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DIRITTO COMMERCIALE

29 settembre 2021
“SCRITTURE CONTABILI”
Sono stati fissati degli obblighi di contabilità, non solo nell’interesse dei terzi, ma anche nell’interesse
dell’imprenditore, il quale, con una ordinata e regolare contabilità, può avere meglio contezza di come sta
procedendo l’attività di impresa, quindi può monitorarla continuamente e può eventualmente correggere,
durante l’esercizio, eventuali aspetti negativi e può far emergere, a livello aggregato, le cause di eventuali
crisi dell’impresa (perché un’impresa ad un certo punto va in crisi? Dalla contabilità ricaviamo tutte le
informazioni necessarie per comprendere proprio come si svolge l'attività di impresa dall'interno). Quindi
una ordinata tenuta della contabilità, per esempio, è essenziale per accedere al credito bancario (la banca
offre finanziamenti, ma prima di erogare il finanziamento, vuole valutare la consistenza del patrimonio di
un'impresa ai suoi piani industriali), quindi la regolare tenuta della contabilità è funzionale alla realizzazione
di obiettivi diversi tra loro eterogenee, tutti ragionevoli. Allora questi obblighi di contabilità sono anche non
perfettamente omogenei tra le varie società: ci sono degli obblighi di contabilità minimi, che riguardano tutti
gli imprenditori commerciali, indipendentemente da altri fattori, cioè per il fatto di essere imprenditori
commerciali iscritti nella sezione ordinaria; e poi ci sono obblighi di contabilità aggiuntivi o aggravati, man
mano che cresce la dimensione dell’ impresa o a seconda che l'impresa operi in un certo settore giudicato
sensibile (per esempio gli utili di contabilità sono molto più stringenti per le imprese bancarie, perché
operano in un contesto sensibile).
Vediamo quali sono questi obblighi e chi è il soggetto di fatto gravato da questi obblighi: Se li abbiamo
considerati come un componente dello statuto dell'imprenditore commerciale, immaginiamo che il soggetto
gravato sia l'imprenditore commerciale, quindi non l’imprenditore agricolo e non il piccolo imprenditore
(questo è un punto in cui emerge il fatto che il piccolo imprenditore, anche quando esercita un'attività
tipologicamente riconducibile a quella commerciale, non è gravato dagli stessi obblighi dell'imprenditore
commerciale)
-art. 2214 “l'imprenditore che esercita un'attività commerciale deve tenere il libro giornale e il libro degli
inventari”, quindi queste scritture contabili, quest’obbligo di contabilità, è riferito direttamente ad
imprenditore commerciale di cui al 2195 (quindi quella figura che abbiamo studiato) e, vedete che la
formulazione è molto imperativa in questa norma, “deve tenere il libro giornale e il libro degli inventari”
(comma 1);
comma 2 “deve altresì tenere le altre scritture contabili che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni
dell’impresa e conservare ordinatamente, per ciascun affare, gli originali delle lettere, dei telegrammi o delle
fatture ricevute, nonché le copie delle lettere, dei telegrammi e delle fatture spedite” (questa norma è del
1942, quindi risente un po' del dato storico);
comma 3 “le disposizioni di questo paragrafo non si applicano ai piccoli imprenditori”, quindi piccolo
imprenditore non è gravato da questo obbligo di contabilità, dunque questo obbligo di contabilità, quindi, a
livello soggettivo, riguarda l'imprenditore commerciale non piccolo, perché quello piccolo non è gravato da
questo obbligo; egualmente non riguarda l’imprenditore agricolo, quindi l'obbligo di contabilità, per come
definito in queste norme, riguarda l’ imprenditore commerciale non piccolo .
Qual è l’oggetto di questo obbligo di contabilità? Quando parliamo di obbligo di contabilità, dalla lettura di
questa norma ricaviamo che questo obbligo riguarda due macro aree: le scritture contabili in senso stretto e
la corrispondenza commerciale. Quando il codice parla di lettere, telegrammi, fatture, ricevute (quindi le
originali ricevute) e copie delle lettere, dei telegrammi e delle fatture spedite, si riferisce alla
CORRISPONDENZA COMMERCIALE (quindi la parte più semplice è questa, ovvero la tenuta della
corrispondenza commerciale, e quindi deve conservare questi elementi): perché si pone questo obbligo?;
cosa immaginiamo che possono indicarci queste lettere, telegrammi e fatture, che devono essere conservati
in originale?= per quanto riguarda le fatture ci riferiamo alle spese, ma anche alle fatture emesse a credito,
quindi non le spese soltanto, ma corrispettivi da riscuotere o riscossi, oppure da pagare.
