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IL RUMORE ELETTRICO

Ogni segnale elettrico presente in un circuito oltre a quello desiderato si può definire
rumore.
Una importante eccezione a questa definizione sono i prodotti di distorsione prodotti
in un circuito non lineare per cui la nostra attenzione è limitata ai circuiti lineari.
Le tensioni (o correnti) di rumore si combinano con il segnale in vari modi, ma la
distinzione principale riguarda la loro origine:
Rumori esterni; sono generati da altri sistemi elettronici, principalmente di
potenza e si accoppiano al sistema elettronico “vittima” in vari modi al cui
studio ed alle relative
Rumori interni od inerenti; sono generati dai componenti elettronici del
circuito.
Sebbene l’effetto dei rumori esterni su di un circuito elettronico posso essere, con
opportuni accorgimenti praticamente annullato, un livello minimo di rumore è sempre
presente a causa delle sorgenti inerenti.

0.1 CARATTERISTICHE ESSENZIALI DEL RUMORE

0.2 VALORE QUADRATICO MEDIO (R.M.S.)

Il rumore generato in un circuito elettronico si manifesta come variazioni casuali di


tensioni e correnti.
Una grandezza utilizzata spesso per caratterizzare il livello di rumore è il suo valore
quadratico medio (R.M.S.). Se vn(t) rappresenta il valore istantaneo di una tensione di
rumore, il suo valore rms .Vn è definito:

T
2
1
∫v
2 2
Vn = vn (t ) = lim n (t )dt
T →∞ T T

2
Quando i valori istantanei di due sorgenti di rumore vn1(t) e vn2(t) si sommano, il
valore istantaneo risultante è:

vnt (t ) = vn1 (t ) + vn 2 (t )

e quindi il valore efficace:

[vn1 (t ) + vn 2 (t )]2 = vn12 (t ) + 2 ⋅ vn1 (t ) ⋅ vn 2 (t ) + vn 2 2 (t ) = Vn12 + 2 ⋅ γ ⋅ Vn1 ⋅ Vn 2 + Vn 2 2

dove:
v (t ) ⋅ vn 2 (t )
γ = n1
Vn1 ⋅ Vn 2
Il coefficiente γ è chiamato “coefficiente di correlazione” ed è 0 se le sorgenti sono
completamente scorrelate (statisticamente indipendenti), nel qual caso:
2 2
Vnt = Vn1 + Vn 2

1
0.3 FUNZIONE DENSITÀ SPETTRALE (SPOT NOISE)

I segnali aleatori sono caratterizzati anche nel dominio della frequenza mediante la
“funzione di densità spettrale” (S.D.F), chiamata anche “spot noise”. Per capirne il
significato, supponiamo di filtrare il rumore generato da una sorgente generica con un
B B
filtro passa banda ideale con frequenze di taglio fL = f − , f H = f + e di
2 2
misurare in uscita un valore efficace Vn(B,f).

Figura 1: Definizione di "spot noise"


Il valore dello spot noise alla frequenza f è definito:

 V ( B, f )   V 
vˆn ( f ) = l im  n   
B →0
 B   Hz 

Se pensiamo di effettuare la misura per ogni frequenza f, otteniamo una funzione che
indica come la potenza del rumore si distribuisce nel dominio della frequenza.
In funzione della loro S.D.F. le sorgenti di rumore sono classificate in due grandi
categorie:

• Sorgenti di rumore bianco


• Sorgenti di rumore colorato

2
Figura 2: Rumore bianco e rumore rosa

Se conosciamo il valore la funzione “spot noise” di una sorgente per ottenere il


valore rms nella banda B=fH-fL:

fH

∫ ( f )df
2
Vn = ˆ
v n
fL

Nel caso di rumore bianco il valore efficace ha senso solo se è valutato su di una
banda finita, cosa che in pratica avviene sempre a causa della risposta in frequenza di
tipo passa-basso/passa-banda di un sistema elettronico.

0.4 BANDA EQUIVALENTE DI RUMORE

Come vedremo parlando delle sorgenti, nel caso di rumore bianco è sempre
necessario specificare una banda se si vuole caratterizzare il rumore in termini di
valore rms.
Pensiamo ad una semplice e ricorrente situazione; una rete lineare con risposta in
frequenza di tipo passa-basso o passa-banda ha in ingresso una sorgente di rumore
bianco con densità spettrale vn 0 ,
il valore efficace del rumore in uscita al filtro è:

3
Figura 3:Banda equivalente di rumore
∞ ∞
Vno = ∫ A( f ) ⋅ vn 0 df = vn 0 ∫ A( f )
2 2 2 2 2
df
0 0

Sostituiamo alla rete originaria un passa banda ideale con banda BEQ e guadagno in
centro banda pari a A0, il valore rms del rumore in uscita è:

2 2 2
Vno, BP = vn 0 ⋅ A0 ⋅ BEQ

BEQ rappresenta la banda equivalente di rumore del quadripolo nel caso che:

2 2
: Vno , BP = Vno
vale a dire:
∞ 2
1
B EQ =
A0
2 ∫ A( f )
0
df

Quindi per valutare il rumore in uscita da una rete lineare quando in ingresso è
presente una sorgente di rumore bianco basta considerare la sua banda equivalente di
rumore ed il guadagno in centro banda A0:

2 2 2
Vno = v n 0 ⋅ A0 ⋅ B EQ

ESEMPIO: Banda equivalente di rumore di un filtro LP passivo RC.

Figura 4:Filtro LP RC

4
VO f0 1
A( f ) = = f0 =
Vin ( j ⋅ f + f 0 ) 2π ⋅ R ⋅ C

1
BEQ = f 02 ⋅ ∫ ⋅ df
0 f o2 + f 2

π π
BEQ = ⋅ f0 = ⋅ B−3dB
2 2

1.0 RUMORI INERENTI

1.1 SORGENTI

1.1.1 RUMORE TERMICO

Il rumore termico ( Johnson noise) deriva dalla agitazione termica degli elettroni
(portatori di carica) in un conduttore e determina il limite inferiore del livello di
rumore presente in un circuito.
I valori istantanei di una tensione o corrente di rumore sono casuali e possono essere
trattati in termini statistici.
Il valore R.M.S. della tensione di rumore misurata a circuito aperto ai capi di un
resistore di resistenza R (Ω) e alla temperatura assoluta T (°K) vale:

Vnt = 4kTBR (V )

k = costante di Boltzmann (1.38 10-23 J/°K)


B = (fH-fL)banda equivalente di rumore del sistema di misura (Hz)
La formula indica una caratteristica importante del rumore termico; il valore rms della
tensione di rumore dipende unicamente dalla banda equivalente del sistema e non
f + fH
dalla frequenza di centro banda f 0 = L .
2
Il rumore termico è quindi bianco e lo “spot noise” vale:
 V 
vˆnt ( f ) = 4kTR  
 Hz 

Alla temperatura ambiente TAMB=290°K e per R=10K:

nV
vˆnt ( f ) = 13
Hz

Il rumore termico è presente in qualsiasi componente che presenti resistenza elettrica


quindi non solo nei resistori ma anche nei diodi e nei transistori.
Per ridurre il livello di rumore termico in un circuito, conviene ridurre (se possibile) i
valori delle resistenze e la banda equivalente di rumore del sistema con opportune
tecniche circuitali. In casi estremi, per esempio negli amplificatori a radio frequenza

5
utilizzati nei radiotelescopi, si interviene anche sulla temperatura, raffreddando il
circuito ad una temperatura vicina allo zero assoluto.
La figura illustra i modelli di Thevenin e di Norton del resistore rumoroso.

