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Ogni segnale elettrico presente in un circuito oltre a quello desiderato si può definire
rumore.
Una importante eccezione a questa definizione sono i prodotti di distorsione prodotti
in un circuito non lineare per cui la nostra attenzione è limitata ai circuiti lineari.
Le tensioni (o correnti) di rumore si combinano con il segnale in vari modi, ma la
distinzione principale riguarda la loro origine:
Rumori esterni; sono generati da altri sistemi elettronici, principalmente di
potenza e si accoppiano al sistema elettronico “vittima” in vari modi al cui
studio ed alle relative
Rumori interni od inerenti; sono generati dai componenti elettronici del
circuito.
Sebbene l’effetto dei rumori esterni su di un circuito elettronico posso essere, con
opportuni accorgimenti praticamente annullato, un livello minimo di rumore è sempre
presente a causa delle sorgenti inerenti.
T
2
1
∫v
2 2
Vn = vn (t ) = lim n (t )dt
T →∞ T T
−
2
Quando i valori istantanei di due sorgenti di rumore vn1(t) e vn2(t) si sommano, il
valore istantaneo risultante è:
vnt (t ) = vn1 (t ) + vn 2 (t )
dove:
v (t ) ⋅ vn 2 (t )
γ = n1
Vn1 ⋅ Vn 2
Il coefficiente γ è chiamato “coefficiente di correlazione” ed è 0 se le sorgenti sono
completamente scorrelate (statisticamente indipendenti), nel qual caso:
2 2
Vnt = Vn1 + Vn 2
1
0.3 FUNZIONE DENSITÀ SPETTRALE (SPOT NOISE)
I segnali aleatori sono caratterizzati anche nel dominio della frequenza mediante la
“funzione di densità spettrale” (S.D.F), chiamata anche “spot noise”. Per capirne il
significato, supponiamo di filtrare il rumore generato da una sorgente generica con un
B B
filtro passa banda ideale con frequenze di taglio fL = f − , f H = f + e di
2 2
misurare in uscita un valore efficace Vn(B,f).
V ( B, f ) V
vˆn ( f ) = l im n
B →0
B Hz
Se pensiamo di effettuare la misura per ogni frequenza f, otteniamo una funzione che
indica come la potenza del rumore si distribuisce nel dominio della frequenza.
In funzione della loro S.D.F. le sorgenti di rumore sono classificate in due grandi
categorie:
2
Figura 2: Rumore bianco e rumore rosa
fH
∫ ( f )df
2
Vn = ˆ
v n
fL
Nel caso di rumore bianco il valore efficace ha senso solo se è valutato su di una
banda finita, cosa che in pratica avviene sempre a causa della risposta in frequenza di
tipo passa-basso/passa-banda di un sistema elettronico.
Come vedremo parlando delle sorgenti, nel caso di rumore bianco è sempre
necessario specificare una banda se si vuole caratterizzare il rumore in termini di
valore rms.
Pensiamo ad una semplice e ricorrente situazione; una rete lineare con risposta in
frequenza di tipo passa-basso o passa-banda ha in ingresso una sorgente di rumore
bianco con densità spettrale vn 0 ,
il valore efficace del rumore in uscita al filtro è:
3
Figura 3:Banda equivalente di rumore
∞ ∞
Vno = ∫ A( f ) ⋅ vn 0 df = vn 0 ∫ A( f )
2 2 2 2 2
df
0 0
Sostituiamo alla rete originaria un passa banda ideale con banda BEQ e guadagno in
centro banda pari a A0, il valore rms del rumore in uscita è:
2 2 2
Vno, BP = vn 0 ⋅ A0 ⋅ BEQ
BEQ rappresenta la banda equivalente di rumore del quadripolo nel caso che:
2 2
: Vno , BP = Vno
vale a dire:
∞ 2
1
B EQ =
A0
2 ∫ A( f )
0
df
Quindi per valutare il rumore in uscita da una rete lineare quando in ingresso è
presente una sorgente di rumore bianco basta considerare la sua banda equivalente di
rumore ed il guadagno in centro banda A0:
2 2 2
Vno = v n 0 ⋅ A0 ⋅ B EQ
Figura 4:Filtro LP RC
4
VO f0 1
A( f ) = = f0 =
Vin ( j ⋅ f + f 0 ) 2π ⋅ R ⋅ C
∞
1
BEQ = f 02 ⋅ ∫ ⋅ df
0 f o2 + f 2
π π
BEQ = ⋅ f0 = ⋅ B−3dB
2 2
1.1 SORGENTI
Il rumore termico ( Johnson noise) deriva dalla agitazione termica degli elettroni
(portatori di carica) in un conduttore e determina il limite inferiore del livello di
rumore presente in un circuito.
