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Capitolo 3

L’ANNO MILLE: CRESCITA DEMOGRAFICA E SVILUPPO


DELL’AGRICOLTUTRA
CRESCERE LA DEMOGRAFIA
CRESCE LA POPOLAZIONE E COMINCIA L’ESPANSIONE DELL’OCCHIDENTE
A partire dal Mille, l’Europa occidentale conobbe una crescita economica destinata a durare
trecento anni. Il primo sintomo di ripresa fu l’aumento della popolazione. Per secoli, il numero degli
europei era costantemente diminuito. In questo periodo, invece, cominciò a risalire passando dai
25-30 milioni a circa 60-80 milioni. L’impennata demografica fu dovuta alla riduzione della mortalità,
quella infantile in particolare. Le pestilenze si diradarono, le guerre divennero meno frequenti e le
invasioni persero vigore. La combinazione di questi fattori rese più stabile la vita sociale. Furono
messe a coltura nuove terre e la produzione agricola aumentò, fornendo maggiore quantità di cibo.
Dalle campagne lo sviluppo si estese alla città che si ripopolarono. Per l’Europa cristiana inizia una
nuova fase definita “espansione dell”Ottocento”. Questo fu un processo graduale. Vennero lavorati,
bonificati e messi a coltutra molti terreni dapprima coperti da boschi. Le foreste arretrarono
dappertutto, anche nelle pianure dell’est europeo, dove i tedeschi i esportarono tra i popoli slavi la
religione cristiana. Il relativo arretramento delle foreste è un processo che occorre interpretare non
solo in ambito ambientale ma anche culturale. La foresta occupava un ruolo fondamentale: era lo
spazio che conservava risorse, ma era anche un luogo ignoto e temibile, pericoloso. Ecco perché la
conquista delle foreste rappresentò un processo di civilizzazione.
NUOVI VILLAGGI SORGONO SUI TERRENI STRAPPATI A FORESTE E PALUDI
Iniziata l’epoca dei dissodamenti, la campagna si riempì di fattorie e villaggi. Spesso furono gli stesso
signori feudali a incentivare la messa a coltura di nuovi terreni attraverso le franchigie. I contadini
ottenevano dal signore una carta di libertà che garantiva l’esenzione dai tributi e dal servizio
militare. Molti toponimi riferibili a questo periodo ricordano l’origine recente di questi borghi
(Cittanuova, Villanuova, Castelnuovo), altri evocano i privilegi fiscali concessi ai loro abitanti. Altri
nomi derivano invece dalle opere di bonifica e disboscamento eseguite per dar vita agli
insediamenti.

I PROGRESSI DELLE TECNICHE AGRICOLE


L’USO DELL’ACQUA IN AGRICOLTURA: LE MARCITE E I POLDERS
Notevoli progressi si registrarono nel controllo delle acque e nel loro sfruttamento a beneficio
dell’agricoltura. In molte zone della pianura padana sorsero dei canali e furono costruiti argini lungo
il percorso del Po. Nelle campagne della bassa Milanese comparvero i primi prati “a marcita”
bagnati dall’acqua dei fontanili che consentiva la crescita e la raccolta del formaggio anche in
inverno. Questa tecnica di coltivazione consiste nell’irrigare il terreno anche d’inverno in modo che
fosse sempre coperto da uno strato d’acqua. Questa coltivazione a marcita era resa possibile dalla
presenza dei fontanili, ovvero sorgenti d’acqua tipiche della pianura padana. In Spagna, gli arabi
crearono un buon sistema di irrigazione. Nelle fiandre, i contadini cominciarono a prendere dal mare
vaste distese di sabbia. Questi territori presero il nome di “polders”, che una volta fertili
contribuirono a migliorare l’economia e il tenore di vita.

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Capitolo 3

ATTORNO ALLE ABAZIE I MONACI SI DEDICARONO AL LAVORO DEI CAMPI


Anche gli enti ecclesiastici contribuirono notevolmente all’espansione agricola. Essi scelsero di
fondare i loro monasteri in luoghi solitari e selvaggi, coltivando i terreni circostanti. I possedimenti
ecclesiastici raggiunsero presto dimensioni ragguardevoli. In molti casi i monaci ne affidavano una
parte a coloni e contadini con vincoli di servitù o contratti d’affitto a livello. I monasteri diedero un
impulso decisivo all’introduzione di nuove tecniche di coltivazione e alle opere di bonifica.
MIGLIORANO LE TECNICHE AGRARIE E LE ATTREZZATURE DEI CONTADINI
L’aumento demografico ed economico dell’Occidente fu favorito anche a da nuove tecniche di
agrarie grazie a degli attrezzi di lavoro. Al tradizionale aratro in legno si sostituì un più pesante, in
metallo, più adatto ai terreni umidi. Il nuovo aratro però richiedeva una spinta maggiore della forza
animale. Fu quindi introdotto il collare da spalla, un giogo frontale rigido che permetteva a buoi e
cavalli da tiro di respirare meglio. Si ebbero effetti positivi anche dalla ferratura dei cavalli che rese
più sicuro il loro passo sui terreni irregolari. Un’altra innovazione fu l’erpice di ferro.
LA ROTAZIONE TRIENNALE RENDE I TERRENI PIU’ FERTILI E PRODUTTIVI
Come tecnica di coltivazione, i contadini europei praticavano la rotazione biennale. Ogni anno
mettevano a coltura solo la metà del terreno, lasciando l’altra metà a maggese (riposo). Dopo il
Mille, iniziò ad affermarsi la rotazione triennale, che consisteva nel dividere il terreno in 3 parti. Un
terzo veniva seminato in autunno a cereali invernali, un terzo in primavera a cereali estivi oppure a
legumi, mentre un terzo era lasciato a maggese. La superficie che veniva utilizzata annualmente
passò ai due terzi, ottenendo una diversificazione delle colture. Si ridusse anche il rischio dalla
mancanza di cibo. A nord delle Alpi comparvero i primi campi aperti, porzioni di terra gestite dalla
comunità di villaggio.
I MULINI RIDUCONO LA FATICA DELL’UOMO SFRUTTANDO L’ENERGIA IDRAULICA
Il nuovo slancio produttivo è testimoniato anche dalla diffusione dei mulini ad acqua. I grandi
proprietari terrieri traevano un duplice profitto dalla loro installazione: Le usanze feudali
obbligavano i contadini a servirsi del mulino signorile per la macinazione del grano, inoltre potevano
controllare meglio l’entità dei raccolti. Il mulino ad acqua garantiva una produzione giornaliera pari
a quella di 40 operai. Successivamente, grazie all’invenzione dell’albero a camme, il mulino venne
utilizzato per azionare frantoi, magli, cunei e mantici, o per pressare la lana e battere i metalli. Tra
il XII e XIII secolo compariranno anche i mulini a vento.
CAMBIANO I CONTATTI AGRARI E RINASCONO LE CITTA’
Le crescite demografiche e le innovazioni tecniche misero in agitazione la società feudale e
l’economia curtense. La diffusione della curtis non bastava più ad una popolazione in continuo
aumento. Molti latifondisti furono costretti a cedere una parte delle loro terre incolte. Nelle
campagne lo sfruttamento rimase altissimo, ma i fittavoli ed i mezzadri più fortunati riuscirono a
trasformarsi in piccoli proprietari terrieri, liberandosi dai vincoli feudali. Le città ripresero a svolgere
una funzione economica fondamentale. Vero le città accorsero quindi moltissime persone,
allontanandosi dalla servitù della gleba, e vi costruirono nuove case o aprirono botteghe ed officine.

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