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Gianluigi Maccabiani
con la collaborazione di Silvia Stampatori
SISMICA IN LOMBARDIA
L’attività di controllo sul progetto
e sull’esecuzione
Quadro degli adempimenti e delle modalità di controllo per
la presentazione e la gestione delle pratiche sismiche in Lombardia
Gianluigi Maccabiani
con la collaborazione di Silvia Stampatori
SISMICA IN LOMBARDIA
L’attività di controllo
sul progetto e sull’esecuzione
Silvia Stampatori
Ingegnere civile con esperienza nella progettazione strutturale di edifici e opere infrastrutturali,
con la specializzazione nei calcoli strutturali per l’ingegneria sismica applicata alle nuove
costruzioni e agli interventi sui fabbricati esistenti. Nella libera professione, a partire dal 2014,
ha dedicato la sua attività all’approfondimento della disciplina delle opere strutturali
e agli aspetti applicativi delle più recenti Norme Tecniche per le Costruzioni, anche svolgendo
l’esame delle pratiche sismiche a fini autorizzativi in diversi comuni lombardi.
L’Autore e l’Editore declinano ogni responsabilità per eventuali errori e/o inesattezze relativi alla elaborazione
dei testi normativi e per l’eventuale modifica e/o variazione degli schemi e della modulistica allegata.
L’Autore, pur garantendo la massima affidabilità dell’opera, non risponde di danni derivanti
dall’uso dei dati e delle notizie ivi contenuti.
L’Editore non risponde di eventuali danni causati da involontari refusi o errori di stampa.
Indice
APPENDICE I: Check-list per il controllo formale delle pratiche sismiche ................... »168
APPENDICE J: Riscrittura degli articoli del DPR 380/2001 interessati dal trasferimento
di funzioni ............................................................................................ »170
Rientrano nell’ambito di applicazione della legge i lavori di cui all’articolo 93 comma 1, del DPR
380/2001 relativi a opere pubbliche o private nelle zone dichiarate sismiche ai sensi dell’artico-
lo 83, comprese le varianti in corso d’opera influenti sulla struttura, definite secondo l’allegato D
della DGR 5001/2016.
Nei comuni in zona 3 e 4 è previsto l’obbligo di deposito, preventivo all’inizio dei lavori, del pro-
getto accompagnato dalla documentazione minima di cui all’allegato E della DGR 5001/2016.
Per i comuni in zona 2 scatta in aggiunta l’obbligo di autorizzazione sismica preventiva all’inizio
dei lavori.
Luglio 2014
Aggiornamento delle zone sismiche in Regione Lombardia (11/07/2014 – DGR n. X/2129).
Ottobre 2014
Differimento del termine di entrata in vigore della nuova classificazione sismica del territorio lom-
bardo (10/10/2014 – DGR n. X/2489).
Ottobre 2015
Ulteriore differimento del termine di entrata in vigore della nuova classificazione sismica del terri-
torio (8/10/2015 – DGR n. X/4144).
La regione aggiorna la classificazione sismica, a distanza di circa 8 anni dalle previsioni statali
contenute nell’ordinanza 3519/2006. Ogni comune della regione è stato classificato in base al va-
lore di accelerazione massima prevedibile per il punto più a rischio sul suo territorio amministra-
tivo, secondo il reticolo nazionale stabilito nelle norme tecniche.
La regione ha attribuito le zone con il criterio stabilito dall’ordinanza citata, e in particolare: in zo-
na 2 ha classificato i comuni che sul proprio territorio presentano nel punto più a rischio un’acce-
lerazione su suolo rigido (ag475) superiore a 0,15 g; in zona 3 compresa fra 0,05 e 0,15 g, e in zo-
na 4 inferiore a 0,05 g. Nessun comune è stato classificato in zona 1.
Ottobre 2015
Disposizioni in materia di opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche (12/10/2015
Regione Lombardia - Legge regionale 12 ottobre 2015, n. 33)
La legge è diventata operativa dopo la pubblicazione del Regolamento, a partire dal 10 aprile
2016 (vedi anche modifiche con legge 42 del 29/12/2015).
L’ambito di applicazione è rimandato alla legge nazionale, cioè all’art. 93 del DPR 380/2001: “Nel-
le zone sismiche di cui all’articolo 83, chiunque intenda procedere a costruzioni, riparazioni e so-
praelevazioni, è tenuto a darne preavviso scritto allo sportello unico […]”.
La regione si adegua alle prescrizioni nazionali (DPR 380/2001, e Corte Costituzionale 182/2006)
che prevedono per le zone 2 la procedura di “autorizzazione” dei progetti, anziché il semplice
controllo a campione.
La nuova legge regionale provvede ad assicurare il rispetto di due diversi obblighi, mediante l’at-
tivazione della casella: “La presente comunicazione/istanza ha valore anche ai sensi dell’art. 65
del DPR 380/2001”.
Marzo 2016
Approvazione delle linee di indirizzo e coordinamento per l’esercizio delle funzioni trasferite ai co-
muni in materia sismica, artt. 3, comma 1, e 13, comma 1, della l.r. 33/2015 (30/03/2016 – Regio-
ne Lombardia - DGR 30 marzo 2016, n. X/5001)
Le linee guida rappresentano il regolamento attuativo della nuova legge regionale e sono in vigo-
re dallo scorso 10 aprile 2016.
Maggio 2017
Legge di semplificazione 30/05/2017. All’art. 25 di tale legge sono previste modifiche alla legge
33/2015 (vale quindi ora il testo coordinato):
1. Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della Legge di semplificazione, sarà istituita procedura
speciale per gli interventi (e varianti) dichiarati “privi di rilevanza per la pubblica incolumità”.
Successivamente, però, con Legge Regionale 10 agosto 2017, n. 22 (BURL 14 agosto 2017)
sono stati abrogati i commi relativi a tali disposizioni, per conflitto con le disposizioni nazionali.
2. Si limitano i pareri tecnici regionali (sia facoltativo che obbligatorio) ai casi di edifici strategici
e/o rilevanti (classi d’uso IV e III).
3. Nei comuni in zona 3 e 4 i comuni “si limitano alla verifica della correttezza della procedura
di deposito e della rispondenza e completezza della documentazione presentata” (tale previ-
sione coincide con quella attualmente già in vigore e indicata nella DGR 5001, e rappresenta
quindi soltanto un completamento formale della legge).
4. Vengono esclusi dalla disciplina regionale gli interventi relativi agli edifici danneggiati dal si-
sma (oggetto di ordinanze statali) e quelli di competenza statale.
Agosto 2017
Con legge regionale 10 agosto 2017, n. 22 (BURL 14 agosto 2017) sono stati abrogati (prima del-
la loro effettiva entrata in vigore attraverso il regolamento attuativo) i commi 1-bis e 1-ter dell’arti-
colo 5, il comma 4-bis dell’articolo 10 e il comma 1-bis dell’articolo 13 della legge regionale 12 ot-
tobre 2015, n. 33, come inseriti dall’articolo 25, comma 1, lettere a), f) e g), della legge regionale
26 maggio 2017, n. 15. La Regione Lombardia si è dunque adeguata alla recente giurispruden-
za, secondo la quale le regole regionali non possono definire quali opere siano o meno soggette
all’art. 93 del DPR 380/2001 nazionale.
Si pone l’attenzione anche sui seguenti dispositivi nazionali, perché la legge regionale si basa su
di essi.
6.1. Relazione illustrativa e scheda sintetica dell’intervento (modulo 12 di cui all’allegato B “Li-
nee di indirizzo e coordinamento”);
6.2. Progetto architettonico (art. 93, comma 3, del DPR 380/2001), ove già depositato, sarà
sufficiente l’indicazione degli estremi di invio della documentazione;
6.3. Relazione di calcolo delle strutture (art. 65, comma 3, del DPR 380/2001 – cap. 10 N.T.C.
2008);
6.4. Fascicolo dei calcoli delle strutture portanti (art. 93, comma 3, del DPR 380/2001);
6.5. Elaborati grafici e particolari costruttivi delle strutture (art. 65 comma 3, art. 93, comma 3,
del DPR 380/2001 – cap. 10 N.T.C. 2008);
6.6. Relazione sui materiali impiegati (art. 65, comma 3, del DPR 380/2001 – cap. 10 e cap. 11
N.T.C. 2008);
6.7. Relazione sulle opere di fondazione (art. 93 del DPR 380/2001);
6.8. Piano di manutenzione strutturale (cap. 10 N.T.C. 2008);
6.9. Relazione geologica (par. 6.1.2. e 6.2.1. N.T.C. 2008 – cap. 4, Parte I, Allegato B della DGR
IX/2616 del 30/11/2011);
6.10. Relazione geotecnica (par. 6.1.2. N.T.C. 2008 e p.to C 6.2.2.5 Circolare esplicativa n. 617
del 2/02/2009);
6.11. Documentazione fotografica;
6.12. Elenco allegati.
Alla documentazione di cui sopra devono essere allegate le dichiarazioni dei professionisti, attestanti:
a) la conformità degli elaborati alla normativa vigente;
b) la redazione del progetto sulla base dei risultati degli studi geologici, geotecnici e sismici;
c) l’asseverazione del progettista in merito al rispetto delle norme tecniche per le costruzioni e
la congruità tra il progetto esecutivo riguardante le strutture e quello architettonico, nonché al
rispetto delle eventuali prescrizioni sismiche contenute negli strumenti di pianificazione territo-
riale e urbanistica;
d) il rispetto delle eventuali prescrizioni sismiche contenute negli strumenti di pianificazione terri-
toriale ed urbanistica;
e) il rispetto delle eventuali prescrizioni contenute negli strumenti di pianificazione di bacino;
f) la conformità dello stato dei luoghi a quello rappresentato nel progetto;
g) che i lavori non sono iniziati (asseverato anche dal direttore dei lavori);
h) la conformità degli elaborati geologici e geotecnici alla normativa vigente e l’avvenuta valuta-
zione delle condizioni di pericolosità geologica e geotecnica del sito interessato dalle opere.
Se la pratica viene presentata in forma cartacea, all’atto del deposito della documentazione il
SUE rilascia l’attestazione di avvenuto deposito; e deve controllare, contestualmente:
• “Completezza”: la pratica deve contenere tutta la documentazione prevista dall’Allegato E.
• “Coerenza”: i moduli devono essere compilati in modo coerente con gli interventi proposti in
progetto. Il controllo di coerenza corrisponde ai poteri/doveri del funzionario del SUE che rice-
ve la pratica.
• “Regolarità”: tutti i documenti devono essere firmati in originale dalle figure interessate.
Se la pratica viene presentata soltanto all’ufficio protocollo del comune, il rilascio dell’attestazio-
ne di avvenuto deposito (art. 7, LR 33/2015) non è possibile: la consegna non assume in questo
caso alcun valore, perché non è stata data la possibilità all’organo comunale di effettuare il dovu-
to controllo della documentazione.
Nei casi in cui i comuni siano dotati di una propria procedura telematica, questa può ritenersi va-
lida (in sostituzione della modalità cartacea) se garantisce le formalità previste dalla legge regio-
nale, e cioè se effettua automaticamente le verifiche di “completezza”, “coerenza” e “regolarità” e
il rilascio contestuale dell’attestazione di avvenuto deposito.
La proroga della modalità cartacea è stata anche dovuta alla previsione di studiare l’integrazio-
ne con le piattaforme telematiche comunali. Al momento, il deposito in modalità cartacea è pos-
sibile sino al 22 maggio 2018. Nelle zone 3 e 4, non è possibile iniziare i lavori senza l’attestazio-
ne di avvenuto deposito sismico.
Per le modalità di controllo relative ai punti 1, 2 e 3 sopra indicati si rimanda alla parte centrale
del presente documento.
L’autorizzazione sismica (o il diniego motivato) deve essere rilasciata entro 60 giorni. Il termine
dei 60 giorni può essere “sospeso” o “interrotto” con le modalità previste all’art. 6 della LR 1/2012.
I termini si interrompono una sola volta per la richiesta di chiarimenti o integrazioni e l’assegna-
zione di un termine di 10 giorni dal ricevimento della comunicazione per provvedere alla regola-
rizzazione; i 60 giorni “iniziano nuovamente a decorrere” (cioè ripartono dall’inizio) dall’avvenu-
ta regolarizzazione.
Nel caso di “opere ed edifici pubblici strategici o rilevanti ai sensi dell’Ord. 3274/2003 realizza-
ti dal Comune” (classi d’uso IV e III) è necessario un parere tecnico della regione, che viene
espresso in 30 giorni. Per la Lombardia, l’elenco di tali opere è riportato nel DDUO 19904/2003.
Durante i lavori dovranno essere eseguiti i controlli di accettazione dei materiali impiegati, nel
rispetto delle norme tecniche vigenti, da presentare qualora richiesti in occasione dei control-
li sull’esecuzione di cui alla DGR 30/03/2016, n. X/5001, allegato H. Le eventuali varianti in cor-
so d’opera influenti sulla struttura ai sensi della DGR X/5001, allegato D, nonché le opere non
comprese nel progetto depositato, dovranno essere depositate (e autorizzate, se in zona 2) pri-
ma della loro effettiva realizzazione. Anche le varianti “non influenti sulla struttura” dovranno es-
sere depositate, attivando l’apposita opzione presente nel modulo 1 (per le zone 2) e nel modu-
lo 2 (per le zone 3 e 4).
E) I controlli
Sia la regione che i comuni effettuano controlli (sistematici o a campione).
Controllo sistematico: soltanto gli interventi relativi a edifici strategici (classe d’uso IV) o rilevan-
ti (classe d’uso III) autorizzati nelle zone 2, sono soggetti a controllo sistematico, a cura del co-
mune di appartenenza.
Controllo a campione: per tutti gli altri interventi, è previsto il controllo a campione da parte dell’au-
torità competente comunale, ogni sei mesi:
– 10% per le opere in cemento armato o acciaio oltre i 5.000 mc;
– del 5% per le opere in cemento armato e acciaio al di sotto dei 5.000 mc;
– del 5% per le costruzioni in muratura;
– del 5% per gli interventi sul patrimonio esistente;
– del 5% per le altre tipologie di opere.
Per ciascuna categoria separatamente, è controllato almeno 1 intervento ogni sei mesi in ciascun
comune. La regione effettua controlli a campione soltanto sugli interventi (di qualsiasi tipo) auto-
rizzati dai comuni (quindi soltanto in zona 2).
Per le zone 2, i controlli sono relativi soltanto all’esecuzione e si effettuano mediante sopralluogo
obbligatorio in cantiere e richiesta qualora necessario dei certificati sui materiali, per “accertare la
sostanziale rispondenza” dei lavori effettivamente realizzati a quelli autorizzati.
Per le zone 3 e 4, nel caso di sorteggio, oltre al controllo di cantiere (non obbligatorio) come so-
pra, è previsto il controllo (obbligatorio) del contenuto del progetto; controllo che coincide con
quello per il rilascio dell’autorizzazione in zona 2:
1. completezza dei contenuti della documentazione presentata;
2. adeguatezza degli approfondimenti e delle verifiche condotte in relazione all’intervento rispet-
to alle norme tecniche per le costruzioni ed alla pericolosità geologica del sito nel rispetto delle
norme geologiche di piano;
3. congruità delle ipotesi e delle assunzioni progettuali in relazione all’intervento rispetto alle
norme tecniche per le costruzioni.
Il controllo (Allegato H, DGR X/5001) inizia con la comunicazione di avvio del procedimento: vie-
ne fissata la data del sopralluogo tra il 15° e il 30° giorno dalla data della comunicazione (il giorno
può essere concordato). Al sopralluogo partecipano il titolare del deposito (ovvero il suo delega-
to sismico), il progettista strutturale, il direttore dei lavori delle strutture e ogni altro professionista
competente in materia, scelto (se desiderato) dallo stesso titolare del deposito.
Nel corso del procedimento di controllo dei progetti depositati o soggetti ad autorizzazione o certi-
ficazione, l’ufficio competente può richiedere, per una sola volta, le integrazioni necessarie. Qua-
lora tali integrazioni non siano prodotte ovvero siano prodotte solo in parte o in modo non esau-
stivo rispetto a quanto richiesto, l’esito del controllo sarà negativo.
L’attività di controllo si conclude entro 60 giorni, con la comunicazione ai soggetti interessati
dell’esito finale del controllo documentale e, ove previsto, del sopralluogo, come da verbale ap-
positamente redatto.
F) Fine lavori
Completate le opere strutturali, il direttore dei lavori ne dà comunicazione allo Sportello Unico
dell’Edilizia (SUE) ed al collaudatore, che provvede ad effettuare il collaudo statico dell’opera.
Dovranno, pertanto, essere allegati alla documentazione:
a) La comunicazione attestante il completamento delle opere strutturali (“fine lavori”).
b) La relazione a strutture ultimate RSU, nel caso di opere di c.a., ai sensi dell’art. 65, comma 6,
del DPR n. 380/2001, normale e precompresso e a struttura metallica di cui all’art. 53 del DPR
n. 380/2001, entro 60 giorni dalla comunicazione di cui al punto a).
c) Il certificato di collaudo (ai sensi dell’art. 9, LR 33/2015, in tutti i casi).
Il certificato di collaudo statico “tiene luogo” dell’attestato di rispondenza dell’opera alle norme
tecniche per le costruzioni previsto all’articolo 62 del decreto del Presidente della Repubblica n.
380/2001. Prossimamente, la Lombardia potrebbe aggiornare la legge regionale adeguandosi al-
le modifiche introdotte alla norma nazionale (DPR 380/2001, art. 67) rendendo il collaudo non più
obbligatorio per le opere riguardanti “interventi locali e di riparazione”.
Nei procedimenti di gestione delle pratiche sismiche, “l’esame formale” (che costituisce l’istrutto-
ria della pratica per le verifiche di completezza, coerenza e regolarità) è riservato in genere ai tec-
nici comunali; tecnici che ufficialmente ricoprono specifico ruolo e assumono precise responsa-
bilità all’interno dell’organo di controllo. Viceversa, “l’esame tecnico” sul progetto è generalmen-
te affidato (nella seconda fase del procedimento) a tecnici specializzati nell’ingegneria delle strut-
ture e nella geologia.
Il “consulente strutturista” e il “consulente geologo” che svolgono l’esame tecnico sul progetto rila-
sciano un “parere tecnico” sulla base dell’esame degli elaborati progettuali e della loro congruen-
za col progetto architettonico e con gli strumenti urbanistici. In particolare, tale controllo fa riferi-
mento a quanto stabilito nell’allegato F e nell’allegato H per i casi di rilascio dell’autorizzazione in
zona 2 e per i casi di sopraelevazione e di controllo a campione sui progetti in zone 3 e 4; il con-
trollo è relativo alla completezza, adeguatezza e congruità dei contenuti del progetto.
È quindi giusto che i consulenti strutturista e geologo svolgano l’esame tecnico lasciando ai fun-
zionari comunali l’istruttoria di verifica formale, per ragioni giuridiche, perché le responsabilità
dell’organo comunale di controllo non sono demandabili in questo caso, perché prevedono mec-
canismi propri dei funzionamenti dell’ufficio tecnico e della pubblica amministrazione, e per ragio-
ni tecniche, perché il controllo formale è temporalmente contestuale all’atto di deposito, secondo
l’art. 7 della LR 33/2015. Resta ferma, comunque, l’attività dei consulenti per il “supporto esterno”
ai funzionari, nel caso in cui se ne rivelasse la necessità.
Rientra viceversa nell’esame tecnico del progetto (svolto dai consulenti nella seconda fase del
procedimento) il controllo di merito di alcuni moduli: modulo 8 (nel caso di sopraelevazioni), mo-
dulo 9 (dichiarazione del geologo), modulo 10 (dichiarazione dell’estensore della relazione geo-
tecnica), modulo 12 (relazione illustrativa e sintetica), con la seguente precisazione: tali modu-
li sono stati introdotti dalla norma regionale, così come chiesto dai rappresentanti dei professio-
nisti tecnici, con il duplice scopo di (1) aiutare i professionisti ad illustrare il loro lavoro rispettan-
do al meglio tutte le previsioni normative, e di (2) aiutare chi deve esaminare il progetto ai fini del
controllo tecnico; i moduli indicati non costituiscono quindi “elaborati progettuali” e non devono al-
lora, in generale, essere oggetto di specifiche richieste di integrazione o di modifica nella fase di
esame del contenuto tecnico; richieste che, viceversa, devono sempre essere riferite agli elabo-
rati progettuali.