I valori istantanei di una tensione o corrente di rumore sono casuali e possono essere
trattati in termini statistici.
Il valore R.M.S. della tensione di rumore misurata a circuito aperto ai capi di un
resistore di resistenza R (Ω) e alla temperatura assoluta T (°K) vale:
Vnt = 4kTBR (V )
nV
vˆnt ( f ) = 13
Hz
5
utilizzati nei radiotelescopi, si interviene anche sulla temperatura, raffreddando il
circuito ad una temperatura vicina allo zero assoluto.
La figura illustra i modelli di Thevenin e di Norton del resistore rumoroso.
4kTB
I nt =
R
In una rete passiva con condensatori, induttori e resistori, solo quest’ultimi generano
rumore termico. Se Z(f) è l’impedenza complessa ad una porta della rete, il valore
efficace della tensione di rumore a circuito aperto generato dalla rete nella banda di
frequenza B=f1-f0 è:
f1
f0
vˆ n2 = 4kT Re{Z ( f )}
La formula di Nyquist permette di ottenere una stima più realistica del rumore
generato da un resistore reale considerando l’effetto della capacità parassita:
R R
Z12 ( ω ) = ; Re{Z12 } =
1 + jωRC 1+ω C R
2 2 2
4 kT ∞ R kT
Vnt = ∫ ⋅ dω =
2π 0 1 + ω C R
2 2 2
C
6
2 4kTR
vˆn ( f ) =
1 + (2πfCR )
2
Collegando due resistori in parallelo alla stessa temperatura (equilibrio termico) ed indicando con P12
la potenza fornita dal generatore Vnt1 alla resistenza R2 e P21 quella fornita dal generatore Vnt2 alla
resistenza R1si ha:
R2 4kTBR1 R2
P12 = 2
⋅ Vnt21 =
( R1 + R2 ) ( R1 + R2 ) 2
R1 4kTBR1 R2
P21 = 2
⋅ Vnt22 =
( R1 + R2 ) ( R1 + R2 ) 2
P21 = P12
Vnt
P12 = P21 = Pn = = kTB
4R
La quantità kTB è chiamata “potenza di rumore disponibile” della sorgente
Esempio: Calcolo della tensione efficace di rumore termico fra due nodi di una rete resistiva
complessa.
I resistori del circuito sono tutti alla stessa temperatura assoluta T. Si vuole valutare il valore efficace
Vnt della tensione di rumore fra i nodi 1 e 2.
Se indichiamo con vn1(t), vn2(t), vn3(t) i valori istantanei dei generatori,vale per essi il principio di
sovrapposizione degli effetti, per cui:
R3 R1
v nt (t ) = v n 2 (t ) + v n1 (t ) ⋅ + v n 3 (t ) ⋅
R3 + R1 R1 + R3
Essendo le tre sorgenti statisticamente indipendenti:
2 2
2 2 2 R3 2 R1
Vnt = Vn 2 + Vn1 ⋅ + Vn3 ⋅
R3 + R1 R3 + R1
7
trattandosi di rumore termico:
2 R 2 ⋅ R1
Vnt = 4kTB ⋅ R3 + = 4kTBRt
R 2 + R1
R 2 ⋅ R1
Rt = R3 +
R 2 + R1
Il risultato è perfettamente generalizzabile: una rete resistiva qualsiasi per quanto riguarda il valore
efficace della tensione di rumore fra i nodi due nodi qualsiasi( 1,2), è equivalente ad un resistore
rumoroso di valore pari alla resistenza equivalente vista fra in nodi in questione.
2
I n = 2qI DC B q = 1.6 × 10 −19 C
La figura illustra il circuito equivalente del diodo rumoroso, l’effetto del rumore è
modellato da un
generatore di corrente aleatorio e il modello non è valido nel caso il diodo operi nella
regione di breakdown.
8
Esempio: calcolo della tensione di rumore “spot” in un circuito con diodo
Il contatto imperfetto fra due conduttori, fa sì che la sua conduttanza equivalente vari
casualmente in presenza di una corrente continua.
Il fenomeno genera un rumore detto appunto rumore flicker o rumore da contatto ed è
presente in qualunque dispositivo in cui ci siano due conduttori in contatto come
interruttori, commutatori, potenziometri, diodi, resistori, transistori.
