di diritti morali (artisti interpreti o esecutori).»
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61. La nuova e diversa marca di originalità conferita dai jazzisti agli “standard” americani, lati-
noamericani, e finanche europei, è definibile anche come “exaptation” (traducibile come preadatta-
mento o exattazione), concetto della teoria darwinista dell’evoluzione). Cfr. F. Macaluso, E Mozart
finì in una fossa comune, Vizi e virtù del copyright, Egea, Milano, 2013, pp. 22-23.
62. I “diritti connessi” sono regolati al Titolo II della LDA, intitolato “Disposizioni sui diritti
connessi all’esercizio del diritto d’autore“. In particolare concernono i Diritti degli artisti interpreti
ed esecutori – artt. da 80 a 85-bis LDA: «L’attività dell’artista interprete o esecutore consiste in una
prestazione di carattere tecnico artistico avente per oggetto la recitazione o la rappresentazione di
opere letterarie, drammatiche, drammatico-musicali, coreografiche, cinematografiche, ecc., ovvero
l’esecuzione di opere musicali. Questa attività è di regola prestata sulla base di un rapporto di
lavoro (autonomo o subordinato). In alcuni casi il rapporto contrattuale prevede un’esclusività
delle prestazioni in favore del datore di lavoro per la durata del rapporto. L’attività dell’artista
non può dirsi creativa allo stesso titolo di quella dell’autore. Essa interviene, infatti, su di un’ope-
ra già compiuta nei suoi elementi creativi e, perciò, capace di vita autonoma. L’interprete svolge
un’attività di mediazione tra l’autore e il pubblico, al quale recano il messaggio dell’autore filtrato
attraverso la loro personale sensibilità di interpretazione dell’opera.” (Dirittodautore.it – Avv. G.
D’Ammassa). È evidente la grande differenza concettuale tra la concezione normativa e la TMA,
già solo comparando l’idea di una “opera già compiuta” con l’osservazione fenomenologica del-
l’immanente attività di estemporizzazione, con conseguente creazione di nuovi livelli testuali, nei
repertori audiotattili. In linea con questo dato, e con il rilevante fenomeno della videoregistrazione
da smartphone di spettacoli dal vivo e conseguente diffusione in rete, nel 2015 Luca Ruggero Jaco-
vella ha presentato alla 7a Commissione Permanente Cultura e Spettacolo del Senato, una proposta
d’introduzione del “Diritto di Estemporizzazione”, in sede di audizione insieme all’associazione
SOS Musicisti (goo.gl/Lw7LTQ).
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63. Cfr. V. Caporaletti, Ghost Notes. Issues of Inaudible Improvisations, in R. Rasch (ed.), Beyond
Notes: Improvisation in Western Music in the Eighteenth and Nineteenth Century, Turnhout–Belgium,
Brepols Publishers, pp. 345-373 (p. 362 ss.).
64. Uno dei paradossi del diritto d’autore in tema di improvvisazione sta nel fatto che l’im-
provvisatore professionista (poniamo, il musicista di jazz) diviene strumento di accumulazione di
diritti economici per gli eredi di autori di Broadway song e per grandi gruppi editoriali. I suoi sfor-
zi creativi nel coltivare e praticare la complessa arte dell’improvvisazione difficilmente vengono
compensati dal sistema del copyright, che, come abbiamo visto, è basato su un’ontologia oggettua-
le. In Francia, dunque, dal 1982 la SACEM ha provveduto alla questione introducendo un regime
speciale per i propri iscritti ottenenti la qualifica di improvvisatori, in deroga all’obbligo del depo-
sito di opere (v. nota 57). Il performer, in questa modalità, percepisce i 4/12 del diritto spettante
all’autore del brano sul quale si improvvisa dal vivo. Viene perciò eroso il diritto d’autore di terzi
in base a un’autodichiarazione, e in assenza di costituzione / individuazione / fissazione / ogget-
tivazione di opera. In Italia sono state promosse negli anni diverse iniziative per seguire il modello
francese, rimaste però al momento ancora senza esito. Successivamente, nel 2013, in applicazione
della teoria audiotattile, Luca Ruggero Jacovella ha lanciato un appello pubblico rivolto alla SIAE
nel quale venivano richieste specifiche modifiche del Regolamento Generale della Società, tali da
permettere la tutela e la maturazione di diritti d’autore anche per le opere improvvisate durante
le manifestazioni pubbliche, nel rispetto delle previsioni di legge (Appello per il riconoscimento
del diritto d’autore sulle improvvisazioni creative e recepimento decreto ministeriale MIUR del 3
luglio 2009, pubblicato su Change.org e rilanciato da diverse organizzazioni tra le quali Diritto-
dautore.it, Meiweb.it, Note Legali, Acep, Jazzit, Sos Musicisti, ecc.). In particolare, veniva richiesta