È possibile tuttavia ipotizzare che, a seguito delle specifiche richieste di integrazioni o modifiche
sugli elaborati progettuali (disegni, relazioni, indagini geotecniche, ecc.), scaturisca anche la ne-
cessità, a cura del professionista, di modificare e ripresentare i moduli in coerenza con le modi-
fiche progettuali.
In appendice è riportato un esempio di check-list per la presentazione delle pratiche e per le indi-
cazioni da seguire per effettuare il relativo esame formale da parte dello Sportello Unico.
Nel caso di presentazione delle pratiche in formato cartaceo, il controllo di completezza, coeren-
za e regolarità viene svolto all’atto del deposito, respingendo le pratiche non corrette. È da esclu-
dersi, in generale, l’attività di richiesta integrazioni documentali successiva al deposito: l’attesta-
zione di avvenuto deposito (art. 7 LR 33/2015) costituisce di per sé garanzia di correttezza for-
male, per definizione.
Nel caso di presentazione delle pratiche attraverso il sistema telematico regionale (MUTA),
nell’ambito della procedura di esame formale di completezza, coerenza e regolarità, il Sistema
Informativo deve compiere tutte le operazioni di controllo (Allegato C, DGR 5001/2016, ultimo ca-
poverso). Se ciò non avviene, la presentazione della pratica deve comunque ritenersi affetta da
vizi, in quanto il rilascio della attestazione di avvenuto deposito dovrebbe essere contestuale al-
la presentazione stessa, secondo il giusto principio giuridico che definisce i “depositi” e secondo
il disposto della LR 33/2015, art. 7, comma 1: “All’atto del deposito della documentazione di cui
all’articolo 6, comma 1, lo Sportello Unico rilascia al depositante l’attestazione dell’avvenuto de-
posito”. È necessario in tali casi segnalare le eventuali anomalie al gestore del Sistema Informa-
tivo Integrato, affinché le stesse siano immediatamente eliminate.
È da escludersi pertanto che i funzionari dell’ufficio tecnico competente (SUE) procedano rego-
larmente a inoltrare segnalazioni di carenze documentali successive al ricevimento della pratica
attraverso il Sistema Informativo Integrato. Quando possibile, per i comuni in zona 2, appare più
opportuno segnalare le eventuali carenze documentali nell’occasione della richiesta di integrazio-
ni sul contenuto del progetto o del rilascio dell’autorizzazione, con valutazioni caso per caso. Tali
eventuali segnalazioni relative alle carenze formali non segnalate dal Sistema Informativo non ri-
guarderanno in ogni caso quelle informazioni con finalità statistiche contenute nel modulo 1 e nel
modulo 2, quali ad esempio i dati tecnici dell’intervento della sezione 18 (tipo di intervento, siste-
mi costruttivi, caratteristiche geologiche del sito di intervento, ecc.), nonché i dati marginali del-
le figure coinvolte, i dati riscontrabili nella pratica edilizia collegata (indirizzo, coordinate geogra-
fiche, dati catastali, ecc.), eccetera.
Ogni attività che preveda di controllare le pratiche successivamente all’atto del deposito (carta-
ceo o con MUTA) costituisce applicazione irregolare alle regole regionali e inutile dispendio di
energie per la pubblica amministrazione e per il cittadino.
Il consulente strutturista esaminatore del contenuto tecnico dei progetti dovrebbe fare in modo
che i funzionari del SUE recepiscano le modalità di controllo sopra indicate, indirizzando verso
piattaforme in grado di attestare l’avvenuto deposito (MUTA), oppure (se in regime di proroga)
verso la modalità cartacea con controllo allo Sportello Unico dell’Edilizia e contestuale rilascio di
attestazione di avvenuto deposito.
La fase di “esame tecnico” del progetto non si sostituisce ai compiti e alle responsabilità del-
le figure professionali coinvolte nell’intervento (progettista, direttore lavori e collaudatore) e non
prevede l’effettuazione di approfondimenti o elaborazioni di calcolo autonome da parte dell’or-
gano tecnico di controllo. In particolare, l’esame del progetto è regolato dalle indicazioni fornite
nell’allegato F della DGR 5001/2016. Il controllo del progetto è principalmente riferito al compor-
tamento delle opere nel caso di evento sismico (vedi anche: Linee guida per l’applicazione del-
la DGR 5001/2016 approvate dal Consiglio dell’Ordine Ingegneri di Monza nella seduta dell’8
maggio 2017 e approvate con modifiche dalla Commissione Strutture CROIL nella seduta del
10 maggio 2017).
Per quanto riguarda la completezza è necessario verificare che il progetto grafico delle struttu-
re sia completo nei contenuti e cioè che sia in grado di rappresentare in modo esecutivo tutti gli
interventi previsti, con riferimento alle parti principali e ai collegamenti più importanti, con riguar-
do al comportamento nel caso di evento sismico; inoltre, è necessario verificare che anche la re-
lazione di calcolo sia completa e illustri il progetto degli interventi, con riferimento alle parti princi-
pali e ai collegamenti più importanti, con riguardo al comportamento nel caso di evento sismico.
Per quanto riguarda l’adeguatezza degli approfondimenti e la congruità delle ipotesi rispetto al-
le norme tecniche è in generale necessario controllare che nel progetto siano illustrate tutte le in-
formazioni che consentono di verificare la conformità degli interventi alle regole stabilite nelle nor-
me tecniche vigenti e la rispondenza del progetto alle previsioni di carattere geologico stabilite nel
piano di governo del territorio, con riferimento alle parti principali e ai collegamenti più importan-
ti, con riguardo al comportamento nel caso di evento sismico.
I controlli di “adeguatezza” e “congruità” del progetto alle norme tecniche, effettuati secondo l’alle-
gato F della DGR 5001/2016, rappresentano la parte più importante dell’esame strutturale: è ne-
cessario caso per caso individuare se nel progetto è ben evidenziato il rispetto dei livelli di sicu-
rezza previsti dalle norme vigenti, ma è anche importante che le modalità di controllo siano regola-
te dai medesimi principi e dagli stessi obiettivi, al fine di uniformare l’attività di controllo sui territori.
Nell’ambito del controllo delle parti strutturali principali e dei collegamenti più importanti, e con ri-
ferimento al comportamento globale nel caso sismico, l’esame della documentazione non è rela-
tivo alle scelte progettuali e alle possibili alternative a disposizione del progettista, bensì riguar-
da il controllo di conformità e di aderenza del progetto alle norme tecniche, pur con il fermo riferi-
mento ai criteri della scienza e della tecnica delle costruzioni. In tal senso, il controllo si limita ad
una valutazione di coerenza con le norme vigenti senza entrare nel merito delle scelte progettua-
li soggettive e dei percorsi progettuali, che restano nella sfera esclusiva di competenza e respon-
sabilità del progettista.
È dunque necessario che il controllore richieda modifiche ai progetti oggetto di esame se riscon-
tra il mancato rispetto di conformità delle opere previste o di alcune loro parti alle norme tecniche
per le costruzioni vigenti o alle altre norme generali applicabili (DPR 380/2001, LR 33/2015, DGR
5001/2016, ecc.) e che richiami per iscritto in modo puntuale le regole progettuali disattese e i ri-
ferimenti alle norme violate.
Chi controlla il progetto deve dimostrare di aver impiegato tutte le sue capacità per evidenziare
le eventuali “non conformità” sopra indicate e il suo obiettivo primario deve essere quello di fare
in modo che il progettista apporti le dovute correzioni per rendere le opere “sicure” nei confron-
ti dell’evento sismico, con i livelli di sicurezza che scaturiscono implicitamente dall’applicazione
delle norme tecniche vigenti.
Anche le “incongruenze” tra gli elaborati del progetto (ad esempio tra i disegni e la relazione di cal-
colo) rientrano nell’ambito del controllo: le incongruenze dovrebbero, in generale, essere ogget-
to di richiesta di esplicito chiarimento, a meno che non siano riconducibili a “refusi” oppure a ele-
menti che non possono modificare in alcun modo i livelli di sicurezza nel caso di evento sismico.
È da escludersi invece ogni attività del controllore mirata a “concordare” modifiche progettuali con
i professionisti coinvolti nell’intervento. In sostanza, chi esamina i progetti non deve essere impli-
cato nelle scelte progettuali, ma deve soltanto segnalare quanto potrebbe risultare in contrasto
con le previsioni normative. Le modifiche, a esclusiva cura del progettista, saranno quelle che gli
consentono di eliminare le non conformità e le incongruenze tra gli elaborati rilevate puntualmen-
te nella fase di esame tecnico dal consulente strutturista.
Per quanto riguarda invece le richieste di “chiarimenti”, il controllore può chiedere al progettista
sia di illustrare le parti progettuali non descritte o di non facile comprensione, sia di chiarire talune
incongruenze tra gli elaborati, sia di giustificare esplicitamente alcuni aspetti progettuali che ma-
gari il professionista (come spesso accade) aveva considerato sottintesi (ad esempio, è possibi-
le chiedere al progettista di giustificare esplicitamente le considerazioni relative alla compatibilità
del nuovo cordolo in cemento armato previsto nel progetto alla sommità delle murature in pietra
esistenti, secondo le norme vigenti; oppure di dimostrare esplicitamente che le variazioni dei ca-
richi globali non superano l’incremento del 10%, ecc.).
È possibile (e talvolta auspicabile) che sia previsto un confronto preliminare telefonico prima
dell’invio della richiesta di integrazioni; confronto finalizzato ad evitare errate intepretazioni o
Nella richiesta di integrazioni o chiarimenti non comparirà alcun tipo di considerazione contenen-
te “perplessità” o “dubbi” di chi esamina il progetto relativamente al comportamento di alcune por-
zioni strutturali: se l’esaminatore ha dubbi o è perplesso deve trasformare le sue sensazioni in
precise richieste di integrazione o chiarimento a cura del progettista.
nel caso di validità del deposito anche ai sensi dell’art. 65 (per le opere in c.a. e metalliche) ogni
modifica degli elaborati progettuali dovrebbe essere accompagnata dalla relativa sottoscrizione
a cura del costruttore.
Per quanto riguarda le richieste di integrazioni o chiarimenti, in generale, il principio su cui si basa-
no le norme (LR 1/2012 e DGR 5001/2016 allegato F) è quello per cui non sia possibile formula-
re più di una volta le richieste per ciascuna pratica. Questo principio va inteso nel “vantaggio” del
cittadino, che non deve essere gravato da richieste multiple. Se però, a seguito della prima inte-
grazione fosse necessario un ulteriore passaggio chiarificatore, sullo stesso aspetto incluso nel-
la prima richiesta, non è escluso che si possa procedere ad un’ulteriore richiesta in tal senso, se a
vantaggio del cittadino, prima di giungere al provvedimento di diniego da parte dell’ufficio tecnico.
In ogni caso, invece, se durante l’esame tecnico sul progetto si rendesse necessario richiede-
re chiarimenti o integrazioni non è assolutamente possibile farlo due volte su due aspetti struttu-
rali diversi. Cioè, in altre parole, non è possibile richiedere chiarimenti o integrazioni riguardanti
aspetti progettuali che non siano già stati oggetto della prima richiesta. Questo significa che la ri-
chiesta di integrazioni deve essere assai precisa e puntuale. L’eventuale parere negativo sul pro-
getto può essere motivato esclusivamente con la risposta integrativa mancata, errata o grave-
mente incompleta.
Tuttavia, è anche possibile (in determinate circostanze) che alcune carenze progettuali siano ri-
mediate grazie a “prescrizioni” riportate in sede di parere favorevole (e quindi anche in sede di
rilascio di autorizzazione), anziché essere oggetto di una vera e propria richiesta di integrazio-
ni o chiarimenti. Questo accade quando, in assenza di altre necessità di integrazioni, la prescri-
zione relativa al progetto sia costituita da una richiesta chiara ed univoca, e con il rimando pre-
ciso alla responsabilità di attuarla da parte del tecnico abilitato. Ad esempio, per evitare di appe-
santire il procedimento per una sola richiesta, si possono prescrivere quelle esecuzioni di can-
tiere che pur previste dal progettista nella relazione tecnica (ad es. operazioni di ammorsamen-
to tra pareti esistenti e di nuova esecuzione) non sono state incluse negli elaborati grafici; oppu-
re è possibile prescrivere che, in assenza di specifica previsione in sede di progetto e nei casi
più semplici, l’esecuzione di determinati elementi non strutturali e degli ancoraggi degli impian-
ti avvenga previa verifica a cura di tecnico abilitato sotto la forza espulsiva di cui alle norme tec-
niche per le costruzioni.
Infine, in sede di parere favorevole, è possibile per il controllore (se ritenuto utile per dimostrare la
diligenza del suo operato) indicare non soltanto “prescrizioni”, ma anche eventuali “raccomanda-
zioni” (cioè quelle indicazioni che non possono rivestire carattere prescrittivo nello spirito dei con-
trolli previsto dalla DGR 5001/2016): ad esempio, è possibile raccomandare l’esecuzione di “veri-
fiche non sismiche” non individuate all’interno della relazione di calcolo (accumuli neve, verifiche
di resistenza al fuoco, azioni dovute al traffico, al vento, ecc.), o segnalare, sempre nella forma di
“raccomandazioni”, eventuali anomalie non direttamente connesse alla sicurezza nel caso sismi-
co, ma che potrebbero riguardare la sicurezza non solo sismica, appunto.
L’ordine professionale si impegnerà nel garantire che i propri iscritti che decidano di svolgere le
importanti funzioni di “controllo” sui progetti e sulle esecuzioni siano coinvolti nelle attività di ag-
giornamento e offrano la loro collaborazione e la loro disponibilità (anche nei casi in cui si rivelas-
se l’esigenza di un confronto nel merito di progetti da loro esaminati). In particolare, l’ordine pro-
vinciale potrà costituire una rete per il coinvolgimento diretto di tutti gli ingegneri che svolgono la
funzione di consulente; rete che si tradurrà con l’organizzazione di incontri dedicati allo scambio
di informazioni relative alle modalità di controllo e di gestione delle pratiche sismiche.
È possibile ipotizzare che l’ordine istituisca un vero e proprio gruppo di lavoro al fine di monito-
rare le attività di controllo sul territorio provinciale, con lo scopo di facilitare il processo di rende-
re uniforme l’approccio nella valutazione dei progetti, nei controlli sull’esecuzione e nella gestio-
ne delle pratiche da parte dei diversi comuni.
È possibile (e talvolta auspicabile) che sia previsto un confronto preliminare telefonico prima
dell’invio della richiesta di integrazioni o della imposizione di prescrizioni in sede di parere favore-
vole; confronto finalizzato ad evitare errate intepretazioni o fraintendimenti, che rischierebbero al-
trimenti di appesantire inutilmente il procedimento; i progettisti che presentano le pratiche sismi-
che sono invitati a indicare all’interno del modulo 1 il numero del loro telefono cellulare, per facili-
tare le operazioni di esame. Tuttavia, è da escludersi (salvo casi particolari) che il controllore con-
vochi direttamente i professionisti per lo svolgimento del confronto; così come è da evitare (sal-
vo casi particolari) ogni attività del controllore mirata a “concordare” o “discutere” modifiche pro-
gettuali con i professionisti coinvolti nell’intervento. Le modifiche, a esclusiva cura del progettista,
saranno quelle che gli consentono di eliminare le non conformità rilevate puntualmente e messe
per iscritto nella fase di esame tecnico dal consulente strutturista.
In generale, è pensabile che l’esaminatore offra la sua disponibilità con la presenza fissa presso
la sede dell’ufficio tecnico, oppure su appuntamento, o mediante contatto telefonico, o via email,
sia per le esigenze dei funzionari, sia per quelle dei tecnici e dei cittadini che necessitano di un
confronto. Anche gli ingegneri membri della commissione tecnica regionale si rendono disponibi-
li con le stesse modalità.
È vero anche che in questa fase di prima applicazione delle nuove regole procedurali per le co-
struzioni in zona sismica è compito soprattutto degli ingegneri strutturisti garantire che la gestio-
ne delle pratiche sia il più possibile aderente a quanto previsto dalle norme nazionali e regionali,
per evitare inutili appesantimenti burocratici. È noto infatti che una migliore conoscenza dei mec-
canismi che regolano le pratiche sismiche porta anche ad una migliore gestione tecnica e ammi-
nistrativa delle pratiche stesse. A tal fine, i consulenti strutturisti esaminatori del contenuto tecni-
co dei progetti dovrebbero quindi fare in modo di trasmettere le loro conoscenze ai funzionari co-
munali e regionali, per favorire il buon funzionamento dell’intera procedura (principio di “centrali-
tà” dell’ingegnere strutturista).
il principio di centralità dell’ingegnere consulente, che grazie alla approfondita conoscenza delle
norme è in grado trasmettere le giuste informazioni ai funzionari comunali e regionali, e favorire il
buon funzionamento di tutto il processo.
Anche la necessità di procedere ai controlli a campione sul progetto (nelle zone 3 e 4) e sull’e-
secuzione (in tutte le zone) in modo tempestivo, nell’immediatezza della fine di ogni periodo (ad
esempio il semestre) scelto dal comune per il sorteggio, è di fondamentale importanza per garan-
tire il buon funzionamento delle procedure.
Altro aspetto da ricordare, per mantenere l’efficienza del sistema, è quello per cui l’organo di con-
trollo comunale dovrebbe attenersi il più possibile alle modalità di ricezione e di controllo previ-
sti dalla DGR 5001/2016 e dal DPR 380/2001. In tal senso, si segnala banalmente che il control-
lo di “completezza della documentazione” previsto all’atto del deposito, non deve assolutamente
estendersi al controllo del “contenuto” della documentazione stessa (con richieste di integrazioni
sui dettagli costruttivi strutturali, sul rispetto dei giunti sismici, ecc.), se non per le verifiche di “co-
erenza” e “regolarità” previste dalla DGR stessa in sede di deposito.
Inoltre si ricorda che nei comuni presenti in tutte le zone sismiche i funzionari dell’ufficio tecnico
non hanno titolo per chiedere integrazioni sul contenuto della relazione finale e del collaudo, né
per le opere di cui all’art. 65 (ex L 1086/1971 per c.a. e metallo), che prevede il semplice deposi-
to della documentazione, né per le opere di cui all’art. 93 (ex L 64/1974 per le costruzioni in zona
sismica). Le funzioni di vigilanza sono invece da ricondurre o all’allegato H della DGR 5001/2016
oppure agli artt. dal 68 al 76 e dal 95 al 103 del DPR 380/2001: nel primo caso, le procedure sono
stabilite dalla DGR (sopralluoghi in cantiere per accertare la “sostanziale rispondenza” dei lavori
al progetto depositato); nel secondo, dal DPR, che prevede la compilazione di processo verbale
che, a cura del dirigente o responsabile del competente ufficio comunale, verrà inoltrato all’auto-
rità giudiziaria. In ogni caso, le funzioni di vigilanza relative alle opere in c.a. e a struttura metalli-
ca di cui all’art. 65, sono relative soltanto alla verifica del rispetto degli “adempimenti” procedura-
li e non anche al contenuto tecnico della documentazione.
Anche il pagamento di eventuali spese istruttorie (che com’è noto non deve e non può incidere
sulla procedura amministrativa) e le operazioni di rilascio dell’autorizzazione sismica devono es-
sere gestiti in modo tale da non appesantire inutilmente la procedura. In particolare, tutte le comu-
nicazioni dovrebbero essere indirizzate al titolare della pratica sismica (o al suo delegato sismico
individuato all’interno del modulo 1 o 2) e al/ai progettista/i delle strutture (oppure al direttore la-
vori, nel caso dei controlli sull’esecuzione). Le convocazioni per i sopralluoghi nel caso dei con-
trolli sull’esecuzione devono essere invece indirizzate al titolare della pratica (o al suo delegato si-
smico), al progettista strutturale e al direttore dei lavori strutturale; ogni altra convocazione (salvo
casi particolari) è fuori luogo e rischia di appesantire inutilmente le procedure. È infine da esclu-
dersi che nei comuni nelle zone 3 e 4 sia istituito il pagamento di spese istruttorie per la sempli-
ce attestazione di avvenuto deposito, operazione che dovrebbe essere materialmente svolta dai
funzionari pubblici senza l’ausilio di personale specializzato, come già descritto in questo docu-
mento; a meno che in questi comuni nelle zone 3 e 4 il pagamento di piccole somme da parte di
tutti i cittadini (cioè per tutti i depositi) sia convogliato nelle risorse da destinare ai controlli di me-
rito (sui progetti e sulle esecuzioni) a seguito di sorteggio a campione; controlli che viceversa ri-
chiedono figure specializzate.
