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1 – La legge di Dow

La legge di Dow
Corso base di Analisi Tecnica (1)

Il nome di Charles H. Dow, porta subito alla mente quell’indice della borsa USA , il DOW-JONES,
che cerchiamo anche più volte al giorno per regolare la nostra operatività quotidiana nei mercati
finanziari internazionali.
Nel 1884 Dow , socio con Edward Jones nella società Dow-Jones & C., introdusse un indice
suddiviso in due parti: la prima formata da 12 titoli di società industriali e la seconda da 20 titoli di
compagnie ferroviarie. Da allora i suoi numerosi scritti apparsi sul Wall Street Journal, e ripresi
successivamente da William P. Hamilton e Robert Rhea, che li riorganizzò nella forma che
attualmente conosciamo, furono elevati a teoria che ancora oggi, a più di un secolo di distanza,
rappresenta lo strumento alla base della moderna disciplina dell’analisi tecnica.

Ecco in breve le premesse da cui lo studioso americano è partito ed il tipo di strumento da lui
utilizzato: la MEDIA.

Dow notò che i prezzi dei titoli delle più importanti società tendevano a salire o a scendere insieme
e che le poche azioni che si muovevano in controtendenza rispetto ad essi ritornavano a seguire
l’andamento generale nell’arco di qualche giorno o al massimo di qualche settimana. Nonostante
che alcuni titoli avessero maggiori ritardi rispetto agli altri, la direzione era sostanzialmente la
stessa. Per esprimere in concreto il livello del mercato azionario Dow calcolò il prezzo medio
Costruì, così, due indici: uno composto dalle azioni di 20 società ferroviarie, l’altro, industriale ,
rappresentativo di 12 società di diversi settori. Con il passar degli anni la composizione delle 2
medie è cambiata e nell’ultima formulazione essa si articolava in 4 distinti indici:

• Industriale calcolato su 30 titoli


• Trasporti “ 20 “
• Servizi pubblici “ 15 “
• La Media del totale delle azioni dei tre indici

Le medie scontano qualunque fattore


Poiché l’oscillare delle chiusure giornaliere dei titoli riflette l’insieme dei giudizi di tutti gli
investitori, attuali e potenziali, si presume che l’andamento delle media sconti ogni aspetto
conosciuto o solo previsto che possa in qualche modo influire sull’offerta o sulla domanda dei titoli.
Si scontano così le aspettative vere o false , fondate o immaginarie, proiezioni del passato, rumors
ed altro, escludendo ovviamente, tutto ciò che non è prevedibile come terremoti e calamità naturali.
A proposito di questi ultimi, ritroviamo qualche eccezione nei futures di alcune commodities, quali
ad esempio quelli sui vini e sul caffè. Quando i modelli matematici di previsione del tempo a
lungo termine nelle zone di produzione si mostrano negativi, i prezzi dei relativi derivati scontano
con molti mesi di anticipo gli eventi avversi , quali siccità ,inondazione ecc.

Il mercato è composto da 3 movimenti


L’andamento dei prezzi può essere scomposto in 3 distinti movimenti. Il più importante è il TREND
Primario o maggiore. Esso ha un’estensione temporale solitamente superiore ad un anno,
mediamente dura 4 anni, e presenta un apprezzamento o un deprezzamento complessivo maggiore
del 20%. In questo caso si può definire il movimento rispettivamente BULL e BEAR Market.
©Autore: Salvatore Guarino 1
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Un mercato primario Toro è un ampio movimento verso l’alto calcolato su medie di almeno 2 anni
in cui ogni avanzamento del prezzo raggiunge un livello più alto del rialzo precedente ed in cui ogni
reazione secondaria verso il basso si ferma ad un livello superiore a quello della precedente
flessione.

Fig.1 Un mercato Toro (Up-trend) è un ampio movimento verso l’alto in cui ogni avanzamento del prezzo raggiunge un livello più
alto del rialzo precedente ed in cui ogni reazione secondaria verso il basso si ferma ad un livello superiore a quello della precedente
flessione.

Il movimento primario può essere a sua volta suddiviso il altre 3 fasi:

1. La 1° è la fase di accumulazione, durante la quale gli investitori più accorti e meglio informati,
prevedendo un prossimo miglioramento degli affari, incominciano a comprare a prezzi molto
bassi per poi aumentare gradualmente le offerte man mano che il volume delle vendite tende a
diminuire.

2. Nella 2° fase , in conseguenza del migliorato clima economico generale, i titoli incominciano a
salire ed i volumi ad aumentare. Durante questa seconda fase l’operatore che ha seguito la
regola dell’analisi tecnica, generalmente consegue i maggiori utili in quanto vende a prezzi in
rialzo, mentre l’insieme dei piccoli risparmiatori (parco buoi - lemmings ) aumenta la pressione
d’acquisto.

3. Viene, poi, la fase finale del mercato primario toro, nella quale ogni norma di buon senso viene
dimenticata e le azioni sono richieste a ritmi vertiginosi. A questo punto il mercato toro è
teoricamente finito ed una netta inversione di tendenza diventa ogni giorno più probabile.

Per contro si definisce mercato primario Orso un lungo declino in cui ogni massimo e minimo di
un movimento secondario tocca un livello inferiore ai corrispondenti massimo e minimo del
secondario precedente. Anche la tendenza primaria ribassista è costituita da 3 distinte fasi:

©Autore: Salvatore Guarino 2


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1. Nella 1° detta fase di DISTRIBUZIONE , gli investitori più esperti alleggeriscono le proprie
posizioni vendendo sempre più velocemente, mentre i trend-follower, ancora influenzati dalla
precedente fase di rialzo, mantengono le posizioni. Il volume degli scambi è elevato, ma
tende a diminuire durante i brevi momenti di correzione verso l’alto

2. La 2° fase inizia quando all’incertezza subentra il pessimismo, poi la paura, ed infine il


panico (panic-selling). I compratori spariscono letteralmente dalle sale di contrattazione e
tutti vendono “al meglio”. La caduta dei prezzi diventa pressoché verticale ed i volumi
raggiungono livelli elevatissimi. Al termine di questa fase di panico può aversi una leggera
ripresa o movimento laterale dei prezzi, seguiti dalla fase finale del ribasso. Gli investitori che
non hanno ancora venduto o che addirittura hanno comprato ritenendo i prezzi convenienti
escono dal mercato in questa fase. Le prospettive economiche continuano a peggiorare ed il
flusso delle vendite rimane costante, anche se non frenetico.

3. Quando tutti i fattori fondamentali e psicologici che hanno determinato il ribasso sono stati
scontati nei prezzi, il mercato Orso può considerarsi concluso ed un nuovo ciclo può iniziare.

Fig. 2 Un Mercato Orso (Down-trend) è rappresentato da un lungo declino in cui ogni massimo e minimo di un movimento tocca
un livello inferiore ai corrispondenti massimo e minimo precedente.

Il trend primario ha ,dunque, una tendenza ben definita ed è l’unico dei 3 movimenti che dovrebbe
interessare l’investitore che vuole seguire il mercato secondo un’ottica di lungo termine.
Consideriamo, adesso, i movimenti secondari od intermedi.

Essi, normalmente, durano da 3 settimane a parecchi mesi e rappresentano reazioni che accelerano o
frenano il movimento di base primario. Le fasi di correzione secondaria possono essere dei ribassi

©Autore: Salvatore Guarino 3


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in un mercato Toro o dei rialzi in un mercato Orso e generalmente hanno un’ampiezza che va dal
33% al 66% della distanza coperta dal precedente movimento nel senso del trend principale. Infine
vi sono i movimenti giornalieri, o comunque di durata sempre inferiore alle 3 settimane, denominati
Trend Inferiori o terziari.

L’importanza di questi movimenti è relativa, in quanto, a differenza dei movimenti ‘maggiore’ o


‘intermedio’ potrebbero riflettere le strategie degli operatori più importanti. In altri termini, l’azione
concertata di un gruppo di operatori aventi obiettivi comuni potrebbe condizionare le fluttuazioni di
breve. I movimenti primari e secondari, viceversa, rispecchiano le aspettative di tutto il sistema
economico, la suddivisione del movimento del mercato secondo queste 3 categorie è un concetto
base dell’intera analisi tecnica e da essa prendono le mosse i restanti principi fondamentali della
teoria di Dow.
Dow in un articolo del succitato WallStreet Journal, paragonò simpaticamente queste tre fasi alla
marea, alle onde ed ai frangenti. Il Trend primario poteva essere rappresentato come l’effetto marea
nella sua interezza. Le onde della marea , che assicurano sulla spiaggia punti massimi crescenti
(marea in atto) o decrescenti (marea in esaurimento) ai movimenti secondari o di medio periodo
ed infine i frangenti ai trend minori (di scarsa importanza nella teoria di Dow)

Fig. 3 –Un grafico dell’indice Mib 30 con un movimento primario di uptrend (linea rossa), un movimento secondario di distribuzione
dopo la prima fase rialzista (canale discendente) ed un esempio di correzione intermedia

Le medie devono confermare


Come già anticipato, la teoria di Dow utilizza due medie: l’indice industriale e quello dei trasporti.
Uno dei più importanti concetti della teoria è che il movimento dei due indici deve sempre essere
analizzato contemporaneamente. La prima media serve ad individuare la tendenza, la seconda a
confermare le indicazioni di tendenza dell’indice industriale. Non si può considerare validi il
segnale di inversione di trend solo dall’azione di una media senza la conferma dell’altra.
E ciò a differenza della teoria di Elliott (che sviluppò il suo lavoro partendo dalle elaborazioni di
Rhea sulla teoria di Dow), che pur riconoscendo la suddivisione delle tre fasi del trend principale
richiede i segnali di conferma su un solo indice.
Un altro principio fondamentale della Dow Theory è che una tendenza esiste fino a quando
un’inversione non è definitivamente provata. Se, per esempio, in un mercato tendenzialmente al
©Autore: Salvatore Guarino 4
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ribasso l’indice industriale segnalasse il probabile inizio di una nuova fase rialzista, ma l’indice dei
trasporti non confermasse tale indicazione, il mercato dovrebbe senz’altro essere considerato ancora
ribassista.
Non è necessario che i due indici diano la conferma contestualmente, anche se in genere, più essa è
temporalmente contigua più forte è il movimento che segue.

I volumi seguono il trend


Il volume degli scambi tende ad aumentare se i prezzi si muovono nella stessa direzione del trend
primario. In un mercato Toro, infatti, il volume cresce quando i prezzi salgono e diminuisce quando
essi scendono; più semplicemente diremo che “i volumi si espandono nella stessa direzione del
trend”.
In un mercato orientato al ribasso, viceversa, l’attività aumenta quando i prezzi calano e si riduce se
essi recuperano. È importante sottolineare che il volume è solo uno strumento di conferma o di
negazione dell’andamento dei prezzi, in quanto segnali definitivi sulla tendenza del mercato
possono venire solo dallo studio dei movimenti di quest’ultimo

La linea indica la tendenza


Si definisce LINEA il “movimento laterale” di una o di entrambe le medie della durata di almeno 2
o 3 settimane. Durante questo periodo i prezzi oscillano entro un intervallo di negoziazione
relativamente ristretto che può variare da pochi punti percentuali sino al 10% circa. La formazione
di una linea indica che la domanda e l’offerta sono sostanzialmente bilanciate. Una linea può
svilupparsi sia dopo elevati rialzi, nel qual caso prende il nome di “zona di distribuzione” sia dopo
forti ribassi formando una “zona di accumulazione”.
Più spesso ,tuttavia, le linee rappresentano intervalli di consolidamento nell’ambito
dell’avanzamento di un movimento maggiore. In questi casi, la linea dev’essere considerata a tutti
gli effetti un movimento secondario. Un avanzamento dei prezzi oltre il limite superiore della linea
costituisce un segnale rialzista, mentre la perforazione del supporto prelude ad ulteriori ribassi.

L’uso degli oscillatori (cfr. cap 6 –Momentum) aiuta a prevedere d’anticipo segnali preoccupanti di
perdita di forza. Il problema maggiore per i seguaci della teoria di Dow è quello di distinguere un
movimento correttivo da un’inversione di tendenza.

Nella figura 4 riconosciamo una prima figura d’inversione(failure swing) che potrebbe essere
percepita come tale perché realizzata con massimi e minimi decrescenti. (punti 2-3). La presenza
però di un pregresso minimo più alto (punto A) lascerebbe intendere che si tratti solo di correzione
per cui sarebbe opportuno attendere un segnale più chiaro.
Questi arriva successivamente, quando dal punto 4 il grafico ritraccia in aumento fino al punto 5
che è uguale a F1 ma inferiore al precedente massimo (3).Elliott avrebbe già dato il segnale di
vendita ma la teoria di Dow attende l’inequivocabile Sell (F2)dato dalla rottura della linea di
supporto della formazione triangolare(4 –5-F2).

©Autore: Salvatore Guarino 5


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Fig. 4

Contano solo i prezzi di chiusura


Quest’ultimo principio è forse il più semplice ma non certo il meno importante: la teoria non tiene
in nessun conto i massimi ed i minimi che possono essere toccati nell’arco della giornata ed utilizza
solo i prezzi di chiusura.Le rotture intraday vengono ignorate.