4kTB
I nt =
R

igura 5:Resistore rumoroso: circuiti equivalenti

In una rete passiva con condensatori, induttori e resistori, solo quest’ultimi generano
rumore termico. Se Z(f) è l’impedenza complessa ad una porta della rete, il valore
efficace della tensione di rumore a circuito aperto generato dalla rete nella banda di
frequenza B=f1-f0 è:
f1

Vn = 4kT ∫ Re{Z ( f )}df


2

f0

La densità spettrale di potenza:

vˆ n2 = 4kT Re{Z ( f )}

La formula di Nyquist permette di ottenere una stima più realistica del rumore
generato da un resistore reale considerando l’effetto della capacità parassita:

Figura 6:Modello resistore reale

R R
Z12 ( ω ) = ; Re{Z12 } =
1 + jωRC 1+ω C R
2 2 2

4 kT ∞ R kT
Vnt = ∫ ⋅ dω =
2π 0 1 + ω C R
2 2 2
C

6
2 4kTR
vˆn ( f ) =
1 + (2πfCR )
2

Collegando due resistori in parallelo alla stessa temperatura (equilibrio termico) ed indicando con P12
la potenza fornita dal generatore Vnt1 alla resistenza R2 e P21 quella fornita dal generatore Vnt2 alla
resistenza R1si ha:

R2 4kTBR1 R2
P12 = 2
⋅ Vnt21 =
( R1 + R2 ) ( R1 + R2 ) 2
R1 4kTBR1 R2
P21 = 2
⋅ Vnt22 =
( R1 + R2 ) ( R1 + R2 ) 2
P21 = P12

Nel caso particolare di R1=R2=R si ha:

Vnt
P12 = P21 = Pn = = kTB
4R
La quantità kTB è chiamata “potenza di rumore disponibile” della sorgente

Esempio: Calcolo della tensione efficace di rumore termico fra due nodi di una rete resistiva
complessa.

I resistori del circuito sono tutti alla stessa temperatura assoluta T. Si vuole valutare il valore efficace
Vnt della tensione di rumore fra i nodi 1 e 2.

Figura 7:Rete rumorosa (rumore termico)

Se indichiamo con vn1(t), vn2(t), vn3(t) i valori istantanei dei generatori,vale per essi il principio di
sovrapposizione degli effetti, per cui:

R3 R1
v nt (t ) = v n 2 (t ) + v n1 (t ) ⋅ + v n 3 (t ) ⋅
R3 + R1 R1 + R3
Essendo le tre sorgenti statisticamente indipendenti:

2 2
2 2 2  R3  2  R1 
Vnt = Vn 2 + Vn1 ⋅  + Vn3 ⋅  
 R3 + R1   R3 + R1 

7
trattandosi di rumore termico:

2  R 2 ⋅ R1 
Vnt = 4kTB ⋅  R3 +  = 4kTBRt
 R 2 + R1 

Ovvero, in termini circuitali:

R 2 ⋅ R1
Rt = R3 +
R 2 + R1

Figura 8:Equivalente di Thevenin fra i nodi 1-2

Il risultato è perfettamente generalizzabile: una rete resistiva qualsiasi per quanto riguarda il valore
efficace della tensione di rumore fra i nodi due nodi qualsiasi( 1,2), è equivalente ad un resistore
rumoroso di valore pari alla resistenza equivalente vista fra in nodi in questione.

1.1.2 RUMORE SHOT

Il rumore shot è associato al flusso di corrente attraverso una barriera di potenziale ed


è dovuto alla fluttuazione casuale della corrente attorno al valore medio a causa della
emissione casuale dei portatori di carica (elettroni, lacune).
E’ un rumore bianco ed è presente nei componenti a semiconduttore con giunzioni
polarizzate direttamente (transistori BJT, diodi), il valore efficace della componente
variabile della corrente di rumore valutato sulla banda equivalente B e relativo ad una
componente media della corrente IDC è:

2
I n = 2qI DC B q = 1.6 × 10 −19 C

La figura illustra il circuito equivalente del diodo rumoroso, l’effetto del rumore è
modellato da un
generatore di corrente aleatorio e il modello non è valido nel caso il diodo operi nella
regione di breakdown.

Figura 9: Modello equivalente del diodo rumoroso (shot noise)


Per questa loro caratteristica i diodi sono utilizzati anche come generatori di rumore
nelle misure di cifra di rumore.

8
Esempio: calcolo della tensione di rumore “spot” in un circuito con diodo

Parametri del circuito: E=10V, R=100Ω, T=290°K, diodo ideale.


La tensione istantanea fra l nodi 1-2 è la somma di una componente continua dovuta alla
polarizzazione diretta del diodo e di una componente, variabile dovuta alle sorgenti di rumore Jhonson
e Shot presenti nel circuito.
v12 (t ) = V DC + v nt (t )
Il circuito equivalente si riferisce solo alla componente variabile delle grandezze elettriche ed è
utilizzato per valutare il valore spot della tensione di rumore.
Dal circuito reale:
10V
I DC ≅ = 100mA
100Ω
kT
rD = = 0.25Ω
qI DC
In base a quanto detto precedentemente (rd, resistenza differenziale del diodo, non è rumorosa perché
è fittizzia):
A2
iˆnd2 = 2qI DC = 3.2 ⋅ 10 −20
Hz
4kT A2
iˆnj2 = = 1.6 ⋅ 10 −22
R Hz
R || rd ≅ R
V2
( )
vˆnt2 = R 2 iˆnd2 + iˆnj2 = 3.2 ⋅ 10 −16
Hz
Su una banda di 1MHz il valore efficace è:
Vnt = vˆ nt2 ⋅ B = 18µV

1.1.3 RUMORE FLICKER

Il contatto imperfetto fra due conduttori, fa sì che la sua conduttanza equivalente vari
casualmente in presenza di una corrente continua.
Il fenomeno genera un rumore detto appunto rumore flicker o rumore da contatto ed è
presente in qualunque dispositivo in cui ci siano due conduttori in contatto come
interruttori, commutatori, potenziometri, diodi, resistori, transistori.
Il valore efficace della corrente di rumore flicker è:

9
K f ⋅ I m DC ⋅ B
I nf = B = f1 − f 0
f0
dove:
m è l’esponente del rumore flicker
Kf è un coefficiente specifico
IDC è la corrente continua

Il rumore flicker è un rumore rosa, il suo valore efficace, a parità di banda B, è


maggiore alle basse frequenze.

1.2 IL RUMORE NEI SISTEMI ELETTRONICI

Abbiamo caratterizzato le sorgenti di rumore elementari più comuni in un circuito


elettronico.
In un semplice circuito come l’amplificatore C.E. rappresentato in figura, le sorgenti
di rumore da considerare per quantificare la rumorosità del circuito sono molte è
l’analisi è piuttosto complessa.

Figura 10:Sorgenti di rumore all’interno dell’amplificatore C.E.

Spot Noise:
4kT
vˆ NB = 4 kTR B iˆNB = 2qI B 0 iˆNC = 2 qI C 0 iˆNRC =
RC

Per questa ragione, nel caso di circuiti complessi, ma anche per i singoli dispositivi
attivi, si definisce un parametro, la cifra di rumore, che indica la rumorosità di un
sistema a prescindere dai componenti utilizzati.
1.2.2 CIFRA DI RUMORE

Un parametro utilizzato spesso, soprattutto in radiotecnica, per esprimere la


rumorosità di un circuito è la cifra di rumore, si basa sul concetto di rapporto segnale
rumore (SNR) ed è definita in modo indipendente dal modello appena introdotto:

10
Figura 11:Definizione cifra di rumore

All’ingresso dell’amplificatore è già presente il rumore, generato dalla resistenza


interna del generatore, si definisce quindi rapporto segnale rumore in ingresso il
rapporto fra la potenza del segnale in ingresso e quella del rumore.