Nei comuni in zona 3 e 4, nel periodo massimo di sei mesi, il sorteggio è relativo agli interventi
depositati nel periodo precedente e si concretizza nel controllo del progetto (che prevede le stes-
se modalità del controllo tecnico previste per l’autorizzazione) e mediante sopralluogo in cantiere
per controllare che l’esecuzione sia sostanzialmente rispondente a quanto autorizzato. In tali co-
muni, il controllo sull’esecuzione è facoltativo; tuttavia, si deve considerare che i funzionari dell’uf-
ficio tecnico comunale “sono tenuti” (DPR 380, art. 103) ad accertare che l’esecuzione degli in-
terventi in tutte le zone sismiche proceda in base alle norme; è da ritenersi quindi che il controllo
a campione nei comuni in zona 3 e 4, esteso anche all’esecuzione con il relativo sopralluogo in
cantiere, nella misura minima di un sorteggio ogni sei mesi per ciascuna categoria, sia comunque
da garantire a cura dell’organo di controllo, nel rispetto del Testo Unico dell’edilizia.
Gli interventi di sopraelevazione nei comuni nelle zone 3 e 4 sono soggetti al rilascio della certifi-
cazione da parte dell’autorità competente comunale (che prevede le stesse modalità del control-
lo tecnico previste per l’autorizzazione); tali interventi rientrano comunque nella base campiona-
ta per i successivi controlli sull’esecuzione.
Non rientrano nel sorteggio a campione gli interventi autorizzati in zona 2 riguardanti opere stra-
tegiche e rilevanti (cioè relativi a costruzioni in classe d’uso IV e III), per le quali il controllo sull’e-
secuzione è di tipo sistematico a cura dell’organo comunale.
Il numero minimo dei controlli, così come sopra indicato, è da riferire alle pratiche depositate se-
paratamente in ciascun comune, indipendentemente dal fatto che gli enti siano riuniti in una del-
le forme associative previste nell’allegato A, DGR 5001/2016. Non rispettare questa regola costi-
tuisce grave violazione delle procedure previste dalla legge regionale.
Per il buon funzionamento dei controlli si deve tener presente l’effetto “deterrente”: non è pensa-
bile di informare il cittadino dell’avvenuta selezione a campione nell’immediatezza del deposito
o comunque (di regola) prima dell’inizio dei lavori; così facendo, nell’illusione di prevenire catti-
ve esecuzioni, si vanificherebbe per intero l’effetto deterrente, contrariamente al principio stabili-
to nella DGR 5001/2016. Eventualmente, è possibile proporre soluzioni migliorative alle procedu-
re regionali (accorciando il periodo su cui basare il campione, senza incrementare il numero dei
controlli, vedi appendice). Al momento, il buon funzionamento è garantito dall’applicazione cor-
retta delle procedure regionali con esecuzione in tempi rapidi del sorteggio (semestrale) e avvio
immediato dei procedimenti di controllo nei giorni immediatamente seguenti a quelli del periodo
stabilito per la campionatura.
È importante ricordare che la DGR 5001/2016 prevede sia redatto specifico verbale con l’indica-
zione delle operazioni e dell’esito del sorteggio, proprio a piena garanzia della correttezza ed ef-
ficienza della procedura. La DGR 5001 non prevede esplicitamente la possibilità di scegliere (a
discrezione) la pratica da sottoporre a controllo. Il consulente strutturista dovrebbe fare in modo
che l’autorità competente comunale recepisca le modalità di sorteggio sopra indicate.
Il controllo sull’esecuzione (Allegato H, DGR X/5001) inizia con la comunicazione di avvio del pro-
cedimento: viene fissata la data del sopralluogo tra il 15° e il 30° giorno dalla data della comuni-
cazione (il giorno può essere concordato tra le parti). Al sopralluogo devono essere invitati il ti-
tolare del deposito (ovvero il suo delegato sismico), il progettista strutturale, il direttore dei lavo-
ri delle strutture e ogni altro professionista competente in materia, scelto dallo stesso titolare del
deposito. L’attività di controllo si conclude entro 60 giorni, con la comunicazione ai soggetti inte-
ressati dell’esito finale del controllo.
In generale, deve esserci sostanziale corrispondenza geometrica fra le parti effettivamente ese-
guite e quelle progettate e deve essere riscontrata la documentazione ritenuta necessaria, ca-
so per caso, a dimostrare il rispetto delle regole previste nel capitolo 11 (materiali e prodotti), con
riguardo ad esempio alle procedure di “accettazione” in capo al direttore lavori strutturale (11.1
NTC 2018). Soltanto verificando che i materiali impiegati nella costruzione siano proprio quel-
li previsti nel progetto depositato è possibile affermare la sostanziale rispondenza dei lavori ese-
guiti e confermarne i livelli di sicurezza attesi previsti nel progetto. Il controllore, comunque, non
si sostituisce alle funzioni e alle responsabilità del direttore lavori e del collaudatore e non entra
nel merito delle loro scelte professionali. In generale, durante il sopralluogo per il controllo sull’e-
secuzione si controlla lo stato di avanzamento dei lavori, e in particolare:
– si controlla il rispetto delle eventuali prescrizioni indicate nel provvedimento di autorizzazione
(per i comuni in zona 2);
– si controlla se sono state previste varianti e se sono state depositate;
– si chiede di trasmettere le certificazioni sui materiali (previste nel capitolo 11 delle NTC), non-
ché i relativi controlli di accettazione del direttore dei lavori, sulle parti già realizzate, da con-
segnare ad esempio in 30 giorni (per garantire la chiusura del procedimento entro il termine
dei 60 giorni);
– alla consegna dei documenti richiesti, si controllano i certificati e si trasmette parere tecnico
sull’esito del controllo, oppure si richiedono integrazioni o chiarimenti.
te sulle procedure e sugli adempimenti indicati nelle norme tecniche per le costruzioni. In ogni ca-
so, l’insieme delle richieste relative al controllo sull’esecuzione non può eccedere quanto previsto
dalle norme tecniche e regolamentari vigenti; la consegna dei documenti eventualmente richiesti
potrà seguire (se motivata) le tempistiche dettate dalla direzione dei lavori, pur sempre con riferi-
mento alle opere visionate durante il sopralluogo.
La necessità di eseguire i controlli con una determinata cadenza (ad esempio ogni sei mesi, qua-
le controllo minimo previsto dalla DGR 5001/2016 nell’allegato H), unitamente alla necessità di
concludere il procedimento di controllo entro il sessantesimo giorno dalla data di avvio del pro-
cedimento, comporta che il controllo deve essere riferito allo stato di avanzamento dei lavori al-
la data del sopralluogo, e non anche alla fase finale di completamento delle opere. Non ha alcun
senso, pertanto, prevedere in modo sistematico che i sopralluoghi di controllo avvengano al ter-
mine della costruzione.
Secondo giurisprudenza, comunque, “La speciale disciplina [del deposito sismico] si applica a
tutte le costruzioni, la cui sicurezza possa comunque interessare la pubblica incolumità”.
Per individuare tipologie di interventi da non assoggettare al deposito sismico (e quindi dalla rela-
tiva autorizzazione, nei comuni in zona 2) è necessario stabilire a priori che le opere non rappre-
sentino un pericolo (nemmeno potenziale) per la pubblica incolumità.
Ciò premesso, si illustrano di seguito alcune tipologie di interventi, che possono definirsi “minori”
o comunque che presentano caratteristiche particolari. Si tratta di:
- opere che non possono comunque interessare la pubblica incolumità nel caso di evento sismico;
- opere di modesta entità;
- costruzioni temporenee con durata inferiore ai 2 anni;
- opere provvisionali;
- interventi sulle costruzioni esistenti;
- interventi relativi a elementi costruttivi non strutturali;
- strutture di stoccaggio ed immagazzinamento (scaffalature).
Lo scopo di questo paragrafo è invece quello di ricordare che, da parte del consulente strutturi-
sta, per gli “interventi minori” è comunque doveroso non seguire schemi di controllo inutilmente
complessi. L’esame del progetto consente di capire immediatamente se il comportamento delle
opere in condizione sismica può considerarsi adeguato ai livelli di sicurezza previsti dalle norme
tecniche per le costruzioni. Così, ad esempio, per una piscina di modeste dimensioni, per valuta-
re la bontà progettuale non sarà necessario verificare il soddisfacimento delle prescrizioni di det-
taglio e dei formalismi previsti dalle norme, e non sarà necessario esaminare il modulo 12 o il fa-
scicolo dei tabulati di calcolo.
Appare evidente che se il progetto è coerente con le previsioni contenute nella circolare, il proble-
ma non si pone; viceversa, se alcune indicazioni contenute nella circolare non sono pienamente
rispettate, si presenta la necessità da parte di chi controlla di ottenere giustificazioni da parte del
progettista che illustrino chiaramente le alternative progettuali e le relative valutazioni tecniche
che consentono di garantire per le opere in progetto lo stesso livello di sicurezza derivante dalle
indicazioni della circolare esplicativa. La richiesta di integrazioni o chiarimenti del tecnico esami-
natore dovrebbe andare in questa direzione, valutando poi, caso per caso, la coerenza delle giu-
stificazioni e delle alternative progettuali illustrate dal progettista.
Alla data della stesura del presente documento, la circolare esplicativa delle nuove NTC 2018
non è ancora stata emanata: si segnala che, anche in base alla nota del CSLLPP del 21/03/2018,
nell’attesa della nuova circolare si possono considerare valide le indicazioni della precedente
Circ. 617/2009, per quanto non in contrasto con quanto riportato nel nuovo DM 17/01/2018, non
solo per quanto riguarda i contenuti della nota richiamata, ma anche per le altre disposizioni.
Comunque, ogni aspetto progettuale che possa riguardare il comportamento globale della costru-
zione deve essere oggetto di controllo (ad esempio, il fatto che gli elementi strutturali definiti si-
smicamente “secondari” contribuiscano meno del 15% alla rigidezza laterale rispetto a quelli prin-
cipali, oppure il fatto che un intervento non dichiaratamente strutturale possa incidere sul compor-
tamento generale della costruzione).
Per quanto riguarda gli “elementi costruttivi senza funzione strutturale” (tamponamenti, parapet-
ti, divisori, ancoraggi di controsoffitti e impianti, ecc.), è evidente che il progetto deve contenere
tutte le precise indicazioni (grafiche e di calcolo) che consentano di confermarne la coerenza con
quanto previsto dalle norme tecniche, con riferimento a quegli elementi non strutturali che vengo-
no “costruiti in cantiere” (a dfferenza di quelli che vengno “assemblati” in cantiere, secondo 7.2.3
NTC 2018). La relazione di calcolo dovrebbe quindi contenere le verifiche svolte per garantire ad
esempio che i tamponamenti in laterizio non vengano espulsi nel caso di evento sismico e negli
elaborati grafici dovrebbero essere indicate le modalità esecutive di tali tamponamenti, anche con
riferimento alla schematizzazione adottata nel calcolo di verifica anti-espulsione (indicando ad
esempio se i tamponamenti sono aderenti in sommità alle strutture principali oppure no, e se so-
no previste reti di rinforzo). Il controllo di chi esamina i progetti deve necessariamente estendersi
a tali elementi, anche con riferimento a indicazioni sulle tavole grafiche, quando questi elementi
non strutturali possono comunque costituire pericolo per l’incolumità nel caso di evento sismico.
I controlli sulle parti strutturali non principali e sugli elementi non strutturali
Oggetto Cosa NON controllare
Esempio Cosa controllare
del controllo (salvo casi particolari)
Parti strutturali non Esecutivi dei solai Presenza negli elaborati grafici Disegni delle armature per i carichi
principali di tipologia, spessori, armature gravitazionali e relativi calcoli
necessarie alla caratterizzazione esecutivi
del comportamento a diaframma,
dettagli dei collegamenti alle parti
principali
Parti strutturali non Parti secondarie in Presenza negli elaborati grafici dei Calcoli per i carichi gravitazionali
principali legno dettagli dei collegamenti alle parti
principali
Elementi costruttivi Tamponamenti, Disegni (modalità esecutive Elementi o porzioni che non
senza funzione parapetti, divisori, coerenti al calcolo) e calcoli per costituiscono pericolo per
strutturale canne fumarie, le verifiche di stabilità nel caso di l’incolumità nel caso di evento
costruiti in cantiere evento sismico sismico
Il pericolo più rilevante per la pubblica incolumità che la legge nazionale ha individuato è quello si-
smico: il rischio sismico va preso in esame da parte dell’organo di controllo ed è soggetto ad au-
torizzazione (art. 94 DPR 380/2001) nelle zone a media e alta pericolosità. Solo per il pericolo si-
smico il legislatore nazionale ha previsto una serie di speciali articoli, inclusi nella parte del DPR
nazionale relativa alle costruzioni in zona sismica. Viceversa, per la pericolosità legata alle co-
struzioni in cemento armato e a struttura metallica, e per le relative azioni antropiche ed ambien-
tali, il legislatore ha previsto il semplice deposito della documentazione (art. 65 DPR 380/2001):
solo nel caso in cui se ne rivelasse la necessità, l’autorità preposta potrà raggiungere le figure
coinvolte nell’intervento e valutare le eventuali responsabilità di ciascuno. Infatti, è noto che le
funzioni di vigilanza relative alle opere in c.a. e a struttura metallica di cui all’art. 65, sono relati-
ve soltanto alla verifica del rispetto degli “adempimenti procedurali” (mediante attestazioni di av-
venuto deposito) e non anche del contenuto tecnico della documentazione.
Nel caso in cui chi esamina il progetto individui la mancanza di talune verifiche “non-sismiche”, è
possibile che egli inserisca in tal senso una “raccomandazione” (e non una “prescrizione”) in se-
de di trasmissione del parere favorevole. In tal modo, il controllore può tener traccia della diligen-
za del suo operato, segnalando le carenze riscontrate e rimandando in modo chiaro alle specifi-
che responsabilità dei soggetti interessati.
Naturalmente, in determinati casi è possibile che il comportamento sotto azioni sismiche dipen-
da in primo luogo dall’impostazione strutturale adottata per i carichi statici (funzionamenti anoma-
li, anche con riferimento alla scienza e alla tecnica delle costruzioni, collegamenti locali non ef-
ficienti, fenomeni di instabilità, ecc.); in tal caso, il controllo sismico deve evidenziare anche tali
aspetti e richiedere chiarimenti o integrazioni per dimostrare che i livelli di sicurezza corrispondo-
no a quanto previsto nelle norme tecniche vigenti.
Deve intendersi che relativamente alle opere di fondazione si assume che gli interventi sulla strut-
tura in elevazione delle costruzioni non hanno influenza sulle opere fondali se l’incremento di ca-
rico al piede nella combinazione rara non è “significativo” e cioè non eccede, ad esempio, il 10%
del carico esistente prima dell’intervento, come suggerito anche nelle “Linee guida per i geologi
istruttori delle pratiche sismiche”, a cura dell’Ordine dei Geologi della Lombardia (nel testo appro-
vato con delibera n. 97 del 13/06/2017 integrato come da delibera n. 127 del 7/09/2017).
Al di fuori dei due casi indicati, l’obbligatorietà di presentare la relazione geologica non è scritta
nelle norme procedurali, e la necessità e la modalità di presentazione vanno quindi ricercate in
modo attento nella progettazione, caso per caso. Ad esempio, se l’intervento prevede anche la
verifica di adeguatezza della costruzione, si tratta di valutare volta per volta a cura del progetti-
sta dell’intervento se l’insieme delle informazioni di cui dispone, coerentemente con il livello di co-
noscenza adottato e con le previsioni delle norme tecniche per le costruzioni e degli strumenti di
pianificazione comunali, è sufficiente a garantire l’affidabilità del calcolo eseguito e dei livelli di si-
curezza raggiunti, anche in funzione dell’importanza dell’opera e del suo comportamento preve-
dibile nel caso di evento sismico. Sarà cura del progettista esplicitare in tal senso le sue oppor-
tune considerazioni.
Nei casi ordinari, la relazione geotecnica contiene (tra l’altro) l’attribuzione della categoria di sot-
tosuolo e dei valori dei parametri fisico-meccanici caratteristici del terreno, nonché la conferma
della stabilità del sito nei confronti della liquefazione.
Anche la relazione geotecnica è sempre obbligatoria nei casi sopra indicati in riferimento all’ob-
bligatorietà della relazione geologica. Nel caso di costruzioni o di interventi di modesta rilevanza,
che ricadano in zone ben conosciute dal punto di vista geotecnico, la relazione geotecnica sarà
di tipo “semplificato”: includerà la rappresentazione di indagini e prove preesistenti (6.2.2 NTC
2018, ultimo capoverso) a illustrazione e giustificazione dei parametri progettuali assunti. Nel ca-
so di valutazioni della sicurezza di edifici esistenti, la verifica del sistema di fondazione è obbliga-
toria solo se sussistono condizioni che possano dare luogo a fenomeni di instabilità globale o se
si verifica una delle seguenti condizioni (8.3 NTC 2018): “nella costruzione siano presenti impor-
tanti dissesti attribuibili a cedimenti delle fondazioni o dissesti della stessa natura si siano prodotti
nel passato; siano possibili fenomeni di ribaltamento e/o scorrimento della costruzione per effetto
di condizioni morfologiche sfavorevoli, di modificazioni apportate al profilo del terreno in prossimi-
tà delle fondazioni, delle azioni sismiche di progetto; siano possibili fenomeni di liquefazione del
terreno di fondazione dovuti alle azioni sismiche di progetto. Allo scopo di verificare la sussisten-
za delle predette condizioni, si farà riferimento alla documentazione disponibile e si potrà omet-
tere di svolgere indagini specifiche se sussistono elementi di conoscenza sufficienti per effettua-
re le valutazioni precedenti”.
In generale, pertanto, ad esclusione dei casi sopra indicati, devono essere sempre compilati il
modulo 9 (sottoscritto dal geologo) e il modulo 10 (sottoscritto dall’estensore della relazione ge-
otecnica, il quale può essere il geologo stesso, oppure il progettista delle fondazioni o dell’inter-
vento geotecnico); in assenza di tali moduli, è obbligatoria la presentazione del modulo 11 (di-
chiarazione del progettista strutturale relativa ad opere e sistemi geotecnici, per escludere le eve-
nienze sopra indicate). Non è possibile modificare il testo fisso dei moduli della DGR 5001/2016.
Si ricorda inoltre che l’esame del progetto svolto da ingegneri e architetti non può comprendere gli
aspetti legati alla pericolosità geologica del sito e quindi non può riguardare i contenuti delle re-
lazioni geologiche, che restano di competenza esclusiva dei professionisti geologi. Di tale circo-
stanza deve trovarsi traccia all’interno del parere tecnico. In tali casi, è doveroso segnalare all’au-
torità sismica competente che nell’eventuale assenza del parere di un geologo, il rilascio dell’au-
torizzazione sismica in zona 2 (o comunque degli altri atti formali previsti dalla legge regionale)
avviene sotto la responsabilità diretta dell’autorità comunale stessa.
In generale, le verifiche del “consulente geologo” dovrebbero essere finalizzate alla valutazione
della rispondenza tra gli elaborati presentati dal “professionista geologo” e le prescrizioni normati-
ve nazionali e regionali, laddove riferibili al procedimento di controllo per le costruzioni in zona si-
smica previsto dalla legge regionale n. 33/2015, nonché le prescrizioni comunali relative alla pe-
ricolosità geologica del sito nel rispetto delle norme geologiche di piano con riferimento alla tipo-
logia di intervento proposto ed alle caratteristiche del territorio destinate ad ospitare l’intervento.