Il valore efficace della corrente di rumore flicker è:
9
K f ⋅ I m DC ⋅ B
I nf = B = f1 − f 0
f0
dove:
m è l’esponente del rumore flicker
Kf è un coefficiente specifico
IDC è la corrente continua
Spot Noise:
4kT
vˆ NB = 4 kTR B iˆNB = 2qI B 0 iˆNC = 2 qI C 0 iˆNRC =
RC
Per questa ragione, nel caso di circuiti complessi, ma anche per i singoli dispositivi
attivi, si definisce un parametro, la cifra di rumore, che indica la rumorosità di un
sistema a prescindere dai componenti utilizzati.
1.2.2 CIFRA DI RUMORE
10
Figura 11:Definizione cifra di rumore
v i ( t ) = v is ( t ) + v in ( t )
Rumore aditivo
Ri
v is ( t ) = ⋅v (t ) Componente di segnale in ingresso
( R S + Ri ) S
Ri
vin ( t ) = ⋅v (t ) Componente di rumore in ingresso
(RS + Ri ) ns
Supponiamo che la risposta in frequenza dell’amplificatore AV0(f) sia di tipo passa banda con banda
equivalente di rumore BEQ:
α 2 ⋅ VS2 VS2 Ri
SNRi = = α=
α 2 ⋅ VnS2 VnS2 Ri + R s
V no = A V2 0 ⋅ 4 kTR S B EQ + V nA2
Il termine VnA rappresenta il valore efficace del rumore generato internamente all’amplificatore, ed è
scorrelato con il rumore termico in ingresso.
Il rapporto segnale rumore in uscita:
VO
AVS = = α ⋅ AVO
VS
11
2
V2 AVS VS2 VS2
SNRo = So2 = 2
=
Vno AVS 4kTBEQ RS + VnA2 VnA2
4kTBEQ RS + 2
AVS
SNRo ≤ SNRi
Si definisce la cifra di rumore F che tiene conto del peggioramento del rapporto
segnale rumore:
SNRi
F= ≥1
SNR0
Allora:
VnA2
F = 1+ 2
AVS 0 4 kRS TB EQ
è possibile definire anche la cifra di rumore spot, misurata ad una specifica frequenza
f0 su una banda si 1Hz:
2
vˆnA ( f0 )
Fˆ ( f 0 ) = 1 + 2
AVS ( f 0 )4kRS T
Fˆ ( f 0 ) = F
NF = 10 ⋅ log( F )
T0
FT = 1 + (F0 − 1)
T
12
Il concetto di cifra di rumore ha tuttavia alcune limitazioni:
aumentando la resistenza di sorgente RS la cifra di rumore diminuisce, ma
aumenta il rumore totale nel circuito.
Nel caso si utilizzi una sorgente puramente reattiva la cifra di rumore non ha
significato poiché il rumore della sorgente è nullo
Un approccio allo studio del rumore nei sistemi elettronici che supera le limitazioni
della cifra di rumore è modellare il rumore in termini di sorgenti equivalenti.
In tal modo l’effetto delle varie sorgenti di rumore interne all’amplificatore può essere
rappresentato da un generatore di corrente ed uno di tensione di valore opportuno
collegati all’ingresso dell’amplificatore:
vi (t ) = vis (t ) + vin (t )
Ri
vis (t ) = ⋅ v (t ) Componente di segnale in ingresso
(RS + Ri ) S
Ri
vin (t ) = ⋅ (v (t ) + vn (t ) + in (t ) RS ) Componente di rumore in ingresso
(RS + Ri ) ns
Il rumore, che nella realtà è generato all’interno dell’amplificatore, in questo modello
è già presente all’ingresso grazie ai generatori equivalenti Vn ed In.
Considerando la sorgente di rumore termico Vns indipendente da In e Vn, il valore
efficace della tensione di rumore totale in ingresso calcolata sulla banda ∆f ed alla
temperatura assoluta T è:
2 2 2
Vni = 4kTRS ∆f + Vn + 2 ⋅ γ ⋅ Vn I n Rs + I n RS
13
vˆni = 4kTRS + vˆn2 + 2 ⋅ γ ⋅ vˆn ⋅ iˆn ⋅ RS + iˆn2 RS2
Se poi supponiamo che anche In e Vn siano indipendenti (γ=0), allora:
2 2 2
Vni = 4kTRS ∆f + Vn + I n RS
vˆni = 4kTRS + vˆn2 + iˆn2 RS2
Questa ipotesi in realtà non è legittima poiché Vn ed In dipendono dalle stesse sorgenti
interne e quindi difficilmente saranno indipendenti.