La tensione di ingresso dell’amplificatore è (principio di sovrapposizione degli effetti) :

v i ( t ) = v is ( t ) + v in ( t )
Rumore aditivo
Ri
v is ( t ) = ⋅v (t ) Componente di segnale in ingresso
( R S + Ri ) S
Ri
vin ( t ) = ⋅v (t ) Componente di rumore in ingresso
(RS + Ri ) ns
Supponiamo che la risposta in frequenza dell’amplificatore AV0(f) sia di tipo passa banda con banda
equivalente di rumore BEQ:

Vni = V nS = 4 kTR S B EQ Valore efficace tensione di rumore in ingresso

Rapporto segnale rumore in ingresso:

α 2 ⋅ VS2 VS2 Ri
SNRi = = α=
α 2 ⋅ VnS2 VnS2 Ri + R s

Il valore efficace della tensione di rumore in uscita vale:

V no = A V2 0 ⋅ 4 kTR S B EQ + V nA2

Il termine VnA rappresenta il valore efficace del rumore generato internamente all’amplificatore, ed è
scorrelato con il rumore termico in ingresso.
Il rapporto segnale rumore in uscita:

VO
AVS = = α ⋅ AVO
VS

11
2
V2 AVS VS2 VS2
SNRo = So2 = 2
=
Vno AVS 4kTBEQ RS + VnA2 VnA2
4kTBEQ RS + 2
AVS

A causa del rumore introdotto dall’amplificatore:

SNRo ≤ SNRi

Si definisce la cifra di rumore F che tiene conto del peggioramento del rapporto
segnale rumore:

SNRi
F= ≥1
SNR0
Allora:
VnA2
F = 1+ 2
AVS 0 4 kRS TB EQ

è possibile definire anche la cifra di rumore spot, misurata ad una specifica frequenza
f0 su una banda si 1Hz:

2
vˆnA ( f0 )
Fˆ ( f 0 ) = 1 + 2
AVS ( f 0 )4kRS T

Se il meccanismo di generazione interna del rumore è bianco e se è generato prima


degli stadi del circuito che limitano la banda, allora:

Fˆ ( f 0 ) = F

La cifra di rumore è spesso espressa in dB:

NF = 10 ⋅ log( F )

Per facilitare il confronto fra la rumorosità di circuiti operanti in condizioni termiche


differenti, la cifra di rumore viene specificata ad una temperatura di riferimento di
TO=290°K.
E’ possibile esprimere la cifra di rumore F alla temperatura T effettiva del circuito in
funzione di quella convenzionale F0:

T0
FT = 1 + (F0 − 1)
T

La comparazione fra cifre di rumore misurate con resistenze di sorgente RS diverse è


completamente priva di significato. La conoscenza della cifra di rumore misurata con
un certo valore della RS non consente di calcolarne il valore per valori diversi della
RS, questo perché anche il rumore generato internamente dipende dalla RS.

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Il concetto di cifra di rumore ha tuttavia alcune limitazioni:
aumentando la resistenza di sorgente RS la cifra di rumore diminuisce, ma
aumenta il rumore totale nel circuito.
Nel caso si utilizzi una sorgente puramente reattiva la cifra di rumore non ha
significato poiché il rumore della sorgente è nullo

1.2.1 SORGENTI DI RUMORE EQUIVALENTI IN INGRESSO

Un approccio allo studio del rumore nei sistemi elettronici che supera le limitazioni
della cifra di rumore è modellare il rumore in termini di sorgenti equivalenti.
In tal modo l’effetto delle varie sorgenti di rumore interne all’amplificatore può essere
rappresentato da un generatore di corrente ed uno di tensione di valore opportuno
collegati all’ingresso dell’amplificatore:

Figura 12: Sorgenti equivalenti di rumore in ingresso


Le sorgenti di rumore così introdotte in generale non sono né bianche ne
statisticamente indipendenti per cui saranno completamente caratterizzate dalla
funzione di densità spettrale e dal coefficiente di correlazione γ.
La tensione di ingresso dell’amplificatore è (principio di sovrapposizione degli effetti)
:

vi (t ) = vis (t ) + vin (t )
Ri
vis (t ) = ⋅ v (t ) Componente di segnale in ingresso
(RS + Ri ) S
Ri
vin (t ) = ⋅ (v (t ) + vn (t ) + in (t ) RS ) Componente di rumore in ingresso
(RS + Ri ) ns
Il rumore, che nella realtà è generato all’interno dell’amplificatore, in questo modello
è già presente all’ingresso grazie ai generatori equivalenti Vn ed In.
Considerando la sorgente di rumore termico Vns indipendente da In e Vn, il valore
efficace della tensione di rumore totale in ingresso calcolata sulla banda ∆f ed alla
temperatura assoluta T è:

2 2 2
Vni = 4kTRS ∆f + Vn + 2 ⋅ γ ⋅ Vn I n Rs + I n RS

13
vˆni = 4kTRS + vˆn2 + 2 ⋅ γ ⋅ vˆn ⋅ iˆn ⋅ RS + iˆn2 RS2
Se poi supponiamo che anche In e Vn siano indipendenti (γ=0), allora:
2 2 2
Vni = 4kTRS ∆f + Vn + I n RS
vˆni = 4kTRS + vˆn2 + iˆn2 RS2

Questa ipotesi in realtà non è legittima poiché Vn ed In dipendono dalle stesse sorgenti
interne e quindi difficilmente saranno indipendenti.
Essendo AV0(f) il guadagno di tensione a circuito aperto dell’amplificatore, la
tensione di rumore in uscita è (valori spot):

AV 0 ( f ) ⋅ Ri AV 0 ( f ) ⋅ Ri
⋅ 4kTR S + vˆn ( f ) + iˆn ( f ) ⋅ RS
2 2 2
vˆno ( f ) = ⋅ vˆ ni ( f ) =
(Ri + RS ) (Ri + RS )
Ri 2
Vno =
(Ri + Rs ) ∫A
∆f
V0 ( f ) ⋅ v ni2 ( f )df

AV 0 ⋅ Ri AV 0 ⋅ Ri 2 2 2
Vno = Vni = ⋅ 4kTRS ∆f + Vn + 2 ⋅ γ ⋅ Vn I n Rs + I n RS
(Ri + RS ) (Ri + RS )
Quest’ultima equazione suggerisce un metodo per valutare Vn ed In in seguito alla misura di Vno su una
banda B.
Per determinare VN, si impone RS=0 e si misura la tensione rms totale di rumore in uscita VNO dalla
quale si ricava:
V
Vn = no
AV 0
Per determinare IN si effettua una seconda misura della tensione rms del rumore in uscita VNO con una
resistenza di sorgente RS molto grande in modo che risulti:

Vno >> AV 0 ⋅ 4 kTBRS + Vn2


allora:
Vno
In =
AV 0 ⋅ (RS || Ri )

1.2.3 CIFRA DI RUMORE E GENERATORI EQUIVALENTI IN INGRESSO

α 2 ⋅ VS2 VS2 Ri
SNRi = = α=
α 2 ⋅ VnS2 VnS2 Ri + Rs

2
α ⋅ 2 AV 0 VS2 VS2
SNRO = =
(V 2
nS )
+ Vn2 + I n2 ⋅ RS2 ⋅ α ⋅ 2 AV 0
2
(
VnS2 + Vn2 + I n2 ⋅ RS2 )

VnS2 + Vn2 + I n2 ⋅ RS  Vn2 + I n2 ⋅ RS 


F= = 1 +  
VnS2  VnS2 
 

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 V 2 + I n2 ⋅ R S  Vno2
F = 1 +  n =

 4 kTRS ∆f
2
 AVS ⋅ 4 ktRS ⋅ ∆f
Notare che la cifra di rumore espressa in funzione dei generatori equivalenti di rumore
in ingresso non dipende dall’amplificazione.