Limiti della Teoria di Dow


La principale critica che si può avanzare a questa teoria è la mancata tempestività dei suoi segnali.
Sia quelli di acquisto che di vendita trovano posto solo nella seconda fase di up/down trend, con
una perdita di circa il 25% dell’intero movimento (cfr.fig.4).
Anche l’intera operatività degli strumenti derivati è preclusa all’analisi per il diverso orizzonte
temporale ma soprattutto per l’ assenza di ogni considerazione dei prezzi intraday perché il breve
termine non era preso in considerazione.
Lo scopo della Dow Theory non è comunque quello di anticipare il trend, bensì quello di rilevare
mercati al rialzo e al ribasso e soprattutto prendere parte ai più importanti movimenti di mercato.
E come tutte le teorie Trend-following nessuno pretende di cogliere i massimi e minimi del periodo.
Dalle statistiche pubblicate nel 1984 su Barron’s in occasione del centenario della nascita della
teoria si evince che, comunque, nel periodo 1920-1975 i segnali della teoria di Dow hanno colto il
68% dei movimenti sull’indice industriale ed il 67% dello Standard & Poors 500.

La Teoria di Dow applicata al mercato USA ( da un commento del Sig. Lorenzo Dibari -Lista
Finanza )

......Il Dow Jones Industrial Average (DJIA) è l'indice di mercato azionario più
largamente seguito nel mondo. Viene costruito con i prezzi di trenta azioni
e dividendo il risultato per un divisore che viene pubblicato regolarmente
©Autore: Salvatore Guarino 6
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su The Wall Street Journal e Barron's e che cambia di tanto in tanto a


seguito di frazionamenti di azioni, dividenti ed altro. Il DJIA non è un
indice composto perchè non include il settore bancario, quello dei trasporti
e quello delle imprese di pubblica utilità, tuttavia la capitalizzazione
delle sue azioni equivale a circa il 25 - 30 % del totale del New York Stock
Exchange (NYSE).
Lo Standard and Poor's Composite (S&P500) comprende 500 azioni
rappresentanti ben più del 90% del valore di mercato del NYSE ed è un'altra
media indica abbastanza seguita.
Per la maggior parte del tempo DJIA e S&P500 si muovono entrambi nella
stessa direzione ma vi sono momenti in cui un nuovo massimo o minimo viene
conseguito da un indice ma non dall'altro. Tali situazioni costituiscono di
frequente un avviso di una inversione di tendenza per tutto il mercato. In
genere maggiore è la divergenza più importante e l'avviso.
Il Dow Jones Transportation Average (DJTA) è un indice formato da venti
titoli azionari di azienda operanti nel settore trasporti ed è influenzato
da due fattori: il volume degli affari ed i cambiamenti nei tassi di
interesse.
Quando inizia la ripresa economica i magazzini sono vuoti e si richiedono
materie prime per iniziare la produzione. Il volume dei trasporti aumenta e
gli investitori, anticipando tale tendenza, spingono al rialzo i prezzi
delle azioni dei trasporti.
In modo analogo ai massimi del ciclo economico le aziende tipicamente
tendono a sovraccaricare le scorte e quando le vendite iniziano a calare
riducono la domanda di materie prime. Di conseguenza il volume dei trasporti
cala nettamente ed il mercato azionario reagisce in modo conforme.
Allora l'importanza della regola della teoria di Dow riguardante la conferma
reciproca dei due indici dovrebbe risultare ora più chiara, dal momento che
una crescita delle azioni industriali (DJIA) ha poco senso se non è
associata a quelle relative ai fornitori di servizi e mezzi di trasporto. In
modo analogo un incremento dell'attività sui titoli dei trasporti avrà
probabilmente un significato temporaneo se le società industriali mancano si
seguire la tendenza con una crescita delle vendite e dei livelli di
produzione.
Il Dow Jones Utility Average (DJUA) comprende 15 titoli azionari relativi ad
imprese di pubblica utilità scelte tra quelle elettriche, del gas, dei
telefoni. Questo indice ha dimostrato storicamente di essere uno dei più
attendibili barometri dei titoli industriali, poichè le azioni delle imprese
di pubblica utilità sono sensibilissime ai cambiamenti di tendenza nei tassi
di interesse i quali di solito anticipano quelli del mercato azionario.
Il DJUA generalmente precede il DJIA sia nei massimi che nei minimi del
mercato.
Quando il DJUA smette di crescere o inizia a scendere, mentre il DJIA
continua ad aumentare, viene segnalato un'imminente cambiamento di
tendenza
per gli Industrial.

Bibliografia: Financial advisor


Pring: T.Analysis – Mc Grow Hill
Murphy – Technical Analysis of the Futeres Markets
Steven B. Achelis Technical Analysis from A to Z Probus

©Autore: Salvatore Guarino 7


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Corso di analisi tecnica (2)

Trend & Trend-line

U
no dei principi fondamentali dell’analisi tecnica afferma che l’andamento dei prezzi è
caratterizzata da una direzione prevalente. Tale direzione assume il nome di tendenza o TREND.
È possibile individuare tre linee di tendenza:
• Al rialzo (UP-trend) quando la successione delle quotazioni porta alla formazione di massimi e minimi via via
crescenti
• Al ribasso(DOWN-trend) quando massimi e minimi sono decrescenti.
• Neutra, quando massimi e minimi tendono a restare sempre sullo stesso livello

L’utilità di individuare un trend è legata al principio secondo il quale i prezzi tendono a mantenere la direzione per
un certo periodo di tempo. Può , quindi, risultare vantaggioso intuire la tendenza ad una fase iniziale di sviluppo.
Il trend può durare da pochi giorni ad alcuni anni. In linea con la teoria di Dow, i trend possono essere suddivisi in
maggiori, secondari e minori .L’estensione temporanea sottintesa in questi termini varia a seconda della prospettiva
dell’analista. Una tendenza primaria, tuttavia non ha mai durata inferiore ad un anno. Generalmente i movimenti
secondari e terziari durano rispettivamente, da alcune settimane a svariati mesi e da alcuni giorni a poche
settimane.
All’interno di un trend maggiore si sviluppano più trend intermedi ed innumerevoli movimenti minori aventi
direzione opposta a quella del trend principale. Per individuare con maggior chiarezza l’andamento dei prezzi
vengono utilizzate le “trendline”
Quando è possibile congiungere con una retta almeno due punti di minimo (o di massimo) durante una fase di rialzo
(o di ribasso) si può affermare che esiste una linea di tendenza
In un mercato al rialzo essa congiunge i valori minimi raggiunti nell’ambito dei movimenti minori aventi direzione
opposta al trend principale, mentre, in una tendenza al ribasso, essa congiunge i massimi toccati durante reazioni
(rallies) al movimento principale.
Esistono alcuni fattori che consentono di attribuire un grado di significatività ad ogni linea di tendenza. Maggiore è
il numero di volte che essa viene testata senza venir ‘perforata’, maggiore risulterà essere la sua importanza.
La lunghezza della linea è un altro fattore che a parità di altri elementi può renderla più o meno significativa. Infine
la pendenza della linea può diventare un elemento di giudizio importante.
L’individuazione e la valorizzazione delle trend-line sono forse il compito più facile per l’analista.
Vediamo, ora come possono essere interrotte le linee di tendenza e come tali rotture possono o meno comportare
un’inversione del trend.
Innanzitutto si ha una perforazione quando un prezzo di chiusura rompe una trend-line ascendente dall’alto verso il
basso. Si ha, invece, un superamento della linea di trend quando le quotazioni la rompono dal basso verso l’alto.
Purtroppo, nella realtà, le rotture di queste linee non avvengono in modo chiaro e preciso: infatti può accadere di
assistere a falsi segnali. A questo scopo sono stati introdotti criteri atti ad evitare parte delle false indicazioni.
Il primo è la percentuale di prezzo che determina la rottura. Sul mercato americano, ad esempio, si considera
decisiva una perforazione di almeno il 3% del prezzo ottenuta anche a più sedute. È comunque difficile stabilire una
regola sempre valida a causa delle diversità di volatilità dei titoli.
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Un secondo parametro da considerare è il VOLUME di azioni trattate nel giorno di perforazione. Nel caso di
superamento della linea di tendenza un notevole volume è condizione necessaria, mentre nel caso di perforazione
tale elemento può anche venir meno.
Un ultimo criterio è quello del ritorno delle quotazioni, dopo la rottura, a ridosso della linea di tendenza. Tale
evento costituisce un’importante conferma della validità della perforazione.
Può accadere, tuttavia, che un’interruzione della linea di tendenza non rappresenti un’inversione dei trend ma
costituisca semplicemente un movimento di correzione della pendenza e non della sua direzione.
All’inizio di un mercato primario al rialzo, per esempio, spesso la linea di tendenza risulta molto inclinata e , quindi,
facilmente perforabile. In questo caso si deve tracciare una seconda linea di tendenza meno inclinata della
precedente, ed eventualmente anche una terza, partendo sempre dallo stesso punto di origine. Si viene a creare, così,
una formazione a “ ventaglio “. La regola dice che solo quando anche la terza linea di tendenza è perforata si può
essere certi di avere un’inversione.
In conclusione è bene sottolineare che, nonostante l’importanza di queste regole teoriche, sono solo l’esperienza e
l’intuito personale dell’analista che permettono di distinguere tra le diverse linee di tendenza quelle più significative
e tra diverse perforazioni quelle più affidabili.
Supporto e resistenza
L’andamento del prezzo nel tempo permette di individuare alcuni valori che assumono una particolare importanza.
Tali livelli di prezzo determinano le linee di supporto e di resistenza.
Il SUPPORTO è quel livello di valori in corrispondenza del quale vi è una concentrazione di domanda tale da
impedire la discesa dei prezzi
La RESISTENZA rappresenta, invece, un livello di prezzi dove l’offerta è prevalente.
Si hanno linee di supporto e resistenza al rialzo ed al ribasso a secondo della direzione del mercato.
Esse devono essere tracciate tra due punti rappresentative dei massimi e dei minimi di reazione tra i più significativi
del periodo in esame. Questi livelli di prezzo sono molto importanti per individuare dove un rialzo o un ribasso delle
quotazioni incontrerà un ostacolo.-
La logica sottostante risiede nel fatto che gli scambi tendono a concentrarsi ai livelli di prezzo in corrispondenza dei
quali un gran numero di azioni è passato di mano in un più o meno recente passato.
Poiché ogni livello caratterizzato da un alto volume, generalmente diviene un punto di inversione (reversal-point) è
facile dedurre come tali livelli di prezzo , prima o poi, si incontrino di nuovo: da zone di supporto, infatti, diventano
zone di resistenza e viceversa.
Un punto di massimo che viene superato, diventa un livello di supporto per i successivi down-trend, così come un
punto di minimo, una volta perforato, diventa un livello di resistenza per gli eventuali rialzi della linea dei prezzi.
Talvolta, infine, le linee di supporto e di resistenza, assumendo direzioni parallele vengono a delimitare i cosiddetti
canali (Trend-Channel)
Come questo per il trend-line si possono considerare una serie di fattori per determinare la significatività di una
linea di supporto o di resistenza. Il VOLUME costituisce il primo e più importante elemento di valutazione.
Per esempio: un consistente quantitativo di azioni trattate in prossimità di una linea di resistenza è formato in buona
parte dalle vendite di chi in precedenza a quei medesimi livelli aveva comprato e che ora vuole uscire dal mercato
senza subire perdite. Lo spazio intercorrente tra la linea di supporto e quella di resistenza è il secondo criterio da
seguire.
L’affidabilità e la validità delle due zone aumentano con l’aumentare della loro distanza, in quanto il movimento
perde di forza nel raggiungere la linea opposta a quella di partenza.
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Un altro parametro è costituito dal tempo: la lunghezza di una resistenza o di un supporto ne determinano spesso
l’importanza.
Se tali linee vengono testate più volte la loro significatività aumenta ancora.

