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The Monuments of Christian Rome, 1908, pag. 171
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The Basilica of San Clemente in Rome, second edition, Grottaferrata, Roma, 1914, pag. 17
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essere più antichi del XVI-XVII secolo. Nel 1700 Clemente XI fece
eseguire nuovi restauri che insieme a quelli successivi che
interessarono gli scavi della basilica inferiore, l’hanno trasformata
nello stato attuale.
«Il pavimento della basilica superiore di San Clemente merita una dettagliata
relazione perché oggi, diversamente dalla maggior parte degli altri pavimenti
cosmateschi, esso ricopre completamente la navata maggiore, le navate laterali, il
coro e l’abside della chiesa. Sebbene abbia perso gran parte dei suoi preziosi
porfidi e serpentini e fu senza dubbio manomesso (“disturbato”
nell’originale, nda) durante gli scavi della basilica inferiore tra il 1861 e il
1868, esso conserva ancora gran parte della sua disposizione originale…».
Fig. 1
Il dipinto olio su tela di Sir Lawrence
Alma Tadema del 1863. Raffigura
l’interno della Basilica di San
Clemente nel dettaglio di nostro
interesse delle partizioni reticolari del
pavimento cosmatesco compreso tra la
recinzione destra della Schola
cantorum e la fila di colonne e pilastri
che delimitano la navata destra.
Fig. 2. Il pavimento cosmatesco compreso tra la recinzione destra della Schola cantorum e
la fila di colonne e pilastri della navata destra, come si vede oggi.
Fig. 4
Dove nel 1863 c’erano queste lastre di marmo di
vario genere, forma e condizioni e malamente
assemblate tra loro, oggi c’è un piccolo rettangolo
musivo.
Fig. 5 (a lato)
Dettaglio del disegno di Giuseppe Rossini del
1843 da cui si evince che il pavimento nell’area
intorno alla Schola cantorum era certamente
cosmatesco.
Il disegno sopra (fig. 6), se corretto, cioè se non si tratta di un
improbabile vistoso errore dell’autore, potrebbe spiegarsi solo
ipotizzando che il pavimento cosmatesco (forse perché in forte
stato di deterioramento) fu spicconato prima del 1852 (in
previsione dei restauri) e sostituito temporaneamente con quello in
mattonato (che l’autore del disegno di fig. 6 deve appunto aver
visto al suo tempo) e, ricollegandoci a quanto detto prima, fu
ricostruito (“racconciato” nella citazione) durante i restauri tra il
1859 e il 1864. Diversamente non si riesce a spiegare come mai in
questo disegno del 1852 compare un pavimento in mattoni, mentre
nel 1843 Rossini disegnava un pavimento cosmatesco che poi
riappare con diverse difformità nei disegni dal 1863 in poi.