Esempio: Cifra di rumore di una semplice rete resistiva

Figura 13:Cifra di rumore di un partitore

Il rumore totale in uscita è (vedi capitoli precedenti):


Vno2 = 4 kT ( RS || R P ) ⋅ ∆f
L’ amplificazione della rete riferita alla tensione di sorgente a circuito aperto (VS):
RP
AVS =
RP + RS
RS
F = 1+
RP

1.2.4 CIFRA DI RUMORE DI STADI IN CASCATA

E’ interessante calcolare la cifra di rumore di più stadi in cascata in funzione della cifra di rumore dei
singoli stadi sempre nell’ipotesi che tutte le sorgenti di rumore siano statisticamente indipendenti:

Figura 14:Stadi rumorosi in cascata


Tensioni di rumore totale ingresso amplificatore 1
Ri21 Ri21
Vi12n = I n21 ⋅ (RS || Ri 1 ) + Vn21 ⋅
2 2
+ V ⋅
(Ri1 + Rs )2 ns (Ri1 + RS )2
Ri 1
α1 =
( Ri 1 + R s )

15
Vi 12n = I n21 ⋅ RS2 ⋅ α 12 + Vn21 ⋅ α 12 + Vns2 ⋅ α 12
Tensione di rumore totale ingresso amplificatore 2
2
Ri22  Ri 2 
⋅ (Ro1 || Ri 2 ) + V ⋅
2
⋅  
2 2 2 2 2
V =I +V ⋅ AVO1  \
i2n n2 n2
(Ri 2 + Ro1 )2 i1n
 Ro1 + R12 
Ri 2
α2 =
(Ri 2 + Ro1 )
2
Vi 22 n = I n22 ⋅ Ro21 ⋅ α 2 + Vn22 ⋅ α 22 + Vi12n ⋅ AVO1 ⋅ α 22

Tensione di rumore totale sul carico:


2
2  RL 
Von2 = Vi 22 n ⋅ AVO 2 ⋅  
 o 2 + RL
R 
RL
αL =
(R L + R o 2 )
2
Von2 = Vi 22 n ⋅ AVO 2 ⋅ α L2

Amplificazione totale:
 Ri 1   Ri 2   RL 
AVT = AVO1 ⋅   ⋅ AVO 2
 ⋅  ⋅
 R +R


 R S + Ri 1   R o 1 + Ri 2   L o2 
AVT = AVO1 ⋅ AVO 2 ⋅ α 1 ⋅ α 2 ⋅ α L

Cifra di rumore totale


Von2
FT = 2
AVT ⋅ 4 kTR S ∆f
Sostituendo:
4 KTR S ∆f + I n21 R S2 + Vn21 I n22 Ro21 + Vn22
FT = +
4 kTR S ∆f 2
AVO1 ⋅ α 12 ⋅ 4 kTRS ∆f

Nel caso particolare che RS=Ri1=Ro1=Ri2, l’ espressione appena calcolata diviene:

FT = F1 +
(F2 − 1)
2
α 12 ⋅ AVO1
Dove:

F1 = 1 +
(I 2
n1 RS + Vn21 )
4 kTR S ∆f

F2 = 1 +
(I 2
n2 RS + Vn22 )
4 kTRS ∆f

L’espressione ottenuta è generalizzabile al collegamento in cascata di N stadi:

(F2 − 1) (F3 − 1)
FT = F1 + 2
+ 2 2
+ooo
α ⋅ AVO1
2
1 α ⋅ α ⋅ AVO1 ⋅ AVO1
2
1
2
2

Da questa espressione si deduce un fatto molto importante nella progettazione di


sistemi elettronici a basso rumore: collegando in cascata stati amplificatori ad elevato
guadagno, la cifra di rumore totale del sistema è sostanzialmente uguale a quella del
primo stadio.

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RUMORI ESTERNI
1 INTRODUZIONE

I rumori esterni, a differenza di quelli inerenti sono generati da sistemi esterni al


circuito elettrico. La figura illustra schematicamente una tipica situazione in cui un
sistema di potenza, motore in DC e circuito di controllo, condivide lo stesso sistema
di alimentazione con circuiti elettronici adibiti all’elaborazione di deboli segnali
generati da trasduttori. Durante il normale funzionamento nel collettore del motore
(disturbatore) si generano degli archi che inducono una corrente di rumore nei
conduttori di alimentazione del motore. Il rumore elettrico generato, in determinate
condizioni e con varie modalità, può accoppiarsi con un amplificare per sensore di
temperatura a termocoppia posto nelle vicinanze (circuito vittima) e impedirne il
normale funzionamento.

Figura 15: Modalità di accoppiamento del rumore


Da questo semplice esempio si evince quindi che gli elementi fondamentali sono:

1. Sorgente di rumore. Per esempio il motore elettrico in continua in cui


durante il normale funzionamento si generano degli archi fra le spazzole ed il
collettore che inducono delle variazioni di corrente aleatorie nel circuito.

2. Canale di accoppiamento. E’ in generale composto da due tipi fondamentali


di accoppiamento: accoppiamento condotto(correnti di conduzione) ed
accoppiamento radiato(campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici).

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3. Vittima. Il circuito elettronico dove la sorgente di rumore esterna induce
variazioni casuali nelle tensioni e correnti (rumore) che se di entità sufficiente
ne possono impedire il normale funzionamento. L’effetto indesiderato del
rumore su di un circuito si chiama “interferenza”, mentre per “suscettibilità” si
intende la capacità del circuito di rispondere al rumore.Più la suscettibilità di
un circuito nei confronti di un dato tipo di rumore è elevata più elevata è la
probabilità che risenta del rumore.

Se i tre elementi fondamentali del problema si combinano in modo tale che il livello
di interferenza è inaccettabile devono essere adottate delle contromisure per:

1. Modificare la sorgente in modo che il fenomeno che genera il rumore sia


eliminato o ridotto.
2. Interrompere o ridurre l’efficacia del canale di accoppiamento.
3. Modificare il circuito vittima in modo che sia meno suscettibile ai rumori di
origine esterna.

1.2 MODALITA’ DI ACCOPPIAMENTO DEL RUMORE

Come già accennato precedentemente le modalità di accoppiamento del rumore fra


sorgente e vittima si classificano in due categorie fondamentali:

1. Rumore condotto. L’accoppiamento fra sorgente e vittima avviene quando la


corrente di rumore percorre conduttori che li collegano direttamente
(conduttori di massa e di alimentazione)
2. Rumore radiato. Si considerano tre tipi di accoppiamento:
Accoppiamento capacitivo, dovuto all’interazione fra campi elettrici
statici.. Il campo elettrico e magnetico sono considerati campi statici ed
indipendenti (reattivi) quando fra la massima distanza a cui si verifica
l’accoppiamento (dMAX) e la lunghezza d’onda nel vuoto del rumore
radiato (λN) deve esistere la relazione (c: velocità della luce nel vuoto):
λN c
d MAX < λN =
10 fN

Accoppiamento magnetico, dovuto all’interazione fra campi magnetici


statici.
Accoppiamento elettromagnetico. In tal caso l’accoppiamento
energetico fra i circuiti avviene grazie al campo elettromagnetico
radiante.

2 RUMORE RADIATO

Supponendo di essere nelle condizioni in cui i campi possono essere considerati statici
ed indipendenti, per semplificare l’analisi dell’accoppiamento conviene utilizzare la
tecnica dell’analisi dei circuiti a parametri concentratirappresentando il canale di
accoppiamento con un opportuno componente circuitale.

18
Un campo elettrico varibile nel tempo fra due conduttori sarà rappresentato da un
condensatore, mentre un campo magnetico variabile che si concatena con due circuiti
è rappresentato da una induttanza mutua.