Essendo AV0(f) il guadagno di tensione a circuito aperto dell’amplificatore, la
tensione di rumore in uscita è (valori spot):
AV 0 ( f ) ⋅ Ri AV 0 ( f ) ⋅ Ri
⋅ 4kTR S + vˆn ( f ) + iˆn ( f ) ⋅ RS
2 2 2
vˆno ( f ) = ⋅ vˆ ni ( f ) =
(Ri + RS ) (Ri + RS )
Ri 2
Vno =
(Ri + Rs ) ∫A
∆f
V0 ( f ) ⋅ v ni2 ( f )df
AV 0 ⋅ Ri AV 0 ⋅ Ri 2 2 2
Vno = Vni = ⋅ 4kTRS ∆f + Vn + 2 ⋅ γ ⋅ Vn I n Rs + I n RS
(Ri + RS ) (Ri + RS )
Quest’ultima equazione suggerisce un metodo per valutare Vn ed In in seguito alla misura di Vno su una
banda B.
Per determinare VN, si impone RS=0 e si misura la tensione rms totale di rumore in uscita VNO dalla
quale si ricava:
V
Vn = no
AV 0
Per determinare IN si effettua una seconda misura della tensione rms del rumore in uscita VNO con una
resistenza di sorgente RS molto grande in modo che risulti:
α 2 ⋅ VS2 VS2 Ri
SNRi = = α=
α 2 ⋅ VnS2 VnS2 Ri + Rs
2
α ⋅ 2 AV 0 VS2 VS2
SNRO = =
(V 2
nS )
+ Vn2 + I n2 ⋅ RS2 ⋅ α ⋅ 2 AV 0
2
(
VnS2 + Vn2 + I n2 ⋅ RS2 )
14
V 2 + I n2 ⋅ R S Vno2
F = 1 + n =
4 kTRS ∆f
2
AVS ⋅ 4 ktRS ⋅ ∆f
Notare che la cifra di rumore espressa in funzione dei generatori equivalenti di rumore
in ingresso non dipende dall’amplificazione.
E’ interessante calcolare la cifra di rumore di più stadi in cascata in funzione della cifra di rumore dei
singoli stadi sempre nell’ipotesi che tutte le sorgenti di rumore siano statisticamente indipendenti:
15
Vi 12n = I n21 ⋅ RS2 ⋅ α 12 + Vn21 ⋅ α 12 + Vns2 ⋅ α 12
Tensione di rumore totale ingresso amplificatore 2
2
Ri22 Ri 2
⋅ (Ro1 || Ri 2 ) + V ⋅
2
⋅
2 2 2 2 2
V =I +V ⋅ AVO1 \
i2n n2 n2
(Ri 2 + Ro1 )2 i1n
Ro1 + R12
Ri 2
α2 =
(Ri 2 + Ro1 )
2
Vi 22 n = I n22 ⋅ Ro21 ⋅ α 2 + Vn22 ⋅ α 22 + Vi12n ⋅ AVO1 ⋅ α 22
Amplificazione totale:
Ri 1 Ri 2 RL
AVT = AVO1 ⋅ ⋅ AVO 2
⋅ ⋅
R +R
R S + Ri 1 R o 1 + Ri 2 L o2
AVT = AVO1 ⋅ AVO 2 ⋅ α 1 ⋅ α 2 ⋅ α L
FT = F1 +
(F2 − 1)
2
α 12 ⋅ AVO1
Dove:
F1 = 1 +
(I 2
n1 RS + Vn21 )
4 kTR S ∆f
F2 = 1 +
(I 2
n2 RS + Vn22 )
4 kTRS ∆f
(F2 − 1) (F3 − 1)
FT = F1 + 2
+ 2 2
+ooo
α ⋅ AVO1
2
1 α ⋅ α ⋅ AVO1 ⋅ AVO1
2
1
2
2
16
RUMORI ESTERNI
1 INTRODUZIONE
17
3. Vittima. Il circuito elettronico dove la sorgente di rumore esterna induce
variazioni casuali nelle tensioni e correnti (rumore) che se di entità sufficiente
ne possono impedire il normale funzionamento. L’effetto indesiderato del
rumore su di un circuito si chiama “interferenza”, mentre per “suscettibilità” si
intende la capacità del circuito di rispondere al rumore.Più la suscettibilità di
un circuito nei confronti di un dato tipo di rumore è elevata più elevata è la
probabilità che risenta del rumore.
Se i tre elementi fondamentali del problema si combinano in modo tale che il livello
di interferenza è inaccettabile devono essere adottate delle contromisure per:
2 RUMORE RADIATO
Supponendo di essere nelle condizioni in cui i campi possono essere considerati statici
ed indipendenti, per semplificare l’analisi dell’accoppiamento conviene utilizzare la
tecnica dell’analisi dei circuiti a parametri concentratirappresentando il canale di
accoppiamento con un opportuno componente circuitale.