Si ha perforazione quando un prezzo


di chiusura rompe una trend-line
ascendente dall’alto verso il basso

Il superamento di una trend-line


discendente si ha quando le
quotazioni dell’azione considerata
la superano dal basso verso
l’alto

Nella pagina seguente Vi


proponiamo due esempi di
CANALI (Trend-Channel)
Le immagini sono tratte da:

http://www.Freestocks.com
Documento prodotto da : SGUARINO@:-) Path: C:\Finanza\Press\Anal.Tecnica\Trend-line.doc – Feb. 98 Pagina 4 di 4

Bibliografia: Financial advisor


R. Di Lorenzo : Patterns analysis

Fine 2° Capitolo
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Corso di Analisi Tecnica (3)

Reversal Patterns (Segnali di inversione)

modelli grafici si distinguono tra figure di inversione e figure di continuazione del trend. Da un

I punto di visto tecnico le fasi di passaggio da una tendenza ad un’altra vengono segnalate da figure
formate dal movimento dei prezzi, il cui completamento sancisce l’avvenuta inversione di tendenza,
spesso di primaria importanza.
L’importanza di una figura è funzione della sua dimensione e durata; maggiore è il tempo occorrente per
la sua formazione e completamento, maggiore sarà la validità del modello e più importante sarà
l’inversione. Queste figure si formano in prossimità di livelli di massimo di un movimento al rialzo,
oppure in corrispondenza di valori di minimo: nel primo caso vengono chiamate ‘zone di distribuzione’,
nel secondo ‘zone di accumulo’
I modelli di inversione (Reversal Patters) sono:
• Testa e spalle
• Triplo massimo e triplo minimo
• Doppio massimo e doppio minimo
• V top e V bottom
• Top e Bottom arrotondato

Testa e Spalle ( Head and Shoulders)


Tale figura è la più affidabile ed il suo completamento offre un’eccellente indicazione di inversione di
tendenza. Essa è composta da tre successivi rialzi dei corsi separati da due reazioni verso il basso:
il secondo rialzo è il più consistente e rappresenta la testa , mentre il primo ed il terzo, le spalle risultano
meno accentuati.
Il completamento della figura lo si ha solo con la netta perforazione della linea, congiungente i due
minimi di reazione, chiamata ‘Neck-line’(linea del collo). Tale rottura deve avvenire con un sostanzioso
incremento dei volumi di contrattazione. Generalmente, dopo la perforazione della neck-line si sviluppa
un ritorno delle quotazioni (pull-back) verso la testa a cui fa seguito la continuazione del movimento dei
prezzi nella stessa direzione della rottura.
L’andamento dei volumi è molto importante nello sviluppo di questa come di tutte le figure. Nel testa e
spalla, il massimo che individua la testa, deve corrispondere ad un volume superiore a quelli
corrispondenti alle spalle, mentre i quantitativi della spalla destra dovrebbero essere inferiori sia a
quelli della testa che a quelli della spalla sinistra. In seguito la violazione della neck-line dovrà avvenire
con forti volumi, decrescere durante il pull-back e riaumentare nella discesa dei prezzi. È possibile
determinare un primo obiettivo dal movimento di prezzo utilizzando la linea del collo congiungente i
due punti di minimo.
Documento prodotto da: SGUARINO@ :-) Path: C:\Finanza\c.anal.tecnica\reversal patt. .doc. - Feb. 98 Pagina 2 di 5

Calcolando la distanza esistente tra tale linea e il massimo della testa e proiettandola a partire dal punto
di rottura si ottiene un obiettivo che, in ogni caso, è solo l’obiettivo minimo di ribasso dei prezzi.
Alcune volte il movimento dei prezzi forma il testa e spalle senza la violazione della neck-line. Ciò
rappresenta il fallimento della figura ed il movimento che ne scaturisce è , solitamente, fortemente
rialzista.

Un esempio di Testa e Spalle tratto da www.Freestocks.com


Documento prodotto da: SGUARINO@ :-) Path: C:\Finanza\c.anal.tecnica\reversal patt. .doc. - Feb. 98 Pagina 3 di 5

Il Testa e spalle rovesciato


Questa figura è speculare al ‘Testa e spalle’ che abbiamo appena visto. Essa ,infatti è composta da tre
distinti minimi, il secondo dei quali, la Testa, è leggermente inferiore agli altri due. Anche il
completamento di questa figura avviene solo col superamento con forti volumi della neck-line
(Breakout-point) e la tecnica di misurazione degli obiettivi è la stessa.
Doppio massimo e doppio minimo
Il “doppio massimo” è composto da due massimi relativi separati da un movimento delle quotazioni
verso il basso. Esso si forma nell’ambito di un movimento al rialzo ed è caratterizzato da una
diminuzione dei volumi durante la formazione del secondo massimo rispetto a quelli che accompagnano
il primo. L’attendibilità di questo modello è abbastanza elevata.
I quantitativi seguono l’andamento dei prezzi durante il secondo rialzo, mantenendosi, però meno
elevati che nella fase precedente, per poi aumentare in modo consistente al momento della perforazione
della linea tracciabile a partire dal minimo di reazione.
Il definitivo completamento della figura lo si ha solo con la rottura di tale linea. Non è improbabile,
infine, un pull-back dei prezzi fino a testare la suddetta linea accompagnato da volumi scarsi. La
misurazione dell’obiettivo minimo di ribasso si effettua calcolando la distanza esistente tra la linea
congiungente i due massimi ed il primo minimo, proiettando tale valore dal punto di perforazione verso
il basso.
Al doppio minimo è possibile applicare quanto detto a proposito del doppio massimo, invertendo i
termini in corso tra le due figure; vi è però una differenza riguardante l’andamento dei volumi.
Nel doppio minimo i quantitativi aumentano durante la formazione del primo minimo, diminuiscono nel
rialzo e nella reazione seguente, per poi aumentare nuovamente durante il rialzo finale che completa la
figura superando la linea tracciata a partire dal precedente massimo.
Anche in questo modello non è infrequente un ‘pull-back’ dei prezzi, mentre la misurazione
dell’obiettivo minimo di rialzo si ottiene (come al solito) ribaltando la figura.
Triplo massimo e triplo minimo
Il triplo massimo può essere considerato come una variazione del ‘Testa e Spalle’ in quanto tali figure
differiscono solo per il fatto che nel Triplo Massimo il secondo picco è allo stesso livello degli altri due.
L’andamento dei volumi in tale figura è sostanzialmente decrescente a partire dal primo picco.
Il completamento del modello avviene con la rottura, da parte dei prezzi, della linea congiungente i
minimi di reazione. L’obiettivo di ribasso viene calcolato utilizzando l’altezza della figura , che viene
proiettata dal punto di rottura della linea. Infine anche in questa figura è possibile lo sviluppo di un
‘pull-back’.
Il triplo minimo è in fondo un triplo massimo rovesciato. Il punto più importante è costituito dalla
formazione dell’ultimo minimo il quale deve avvenire in un contesto di scambi modesto durante la
prima fase e da consistenti aumenti dei volumi dal giorno della rottura verso l’alto della linea tracciata
sui massimi di reazione.
È molto importante, infine, che vi sia un andamento crescente di quantitativi in corrispondenza
dell’inizio della tendenza rialzista. Le tecniche di misurazione degli obiettivi di prezzo sono le
medesime di quelle già viste per il doppio minimo.
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Top e Bottom arrotondato (rounding turns)


Tali modelli indicano un graduale mutamento del rapporto di forza tra venditori e compratori. La
formazione ‘Top arrotondato’ è rarissima, si presenta come un andamento dei prezzi a forma di “arco”.
Il ‘rounding bottom’ si chiama anche ‘bowl’ (scodella) o ‘saucer’ (piattino) Il ‘rounding top’ viene
chiamato anche ‘inverted bowl’ (scodella rovesciata). Si tratta dell’ennesima deformazione del massimo
(minimo) multiplo del testa e spalle, che si presenta quando le spalle non sono singole e ben individuate,
ma multiple e la testa non svetta al di sopra delle spalle, ma è solo un po’ più alta. Si ha allora una cima
( o un fondo) di forma arrotondata.
Formazioni Top e Bottom a V
Il V-top ed il V-bottom sono molto difficili da prevedere in quanto si formano e si completano in
pochissimo tempo.
Il V-bottom è abbastanza frequente ed appare in seguito ad una caduta quasi verticale dei prezzi. La
continuazione di tale movimento determina il raggiungimento di un livello in cui la pressione di vendita
è all’apice, cui fa seguito una forte reazione speculare delle quotazioni nella direzione opposta (classico
esempio di importanti voci di borsa subito smentite). Nella giornata in cui si verificano, è molto
importante che si abbia un elevato volume di contrattazioni.
Il V-Top presenta, sostanzialmente le stesse caratteristiche del V-bottom, invertendo i termini del
discorso. Una particolarità di questo modello è costituita dallo sviluppo di una fase di assestamento
a metà del movimento di recupero. In questo caso si parlerà di V-Top e V-bottom esteso.
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Bibliografia: Financial Advisor


Di Lorenzo: Patterns Analysis
Zweigh M.: Winning on WallStreet 1990 Warner-Books- New York

Versione ridotta per USENET


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Corso di Analisi Tecnica (4)

FIGURE (altre) – Triangoli, Cunei, Pennant, Flag, e Gap

T ra le figure che possono assumere contestuale significato di ‘Continuation or Reversal trend’


(conferma od inversione di Trend) ritroviamo certamente i Triangoli ed i Cunei.
I TRIANGOLI, in analisi tecnica sono delle formazioni il cui vertice è rivolto verso destra.
Il triangolo più semplice da individuare è quello simmetrico o acuto detto “coil”. Il termine ‘coil’ sta per
contrazione, avvitamento e da bene l’idea del mercato che contrae progressivamente le proprie
escursioni; ma coil significa anche di molla; vedremo perché.
Del triangolo individuiamo la base nella prima correzione del movimento in corso e l’altezza come
distanza tra il vertice ed il punto in cui l’asse incontra la base.
Normalmente, mentre il processo di contrazione implicito nel coil va avanti, la ‘trading activity’, il
volume delle contrattazioni, diminuisce sempre più, fino a raggiungere livelli tanto bassi da essere
addirittura anomali. Quindi, in genere non c’è altro da fare che aspettare che il mercato si decida. Tutto
nel triangolo segnala indecisione ,dubbio, stallo. Il mercato non sa letteralmente che fare finché alla fine
decide di colpo. Di conseguenza , proprio come se si trattasse di una molla (coil) compressa, il grafico
scatta fuori dalla formazione e tende a percorrere un tratto approssimativamente uguale , in altezza, alla
base del triangolo. Si dice, quindi , che in un triangolo il target minimo è costituito dalla retta parallela
al lato da cui non è uscito il grafico. Nel momento del break-out dal triangolo i volumi, normalmente,
esplodono o comunque aumentano visibilmente. Edwards (1964) riferisce che, se c’è quasi sempre un
esplosione dei volumi quando il grafico esce verso l’alto, quando esce verso il basso spesso questo non
accade o accede in misura minore. E questa affermazione, aggiungiamo noi, è congruente con la teoria
classica che per salire, i mercati hanno bisogno di soldi, ma per scendere possono semplicemente
crollare sotto il proprio peso (leggi su bassi volumi).
Quando un triangolo funziona da figura di consolidamento, la pendenza media del trend in uscita è più e
meno la stessa di quella del trend in entrata. Analogamente in un trend al ribasso.
Frost e Prechter (1985), cultori delle teorie di Elliott, leggendario analista degli anni trenta, classificano i
triangoli tra le figure di continuazione. Li considerano come l’annuncio della ‘final move’, della mossa
finale del trend, ascendente o discendente che sia.
In alcuni altri casi, invece i break-out esplodono con volumi in senso inverso al trend e vengono
considerati, invece, delle figure di inversione.
Ci sono altre regole per capire che un triangolo sia tale e non una falsa figura. Anzitutto la fase di
compressione nel triangolo non dev’essere eccessiva, spingersi, cioè fino al vertice , ma
il break-out deve avvenire tra la metà ed i tre\quarti della lunghezza dell’intera figura . Un’altra regola
prevede che il triangolo ottimale è considerato quello con sei ‘reversal point’ o punti d’inversione con
tre massimi e tre minimi.
Analizziamo, ora un triangolo in termini di ‘stage analysis’ ossia di ragionamento sottostante: abbiamo
visto che in termini di prezzo si ha una successione di massimi decrescenti e di minimi crescenti, su
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volumi in contrazione e con impennata di questi sul thrust (spinta). Abbiamo un triangolo con la
ingresso dal basso che si risolve verso l’alto, cioè un tipico pattern di consolidamento o di
continuazione.
Inizialmente i compratori si tirano indietro e chiedono prezzi più bassi per intervenire; successivamente
i venditori si defilano perché sono decisi a chiedere prezzi più alti per vendere; ma i compratori tengono
duro: ancora si ha un greedy (avido) market , in cui i compratori domandano prezzi più bassi; poi
ancora un pull-market con i venditori che si ritraggono. In questa specie di gioco, alla fine soccombono i
compratori e l’hanno vinta i venditori, perché i movimenti si risolvono in un push-market (mercato
spinto), dove i compratori accettano prezzi più alti.
Nel caso di un triangolo con ingresso dal basso e thrust verso il basso, cioè un triangolo che funziona da
figura di inversione, anziché di continuazione, il meccanismo è uguale con una sola variante: in questo
caso sono i venditori che accettano i prezzi più bassi; l’hanno avuta vinto i compratori.