-perché dobbiamo ottenere copia di questo? = immaginiamo in questo calderone della corrispondenza,
tipologicamente che cosa include questa corrispondenza? la corrispondenza in senso lato, che riguarda la
definizione delle relazioni economiche relative all'impresa, in modo che si possono ricostruire i rapporti
conclusi in queste forme, non in forma diretta, ma in forma mediata per corrispondenza. Naturalmente oggi
in questa corrispondenza dobbiamo includere anche quella di tipo elettronico, quindi il mezzo non è soltanto
più quello indicato dal codice (il telegramma, le lettere,..), ma dobbiamo attualizzarlo rispetto ai mezzi
attualmente disponibili, quindi in generale tutta la corrispondenza commerciale, in modo che siano
rintracciabili gli atti compiuti e siano ricostruibili, perché poi questi atti compiuti devono trovare un riscontro
nelle scritture contabili (es. se ho una fattura emessa, quindi nelle scritture contabili dovrà risultare un
credito; ho emesso una fattura perché qualcuno mi paghi, nella scrittura contabile deve risultare il credito),
quindi ci deve essere un’aderenza poi tra i titoli e le scritture contabili= quindi obbligo di tenuta della
corrispondenza relativa all' impresa.
- Poi ci sono le scritture contabili: questa norma è formulata in una maniera molto precisa, perché il comma
1 ci dice “ogni imprenditore commerciale deve tenere il libro giornale e il libro degli inventari”= libro giornale
e libro degli inventari sono le cosiddette scritture contabili obbligatorie
E “deve altresì tenere (quindi anche questo è un obbligo) le altre scritture contabili che siano richieste dalla
natura e dalle dimensioni dell'impresa”, quindi sono le scritture contabili relativamente obbligatorie, cioè
che diventano obbligatorie in relazione alla natura e alle dimensioni dell'impresa (quindi ci sono delle
scritture contabili, che devono essere tenute da tutti gli imprenditori commerciali, dunque un obbligo di
contabilità stabile e standardizzato per tutti gli imprenditori, e poi ci sono delle scritture contabili, anche
queste obbligatorie, ma che sono parametrate e quindi l'obbligo sorge in ragione della natura e delle
dimensioni dell'impresa).
1. SCRITTURE CONTABILI OBBLIGATORIE
 Art. 2216 LIBRO GIORNALE= “il libro giornale deve indicare giorno per giorno le operazioni relative
all'esercizio dell'impresa” quindi nel libro giornale devono essere annotate giorno per giorno le
operazioni compiute, naturalmente facciamo riferimento alle operazioni relative all'impresa (es. gli
acquisti di materie prime, la vendita di qualcosa,…quindi l'insieme delle operazioni relative
all'esercizio di impresa) ed è una descrizione a carattere analitico, perché questa contabilità ci serve
per ricostruire expost l’attività di impresa compiuta, quindi deve essere sufficientemente analitica.
Questa attività di impresa la guardiamo sotto diverse prospettive: il libro giornale contiene
l’indicazione analitica delle operazioni compiute, quindi ci dà l’indicazione delle operazioni relative
all’attività di impresa che vengono compiute giorno per giorno, perciò si chiama libro giornale, quindi
che cosa è stato fatto giorno per giorno, relativo alla attività di impresa, “ un ordine cronologico”
delle operazioni compiute, che deve essere aggiornato tempestivamente anche se, naturalmente,
non deve essere aggiornato quotidianamente, l'importante è che venga aggiornato con regolarità e
che il contenuto del libro giornale, come di tutte le scritture contabili, sia corrispondente a verità
(quindi teniamo conto delle operazioni compiute giorno per giorno).
 Art. 2217 LIBRO DEGLI INVENTARI “l’inventario deve redigersi all'inizio dell'esercizio dell'impresa e
successivamente ogni anno, e deve contenere l’indicazione e la valutazione delle attività e delle
passività relative all’impresa, nonché delle attività e delle passività dell’imprenditore estranee alla
medesima” =nell'inventario c’è l’elenco delle attività e delle passività relative all’ impresa, quindi qui
guardiamo all'attività di impresa, considerando attività e passività, quindi non l'analisi delle
operazioni giorno per giorno, ma in qualche modo il tenore di queste operazioni, ovvero un’entrata
e un’uscita, quindi guardiamo la contabilità dell’impresa da un’altra prospettiva. In termini di natura
entrata o uscita delle varie operazioni e saldo tra le voci di entrate e le voci di uscita. Abbiamo questa
menzione all'inizio dell'esercizio dell'impresa e successivamente ogni anno, dunque si fa riferimento
ad una scansione temporale annuale dell'attività d'impresa, ovvero questo libro dell’ inventario viene
redatto all’inizio dell’attività (quando comincia proprio l’attività di una certa impresa) e si costituisce
un’impresa, che comincia con una dotazione naturalmente patrimoniale, che consenta di svolgere
l'attività, magari con una serie di debiti, perché, per avviare l’attività, l’imprenditore ha contratto dei
debiti bancari (es. finanziamenti), infatti l’attività di impresa tipicamente non si svolge con denaro
proprio, ma si svolge con denaro preso in prestito, quindi è fisiologico che nelle fasi iniziali dell’attività
d’impresa ci siano debiti importanti e che questi debiti siano anche superiori rispetto alle voci di
entrata. Tutto questo lo possiamo evidenziare dall’inventario che si redige all’inizio dell’attività e poi
ogni anno.
