Sei sulla pagina 1di 4

L’UMANESIMO E IL RINASCIMENTO

La scoperta dell’America caratterizza la fine del 400. Già Petrarca può


essere identificato come uno dei primi umanisti della storia letteraria.
Durante l’Umanesimo c’è un ritorno alle humanae litterae, cioè il
recupero dei testi originali classici latini e greci. Nel 1453 cade l’Impero
romano d’Oriente ad opera dei Turchi Ottomani e in seguito molti dotti
provenienti dalla Grecia si rifugiarono nei nostri territori, così si iniziò a
parlare il greco e i dotti iniziarono ad insegnare agli uomini di cultura
occidentale a tradurre anche il latino dei classici. I testi dei greci e dei
latini sono importanti perchè hanno analizzato tutto ciò che si poteva
rispetto alla natura umana. Nell’Iliade e l’Odissea infatti vengono
tracciate delle caratteristiche umane universali. L’Occidente, dalla caduta
dell’Impero romano d’Occidente fino all’Umanesimo ha creato
l’immagine di un uomo spirituale, che doveva necessariamente elevarsi a
Dio, rinunciando alla propria corporeità. Le sue abitudini erano scandite
dai ritmi religiosi.
In Italia si stavano formando gli stati regionali e non c’era unità
territoriale, neanche in Germania. Nel resto di Europa si affermavano gli
stati nazionali. L’Italia era ancora il territorio da cui si diffuse
l’Umanesimo dal punto di vista artistico e culturale perchè, anche se era
frammentata dal punto di vista territoriale e politico, era molto ricca dal
punto di vista economico. Era ancora il centro del Mediterraneo, quindi al
centro dei traffici commerciali marittimi ed era la terra che aveva ospitato
la nascita dei comuni al nord. In Italia settentrionale nascono le prime
banche e questo determinò ricchezza economica che, a sua volta,
determina la libertà di pensiero. Come sosteneva Marx, “laddove c’è
ricchezza economica, c’è un’aria democratica”.
L’Umanesimo ha un approccio per lo più filologico. La filologia è lo
studio più approfondito e scientifico dei testi greci e latini. Nel 1400
viene scoperta da Lorenzo Valla la falsità della constitutum constantini.
Quel documento, redatto nell’8° secolo, dava legittimità al potere
pontificio. Con questa donazione, Costantino imperatore donava al papa
tutta la parte occidentale dell’Impero romano. Lorenzo Valla scopre
tramite uno studio filologico che quel linguaggio non era dell’epoca di
Costantino ma dell’8° secolo.
Come mai l’Umanesimo si sviluppa nel 400 dal ceto borghese
plutocratico, cioè dai ricchi, che già c’era nel 1200?
Perchè i valori, le idee stentano a cambiare, rispetto all’economia. Anche
se l’uomo medievale si approccia ad un’economia ricca, dal punto di vista
culturale-ideologico rimaneva legato ai valori medievali, nonostante le
condizioni economiche sono favorevoli al cambiamento. C’è un
atteggiamento diffidente nei confronti del passato.
I luoghi della cultura medievale erano i monasteri e le università, che
potevano avere due riferimenti politici istituzionali: lo Stato(Università di
Napoli) o la Chiesa. Gli studenti venivano chiamati “chierici”, come se
fossero tutti destinati a prendere i voti. In seguito si svilupparono le corti:
i Medici a Firenze, i Gonzaga di Mantova, i Malatesta di Rimini. Questi
iniziarono ad accogliere nelle loro corti gli intellettuali e li finanziavano
perchè diventavano mecenati. Gli uomini di cultura davano lustro alle
corti. Nascono anche accademie di vari tipi.
La lingua utilizzata era il latino, che all’epoca era la lingua con cui si
comunicava in tutta Europa.
La cultura umanistica non è una cultura di massa ma aveva maggiore
diffusione rispetto a quella medievale.
La parola Rinascimento ha origine religiosa, bisognava infatti far
rinascere dal punto di vista spirituale l’uomo dell’epoca. Un esempio di
questa rinascita è Lutero, che aveva lottato contro i mali della Chiesa.
E’ un ritorno al principio, che ha valore anche storico: Machiavelli
guarderà l’antica Roma come esempio di politica. C’è anche un approccio
diverso alla natura, vista come forza che produce e vivifica le cose.