18
Un campo elettrico varibile nel tempo fra due conduttori sarà rappresentato da un
condensatore, mentre un campo magnetico variabile che si concatena con due circuiti
è rappresentato da una induttanza mutua.
19
La figura rappresenta in modo schematico l’accoppiamento elettrico (capacitivo) i
conduttori del circuito disturbatore e del circuito vittima. Il generatore di tensione
rappresenta la sorgente di rumore (che si considera non influenzabile dalla vittima e si
rappresenta pertanto con un generatore di tensione ideale), la capacità C12 è la
capacità di dispersione fra i due conduttori, C1G e C2G sono le capacità verso massa (
e comprende anche la capacità di ingresso del circuito vittima) e la resistenza Ri è la
resistenza equivalente del circuito vittima.
La tensione V2 indotta sul conduttore 2 (vittima) è:
jω
C12 ω C 1
V2 = ⋅ ⋅V ωC =
(C12 + C 2G ) jω D Ri ⋅ (C12 + C2G )
1 +
ωC
ω
V2 C12 ωC
= ⋅
VD (C12 + C 2G ) ω 2
1 + 2
ωC
Quasi sempre, soprattutto in bassa frequenza, è lecito supporre che la resistenza Ri sia
tale da avere:
ω << ω C
In tal caso l’espressione si semplifica:
V2 = jω ⋅ Ri ⋅ C12 ⋅ V D
Da questa equazione si deducono le contromisure adottabili per ridurre il valore della
tensione di rumore V2 fissata l’intensità del disturbo VD e la sua frequenza:
Riduzione della Ri del circuito vittima q uando possibile, circuiti che hanno Ri
elevate sono critici per quanto riguarda l’accoppiamento capacitivo.
Riduzione della capacità di accoppiamento C12; si ottiene orientando
opportunamente i conduttori 1 e 2 (la condizione di parallelismo è quella
20
peggiore), schermandoli altri conduttori (schermo) oppure distanziandoli il più
possibile.
Si deduce che per distanze D > 40d si ottiene solo un modesto incremento
dell’attenuazione del rumore; se d=1mm, è praticamente inutile distanziare i
conduttori più di 4 cm!
21
Figura 20: conduttore vittima schermato
22
Figura 22:Circuito equivalente semplificato schermo flottante
C12 1
V2 = ⋅ VD ωC =
C12 + C SG + C S 2 Ri ⋅ (C12 + C SG + C S 2 )
L’efficacia schermante dello schermo collegato a massa è dovuta al fatto che la
capacità C12 con lo schermo è molto ridotta rispetto al caso di circuito non schermato
e dipende dalla porzione di conduttore non racchiusa dallo schermo che ovviamente
deve essere ridotta il più possibile.
In alta frequenza l’efficacia dello schermo tende a diminuire poichè non è più
trascurabile l’impedenza (induttiva) equivalente del collegamento dello schermo a
massa. Nel caso di conduttore vittima completamente schermato
23
Figura 24: Circuito equivalente in alta frequenza schermo a massa
Un circuito chiuso percorso da una corrente I (spira) origina nello spazio circostante
un campo magnetico B che si concatena con il circuito stesso, il valore del flusso
magnetico Φ autoconcatenato è proporzionale alla corrente secondo la relazione:
Φ = L⋅I
La costante di proporzionalità è chiamata auto induttanza del circuito e dipende dalla
geometria del circuito e dalle proprietà magnetiche del mezzo.
Se i circuiti sono due ed orientati in modo opportuno una parte delle linee di forza del
campo magnetico generato dal circuito 1 si concatena con il circuito 2 dando luogo ad
un flusso concatenato Φ21 che è proporzionale alla corrente generatrice ID tramite un
24
coefficiente chiamato mutua induttanza, che dipende solo dalla geometria dei circuiti
e dalla loro orientazione reciproca
Φ 21 = M 21 ⋅ I D
Ovviamente anche la corrente nel circuito 2 induce un flusso concatenato nel circuito
1:
Φ 12 = M 12 ⋅ I V
Supponiamo che la spira disturbata sia piana di area A e che sia concatenata con un
campo B uniforme la cui direzione forma un angolo ϑ con la normale al piano.