C’è anche un bilancio annuale, che si chiama bilancio di esercizio, oggi noi parliamo di contabilità, perché
poi il bilancio è disciplinato in modo molto preciso nella parte del codice dedicata alla disciplina nella
SPA, quindi lo tratteremo analiticamente in quella sede, oggi parliamo delle scritture contabili, non del
bilancio, che è un pezzo di scrittura contabile. Quindi l'attività di impresa è scandita da esercizi annuali,
infatti il bilancio si chiama bilancio di esercizio, quindi immaginiamo l'attività di impresa che dura nel
tempo e ogni anno c’è un bilancio di quell’anno, poi in certi casi c’è anche un bilancio della società più
complesso infra annuale, e immaginiamo che l’attività di impresa sia scandita da esercizi annui, quindi
ogni anno avremo un bilancio che ci dice come sta andando l’impresa, quali operazioni sono state
svolte,… questo esercizio annuale si calcola su 12 mesi, nel senso che potrebbe non decorrere dal 1
gennaio, cioè non c'è una necessaria corrispondenza tra l’anno solare e l’anno d’esercizio, dunque, non
è obbligatorio che ci sia questa corrispondenza, quindi l’esercizio potrebbe cominciare anche il 30 di
Aprile e finire il 31 di Marzo e sono 12 mesi. Di solito c'è la corrispondenza con l'anno solare per ragioni
di facilitazione contabile e fiscale, perché spesso le norme fiscali e tributarie riguardano l'intero anno
solare e possono cambiare da un anno solare all'altro, quindi, per ragioni di semplificazione, le imprese
tendono a far coincidere l'inizio dell'esercizio con l'inizio dell'anno solare, per cui normalmente ogni
esercizio comincia il 1 gennaio e si conclude il 31 dicembre, in modo che sia un anno intero coperto
dall’esercizio e la gestione, per ragioni soprattutto fiscali, diventa più facile, perché c'è un regime fiscale
unitario per tutto l'esercizio. Quindi l'attività di impresa, che continua per anni, è scandita annualmente
da queste finestre di esercizio, ognuna delle quali si conclude con un bilancio e quindi ogni anno, rispetto
a questi obblighi di contabilità, deduciamo che avremo la redazione dell’inventario. Quindi la redazione
dell’inventario si effettua all’inizio dell’esercizio di impresa e successivamente ogni anno, cioè alla fine
dell’esercizio annuale (alla fine dell'esercizio annuale deve essere completa questa indicazione di attività
e passività delle imprese). Quindi il libro degli inventari contiene l’indicazione delle operazioni con le
relative voci di attivo e passivo, ovvero indicazione e valutazione di attività e passività e si chiude con il
bilancio (comma 2 “l’inventario si chiude con il bilancio e con il conto dei profitti e delle perdite, il quale
deve dimostrare con evidente verità gli utili conseguiti e le perdite subite”, perché il libro di inventario ci
consente di esaminare le attività e le passività e quindi di fare il saldo tra attivo e passivo; da questo saldo
tre attivo e passivo potrebbe emergere il conseguimento di un’utile che eventualmente potrà essere
distribuito tra i soci oppure la realizzazione di una perdita, che deve essere in qualche modo gestita).
*tutto questo rispetto anche alle modalità con cui si deve redigere il bilancio e ai criteri che
sovrintendono alla redazione del bilancio, di cui ci occuperemo nella disciplina della SPA*
Ricapitolando= il libro giornale, con annotazione giorno per giorno delle operazioni compiute, e il libro
degli inventari, con l’indicazione delle attività delle possibilità e redazione annua di un bilancio, da cui
risulti appunto il saldo delle attive dei passivi. E’ chiaro quindi che questi si applicano a tutti gli
imprenditori indipendentemente dal tipo di imprenditore, dalla natura dell’impresa, cioè, se abbiamo un
imprenditore commerciale non piccolo, è tenuto sicuramente alla tenuta di questi due libri.