Figura 16: Rappresentazione circuitale accoppiamento elettrico

Figura 17: Rappresentazione circuitale accoppiamento magnetico

2.1 ACCOPPIAMENTO CAPACITIVO (CAMPO ELETTRICO)

Figura 18: Accoppiamento capacitivo

19
La figura rappresenta in modo schematico l’accoppiamento elettrico (capacitivo) i
conduttori del circuito disturbatore e del circuito vittima. Il generatore di tensione
rappresenta la sorgente di rumore (che si considera non influenzabile dalla vittima e si
rappresenta pertanto con un generatore di tensione ideale), la capacità C12 è la
capacità di dispersione fra i due conduttori, C1G e C2G sono le capacità verso massa (
e comprende anche la capacità di ingresso del circuito vittima) e la resistenza Ri è la
resistenza equivalente del circuito vittima.
La tensione V2 indotta sul conduttore 2 (vittima) è:

 jω 
 
C12  ω C  1
V2 = ⋅ ⋅V ωC =
(C12 + C 2G )  jω  D Ri ⋅ (C12 + C2G )
1 + 
 ωC 

ω
V2 C12 ωC
= ⋅
VD (C12 + C 2G )  ω 2 
1 + 2 
 ωC 

Figura 19: Intensità della tensione di disturbo in funzione della frequenza

Quasi sempre, soprattutto in bassa frequenza, è lecito supporre che la resistenza Ri sia
tale da avere:
ω << ω C
In tal caso l’espressione si semplifica:
V2 = jω ⋅ Ri ⋅ C12 ⋅ V D
Da questa equazione si deducono le contromisure adottabili per ridurre il valore della
tensione di rumore V2 fissata l’intensità del disturbo VD e la sua frequenza:

Riduzione della Ri del circuito vittima q uando possibile, circuiti che hanno Ri
elevate sono critici per quanto riguarda l’accoppiamento capacitivo.
Riduzione della capacità di accoppiamento C12; si ottiene orientando
opportunamente i conduttori 1 e 2 (la condizione di parallelismo è quella

20
peggiore), schermandoli altri conduttori (schermo) oppure distanziandoli il più
possibile.

Il distanziamento dei condutttori e l’orientamento sono misure importanti solo se le


distanze in gioco sono limitate. La capacità per metro lineare di due conduttori
rettilinei paralleli di diametro d metri e distanti D metri nel caso che D/d > 3 è:

π ⋅ε0 ⋅εr F −12  F 


C12 =   ε 0= 8.85 ⋅ 10   Costante dielettrica del vuoto
 2D  m m
ln 
 d 

Si deduce che per distanze D > 40d si ottiene solo un modesto incremento
dell’attenuazione del rumore; se d=1mm, è praticamente inutile distanziare i
conduttori più di 4 cm!

Il massimo livello di accoppiamento, a parità di capacità, si ottiene per:


ω >> ω C
C12
V2 = ⋅ VD
C12 + C 2G
L’intensità dell’interferenza dipende solo dalla capacità di accoppiamento C12.

2.1.2 SCHERMI ELETTROSTATICI

Per schermo si intende generalmente un conduttore non magnetico applicato a


componenti, circuiti, cavi e linee di trasmissione di segnale il cui scopo è quello di
ridurre il rumore radiato captato dal circuito vittima attraverso l’accoppiamento
capacitivo, magnetico ed elettromagnetico.
Per quantificare il grado di protezione di uno schermo si definisce il fattore di
schermo η ottenuto confrontando la tensione di rumore indotta nel circuito prima e
dopo la sua applicazione.

V N (con schermo)  V N (con schermo) 


η= η ( dB ) = 20 log 
V N ( senza schermo)  V N ( senza schermo) 
Equazione 1: Definizione fattore di schermo
Una notevole riduzione dell’accoppiamento elettrico si ottiene racchiudendo i
conduttori di segnale della sorgente e/o della vittima all’interno di conduttori di
schermo.La figura rappresenta il circuito equivalente nel caso che il conduttore 2
(vittima) sia parzialmente circondato da uno schermo conduttore coassiale;
CS2: capacità fra schermo e conduttore di segnale
CSG: capacità fra schermo e massa
C1S: capacità fra conduttore della sorgente e schermo
C2G: capacità fra il conduttore vittima e la massa
C12: capacità fra il conduttore sorgente e la vittima

21
Figura 20: conduttore vittima schermato

Figura 21: conduttore vittima schermato (flottante), circuito equivalente

Supponiamo per adesso che il conduttore vittima sia completamente schermato


(C12=C2G=0) e che la frequenza del rumore e la resistenza di ingresso siano tali per
cui:
1
Ri >>
ωC S 2
allora il circuito equivalente semplificato è:

22
Figura 22:Circuito equivalente semplificato schermo flottante

Il circuito equivalente ottenuto ci consente di fare un confronnto immediato fra il


livello di interferenza con e senza schermo flottante a parità di altre condizioni, e si
deduce che in presenza di schermo non collegato a massa la situazione può anche
peggiorare perché C1S>C12.
Affinchè lo schermo sia efficace deve essere collegato a massa, lo schema equivalente
per un conduttore non completamente schermato diventa:

Figura 23: Circuito equivalente schermo collegato a massa

C12 1
V2 = ⋅ VD ωC =
C12 + C SG + C S 2 Ri ⋅ (C12 + C SG + C S 2 )
L’efficacia schermante dello schermo collegato a massa è dovuta al fatto che la
capacità C12 con lo schermo è molto ridotta rispetto al caso di circuito non schermato
e dipende dalla porzione di conduttore non racchiusa dallo schermo che ovviamente
deve essere ridotta il più possibile.
In alta frequenza l’efficacia dello schermo tende a diminuire poichè non è più
trascurabile l’impedenza (induttiva) equivalente del collegamento dello schermo a
massa. Nel caso di conduttore vittima completamente schermato

23
Figura 24: Circuito equivalente in alta frequenza schermo a massa

La funzione di trasferimento V2/VD in alta frequenza tende ad 1, ovvero lo schermo


non solo è completamente inefficace, ma peggiora la situazione rispetto al caso di
conduttore non schermato.
Per ottenere un basso valore di LSG ed RSG in alta frequenza, lo schermo viene
collegato in più punti alla massa.

2.2 ACCOPPIAMENTO MAGNETICO (CAMPO MAGNETICO)

Un circuito chiuso percorso da una corrente I (spira) origina nello spazio circostante
un campo magnetico B che si concatena con il circuito stesso, il valore del flusso
magnetico Φ autoconcatenato è proporzionale alla corrente secondo la relazione:
Φ = L⋅I
La costante di proporzionalità è chiamata auto induttanza del circuito e dipende dalla
geometria del circuito e dalle proprietà magnetiche del mezzo.

Se i circuiti sono due ed orientati in modo opportuno una parte delle linee di forza del
campo magnetico generato dal circuito 1 si concatena con il circuito 2 dando luogo ad
un flusso concatenato Φ21 che è proporzionale alla corrente generatrice ID tramite un

24
coefficiente chiamato mutua induttanza, che dipende solo dalla geometria dei circuiti
e dalla loro orientazione reciproca
Φ 21 = M 21 ⋅ I D
Ovviamente anche la corrente nel circuito 2 induce un flusso concatenato nel circuito
1:
Φ 12 = M 12 ⋅ I V
Supponiamo che la spira disturbata sia piana di area A e che sia concatenata con un
campo B uniforme la cui direzione forma un angolo ϑ con la normale al piano.

Φ 21 = B ⋅ A ⋅ cosϑ

Figura 25: Campo magnetico uniforme concatenato con una spira


Dalla legge sull’induzione elettromagnetica:
dΦ 21 (t ) dB
v N (t ) = − = −A⋅ ⋅ cos ϑ
dt dt
Supponiamo che la corrente nel circuito disturbante sia sinusoidale con pulsazione ω:

V N = jω ⋅ B ⋅ A ⋅ cos ϑ

Oppure, nel circuito equivalente

dΦ 21 (t ) di (t )
v N (t ) = = M 21 d
dt dt

V N = jω ⋅ M 21 ⋅ I D

Per ridurre il rumore indotto per accoppiamento magnetico nel circuito vittima (VN)
possiamo quindi agire sui tre fattori:

1. FATTORE B. Intervenire sulla spira sorgente in modo da ridurre l’intensita


del campo magnetico in corrispondenza della vittima riducendo l’area attiva
della spira sorgente (doppino ritorto, cavo coassiale), utilizzando degli speciali
schermi di materiale ferromagnetico in grado di schermare di per se il campo
B in modo analogo a gli schermi elettrostatici con il campo E , distanziando
opportunamente i circuiti.
2. FATTORE A. Ridurre l’area della spira vittima utilizzando linee di segnale a
doppino ritorto oppure a cavo coassiale.
3. FATTORE cos(θ). Ridurre il fattore cos(θ) orientando opportunamente le
spire, in particolare nel caso di spire piane ortogonali il fattore si annulla e non
si ha accoppiamento magnetico.