L’esame del contenuto tecnico dovrebbe essere mirato a valutare la “ragionevolezza” dei presup-
posti teorici posti alla base delle valutazioni, dei metodi di analisi utilizzati nei calcoli, delle con-
clusioni tratte dal professionista e verificare che gli approfondimenti dichiarati nei moduli siano
stati adeguatamente sviluppati. In particolare, le scelte relative a tipo, numero e profondità di in-
dagine, correlazioni utilizzate, metodi di calcolo, formule analitiche, software impiegati sono sot-
to l’esclusiva responsabilità del professionista che ha sottoscritto la documentazione, devono ap-
poggiarsi su basi scientifiche sufficientemente affidabili, dare adeguata giustificazione alle scelte
operate dal professionista, essere adeguatamente descritte ed allegate nelle relazioni tecniche.
Chi esamina dovrebbe quindi chiedere integrazioni laddove questi elementi non giustifichino ade-
guatamente le scelte progettuali, ma non può imporre l’uso di una specifica tipologia di indagine,
di correlazione, di metodo di calcolo, di software, a meno che sia inequivocabilmente e scientifi-
camente provata l’inadeguatezza della applicazione scelta dal professionista nel caso specifico.
È da escludersi, in generale, (ed ecco lo scopo di questo paragrafo) che il consulente geologo (così
come il consulente strutturista) svolga direttamente e regolarmente le operazioni relative ai control-
li formali di completezza, coerenza e regolarità in sostituzione dello specifico ruolo tecnico-ammini-
strativo dei funzionari pubblici. Resta ferma, comunque, la sua attività di “supporto esterno” ai fun-
zionari, nel caso in cui se ne rivelasse la necessità. Pertanto, i consulenti non dovrebbero effettua-
re direttamente lo specifico controllo dei contenuti dei moduli 1 o 2 (istanza o deposito).
Rientrano viceversa nell’esame tecnico a cura dei consulenti geologi il modulo 9 (dichiarazione di re-
sponsabilità del geologo) nonché, se il controllo si estende anche alla componente geotecnica, il mo-
Il fatto che i moduli 9 e 10 sopra citati contengano una “asseverazione di conformità alle norme di
quanto eseguito e della relazione” è del tutto ininfluente ai fini delle necessità del controllo di me-
rito, le cui modalità sono stabilite nell’allegato F della DGR 5001/2016. Le responsabilità di quan-
to asseverato restano in capo ai professionisti.
È importante, inoltre, che il consulente geologo controlli che nella relazione geologica non siano
presenti affermazioni o considerazioni impostate su basi “condizionali”, nel senso che le informa-
zioni e i dati riportati nelle relazioni non possono essere indefiniti o incerti, ma devono basarsi su
argomentazioni fondate ed esplicite, senza l’uso del condizionale.
Devono inoltre essere assenti affermazioni che possano far scaturire “vuoti di responsabilità”, ri-
mandando ad altri le verifiche e i controlli ritenuti da eseguire in fase esecutiva per confermare le
ipotesi assunte nelle relazioni: nel caso in cui la documentazione contenga rimandi di responsabi-
lità è necessario che l’esaminatore includa (ad esempio) nelle prescrizioni una frase per riafferma-
re le giuste responsabilità, come ad esempio: “Come da indicazioni contenute nelle conclusioni del-
la relazione geologica, si prescrive che in corso d’opera sia riscontrata “la rispondenza delle con-
dizioni locali con le caratteristiche litologiche indicate nella relazione” a cura di geologo incaricato”.
Per quanto riguarda gli interventi di modesto rilievo a fini sismici, sempre che ricadano in zone ben
conosciute sotto il profilo geotecnico e prive di criticità geologiche significative, gli approfondimenti
richiesti e le verifiche di stabilità possono essere condotte anche con metodi semplificati e/o su da-
ti pregressi, fermo restando che il professionista deve giustificare con adeguata documentazione
le conclusioni a cui è giunto, per consentire al consulente geologo di ripercorrere il processo logi-
co seguito nello studio ed accettare consapevolmente le semplificazioni adottate dal professionista.
In altre parole, in generale, i professionisti che si occupano del singolo intervento edificatorio do-
vrebbero sostanzialmente verificare che l’intervento proposto sia “fattibile”: il livello è quello del-
la progettazione preliminare, ai fini del titolo edilizio, e non quello esecutivo; i professionisti pos-
sono verificare quanto sopra sviluppando tutte le indagini geologiche, geofisiche e geotecniche
e le verifiche che sono esplicitamente richieste dalle norme di attuazione del PGT (per la classe
di fattibilità geologica e per la classe di pericolosità sismica) che l’estensore dello studio geologi-
co del PGT, proprio secondo la DGR 2616/2011, ha previsto per l’area dove ricade l’intervento.
È da escludersi, pertanto, che la normativa regionale racchiusa nelle disposizioni della DGR
2616/2011 comporti specifici obblighi in capo all’estensore della relazione geologica, se non quel-
li sopra indicati. Il controllo del progetto, secondo l’allegato F della DGR 5001/2016, deve consi-
derare “l’adeguatezza degli approfondimenti nei confronti della pericolosità geologica del sito nel
rispetto delle norme geologiche di piano”.
Dall’11 dicembre 2016 (DLGS 222/2016) sono stati modificati alcuni commi dell’art. 67 DPR
380/2001 (vedi in neretto le parti modificate):
7. Il collaudatore redige, sotto la propria responsabilità, il certificato di collaudo in tre copie che in-
via al competente ufficio tecnico regionale e al committente, dandone contestuale comunicazio-
ne allo sportello unico. Il deposito del certificato di collaudo statico equivale al certificato
di rispondenza dell’opera alle norme tecniche per le costruzioni previsto dall’articolo 62.
8-bis. Per gli interventi di riparazione e per gli interventi locali sulle costruzioni esistenti,
come definiti dalla normativa tecnica, il certificato di collaudo è sostituito dalla dichiara-
zione di regolare esecuzione resa dal direttore dei lavori.
In sostanza, con la modifica al comma 7 del DPR nazionale viene stabilito quanto già introdotto
dalla LR 33/2015 della Lombardia e con il comma 8-bis viene stabilito che a livello nazionale non
è più necessario collaudare gli interventi locali, anche se relativi ad opere regolate dall’art. 65,
cioè in c.a., c.a.p. e a struttura metallica.
Si segnala che la legge regionale dovrebbe adeguarsi alle modifiche del DPR 380/2001, art. 67,
rendendo il collaudo non più obbligatorio per le opere riguardanti “interventi locali e di riparazio-
ne”, per i quali il certificato di collaudo è stato sostituito dalla dichiarazione di regolare esecuzio-
ne a cura del direttore dei lavori. Il “problema” del certificato di rispondenza è già risolto a livello
nazionale (come da suddetta modifica all’art. 67). Fino a quando la legge regionale non sarà og-
getto di modifica, si ritiene che il rispetto dell’art. 9 della LR 33/2015 sia comunque da garantire,
assoggettando a collaudo tutti gli interventi.
La legge regionale ha anche introdotto una nuova restrizione: il collaudatore, oltre che non aver
partecipato in alcun modo alla progettazione, direzione o esecuzione dell’opera, non deve esse-
re “collegato in modo diretto o indiretto al costruttore”. Si auspica che nella dichiarazione di ac-
cettazione di incarico sia riportata tale affermazione. Si esclude che la mancanza di tale indica-
zione possa dar luogo ad una specifica richiesta di integrazione a cura del consulente strutturi-
sta. È possibile prevedere che la segnalazione di questa mancanza sia eventualmente “inseri-
ta” tra le prescrizioni o le raccomandazioni in sede di rilascio del parere tecnico favorevole e con-
seguentemente nella autorizzazione sismica. Si ricorda, infatti, che la legge regionale lombarda
non prevede alcun controllo sulle operazioni di collaudo, nemmeno in sede di controllo sull’ese-
cuzione (il controllo sull’esecuzione ai sensi dell’allegato H, DGR 5001/2016 prevede che sia ac-
certata la “sostanziale rispondenza dei lavori effettivamente realizzati alla documentazione pro-
gettuale depositata”).
Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 833 del 23 febbraio 2015, ha stabilito che il criterio per ac-
certare se una costruzione sia da considerare modesta, e se quindi la sua progettazione rien-
tri nella competenza professionale dei geometri, consiste nel valutare le difficoltà tecniche che
la progettazione e l’esecuzione dell’opera comportano e le capacità occorrenti per superarle; a
questo fine, mentre non è decisivo il mancato uso del cemento armato (ben potendo anche una
costruzione non modesta essere realizzata senza di esso), assume significativa rilevanza il fatto
che la costruzione sorga in zona sismica, con conseguente assoggettamento di ogni intervento
edilizio alla normativa di cui alla L. n. 64 cit., la quale impone calcoli complessi che esulano dalle
competenze professionali dei geometri.
Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 2539 del 4 settembre 2015, ha stabilito (riepilogando la si-
tuazione e il quadro giurisprudenziale degli anni precedenti e generalizzando esplicitamente le
conclusioni) che il geometra è competente sul cemento armato soltanto per strutture che rientra-
no nelle “piccole costruzioni accessorie” a servizio di “costruzioni rurali o industrie agricole” op-
pure “accessorie a servizio di modeste costruzioni civili“ (come ad esempio le costruzioni in clas-
se d’uso I).
Le competenze in materia strutturale dei periti industriali edili e dei dottori agronomi e forestali so-
no riconducibili ai sensi di legge a quelle dei geometri (vedi anche Consiglio di Stato, sez. IV, n.
4854, del 30 settembre 2013).
La giurisprudenza ha già inoltre in più occasioni evidenziato (vedi ad es. Cass. 7370 del 13 aprile
2015) che al direttore dei lavori sono richieste le medesime competenze di quelle che deve pos-
sedere il progettista.
Gli ingegneri iunior e gli architetti iunior sono competenti quanto i rispettivi professionisti senior,
per la progettazione e direzione lavori della maggior parte delle tipologie di opere, cioè quelle con
l’uso di “metodologie standardizzate” (cioè mutuate dalla trattatistica e dalla manualistica di set-
tore, ovvero di soluzioni e procedure formulate su criteri che assumano come riferimenti: parame-
tri, dati, misure, indici o valori preventivamente identificati in forma manualistica o normativa, ve-
di Consiglio di Stato, sentenza 686), fermo restando che i laureati triennali possono in ogni caso
“affiancare” un collega ingegnere o architetto (con laurea quinquennale) senza limitazioni.
Gli ingegneri, gli architetti e i geologi possiedono, secondo la legge, piene competenze in mate-
ria geotecnica: in tal senso, “l’estensore della relazione geotecnica” di cui al modulo 10 può com-
prendere alternativamente tutte le figure indicate.
Anche nei casi di costruzioni in corso di esecuzione alla data del 10 aprile 2016 nei comuni che
hanno cambiato la loro classificazione sismica (in aumento), la conformità al progetto strutturale
della parte già costruita dovrà quindi essere dichiarata da professionista competente in materia.
Infine, l’iscrizione ad albo professionale non è necessaria nei casi di progetti sottoscritti da tecni-
ci dipendenti dell’amministrazione committente dei lavori, a patto che chi sottoscrive gli elaborati
sia comunque abilitato alla professione.
La legge della Lombardia (emanata in funzione dell’art. 93 ex L 64/1974 per le opere in zona si-
smica) ha previsto la possibilità di far valere il deposito sismico anche per il sottoinsieme delle co-
struzioni con presenza di strutture in c.a., c.a.p. o metalliche. La doppia validità sottintende preci-
si obblighi e responsabilità distinti, anche penali, fra le figure obbligate al deposito.
Nei comuni in zona 2, qualora non sia possibile individuare per tempo l’appaltatore, la DGR 5001
lascia spazio ad una nomina successiva all’autorizzazione sismica: l’allegato F, infatti, prevede
che: “Dal momento del rilascio dell’autorizzazione possono essere iniziati i lavori, fatti salvi gli
adempimenti relativi alle nomine del costruttore e del collaudatore”. In generale, conviene appro-
fittare della facoltà che consente di procedere a un solo deposito, indicando subito i nominativi
del collaudatore e del costruttore; altrimenti il costruttore dovrà necessariamente procedere (con
aggravio delle procedure) alla comunicazione di deposito delle opere strutturali, secondo le mo-
dalità previste nell’art. 65 stesso (dovrebbe essere possibile, comuque, far in modo che nella co-
municazione di deposito il costruttore richiami gli elaborati già trasmessi, citando gli estremi del
deposito stesso).
Nei comuni in zona 3 e 4 il deposito sismico deve sempre essere completo dell’indicazione del
collaudatore e del costruttore, perché tale deposito, una volta attestato a cura dell’organo rice-
vente, costituisce titolo per l’inizio dei lavori; nel caso di lavori che ricadono nell’ambito dell’art. 65
il costruttore deve apporre timbro e firma sulla pratica sismica, ai fini della validità quale deposito
per le opere in c.a. e a struttura metalliche.
Ai fini del presente documento, è importante ricordare che la validità ai fini dell’art. 65 del DPR
380/2001 del progetto esecutivo depositato non comporta in alcun modo la necessità di control-
lare (da parte dell’esaminatore) che il progetto sia completo e conforme alle norme tecniche in
relazione agli aspetti progettuali delle costruzioni in c.a. e metalliche. In nessun caso, per tale
“deposito”, la legge nazionale e quella regionale prevedono controlli di tipo preventivo o duran-
te l’esecuzione dei lavori, se non nell’ambito dell’applicazione degli articoli dal 68 al 76 del DPR
380/2001, a cura dell’organo di controllo comunale. In ogni caso, vale la pena di ricordare che le
funzioni di vigilanza relative alle opere in c.a. e a struttura metallica di cui all’art. 65, sono relati-
ve soltanto alla verifica del rispetto degli adempimenti procedurali e non anche al contenuto tec-
nico della documentazione.
Pertanto, nel caso di interventi che riguardano l’abbattimento di barriere architettoniche è possi-
bile selezionare la casella opzionale “art. 80” presente nel modulo 1 (“La presente comunicazio-
ne di deposito ricade nell’ambito di applicazione dell’art. 80 del DPR 380/2001”) e iniziare i lavori
senza che sia rilasciata l’autorizzazione sismica prevista per i comuni in zona 2. L’articolo 80 del
DPR 380/2001, infatti, non rientra fra quelli le cui funzioni sono state delegate ai comuni dalla leg-
ge regionale (LR 33/2015, art. 2, comma 1). L’art. 8 della legge regionale non specifica tale caso
particolare; tuttavia, anche l’art. 94 non prevede tale richiamo.
Bisogna comunque ricordare che tale facoltà non è applicabile nel caso di progetti di opere pub-
bliche o private aperte al pubblico. L’articolo 80 del DPR 380/2001, che consente di evitare l’auto-
rizzazione sismica, si colloca infatti nella “sezione I”, intitolata “Eliminazione delle barriere architet-
toniche negli edifici privati”; mentre la “sezione II” inizia a partire dall’art. 82 e si intitola “Elimina-
zione o superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico”.
Il consulente strutturista esaminatore del contenuto tecnico dei progetti dovrebbe fare in modo
che i funzionari del SUE recepiscano le modalità sopra indicate.
Ad esempio, se nel modulo 12 non viene compilata la sezione relativa alla presenza di “elemen-
ti strutturali secondari”, e al contempo nella relazione di calcolo non si individuano chiaramente
quali sono gli elementi strutturali che assorbono l’azione sismica (attraverso diagrammi dei mo-
menti o altro), chi esamina il progetto chiederà integrazione o chiarimento, non in relazione alla
mancata compilazione del modulo 12, ma per il fatto che il progetto è carente in quanto non illu-
stra pienamente il comportamento dell’opera nel caso di evento sismico.
Se nel modulo 12 alcune parti risultano compilate in modo parziale o errato, chi procede con l’e-
same sismico dovrebbe accertarsi (a suo carico) in primo luogo della possibilità di ritrovare all’in-
terno degli elaborati progettuali le informazioni a lui necessarie per valutare la conformità del pro-
getto alle norme tecniche nel caso di evento sismico. Solo nel caso in cui tali informazioni fosse-
ro non rintracciabili o siano ritenute insufficienti egli potrà procedere alla richiesta di integrazio-
ni o chiarimenti relativamente agli elaborati progettuali (non al modulo 12). Non è possibile pen-
sare, infatti, che per una carenza di compilazione della modulistica da parte dello strutturista, si
debba formalizzare una inutile specifica richiesta di integrazioni, se la sicurezza nel caso sismico
è garantita dal progetto. In questi casi, per consentire di tener traccia della bontà e della diligenza
del suo operato, è consigliabile a chi controlla di inserire nella scheda di esame del progetto che
rimane agli atti (ma che non viene inoltrata al progettista) una frase del tipo: “L’esame completo
del progetto consente di superare alcune imprecisioni nella compilazione del modulo 12”, eviden-
ziando, se necessario, le imprecisioni riscontrate.
Il modulo 12 non costituisce un “elaborato progettuale”, bensì, come sopra specificato, uno “stru-
mento” di lettura del progetto, e non deve, in generale, essere oggetto di specifiche richieste di
integrazione o modifica; è possibile tuttavia ipotizzare che, a seguito delle specifiche richieste di
integrazioni o modifiche sugli elaborati progettuali (disegni, relazioni, indagini geotecniche, ecc.),
scaturisca anche la necessità, a cura del professionista, di modificare e ripresentare il modulo 12
stesso. Si deve infatti notare che le esigenze di cui all’allegato F di verificare “la completezza del
contenuto della documentazione progettuale”, “l’adeguatezza degli approfondimenti” e “la con-
gruità delle ipotesi rispetto alle norme tecniche”, potrebbero essere soddisfatte anche senza l’a-
iuto del modulo 12.
È possibile che, in presenza di più interventi strutturali previsti nella stessa pratica sismica, qua-
lora alcuni di essi siano riconducibili ad esempio ad opere di modesta entità oppure ad opere dal
comportamento facilmente leggibile, per essi il modulo 12 non sia presentato. Nel caso di opere
modeste e accessorie rispetto all’opera principale, risulta più facile l’esame completo del proget-
to, rispetto alla ricerca di informazioni nella relazione illustrativa sintetica.
Infine, si può ritenere che nel caso in cui vi sia la presenza di più progettisti strutturali, ciascuno
è responsabile delle parti del progetto corrispondenti agli elaborati progettuali (disegni e relazio-
ni tecniche) da lui sottoscritte. Le firme sul modulo 12 non devono rilevare dal punto di vista del-
le responsabilità di ciascuno, perché tale modulo ha gli scopi sopra indicati, e non costituisce as-
severazione, bensì riepilogo sintetico degli aspetti progettuali. Peraltro, proprio per queste ragio-
ni, dovrebbe ritenersi possibile che i progettisti delle diverse parti sottoscrivano insieme lo stes-
so modulo 12, oppure, indifferentemente, che ciascuno dei progettisti provveda alla predisposi-
zione del “suo” modulo 12, compilando soltanto le parti di sua competenza, purché la modalità di
presentazione risulti evidente.
L’accettabilità dei risultati, o in altre parole la “validazione del modello” (che alcuni professionisti
confondono con la validazione del software), può essere rappresentata in due parti separate: la
prima è costituita dai calcoli manuali di controllo veri e propri, con i quali il progettista stima ana-
liticamente ad esempio le masse in gioco, i taglianti di piano, le reazioni vincolari, ecc., e li con-
fronta con quelli riportati nei tabulati di calcolo; la seconda è rappresentata dall’illustrazione del-
la bontà delle scelte operate in sede di schematizzazione e di modellazione della struttura e del-
le azioni: questa seconda parte consiste nel confermare che il modello è stato generato intera-
gendo con il software in modo tale da governare i dati in ingresso e interpretare i risultati in usci-
ta grazie al feedback ottenuto da ciascuna modifica dei parametri di input, e sulla base dell’osser-
vazione degli stati tensionali e deformativi risultanti ad ogni passaggio; ciò rappresenta peraltro il
normale percorso progettuale mediante codici di calcolo.