Φ 21 = B ⋅ A ⋅ cosϑ
V N = jω ⋅ B ⋅ A ⋅ cos ϑ
dΦ 21 (t ) di (t )
v N (t ) = = M 21 d
dt dt
V N = jω ⋅ M 21 ⋅ I D
Per ridurre il rumore indotto per accoppiamento magnetico nel circuito vittima (VN)
possiamo quindi agire sui tre fattori:
25
E’ opportuno notare che contrariamente all’accoppiamento mediante campo elettrico
riducendo la resistenza di ingresso dell’amplificatore non si riduce il livello del
rumore.
Il sistema più efficace per ridurre l’accoppiamento magnetico fra due circuiti è ridurre
l’area equivalente, ovvero l’area racchiusa dal flusso di corrente, del circuito vittima e
disturbante.
La riduzione dell’area di loop si ottiene principalmente in due modi:
I sistemi elencati, in particolare il cavo coassiale, possono servire allo scopo a patto
che vengano usati correttamente.
La figura illustra un caso (carico flottante) in cui l’impiego di un cavo coassiale nel
circuito disturbante è efficace nel ridurre l’area equivalente del loop e quindi
l’intensità del flusso che potrebbe concatenarsi con un eventuale circuito vittima.
26
La situazione può essere molto diversa nel caso che il carico RL debba
necessariamente avere un riferimento a massa. In tal caso l’impiego del cavo coassiale
con un solo lato collegato alla massa è completamente inefficace poiché la corrente
ritorna al generatore attraverso il collegamento di massa, percorrendo un loop (loop di
massa) la cui area equivalente non dipende dalla presenza dello schermo e che nei casi
pratici può essere anche considerevole.
Per avere corrente di schermo è necessario collegare entrambi gli estremi del cavo
coassiale a massa nel qual caso l’efficacia schermante dipende dalla percentuale di
corrente che ritorna al generatore attraverso lo schermo del cavo. Per determinare in
quali condizioni ciò avviene si analizzi il circuito equivalente in figura:
Figura 29: Cavo coassiale, collegamento a massa lato carico e lato generatore
27
Figura 30: circuito equivalente figura 15
LS: induttanza equivalente dello schermo
RS: resistenza equivalente dello schermo
M: mutua induttanza dovuta all’accoppiamento magnetico fra lo schermo ed il
conduttore centrale del cavo coassiale.
Per valutare M supponiamo che lo schermo sia percorso da una corrente IS distribuita uniformemente
nel qual caso il campo magnetico generato all’interno è nullo.
Se Φ è il flusso del campo magnetico (B) generato da IS (entrante nel piano del foglio) e concatenato
con lo schermo si ha:
Φ
LS =
IS
Il flusso generato da IS e concatenato con il conduttore centrale è sempre Φ, poiché il campo B
all’interno del cavo è nullo, allora:
Φ
M = = LS
IS
Sul loop di massa si ha:
0 = I S ( j ⋅ ω ⋅ L S + RS ) − I 1 ( jω ⋅ M )
jω RS
I S = I 1 ωC =
j ω + ωc LS
28
Figura 31:Corrente di schermo in funzione della frequenza
ωC è chiamata frequenza di taglio caratteristica del cavo coassiale e per ω<5 ωc la corrente di ritorno
dal carico tende a passare attraverso l a massa, vanificando la presenza dello schermo, quindi se si
vuole che l’impiego di un cavo coassiale sia una misura efficace nella riduzione sia dell’emissione che
della ricezione del rumore per accoppiamento magnetico la frequenza di impiego deve essere
maggiore almeno di cinque volte la frequenza di taglio caratteristica del cavo.
Il sistema migliore per proteggere un circuito vittima dai campi magnetici è ridurre
l’area del loop ricevente e ciò si ottiene con le tecniche appena esaminate nel caso
della spira disturbatrice (doppino ritorto, cavo coassiale per ω>5ωc).
L’efficacia schermante del doppino o del cavo coassiale è fortemente ridotta nel caso
di circuiti con riferimenti di massa multipli. La figura illustra un circuito vittima
piuttosto comune in pratica composto da una sorgente di segnale di resistenza interna
R ed un amplificatore di tensione entrambi con riferimento a massa. In questo caso,
anche supponendo che la pulsasione del disturbo sia ω>5ωc , si può ottenere solo una
parziale schermatura dai campi magnetici a causa della corrente IS che circola nel
loop di massa e che dipende dalle seguenti cause:
Nella figura i due diversi simboli usati per il collegamento di massa indicano che in
generale i due punti sono a diverso potenziale.