25
E’ opportuno notare che contrariamente all’accoppiamento mediante campo elettrico
riducendo la resistenza di ingresso dell’amplificatore non si riduce il livello del
rumore.

2.2.1 RIDUZIONE DEL RUMORE MAGNETICO GENERATO

Il sistema più efficace per ridurre l’accoppiamento magnetico fra due circuiti è ridurre
l’area equivalente, ovvero l’area racchiusa dal flusso di corrente, del circuito vittima e
disturbante.
La riduzione dell’area di loop si ottiene principalmente in due modi:

1. attorcigliando i conduttori del circuito (cavo twisted pair), metodo utilizzato


per esempio nelle moderni reti ethernet
2. usando uno schermo metallico non ferromagnetico coassiale (cavo coassiale).

I sistemi elencati, in particolare il cavo coassiale, possono servire allo scopo a patto
che vengano usati correttamente.
La figura illustra un caso (carico flottante) in cui l’impiego di un cavo coassiale nel
circuito disturbante è efficace nel ridurre l’area equivalente del loop e quindi
l’intensità del flusso che potrebbe concatenarsi con un eventuale circuito vittima.

L’efficacia schermante del cavo coassiale è dovuta al fatto che se la corrente IS si


distribuisce in modo uniforme sulla superficie dello schermo e IS=I1, data la simmetria
cilindrica, il campo B risultante all’esterno del cavo è nullo.

Figura 26: Cavo coassiale; campo magnetico esterno nullo.

26
La situazione può essere molto diversa nel caso che il carico RL debba
necessariamente avere un riferimento a massa. In tal caso l’impiego del cavo coassiale
con un solo lato collegato alla massa è completamente inefficace poiché la corrente
ritorna al generatore attraverso il collegamento di massa, percorrendo un loop (loop di
massa) la cui area equivalente non dipende dalla presenza dello schermo e che nei casi
pratici può essere anche considerevole.

Figura 27: Cavo coassiale con carico a massa; collegamento inefficace

Figura 28: Loop di massa

Per avere corrente di schermo è necessario collegare entrambi gli estremi del cavo
coassiale a massa nel qual caso l’efficacia schermante dipende dalla percentuale di
corrente che ritorna al generatore attraverso lo schermo del cavo. Per determinare in
quali condizioni ciò avviene si analizzi il circuito equivalente in figura:

Figura 29: Cavo coassiale, collegamento a massa lato carico e lato generatore

27
Figura 30: circuito equivalente figura 15
LS: induttanza equivalente dello schermo
RS: resistenza equivalente dello schermo
M: mutua induttanza dovuta all’accoppiamento magnetico fra lo schermo ed il
conduttore centrale del cavo coassiale.
Per valutare M supponiamo che lo schermo sia percorso da una corrente IS distribuita uniformemente
nel qual caso il campo magnetico generato all’interno è nullo.

Se Φ è il flusso del campo magnetico (B) generato da IS (entrante nel piano del foglio) e concatenato
con lo schermo si ha:
Φ
LS =
IS
Il flusso generato da IS e concatenato con il conduttore centrale è sempre Φ, poiché il campo B
all’interno del cavo è nullo, allora:
Φ
M = = LS
IS
Sul loop di massa si ha:

0 = I S ( j ⋅ ω ⋅ L S + RS ) − I 1 ( jω ⋅ M )

 jω  RS
I S = I 1   ωC =
j ω + ωc  LS
 

28
Figura 31:Corrente di schermo in funzione della frequenza
ωC è chiamata frequenza di taglio caratteristica del cavo coassiale e per ω<5 ωc la corrente di ritorno
dal carico tende a passare attraverso l a massa, vanificando la presenza dello schermo, quindi se si
vuole che l’impiego di un cavo coassiale sia una misura efficace nella riduzione sia dell’emissione che
della ricezione del rumore per accoppiamento magnetico la frequenza di impiego deve essere
maggiore almeno di cinque volte la frequenza di taglio caratteristica del cavo.

Tabella 1: minima frequenza di impiego di alcuni cavi coassiali


Tipo di cavo ω (kHz) 5ω (kHz)
RG58 2 10
RG59 1,6 8
RG213 0,7 3,5

2.2.2 RIDUZIONE DELLA SUSCETTIBILITA’ ALL’ACCOPPIAMENTO


MAGNETICO

Il sistema migliore per proteggere un circuito vittima dai campi magnetici è ridurre
l’area del loop ricevente e ciò si ottiene con le tecniche appena esaminate nel caso
della spira disturbatrice (doppino ritorto, cavo coassiale per ω>5ωc).
L’efficacia schermante del doppino o del cavo coassiale è fortemente ridotta nel caso
di circuiti con riferimenti di massa multipli. La figura illustra un circuito vittima
piuttosto comune in pratica composto da una sorgente di segnale di resistenza interna
R ed un amplificatore di tensione entrambi con riferimento a massa. In questo caso,
anche supponendo che la pulsasione del disturbo sia ω>5ωc , si può ottenere solo una
parziale schermatura dai campi magnetici a causa della corrente IS che circola nel
loop di massa e che dipende dalle seguenti cause:

1. accoppiamento magnetico fra il loop di massa ed il circuito disturbatore


2. differenza di potenziale fra la massa lato sorgente e la massa lato amplificatore
causata per esempio da una corrente di disturbo dovuta ad altri circuiti che
condivicono lo stesso sistema di massa. (accoppiamento per impedenza
comune)

Nella figura i due diversi simboli usati per il collegamento di massa indicano che in
generale i due punti sono a diverso potenziale.

29
Figura 32: La corrente indotta nel loop di massa limita l'efficacia dello schermo magnetico

Figura 33: circuito equivalente per l'analisi dell'effetto della corrente di rumore nel loop di massa

A causa della resistenza equivalente dello schermo e della corrente che circola nel
loop di massa, all’ingresso dell’amplificatore si sviluppa una tensione di rumore :

V I = − j ω ⋅ M ⋅ I S + jω ⋅ L S ⋅ I S + R S ⋅ I S = R S ⋅ I S

30
Effettueremo in modo dettagliato l’analisi del problema del loop di massa nel
capitolo dedicato alle masse.
Tabella 2:Confronto fra i fattori di schermo di alcuni schermi magnetici

3 RUMORE CONDOTTO

Il rumore può essere trasferito dal disturbatore alla vittima attraverso i conduttori che
distribuiscono le tensioni di alimentazione o attraverso i collegamenti di massa, in tal
caso si parla di rumore condotto.
L’accoppiamento disturbatore-vittima di tipo condotto è dovuto essenzialmente a
impedenze comuni sia al circuito disturbatore che alla vittima,
La figura illustra una tipica situazione di accoppiamento per impedenza comune nel
caso di due circuiti che condividono una stessa connessione di massa.

31
A causa dell’ impedenza ZGC Il potenziale rispetto alla massa della vittima è modulato
dalla corrente di rumore IN.
Altro esempio di accoppiamento per impedenza comune, è illustrato nella figura
seguente e si riferisce a circuiti che condividono lo stesso generatore.

La tensione di alimentazione della vittima dipende anche dalla corrente di rumore IN a


causa dell’impedenza dei conduttori di distribuzione dell’energia comune ai due
circuiti.