Naturalmente, il progettista deve sempre controllare l’accettabilità dei risultati del software, tutta-
via, in molti casi, tale controllo potrebbe non necessariamente essere corredato da entrambe le
parti sopra indicate: ad esempio, quando la costruzione è modesta dal punto di vista del compor-
tamento sotto azioni sismiche, oppure quando la modellazione tridimensionale è di immediata in-
terpretazione per via della semplicità o regolarità (secondo le norme tecniche) della struttura og-
getto di analisi e il professionista dimostra e dichiara esplicitamente nel modulo 12 di aver gover-
nato i dati in ingresso e i risultati in uscita, grazie al feedback ottenuto da ciascuna modifica dei
parametri di input osservando gli stati tensionali e deformativi risultanti.
Ciò premesso, chi controlla il progetto è certamente in grado di distinguere i casi in cui sia neces-
sario verificare nel modulo 12 la presenza di calcoli analitici di accettabilità dei risultati (“i risultati
dell’elaborazione mediante software sono coerenti con il comportamento strutturale della costru-
zione, come confermato anche dai controlli di accettabilità dei risultati effettuati ed elencati dal
progettista nel modulo 12”), dai casi in cui sia sufficiente verificare nel modulo 12 la presenza di
una nota esplicativa con la quale il progettista descrive la sua interazione con il software (“i risul-
tati dell’elaborazione mediante software appaiono coerenti con il comportamento strutturale della
costruzione; l’esame attento del percorso e dei contenuti progettuali consente di confermare l’at-
tendibilità dei risultati stessi”).
Si segnala che la sezione n. 8 all’interno del modulo 12 (relativamente alle caratteristiche dei ma-
teriali impiegati) è stata introdotta esclusivamente per le necessità previste dall’art. 65, accorpan-
do la “relazione sintetica” di nuova introduzione (regionale) con la “relazione illustrativa sui ma-
teriali” (nazionale) sottoscritta anche dal direttore lavori: nell’attesa che tale punto sia completa-
mente eliminato dal modulo 12 (facendo sottoscrivere al direttore lavori direttamente la “relazione
sui materiali”) è da escludersi che chi controlla il progetto proceda chiedendo integrazioni o chia-
rimenti inerenti le caratteristiche dei materiali riportate in questa sezione. Chi controlla il proget-
to ha infatti a disposizione le prescrizioni progettuali sui materiali che devono essere obbligatoria-
mente presenti nel progetto (e in particolare espressamente indicate negli elaborati grafici) e può
visionare la “relazione sui materiali” per eventuali ulteriori chiarimenti. Le richieste di integrazione
o chiarimento devono essere riferite pertanto agli elaborati progettuali indicati, non alla sezione 8
del modulo 12, e non necessariamente alla relazione sui materiali.
2.25 Le sopraelevazioni
La norma regionale della Lombardia ha previsto specifiche regole per gli interventi di sopraeleva-
zione delle costruzioni: nelle zone 2 le sopraelevazioni rientrano nel caso generale delle proce-
dure previste per gli interventi soggetti ad autorizzazione; nelle zone 3 e 4 invece l’autorità com-
petente comunale deve rilasciare entro 60 giorni, previo il controllo di merito, la “certificazione”
per la sopraelevazione senza la quale i lavori non possono iniziare. Il progettista deve compila-
re il modulo 8, con il quale certifica di aver effettuato la verifica di adeguamento dell’intera costru-
zione e, nel caso di edifici con struttura in muratura, che l’edificio non è stato oggetto in passato
di altri interventi di soprelevazione.
Ai fini dell’applicazione delle regole sismiche, il problema di saper distinguere una sopraelevazio-
ne da un ampliamento è assai importante: sia perché nelle zone 3 e 4 solo le sopraelevazioni ri-
chiedono il rilascio di un vero e proprio benestare di merito da parte dell’organo di controllo, sia
perché con le nuove NTC 2018 solo le sopraelevazioni richiedono sempre la verifica di adegua-
tezza dell’intera costruzione, mentre in presenza di ampliamento tale necessità è riservata a que-
gli interventi che modificano significativamente la risposta del fabbricato (8.4.3 lett. “b”).
La norma regionale, nel definire le procedure inerenti gli interventi di sopraelevazione, fa riferi-
mento diretto alla norma nazionale (art. 90, comma 2, del DPR 380/2001). Tuttavia, purtroppo,
per la definizione degli interventi di sopraelevazione non si trova la formulazione a livello nazio-
nale. Per tale ragione, nell’attesa di una definizione che chiarisca i casi e le modalità per l’appli-
cazione dell’articolo 90 e del contenuto del punto 8.4.3 lett. “a” (sopraelevazioni) delle NTC 2018,
si potrebbe ricavare tale definizione da considerazioni di tipo ingegneristico in funzione del com-
portamento sismico delle costruzioni, nell’ambito di criteri di sicurezza coerenti con le norme tec-
niche, nonché ad esempio da norme tecniche precedenti.
Bisogna preliminarmente ricordare che nella ricerca delle modalità applicative e delle definzioni
dei concetti strutturali di ampliamento e sopraelevazione ai fini della sicurezza strutturale, convie-
ne il più possibile riferirsi a indicazioni nazionali e non regionali: è noto infatti (e confermato dalla
giurisprudenza) che l’incolumità dei cittadini non è materia concorrente stato-regioni, come inve-
ce lo è l’edilizia in generale, ma attiene in modo esclusivo ai compiti dello Stato.
Dovrebbe dunque intendersi per ampliamento qualsiasi realizzazione effettuata mediante opere
strutturalmente connesse all’unità strutturale oggetto di intervento che dia luogo ad un aumento
della superficie accessibile; si parte poi dalle uniche definizioni tecniche nazionali che si ritrovano
nelle precedenti norme tecniche per le costruzioni allegate al decreto 16 genanio 1996 e all’ordi-
nanza 3274/2003, che riportano la stessa frase: “s’intende per ampliamento la sopraelevazione di
parti dell’edificio di altezza inferiore a quella massima dell’edificio stesso” (che dia luogo comun-
que ad un aumento della superficie accessibile, nella logica dell’ampliamento). Ne deriva che per
sopraelevazione dovrebbe intendersi qualsiasi realizzazione che comporti un aumento dell’altezza
massima dell’unità strutturale oggetto di intervento cui è strutturalmente connessa. Se non si è in
presenza di incremento dell’altezza (massima) dell’unità strutturale, ma soltanto di un incremento
di altezza di una parte più bassa della costruzione, gli interventi dovrebbero (il condizionale è ob-
bligatorio) ricadere nella fattispecie definita “ampliamento” e non in quella della sopraelevazione.
E in aggiunta, anche “l’esecuzione di nuove strutture al di sopra del livello di copertura realizzate
con elementi strutturali connessi alla struttura esistente, ma in modo da non interagire con essa e
quindi modificare il comportamento strutturale dell’intera costruzione”, è da escludere dal caso di
sopraelevazione in riferimento ai criteri delle norme tecniche per le costruzioni (vedi Servizio Tec-
nico Centrale CSLLP 13/06/2011, in risposta alla richiesta del Servizio provinciale del Genio Ci-
vile di Agrigento). Sono quindi escluse dalla necessità di verifica di adeguamento tutte le soprae-
levazioni con manufatti leggeri e che abbiano rigidezza alle azioni orizzontali non significativa nei
confronti delle strutture sottostanti già esistenti.
ta, aumentando la volumetria terminale e superando in tale punto l’altezza originaria dell’edifi-
cio”, ed escludendo il “mero ampliamento in linea orizzontale”.
Tutto ciò premesso, indipendentemente dal fatto che permane l’incertezza nel distinguere la so-
praelevazione dall’ampliamento (chi scrive ritiene che debba prevalere la definizione di sopraele-
vazione del contesto tecnico e non di quello urbanistico), ai fini della necessità di verificare l’ade-
guatezza della costruzione, si segnala che non ricade nella sopraelevazione la variazione di al-
tezza dell’unità strutturale contenuta nella misura necessaria per la realizzazione di cordoli som-
mitali (40 o 50 centimetri, ad esempio), così come indicato in 8.4.3 NTC 2018, ultimo capoverso.
In aggiunta, non ricade nella sopraelevazione, e non è quindi necessario procedere alla verifica
di adeguamento, il caso di variazioni di altezza anche maggiori di quelle necessarie per i cordoli,
che però non comportino un incremento di “superficie abitabile” e che costituiscano cioè soltan-
to una risagomatura delle falde di copertura; caso introdotto con le NTC 2018, in senso meno re-
strittivo, per facilitare gli interventi sull’esistente relativi a sottotetti già abitati.
Per il solo cambio d’uso del sottotetto, al fine di renderlo “abitabile” se non si incrementa l’altez-
za della costruzione (o comunque non la si incrementa di oltre i 40 o 50 centimetri), non è neces-
saria la verifica di adeguamento, pur in presenza di incremento della superficie abitabile: è suf-
ficiente la verifica di idoneità del solaio di calpestìo (sempre che non ricorrano contemporanea-
mente altre cause di cui al punto 8.4.3 NTC 2018, come ad esempio l’incremento dei carichi al
piede di oltre il 10%). Viceversa, in generale, il “recupero” edilizio finalizzato a rendere “abitabili”
sottotetti, qualora accompagnato da un incremento dell’altezza dell’unità strutturale superiore al-
la misura necessaria per creare i cordoli sommitali, rientra sempre nell’obbligo di verificare l’ade-
guatezza della costruzione.
L’intenzione del legislatore è dunque chiara: per il recupero dei sottotetti le norme tecniche alle-
gate all’Ord. 3274/2003, ora non più applicabili, prevedevano una esplicita eccezione: “Una va-
riazione dell’altezza dell’edificio, resa necessaria per l’abitabilità degli ambienti, a norma dei re-
golamenti edilizi, sempre che resti immutato il numero di piani, non deve essere considerata so-
praelevazione o ampliamento; in tal caso non è obbligatorio l’intervento di adeguamento sismi-
co”. Nelle NTC 2008 e 2018 tale opzione è stata invece cancellata.
Obbligo
Contesto Definizione Note
di adeguamento
NTC 2018 1) Non costituisce Attenzione: l’affermazione è vera
“sopraelevazione” una variazione indipendentemente dalla presenza
di altezza per la realizzazione di o meno delle condizione 2) (cioè,
cordoli sommitali (ad es. 40 o 50 se si alzano le falde di soli 40 o
centimetri) 50 cm, anche se si incrementa la
superificie abitabile, non si ricade
nell’obbligo di adeguamento)
NTC 2018 2) Non costituisce Attenzione: l’affermazione è vera
Non costituisce “sopraelevazione” qualsiasi indipendentemente dalla presenza
sopraelevazione variazione di altezza di piani già o meno della condizione 1) (cioè,
(non scatta abitabili se si alzano le falde anche più di
l’obbligo di verifica 40 o 50 cm, senza incrementare la
di adeguamento, superficie abitabile, non si ricade
salvo se derivante nell’obbligo di adeguamento).
da altre necessità)
CSLLP 13/06/2011 3) Non costituisce L’affermazione è vera
“sopraelevazione” l’esecuzione indipendentemente dalla presenza
di nuove strutture al di sopra del o meno delle condizioni 1) e 2).
livello di copertura realizzate con
elementi strutturali connessi alla
struttura esistente, ma in modo da
non interagire con essa e quindi
modificare il comportamento
strutturale dell'intera costruzione
(1) Definizione e nota che non si trovano nelle norme oggi vigenti, ma sono desumibili da norme tecniche precedenti
(DM 16/01/1996 e Ord. 3274/2003, vigente quest’ultima fino al 30/06/2009).
(2) Indicazioni della Cassazione civile, n. 17284 del 12/08/2011, emessa nel periodo di vigenza delle NTC 2008,
per il caso di opere ad uso abitativo costruite sul terrazzo che costituiva copertura di una parte più bassa della
costruzione.
Comunque, indipendentemente dal problema della perfetta rispondenza tra le due pratiche (che
può essere oggetto di richiesta di chiarimento alla regione, o anche di interpretazioni diverse da
quella di chi scrive) la legge lombarda attualmente prevede che la pratica sismica sia presentata
soltanto “successivamente” (o contestualmente) alla pratica edilizia (l’identificazione della prati-
ca edilizia avviene negli appositi spazi del modulo 1 o 2 e del modulo 6; il controllo di “coerenza”
prevede tale verifica). E di tale controllo si deve far carico il funzionario dell’ufficio tecnico che ri-
lascia l’attestazione di avvenuto deposito (sismico). In tal senso, i consulenti strutturisti dovrebbe-
ro fare in modo di trasmettere le loro conoscenze ai funzionari comunali, per evitare che sia chie-
sto loro un parere tecnico su una pratica strutturale che non trovi diretta corrispondenza con quel-
la edilizia (non vale, al momento, il riferimento alla sola pratica paesaggistica o altro che non sia
riconducibile a un titolo abilitativo).
All’atto della presentazione di ciascuna pratica edilizia, il funzionario comunale dovrebbe sempre
verificare se gli interventi previsti comportano la necessità di presentare una pratica sismica, an-
che tenendo conto, per i casi particolari, di quanto riportato nel presente testo relativamente alle
“opere minori e opere speciali”. Ad ogni variante della pratica edilizia potrebbe dover corrispon-
dere (in generale) la variante alla pratica sismica.
Anche le varianti “non influenti” sulla struttura devono essere depositate con la stessa modalità,
attivando la specifica opzione, appositamente prevista nel modulo 1 (per le zone 2) e nel modu-
lo 2 (per le zone 3 e 4).
Le integrazioni documentali (spontanee) possono essere depositate nella forma delle varianti non
influenti sulla struttura. Nei comuni in zona 2, si può procedere a presentare varianti o integrazio-
ni documentali spontanee soltanto dopo aver ottenuto l’autorizzazione sismica.
È da escludere che nel caso di presentazione di varianti “non influenti sulle strutture” l’organo di
controllo proceda ad esaminare “i contenuti” del progetto secondo i criteri dell’allegato F, oppure
che siano richiesti chiarimenti o integrazioni successivamente al deposito stesso. Resta salva la
possibilità (fortemente consigliata) di procedere a verifica a cura e onere dell’ente che le modifi-
che non ricadano invece nella fattispecie delle varianti sostanziali: in tal caso, l’organo di control-
lo deve procedere in zona 2 al rilascio di una nuova autorizzazione.
turale e quello architettonico) introdotto dalla norma regionale, fanno sì che l’iter della pratica si-
smica debba, al momento, essere corrispondente all’iter della pratica edilizia.
Il consulente strutturista esaminatore del contenuto tecnico dei progetti dovrebbe fare in modo
che i funzionari del SUE recepiscano le necessità sopra indicate: in particolare, le operazioni che
garantiscono il corretto compiersi delle procedure sono due: la prima è quella per cui alla presen-
tazione di ogni variante alla pratica edilizia il funzionario istruttore verifichi la presenza della corri-
spondente pratica sismica (se necessaria); la seconda è quella per cui chi esamina le pratiche si-
smiche in occasione dei controlli del contenuto, verifichi sempre la perfetta sovrapponibilità (“con-
gruità”) tra i disegni strutturali e quelli architettonici ufficiali allegati alla pratica edilizia i cui riferi-
menti si devono trovare con precisione nel modulo 6 e, se il controllo non dà esito positivo, infor-
mi il funzionario istruttore.
In tutti i casi, la presentazione di qualsivoglia documentazione relativa alle pratiche strutturali do-
vrebbe essere controllata anche dall’autorità competente per la sismica dell’ente, che con l’aiuto
del consulente strutturista verifica la compatibilità della documentazione presentata con l’insieme
delle procedure previste dalla legge regionale e dal suo regolamento. In questo modo, è sempre
possibile verificare ad esempio che nella documentazione presentata al termine dei lavori (rela-
zione a strutture ultimate, fine lavori, certificato di collaudo) non siano inglobate modifiche pro-
gettuali tali da richiedere sottoscrizione da parte del costruttore, o addirittura procedure di auto-
rizzazione o controllo.
Tuttavia, niente viene precisato a proposito delle “varianti” ai progetti definitivi o esecutivi che do-
vessero rendersi necessarie in data successiva al 21/03/2018; è evidente infatti che nel caso di
stravolgimento del progetto precedentemente depositato ci sarebbe da chiedersi se la nuova pro-
gettazione debba riferirsi alle nuove norme tecniche.
In tali casi, si ritiene di poter ragionevolmente far riferimento alla analoga situazione che si pre-
sentò in occasione dell’entrata in vigore delle NTC 2008: con l’emanazione della Circolare
11/12/2009 (a cui si rimanda) fu stabilito che la necessità di adeguare il progetto alle nuove nor-
me tecniche fosse da collegare alla presenza di “modifiche sostanziali dell’organismo architetto-
nico, in quanto implicanti un sostanziale mutamento del comportamento statico globale dell’ope-
ra”, che comportassero “una nuova e diversa progettazione strutturale”. E soprattutto che “La fi-
gura professionalmente competente a valutare la sussistenza delle condizioni tecniche che pos-
sano determinare una «variante sostanziale», non può che individuarsi nel progettista strutturale
dell’opera” senza alcun riferimento, giustamente, alle definizioni regionali.
Si segnala, peraltro, che, con l’entrata in vigore delle nuove NTC 2018, la modulistica di Regione
Lombardia risulta superata nelle parti dove contiene riferimenti alle precedenti norme tecniche.
Nell’attesa dell’aggiornamento delle norme regionali, la soluzione che appare percorribile è quella
di trasmettere i moduli senza alcuna modifica; tuttavia, se si volesse comunque garantire la cor-
rettezza formale, l’organo di controllo potrebbe legittimamente chiedere di presentare una dichia-
razione con la quale si conferma che i riferimenti alle NTC 2008 devono intendersi “superati” con
i corrispondenti riferimenti alle NTC 2018.
In assenza di una procedura esplicita, la modalità di presentazione della pratica sismica in sana-
toria dovrebbe essere stabilita in accordo con l’organo che la riceve. Si possono presentare prin-
cipalmente i seguenti due casi:
2. Presentazione “a posteriori” delle opere strutturali “in ritardo” e/o per rispondere alla richiesta
di certificato di collaudo in occasione di rinnovo, richiesta o attestazione di agibilità del fabbri-
cato, in assenza di abusi edilizi.
Per quanto riguarda la regolarità sostanziale, ai fini dell’agibilità, il progetto e il collaudo posso-
no riferirsi alle regole di sismicità e alle norme tecniche vigenti al momento della realizzazione
dell’opera: il collaudo può essere ottenuto a seguito, appunto, di denuncia a posteriori, oppure
“potrebbe”, ma soltanto in determinate situazioni e previo accordo con l’organo di controllo,
essere sostituito, da una “dichiarazione di idoneità statica”, allegando opportuna relazione
tecnica.
Per quanto riguarda la modalità formale di presentazione, nell’attesa dell’aggiornamento della
legge regionale lombarda, si ritiene che la procedura da seguire per la “regolarizzazione” della
pratica strutturale dovrebbe essere quella in vigore al momento della realizzazione dell’opera.
(Si segnala, a margine, che nel caso particolare in cui l’analisi della documentazione e della
costruzione rivelasse la non conformità delle opere alla normativa tecnica in vigore al momen-
to della realizzazione, si renderebbe necessaria, secondo 8.3 NTC 2018, la valutazione della
sicurezza secondo le attuali norme tecniche).
Sono possibili anche i casi in cui, per lo stesso fabbricato, le due fattispecie sono entrambe pre-
senti: le porzioni di fabbricato abusive dal punto di vista edilizio-urbanistico devono essere ogget-
to di verifica con le norme tecniche e la sismicità più recenti; le porzioni non oggetto di sanatoria
edilizia sono oggetto di esame con le regole della sismicità e delle norme tecniche vigenti al mo-
mento della realizzazione dell’opera, ai fini dell’attestazione di agibilità.
Le opere strutturali eseguite senza il deposito previsto per le costruzioni in c.a. e metalliche (art.