Esempio di triangolo – Figura di consolidamento trend rialzista

ESERCIZIO:

Nella pagina seguente Vi proponiamo un grafico della TELECOM ord., Tratto dal sito
Http://www.Freestocks.com
Vi preghiamo di tracciare le Trendlines , come spiegato nel secondo capitolo , per individuare una
figura significativa.
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CUNEI (Wedge)
Il cuneo è un triangolo, in genere piuttosto lungo e stretto, in cui entrambi i lati sono inclinati verso
l’alto oppure verso il basso. I triangoli che abbiamo visto sinora avevano i lati o inclinati in senso
opposto, oppure uno inclinato e l’altro orizzontale.
La conformazione del cuneo può essere in salita (rising wedge) od in discesa (falling wedge).
Si potrebbe pensare (Edwards e Magee, 1964) che, dato che un triangolo rettangolo con il lato inferiore
orizzontale è una figura Toro, perché indica un fenomeno di assorbimento delle vendite ad un prezzo
fissato, così un ‘cuneo ascendente’ sia ancora più toro, perché l’assorbimento delle vendite avviene ad
un prezzo crescente.
In realtà la situazione appare, al contrario, diventare sempre più debole, perché la retta inferiore farebbe
pensare ad un trend in rialzo, ma il fatto che in un trend al rialzo la retta superiore non sia parallela alla
retta inferiore, significa diminuzione di interesse da parte degli investitori e , quindi , rischio di
un’inversione di tendenza. Il fatto che i massimi siano crescenti sì, ma più bassi di quel che avrebbero
dovuto essere allontana anziché attrarre nuovi potenziali compratori. Questa è l’interpretazione più
corretta.
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In generale, il cuneo ascendente si forma o come un ‘top’ su un trend ascendente in corso, o incomincia
a formarsi proprio al fondo di un trend discendente già in atto, nel qual caso indica che il trend
discendente non è ancora finito. Infatti Murphy (1986) dice che un cuneo ascendente è comunque un
segnale orso, ovunque lo si trovi.
Una formazione viene considerata cuneo solo se dura da tre settimane a tre mesi.
Contrariamente al triangolo, nel cuneo la fluttuazione dei prezzi è più lunga ed incerta: non è raro che il
grafico rimanga all’interno del cuneo fino a toccare il vertice.
Nei cunei ascendenti i prezzi calano rapidamente dopo il breakout, invece in quelli discendenti i prezzi
non salgono rapidamente dopo l’uscita dalla figura, ma si muovono per un po’ in sideways (movimento
laterale) per cui il cuneo discendente dà più tempo per operare.
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Pennant e Bandiera
Il pennant è un cuneo molto corto e stretto; unica differenza : una diminuzione molto più marcata dei
volumi durante la sua formazione.
Si tratta pressoché di una figura di consolidamento (cioè di continuazione) del trend in atto che dura
alcune settimane al massimo e che ha normalmente, inclinazione contraria al senso di marcia. Un trend
che si impenna al rialzo, ad un certo punto è facile che mostri un pennant che punta verso il basso e
viceversa per un trend che si incammini sulla strada del ribasso. Come in tutte le figure, il volume
incrementa con violenza quando il grafico esce dalla formazione.
La formula per prevedere di quanto sarà l’avanzamento (o la discesa, nel caso di un trend al ribasso)
dopo l’uscita dal pennant è la seguente: si misuri di quanti punti è stato l’avanzamento (o la discesa, nel
caso di trend al ribasso) a partire dal breakout della figura che ha dato origine all’avanzamento stesso (o
discesa) fino al primo minimo che ha formato il pennant (questa distanza si chiama Flagpole, cioè
‘asta’). È probabile che il grafico percorra la stessa distanza verso l’alto (o il basso) a partire dal
breakout del pennant. Vale la solita avvertenza per target intendiamo la distanza minima; ci si aspetta di
solito qualcosa di più.
Molto spesso, si ottiene una proiezione più affidabile uguagliando i due avanzamenti in percentuale
Anziché in punti: se la salita è stata del 10% è possibile che all’uscita il pennant porti ad un incremento
del 10%.
Riguardo ai tempi la teoria di Steward afferma che essi sono spesso uguali; se il movimento a rialzo è
durato due settimane, anche il movimento che seguirà all’uscita dal pennant durerà probabilmente due
settimane.
È molto interessante trovare un pennant in un grafico perché si tratta di figure molto affidabili. Bisogna
solo verificare tre condizioni:
• Che la formazione avvenga dopo un movimento in salita o discesa molto violento, quasi verticale
• Che i volumi continuino a diminuire visibilmente e continuamente durante la formazione fino al
breakout
• Che il diagramma esca nella direzione attesa, con forza su un incremento di volumi non oltre quattro
settimane

Un’ultima osservazione: i pennant tendono ad essere più veloci nei trend al ribasso, più lenti in quelli al
rialzo.

Bandiera (flag)
L’unica differenza tra un pennant ed un flag sta nel fatto che i lati della bandiera sono paralleli. Tutto
quello che si è detto per i pennant vale anche per i flag
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GAP
Il Gap non è, a rigore una figura, ma piuttosto un fenomeno, un accadimento rilevabile solo su grafici di
tipo borsistico.
Un gap si ha quando il valore massimo (o minimo) di un giorno è più basso (alto) del minimo
(massimo) del giorno precedente. È chiaro che il gap segna una situazione di mercato particolarmente
anomala: l’offerta si presenta improvvisamente sul mercato disposta a vendere a qualunque prezzo, e la
controparte ne approfitta e viceversa per la domanda. È successo sicuramente qualcosa che si saprà a
giochi fatti.
Una definizione utile di questo accadimento la dà Edwards : si tratta di una fascia di prezzo nella quale,
in quel momento, nessuna azione è passata di mano.
Questa definizione è tantopiù appropriata in quanto esistono sempre una quantità di gap che si
verificano durante la contrattazione intraday e che non compaiono sui grafici, ad esempio ogni uscita da
un triangolo è accompagnata da un gap, ma noi ce ne accorgiamo solo se l’uscita avviene tra una seduta
e l’altra.
Esistono anche gap di tipo tecnico: ad esempio negli aumenti di capitale se la banca non ha adottato i
fattori di correzione, od in presenza di uno stacco di dividendi. Tali gap non hanno valore alcuno; il vero
gap è uno squilibrio momentaneo tra domanda ed offerta.
Tra i gap significativi il più osservato è il cosiddetto ’area gap ‘o gap comune, perché si forma
all’interno di figure di congestione come i triangoli od i rettangoli, tutti caratterizzati da una marcata
contrazione dei volumi. Basta, perciò un piccolo sbalzo di prezzi perché si formino dei gap. Questo
tipo di figura conferma che siamo in area di congestione e sono più frequenti nelle figure di
continuazione che in quelle di inversione.

Un secondo tipo di gap è il cosiddetto ‘breakaway-gap’ che si forma in connessione con le figure di
congestione ma che non compare al loro interno, bensì al loro completamento. Abbiamo detto che il
breakout da un triangolo è quasi sempre accompagnato da un gap: si tratta proprio del breakaway-gap
evidentemente causato da un eccesso di domanda o di offerta in seguito al fatto che il mercato ha preso
Documento prodotto da: SGUARINO@ :-) Path: C\Finanza\Press\C:Anal. Tecn.\Figure .doc - Feb.98 Pagina 7 di 7

una decisione. Questo tipo di figura rafforza l’interpretazione secondo cui il mercato ha finalmente
deciso.
I gap che compaiono meno nei grafici ma che hanno un gran significato sono ‘runaway gap’.
Compaiono in zone lontane da aree di congestione: tipicamente nel bel mezzo di un trend su volumi
moderati. Si chiamano anche ‘measurin-gap’ perché consentono di fare delle previsioni.

Essi, normalmente, compaiono a circa metà strada tra l’inizio e la fine del trend. Quando, quindi , ci
imbattiamo in un runaway-gap possiamo supporre che i prezzi aumenteranno o diminuiranno ancora di
altrettanti punti quanti sono stati i punti di rialzo o di ribasso dall’ultimo bottom o top fino al gap.
L’ultimo tipo di gap è l’exhaustion-gap che si verifica spesso al termine di un trend prima di entrare in
un’area di congestione: è l’ultimo fuoco: una giornata in cui i volumi vanno alle stelle, raggiungendo i

limiti della popolazione interessata a comprare o a vendere: dopo non c’è più domanda od offerta e il
trend è finito.

Nella pagina seguente Vi proponiamo un classico esempio di GAP sul titolo Tim Ord., in occasione
delle prime notizie dell’OPA di Olivetti sul titolo Telecom.
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Bibliografia: Di Lorenzo R., Le Figure -Il Sole 24 Ore libri -Milano 1995
Edwards R.D., Magee J., Technical Analysis of Stock Trends -Magee Inc. Boston 1964
Zweigh M., Winning on Wall Street - Warner Books -New York 1990
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(Corso di Analisi Tecnica –5)

MEDIE MOBILI

Detto in termini matematici, le medie mobili sono un algoritmo. È importante capire come si
costruiscono, come funzionano, quali segnali ed informazioni offrono a chi le sa interpretare.
Ma attenzione: non devono essere considerate come l’unico strumento a disposizione , ma uno di
quelli che vanno a completare le indicazioni provenienti da analisi di trend e figure. Esistono tre tipi
di medie mobili, di cui qui si danno i tratti essenziali.

MEDIA MOBILE SEMPLICE


È la media più utilizzata. La costruzione di una media mobile avviene sommando tra loro una serie
di prezzi, generalmente di chiusura, e dividendone il risultato per il numero degli stessi.
Si definisce “mobile” una media quando ad essa viene aggiunto un nuovo valore e viene scartato il
primo della serie. Il nuovo totale viene, quindi, diviso per il numero della serie ed il processo può,
così, continuare all’infinito.
La rappresentazione grafica che ne deriva è quella di una curva che segna il movimento dei prezzi
con un andamento regolare, eliminando le accelerazioni speculative. La scelta dell’ampiezza della
media è determinante per il tipo di informazione che si vuole ottenere
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Scegliere una media di ‘breve’ ci permetterà di avere dei segnali operativi più stretti, orientati,
quindi, ad una strategia di trading , mentre utilizzare medie di lungo periodo servirà per operare in
un’ottica di più ampio respiro, lavorando con obiettivi di posizione.
È abbastanza difficile standardizzare l’ampiezza di una media e la definizione dal punto di vista
numerico. Generalmente una media ‘a 12 giorni’ può essere definita di brevissimo termine, a ‘25’ di
breve, a’50’ di medio e a ‘100 o 200’ di lungo periodo. E’ opportuno, comunque, non focalizzarsi
mai su un utilizzo singolo ma cercare di effettuare un utilizzo congiunto.
La media mobile semplice viene comunemente usata dagli analisti per ottenere segnali di acquisto e
di vendita. Molti analisti utilizzano segnali delle medie mobili solo come conferma di segnali
generati da movimenti dei prezzi a livello di trend e figure grafiche confermate dal sistema point
and figure e da un trading system .
Generalmente i segnali offerti dalle medie mobili sono così sintetizzabili:
• Quando i prezzi intersecano la media muovendosi dal basso verso l’alto si registra un segnale di
acquisto
• Quando la linea dei prezzi perfora la media la media dall’alto verso il basso si ottiene un segnale
di vendita

Utilizzando una media molto corta, perciò molto sensibile, è inevitabile che le intersezione tra le
due linee siano numerose. Si otterrà, così, una serie elevata di segnali di acquisto e vendita che
comporta alti costi di transazioni e di falsi segnali. Il funzionamento di una media troppo sensibile
sarà inficiato dalla componente casuale dei prezzi. a fronte di questi aspetti negativi c’è il vantaggio
che una media corta dà il segnale di partenza di un trend in anticipo rispetto alle medie più lunghe..
Una media più ampia, di conseguenza meno sensibile, potrà consentire all’analista di evitare parte
dei falsi segnali, ma per contro, il segnale di inizio di un trend sarà ritardato. Ciò sarà comunque
valido se il movimento ascendente o discendente che seguirà sarà effettivamente di una certa
portata.
Riassumendo , le medie mobili di breve funzionano meglio se utilizzate in fase di mercato
caratterizzate da una banda di oscillazione orizzontale non particolarmente ampia, vale a dire in
presenza di un movimento dei prezzi non direzionale. Le medie più lunghe sono sicuramente più
vantaggiose in un mercato di trend. Infatti essendo meno sensibili, seguono la linea dei prezzi non
dando segnali di uscita dal mercato in caso di reazioni tecniche minori o di fasi di consolidamento.
In conclusione, l’approccio più corretto è quello di seguire una media breve in un mercato di
“trading” ed una media più lunga in un mercato di “trending”. Fintanto che il trend rimane
indirizzato la media più vantaggiosa è quella lunga, ma in fase di inversione la media breve torna ad
essere la migliore.

A questo punto è importante ricordare alcune regole generali che riguardano la formazione dei
segnali di acquisto e vendita.
Alcuni analisti ritengono che non sia sufficiente il verificarsi di una perforazione od un
superamento di una media per ottenere delle indicazioni operative, ma preferiscono studiare anche
la dinamica da cui scaturisce il segnale. Questo atteggiamento ha portato alla riformulazione di una
serie di regole di comportamento che legano la dinamica di sviluppo dei segnali alla loro efficacia.
Come abbiamo visto un segnale di acquisto o vendita si ottiene dall’intersezione della curva dei
prezzi con quella della media. Se la linea dei prezzi supera la media, questa tende ad appiattirsi,
dopo una fase di discesa, il segnale di acquisto dovrà essere considerato più affidabile.
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Quando la linea dei prezzi si appoggia sulla media mobile e tende a risalire senza perforare la media
stessa si ottiene un segnale di acquisto. Specularmente per i segnali di vendita.
Se i prezzi perforano la linea della media mentre questa sta ancora salendo esistono buone
possibilità che il segnale di vendita sia falso. In un’ottica altamente speculativa tale fenomeno può
essere considerato un segnale di acquisto.
Un atteggiamento di questo tipo è, indipendentemente dai risultati, altamente rischioso
sostanzialmente per un motivo. In caso di continuazione della discesa non c’è possibilità di uscita
dal mercato, se non utilizzando un altro criterio che travalica le indicazioni delle medie.
Va inoltre ricordato che questa regola è molto più significativa quando si parla di medie lunghe.
Una media a 200 giorni ancora ascendente sta a significare che il trend è ancora rialzista, quindi una
sua perforazione darebbe un segnale contro il trend di fondo del mercato. Nel caso di media corta
ciò non avviene.
L’ultimo caso riguarda un eccessivo allontanamento della linea dei prezzi dalla propria media.
Questo dovrebbe essere inteso un segnale di vendita quando i prezzi crescono velocemente sopra le
medie e come segnale di acquisto a fronte di un brusco calo sotto la media. Il difetto di questo
metodo si riscontra soprattutto quando si usano medie lunghe. Infatti può accadere che non sia la
linea dei prezzi che reagisce e si porta in prossimità della media , ma sia la media a perdere valore
ed avvicinarsi ai prezzi. Questo sistema presuppone l’individuazione del punto di reazione a seguito
di un movimento rapido. Le medie non sono lo strumento adatto per ottenere queste indicazioni che
invece vengono forniti dagli ‘oscillatori’.( gli indicatori di momentum applicati ai numeri assoluti
vengono chiamati ‘Oscillatori’ ed evidenziano fasi di ipercomprato/ipervenduto -cfr. doc. n.6)

Convergenza delle Medie Mobili


Un brusco movimento dei prezzi è spesso preceduto da una fase in cui esso oscilla all’interno di una
fascia orizzontale (movimento laterale) che gradualmente tende a restringersi (cfr. figure cunei e
triangoli). Una circostanza del genere rispecchia il sottile equilibrio creatosi tra compratori e
venditori.
Quando, poi una parte ha il sopravvento, i prezzi tendono a muoversi seguendo una chiara tendenza.
Questa condizione viene evidenziata dal restringersi della distanza solitamente presente tra medie
mobili di differente ampiezza temporale. La convergenza delle medie mobili evidenzia, pertanto,
che un forte movimento del prezzo è probabilmente prossimo, ma il segnale effettivo viene fornito
dalla penetrazione della linea di tendenza.