2. SCRITTURE CONTABILI RELATIVAMENTE OBBLIGATORIE


Ci sono poi delle scritture contabili relativamente obbligatorie, cioè obbligatorie in relazione alla natura
e alle dimensioni dell'impresa, di queste scritture contabili relativamente obbligatorie è la prassi che ci
dice che sono relativamente obbligatorie, perché sono attese da imprenditori che hanno certe
dimensioni o svolgono una certa attività (es. sono quelle diffuse nella prassi di un certo), infatti in certe
imprese potrebbe esserci il libro delle scadenze cambiarie; in altri casi è la legge stessa che impone
obblighi aggravati di contabilità (es. per le imprese bancarie ci sono degli obblighi di contabilità ulteriori);
o per esempio scritture contabili obbligatorie, perché imposte da altre leggi, ovvero da leggi relative ad
altre materie, per esempio dalle leggi giuslavoristiche. Il libro paga, per esempio, è obbligatorio quando
previsto dalle leggi in materia di diritto del lavoro, quindi, accanto a questi libri contabili, ce ne possono
essere altri e a noi interessa sapere che quelle obbligatorie per l’imprenditore commerciale sono il libro
giornale e il libro degli inventari e sono altresì obbligatorie con le richieste dalla natura e dalle dimensioni
dell’impresa con un parametro relazionale, perché questo mondo dell’impresa commerciale va
dall’impresa commerciale molto piccolo e semplice e fino alla SPA quotata, quindi non possiamo pensare
che gli obblighi di contabilità siano omogenei, perché sono diversi gli interessi coinvolti ed è diversa la
dimensione degli interessi coinvolti, anche in termini di rapporti con i creditori. Quindi rispetto a questa
figura quasi astratta di imprenditore commerciale, immaginiamo questi libri contabili come obbligatori,
tenuti in maniera informatica, infatti oggi è ragionevole aspettarsi che l’imprenditore le tenga in maniera
informatica. Ma è possibile che abbiano ancora natura cartacea, infatti si vendono questi libroni, pensati
proprio per le scritture contabili, che poi si riempiono da parte di imprenditore, quindi sono ammesse
entrambe le modalità (quindi anche le scritture contabili in forma elettronica, come disciplina l’art. 2215
bis, proprio perché è una norma bis noi possiamo dedurre che è stata aggiunta in un momento successivo
alla redazione del codice), tenendo conto di questi nuovi strumenti, che alla fine consentono
probabilmente una contabilità ancora più rigorosa dello strumento cartaceo, quindi possono essere
tenute con mezzi informatici oppure no, infatti possono essere anche tenute nella forma tradizionale
cartacea, in quanto non possiamo escludere che qualche imprenditore più avanti nella attività di impresa
o un piccolo imprenditore un po’ avanti negli anni magari preferisca tenerlo ancora con tecniche non
informatiche, quindi una tenuta dei registri in senso tradizionale in forma cartacea.
In presenza di documento cartaceo ci sono delle prescrizioni specifiche da seguire, ovvero delle formalità:

 art. 2219 “tutte le scritture contabili devono essere tenute secondo le norme di un'ordinata
contabilità, senza spazi in bianco, senza interlinee e senza trasporti in margine; non si possono fare
abrasioni, essendo necessaria qualche cancellazione, questa deve eseguirsi in modo che le parole
cancellate siano leggibili”, quindi molte cautele rispetto alle formalità di tenuta di questi registri, che
servono a che cosa? perché legislatore si è premurato di individuare questa norma, cioè di dire che
non ci devono essere abrasioni, cancellazioni, riporti a margine?. Se ci sono, vuol dire che la
contabilità non è tenuta regolarmente (con le conseguenze che poi vi dirò dopo)… perché? cos'è che
vuole evitare?= garantire la veridicità delle scritture e che non siano alterate in un momento
successivo e dunque sì, che siano corrispondenti al vero e non siano alterate in modo successivo.
 si aggiungono anche le previsioni dell’art 2215, anche queste sono formalità riferite naturalmente
alle scritture contabili resa in forma cartacea, quindi anche questo è un po’ storicamente
condizionate: comma 1 “i libri contabili, prima di essere messi in uso, devono essere numerati
complessivamente in ogni pagina” perché la numerazione deve essere preventiva all’uso?= si vuole
evitare che si strappi una pagina in linea successiva, invece se le devo numerare tutte prima di
utilizzarlo, una eventuale mancanza di una pagina emerge, dunque è tutto più semplice con la
contabilità elettronica.
comma 2 “qualora sia previsto l'obbligo della bollatura o della vidimazione, devono essere bollati in
ogni foglio dall'ufficio del registro delle imprese o da un notaio secondo le disposizioni delle leggi speciali.
L'ufficio del registro o il notaio deve dichiarare nell'ultima pagina dei libri il numero dei fogli che li
compongono”. Naturalmente queste tecniche e formalità di tenuta delle scritture contabili si applicano
diversamente nel caso delle scritture tenuta in forma elettronica e le modalità sono quelle del 2215:
questa contabilità è stata concepita dal legislatore nel 1942 e quindi strutturata immaginando la
contabilità in forma cartacea, ma l'obbligo è stato poi declinato in modo un po’ diverso per adattarsi alla
nuova forma e alla nuova tecnica di tenuta delle scritture contabili, che è appunto quella elettronica (la
sostanza non cambia, l'obiettivo è sempre lo stesso: garantire che la contabilità sia tenuta correttamente,
quindi corrisponda al vero, sia ricostruibile ed esposto senza alterazioni). Questo perché le alterazioni
successive chiaramente sono sospette e se c’è un errore, sono indicate le modalità con cui l’errore può
essere corretto (es. se necessaria qualche cancellazione, questa deve eseguirsi in modo che le parole
cancellate siano leggibili). Queste scritture contabili devono essere conservate, sia le scritture contabili
in senso proprio che la corrispondenza commerciale, come disciplina l’art. 2220 “devono essere
conservate per 10 anni dalla data dell’ultima registrazione”, dunque dopo 10 anni possono essere anche
distrutte, anche perché queste scritture contabili non si possono accumulare senza posa nelle sedi dell’
impresa, c’è un tempo entro cui si mantengono e un tempo in cui cessa proprio l'interesse per il
mantenimento delle scritture contabili. Anche questa norma è concepita immaginando la scrittura
contabile in forma cartacea, questo stesso problema di conservazione delle scritture contabili non c’è
per quelle elettroniche, però l'obbligo rimane a 10 anni.