65 DPR 380, L 1086/1971) e/o senza i prescritti deposito sismico o autorizzazione sismica (artt.
93 e 94 DPR 380, L 64/1974) comportano in ogni caso le violazioni di cui agli artt. 71 e seguenti
e 95 e seguenti del DPR 380/2001.
Se il 10 aprile 2016 la classificazione del comune è cambiata in senso peggiorativo (ad es.
da zona 4 a zona 3, oppure da zona 3 a 2), si deve attivare la procedura per le “costruzioni in
corso”, presentando i moduli 3 e 4 e una dichiarazione del direttore dei lavori sulla conformi-
tà delle parti eseguite rispetto al progetto depositato. Al termine dei lavori (che deve avveni-
re tassativamente entro il 9 aprile 2018) va presentato il modulo 13 (“Dichiarazione di fine la-
vori strutturali”).
Nei casi sopra indicati, il progetto delle opere subisce un controllo tecnico (allegato I, DGR
5001/2016) di conformità alle norme tecniche e alla classificazione sismica in vigore alla da-
ta immediatamente successiva al 10 aprile. Tale controllo di merito non è regolato da precise
modalità, come invece è previsto per le opere presentate successivamente a tale data; peral-
tro, anche la modalità di presentazione delle pratiche non era oggetto di particolari regole sui
contenuti e sulla forma. Da parte del consulente strutturista, sarà necessario di volta in vol-
ta individuare le modalità più adatte per la verifica di coerenza con le norme tecniche vigen-
ti e per la richiesta di eventuale documentazione integrativa. È da escludere, in questa proce-
dura, ogni controllo sull’esecuzione, se non nell’ambito della vigilanza prevista dagli articoli del
DPR 380/2001.
Quando gli interventi ricadono nel “miglioramento”, oppure quando vi sia il cambio della classe
d’uso in aumento (senza incremento di oltre il 10% dei carichi al piede), la valutazione della si-
curezza (prima e dopo l’intervento) assume un significato particolarmente importante: nel caso
in cui non siano soddisfatte (ζV<1) le verifiche secondo il capitolo 8 delle NTC 2018 relative alle
azioni controllate dall’uomo, ossia prevalentemente ai carichi permanenti e alle altre azioni di ser-
vizio, è necessario adottare provvedimenti restrittivi immediati sull’uso della costruzione. In altre
parole, le verifiche statiche devono “tornare” al 100%.
Nel caso invece in cui sia la valutazione della sicurezza nei confronti delle azioni sismiche ad indica-
re un grado di adeguatezza della costruzione inferiore al 100% (ζE<1), se non è possibile individua-
re in ultima analisi soluzioni finalizzate alla riduzione dell’azione sismica per incrementare il livello
di sicurezza, è opportuno che il progettista stabilisca (ad esempio) il periodo di riferimento dell’azio-
ne sismica sopportabile dalla costruzione e determini la cosiddetta “vita nominale restante” (vedi an-
che Circolare del Capo Dipartimento Protezione Civile del 4 novembre 2010, Circolare 617/2009 alle
NTC 2008, Linee guida per la valutazione e la riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale).
L’indicazione della vita nominale residua (inferiore per esempio a 50 anni nel caso di un fabbricato re-
sidenziale) può essere considerata equivalente ad una limitazione all’uso della costruzione, oppure
comunque può essere vista come un’informazione che rappresenta in modo più chiaro il livello di si-
curezza convenzionale della costruzione, in coerenza con l’attuale concezione probabilistica alla ba-
se del calcolo strutturale secondo le norme italiane vigenti. Il progettista dovrebbe pertanto esplicita-
re tale indicazione e la committenza dovrebbe recepirla. Si resta in attesa, comunque, della pubbli-
cazione della nuova circolare esplicativa, che potrà eventualmente modificare l’attuale impostazione.
La necessità di procedere alla valutazione della sicurezza e alla esplicitazione delle eventuali li-
mitazioni da imporre nell’uso della costruzione ricorre anche nel caso in cui si proceda alla realiz-
zazione di una nuova unità strutturale indipendente antisismica all’interno di una costruzione esi-
stente. La soluzione indicata dal ministero (su richiesta del comitato tecnico scientifico della re-
gione Toscana al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici) è quella della “messa in sicurezza” del-
la struttura che costituisce l’involucro esterno. In ogni caso, è possibile pensare che la vita nomi-
nale residua relativa al fabbricato che costituisce l’involucro esterno rappresenti il periodo di rife-
rimento per il quale l’involucro può ritenersi convenzionalmente sicuro e rappresenti ad esempio
una limitazione all’uso della costruzione, con il significato sopra già illustrato.
Il riferimento al paragrafo 8.3 NTC 2018 può e deve essere invocato dall’organo comunale anche
nei casi particolari per i quali la documentazione fotografica o l’illustrazione del progetto presen-
tato dovessero rivelare situazioni di particolare degrado della strutture esistenti, oppure situazioni
di funzionamento ed uso anomalo, o edifici che siano stati oggetto di crolli parziali dovuti ad azio-
ni antropiche o ambientali, ecc.; se tali evenienze sono ipotizzabili, spetta al progettista esclude-
re esplicitamente la necessità di valutazione della sicurezza, e/o di esplicitare le eventuali limita-
zioni da imporre nell’uso della costruzione. L’occasione dei controlli sul progetto o sull’esecuzio-
ne previsti dalla DGR 5001 può, in determinati casi, rappresentare la sede adatta per richieste in
tal senso, secondo le NTC vigenti.
In appendice sono riportate alcune esemplificazioni relative al’esame del progetto secondo i pun-
ti sopra elencati, secondo le modalità di controllo previste nella DGR 5001/2016. Nel caso di in-
terventi edilizi particolarmente complessi, o con altezze elevate, o che possano richiedere speci-
fiche competenze, l’esame sismico dovrebbe poter seguire uno schema differente rispetto a quel-
lo valido per le opere di normale importanza. In altre parole, la modalità di controllo qui prevista
non è sempre adeguata ai diversi casi che si possono presentare.
In appendice sono riportate anche alcune esemplificazioni, relative ai casi più comuni, di richieste
di integrazioni compatibili con quanto stabilito per le modalità di controllo nella DGR 5001/2016.
A.1 Introduzione
La legge nazionale prevede che in tutte le zone sismiche ogni intervento che non sia di semplice
manutenzione ordinaria (vedi anche la giurisprudenza consolidata), sia da assoggettare al depo-
sito del progetto finalizzato al potenziale controllo: tutte le opere di costruzione o riparazione de-
vono quindi essere depositate (art. 93 DPR 380/2001, così come richiamato dalla LR 33/2015) e,
se ricadenti in zona 2, assoggettate alla procedura di autorizzazione (art. 94).
Secondo giurisprudenza, comunque, “La speciale disciplina [del deposito sismico] si applica a
tutte le costruzioni, la cui sicurezza possa comunque interessare la pubblica incolumità”. Per indi-
viduare tipologie di interventi da non assoggettare al deposito sismico (e quindi dalla relativa au-
torizzazione, nei comuni in zona 2) è necessario stabilire a priori che le opere non rappresentino
un pericolo (nemmeno potenziale) per la pubblica incolumità.
Esistono poi categorie di opere e interventi che non ricadono tra quelli che devono seguire il nor-
male percorso procedurale e che hanno bisogno di un inquadramento speciale.
Ciò premesso, si illustrano di seguito alcune tipologie di interventi, che possono definirsi “minori”
o comunque che presentano caratteristiche particolari. Si tratta di:
- opere che non possono comunque interessare la pubblica incolumità nel caso di evento sismico;
- opere di modesta entità;
- costruzioni temporanee con durata inferiore ai 2 anni;
- opere provvisionali;
- interventi sulle costruzioni esistenti;
- interventi relativi a elementi costruttivi non strutturali;
- strutture di stoccaggio ed immagazzinamento (es. scaffalature).
Nel seguito, si esaminano in dettaglio le singole tipologie di opere minori e di opere speciali.
Si segnala fin da subito che la categoria di opere che richiede la massima concentrazione di sfor-
zi da parte di tutte le categorie coinvolte (costruttori, cittadini, professionisti, autorità comunali) è
quella che nel presente testo è stata denominata “Opere di modesta entità”, per la quale chi scri-
ve ritiene sia necessario richiedere al legislatore regionale l’introduzione di una corsia preferen-
ziale e procedimenti speditivi.
A.2 Opere che non interessano la pubblica incolumità nel caso di evento sismico
Le opere che non possono “comunque interessare la pubblica incolumità” nel caso di evento si-
smico sono quelle che per dimensioni e massa non sono in grado in alcun modo di causare peri-
colo alle persone e comportano quindi un rischio nullo nel caso dell’evento sismico prevedibile in
Lombardia. Si tratta ad esempio di recinzioni con pareti molto basse e parte soprastante con re-
te o metallica, normale segnaletica stradale, piccoli manufatti interrati, ma anche pergolati e per-
gotende se piccoli e a struttura leggera, eccetera. Secondo l’art. 83 del DPR 380/2001 e secon-
do la giurisprudenza consolidata, tali opere non ricadono nell’ambito di applicazione dell’art. 93;
articolo quest’ultimo che disciplina il deposito sismico.
L’art. 83 (“Tutte le costruzioni la cui sicurezza possa comunque interessare la pubblica incolumità,
da realizzarsi in zone dichiarate sismiche […], sono disciplinate, oltre che dalle disposizioni di cui
all’articolo 52, da specifiche norme tecniche […]”) stabilisce infatti un preciso legame tra le “norme
tecniche per le costruzioni” e le opere “significative a fini sismici”: in sostanza, tutte le opere signi-
ficative a fini sismici devono essere regolate dalle norme tecniche; ed è vero anche il contrario: se
per una determinata opera, ogni regola di calcolo di tipo sismico delle norme tecniche appare irra-
gionevole e di superflua applicazione, allora si è in presenza di una costruzione da non assogget-
tare al deposito sismico. La valutazione deve comunque essere fatta caso per caso. Non si può
pensare che la lettura dell’art. 93 comma 1 (“Nelle zone sismiche di cui all’articolo 83, chiunque
intenda procedere a costruzioni, riparazioni e sopraelevazioni, è tenuto a darne preavviso scritto
allo sportello unico […]”) sia disgiunta da quella dell’art. 83: una interpretazione diversa che vo-
lesse comprendere nella dicitura “chiunque intenda procedere a costruzioni […]” qualsiasi ope-
ra, indipendentemente dalle sue caratteristiche, renderebbe inutile quanto previsto nell’art. 83.
Anche la giurisprudenza consolidata conferma che “le disposizioni di cui al Decreto del Presiden-
te della Repubblica n. 380 del 2001, articoli 93 e 94 si applicano a tutte le costruzioni la cui sicu-
rezza possa interessare la pubblica incolumità” (ad es. Cassazione n. 16182/2013, 28759/2015,
6591/2012, ecc.).
Resta salvo, invece, il principio più volte ribadito nella scienza giuridica secondo il quale a nulla
rilevano le disposizioni regionali su questo tema: le regioni possono stabilire le differenti proce-
dure di tipo amministrativo a cui assoggettare un intervento strutturale, ma non possono definire
cosa assoggettare o meno all’art. 93 del DPR 380 nazionale (vedi anche sentenza Corte Costitu-
zionale n. 60/2017). Pertanto, in conclusione, la valutazione che consente di stabilire se un inter-
vento può o meno interessare la pubblica incolumità deve essere fatta caso per caso e non può
provenire da un elenco regionale.
In sintesi, per le opere non riguardanti la pubblica incolumità nel caso di evento sismico dovreb-
be essere prevista soltanto la consegna della relazione tecnica e degli elaborati grafici di detta-
glio all’interno della pratica edilizia, proprio a conferma documentale della consistenza strutturale
delle opere stesse, al fine di evidenziare che le opere non riguardano in alcun modo la pubblica
incolumità nel caso di evento sismico, anche mediante considerazioni e valutazioni specifiche, se
necessario. Non è previsto il deposito sismico. Non è prevista, tra l’altro, la necessità di allegare
la relazione geologica e il certificato di collaudo.
È possibile sostenere la non assoggettabilità al deposito sismico dichiarando che “le opere non
ricadono nell’ambito di applicazione dell’art. 5 della LR 33/2015 e dell’art. 93 del DPR 380/2001,
in quanto non riguardanti in alcun modo la pubblica incolumità nel caso di evento sismico, ai sen-
si dell’art. 83 del DPR 380/2001”.
È difficile predisporre un vero e proprio elenco di opere non riguardanti la pubblica incolumità,
perché resta necessario verificare caso per caso la consistenza specifica di ciascun manufatto.
In particolare, comunque, potrebbero rientrare in tale elenco la maggior parte delle opere defini-
te al comma 1 dell’art. 6 del DPR 380/2001 (attività edilizia libera), previa verifica caso per caso
dell’insussistenza di potenziale pericolo nel caso di evento sismico.
Non rientrano in questa categoria le opere seppur di tipo modesto per le quali è previsto comun-
que il rischio, anche se molto basso, di interessare la salvaguardia delle persone nel caso di
evento sismico. Si tratta, come già stabilito in alcuni casi di giurisprudenza, di piscine interrate,
muri di sostegno anche se di altezza contenuta, strutture metalliche a sostegno di cartellonistica
autostradale, gabbioni metallici di contenimento delle terre, piccole costruzioni in lamiera o in le-
gno che consentono l’accesso di persone, recinzioni a parete piena, strutture a sostegno di can-
cellate con altezza rilevante, strutture metalliche destinate a serra, piccole tettoie, locali interrati,
ecc. Per tali opere la presentazione della pratica sismica è quindi sempre necessaria.
Per tali opere deve essere previsto il deposito sismico ai sensi dell’art. 93 DPR 380/2001 (e la
conseguente autorizzazione in zona 2). È necessario, tra l’altro, allegare la relazione geologica e
collaudare le opere. Tali opere, se realizzate mediante un “complesso di strutture” in cemento ar-
mato o metalliche, sono anche soggette al deposito ai sensi dell’art. 65 del DPR 380/2001, a cu-
ra del costruttore.
L’auspicio è quello di poter creare una “corsia preferenziale”, sulla base di un opportuno elenco di
opere che consenta di predisporre una documentazione minima finalizzata a un deposito e un’au-
torizzazione sismica di tipo semplificati (con “autorizzazione speditiva”), per gli adempimenti di cui
agli artt. 93, 94 e 65 DPR 380/2001. Dovrebbero pur sempre rimanere al di fuori di questa tipolo-
gia le opere in classe d’uso III e IV (edifici rilevanti per le conseguenze del loro eventuale collas-
so ed edifici strategici per finalità di emergenza).
Ulteriore auspicio è quello di poter considerare che, in funzione della modesta importanza degli
interventi in relazione al comportamento nel caso sismico, ai fini della caratterizzazione geotecni-
ca del sottosuolo il progettista si avvalga di quanto previsto nel paragrafo 6.2.2 delle NTC 2018;
conseguentemente, non si dovrebbe ritenere necessaria la redazione di un nuovo e specifico
“modello geologico” a fini sismici, per il fatto che, secondo il paragrafo 6.2.1 NTC 2018, il model-
lo geologico dovrebbe costituire “utile riferimento” per quello geotecnico e perché in ogni caso, il
progetto dovrebbe illustrare la compatibilità dell’intervento con gli strumenti di pianificazione (con
riferimento al comportamento strutturale nel caso sismico), nonché la rappresentazione di indagi-
ni e prove preesistenti. In tal senso, in conclusione, si ritiene che la “obbligatorietà” di presentare
la specifica relazione geologica e il corrispondente modulo 9, nel caso delle opere di modesta en-
tità non dovrebbe “scattare” in modo automatico, ma dovrebbe essere valutata di volta in volta in
funzione degli scenari indicati nello strumento di pianificazione territoriale comunale.
Tuttavia, attualmente, la modulistica necessaria è quella prevista dalla DGR 5001 e non rientra
nelle competenze dell’autorità comunale la possibilità di modificarla: ogni ipotesi di miglioramen-
to della procedura per le “opere di modesta entità” potrebbe rivelarsi inutile in assenza di una pre-
visione regionale.
In ogni caso, visti gli scopi del presente documento, per le opere di modesta entità, è doveroso da
parte del consulente strutturista non seguire schemi di controllo inutilmente complessi: l’esame ra-
pido del progetto consente di capire immediatamente se il comportamento delle opere in condizio-
ne sismica può considerarsi adeguato ai livelli di sicurezza previsti dalle norme tecniche per le co-
struzioni. Così, ad esempio, per una piscina di modeste dimensioni, per valutare la bontà proget-
tuale non sarà necessario verificare il soddisfacimento delle prescrizioni di dettaglio e dei forma-
lismi previsti dalle norme, e non sarà necessario esaminare il modulo 12 o il fascicolo dei calcoli.
Per tali opere non è previsto pertanto il deposito sismico di cui all’art. 93 e il deposito strutturale ai sen-
si dell’art. 65 (per opere in c.a. e a struttura metallica); depositi riservati esclusivamente alle struttu-
re di tipo “definitivo”. Non è altresì previsto il deposito della relazione geologica e del collaudo statico.
È possibile sostenere la non assoggettabilità al deposito dichiarando che “le opere tempora-
nee con durata inferiore a due anni non ricadono nell’ambito di applicazione dell’art. 5 della LR
33/2015 e dell’art. 93 del DPR 380/2001, in quanto non regolate dalle norme tecniche ai sen-
si dell’art. 83 del DPR 380/2001, perché non ricadenti negli obblighi di progettazione con regole
antisismiche secondo 2.4.1 NTC 2018. Le opere non ricadono altresì nell’ambito di applicazione
dell’art. 65 del DPR 380/2001, in quanto non costituite da strutture di tipo definitivo”.
Non ricadono nella definizione di opere temporanee (o provvisorie) le costruzioni per le quali è
previsto in origine l’uso continuativo mediante smontaggio e rimontaggio relativo a più installazio-
ni e/o l’uso stagionale.
Tali opere sono soggette a verifica della loro stabilità e della loro resistenza (DPR 164/1956,
DPR 459/1996, DLGS 235/2003, Circ. Min. LLPP 46/2000, segnalazione ANAC) soltanto a cura
dell’appaltatore e devono essere adeguate alla natura delle opere, anche con riferimento all’am-
biente in cui le opere stesse devono essere costruite. I disegni ed i calcoli statici sono posti a di-
sposizione delle autorità di vigilanza competenti unitamente alla copia del libretto di cui alla auto-
rizzazione ministeriale all’uso delle strutture. I calcoli devono tener conto dell’evento sismico se-
condo quanto previsto nelle NTC 2018 in funzione della durata prevista. Anche le norme tecniche
per le costruzioni confermano che il progetto strutturale definisce compiutamente le opere da rea-
lizzare (C10.1 Circ. 617/2009) “restando esclusi soltanto i piani operativi di cantiere, i piani di ap-
provvigionamento, nonché i calcoli e i grafici relativi alle opere provvisionali”.
Per tali opere non è previsto il deposito strutturale ai sensi dell’art. 65 per opere in c.a. e a struttu-
ra metallica e nemmeno il deposito sismico di cui all’art. 93 del DPR 380; depositi riservati esclu-
sivamente alle strutture di tipo “definitivo”. Non è altresì previsto il deposito della relazione geolo-
gica e del collaudo statico.
È possibile sostenere la non assoggettabilità al deposito dichiarando che “le opere non ricadono
nell’ambito di applicazione dell’art. 5 della LR 33/2015 e dell’art. 93 del DPR 380/2001, in quanto
non ricadenti nell’applicazione delle norme tecniche ai sensi dell’art. 83, perché regolate da altri
dispositivi di legge (DPR 380/2001, DPR 164/1956, DPR 459/1996, DLGS 235/2003, Circ. Min.
LLPP 46/2000, ANAC segnalazione del 29/01/2007). Le opere non ricadono altresì nell’ambito
di applicazione dell’art. 65 del DPR 380/2001, in quanto non costituite da strutture di tipo definiti-
vo”. Se le opere provvisionali assolvono a una funzione strutturale che può andare oltre alle esi-
genze e alla durata del cantiere, esse vanno ricondotte alla tipologia delle “costruzioni tempora-
nee” di cui al punto precedente.