29
Figura 32: La corrente indotta nel loop di massa limita l'efficacia dello schermo magnetico
Figura 33: circuito equivalente per l'analisi dell'effetto della corrente di rumore nel loop di massa
A causa della resistenza equivalente dello schermo e della corrente che circola nel
loop di massa, all’ingresso dell’amplificatore si sviluppa una tensione di rumore :
V I = − j ω ⋅ M ⋅ I S + jω ⋅ L S ⋅ I S + R S ⋅ I S = R S ⋅ I S
30
Effettueremo in modo dettagliato l’analisi del problema del loop di massa nel
capitolo dedicato alle masse.
Tabella 2:Confronto fra i fattori di schermo di alcuni schermi magnetici
3 RUMORE CONDOTTO
Il rumore può essere trasferito dal disturbatore alla vittima attraverso i conduttori che
distribuiscono le tensioni di alimentazione o attraverso i collegamenti di massa, in tal
caso si parla di rumore condotto.
L’accoppiamento disturbatore-vittima di tipo condotto è dovuto essenzialmente a
impedenze comuni sia al circuito disturbatore che alla vittima,
La figura illustra una tipica situazione di accoppiamento per impedenza comune nel
caso di due circuiti che condividono una stessa connessione di massa.
31
A causa dell’ impedenza ZGC Il potenziale rispetto alla massa della vittima è modulato
dalla corrente di rumore IN.
Altro esempio di accoppiamento per impedenza comune, è illustrato nella figura
seguente e si riferisce a circuiti che condividono lo stesso generatore.
32
Figura 34: masse a punto singolo serie
Dal punto di vista dell’immunità al rumore questo tipo di connessione della masse è la
peggiore, ma è anche la più usata data la sua semplicità.
A causa delle impedenze dei conduttori di massa, R1,R2,R3, i potenziali dei nodi
A,B,C dipendono dalle correnti verso massa di tutti i circuiti.
V A = (I 1 + I 2 + I 3 ) ⋅ R1
VC = (I 1 + I 2 + I 3 ) ⋅ R1 + (I 2 + I 3 ) ⋅ R2 + I 3 ⋅ R3
Questo tipo di connessione deve essere assolutamente evitato nel caso serva a
collegare masse di circuiti operanti a livelli di potenza molto diversi ed in ogni caso la
massa del circuito più suscettibile deve essere collegata al nodo A.
33
In tal caso si utilizza al posto del punto singolo di collegamento alla massa un sistema
di collegamenti distribuiti con piano di massa (ground plane) cercando di ridurre il
più possibile la lunghezza dei collegamenti.
Nei casi in cui sistemi di potenza (rumorosi) debbano condividere la massa con
circuiti ad elevata suscettibilità per ridurre al minimo i disturbi condotti occorre avere
l’accortezza di utilizzare il sistema ibrido indicato in figura che coniuga la semplicità
del collegamento serie con l’efficacia del collegamente parallelo.
34
Figura 37: Sensore ed amplificatore riferiti a massa
RL RC 2
V N = ⋅ ⋅ VG
RL + RC1 + RS RC 2 + RG
Si ha: V N ≅ VG
L’immunità di un sistema rispetto ale tensioni di rumore di modo comune è misurato dal rapporto di
reiezione di modo comune del circuito (C.M.R.R.) che è definito:
35
VG VG
(CMRR )dB = 20 log = 20 log
V −V
VN 1 2
in questo caso particolare:
(CMRR )dB =0
RC 2 << RC 1 + RS + R L Z SG >> RC 2 + RG
RL RC 2
V N ≅ ⋅ ⋅ VG
RL + RC1 + RS Z SG
RC 1 + R S << R L
R
(CMRR )dB ≅ 20 log C 2
Z SG
Il risultato suggerisce che se ZSG -> ∞ VN->0 CMMR->∞, tuttavia occorre fare le
seguenti osservazioni:
Nel caso che non sia possibile isolare da massa il trasduttore o l’amplificatore, si può interrompere il
loop di massa conseguente impiegando un trasformatore “trasversale” di isolamento a rapporto di
trasformazione unitario:
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Figura 39: isolamento a trasformatore
La soluzione non è ovviamente immune da problemi:
1. L’isolamento elettrico fra le masse introdotto dal trasformatore tende ad essere inefficace in
alta frequenza a causa delle capacità parassite fra l’avvolgimento primario ed il secondario.
2. In alcuni circuiti è richiesta la continuità elettrica fra sorgente e amplificatore anche in
continua oppure a bassissima frequenza, in tal caso il trasformatore “trasversale” non può
essere utilizzato perché la reattanza degli avvolgimenti diventa tanto bassa da cortocircuitare
il segnale.
Per prima cosa valutiamo l’effetto del trasformatore sul segnale considerando VG=0.
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5RC 2
f > ; I1 = I 2 = I S ; I g = 0
2 ⋅ π ⋅ L2
VS = jω (L1 + L2 ) ⋅ I S − 2 jωMI S + (RL + RC 2 + RC1 ) ⋅ I S
L1 = L2 = M
VS
Is = = I1 = I 2
RL + RC1 + RC 2
Il trasformatore non ha influenza sul funzionamento normale del circuito a patto che per la minima
frequenza del segnale sia verificata l’equazione ????.
Valutiamo adesso la risposta del circuito alla tensione di disturbo di modo comune (longitudinale) VG
impostando le equazioni alle maglie:
VG = jω ⋅ L1 I 1 + jω ⋅ MI 2 + I 1 RL + I 1 RC1
VG = jω ⋅ L2 I 2 + jω ⋅ MI 1 + I 2 RC 2
da cui risolvendo per I2:
VG − jω ⋅ MI 1
I2 = L1 = L2 = M = L
jω ⋅ L2 + RC 2
Sostituendo nella equazione ??? e ricavando I1:
VG RC 2
I1 =
jω ⋅ L(RC1 + RC 2 + RL ) + RC 2 R L
Supponendo poi che: RC2+RC1<<RL:
VG ⋅ τ RC 2
Vn = I 1 R L ≅ τ=
τ + jω L
RC 2
Il BALUN è quindi efficace se ω >>
L
Figura 42:Andamento della tensione di rumore in funzione della frquenza (eq. ???)
Possiamo utilizzare direttamente i risultati ottenuti per il BALUN per valutare l’efficacia schermante
del cavo coassiale in presenza di loop di massa:
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Figura 43:Cavo coassiale e loop di massa
In assenza di schermo:
V N = VG
In presenza dello schermo (cavo coassiale) il generatore VG non cambia apprezzabilmente di valore,
perché l’area attiva del loop resta la stessa:
RL ⋅ RS ⋅ VG
VN =
[RL ⋅ RS + j ⋅ ω ⋅ LS ⋅ (RS + RL )]
R || RL
ωC = S
LS
ωC
η=
ωC + j ⋅ω
Spesso in pratica per diminuire la frequenza di taglio ωC del cavo coassiale, e realizzare così un
BALUN che abbia un fattore si schermo soddisfacenti alle basse frequenze, si aumenta la induttanza
dello schermo LS semplicemente avvolgento un tratto di cavo su di un supporto di materiale magnetico.
Grazie al progresso della tecnologia optoelettronica sono disponibili a costi contenuti dei componenti
speciali chiamati fotoaccoppiatori, costituiti da un fotodiodo (fotoemettitore) ed un fototransistor
(fotosensore) sigillati in un contenitore isolante ed opaco. Il fotoaccoppiatore può essere impiegato per
interrompere il loop di massa utilizzandolo al posto del trasformatore di isolamento. La trasmissione
del segnale è garantita dall’accoppiamento ottico fra fotodiodo e fototransistore, mentre l’isolamento
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longitudinale dalla resina isolante del contenitore. Occorre sottolineare che anche nel caso del
fotoaccoppiatore esiste il problema delle capacità parassite longitudinali che tendono a ridurre
l’isolamento in alta frequenza ma il loro valore tipico è molto più piccolo rispetto al trasformatore.
Per ridurre l’effetto della tensione di rumore di modo comune (longitudinale) VG sulla
vittima si può utilizzare un amplificatore differenziale (ingresso bilanciato), la cui
risposta ideale dipende dalla differenza delle tensioni in ingresso:
Vo = Avd (V1 − V2 )
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Figura 47:Reiezione al rumore di modo comune meidiante amplificatore differenziale
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Nel caso di sorgente ad amplificatore bilanciati si ha: RS1=RS2=RS; RL1=RL2=RL;
VS2=VS1=VS.
I generatori V1 e V2 rappresentano le tensioni di rumore indotte in ciascun conduttore
spira da accoppiamenti magnetici mentre V3 è una sorgente di rumore accoppiata
capacitivamente con il circuito.
In condizioni di linea perfettamente bilanciata C2G=C1G , V1=V2 e dall’analisi del
circuito si conclude che la tensione VN=V1-V2=0.
La tipica linea bilanciata è il doppino ritorto semplice o schermato. La schermatura del doppino non è
necessaria in condizioni di bilanciamento perfetto ma è auspicabile come ulteriore misura di
protezione. La linea coassiale, essendo intrinsecamente sbilanciata, non può essere usata in un sistema
bilanciato ad accezione del caso illustrato in figura:
4 ALIMENTAZIONI
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Figura 51: Disaccoppiamento dei circuiti con sezioni filtranti passa basso LC ad L
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