Uso congiunto delle Medie


Alcune tecniche di determinazione della tendenza utilizzano contemporaneamente più di una media
mobile. I segnali sono dati da una media mobile a più breve termine che ne interseca dal di sopra o
dal di sotto un’altra a termine più lungo. Questa procedura presenta il vantaggio di appiattire i dati
due volte, e quindi di ridurre la possibilità di un inganno e tuttavia di dare l’avviso dei cambiamenti
di tendenza abbastanza rapidamente dopo che si sono verificati

Media Mobile Ponderata


Si differenzia dalla media mobile semplice per il fatto che i dato sono ponderati favorendo le
osservazioni più recenti. Una media mobile costruita in questo modo permette di ‘girare od
invertire’una direzione molto più rapidamente di una media mobile semplice che è calcolata
trattando tutti i dati nello stesso modo.
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L’interpretazione di una media ponderata è differente da quella di una media semplice. Nel caso
della più sensibile media ponderata un avviso di inversione di tendenza è data da un cambiamento
nella direzione della media, piuttosto che da un’intersezione.

Media Mobile Esponenziale


Si tratta sempre di una ponderazione di una media mobile. A differenza della media mobile
ponderata aritmeticamente la media mobile esponenziale permette di dare un gran peso alle ultime
rilevazioni senza eliminare il valore più vecchio. Perciò nel calcolo della media mobile
esponenziale entrano in gioco anche le rilevazioni fuori dall’ampiezza della media stessa. Il loro
peso sarà minore col passar del tempo fino a diventare infinitesimali ma rientrerà sempre nel
calcolo.
In sostanza tutta la storia del titolo è tenuta in considerazione. Il concetto che sottostà alla
costruzione della media esponenziale è probabilmente più sofisticato e razionale, ma ciò non
implica che questo tipo di media sia necessariamente più efficace nell’applicazione pratica.

Un esempio(tra i tanti del web) di grafico che utilizza 2 medie mobili "anomale" a 7 ed a 17 giorni
Documento prodotto da SGUARINO@ Path: C:\Finanza\Corso analisi tecn.\Medie .doc. Feb. 98 Pagina 5 di 4

In un grafico costruito con il sistema delle "candele Giapponesi" le medie mobili sono più difficili
da visualizzare

Bibliografia: Financial Advisor


AliberR.Z. The International Money game- Mc Millan – London
Lynch P. One Up on WallStreet 1989- Sim&Schuster –New York
Indicatori di Momentum (Roc -Rsi- Macd -Stocastico)
Corso di Analisi Tecnica - 6

I metodi per la determinazione delle tendenze esaminate nei documenti precedenti si sono
occupati dell'analisi del movimento effettivo dei prezzi, mediante l'utilizzo di linee di tendenza,
modelli di prezzo e medie mobili. Tali tecniche risultano utili ma in grado di evidenziare una
variazione di tendenza solo dopo che questa si è verificata. Invece l'utilizzo di un indicatore di
momento (momentum) può spesso, fornire notizie circa la latente condizione di forza o di
debolezza presente nella tendenza del prezzo esaminato, spesso con un buon anticipo rispetto al
punto di svolta finale.
Il concetto di momento ascendente può essere meglio compreso con un esempio:

Immaginiamo di lanciare in aria una palla. Nell'istante in cui essa lascia la nostra mano compie la
parte iniziale della propria traiettoria alla velocità massima, possedendo, dunque, un elevato
momento; gradualmente la sua velocità si riduce trasformandosi infine in una fase di stallo qualche
istante prima che la forza di gravità le faccia invertire la direzione riportandola verso il basso.
Questo processo di rallentamento, di perdita di momento ascendente, si verifica anche nei mercati
finanziari. Se la traiettoria seguita dalla palla viene paragonata ad una media-indice di mercato, il
tasso di crescita dei prezzi inizierà a diminuire notevolmente prima che venga raggiunto il
massimo definitivo.
D'altra parte se una palla viene lanciata all'interno di una stanza, può colpire il soffitto quando
possiede ancora un elevato momento; in tal caso la traiettoria, e la tendenza del momento,
tenderanno ad invertire simultaneamente la propria direzione.
Tale circostanza si verifica sfortunatamente, anche nel mercato quando i prezzi sono bruscamente
risospinti verso il basso, sia a causa di un improvviso aumento delle vendite (resistenza) sia di una
brusca diminuzione degli acquisti. In tali circostanze può essere di aiuto il livello raggiunto dal
momento, piuttosto che la sua tendenza, nel valutare la qualità della tendenza del prezzo.
Il concetto di momento discendente può essere meglio compreso paragonandolo ad una
automobile sospinta oltre la sommità di una collina. Man mano che il fianco della collina si fa più
ripido, l'automobile accelera, raggiungendo la velocità massima. Terminata la discesa e raggiunta
la pianura, l'automobile non si arresta immediatamente e, sebbene rallenti la propria corsa,
continua a viaggiare ancora per un po'. I prezzi sui mercati in tendenza ribassista si comporta in
modo analogo, poiché il loro tasso di diminuzione spesso si riduce (perdita di momento) in
anticipo rispetto al raggiungimento del minimo definitivo. Ciò non sempre può avvenire, dato che
il momento ed il prezzo possono invertire contemporaneamente la propria direzione, come per i
massimi, quando incontrano un importante livello di supporto.
Ciò nonostante il concetto di momento che anticipa il prezzo si verifica abbastanza
frequentemente, tanto da poter fornire utili indicazioni circa una potenziale inversione di tendenza
del mercato.

Autore SALVATORE GUARINO Cap 6 - Momentum.doc -1-


ROC (Rate of change)
Il Rate of Change è il nome che Stewart nel 1987 attribuì alla versione originale del RSI (Relative
strength indocatore) per distinguerla da tutte le successive altre versioni. La sua costruzione si
basa sulla differenza fra la chiusura più recente e la chiusura registrata "N" giorni prima,
rapportata a quest'ultima. Ad esempio, per costruire un ROC a dieci giorni, l'ultima chiusura deve
essere divisa per la chiusura di dieci giorni indietro.
Il rapporto viene moltiplicato per 100 allo scopo di normalizzare l'oscillatore attorno alla linea
dello zero. Il ROC misura il tasso di variazione delle quotazioni. Le metodologie di utilizzo di
questo indicatore di momentum sono tre.
· La prima consiste nell'utilizzare la linea dello zero come generatrice di segnali: acquisto al
superamento della linea in un trend a rialzo, vendita alla sua perforazione in un trend a ribasso.
· Il secondo metodo è costituito dall'analisi degli estremi della banda di oscillazione allo scopo di
evidenziare situazioni di mercato anomale.
· Infine, la terza tecnica, che rappresenta la via più completa ed affidabile, consiste nell'analizzare
le divergenze tra il grafico dell'oscillatore ed il bar chart. Nella figura seguente:
Un esempio di ROC a confronto con un altro indicatore: RSI

RSI (Relative strength index)

Tale indicatore ( costruito da W.Wilder nel 1978) è uno dei più importanti oscillatori utilizzati per
individuare le fasi di ipercomprato e di ipervenduto di un titolo. Anch'esso è una misura di momentum,
perchè indica quante volte negli ultimi tempi ha subito più rialzi che ribassi e vicev.
E' logico pensare che quando un titolo inanella una serie continua di aumenti , oltre le fasi di
assestamento, siamo di fronte ad un acquisto massiccio da parte degli operatori.
Autore SALVATORE GUARINO Cap 6 - Momentum.doc -2-
Per calcolare la media dei prezzi con un segno maggiore di zero occorre sommare il totale delle variazioni
positive durante il periodo di osservazione individuato, ad es.12 giorni e dividerle per dodici. Si dovrà poi
procedere analogamente per le chiusure con segno negativo.

Esistono 2 formule per calcolare l'RSI.


La prima: RSI= 100-100/(1+RR) dove RR è uguale al numero dei giorni di rialzo/numero dei giorni di ribasso
La seconda e uguale alla prima ma RR è uguale alla media dei giorni di rialzo/media giorni di ribasso.
Esso oscilla tra 100 (numero infinito di rialzi RSI= 100-100/100) e 0 (numero infinito di ribassi RSI=100-100=0) Se
un titolo dovesse subire nel periodo di osservazione un numero uguale di rialzi e di ribassi il valore dell'RSI sarà
(100-100/(1+1)=50
ESEMPIO : Calcolo RSI con le 2 formule (periodo di riferimento 12gg. di borsa) Titolo Alleanza ord.

DATA VALORE RIALZO RIBASSO FORMULA RSI=100-100/(1+RR)


02/12/99 94.8 -0.7 I FORMULA- Giorni di Rialzo 7 - Giorni di Ribasso 4
64
03/12/99 94.1 1.5
RSI= 100-100/(1+7/4)=
06/12/99 95.6 -3.7
07/12/99 91.9 1.1
08/12/99 93.00 -0.5
09/12/99 92.5 1.5
10/12/99 94.00 1.6 II FORMULA
13/12/99 95.6 3.9 RR= Media (1.5+1.1+1.5+1.6+3.9+1.6+0.6)
14/12/99 99.5 1.00 Media (0.7+3.7+0.5+1)
67
15/12/99 98.5 1.6
RSI=100-100/(1+1.99999)= (cfr grafico)
16/12/99 100.1 0.6
17/12/99 100.7

--------------------------------------------------------

Più corto è l'intervallo di osservazione e più sensibile diventa l'oscillatore. Normalmente vengono
utilizzati time periods da 5 a 21 giorni. Per intervalli maggiori l'RSI non fornisce informazioni operative
perchè la linea dell'oscillatore tende ad appiattirsi (cfr. grafico in basso)

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In questi casi può essere opportuno spostare il limite di ipercomprato/ipervenduto a 80 e 20.
L'RSI funziona al meglio quando raggiunge i valori estremi della banda di oscillazione. Perciò la sua
utilizzazione è particolarmente efficace nel trading di breve termine. Comunque, qualsiasi trend
particolarmente forte (sia al rialzo che al ribasso) può creare una prolungata situazione di ipercomprato o
ipervenduto.
Questa però non è una ragione sufficiente per liquidare le posizioni precedentemente assunte. Infatti il
primo movimento all'interno della zona di ipercomprato/ipervenduto è da considerarsi come un
avvertimento. Il fatto a cui si deve prestare maggior attenzione è invece la formazione di un doppio top o
di un doppio bottom, il quale costituisce la premessa per la divergenza.
La conferma definitiva di esse si avrà quando la linea dell' RSI perfora un minimo significativo
precedentemente toccato (se si trova in ipercomprato), oppure supera un massimo significativo se si trova
in ipervenduto.

MACD (Moving average convergence/divergence)


Tale indicatore (creato da Gerald Appel) è costituito da due curve: la prima (linea continua) come
differenza di due medie mobili esponenziali (smoothing) a dodici e ventisei giorni, la seconda (linea
tratteggiata) come media esponenziale a nove giorni della prima. Il segnale di acquisto o di vendita è dato
dall'incrocio dei due smoothing, cioè il passaggio dalla linea dello 0.
L'interpretazione risulta duplice: in primo luogo il taglio della linea di demarcazione dello zero dall'alto
verso il basso del Macd fornisce un segnale di vendita o di debolezza mentre il contrario un input di
acquisto o di forza del titolo.
In seconda istanza, poiché le medie mobili generano i segnali di allerta in ritardo a causa delle inerzie
verticali ed orizzontali, risulta utile interpretare il Macd come rottura delle due linee sopra indicate in
quanto tale tecnica anticipa i segnali operativi. Molti autori, giustamente, considerano la perforazione del
Macd del suo smooting a 9 giorni il segnale più importante, mentre il passaggio dallo "0" sarebbe solo
una conferma.

Nell'esempio, qui sotto, l'incrocio della macd col suo smooting del 12/7/99 ci allerta circa una veloce inversione
di tendenza e genera così un segnale di vendita che trova conferma per la linea dell 0 solo il 16/7/99. Ancora
più evidente il segnale BUY dell'incrocio generato il 12/8 che incontra la linea dello 0 solo il 25/8 quando ormai
il rialzo è già esaurito.