Per gli interventi strutturali sulle costruzioni esistenti è previsto quindi il deposito sismico ai sensi
dell’art. 93. La necessità di predisporre la relazione geologica dipende dalla realizzazione o me-
no di interventi riguardanti le fondazioni e dall’eventuale incremento dei carichi sul sottosuolo di
quelle esistenti, nonché da quanto stabilito in 8.3 NTC 2018. Il deposito del certificato di collaudo
statico è obbligatorio ai sensi dell’art. 9 della LR 33/2015. Per gli “interventi locali o di riparazio-
ne” la normativa nazionale (DPR 380/2001, art. 67, comma 8-bis) prevede che il collaudo statico
sia sostituito dalla dichiarazione di regolare esecuzione. Si attende però la conferma che anche
la norma regionale venga modificata in tal senso.
È tuttavia auspicabile (vedi proposte migliorative) che anche alcuni interventi non significativi sul-
le costruzioni esistenti siano esplicitamente esclusi dall’obbligo di deposito sismico di cui all’art.
93, perché pur ricadendo letteralmente nella definizione di “riparazioni”, potrebbero essere real-
mente insignificanti dal punto di vista della dimensione geometrica (ad esempio, sostituzione di
alcuni elementi dell’orditura secondaria, piccole aperture o chiusure nei solai, riparazione di le-
sioni, operazioni localizzate di scuci-cuci, chiusura di aperture o nicchie nei muri, ecc.) e produr-
rebbero quindi variazioni che non incidono in alcun modo sulla pubblica incolumità nel caso di
evento sismico.
Si tratta pertanto di quelle porzioni costruttive che, pur non svolgendo una funzione struttura-
le, perché non appartenenti all’ossatura portante della costruzione, sono “inglobate” stabilmente
quali elementi “costituitivi” degli ambienti dell’edificio e che possono comunque riguardare la pub-
blica incolumità nel caso di evento sismico (parapetti o decorazioni aggettanti, insegne e pannelli
pubblicitari, ciminiere, antenne e serbatoi, pareti interne ed esterne, tramezzature e facciate, ele-
menti di ancoraggio per armadi e librerie permanenti direttamente poggianti sul pavimento, ele-
menti di ancoraggio per controsoffitti e corpi illuminanti). Possono ritenersi “esclusi” da tale defi-
nizione gli elementi di arredo non stabilmente “inglobati” nella costruzione.
La DGR 5001/2016 nell’allegato F indica che: “Chiunque intenda procedere a interventi struttu-
rali nelle zone sismiche 2 è tenuto a presentare istanza di autorizzazione […]”. Sembra che la
Regione, più o meno consapevolmente, non includa in tale allegato gli interventi sugli elemen-
ti costruttivi non strutturali. Tuttavia, la stessa LR 33/2015 definisce (art. 5) l’ambito di applica-
zione delle norme rimandando direttamente all’art. 93 nazionale e confermando di fatto l’obbli-
go del deposito sismico per tutti gli interventi che non siano di semplice manutenzione ordina-
ria (secondo la giurisprudenza) e al contempo pericolosi per la pubblica incolumità nel caso di
evento sismico.
Per tali interventi è dunque previsto il deposito sismico; non è prevista, in generale, la predisposi-
zione della relazione geologica. Sono invece previste le operazioni di collaudo, in base a quanto
indicato nell’art. 9 della LR 33/2015, fino a quando la regione non procederà ad adeguare la sua
normativa in base a quanto previsto nell’art. 67, comma 8-bis.
Ciò premesso, in attesa di una regolamentazione più chiara (linee guida ministeriali), ai fini del
presente documento, e indipendentemente dal metodo di calcolo (NTC, UNI/TS 11379, UNI EN
16681, FEMA, …), è possibile distinguere le seguenti tipologie di strutture di stoccaggio ed im-
magazzinamento (scaffalature):
1. scaffalature che possono interferire con l’intero edificio di cui sono parte (perché sono parte
stessa della struttura portante, o perché con il loro crollo potrebbero coinvolgere la struttura
principale);
2. scaffalature interne che oltre a svolgere la funzione primaria di magazzino, sono “inglobate”
nella costruzione e contemplano anche la permanenza o il transito di persone (al loro interno);
3. scaffalature non rientranti nelle precedenti tipologie, ma che possono costituire pericolo per la
pubblica incolumità nel caso di evento sismico (ad es. scaffalature con altezze maggiori di 3 o
4 metri).
Le opere di cui ai punti 1 e 2 sono da assoggettare alle procedure previste all’art. 93 del DPR 380,
in quanto assimilabili a costruzioni; o comunque rientranti negli “elementi costruttivi senza funzio-
ne strutturale” (in quanto scaffalature “inglobate” stabilmente quali elementi “costitutivi” degli am-
bienti) regolati dalle norme tecniche per le costruzioni (7.2.3 NTC 2018) e quindi ricadenti nella
lettura combinata degli artt. 83 e 93 DPR 380/2001. Quindi, per le tipologie indicate devono esse-
re previsti il deposito sismico (e la conseguente autorizzazione in zona 2). È necessario, tra l’al-
tro, allegare la relazione geologica (se influenti sulle strutture di fondazione) e collaudare le opere
secondo l’art. 9 della LR 33/2015. Tali opere sono anche soggette al deposito ai sensi dell’art. 65
del DPR 380/2001, a cura del costruttore in quanto, appunto, opere di tipo “definitivo”.
Per le opere di cui al punto 3, in assenza di chiare indicazioni normative, pur non assoggettabili
al deposito sismico, dovrebbe essere prevista la consegna della relazione tecnica e degli elabo-
rati grafici quali allegati alla pratica edilizia. È possibile sostenere la non assoggettabilità al depo-
sito delle opere di cui al punto 3 dichiarando che “le opere non ricadono nell’ambito di applicazio-
ne dell’art. 5 della LR 33/2015 e dell’art. 93 del DPR 380/2001, in quanto non regolate dalle nor-
me tecniche ai sensi dell’art. 83 del DPR 380/2001, perché non “inglobate” stabilmente quali ele-
menti “costitutivi” degli ambienti della costruzione. Le opere non ricadono altresì nell’ambito di ap-
plicazione dell’art. 65 del DPR 380/2001, in quanto non costituite da strutture di tipo definitivo”.
(1) Obbligo di deposito ai sensi dell’art. 65, a cura del costruttore, se le opere costituiscono un “complesso di
strutture” in cemento armato o metalliche.
(2) Obbligo di relazione geologica da confermare caso per caso (vedi il paragrafo “relazione geologica e geotecnica”,
e l’auspicio indicato nel paragrafo “opere di modesta entità” in questa appendice e il paragrafo relativo alle opere
minori nell’appendice relativa alle proposte migliorative alla legge regionale).
(3) Obbligo di relazione geologica nel caso di esecuzione di nuove fondazioni o incremento dei carichi di oltre il 10%
sulle fondazioni (vedi paragrafo “relazione geologica e geotecnica”).
(4) Obblighi relativi a scaffalature assimilabili a “costruzioni” o a “elementi costruttivi” inglobati nell’edificio, pericolosi
per la pubblica incolumità (vedi la definizione riportata nel testo del presente documento).
Si segnala che anche nei casi in cui non si sia previsto il deposito strutturale, è sempre necessaria la consegna della
documentazione tecnica a conferma della consistenza delle opere stesse.
Stabilire un elenco di opere minori che possano beneficiare di tale procedura semplificata, secondo quanto
indicato nel documento “opere minori e opere speciali”, con riferimento alla fattispecie ivi definite delle “ope-
re di modesta entità”, corrispondenti a quelle che presentano un rischio molto ridotto.
Definire, attraverso descrizione generale (come nel testo “opere minori e opere speciali”) gli “interventi ri-
guardanti esclusivamente elementi non strutturali”, e includerli nella procedura semplificata suddetta.
Stabilire (nell’allegato H) che per le opere minori che rientrano nella procedura semplificata come sopra in-
dicato, il controllo a campione sull’esecuzione non deve aver luogo (a tali interventi non venga attribuita la
categoria per il controllo a campione).
Considerare che, per le “opere di modesta entità” che rientrano nella procedura semplificata, in funzione
della modesto rilievo degli interventi in relazione al comportamento nel caso sismico, ai fini della caratteriz-
zazione geotecnica del sottosuolo il progettista si possa avvalere di quanto previsto nel paragrafo 6.2.2 del-
le NTC 2018; conseguentemente, non si dovrebbe ritenere necessaria la redazione di un nuovo e specifi-
co “modello geologico” a fini sismici, per il fatto che secondo il paragrafo 6.2.1 NTC 2018, il modello geolo-
gico dovrebbe costituire “utile riferimento” per quello geotecnico e perché in ogni caso, il progetto dovrebbe
illustrare la compatibilità dell’intervento con gli strumenti di pianificazione (con riferimento al comportamen-
to strutturale nel caso sismico), nonché la rappresentazione di indagini e prove preesistenti. In tal senso, in
conclusione, si ritiene che la “obbligatorietà” di presentare la specifica relazione geologica e il corrisponden-
te modulo 9, nel caso delle opere rientranti nella procedura semplificata non dovrebbe “scattare” in modo
automatico, ma valutata di volta in volta a cura del progettista dell’intervento (e di chi controlla la progetta-
zione secondo gli allegati F ed H della DGR 5001), in funzione degli scenari indicati nello strumento di pia-
nificazione territoriale comunale, nonché (appunto) non includere necessariamente gli aspetti diretti a sup-
portare il modello geotecnico, ma soltanto quelli di fattibilità geologica.
Definire, attraverso descrizione generale (come nel testo “opere minori e opere speciali”) quelle opere che
restano escluse dal deposito sismico ai sensi dell’art. 93, secondo il dettato nazionale, con riferimento al-
le fattispecie: 1) opere che non possono comunque interessare la pubblica incolumità nel caso di evento si-
smico; 2) opere provvisionali; 3) costruzioni temporanee; 4) alcuni interventi non significativi sulle costruzio-
ni esistenti (quest’ultima con precisa definizione e chiare esemplificazioni in elenco); 5) alcuni interventi re-
lativi alle strutture di stoccaggio ed immagazzinamento (scaffalature minori, indicate al punto 3 del relativo
testo). Inserire tali definizioni e procedure all’interno dell’allegato F.
Si propone di seguito la sintesi delle modalità di controllo e delle indicazioni che il consulente
strutturista esaminatore dovrebbe considerare se sceglie di prestare il suo servizio all’organo di
controllo. Le argomentazioni a sostegno di ciacuna affermazione si trovano nel testo riportato nel-
la sezione “L’attività di controllo sul progetto e sull’esecuzione” del presente documento.
2. È da escludersi, in generale, che il consulente strutturista svolga lo specifico esame del con-
tenuto di: moduli 1 o 2, modulo 6, modulo 7, nomina ed accettazione dell’incarico di collaudo,
elenco allegati, dichiarazioni senza contenuto tecnico.
3. Il consulente strutturista fa in modo che i funzionari del SUE recepiscano le modalità di con-
trollo formale previste dalla legge regionale, con particolare attenzione al rilascio dell’attesta-
zione di deposito contestualmente al deposito stesso, secondo il preciso disposto dell’art. 7
LR 33/2015.
4. L’esame del progetto (degli elaborati grafici e delle relazioni) è riferito alle parti principali del
progetto e ai collegamenti più importanti, con riguardo al comportamento delle opere nel ca-
so di evento sismico.
5. L’esame della documentazione non è relativo alle scelte progettuali e alle possibili alternati-
ve a disposizione del progettista, ma si limita ad una valutazione di coerenza con le norme vi-
genti senza entrare nel merito dei percorsi progettuali seguiti.
7. L’obiettivo primario di chi esamina i progetti è quello di fare in modo che il progettista appor-
ti le dovute correzioni per rendere le opere “sicure” nei confronti dell’evento sismico. Ogni ri-
chiesta che non produce tali correzioni rischia di andare nella direzione della burocratizzazio-
ne del sistema. Resta pur vero che è doveroso chiedere integrazioni se le scelte progettuali
non sono chiare o adeguatamente illustrate e giustificate.
8. Le richieste di integrazioni o chiarimenti dovrebbero sempre riferirsi ad almeno una delle se-
guenti situazioni: documentazione di progetto incompleta, aspetti progettuali di non chiara o
difficile interpretazione, difformità progettuali rispetto alle NTC, ipotesi non esplicitamente giu-
stificate, incongruenze tra gli elaborati di progetto.
10. È da escludersi ogni attività del controllore mirata a “concordare” modifiche progettuali con i
professionisti coinvolti nell’intervento. Le modifiche, a esclusiva cura del progettista, saranno
quelle che gli consentono di eliminare le non conformità rilevate puntualmente nella fase di
esame tecnico dal consulente strutturista.
11. I moduli 8, 9, 10, 12 sono stati previsti dalla norma regionale con il duplice scopo di aiutare
i professionisti ad illustrare il loro lavoro e di aiutare chi deve esaminare il progetto ai fini del
controllo: i moduli indicati non costituiscono quindi “elaborati progettuali” e non devono, gene-
ralmente, essere oggetto di specifiche richieste di integrazione o modifica; richieste che, vice-
versa, vanno riferite agli elaborati progettuali.
12. In generale, nella fase di esame del contenuto del progetto le integrazioni possono essere ri-
chieste una sola volta. Tuttavia, se a seguito della prima integrazione fosse necessario un ul-
teriore passaggio chiarificatore, sullo stesso aspetto incluso nella prima richiesta (o che da
essa scaturisca), è possibile e doveroso, se a vantaggio del cittadino, procedere ad un’ulte-
riore richiesta in tal senso prima di giungere al provvedimento di diniego da parte dell’ufficio
tecnico.
13. Nell’esame tecnico, non è possibile richiedere chiarimenti o integrazioni riguardanti aspetti
progettuali che non siano stati oggetto della prima richiesta di integrazioni (o che non scaturi-
scano da essa).
14. L’eventuale parere tecnico negativo sul progetto può essere motivato esclusivamente con la
risposta integrativa mancata, errata o incompleta.
15. È possibile che alcune carenze progettuali possano far parte delle “prescrizioni”, con richie-
sta chiara ed univoca, e con il rimando alla responsabilità di tecnico abilitato, in sede di pare-
re favorevole (e di rilascio di autorizzazione), anziché essere incluse in una vera e propria ri-
chiesta di integrazioni.
16. Chi sceglie di esaminare le pratiche sismiche deve mantenere il contatto con l’ordine profes-
sionale di appartenenza, che provvederà a indirizzare e orientare gli iscritti mediante apposi-
ti incontri e specifiche linee di indirizzo.
17. Il consulente strutturista deve sempre fare in modo che nelle richieste di integrazione compa-
iano le modalità con le quali si rende disponibile al confronto con i professionisti.
18. È possibile che l’esaminatore offra la sua disponibilità con la presenza fissa presso la sede
dell’ufficio tecnico, oppure su appuntamento, o mediante contatto telefonico o via email. Anche
gli ingegneri della commissione tecnica regionale si rendono disponibili con le stesse modalità.
19. Durante i controlli sull’esecuzione, si richiedono se del caso le certificazioni sui materiali (pre-
viste nel capitolo 11 delle NTC), nonché i relativi controlli di accettazione del direttore dei la-
vori, sulle parti già realizzate, in funzione anche dell’importanza dell’opera.
20. Il controllo sull’esecuzione è un procedimento che non riguarda direttamente il contenuto del-
la relazione finale del direttore lavori e/o del certificato di collaudo, ma si affianca ad essi, con
iter indipendente e finalità diverse.
21. Nei comuni in zone 3 e 4, il controllo sull’esecuzione dovrebbe sempre essere garantito: il
consulente strutturista dovrebbe fare in modo che l’autorità competente comunale recepisca
l’importanza del sopralluogo, secondo le previsioni del DPR 380/2001.
22. Nei controlli sull’esecuzione, la consegna di documenti eventualmente richiesti potrà seguire
(se motivata) le tempistiche dettate dalla direzione dei lavori, ma pur sempre con riferimento
alle opere visionate durante il sopralluogo.
23. Per gli interventi di modesto rilievo a fini sismici è doveroso da parte del consulente strutturi-
sta non seguire schemi di controllo del progetto inutilmente complessi ed è inutile valutare il
modulo 12, nonché le prescrizioni di dettaglio e i formalismi previsti dalle norme: l’esame del
progetto consente di capire immediatamente se il comportamento delle opere in condizione
sismica può considerarsi sicuro.
24. Se alcune indicazioni contenute nella circolare esplicativa non sono pienamente rispettate, il
progettista deve giustificare chiaramente le alternative progettuali e le relative valutazioni tec-
niche che consentono di garantire lo stesso livello di sicurezza.
25. Nella relazione di calcolo, alcune verifiche previste dalle NTC potrebbero essere state omes-
se, perché non pertinenti, oppure perché evidentemente soddisfatte, o perché non relative al
comportamento sismico.
26. Negli elaborati grafici, alcuni elementi progettuali di insieme o di dettaglio potrebbero essere
stati omessi, perché non influenti sul comportamento nel caso di evento sismico.
27. Un progetto che non includa gli esecutivi dei solai o delle parti non principali deve ritenersi ac-
cettabile se contiene comunque tutti gli elementi che individuano la bontà delle opere ai fini
del comportamento nel caso sismico.
28. Le verifiche per le combinazioni “non sismiche” non rientrano negli obiettivi dell’esame tecni-
co previsto dalla DGR 5001/2016.
29. Le azioni del vento, della neve, della temperatura e le azioni eccezionali da incendio, da
esplosioni, da urti di traffico veicolare, traffico ferroviario, imbarcazioni, elicotteri, non fanno
parte dell’esame sismico secono le regole della DGR 5001/2016, fatta salva la possibilità di
segnalare eventuali anomalìe mediante “raccomandazioni” in sede di rilascio del parere tec-
nico favorevole.
30. L’esame del progetto a fini sismici non dovrebbe riguardare in modo specifico quelle porzioni
strutturali per le quali il dimensionamento e le verifiche non siano governati in modo significa-
tivo dalle combinazioni sismiche dei carichi, fatta salva la possibilità di richiedere chiarimenti
relativi ad aspetti strutturali della costruzione che potrebbero riguardare “anche” il comporta-
mento sotto azioni sismiche.
31. Al di fuori dei due casi noti (interventi riguardanti fondazioni o incrementi significativi di carico
sulle fondazioni), l’obbligatorietà di presentare la relazione geologica non è scritta nelle nor-
me procedurali (nemmeno nel caso di adeguamento): la necessità e la modalità di presenta-
zione vanno quindi ricercate caso per caso nella progettazione.
32. L’esame del progetto svolto da ingegneri e architetti non può comprendere gli aspetti legati
alla pericolosità geologica del sito; di tale circostanza deve trovarsi traccia all’interno del pa-
rere tecnico.
33. Il controllo delle competenze dei professionisti è doversoso da parte dei funzionari dell’ufficio
tecnico. I consulenti strutturisti offrono il loro supporto per favorire il buon funzionamento del-
le procedure, nei casi in cui se ne evidenzi la necessità.
34. La validità ai fini dell’art. 65 del progetto depositato non comporta in alcun modo la necessi-
tà di controllare che il progetto sia completo e conforme alle norme tecniche in relazione agli
aspetti progettuali delle costruzioni in c.a. e metalliche.
35. È possibile che, in presenza di più interventi strutturali previsti nella stessa pratica sismica,
qualora alcuni di essi siano riconducibili ad opere di modesta entità, per essi il controllo del
modulo 12 non sia necessario.
36. La relazione illustrativa e scheda sintetica dell’intervento (modulo 12) rappresenta lo strumen-
to attraverso il quale il controllore può individuare le conferme relative all’aderenza del per-
corso progettuale seguito rispetto alle norme tecniche, oppure individuare le conferme rela-
tive ad anomalie della progettazione: in quest’ultimo caso, le richieste di chiarimenti saranno
relative al progetto, non al modulo 12.
37. Se il modulo 12 contiene incongruenze o errori, chi esamina la documentazione ritroverà all’in-
terno degli elaborati progettuali le informazioni necessarie per valutare la conformità o meno
del progetto alle norme tecniche. Se le informazioni non sono adeguate potrà procedere alla
richiesta di integrazioni o chiarimenti relativa agli elaborati progettuali (non al modulo 12).