L'EFFICACIA PROBATORIA DELLE SCRITTURE CONTABILI: la contabilità dell'impresa è uno strumento di


prova, quindi serve, non solo a consentire e a facilitare una gestione efficiente e monitorata dell'attività
d'impresa, non serve soltanto a consentire ai creditori di avere eventualmente informazioni specifiche
sull’ impresa, ma la contabilità vale anche come strumento di prova, è una prova però un po’ particolare,
perché la contabilità è una prova prodotta dall’imprenditore, quindi immaginiamo in giudizio un
imprenditore contro qualcun altro, abbiamo una prova, la contabilità, che è prodotta unilateralmente da
una delle due parti del giudizio e, in quanto prova autoprodotta, chiaramente pone una serie di problemi,
quindi la contabilità è un mezzo di prova però è un mezzo di prova che produce una delle due parti e
l'obbligo di contabilità è un obbligo dell'imprenditore commerciale, però è anche un mezzo di prova e
quindi il legislatore si preoccupa di disciplinare in modo preciso l'efficacia probatoria delle scritture
contabili. Questa disciplina è contenuta nel libro del codice dedicato alla prova, art. 2709-2711 e siamo
nel libro sesto nel titolo dedicato alla prova, in cui ci sono questi articoli dedicati alle scritture contabili
delle imprese soggette a registrazione (imprese commerciali, quindi si sottintende nella sezione ordinaria
del registro interno). Di fronte a una prova autoprodotta, in cui la legge afferma che le scritture contabili
devono essere veritiere, cioè devono corrispondere a vero, sorge un problema in quanto le scritture
contabili le redige l’ imprenditore, quindi in realtà non sappiamo prima per certo se sono vere o sono
false, quindi, se la contabilità è tenuta regolarmente in adempimento puntuale degli obblighi di legge
oppure no, potrebbe darsi il caso in cui le scritture contabili siano non perfettamente aderenti al vero
(es. nelle scritture contabili l’imprenditore scrive un credito che non esiste, cioè che non nasce da un
titolo, oppure nelle sue scritture contabili scrive di aver effettuato un certo pagamento o di avere diritto
a un certo pagamento), quindi, essendo prodotte da una delle due parti, bisogna adottare certe cautele
nell'utilizzo di queste scritture contabili come mezzo di prova e di questo tiene conto il legislatore con
delle norme che alla fine, non solo disciplinano l'efficacia probatoria delle scritture contabili, ma
indirettamente incentivano l'imprenditore a una regolare tenuta della contabilità.
1. prima norma art 2709: “i libri e le altre scritture contabili delle imprese soggette a registrazione,
fanno prova contro l'imprenditore”, quindi fanno prova contro l’imprenditore i libri e le altre
scritture contabili delle imprese soggette a registrazione, ed è diverso dal 2710 “I libri bollati e
vidimati nelle forme di legge, quando sono regolarmente tenuti, possono fare prova tra
imprenditori per i rapporti inerenti all'esercizio dell'impresa”= quindi una formulazione molto
diversa: contro l’imprenditore fanno prova, altrimenti fanno prova se regolarmente tenute,
quindi rispetto all’efficacia probatoria il legislatore distingue l'ipotesi in cui le scritture contabili
offrano la prova contro l'imprenditore e l'ipotesi in cui le scritture contabili siano invocate a
favore dell'imprenditore. Nell’articolo 2709 c’è scritto fanno prova contro l’imprenditore, nel
2710 c'è un inciso “quando sono regolarmente tenute”, quindi fanno prova contro l'imprenditore
sempre, anche se non tenute regolarmente; fanno prova a favore dell'imprenditore solo quando
tenute regolarmente.