GEORG VOIGT
Sostiene che l’Umanesimo è prettamente filologico-letterario e il
Rinascimento è più filosofico-scientifico. Vede l’Umanesimo come una
delle cause del Rinascimento

BURCKHARDT
Sostiene che il Medioevo e il Rinascimento si differenziano sotto molti
aspetti. Se il Medioevo è dominato da una visione trascendente della
realtà, teocentrica e universalista, perchè basato sulle due istituzione Stato
e Chiesa, il Rinascimento sosterrà teorie diametralmente opposte, quindi
la concezione è immanentista, antropocentrica e individualista(l’uomo
acquista importanza nella sua singolarità.
La necessità di rinnovarsi e rinascere ha portato gli studiosi a cercare i
testi antichi e quindi l’Umanesimo va inserito nel Rinascimento. L’epoca
può quindi essere caratterizzata dal Rinascimento di cui l’Umanesimo

BURDACH
Fa riferimento a Francesco d’Assisi che faceva parte della chiesa però
avevano già un altro approccio alla fede. L’esaltazione della natura da
parte di Francesco è una concezione che possiamo equiparare a quella
rinascimentale. Quindi pur essendo un uomo medievale, aveva già in sè la
tendenza ad andare oltre la cultua di quel periodo. In sè il Rinascimento
contiene già alcuni aspetti dell’epoca moderna. Quindi secondo Burdach
l’Umanesimo è uno degli effetti dello spirito rinascimentale.
Kristeller sostiene che il 400 sia un secolo non di filosofi ma di filologi.
Quindi questo periodo non ha concepito una filosofia vera.
Secondo Garin, invece, gli umanisti nel 400, approcciandosi alle
humanae litterae con un approccio filologico, sono stati in grado di
concepire una nuova visione dell’uomo.