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STOCASTICO
Se cercate l'espressione "Stochastic Process" in un dizionario di lingua inglese la traduzione più
immediata sarà quella di un particolare tipo di fenomeno casuale o probabilistico.
Nel nostro caso, invece intendiamo un indicatore che oscillando tra 0 e +100, misura in pratica la
posizione relativa del valore di chiusura nell'ambito della sua escursione periodica (o giornaliera). Lo
Stocastico non è un puro indicatore di velocità, ma ci segnala con sufficiente precisione che quando è
vicino ai massimo (100) vuol dire che stiamo procedendo a nuovi record di breve , quando invece è vicino
allo 0 che la depressione si è impadronita del titolo.

E costituito da due curve. La prima detta %K line che appunto svolge la funzione appena descritta , la
seconda detta %D line chè rappresenta una specie di media mobile (e quindi di smooting)della % K line, e
serve ad addolcirla per poterla meglio leggere ed interpretare.
Nella figura sottostante abbiamo indicato uno stocastico veloce di 5giorni (%K line=Time period 5-
slowing 3) ( %D line 3gg) particolarmente adatto a cogliere all'intersezione delle due line in prossimità di
livelli 80(ipercomprato) e 20 (ipervenduto), significativi segnali anticipatori di immediate tattiche di Sell
e Buy di breve periodo.

Per costruire le due linee dello Stocastico abbiamo bisogno di :


1)Durata giorni di riferimento - 2)Valori Max e Min del periodo - 3)Dell'ultimo valore di chiusura(Now)
La % K line si ottiene con la seguente formula:
%K line= 100x(Now-Min)/(Max-Min).

Per il giorno 17/12/99: %K line=100x(99.40-99.13)/(101.49-99.13)=11.44

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La seconda linea si chiama %D line si calcola considerando la media a 3 giorni (nel ns. esempio)della differenza
Now-Min che chiameremo Average1 e
Max-Min che chiameremo Average 2
Infine calcoliamo la % Dline=100xAverage1/Average2
Per il giorno 17/12/99: %D line=100x(6.273/6.970)=90.0048

O.B.V (On Balance Volume)

L'On Balance Volume è un indicatore che prende in considerazione l'evoluzione dei volumi in rapporto
all'andamento dei prezzi. Più in particolare rappresenta la somma algebrica dei volumi scambiati nelle
varie sedute di borsa. Tale somma viene ottenuta:
1. Sommando i volumi del giorno in questione al valore dell'indice OBV(cioè alla sommatoria dei
volumi) del giorno precedente nel caso in cui si è avuto un aumento del prezzo,
2. Sottraendo i volumi del giorno in questione al valore dell'indice OBV (cioè alla sommatoria dei
volumi) del giorno precedente nel caso n cui si è avuto un ribasso del prezzo.
In pratica tale indicatore si basa su uno dei principi basilari dell'analisi tecnica, in base al quale un
aumento dei prezzi risulta confermato solo se avviene in presenza di volumi in crescita; un rialzo con
volumi in calo è sintomo di indebolimento del trend in atto. Stesso discorso per la diminuzione dei prezzi.
Sinteticamente i segnali dell'OBV possono essere così sintetizzati:
· Un trend rialzista o neutro dei prezzi a fronte di un trend ribassista OBV denota una fase di distribuzione
in atto e dunque fornisce indicazioni negative sul futuro andamento del prezzo.
· Un trend ribassista dei prezzi a fronte di un trend rialzista OBV denota una fase di accumulazione in atto
e fornisce indicazioni positive sul futuro andamento del prezzo del titolo.
· Se il titolo raggiunge un nuovo massimo mentre l'indicazione OBV non lo raggiunge l'indicazione
fornita è negativa. (nel riquadro OBV del Titolo Alleanza - Dic.99)

Autore SALVATORE GUARINO Cap 6 - Momentum.doc -6-


Come leggere le divergenze.
Le divergenze descrivono una situazione in cui la linea dell'oscillatore e la linea dei prezzi hanno tangenti
con inclinazione opposta. In un mercato al rialzo, (quando l'indicatore si trova in piena zona di
ipercomprato e al raggiungimento da parte dei prezzi di un nuovo massimo non segue un parallelo
comportamento sul grafico dell'oscillatore), la perforazione del minimo ( formatosi tra i due picchi
discendenti di quest'ultimo) si ha il completamento di una divergenza ribassista .
Dal lato opposto qualora ci si trovi in una netta area di ipervenduto ed a un nuovo minimo dei prezzi non
segua un corrispondente ulteriore minimo dell'indicatore di momentum, al superamento sul grafico di
quest'ultimo picco ( presente tra gli ultimi due minimi ascendenti) risulta completata una divergenza
rialzista.

Un secondo tipo di segnale, forse meno affidabile di quello fin qui descritto, si verifica quando la linea
dell'oscillatore rompe un picco o un minimo importante prima che i prezzi facciano altrettanto.
In un trend a rialzo, per esempio, i massimi ed i minimi che si registrano nell'oscillatore coincidono con i
rally e le correzioni del trend disegnate sul bar chart. Se la linea dell'indicatore scende al di sotto di un
minimo significativo precedentemente toccato, questo fatto è spesso preludio ad un inversione di trend dei
prezzi. Viceversa, il superamento di un precedente massimo da parte dell'oscillatore in un movimento dei
corsi a ribasso potrebbe anticipare l'inizio di una nuova fase di rialzo.
E' importante che tali segnali si verifichino nelle zone vicine ai valori estremi dell'indicatore. La
divergenza dell'RSI, per esempio, è significativa solo quando si verifica sopra il livello di 70 e sotto il
livello di 30. Importanti distinzioni, comunque, possono essere fatte a seconda del titolo analizzato e del
lasso temporale utilizzato.
Ogni azione, infatti, presenta differenti livelli di ipercomprato/ipervenduto e , inoltre la valenza di ogni
divergenza dipende dalla velocità o lentezza dell'indicatore.
Completiamo il documento con un ulteriore esempio tratto da INVEST IOL . Interessante e chiara anche
la legenda che accompagna la tabella. In particolare si introduce con l'allegata legenda, anche due
parametri ,molto semplici , ma efficaci, quale il "Beta prospettico" e l'indice "Alpha".

Autore SALVATORE GUARINO Cap 6 - Momentum.doc -7-


ANALISI TECNICA PANIERE MIB 30 DEL 10 LUGLIO 1998 -
Titolo STOC. MACD % RSI VOLAT. BETA ALPHA
Alleanza 67.0000 -0.0700 52.2000 44.9000 1.3800 0.1000
B.ca Fideura 63.0000 -1.0000 51.8000 52.5000 1.7800 0.1700
B.ca pop.Mi 59.0000 -2.4000 45.0000 40.4000 1.0500 -0.2000
Banca Intesa 76.9000 -1.4000 47.4000 49.1000 1.1000 0.0200
Bca di Roma 79.6000 -0.4000 48.7000 45.0000 0.4200 0.0100
Benetton 74.0000 -0.4600 50.7000 49.4000 0.7200 -0.0500
Comit 99.3500 2.5500 66.2000 48.0000 1.4200 0.8400
Compart 68.5000 -1.7800 47.8000 45.5000 1.4500 -0.2200
Credit 86.5400 -0.4700 54.0000 46.7000 0.8200 -0.1300
Edison 67.2000 -1.6000 50.5000 49.8000 1.3800 -0.1500
Eni 65.2000 -1.0000 49.0000 42.1000 1.0900 -0.2300
Fiat 82.2500 0.5300 55.6000 46.2000 1.0400 0.2400
Fondiaria 52.5000 -2.0000 48.0000 55.5000 1.7000 -0.1000
Generali 90.0000 1.0600 57.6000 36.8000 0.8700 0.1900
Hdp 56.9200 -2.0400 47.0000 48.2000 1.1200 -0.2600
Imi 78.0000 -0.8000 53.0000 43.7000 1.0900 0.0000

Ina 71.3000 -1.9000 47.0000 42.0000 1.3000 -0.2000

Italgas 56.7000 -2.3000 50.0000 46.3000 1.3700 -0.1600

Mediaset 73.0000 0.2500 52.0000 31.8000 0.5400 -0.0400

Mediobanca 61.9000 -0.7000 52.0000 48.8000 1.3000 0.0400

Montedison 66.3000 -1.7000 48.7000 39.0000 1.0500 -0.1400

Olivetti 98.7000 1.7000 65.0000 47.3000 0.8700 0.5300


Parmalat 62.0000 -0.2300 53.7000 44.7000 1.0500 0.3500
Pirelli Spa 57.9000 -1.2300 49.4000 41.7000 1.0500 -0.2200
Ras 62.5000 -2.7400 48.3000 45.0000 1.4000 -0.2300

Rolo Bca 147 82.0000 0.7000 53.7000 45.1500 1.3100 0.1000

Saipem 34.0300 -2.5000 42.7000 38.0000 0.8800 -0.2900

San Paolo To 85.3300 -0.5800 53.3000 47.0000 1.6000 0.0300


Telecom Ita 69.3000 0.1700 56.0000 41.1000 1.5000 0.1800

Tim 86.0000 1.6600 60.0000 43.7000 1.3400 0.3000

Autore SALVATORE GUARINO Cap 6 - Momentum.doc -8-


Legenda
• Stocastici: indicano il posizionamento del prezzo rispetto al massimo e al minimo del periodo considerato.
Tra 0 e 20 - titolo ipervenduto. Tra 80 e 100 - titolo ipercomprato
• Macd: misura la differenza tra la media mobile a 12 giorni e la media mobile a 26 giorni; segnale di
acquisto :
sopra lo zero; segnale di vendita : sotto lo zero.
• Rsi: sintetizza il rapporto tra le medie delle chiusure al rialzo e la media delle chiusure al ribasso;
Tra 0 e 30 - titolo ipervenduto. Tra 70 e 100 - titolo ipercomprato
• Volatilità: esprime in forma percentuale la deviazione standard delle performance giornaliere del titolo;
più è alta la volatilità e più elevato è il rischio per l'investitore, così come è appetibile per lo speculatore.
• Beta: indica la volatilità del titolo rispetto a quella del mercato ;
un beta maggiore dell'unità evidenzia un titolo aggressivo che tende ad amplificare I movimenti dell'indice,
un beta minore dell'unità evidenzia un titolo difensivo che tende ad attenuarli.
• Alpha: esprime la forza media del titolo rispetto al mercato;
esempio: una alpha uguale a 0.5 evidenzia la capacità dell'azione di spuntare una performance giornaliera
dello 0.5 con un Mibtel invariato.
(tratto da IOL INVEST)

Bibliografia: Di Lorenzo: Guadagnare in borsa.. IlSsole 24 ore


Pring M. Technical Analysis Explained- Mac Graw Hill
Edwards R.D. Technical Analysis of Stocks Trends- Magee j Boston

Aggiornato al 12/99

Autore SALVATORE GUARINO Cap 6 - Momentum.doc -9-


Documento prodotto da: SGuarino @ Path: C\Finanza\Corso Anal. Tecn.\Globalizzazione .doc. – Marzo 98 Pagina 1 di 3

La legge della Globalizzazione


(Corso di Analisi Tecnica –7)

L’analisi tecnica induce l’analista a esaminare esclusivamente gli aspetti grafici del
mercato: prezzo, volume. L’interpretazione di grafici e indicatori deve essere, per definizione,
circoscritta al solo mercato d’interesse, qualunque esso sia, in base al presupposto che il suo
andamento sconti ogni possibile informazione disponibile. La tendenza del mercato azionario è
influenzata dall’andamento delle quotazioni obbligazionarie. E’ difficile immaginare che un
analista azionario riesca a svolgere efficacemente il proprio compito senza
tenere in considerazione l’andamento delle quotazioni obbligazionarie.
Queste, in effetti, svolgono il ruolo di indicatore anticipatore del mercato
azionario. Questo approccio, in effetti, ridefinisce il significato di indicatore
tecnico: invece di concentrare esclusivamente l’attenzione sugli aspetti
interni, bisogna dedicare altrettanto impegno all’analisi degli aspetti esterni.
Il mercato obbligazionario risulta fortemente influenzato da quello delle
materie prime. L’analisi tecnica delle quotazioni obbligazionarie risulta incompleta senza l’esame
del mercato delle materie prime. Data la stretta relazione esistente fra prezzi delle materie prime e
mercato obbligazionario, l’analisi tecnica del secondo non può prescindere dall’analisi tecnica del
primo.
L’andamento del dollaro influenza la tendenza delle materie prime. L’analisi tecnica di ciascuno dei
quattro settori finanziari (valute, materie prime, obbligazioni, azioni) dovrebbe sempre prevedere
l’esame degli altri tre, a causa della loro reciproca interdipendenza.
Ogni mercato locale subisce l’influenza di quanto accade nei rispettivi mercati esteri. Se, per
esempio, la maggior parte dei mercati obbligazionari esteri si orienta a ribasso, è assai difficile che
uno specifico mercato domestico possa mantenere a lungo il proprio orientamento rialzista. Il
ribasso dei mercati obbligazionari, per esempio, esercitando un influenza negativa sui rispettivi
mercati azionari, determina una tendenza globale al ribasso per questi ultimi.

