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Divinità nelle Statue, Monumenti,

Archi, Obelischi, eccetera
Ricordo a tutti che il mio interesse non è centrato sul
SAPERE o sul CONOSCERE, ma sul FARE. Dunque,
sapere è per me funzionale al FARE oppure è del tutto
inutile. Quanto segue è solo un primo approccio al
problema. Non sono un esperto in materia e, se sbaglio,
chi ne sa più di me mi correggerà con mia massima
tranquillità e senza miei traumi. Ho tentato di farmi
aiutare da altri, ma, come vi dirò, con scarsissimi risultati. Tanto vale dunque contare sulle mie e sulle
nostre forze, trattando la cosa con voi e tra noi, cioé tra esperti dell’Energia (tenendoci magari il nostro
buon MP quale esperto in grado di correggere eventuali sciocchezze o anche di dirigere il discorso verso
lidi più consoni al corretto risultato!) Che i Numina ci guidino.

Premetto che il termine Animazione delle Statue è un equivalente di Divinizzazione. Secondo la


Tradizione, gli Antichi erano in grado di “animare” le statue. Vedremo più avanti l’esatto significato del
termine, che comunque non deve essere inteso nel senso dei … cartoni animati. Cioé: le statue animate
restavano ferme! Con divinizzazione o animazione si può intendere la presenza all’interno della statua o
dell’oggetto di una divinitas, fenomeno che in effetti è spesso facilmente percepibile – almeno a chi come
noi ha percezione delle energie – in molte statue, soprattutto in quelle romane. Questa presenza si sente
facilmente come una potente sorgente d’energia, pulita, chiara inesauribile. Questa “tecnologia sottile”
che permetteva questi risultati era parte di una vera e propria Scienza Sacra, in gran parte per noi perduta,
ed era chiamata dai greci Telestica Della Telestica neoplatonica si trovano accenni in Giamblico, in
Proclo e, credo, in Plotino.

Ma cos’era esattamente la Telestica? Che scopi aveva? Come si procedeva?

La telestica e la teurgia.

LA TELESTICA (da questa parola deriva l’italiano talismano dal greco telèo = consacro o rendo perfetto)
era una particolare forma di teurgia. . Dunque esaminiamo per primo il significato di teurgia. Anche
questa è una parola che viene dal greco: (theourghìa = thèos dio + ourghìa = opera, quindi operare con o
grazie agli Dei. La teurgia, dice Wikipedia, è una pratica magico-religiosa che consiste nell’evocazione di
potenze ultraterrene (angeli) al fine di comunicare o di unirsi a loro traendone benefici spirituali, o di
manipolarle per scopi magici. Si attua attraverso operazioni rituali, di carattere cerimoniale – gesti
ineffabili condotti con precisione e solennità – che utilizzano simboli, formule o altro che, in senso
analogico, siano adeguate ad attirare l’energia sovrannaturale desiderata. I simboli, i gesti e la lingua
usata non devono essere comprensibili e non devono in alcuna maniera essere conoscibili in senso
razionale. Gli stessi nomi delle entità evocate sono in “lingue barbare” antiche o comunque sconosciute ai
partecipanti. L’efficacia del rito dipende dalla sospensione della razionalità umana per consentire
l’attivazione degli elementi psichici superiori che ricevono l’energia divina o daimonica.

E veniamo finalmente alla telestica, che è una forma particolare di Teurgìa. Si tratta di un’operazione
magica, con la quale si volevano caricare o animare statue o oggetti, che in questa maniera potessero
svolgere una funzione magica o propiziatoria o essere utilizzati per rituali religiosi.

Celebri teurghi dell’antichità furono Ermete Trismegisto e Giuliano il Teurgo. By RZ

Da dove proviene questa scienza segreta? Diceva Giuliano Kremmerz:

Le origini della scienza alchimica, della filosofia ermetica e dell’arte spargirica risalgono alla più remota
antichità. Nelle fraternità iniziatiche perdura tuttora la tradizione che queste metafisiche trascendentali
fiorissero splendidamente in seno alla misteriosa Atlantide ed alla vetusta Lemuria, i cui tempi,
cinquantamil’anni prima di Cristo, lasciarono i loro segreti in retaggio ai santuari indiani ed egiziani. Non
potendo riferirci a epoche sì remote che il tempo, – che
distrugge perfino le idee,—con la sua forza rende incerte,
ci limiteremo a scrutare la rivelazione egiziana, i cui
sacerdotali documenti ci furono trasmessi sotto forma di
geroglifici celati dal triplice velo isiaco…

La Scienza Sacra dell’Egitto, gelosamente custodita dai


collegi magici, comprendeva l’integrità di quello che noi,
al dì d’oggi, chiamiamo Occultismo; comprendeva cioè
le varie branche della Perfetta sapienza: la teurgia, la
taumaturgia, l’astrologia, l’alchimia[2] e la magia. Da
ciò si vede ch’è impossibile considerare isolatamente lo stato d’una sola di queste cognizioni. Un intimo
legame le rappiccava e le rappicca l’un l’altra, in virtù della legge dell’analogia, che regna sui tre piani
dell’universo, e senza il cui aiuto si cade nelle sterili incertezze della specialità contemporanea.