la possibilità di deposito di opere a mezzo della loro registrazione sonora anche per le musiche
improvvisate e audiotattili (la SIAE accettava all’epoca unicamente il deposito a mezzo partitura
per tutte le musiche non appartenenti al genere concreto o elettronico), oltre alla rimozione di
un impedimento normativo che non permetteva all’associato di vantare diritti per utilizzazioni
anteriori alla data di dichiarazione delle opere (ciò in quanto l’improvvisazione creativa non può,
per definizione, essere pre-vista e depositata prima della propria manifestazione). A partire dall’11
dicembre 2016 la SIAE ha avviato la sperimentazione del deposito opere online (Delibera consi-
liare 10 ottobre 2016), in occasione della quale appare “rovesciato” il paradigma precedente: per
la musica di genere denominato “serio” e per le elaborazioni da pubblico dominio viene richiesta
la partitura, mentre per tutti gli altri generi si accettano finalmente le registrazioni, caricando al-
l’interno del nuovo sistema il relativo file audio o compresso. Rimaneva da chiarire la questione
temporale della maturazione del diritto e una più esatta categorizzazione dei generi musicali. Con
corrispondenza privata datata 9 Febbraio 2017, il Direttore Generale della SIAE, Gaetano Blandini,
rispondeva ad una richiesta firmata da Jacovella, Sos Musicisti e SIEDAS, chiarendo definitivamen-
te che il comma 4 dell’art. 3 vigente R.G. doveva essere inteso considerando “contestuali”, e non
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rivista di diritto delle arti e dello spettacolo
“anteriori”, le utilizzazioni avvenute nello stesso semestre di dichiarazione delle opere (in linea
dunque con le specificità delle improvvisazioni), e che le opere audiotattili rientrano tra i generi
per i quali è ormai accettato il deposito delle registrazioni audio. Si è finalmente chiuso un cer-
chio: le opere dell’ingegno create in tempo reale durante le performance musicali (già tutelate in
astratto dalla legge italiana e dalle convenzioni internazionali) trovano attualmente tutela concreta
e possibilità di maturazione del diritto d’autore attraverso il deposito presso la SIAE della loro
registrazione sonora.
65. V.M. De Sanctis, Il diritto di autore: del diritto di autore sulle opere dell’ingegno letterarie e
artistiche, Giuffrè Editore, Milano, 2012, pp. 117-119.
66. Riteniamo sia utile elencare, senza pretesa di esaustività, gli articoli della legge 633/41 ed
altri riferimenti giurisprudenziali in base ai quali le improvvisazioni, quali corpus mysticum, pos-
sono fare riferimento per la tutela (corsivi nostri): art.1: «Sono protette ai sensi di questa legge
le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle ar-
ti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di
espressione». Art. 2: «In particolare sono comprese nella protezione: (c. 2) le opere e le composizioni
musicali, con o senza parole, le opere drammatico-musicali e le variazioni musicali costituenti di per
sé opera originale». Art. 6: «Il titolo originario dell’acquisto del diritto di autore è costituito dalla
creazione dell’opera, quale particolare espressione del lavoro intellettuale». Art. 10: «Se l’opera
è stata creata con il contributo indistinguibile ed inscindibile di più persone, il diritto di autore
appartiene in comune a tutti i coautori». Art.13: «Il diritto esclusivo di riprodurre ha per oggetto
la moltiplicazione in copie diretta o indiretta, temporanea o permanente, in tutto o in parte dell’o-
pera, in qualunque modo o forma, come la copiatura a mano, la stampa, la litografia, l’incisione,
la fotografia, la fonografia, la cinematografia ed ogni altro procedimento di riproduzione». Art.14:
«Il diritto esclusivo di trascrivere ha per oggetto l’uso dei mezzi atti a trasformare l’opera orale in
opera scritta o riprodotta con uno dei mezzi indicati nell’articolo precedente». Con specifico riferi-
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la teoria delle musiche audiotattili e il diritto d’autore
AUTORE
INTERPRETE
(compositore o improvvisatore)
AUTORE
INTERPRETE
(tradizione scritta occidentale)
AUTORE
ESTEMPORIZZATORE
(musiche audiotattili)
IMPROVVISATORE
mento al jazz, è ritenuta tutelabile dal diritto di autore «una improvvisazione jazz, limitatamente
alla melodia e all’armonia: mentre i singoli accordi non sono tutelabili è generalmente ammessa la
proteggibilità della creazione che risulta dalla loro successione melodica.» Cfr. L.C. Ubertazzi (a
cura di), Commentario breve alle leggi su proprietà intellettuale e concorrenza, Cedam, Padova, 2007, p.
1467.
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