Il ruolo dell’analista
L’analista, quindi, deve prendere in considerazione le relazioni esistenti fra i mercati finanziari sia a
scala locale, sia a scala globale. Ignorare l’esistenza e le principali caratteristiche delle relazioni fra
mercati significa rinunciare a consultare un’inesauribile fonte di interessanti e vantaggiose
informazione. E’ compito dell’analista individuare tutte le forze che possono esercitare qualche
influenza sul mercato al quale si è interessati. Non è possibile analizzare un mercato senza tenere in
considerazione l’andamento degli altri. Gli analisti devono prestare attenzione agli eventi che si
producono in ogni mercato, valutandone le possibili ripercussioni sia a scala locale, sia globale.
Gli strumenti più adatti per consentire questo obiettivo sono quelli offerti dall’analisi tecnica, in
particolare quelli orientati ai movimenti di prezzo (trendline, supporto e resistenza, medie mobili
oscillatori). Per questa ragione gli analisti tecnici dovrebbero rappresentare gli sviluppatori ideali di
questo metodo:
Il mercato dei futures ha caratterizzato lo sviluppo dell’innovazione finanziaria nel corso degli anni
’70 e ’80. Nati sul mercato delle materie prime, il loro impiego si è presto diffuso su tutti i settori
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finanziari. L’analisi delle loro fluttuazioni di prezzo, anche su base infragiornaliera, ha contribuito
in modo significativo a diffondere tra gli operatori una maggiore consapevolezza delle relazioni
presenti fra i diversi settori finanziari.
Dall’analisi dei grafici mensili si può notare che le differenze sono impercettibili. Se si osservano
grafici giornalieri o intra-day, è possibile invece rilevare alcune differenze tra futures ed attività
sottostanti. Le quotazioni di futures presentano infatti una maggiore volatilità ed un lieve anticipo
temporale rispetto all’andamento delle attività sottostanti.

L’importanza delle materie prime


Le materie prime svolgono un ruolo chiave nel contesto generale delle interrelazioni fra mercati. Il
motivo di tanta perseveranza trova giustificazione nella scarsissima consapevolezza della sua
importanza tra gli operatori. Il maggior contributo offerto dall’analisi delle interrelazioni consiste
proprio nel segnalare la rilevanza del rapporto esistente fra materie prime e mercato
obbligazionario.
Stabilendo questo legame, che rappresenta il fulcro di tutto il sistema, le materie entrano in
relazione anche con il mercato valutario e con quello azionario. L’analisi di ciascuno dei tre
mercati mobiliari risulta incompleta se prescinde dall’esame delle tendenze dei prezzi delle materie
prime, a causa del loro impatto inflazionistico. La correlazione generalmente negativa espressa
dall’andamento delle materie prime rispetto ad obbligazioni, azioni e dollaro, fa assumere a questo
settore il ruolo di specifica categoria di attività, rendendone possibile l’impiego ai fini di una più
efficace ripartizione del portafoglio, in termini d’effettiva diversificazione.

Il ruolo dell’informatizzazione.
L’orizzonte degli operatori e degli analisti si è notevolmente ampliato negli ultimi due decenni,
principalmente a causa del contributo offerto dall’informatica e delle telecomunicazioni. Fino a
dieci anni fa, la maggioranza degli operatori non si curava di ciò che accadeva sui mercati esteri.
Oggi molti operatori iniziano la propria giornata osservando la chiusura dei mercati asiatici,
continuando poi a fissare minuto per minuto, fino alla sera l’andamento dei principali mercati
internazionali.
Possiamo senz’altro affermare che dall’inizio degli anni ’70 molto è cambiato sui mercati finanziari
e molto è cambiato nel modo di analizzare l’andamento. È probabile che la tendenza alla
globalizzazione possa autoalimentarsi, spingendo nella direzione di una crescente integrazione.
La reattività dei mercati è aumentata poiché le reazioni degli operatori sono divenute quasi
istantanee grazie al supporto dell’informatica e delle telecomunicazioni. Un ribasso del mercato
azionario americano, per esempio, si ripercuote immediatamente sul mercato giapponese, che a sua
volta influisce negativamente sulla apertura del mercato europeo.
Lo sviluppo delle innovazioni finanziarie e tecnologiche è cresciuto parallelamente alla
consapevolezza e alla capacità degli operatori di analizzare l’andamento dei mercati. Rispetto a 20
anni fa, si sono determinati, quindi, notevoli cambiamenti. Se queste trasformazioni hanno
modificato le caratteristiche dei mercati, possiamo ritenere soddisfacenti i risultati ottenuti in base
all’analisi degli ultimi 20-25 anni. È più importante domandarsi se i principi e le relazioni
individuati saranno in grado di resistere alla prova del tempo. A quest’ultimo interrogativo si può
rispondere affermativamente.
L’analisi tecnica sembra attraversare una fase di crescita e di evoluzione. Mentre la sua diffusione e
popolarità aumentano, vengono individuate nuove applicazioni, oltre a quelle ormai classiche
riguardante l’analisi dei singoli mercati attraverso i grafici. Possiamo quindi affermare che l’analisi
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delle correlazioni presenti fra i vari mercati mondiali rappresenta un passo in avanti per l’analisi
tecnica.

Tutti i fattori decisivi per decidere

PRINCIPI APPLICATIVI
• Esiste una forte correlazione tra i vari mercati.
• Nessun mercato si muove indipendentemente dagli altri
• È necessario analizzare congiuntamente i mercati che presentano andamenti correlati
• Per compiere l’esame dell’interrelazioni presenti fra i mercati si utilizzano gli strumenti classici
dell’analisi tecnica
• L’analisi delle correlazioni esistenti fra i mercati costituisce una nuova dimensione applicativa
dell’analisi tecnica tradizionale
• I quattro settori da analizzare sono: valute, materie prime, obbligazioni, azioni.

RELAZIONI PREDOMINANTI
• Il dollaro USA e l’oro si muovono generalmente secondo un andamento opposto
• Il dollaro e l’indice CRB futures si muovono generalmente secondo un andamento opposto
• L’andamento dell’indice CRB futures è generalmente anticipato da quello dell’oro
• L’andamento dell’indice CRB futures e le quotazioni obbligazionari si muovono generalmente
secondo un andamento opposto
• Il mercato azionario e quello obbligazionario si muovono generalmente secondo un andamento
analogo
• I mercati azionari sono generalmente anticipati da quelli obbligazionari
• L’andamento dei mercati finanziari locali è integrato con quello dei mercati internazionali
• L’andamento di alcuni settori dell’azionario (petrolio, oro, ecc.) risulta influenzato dalle materie
prime sottostanti
• L’andamento di alcuni settori dell’azionario (finanziario, utilities) risulta influenzato dalle
quotazioni obbligazionarie

Bibliografia: Financial Advisor


Documento prodotto da:SGuarino@ Path:C\Finanza\Anal.Tecnica\Psicol. Dell’invest..doc. –Marzo 98 Pagina 1 di 4

Psicologia dell’Investimento Azionario


(Corso di Analisi Tecnica-8)

opo aver appreso le nozioni base dell’analisi tecnica è bene porre l’attenzione su alcuni fattori
D che nell’ambito dei mercati finanziari risultano particolarmente attinenti alla psicologia, sia essa
individuale che di gruppo.
Indipendentemente dalle caratteristiche operative dell’individuo che si cimenta con i mercati
finanziari, sia che si tratti di un trader professionista sia di un risparmiatore meno esperto, di uno
speculatore o di un cassettista, la disciplina assume sempre un ruolo di primaria importanza. Per
disciplina si intende la capacità di mantenere un equilibrio psicologico mediante il self-control, il
possesso di una metodologia mentale ed operativa atta a permettere di conservare l’obiettività e la
razionalità anche nei momenti più difficili, questo naturalmente oltre che ad una competenza specifica
e settoriale.

Tra paure ed avidità


L’equilibrio dell’investitore può essere turbato da fattori sia interni che esterni. Essi fanno si che il
nostro stato emotivo oscilli tra due estremi altrettanto pericolosi. Da un lato la paura e dall’altro la
presunzione ed avidità (fear and greed), paura d’incorrere in perdite da una parte ed eccessiva
confidenza con i mercati dall’altro. Questi due fattori li si può vedere rispecchiati nei listini di borsa e
negli andamenti dei mercati, poiché le fluttuazioni dei prezzi sono fortemente influenzate dalle
speranze e dalle paure degli investitori.
Nell’attività di chi opera in borsa è bene prefiggersi come meta da raggiungere una condizione di
stabilità ed equilibrio psicologico approssimativamente posizionata a metà tra i due estremi suddetti.
Nel concetto di paura vengono ricompresi una molteplicità di stati emotivi quali l’ansia, il panico,
l’ira e l’ostilità, stati d’animo che frequentemente ci fanno agire come non vorremmo o non
dovremmo, la paura sui mercati finanziari si diffonde facilmente come del resto ogni condizione di
panico ed è facile perdere la razionalità sopravalutando una situazione magari solo di allarme (tipico
caso di panic selling).
Sui mercati finanziari le paure possono inoltre manifestarsi con differenti tipologia; la paura che un
ribasso possa non avere mai fine (never-ending bear market), o altresì molto frequente la paura di
rimanere esclusi da un affare o come si usa dire di perdere il treno.
In genere sono tutte situazioni nelle quali si offusca la realtà o quanto meno ci appare in maniera
distolta. A volte si rifiuta di accettare le cattive notizie prediligendo quelle buone, si sminuisce
l’entità delle prime esaltando quelle delle seconde, si rifiuta di accettare la realtà.
Soprattutto nella economia e nella finanza una superficialità del genere può essere causa di gravi
errori, bisogna saper valutare ogni notizia con estrema obbiettività, attribuendole il giusto peso e la
giusta rilevanza.
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Altrettanto pericoloso è l’estremo opposto, cioè quello dell’ingordigia associata alla presunzione
(questo è il significato anglosassone di ‘greed’). Questa combinazione di eccessiva confidenza con il
mercato e del desiderio di fare grandi guadagni in poco tempo ha portato al tracollo svariati trader
specialmente negli ultimi anni con l’avvento dei prodotti derivati quali i futures.
Operativamente la presunzione può portare l’investitore a cadere nella trappola così detta della
‘piramide’, meccanismo che ci porta ad essere vittime del nostro stesso successo, ad incrementare
sempre di più l’entità degli investimenti forti dei guadagni riscontrati, fino al punto che un
investimento non andato a buon fine comporterà delle perdite sproporzionate rispetto ai guadagni
ottenuti.
È questa una situazione nella quale si perde la razionalità e l’ingordigia di denaro assieme al miraggio
di forti guadagni non ci permettono di vedere la possibilità di sbagliare, si chiama ‘struttura a
piramide’ appunto perché ad ogni successo si incrementa la somma investita e quindi l’esposizione
al rischio.
Quando il successo non è controllato cela il seme del fallimento, comincia ad emergere l’euforia ed
una certa sensazione di invincibilità, rischi sempre più grandi e decisioni sempre meno accurate coglie
evidenti danni che ne possono derivare. Il successo sui mercati finanziari va concepito come una casa
costruita mattone dopo mattone, giorno dopo giorno, evitando di cedere alla scorciatoia dei
prefabbricati. Alcuni dei grandi trader sono ben a conoscenza di questo fattore emotivo, e a seguito
di una rilevante serie di successi si allontanano dal mercato per un certo periodo al fine di raccogliere
le idee e riacquistare la razionalità che stavano perdendo. Quando a lungo non si commettono errori
il rischio è quello di abbassare la guardia a causa dell’eccessiva sicurezza.

A metà tra l’investimento ed il gioco d’azzardo


Focalizziamo, ora, l’attenzione sulle motivazioni che possono spingere l’individuo a investire capitali
in borsa. La motivazione in questo senso è interpretabile come l’insieme dei fattori o motivi che
stanno alla base del comportamento, lo sollecitano e l’orientano in determinate direzioni. Da un
punto di vista generale l’idea associata al tema della motivazione è dunque quella dell’obiettivo, del
traguardo, della meta che rappresenta l’esito dell’agire. Appare subito evidente che lo scopo primario
di chiunque investa del denaro è quello di ottenere a fronte di un rischio un rendimento. È necessario
però compiere un passo avanti in questa interpretazione in quanto a volte quello che parrebbe un
semplice desiderio rappresenta in realtà un bisogno di investire legato ad un fattore inconscio che
permette all’investitore di aver qualcosa in cui sperare al quale poter attaccare i propri sogni.
A volte l’uomo che si cimenta con i mercati finanziari è paragonabile ad un individuo che sale su di
un treno ancor prima di sapere dove andrà. Proprio come nell’incallito giocatore d’azzardo anche
nell’investitore sempre più spesso si riscontrano comportamenti patologici che lo portano ad operare
freneticamente, l’assuefazione porta infatti ad operare senza riflettere.
Sempre più spesso i mercati finanziari vengono paragonati ai casinò oppure alla droga: situazioni
nelle quali è evidente una condizione di vizio e di dipendenza.
Il pericolo per questi, particolari malati, viene tra l’altro dalla legittimità del mercato in quanto se dal
gioco d’azzardo possono derivare complessi di colpa così non è per i mercati finanziari dove il
piacere sembra essere lecito. Analizzando sinteticamente la personalità del giocatore d’azzardo
deduciamo che:
1. Il giocatore abitualmente corre rischi
2. Il giocatore preclude ogni altro interesse
3. Il giocatore è pieno di ottimismo e non impara mai dalle perdite
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4. Il giocatore non si ferma mai né quando vince né quando perde


5. Malgrado la cautela iniziale, in seguito il giocatore rischia somme sempre più alte
6. Si prova una sensazione piacevole-dolorosa (brivido) tra il momento della scommessa e del
risultato del gioco
La personalità del giocatore d’azzardo così delineata è pienamente adattabile all’investitore
patologico, anch’egli carico di ottimismo nelle operazioni rischia smodatamente. A livello
psicologico a rendere il gioco tanto eccitante e coinvolgente è l’alternanza di sentimenti opposti che
vanno dall’angoscia all’esaltazione onnipotente di vittoria.
Nelle speculazioni sui mercati finanziari si trovano quindi, sebbene meno palesi, le caratteristiche del
gioco d’azzardo; cioè sono giochi legati almeno parzialmente al caso, si svolgono in contesti
caratterizzati da incertezza, contesti nei quali il livello di informazione spesso è molto basso e
mancano elementi favorenti una decisione piuttosto che un altro.
È proprio questa incertezza che rende l’investimento o il gioco d’azzardo appassionanti, creando uno
stato di tensione continua che provoca un intensa eccitazione tanto da divenire attivante nella vita
della persona.