PICO DELLA MIRANDOLA


Il destino dell’uomo non è segnato da Dio e scandito dai ritmi religiosi
come sostenevano gli scolastici. L’uomo di questo periodo è in grado di
diventare artefice del proprio destino. (All’interno del mito di er c’era
l’idea che l’uomo, scegliendo quale vita intraprendere durante la fase
della reincarnazione, scegliesse il proprio destino).
HOMO FABER IPSIUS FORTUNAE(l’uomo è artefice del proprio
destino). Tutto ciò che accade all’uomo non accade più necessariamente
ma l’uomo è in grado attraverso le proprie scelte di decidere se elevarsi e
tendere a Dio o abbassarsi al livello delle bestie, vivendo nel vizio e nel
peccato. La grandezza dell’essere umano consiste nel fatto che Dio ha
voluto che l’uomo decidesse liberamente, non c’è nessuna
predestinazione alla base dell’esistenza umana perchè l’unica cosa che
Dio a concesso agli uomini è il LIBERO ARBITRIO. L’opera
fondamentale di Pico della Mirandola è De hominis dignitate, in cui
parla della sua visione antropologica e spiega che Dio ha dotato tutti gli
esseri umani di una natura determinata, tranne l’uomo a cui ha donato il
libero arbitrio. L’uomo è soprannominato “copula del mondo”, perchè
unisce la parte celeste con quella terrestre. Pico però dice che questi
argomenti non lo soddisfano, in quanto si chiede il perchè dovrebbe
adorare l’uomo invece degli angeli che sono perfetti. L’uomo è invidiato
dagli animali, dagli astri e persino dalle creature angeliche. Dio crea
l’uomo affichè ammirasse la grandezza del creato. Dio inoltre ha dotato
tutti gli esseri umani di una natura determinata tranne l’uomo a cui ha
donato il libero arbitrio.
Non condurrà una vita ascetica, ma affonda le mani nella realtà. Lorenzo
il Magnifico scrive “quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia, chi
vuol esser lieto sia, di doman non c’è certezza”. In queste parole c’è la
ricerca della felicità nel momento in cui si vive perchè domani potremmo
anche morire.
Durante il Medioevo l’unico testo di Platone che si conosceva era il
Timeo, in cui si parla del demiurgo che avrebbe attirato l’attenzione della
Chiesa cattolica perchè veniva associato alla figura di Dio. Per Platone il
demiurgo era una via di mezzo tra un Dio e un uomo, che per la sua bontà
plasma la materia bruta e gli dà forma e questo demiurgo viene piegato
alle esigenze cristiane, non viene interpretato in maniera originaria.
Anche il Dio aristotelico subirà la stessa interpretazione. Questo motore
che tutto muove ma che non si muove verrà piegato alle esigenze della
religione cattolica. Il rapporto col passato è un rapporto funzionale a
legittimare i dogmi della chiesa. Durante l’Umanesimo la storia non viene
più piegata a delle esigenze ben precise ma si cerca di resistuire una
prospettiva più reale alla storia. Questo ha delle ripercussioni in campo
artistico perché nascerà la prospettiva, che nell’arte medievale non
esisteva. All’arte medievale non interessava rappresentare la realtà ma
interessava il simbolo da riprodurre.
Cambia anche la visione della natura. La natura veniva considerata come
la cloaca massima, come una fogna perchè era ciò che di materiale
esisteva,era la materia bruta. Nel Rinascimento viene rivalutata, insieme
alla parte corporea dell’uomo che non è più vista come la fonte del
peccato ma come una dimensione da custodire e assecondare. L’uomo,
essendo parte della natura, è egli stesso essere naturale. La natura è vista
come una grande fonte di energia, la natura è parte di Dio.
Il sapere tende a laicizzarsi perchè c’è il tentativo di emanciparlo
dall’oppressione ecclesiastica.

MONTAIGNE
La sua opera più famosa è les Essais. E’ un secolo più giovane di Pico
della Mirandola.
Di fronte ad un uomo che costruisce il proprio destino, Montaigne offre
una prospettiva diversa che passa da uno stoicismo a uno scetticismo
radicale. Montaigne dice che la vita umana è incerta, instabile e che
l’unica cosa certa che ci riguarda è che noi nasciamo e moriamo. Tutto
ciò che c’è tra questi due eventi certi rimane casuale. L’uomo non è in
grado di controllare pienamente la sua esistenza. Pico della Mirandola e
Montaigne presentano due visioni antropologiche opposte. Secondo
Montaigne non abbiamo comunicazione con la nostra vera essenza. Più ci
affanniamo a scoprire cosa siamo in realtà e più non lo scopriremo mai.
Inoltre, secondo Montaigne se si vuole insegnare a vivere all’uomo
bisogna insegnarli a morire. Avere sempre come prospettiva l’idea della
morte, ci aiuta a ricordare che non siamo immortali e quindi dobbiamo
sfruttare al meglio le nostre risorse. Montaigne dice all’uomo di non
crucciarsi troppo per tutti gli eventi perchè tutto ciò che accade deve
accadere. L’atteggiamento stoico può preservarci dalla sofferenza.Lo
stoicismo quindi serve a Montaigne per superare la consapevolezza di
essere dei miserabili. Si rivolge allo scetticismo in merito alla
conoscenza. L’uomo non conosce neanche ciò che lo circonda, la nostra
conoscenza si limita ad essere sensibile quindi condotta tramite i sensi.
Ma io non ho la certezza che quello che percepisco sia realmente così. La
conoscenza sensibile non è una conoscenza assoluta, rimane solo una
presunzione da parte dell’uomo cercare di cogliere la realtà così com’è.

Potrebbero piacerti anche