Art. 2709 “le scritture contabili fanno prova contro l'imprenditore sempre”, indipendentemente
dal tipo di controversia (se tra imprenditori o con un imprenditore e un terzo), e
indipendentemente dal fatto che la contabilità sia tenuta regolarmente oppure no: questo è un
forte disincentivo all’imprenditore non tenere regolarmente la scrittura contabile, perché se le
scritture contabili non sono tenute regolarmente, possono essere sempre invocate come
elemento di prova contro l'imprenditore…cosa vuol dire fanno piena prova?= creano una
presunzione, che in questo caso si intende semplice, tuttavia “chi vuole trarne vantaggio non può
scindere il contenuto delle scritture contabili”, quindi chi vuole avvalersi delle scritture contabili
come mezzo di prova contro l'imprenditore, non può scinderne il contenuto (es. non può
prendere la parte delle scritture contabili da cui risulta il credito e ignorare la parte delle scritture
contabili da cui risulta l’ avvenuto pagamento), quindi, se qualcuno si vuole avvalere delle
scritture contabili, si deve avvalere delle scritture contabili o di quella pagina delle scritture
contabili che gli interessa (es. se qualcuno in una controversia per inadempienza contrattuale
sostiene che un certo pagamento non è stato effettuato e chiede l’utilizzo delle scritture contabili
dell’imprenditore contro l’imprenditore, allora di quelle scritture contabili non può prendere
soltanto la pagina da cui risulta il credito, se c’è anche una pagina da cui risulta l’avvenuto
pagamento, quindi chi si vuole avvalere delle scritture contabili come mezzo di prova contro
l’imprenditore, deve considerarne interamente il contenuto, non solo quella parte che è a lui
favorevole)
2. Art.2710 “prova come strumento a favore dell’imprenditore” e si riferisce a controversie che vedono
coinvolti gli imprenditori, quindi in cui lato attivo e passivo siano due imprenditori, quindi
controversie relative alla attività di impresa. Queste scritture contabili possono fare prova a favore
degli imprenditore a tre condizioni: 1 che siano regolarmente tenute, quindi, per esempio, se ci sono
abrasioni, interlinee o manca una pagina, le scritture contabili non sono regolarmente tenute e
quindi l’imprenditore non può invocarle come mezzo di prova a suo favore; 2 che si tratti di una
controversia tra imprenditori e 3 di una controversia relativa all’attività di impresa, quindi i rapporti
inerenti all’esercizio dell’impresa. Questa prova non è associata ad alcuna presunzione, ma è una
delle prove del giudizio, ovvero una di quelle prove rimesse al libero apprezzamento del giudice,
quindi c'è un regime di forza probatoria molto diversa: contro l'imprenditore fanno prova piena; a
favore dell'imprenditore sono una prova tra le altre, rimessa al libero apprezzamento del giudice non
associato ad alcuna presunzione, quindi non deve essere ribaltata e non deve essere
controbilanciata, ma è una delle prove del giudizio rimesso al libero apprezzamento del giudice,
quindi sono norme che tengono conto del rilievo da attribuire come strumento di prova alla
contabilità, tenendo conto del fatto che è una prova un po’ particolare, perché è una prova
autoprodotta da una delle parti del giudizio e quindi non può avere lo stesso rilievo probatorio se
invocata a favore o contro l’imprenditore, perché altrimenti, se avesse lo stesso rilievo probatorio,
l'imprenditore sarebbe indotto a modificare le scritture contabili in proprio favore o a redigere le
scritture contabili in modo a se favorevole, cioè rispetto allo scopo di risultare vittoriosi in un
giudizio, quindi hanno stessa efficacia probatoria, ma diversa a seconda che sono invocate contro
l'imprenditore o a favore dell’imprenditore.
DOMANDA: il 2710 si riferisce in generale alle scritture contabili oppure soltanto ai libri bollati e
vidimati, considerando che il 2215 ci dice che non sempre è previsto l’obbligo di bollatura e
vidimazione?
RISPOSTA: si, si riferisce alle scritture contabili obbligatorie, a prescindere dagli obblighi di bollatura
e vidimazione

“RAPPRESENTANZA COMMERCIALE”
Muovendo dalla osservazione per cui l’esercizio dell’attività d’impresa viene svolto con l’aiuto di soggetti
diversi dall’imprenditore, cioè immaginiamo un’attività di impresa: noi abbiamo finora parlato del
soggetto imprenditore e non possiamo immaginare che l'attività economica sia svolta soltanto da questo
soggetto, infatti l’imprenditore si avvale di una serie di collaboratori di diverso tipo. In generale si
distinguono i cosiddetti ausiliari autonomi e gli ausiliari subordinati, cioè lo svolgimento dell’attività di
impresa richiede il supporto di altri soggetti; più è complessa l'attività, più economicamente rilevante,
maggiori saranno anche i soggetti che prestano la propria attività per l'imprenditore. A seconda del tipo
di rapporto che c'è con l'imprenditore, si distinguono gli ausiliari autonomi dagli ausiliari subordinati,
qual è la differenza? quindi uno lavora con un vincolo di subordinazione all’imprenditore e un altro lavora
come consulente (la consulenza si può ricondurre alla attività di consulenza: al contratto d’opera), quindi
ausiliari autonomi sono coloro si prestano ad attività a favore dell'impresa dietro retribuzione
naturalmente, ma senza vincolo di subordinazione in quanto autonomi (es. commercialista esterno
all'impresa).
1. AUSILIARI AUTONOMI: Quindi la norma di riferimento, in termini generali, senza pretese di
esaustività, è il 2222 che definisce il contratto d'opera “una persona si obbliga a compiere verso
un corrispettivo un’opera o un servizio”, dunque sono ausiliari autonomi, perché ci si obbliga,
dietro pagamento di un corrispettivo, a collaborare con l'imprenditore per l'esercizio dell'attività
d'impresa senza vincolo di subordinazione; Un altro ausiliario autonomo che possiamo
immaginare e l’agente, per esempio gli agenti delle compagnie di assicurazione sono soggetti
autonomi, spesso a loro volta organizzati in forma di impresa, che si impegnano a promuovere
contratti di assicurazione a favore di un unico imprenditore (nelle agenzie di assicurazione c'è
sempre una compagnia di assicurazione rappresentata) e non si concludono contratti per
entrambe. Quindi gli agenti di commercio e gli agenti delle compagnie di assicurazione sono
ausiliari autonomi, quindi possono essere a loro volta imprenditori. Immaginiamo che ci siano
dei soggetti che svolgono attività a favore dell’impresa, pur non essendo inclusi funzionalmente
nella struttura organizzativa dell’impresa e quindi non sono subordinati all’imprenditore.
2. AUSILIARI SUBORDINATI articoli 2094 e seguenti del codice civile “è prestatore di lavoro
subordinato chi si obbliga, mediante retribuzione, a collaborare nell'impresa, prestando il
proprio lavoro intellettuale o manuale alle dipendenze e sotto la direzione dell'imprenditore”,
quindi questi lavoratori subordinati, all'interno dell' impresa, si distinguono in categorie
specifiche: art 2095 “dirigenti, impiegati e operai”, quindi l'imprenditore si avvale di una serie di
collaboratori subordinati, che hanno all'interno dell' impresa funzioni diverse, responsabilità
diverse e ruoli diversi.
Perché ci interessa questa articolazione del lavoro subordinato nell'impresa? = perché alcuni di
questi ausiliari subordinati hanno poteri di rappresentanza, quindi tra gli ausiliari subordinati che
ci interessano, alcuni di questi hanno un potere di rappresentare l'impresa.
che vuol dire potere di rappresentanza dell'impresa? = agire in nome e per conto
dell’imprenditore e quindi realizzare atti giuridici che sono vincolanti per l’imprenditore, quindi
sono titolari di un potere di rappresentanza.
*la rappresentanza nel diritto civile si ha quando qualcuno sia titolare del potere di
rappresentanza con un atto di conferimento, quindi il potere di rappresentanza è attribuito con
una procura, quindi se non c’è la procura, non c’è potere e l’atto attributivo del potere di
compiere un atto o un negozio giuridico in nome e per conto di qualcun altro, con gli effetti che
ricadono direttamente su questo qualcun altro*
Questa disciplina della rappresentanza commerciale è singolare, perché la fonte attributiva del
potere di rappresentanza non è la procura, ma è la preposizione, cioè il fatto che qualcuno venga
inserito in un certo ruolo dall’imprenditore, cioè il fatto di ricoprire un certo ruolo nell’impresa,
è associato ex lege ad un potere di rappresentanza. Quindi la rappresentanza non trae origine
da una procura, questo vuol dire che la procura non è necessaria, affinché sorga il potere di
rappresentanza, ma il potere di rappresentanza è connaturato alla mansione, la legge lo associa
all’esercizio di una certa funzione all’interno dell’impresa, per cui la procura diventa non
necessaria (non è un fattore dirimente per l’esercizio di quel potere, perché è connaturato alla
funzione che l’imprenditore attribuisce ad un certo soggetto suo ausiliario subordinato). Questa
è una differenza fondamentale, perché se non c'è la procura, comunque si possono realizzare
atti di rappresentanza specifici, perché il potere di rappresentanza è connaturato alla funzione
che questo oggetto deve esercitare. Questo potere di rappresentanza può essere limitato, quindi
la legge attribuisce a queste figure certi poteri di rappresentanza, perché i poteri di
rappresentanza sono funzionali all'esercizio di un potere di gestione (se devi assumere delle
decisioni gestorie, ti servirà un potere di rappresentanza, per attuare quelle decisioni in nome e
per conto dell'imprenditore), quindi è un potere che si accompagna al potere di gestione dell’
impresa, gestire l’ impresa vuol dire compiere tutti gli atti funzionali a realizzare l’oggetto sociale
e per compiere tutti gli atti bisogna avere un potere di agire, quindi potere di gestione e potere
di rappresentanza sono contigui. Il legislatore dice “certe figure all'interno dell'impresa sono
strutturalmente dotate di un potere di rappresentanza commisurato alla loro funzione”, questo
potere di rappresentanza attribuito ex lege può essere limitato dall’imprenditore, il quale può
dire “il potere di rappresentanza non si estende a certi atti”, perché magari sono atti più
complessi, più rilevanti, per i quali ritiene di non dover attribuire un potere di rappresentanza
generale.