3.1 COLLEGAMENTI DI MASSA

In generale per massa di segnale si intende un conduttore equipotenziale utilizzato


come potenziale di riferimento da un circuito o da un sistema elettronico.
Nel caso di circuiti o sistemi elettronici che utilizzano come fonte di alimentazione la
rete pubblica di distribuzione dell’energia elettrica, per ragioni di sicurezza
(folgorazione) le masse possono essere collegate a terra mediante opportuni
conduttori e dispersori che costituiscono appunto l’impianto di terra. Nell’analisi del
rumore il collegamento all’impianto di terra non è considerato equipotenziale, ed è
generalmente la via principale attraverso la quale i disturbi si propagano per via
condotta ed accoppiamento tramite impedenza comune (vedi fig ?).
I collegamenti di massa, combinati con opportune tecniche di schermaggio sono i
mezzi principali per ridurre il rumore esterno che si accoppia con il circuito vittima.
Il progetto dei collegamenti di massa ha due obbiettivi principali:
minimizzare le tensioni di rumore generate dalle correnti che da due o più
circuiti fluiscono attraverso una impedenza di massa comune
evitare di creare loop di massa che, come abbiamo visto precedentemente,
sono sucettibili ai campi magnetici ed alle differenze dipotenziale fra i
potenziali di massa.

3.1.1 MASSE DI SEGNALE A PUNTO SINGOLO CONNESSIONE SERIE

32
Figura 34: masse a punto singolo serie
Dal punto di vista dell’immunità al rumore questo tipo di connessione della masse è la
peggiore, ma è anche la più usata data la sua semplicità.
A causa delle impedenze dei conduttori di massa, R1,R2,R3, i potenziali dei nodi
A,B,C dipendono dalle correnti verso massa di tutti i circuiti.
V A = (I 1 + I 2 + I 3 ) ⋅ R1
VC = (I 1 + I 2 + I 3 ) ⋅ R1 + (I 2 + I 3 ) ⋅ R2 + I 3 ⋅ R3
Questo tipo di connessione deve essere assolutamente evitato nel caso serva a
collegare masse di circuiti operanti a livelli di potenza molto diversi ed in ogni caso la
massa del circuito più suscettibile deve essere collegata al nodo A.

3.1.2 MASSE A PUNTO SINGOLO CONNESSIONE PARALLELO

Figura 35: masse a punto singolo parallelo


Questo tipo di collegamento è il più efficace alle basse frequenze, specialemte perché
non c’è accoppiamento fra i circuiti a causa delle correnti verso massa; il potenziale
del nodo A dipende unicamente dalla corrente di massa e dall’impedenza del circuito
1.
La limitazione principale deriva dalla complessità dei collegamenti, specie in un
sistema con numerosi circuiti.
Un’altra importante limitazione si ha nel caso che la frequenza del disturbo sia
maggiore di circa 10MHz a causa dell’induttanza dei conduttori di massa che genera
accoppiamenti induttivi fra i circuiti ed aumenta l’impedenza equivalente tendendo a
rendere inefficace il collegamento di massa.

33
In tal caso si utilizza al posto del punto singolo di collegamento alla massa un sistema
di collegamenti distribuiti con piano di massa (ground plane) cercando di ridurre il
più possibile la lunghezza dei collegamenti.

Figura 36: masse a punto singolo con piano di massa

3.1.3 MASSE A PUNTO SINGOLO CONNESSIONE IBRIDA

Nei casi in cui sistemi di potenza (rumorosi) debbano condividere la massa con
circuiti ad elevata suscettibilità per ridurre al minimo i disturbi condotti occorre avere
l’accortezza di utilizzare il sistema ibrido indicato in figura che coniuga la semplicità
del collegamento serie con l’efficacia del collegamente parallelo.

3.1.4 CIRCUITI CON RIFERIMENTO DI MASSA MULTIPLO

Abbiamo già accennato come i loop di massa influiscano negativamente sulla


suscettibilità di un circuito elettronico al rumore condotto e radiato per via magnetica.
Purtoppo spesso i loop di massa sono inevitabili poiché sia la sorgente che
l’amplificatore sono riferiti ad una propria massa che per ragioni di sicurezza sono
collegate entrambe all’impianto di terra. La situazione rappresentata in figura è
semplice ma emblematica.

34
Figura 37: Sensore ed amplificatore riferiti a massa

Figura 38: circuito equivalente semplificato


Il generatore di segnale VS e la resistenza RS potrebbero essere ad esempio l’
equivalente di Thevenin di un sensore di temperatura a termocoppia oppure un
trasmettitore digitale RS232..Il generatore VG rappresenta la tensione che si stabilisce
fra le masse dovuta all’ accoppiamento magnetico con il loop di massa oppure alle
correnti di rumore condotte iniettate da altri circuiti, magari di potenza, che
condividono lo stesso collegamento di terra.
RC1 ed RC2 rappresentano le resistenze equivalenti dei conduttori di collegamento fra
sensore ed amplificatore, mentre RG è la resistenza equivalente fra le due masse.
Supponendo VS=0 e RC2<<RS+RC1+RL si la tensione di rumore all’ingresso
dell’amplificatore vale:

 RL   RC 2 
V N =   ⋅   ⋅ VG
 RL + RC1 + RS   RC 2 + RG 

Nel caso che piuttosto comune che;


RG << RC 2 RS << RL

Si ha: V N ≅ VG
L’immunità di un sistema rispetto ale tensioni di rumore di modo comune è misurato dal rapporto di
reiezione di modo comune del circuito (C.M.R.R.) che è definito:

35
 VG   VG 
(CMRR )dB = 20 log  = 20 log
  V −V


 VN   1 2 
in questo caso particolare:

(CMRR )dB =0

Per ridurre la tensione di rumore ed aumentare quindi il CMRR conviene aggiungere


l’impedenza ZSG:

RC 2 << RC 1 + RS + R L Z SG >> RC 2 + RG
 RL   RC 2 
V N ≅   ⋅   ⋅ VG
 RL + RC1 + RS   Z SG 
RC 1 + R S << R L
R 
(CMRR )dB ≅ 20 log C 2 
 Z SG 
Il risultato suggerisce che se ZSG -> ∞ VN->0 CMMR->∞, tuttavia occorre fare le
seguenti osservazioni:

1. Nel caso che il sensore possa essere isolato dall’involucro metallico,esiste un


limite superiore per ZSG dovuto alla capacità parassita fra sensore e incolucro.
2. Nel caso che per ragioni costruttive il sensore debba essere in contatto con
l’involucro, l’impedenza ZSG andrebbe collegata in serie con il collegamento a
terra di sicurezza, vanificandone l’efficacia.
Per avere un’idea dei valori di CMMR ottenibili nei casi pratici, un valore di
ZSG=10Ω è generalmente compatibile con i sistemi di protezione da guasto a terra
presenti nei moderni impianti elettrici, unaa linea in cavo coassiale RG58 lunga 3
metri ha RC2=0,01Ω, per cui CMMR=60 dB.

3.1.4.1 ISOLAMENTO MEDIANTE TRASFORMATORE

Nel caso che non sia possibile isolare da massa il trasduttore o l’amplificatore, si può interrompere il
loop di massa conseguente impiegando un trasformatore “trasversale” di isolamento a rapporto di
trasformazione unitario:

36
Figura 39: isolamento a trasformatore
La soluzione non è ovviamente immune da problemi:

1. L’isolamento elettrico fra le masse introdotto dal trasformatore tende ad essere inefficace in
alta frequenza a causa delle capacità parassite fra l’avvolgimento primario ed il secondario.
2. In alcuni circuiti è richiesta la continuità elettrica fra sorgente e amplificatore anche in
continua oppure a bassissima frequenza, in tal caso il trasformatore “trasversale” non può
essere utilizzato perché la reattanza degli avvolgimenti diventa tanto bassa da cortocircuitare
il segnale.

Il trasformatore può esser ancora utilizzato in un speciale configurazione chiamata trasformatore di


neutralizzazione o balun.

Figura 40: isolamento con trasformatore longitudnale (BALUN)

Figura 41: Circuito equivalente BALUN

Per prima cosa valutiamo l’effetto del trasformatore sul segnale considerando VG=0.