38. Quanto al modulo 12, non è possibile pensare che per una carenza di compilazione della mo-
dulistica da parte del collega strutturista, si debba formalizzare una inutile specifica richiesta
di integrazioni, se la sicurezza nel caso sismico è garantita dal progetto.
39. Nel caso di opere di modesta entità in relazione al comportamento sismico, o di opere proget-
tate senza l’ausilio di software di modellazione tridimensionale del comportamento sismico, il
giudizio di accettabilità può essere omesso.
41. L’esame “specifico” della relazione sui materiali e della sezione n. 8 sui materiali nel modulo
12, non ricade nelle operazioni di controllo previste dalla DGR 5001/2016.
42. Nelle zone 3 e 4, l’incremento di altezza di parti dell’edificio di altezza inferiore a quella mas-
sima dell’edificio stesso, se si accetta la definizione che scaturisce dal contesto della normati-
va tecnica, non costituisce “sopraelevazione” e non è pertanto da assoggettare al rilascio del
“certificato per le sopraelevazioni” di cui alla DGR 5001/2016.
44. Nel caso di pratiche edilizie in sanatoria, indipendentemente dalla modalità formale di presen-
tazione della “pratica strutturale”, sia accertato da parte dell’organo di controllo che il profes-
sionista certifichi la conformità delle opere strutturali abusive alle norme tecniche più recenti.
45. Per gli interventi di “miglioramento”, nei casi di valutazione della sicurezza il cui obbligo scatu-
risce dal punto 8.3 NTC 2018, se i livelli di sicurezza (per carichi antropici o ambientali) sono
inferiori al 100% è opportuno verificare che il progettista abbia esplicitato le limitazioni all’uso
dell’opera.
46. L’indicazione della vita nominale restante inferiore ad es. a 50 anni (ovvero a quella prevista
per gli interventi relativi agli adeguamenti o alle nuove opere nel caso di fabbricati residenzia-
li) può costituire un esempio di limitazione all’uso della costruzione per azioni ambientali, che
il progettista dovrebbe esplicitare e che la committenza dovrebbe recepire.
Si riportano di seguito le carenze più comuni riscontrate nell’esame delle pratiche sismiche pre-
sentate a partire dal 10 aprile 2016, nel primo periodo di applicazione, con riferimento a opere di
modesta o normale rilevanza e ad esclusione di opere specialistiche e di interventi particolarmen-
te complessi, o con altezze elevate, o che possano richiedere specifiche competenze.
In questa sezione, si intendono per “carenze” quelle parti della documentazione di progetto che
fanno scaturire richieste di chiarimenti o integrazioni. La numerazione che segue corrisponde ai
punti oggetto di controllo già descritti nelle altre sezioni del presente documento.
- Rigidezza dei solai adottata nella modellazione non coerente con quella prevista negli elabo-
rati grafici.
- Sovraccarichi permanenti insufficienti (perché non compatibili con la presenza dei divisori
interni secondo 3.1.3.1 NTC 2018). Nel caso in cui il progetto preveda valori bassi per i sovrac-
carichi permanenti, mancanza di opportuna stratigrafia o prescrizione negli elaborati grafici.
- Mancata dimostrazione della “secondarietà” degli elementi strutturali (entro il 15% del contri-
buto alla rigidezza laterale), nei casi dove ciò non sia del tutto evidente.
- Mancata indicazione (o nel modulo 12 o nella relazione di calcolo) degli elementi strutturali
considerati “secondari”, a cui nel modello di calcolo non è stato affidato il compito di assorbire
l’azione sismica.
- Mancata indicazione della misura del giunto negli elaborati grafici (e/o mancanza della verifica
analitica mediante somma degli spostamenti stimati per la costruzione esistente e ottenuti dal
calcolo per la costruzione nuova). In alcuni casi potrebbe essere necessario evidenziare il
giunto con un dettaglio grafico con o senza materiale compressibile di riempimento.
4. Verifica delle procedure connesse agli aspetti geologici (DGR 5001/2016, cap. 6 e 7.11
NTC 2018)
- Mancanza della relazione geologica per interventi che riguardano anche le fondazioni o che
prevedono incrementi di carico significativi sulle stesse.
5. Verifica degli aspetti geotecnici e delle fondazioni (cap. 6, 7.2.5, 7.4 e 7.11 NTC 2018)
- La stima di capacità portante contenuta nella relazione geologica o geotecnica non fa riferi-
mento ai fattori di eccentricità e di inclinazione del carico della struttura (nei casi in cui tagli
e momenti sono assorbiti attraverso fondazioni isolate, i fattori di inclinazione ed eccentricità
sono determinanti).
- Profondità di posa non desumibile negli elaborati grafici strutturali, in coerenza con quanto in-
dicato nella relazione geologica/geotecnica (mancanza del preciso riferimento della profondità
di posa di progetto delle fondazioni rispetto al piano campagna o allo zero di riferimento della
prova geologica).
- Parametri di calcolo assunti per il terreno (angolo di attrito, coesione, peso specifico) non corri-
spondenti a quelli indicati nella relazione geologica/geotecnica per lo strato in cui si impostano
le fondazioni.
- Negli elaborati grafici, mancanza di prescrizioni esecutive sulla modalità di bonifica degli strati
al di sotto delle fondazioni (quando previste nella relazione geologica/geotecnica).
6.1 Controlli per le diverse tipologie strutturali (da 7.4 a 7.10 NTC 2018)
Strutture in cemento armato
- Negli elementi dissipativi, mancata indicazione grafica del gancio a 135 gradi delle staffe e
delle spille, con misura di almeno 10 diametri, nelle zone dissipative.
- Mancata indicazione grafica della staffatura dei pilastri nei nodi.
- Presenza di pilastri tozzi senza la verifica di sovraresistenza a taglio, nonostante l’adozione di
valori di fattore di comportamento maggiori dell’unità.
- Pareti con staffe in zona critica nelle zone confinate a passo superiore al massimo previsto
dalle NTC.
- Strutture a pareti a comportamento dissipativo con valore del fattore di comportamento calco-
lato senza tener conto del coefficiente kW (che considera il rapporto altezza/lunghezza).
- Barre di armatura disegnate non corrispondenti a quelle riportate nella relazione di calcolo.
- Mancate verifiche e/o considerazioni di tipo sismico sulle pareti della struttura scatolare di base
considerata infinitamente rigida, nell’illusione che non debba presentare requisiti di antisismicità.
- Mancata verifica di sfilamento delle barre (secondo formule [7.4.27]), in presenza di barre di
grosso diametro nelle travi sui nodi interni e pilastri non sufficientemente allungati nel piano
del telaio.
- Alla base dei pilastri di strutture in c.a. prefabbricate, mancata verifica con collegamenti sovra-
resistenti di tipo “b”, come da circolare.
6.2 Controlli per le diverse tipologie strutturali (da 7.4 a 7.10 NTC 2018)
Strutture in acciaio
- Fattore di comportamento per strutture intelaiate (q=4) con dettagli esecutivi non coerenti con
le prescrizioni NTC.
- Fattore di comportamento per strutture con controventi a diagonale tesa (q=4) senza verifica
di sovraresistenza delle connessioni rispetto alle diagonali.
- Fattore di comportamento per strutture a pendolo inverso (q=2) senza verifica di sovraresi-
stenza dei tirafondi rispetto alla colonna.
- Lunghezza tirafondi nei disegni non coerenti con quelle riportate nei tabulati di calcolo.
- Mancata illustrazione dei dettagli esecutivi tra elementi strutturali sismo-resistenti.
- Assenza di verifiche di resistenza dei principali collegamenti.
- Assunzione di coefficiente di libera inflessione (beta) pari o inferiore all’unità, in presenza di
struttura a nodi spostabili.
6.3 Controlli per le diverse tipologie strutturali (da 7.4 a 7.10 NTC 2018)
Strutture in legno
- Mancanza dei particolari esecutivi dei collegamenti fra gli elementi principali in legno e le fon-
dazioni.
- Mancate prescrizioni sulla modalità di esecuzione dei dispositivi che consentono di irrigidire gli
impalcati in legno (es. doppio assito, bandelle metalliche, pannelli OSB, ecc.).
6.4 Controlli per le diverse tipologie strutturali (da 7.4 a 7.10 NTC 2008)
Strutture in muratura
- Verifiche di snellezza per pareti sismo-resistenti non coerenti con le prescrizioni da NTC.
- Mancato risvolto di 1 metro dagli spigoli perimetrali.
- Negli elaborati grafici, prescrizioni per l’esecuzione delle murature non sufficienti (assenza di
indicazioni per la resistenza dei blocchi e della malta o della muratura; assenza di indicazione
di malta nei giunti verticali).
- Impalcati di piano e di copertura senza caratteristiche di rigidezza e resistenza tali da garantire
il comportamento “scatolare” e l’effetto “diaframma” come da prescrizioni NTC.
- Modellazione di strutture miste (es. muratura e c.a., muratura e acciaio), con previsione di
comportamento dissipativo di entrambe le tecnologie, calcolate senza analisi non-lineare,
come invece previsto dalle norme tecniche.
7. Controlli per le parti strutturali secondarie (da 7.4 a 7.10 NTC 2018)
- Negli elaborati grafici, mancanza dei collegamenti fra le parti strutturali non principali in legno
e le strutture sismo-resistenti.
to con cui sono stati ricavati i parametri di calcolo delle murature, compatibilità del numero di
prove eseguite su strutture in c.a. con le indicazioni previste nella circolare, ecc.).
- Nel caso di demolizioni parziali di strutture esistenti, mancate verifiche di non peggioramento
delle parti che restano in essere, secondo le previsioni NTC.
- Geometri strutturalmente non competenti per progetto e/o direzione lavori per uso cemento
armato al di fuori di costruzioni in classe d’uso I e/o in presenza di calcoli complessi per ogni
materiale.
- Mancanza di firme in originale, in particolare sui moduli 9 e 10 (geologo), nel caso di deposito
cartaceo.
- Mancata indicazione dei riferimenti della pratica edilizia nel modulo 6.
Si riportano di seguito le esemplificazioni di quanto riportato nel paragrafo relativo alle “modalità
di controllo, secondo la DGR 5001/2016”. I controlli indicati sono da applicare quando pertinenti:
in particolare, la necessità di procedere con ciascuno dei controlli indicati nel seguito deve esse-
re attentamente valutata in funzione sia dell’importanza dell’opera, sia della reale importanza del-
la verifica oggetto di controllo nei confronti della sicurezza delle opere nel caso di evento sismi-
co. Alcune verifiche di calcolo, pur previste dalle norme tecniche vigenti, potrebbero non essere
riportate nella relazione allegata al progetto strutturale, perché in determinati casi potrebbero es-
sere implicitamente soddisfatte in modo del tutto evidente. Nei casi più ricorrenti, e ad esclusione
di opere complesse o specialistiche (ponti, opere geotecniche, costruzioni isolate, ecc.) l’esame
del progetto e dell’esecuzione può articolarsi, ad esempio, nelle seguenti parti.
1. Verifiche del progetto (10.1, 10.2 NTC 2018)
2. Verifiche sull’edificio (7.1, 7.2, 7.3 NTC 2018)
3. Controlli sul fattore di comportamento (cap. 7 NTC 2018)
4. Verifica delle procedure connesse agli aspetti geologici (DGR 5001/2016, cap. 6 e 7.11 NTC 2018)
5. Verifica degli aspetti geotecnici e delle fondazioni (cap. 6, 7.2.5, 7.4 e 7.11 NTC 2018)
6. Controlli per le diverse tipologie strutturali (da 7.4 a 7.10 NTC 2018)
6.1 Controlli per le diverse tipologie strutturali (da 7.4 a 7.10 NTC 2018)
Strutture in cemento armato
6.2 Controlli per le diverse tipologie strutturali (da 7.4 a 7.10 NTC 2018)
Strutture in acciaio
6.3 Controlli per le diverse tipologie strutturali (da 7.4 a 7.10 NTC 2018)
Strutture in legno
6.4 Controlli per le diverse tipologie strutturali (da 7.4 a 7.10 NTC 2018)
Strutture in muratura
7. Controlli per le parti strutturali secondarie (da 7.4 a 7.10 NTC 2018)
8. Verifica degli interventi su esistente (cap. 8 NTC 2018)
8.1 Verifica degli interventi su esistente (cap. 8 NTC 2018)
Interventi locali
8.2 Verifica degli interventi su esistente (cap. 8 NTC 2018)
Interventi di miglioramento
8.3 Verifica degli interventi su esistente (cap. 8 NTC 2018)
Interventi di adeguamento
9. Aspetti procedurali DGR 5001/2016, DPR 380/2001
(carenze documentali, integrazioni, competenza professionisti, ecc.)
10. Controlli sull’esecuzione (Allegato H DGR 5001/2016 e Cap. 11 NTC 2018).
Nel caso di interventi edilizi particolarmente complessi, o con altezze elevate, o che possano ri-
chiedere specifiche competenze, l’esame sismico dovrebbe poter seguire uno schema differen-
te rispetto a quello valido per le opere di normale importanza. In altre parole, la modalità di con-
trollo qui prevista non è sempre adeguata ai diversi casi che si possono presentare. Nella colon-
na “Rif. norm.”, dove non diversamente specificato, si deve intendere che il riferimento normativo
è alle NTC 2018 e alla Circolare n. 617/2009.
OPPURE:
In presenza di opere di modesta entità in relazione al comportamento
sismico, o di opere progettate senza l’ausilio di software di modellazione
tridimensionale il giudizio di accettabilità è stato omesso.
OPPURE:
In presenza di modellazione tridimensionale di immediata interpretazione
per via della semplicità-regolarità della struttura oggetto di analisi, è
possibile constatare che i risultati dell’elaborazione mediante software
appaiono coerenti con il comportamento strutturale della costruzione.
L’esame attento del percorso e dei contenuti progettuali consente di
confermare l’attendibilità dei risultati stessi.
OPPURE:
In presenza di modellazione tridimensionale di immediata interpretazione
per via della regolarità della struttura oggetto di analisi, il professionista
dichiara nel modulo 12 le modalità con cui sono state effettuate le scelte
in sede di schematizzazione e di modellazione della struttura e delle
azioni (input) e di come sono stati osservati i risultati riguardanti gli stati
tensionali e deformativi durante l’uso del software (output).
Architettonico Il progetto strutturale appare complessivamente congruente per Modulo
geometria e coerente nel contenuto con il progetto architettonico 6, DGR
allegato alla pratica edilizia. 5001/2016
Forometrie eventuali Gli elaborati grafici esecutivi delle strutture rappresentano in modo C10.1
opportuno le forometrie riguardanti gli elementi sismo-resistenti, così
come previste nel progetto architettonico allegato alla pratica edilizia.
Elaborati grafici Gli elaborati grafici rappresentano in modo esecutivo le opere da 10.1
esecutivi realizzare, in scala adeguata e con le quote relative alla posizione e alle C10.1
dimensioni delle parti strutturali principali, con riguardo al caso sismico.
Disegni dei dettagli I particolari esecutivi delle parti strutturali principali e dei collegamenti 10.1
più importanti sono chiaramente illustrati, anche con riferimento agli C10.1
elementi costruttivi non strutturali, con riguardo al comportamento nel
caso di evento sismico.
Disegni elementi La modalità esecutiva di realizzazione (con riguardo al comportamento 10.1
non strutturali nel caso di evento sismico) degli elementi non strutturali è C10.1
opportunamente illustrata negli elaborati grafici. 7.2.3
Modulo 12 L’esame completo del progetto consente di superare alcune imprecisioni Modulo 12
nella compilazione del Modulo 12. In particolare, …
OPPURE:
La distanza fra costruzioni contigue è compatibile con quanto previsto in
7.2.1 NTC 2018.
Teta Il valore del fattore teta, di cui al 7.3.1 NTC 2018, inferiore a 0,1 7.3.1
consente la trascurabilità delle non-linearità geometriche.
OPPURE:
Il valore del fattore teta, di cui al 7.3.1 NTC 2018, pari a … (compreso
fra 0,1 e 0,2) consente la trascurabilità delle non-linearità geometriche,
amplificando le sollecitazioni flettenti.
OPPURE:
La presenza di valori del fattore teta, di cui al 7.3.1 NTC 2018, pari a …
(compreso fra 0,2 e 0,3) ha comportato la necessità di metodi di analisi
che tengono conto delle non linearità geometriche.
Elementi secondari La verifica di secondarietà degli elementi, secondo il punto 7.2.3 NTC 7.2.3
2018, è correttamente riportata.
OPPURE:
La verifica di secondarietà degli elementi, secondo il punto 7.2.3 NTC
2018, è evidentemente soddisfatta.
Modellazione elementi Gli elementi strutturali definiti “secondari” sono stati opportunamente Coerenza
secondari svincolati nella modellazione sismica, in modo da non assorbire azione modello
sismica.
4. Verifica delle procedure connesse agli aspetti geologici (DGR 5001/2016, cap. 6 e 7.11
NTC 2018)
Geologo Controlli Rif. norm.
Progetto In assenza di interventi riguardanti opere di fondazione e di incrementi 6.2.1
senza geologica di carico significativi sulle fondazioni esistenti, le relazioni geologica e 6.2.2
e geotecnica geotecnica sono state omesse (vedi Modulo 11 DGR 5001/2016). Modulo 11
Progetto In assenza delle evenienze di cui al paragrafo 8.3 NTC 2018, come 8.3
senza geologica esplicitamente illustrato e giustificato dal progettista, le verifiche delle
gustificato 1 strutture di fondazione esistenti sono state omesse.
Progetto In funzione della modesta importanza degli interventi in relazione 6.2.1
senza geologica al comportamento nel caso sismico, ai fini della caratterizzazione 6.2.2
gustificato 2 geotecnica del sottosuolo il progettista si avvale di quanto previsto nel
(da valutare caso paragrafo 6.2.2 delle NTC 2018; conseguentemente, non si ritiene
per caso con autorità necessaria la redazione di un nuovo specifico modello geologico;
competente) modello che secondo il paragrafo 6.2.1 NTC 2018 dovrebbe costituire
riferimento per quello geotecnico, in quanto il progetto illustra la
compatibilità dell’intervento con gli strumenti di pianificazione (con
riferimento al comportamento strutturale nel caso sismico), nonché la
rappresentazione di indagini e prove preesistenti.
Prescrizioni in fase di Le prescrizioni esecutive indicate esplicitamente nelle conclusioni della
esecuzione degli scavi relazione geologica/geotecnica sono opportunamente riportate negli
elaborati grafici esecutivi e consentono la corretta realizzazione degli
interventi.
Prescrizioni bonifica Le prescrizioni esecutive indicate esplicitamente nelle conclusioni della
primo strato relazione geologica/geotecnica sono opportunamente riportate negli
elaborati grafici esecutivi e consentono la corretta realizzazione degli
interventi.
Geologica precedente Il geologo incaricato ha recepito una relazione geologica redatta nello
stesso sito in occasione di un precedente intervento strutturale; la
presentazione dei moduli 9 e 10 allegati alla presente pratica conferma
che il geologo ha valutato l’adeguatezza al caso in esame della
documentazione precedentemente predisposta.
5. Verifica degli aspetti geotecnici e delle fondazioni (cap. 6, 7.2.5, 7.4 e 7.11 NTC 2018)
Geotecnica e fondazioni Controlli Rif. norm.
Modello geotecnico Il modello geotecnico è adeguatamente illustrato attraverso lo schema 6.2.2
rappresentativo della stratigrafia e delle caratteristiche dei terreni 7.11.2
compresi nel volume significativo.
OPPURE:
Con riferimento agli aspetti geotecnici, in funzione della modesta
importanza degli interventi, la progettazione si basa sulla
rappresentazione di indagini e prove preesistenti. (6.2.2 NTC 2018).
Parametri geotecnici I parametri geotecnici assunti per il calcolo delle fondazioni sono Coerenza
coerenti con quelli indicati nella relazione geotecnica. progetto
Liquefazione L’esclusione della necessità della verifica di liquefazione è stata 7.11.3.4.2
esplicitamente motivata secondo quanto previsto in 7.11.3.4.2 NTC 2018.
OPPURE: