DELL’AGRICOLTUTRA CRESCERE LA DEMOGRAFIA CRESCE LA POPOLAZIONE E COMINCIA L’ESPANSIONE DELL’OCCHIDENTE A partire dal Mille, l’Europa occidentale conobbe una crescita economica destinata a durare trecento anni. Il primo sintomo di ripresa fu l’aumento della popolazione. Per secoli, il numero degli europei era costantemente diminuito. In questo periodo, invece, cominciò a risalire passando dai 25-30 milioni a circa 60-80 milioni. L’impennata demografica fu dovuta alla riduzione della mortalità, quella infantile in particolare. Le pestilenze si diradarono, le guerre divennero meno frequenti e le invasioni persero vigore. La combinazione di questi fattori rese più stabile la vita sociale. Furono messe a coltura nuove terre e la produzione agricola aumentò, fornendo maggiore quantità di cibo. Dalle campagne lo sviluppo si estese alla città che si ripopolarono. Per l’Europa cristiana inizia una nuova fase definita “espansione dell”Ottocento”. Questo fu un processo graduale. Vennero lavorati, bonificati e messi a coltutra molti terreni dapprima coperti da boschi. Le foreste arretrarono dappertutto, anche nelle pianure dell’est europeo, dove i tedeschi i esportarono tra i popoli slavi la religione cristiana. Il relativo arretramento delle foreste è un processo che occorre interpretare non solo in ambito ambientale ma anche culturale. La foresta occupava un ruolo fondamentale: era lo spazio che conservava risorse, ma era anche un luogo ignoto e temibile, pericoloso. Ecco perché la conquista delle foreste rappresentò un processo di civilizzazione. NUOVI VILLAGGI SORGONO SUI TERRENI STRAPPATI A FORESTE E PALUDI Iniziata l’epoca dei dissodamenti, la campagna si riempì di fattorie e villaggi. Spesso furono gli stesso signori feudali a incentivare la messa a coltura di nuovi terreni attraverso le franchigie. I contadini ottenevano dal signore una carta di libertà che garantiva l’esenzione dai tributi e dal servizio militare. Molti toponimi riferibili a questo periodo ricordano l’origine recente di questi borghi (Cittanuova, Villanuova, Castelnuovo), altri evocano i privilegi fiscali concessi ai loro abitanti. Altri nomi derivano invece dalle opere di bonifica e disboscamento eseguite per dar vita agli insediamenti.
I PROGRESSI DELLE TECNICHE AGRICOLE
L’USO DELL’ACQUA IN AGRICOLTURA: LE MARCITE E I POLDERS Notevoli progressi si registrarono nel controllo delle acque e nel loro sfruttamento a beneficio dell’agricoltura. In molte zone della pianura padana sorsero dei canali e furono costruiti argini lungo il percorso del Po. Nelle campagne della bassa Milanese comparvero i primi prati “a marcita” bagnati dall’acqua dei fontanili che consentiva la crescita e la raccolta del formaggio anche in inverno. Questa tecnica di coltivazione consiste nell’irrigare il terreno anche d’inverno in modo che fosse sempre coperto da uno strato d’acqua. Questa coltivazione a marcita era resa possibile dalla presenza dei fontanili, ovvero sorgenti d’acqua tipiche della pianura padana. In Spagna, gli arabi crearono un buon sistema di irrigazione. Nelle fiandre, i contadini cominciarono a prendere dal mare vaste distese di sabbia. Questi territori presero il nome di “polders”, che una volta fertili contribuirono a migliorare l’economia e il tenore di vita.
1 Capitolo 3
ATTORNO ALLE ABAZIE I MONACI SI DEDICARONO AL LAVORO DEI CAMPI
Anche gli enti ecclesiastici contribuirono notevolmente all’espansione agricola. Essi scelsero di fondare i loro monasteri in luoghi solitari e selvaggi, coltivando i terreni circostanti. I possedimenti ecclesiastici raggiunsero presto dimensioni ragguardevoli. In molti casi i monaci ne affidavano una parte a coloni e contadini con vincoli di servitù o contratti d’affitto a livello. I monasteri diedero un impulso decisivo all’introduzione di nuove tecniche di coltivazione e alle opere di bonifica. MIGLIORANO LE TECNICHE AGRARIE E LE ATTREZZATURE DEI CONTADINI L’aumento demografico ed economico dell’Occidente fu favorito anche a da nuove tecniche di agrarie grazie a degli attrezzi di lavoro. Al tradizionale aratro in legno si sostituì un più pesante, in metallo, più adatto ai terreni umidi. Il nuovo aratro però richiedeva una spinta maggiore della forza animale. Fu quindi introdotto il collare da spalla, un giogo frontale rigido che permetteva a buoi e cavalli da tiro di respirare meglio. Si ebbero effetti positivi anche dalla ferratura dei cavalli che rese più sicuro il loro passo sui terreni irregolari. Un’altra innovazione fu l’erpice di ferro. LA ROTAZIONE TRIENNALE RENDE I TERRENI PIU’ FERTILI E PRODUTTIVI Come tecnica di coltivazione, i contadini europei praticavano la rotazione biennale. Ogni anno mettevano a coltura solo la metà del terreno, lasciando l’altra metà a maggese (riposo). Dopo il Mille, iniziò ad affermarsi la rotazione triennale, che consisteva nel dividere il terreno in 3 parti. Un terzo veniva seminato in autunno a cereali invernali, un terzo in primavera a cereali estivi oppure a legumi, mentre un terzo era lasciato a maggese. La superficie che veniva utilizzata annualmente passò ai due terzi, ottenendo una diversificazione delle colture. Si ridusse anche il rischio dalla mancanza di cibo. A nord delle Alpi comparvero i primi campi aperti, porzioni di terra gestite dalla comunità di villaggio. I MULINI RIDUCONO LA FATICA DELL’UOMO SFRUTTANDO L’ENERGIA IDRAULICA Il nuovo slancio produttivo è testimoniato anche dalla diffusione dei mulini ad acqua. I grandi proprietari terrieri traevano un duplice profitto dalla loro installazione: Le usanze feudali obbligavano i contadini a servirsi del mulino signorile per la macinazione del grano, inoltre potevano controllare meglio l’entità dei raccolti. Il mulino ad acqua garantiva una produzione giornaliera pari a quella di 40 operai. Successivamente, grazie all’invenzione dell’albero a camme, il mulino venne utilizzato per azionare frantoi, magli, cunei e mantici, o per pressare la lana e battere i metalli. Tra il XII e XIII secolo compariranno anche i mulini a vento. CAMBIANO I CONTATTI AGRARI E RINASCONO LE CITTA’ Le crescite demografiche e le innovazioni tecniche misero in agitazione la società feudale e l’economia curtense. La diffusione della curtis non bastava più ad una popolazione in continuo aumento. Molti latifondisti furono costretti a cedere una parte delle loro terre incolte. Nelle campagne lo sfruttamento rimase altissimo, ma i fittavoli ed i mezzadri più fortunati riuscirono a trasformarsi in piccoli proprietari terrieri, liberandosi dai vincoli feudali. Le città ripresero a svolgere una funzione economica fondamentale. Vero le città accorsero quindi moltissime persone, allontanandosi dalla servitù della gleba, e vi costruirono nuove case o aprirono botteghe ed officine.