37
5RC 2
f > ; I1 = I 2 = I S ; I g = 0
2 ⋅ π ⋅ L2
VS = jω (L1 + L2 ) ⋅ I S − 2 jωMI S + (RL + RC 2 + RC1 ) ⋅ I S
L1 = L2 = M
VS
Is = = I1 = I 2
RL + RC1 + RC 2

Il trasformatore non ha influenza sul funzionamento normale del circuito a patto che per la minima
frequenza del segnale sia verificata l’equazione ????.
Valutiamo adesso la risposta del circuito alla tensione di disturbo di modo comune (longitudinale) VG
impostando le equazioni alle maglie:

VG = jω ⋅ L1 I 1 + jω ⋅ MI 2 + I 1 RL + I 1 RC1
VG = jω ⋅ L2 I 2 + jω ⋅ MI 1 + I 2 RC 2
da cui risolvendo per I2:
VG − jω ⋅ MI 1
I2 = L1 = L2 = M = L
jω ⋅ L2 + RC 2
Sostituendo nella equazione ??? e ricavando I1:
VG RC 2
I1 =
jω ⋅ L(RC1 + RC 2 + RL ) + RC 2 R L
Supponendo poi che: RC2+RC1<<RL:
VG ⋅ τ RC 2
Vn = I 1 R L ≅ τ=
τ + jω L
RC 2
Il BALUN è quindi efficace se ω >>
L

Figura 42:Andamento della tensione di rumore in funzione della frquenza (eq. ???)
Possiamo utilizzare direttamente i risultati ottenuti per il BALUN per valutare l’efficacia schermante
del cavo coassiale in presenza di loop di massa:

38
Figura 43:Cavo coassiale e loop di massa

Figura 44:Circuito equivalente

In assenza di schermo:

V N = VG

In presenza dello schermo (cavo coassiale) il generatore VG non cambia apprezzabilmente di valore,
perché l’area attiva del loop resta la stessa:

RL ⋅ RS ⋅ VG
VN =
[RL ⋅ RS + j ⋅ ω ⋅ LS ⋅ (RS + RL )]
R || RL
ωC = S
LS
ωC
η=
ωC + j ⋅ω

Spesso in pratica per diminuire la frequenza di taglio ωC del cavo coassiale, e realizzare così un
BALUN che abbia un fattore si schermo soddisfacenti alle basse frequenze, si aumenta la induttanza
dello schermo LS semplicemente avvolgento un tratto di cavo su di un supporto di materiale magnetico.

3.1.4.2 ISOLAMENTO CON FOTOACCOPPIATORE

Grazie al progresso della tecnologia optoelettronica sono disponibili a costi contenuti dei componenti
speciali chiamati fotoaccoppiatori, costituiti da un fotodiodo (fotoemettitore) ed un fototransistor
(fotosensore) sigillati in un contenitore isolante ed opaco. Il fotoaccoppiatore può essere impiegato per
interrompere il loop di massa utilizzandolo al posto del trasformatore di isolamento. La trasmissione
del segnale è garantita dall’accoppiamento ottico fra fotodiodo e fototransistore, mentre l’isolamento

39
longitudinale dalla resina isolante del contenitore. Occorre sottolineare che anche nel caso del
fotoaccoppiatore esiste il problema delle capacità parassite longitudinali che tendono a ridurre
l’isolamento in alta frequenza ma il loro valore tipico è molto più piccolo rispetto al trasformatore.

Figura 45: isolamento longitudinale tramite fotoaccoppiatore


In casi particolari la connessione elettrica può essere sostituita completamente dall’accoppiamento
ottico utilizzando la fibra ottica come mezzo di trasmissione del segnale, ottenendo, a fronte di un
aumento del costo e della complessità di installazione e connettorizzazione i seguenti vantaggi:

1. elevatissimo isolamento longitudinale fra i circuiti anche in altissima frequenza


2. nessuna influenza sul segnale trasmesso da parte di campi elettrici e magnetici, nessuna
tecnica di schermaggio richiesta.
3. Elevata banda passante, elevata velocità di trasmissione

Le fibre ottiche ed i fotoaccoppiatori sono utilizzati prevalentemente per la trasmissione di segnali


digitali.

Figura 46: Trasmissione del segnale mediante fibra ottica

3.1.5 AMPLIFICATORI DIFFERENZIALI

Per ridurre l’effetto della tensione di rumore di modo comune (longitudinale) VG sulla
vittima si può utilizzare un amplificatore differenziale (ingresso bilanciato), la cui
risposta ideale dipende dalla differenza delle tensioni in ingresso:
Vo = Avd (V1 − V2 )

40
Figura 47:Reiezione al rumore di modo comune meidiante amplificatore differenziale

RL1 >> RG ; RL 2 >> RG


 RL1 RL 2 
V N = V1 − V2 =  −  ⋅ VG
 RL1 + RC1 + RS RL 2 + RC 2 

In condizioni ideali di bilanciamento dell’amplificatore e della linea (doppino ritorto):

{RL1 = RL 2 = RL ; RC1 = RC 2 = RC1 ; RS << R L } ⇒ V N = 0

L’ amplificatore differenziale può ridurre notevolmente l’accoppiamento del circuito


con i rumori di tipo longitudinale ed è il primo passo verso un sistema completamente
bilanciato.
Anche nel caso che RC1=RC2 (cavo bilanciato) e RL1=RL2 (amplificatore bilanciato), la
presenza della RS, a meno che non sia trascurabile, sbilancia il circuito e aumenta
l’intensità del rumore captato.Una tecnica di riduzione del rumore sofisticata utilizza
perciò, oltre agli schermi, ed al bilanciamento della linea anche il bilanciamento della
sorgente.

Figura 48: Amplificatore differenziale e sorgente bilanciata

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Nel caso di sorgente ad amplificatore bilanciati si ha: RS1=RS2=RS; RL1=RL2=RL;
VS2=VS1=VS.
I generatori V1 e V2 rappresentano le tensioni di rumore indotte in ciascun conduttore
spira da accoppiamenti magnetici mentre V3 è una sorgente di rumore accoppiata
capacitivamente con il circuito.
In condizioni di linea perfettamente bilanciata C2G=C1G , V1=V2 e dall’analisi del
circuito si conclude che la tensione VN=V1-V2=0.
La tipica linea bilanciata è il doppino ritorto semplice o schermato. La schermatura del doppino non è
necessaria in condizioni di bilanciamento perfetto ma è auspicabile come ulteriore misura di
protezione. La linea coassiale, essendo intrinsecamente sbilanciata, non può essere usata in un sistema
bilanciato ad accezione del caso illustrato in figura:

Figura 49: Impiego di una linea coassiale in un sistema bilanciato


Deve sempre essere tenuto presente che nel funzionamento in alta frequenza, le condizioni ideali di
bilanciamento sono molto difficili da realizzarsi a causa delle capacità ed induttanze parassite.

4 ALIMENTAZIONI

In molti sistemi elettronici la sorgente di alimentazione DC ed il relativo sistema di


distribuzione è comune ad altri circuiti, ed è quindi importante prendere dei
provvedimenti affinchè non diventi un canale di accoppiamento del rumore.
L’induttanza e la resistenza dei conduttori utilizzati per la distribuzione
dell’alimentazione sono impedenze attraverso le quali la correnti di rumore iniettate
da un circuito disturbante si accoppiano con i circuiti vittima.

Figura 50: Accoppiamento di rumore attraverso il sistema di distribuzione dell’energia


E’ buona norma quindi dotare tutti i circuiti di opportuni circuiti di disaccoppiamento
che in sostanza non sono altro che filtri passa basso.

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Figura 51: Disaccoppiamento dei circuiti con sezioni filtranti passa basso LC ad L

Il valore di LD e CD deve essere scelto in modo che la frequenza di risonanza


caratteristica del filtro
1
f0 =
2π LD ⋅ CD
sia molto minore della frequenza di taglio inferiore del circuito a cui il filtro è
applicato.
L’induttore LD deve inoltre essere dimensionato in modo da poter sopportare la
corrente continua assorbita dal circuito protetto, in particolare se avvolto su nucleo
deve essere evitata la saturazione del materiale ferromagnetico.

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