Dunque, secondo il Kremmerz, è all’Egitto che dovremmo guardare e prima ancora all’India e ancor
prima, in un passato ormai nebuloso ad Atlantide. Restando all’Egitto, ai Greci ed ai Romani, è con
quest’ultimi che, come vedremo, la Telestica raggiunse (almeno secondo la MIA opinione e la MIA pur
limitatissima esperienza) il massimo assoluto di efficacia e potenza. Prima di affrontare di petto questo
tema sarà dunque bene dare un’occhiata davvero a volo d’uccello della religiosità romana.

Genius Loci, Lari, Penati: divinità minori della Religio Romana


I Romani, come tanti popoli Antichi, erano perfettamente consapevoli che in Natura tutto è vivo e
cosciente e in essa non ci sono solo gli esseri studiati dai biologi, ma anche esseri invisibili, che spesso
sembrano posti a difesa di boschi, di sorgenti, di spiagge, di fiumi, di montagne. Insomma, a difesa di
luoghi. Loro chiamavano queste divinità “minori” Genii Loci. Il Genius Loci è presente un po’ ovunque
nei boschi, presso i fiumi e le sorgenti, le montagne, i vulcani (ma adesso stanno diventando rari a causa
dell’inquinamento e soprattutto del nostro pessimo rapporto con la Natura, che tende a scacciarli).

Un tempo, durante i miei corsi di Domoterapia ero solito portare la classe in aperta campagna per
insegnare a sentire la presenza degli esseri invisibili della Natura. Ricordo ancora un corso in Sardegna,
presso Cagliari, alla Tomba dei Giganti. Dopo le solite rilevazioni d’uso (che sono sempre un po’
“meccaniche” e “meccanicistiche”) scendemmo in fondo ad una sorta di valletta che, evidentemente, era
bagnata da un ruscello durante il periodo invernale e durante l’estate era secca, ma ricca di piante e
d’alberi. Dopo una prima fase di facile addestramento nel percepire la presenza degli esseri invisibili della
Natura di quel luogo magico, gli amici sardi diventarono abilissimi nell’individuare questi esseri e taluno
cominciò perfino a vederli.

Genius loci e la sacralità di un bosco.


Un’esperienza che tutti possono fare, se hanno sensibilità
energetica, è la seguente. In un bosco possibilmente poco
frequentato dalle masse e dai turisti, cercate uno spiazzo
senza alberi. Ce ne sono un po’ ovunque nei boschi e alcuni
d’essi hanno carattere sacro. Bene, entrate nello spiazzo
senza tanti complimenti. Testate in giro e non sentirete nulla
di notevole. Testate anche la vostra energia complessiva e
memorizzatela. Poi, uscite dallo spiazzo. Aspettate qualche
minuto e rientratevi, ma, stavolta, con rispetto e
circospezione, rivolgendo al bosco una semplice richiesta
(mentale o ad alta voce) del tipo: “Posso avere il vostro
permesso di entrare?”. Aspettate qualche secondo e testate
tutt’intorno a voi e sarete sorpresi di vedere quanti “personaggi” sottili cominciano a farsi vivi. Può darsi
che vi sentirete sfiorare, toccare delicatamente. Testate anche la vostra energa e sarete sorpresi nel
constatare che è molto più forte di prima. Ecco un esempio “alla moderna” di rapporto corretto ed educato
(stavo per dire gentile!) con i genii del luogo!

Perché dovremmo dunque sorprenderci se gli Antichi e i Nostri Padri Romani pensassero che ogni luogo,
ogni persona avessero il loro Genius a suo presidio e difesa? A proposito di luoghi, dice infatti Servio che
“nessun luogo è senza un genio” (nullus locus sine Genio). Il Genio preesiste al luogo oppure ne diventa
il custode con il passare del tempo. Questo processo è l’equivalente di una sorta di acquisizione di
un’anima da parte del luogo, se si vuole, un’animazione naturale. Secondo i Romani, vi sono vari tipi di
Genius Loci a seconda della natura del luogo.

Le Ninfe (dal greco nymfe “fanciulla futura sposa”) erano considerate figlie di Giove o di Urano e
vivevano nelle fontane, nei ruscelli e nel mare. Non erano immortali, ma in genere avevano una lunga
vita. Ne esistevano di tantissimi tipi diversi, ninfe dei prati, dei boschi (le Driadi), c’erano le ninfe delle
sorgenti e dei laghi, che apportavano fecondità; le ninfe dei campi, dei burroni, dei lagh, degli stagni,
delle fonti. Le Nereidi dimoravano nel mare; le Oreadi o Orestiadi nelle montagne e nelle grotte. Le
Driadi e le Amadriadi erano spiriti degli alberi, dei boschi e delle foreste; secondo antichissimi miti, ogni
Amadriade nasceva con un albero da custodire e viveva nell’albero stesso o nelle vicinanze. Poiché,
quando il suo albero crollava, anche la driade moriva, gli dei punivano chi ne aveva causato la
distruzione.

Chiunque abbia seguito un corso di Domoterapia con me ben conosce le Amadriadi, che solitamente
chiamiamo con il termine più moderno di elementale dell’albero. Ho sentito storie di alberi abbattuti in
gran numero nei pressi di quartieri di città, nelle quali, dopo qualche tempo dalla loro scomparsa, le
persone lamentavano malattie e sintomi vari. C’è da stare allegri pensando alle deforestazioni sempre più
frequenti in questo mondo moderno e ai ripetuti incendi estivi nel nostro Paese!

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