Il concetto di gruppo
La casa da gioco, come i mercati finanziari, è una situazione di gruppo che ha una funzione di
contenitore protettivo ma funge anche da sprone verso determinati comportamenti collettivi. È
psicologicamente dimostrata l’importanza del gruppo nell’assunzione di atteggiamenti a rischio. Si
sostiene che i gruppi tendano a prendere decisioni più rischiose perché c’è qualcuno con cui dividere
il peso della responsabilità. La propensione al gioco d’azzardo era addirittura interpretata da Freud
come un atto autodistruttivo, un desiderio inconscio di perdere; la perdita in quanto punizione riduce
il senso di colpa e domina l’angoscia da esso derivante.
Riteniamo quindi che sia di fondamentale importanza lo sforzo dell’investitore nell’eliminare
dall’operato tutte quelle componenti di carattere psicologico che in una maniera o nell’altra vanno ad
alterare una situazione di equilibrio, per questa ragione sono molto diffusi i trading system ossia le
modalità operative dettate da macchine che hanno il gran vantaggio, almeno in questo caso, di non
pensare, ma prendere delle decisioni in funzione di parametri e valori da noi impostati.
Oltre a questo utilissimo appoggio ricordiamo che un buon operatore ha sempre le strategie ben
chiare; non opera mai senza utilizzare stop-loss e stop-profit, tendenzialmente lascia correre i profitti
tagliando le perdite, ma è altresì capace di accompagnare i mercati bull prendendo profitti.

Bibliografia: Financial Advisor


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Psicologia dell’Investitore: Anticipare la massa


(Corso di Analisi Tecnica –9)

ello scorso documento (n. 8) trattando argomentazioni riguardanti la psicologia

N dell’individuo, si è visto come sia difficile per l’investitore mantenere una razionalità e
obiettività di pensiero. Questo perché, spesso, sopraggiungono alterazioni nell’equilibrio
psicologico, diviene quindi un’arma vincente saper dominare le proprie emozioni ancor prima del
mercato. È necessario porre ora l’attenzione sulle dinamiche retrostanti le informazioni che
animano i mercati e sulle modalità con le quali gli investitori le recepiscono e le rielaborano.
Come Keynes sosteneva, i mercati raggiungono l’efficienza nel momento in cui i prezzi riflettono
accuratamente il loro valore fondamentale (inteso come la sommatoria scontata del flusso di
dividenti futuri attesi). In realtà, però, non è difficile riscontrare come la volatilità delle attività
finanziarie osservata sui mercati reali sia superiore a quella ipotizzabile attraverso variazioni delle
aspettative razionali. Ne deduciamo, quindi, che la quantità di informazioni che arrivano
quotidianamente sui mercati è relativamente scarsa rispetto alla variabilità dei prezzi riscontrata.
Di conseguenza, la teoria economica tradizionale ha difficoltà a spiegare determinate oscillazioni di
valori. Questo vuoto si riflette nell’incrementarsi delle difficoltà nel prendere decisioni anche in
contesti in apparenza banali.

Né deriva che il valore di un titolo dipende in buona misura dall’opinione che la gente ha su di esso.
Le variazione di prezzi sono quindi dovute, oltre al flusso di dividendi attesi, anche a tutte quelle
informazioni meno direttamente correlate con la borsa, come quelle di carattere politico, piuttosto
che le notizie derivate dai media e le reazioni di carattere psicologico della massa che investe.

Fattori economici e non: due famiglie di investitori


Si possono quindi delineare due tipologie di investitori: la prima è rappresentata dalle persone che
associano le oscillazioni dei prezzi alle fondamenta economiche sottostanti ad esse, la seconda
comprende gli investitori che considerano i prezzi di mercato meno correlati a fattori economici e
maggiormente a fattori di tipo psicologico.
Da questi due atteggiamenti derivano due investitori differenti: il primo utilizzerà elementi
puramente economici per effettuare strategie e prendere decisioni, il secondo darà maggior peso a
conoscenze psicologiche. Vi è comunque un’attività mentale di carattere cognitivo comune a tutti;
ossia il tentativo di cercare di anticipare la realtà. Vivendo in uno stato di aspettativa (di nuove
informazioni) è normale che si sviluppi una predisposizione psicologica ad accoglierle ed
interpretarle.
Quindi la forza ‘dell’aspettativa’ gioca un ruolo importante sia nell’interpretazione che nella
reazione ad esse. A volte si incorre nell’errore di giudicare eventi futuri attraverso le informazioni
che si ha sui medesimi eventi accaduti in passato o, altresì, giudicare situazioni in funzione di altre
simili che si sono potute osservare.
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È data per scontata, del resto, l’impossibilità di ottenere un informazione completa sotto tutti gli
aspetti riguardo ad un dato mercato o un dato bene. Da qui l’importanza di saper gestire il flusso di
informazioni, seppure incomplete ed a volte distorte.
Ogni persona che ha a che fare con un problema deve prendere una decisione e per farlo è richiesta
un’attività mentale che sappia mettere a confronto tutti gli elementi assorbiti, rielaborarli,
classificarli in ordine di importanza secondo l’opinione che l’individuo ha in merito.
Ogni input viene rivestito di un valore favorevole o sfavorevole, a seconda che sia in linea con la
personale opinione che ciascuno si forma.
Questo processo di rielaborazione dati continua finché non si è raggiunto il massimo livello di
know-how. Da qui nascono nella maggior parte dei casi le opinioni personali e ne derivano le scelte
per risolvere i problemi attuali e per fare previsioni in merito a quelli futuri.
Ogni individuo utilizza questa ricerca del vero, del giusto, e ognuno entra a far parte così di una
grande comunità composta da tutti gli altri membri che riflettano ed agiscono come lui sullo stesso
oggetto.
Lo scopo comune a tutti è quello di raggiungere il successo delle proprie previsioni e questo sui
mercati finanziari significa soprattutto guadagnare.

Il meccanismo delle influenze sociali


Tornando alla maniera di trattare le informazioni, sebbene questa sia uguale per tutti, le previsioni
che ne scaturiscono divergono tra loro.
Questi perché, come si è detto, non viene attribuita la stessa valenza agli elementi processati. Esiste
inoltre un fenomeno capace di pilotare le decisioni individuali conformandole a quelle del gruppo.
Si tratta del meccanismo ‘delle influenze sociali’ secondo il quale le opinioni individuali tendono a
coincidere con quelle della massa.
La spiegazione psicologica di questo fenomeno è insita nel fatto che il gruppo è percepito come una
unità omogenea formata da una moltitudine di idee e di comportamenti accettati dalla maggioranza.
Il modello concettuale comune si evolve e si sviluppa perché i membri del gruppo tendono a
costruirsi rappresentazione che siano coerenti con i valori comuni.
Questo meccanismo spontaneo
Tendenza Integrativa di normalizzazione e conformità
forza i membri ad allinearsi tra di
loro e con l’opinione dominante,
Come il confronto tra Rialzisti e ribassisti indipendentemente dal fatto che
genera il livello del prezzo la si ritenga giusta o meno. Nella
fattispecie dei mercati finanziari
questo fattore contribuisce ad
aumentare la volatilità dei prezzi
in quanto aumenta la forza dei
Area Gr:Ribassista movimenti in corso.
Gruppo Rialzista
Coesistenza TEMPO
In mercati Orso ci si allinea
facilmente con l’opinione
Operativamente è più redditizio seguire idee diffuse, piuttosto ribassista dominante, è una
che cercare di affermare le proprie, per quanto valide situazione nella quale a favore
del conformismo si perde o
quanto meno si mette in secondo piano la propria oculatezza, si esalta il valore dell’opinione
dominante minimizzando quello della propria.
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Sotto l’aspetto psicologico la motivazione risiede nel fatto che quando si è in disaccordo con gli
altri (nella fattispecie quando si è contro il mercato) si prova una sgradevole tensione chiamata
‘dissonanza cognitiva’ che si cerca di eliminare o ridurre. In realtà se l’individuo ha paura di
perdere del denaro, ne ha molta di più di farlo da solo; trovandosi in difficoltà o sbagliando non
avrebbe nessuna scusante per i propri errori; invece nel gruppo il senso di colpa sarebbe minore in
quanto diviso con gli altri.
È quindi quì che possiamo trovare una spiegazione al quesito che ci siamo posti inizialmente; ossia
perché spesso le oscillazioni dei prezzi non possono essere adeguatamente spiegate con delle
motivazioni di carattere fondamentale, o almeno non solo con quelle, perché la psicologia delle
masse tende ad aumentare in maniera esponenziale quelli che possono essere considerati i
movimenti naturali dei mercati.
Facendo ora un passo avanti possiamo evidenziare il fatto che la necessità di appartenere ad un
gruppo aumenta nel momento in cui ci si sente in pericolo; considerando che i mercati finanziari
sono un campo molto fertile per l’insorgere di minacce, le situazioni di aggregazione spontanea
sono assai frequenti. In borsa il trend in questo senso funziona come un catalizzatore, influenza il
gruppo spinge e genera le sue opinioni.

Come procede il ciclo del gruppo


Nella globalità dei mercati finanziari coesistono svariati gruppi ognuno dei quali con differenti idee.
Ogni gruppo nasce e muore attraverso il cosiddetto ‘ciclo vitale del gruppo’ composto dalle fasi di
crescita-maturità-declino.
Gruppi rialzisti e gruppi ribassisti, seppur coesistendo, mostrano un’alternanza nelle fasi di crescita,
maturità e declino dei propri ideali e ne deriva uno speculare alternarsi sui mercati delle fasi Toro e
Orso.
Ciò è tra l’altro intuitivo in quanto se il mercato presenta condizioni adatte al formarsi di
convinzioni rialziste, simultaneamente implicherà il declino di coloro che hanno idee contrapposte.
Altresì logico è il riflesso di tale movimenti sui prezzi: essi salgono quando prevalgono i gruppi
rialzisti e scendono quando prevalgono i gruppi ribassisti.
Operativamente parlando, questi concetti ci possono tornare utili. Capite le dinamiche retrostanti le
psicologie dei gruppi, difficilmente si andrà contro mercato, ma si cercherà di abituarsi a seguire i
trend anche nel momento in cui il punto di vista personale non è perfettamente concorde.
Anche nell’analisi tecnica, del resto, la psicologia gioca un ruolo importantissimo. È un codice
comune a tutti gli analisti che fa sì che alla rottura di una figura o di una trendline, il mercato si
porti spesso esattamente sul target price della figura stessa.
Questo perché, essendo la decodificazione del segnale comune al maggior parte degli analisti, anche
l’obiettivo è spesso comunemente atteso. Al momento del break, gli analisti che accompagnano il
movimento generatosi assieme alle masse che lo seguono, spesso inconsciamente, determinano il
sempre più frequente successo dell’analisi tecnica.
Di fondamentale importanza l’ausilio dei ‘tradingsystems’, macchine capaci di prendere decisioni
basate sull’andamento dei prezzi eliminando totalmente ogni componente di carattere psicologico o
cognitivo.
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Investire sereni in dieci mosse


1. Il mercato ha sempre ragione, inutile intestardirsi su idee di investimento smentite dai fatti e dai
prezzi
2. Seguire il trend, a meno che non si abbiano obiettivi di lungo termine
3. Usare gli stop loss e gli stop profit. Una grossa perdita è la prima cosa da evitare
4. Lasciar correre i profitti (almeno dove c’è visibilità di utili futuri) e tagliare le perdite
5. Stabilire delle regole e rispettarle (per esempio come quella che segue). Se ci si lascia prendere
la mano si rischia di perderle di vista
6. Mai impegnarsi oltre le proprie possibilità. Il rischio, pesantissimo, è di indebitarsi senza quasi
accorgersene
7. Siate flessibili, perché comunque ogni situazione ha bisogno di un analisi specifica
8. Nelle fasi di incertezza è preferibile astenersi. Investire non è un obbligo, bisogna saper dir di no
e mettersi alla finestra in attesa di chiarirsi le idee
9. Mai investire basandosi su speranze. Meglio appoggiarsi sui fatti. E che siano molto concreti.
Questo vale anche se si impiega l’analisi tecnica
10. Diversificare: resta pur sempre la più efficace ricetta per attenuare il rischio complessivo di un
portafoglio titoli

Bibliografia: Financial Advisor

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