quando questa limitazione esiste, quindi se l'imprenditore vuole realizzare questa limitazione
del potere di rappresentanza, lì è necessaria una procura, cioè è necessario che la limitazione al
potere di rappresentanza sia iscritta, quindi la procura non è necessaria per attribuire il potere
di rappresentanza, ma semmai per limitarlo: una procura iscritta, nella quale si dice “tu, pur
avendo questo ruolo, non puoi realizzare questi atti specifici; oppure si dice: pur avendo questo
ruolo, il tuo potere di rappresentanza, per esempio, è limitato ai contratti aventi un valore
inferiore a 500.000 €, perché, per i contratti di valore superiore, non si attribuisce questo potere
di rappresentanza, ma mi riservo di stipularlo direttamente”, quindi nell’attività d’impresa non
è che l’imprenditore stipula tutti i contratti (es. un’impresa come la Fiat non è che
l’amministratore delegato stipula tutti i contratti, ma ci sarà una catena di attività all’interno
dell’ impresa). Questi atti si possono realizzare e imputare all’imprenditore se c’è un titolo, da
cui sorge un potere di rappresentanza; nell'attività d'impresa questo titolo può non esserci,
perché attribuito in termini positivi, perché può trarre origine dalla preposizione, cioè dal fatto
che un soggetto venga posto a svolgere certe mansioni.
qui deduciamo intanto che la struttura di un’impresa è tendenzialmente una struttura
gerarchica, quindi ci sono soggetti imprenditori, soggetti che sono in un livello inferiore rispetto
agli imprenditori, perché sono subordinati e di questi soggetti ausiliari subordinati, il legislatore
disciplina tre categorie:
 INSTITORI (ART.2203): “colui che è preposto dal titolare all’esercizio di un’impresa commerciale,
la preposizione può essere limitata all’esercizio di una sede secondaria o di un ramo particolare
di impresa”, quindi è un soggetto di vertice, preposto all'esercizio dell’impresa, di una sede
secondaria o di un ramo di impresa, ed è il diretto subordinato dell'imprenditore. Nelle strutture
societarie complesse l’institore tipicamente è il direttore generale, quindi siamo nell'ambito
dirigenziale di vertice, quindi preposto all'esercizio di un'impresa commerciale, dunque si fa
riferimento all'atto di preposizione, quindi se io nomino qualcuno direttore generale, vuol dire
che gli sto attribuendo questa funzione di institore con tutti i poteri che la legge associa a questa
figura, quindi non è necessaria una procura attributiva di potere, ma i poteri nascono dal fatto
che questo soggetto svolge la funzione di istitore. Quali sono i poteri dell’institore? = art.2204
“sono parametrati alla sua funzione e preposto l’esercizio di un’impresa commerciale” e quindi
i poteri sono riferiti al compimento di tutti gli atti pertinenti all’esercizio dell’impresa cui è
preposto. Quindi se questo soggetto è preposto all'esercizio dell'impresa, può compiere tutti gli
atti relativi a questa funzione, tutti tranne alcuni: quelli esclusi dalla legge “tuttavia non può
alienare o ipotecare beni immobili del proponente, se non è stato espressamente autorizzato”,
quindi questo atto di alienazione dei beni immobili non rientra tra i suoi poteri, quindi ha un
potere di compimento di tutti gli atti relativi all’attività d’impresa, tranne quelli esclusi dalla
legge e tranne quelli eventualmente esclusi dall’imprenditore, quindi l’institore può compiere
tutti gli atti pertinenti all’esercizio delle imprese, salve le limitazioni contenute nella procura.
Quindi tutti gli atti relativi all'esercizio dell'impresa, tranne quelli esclusi ex lege e tranne quelli
esclusi eventualmente dalla procura.
(art. 2206) comma 1 “La procura deve essere iscritta, deve essere depositata per l’iscrizione
presso il registro delle imprese”; comma 2 disciplina gli effetti della mancata iscrizione della
procura, infatti in mancanza dell'iscrizione, la rappresentanza si reputa generale. Quindi se la
procura non è iscritta, la rappresentanza si reputa generale, quindi vuol dire che la procura non
è necessaria per attribuire un potere di rappresentanza, perché se non c’è la procura, la procura
si reputa generale e “ le limitazioni di essa, cioè della procura, non sono opponibili a terzi, se non
si prova che questi le conoscevano al momento della conclusione dell’affare”, cioè la procura,
perché ci sia un potere di rappresentanza, non è necessario che ci sia un atto di conferimento
con una procura institoria, è sufficiente che un soggetto sia posto nelle condizioni di institore
dell'impresa, se non c'è una procura iscritta, la rappresentanza generale, quindi può compiere
tutti gli atti relativi alla sua funzione: rappresentanza sostanziale e processuale. Tuttavia, se
questa procura non è iscritta, le eventuali limitazioni non sono opponibili a terzi, quindi questa
iscrizione della procura diventa necessaria soltanto quando ci siano delle limitazioni, perché se
non c’è una procura, le limitazioni non sono opponibili a terzi, quindi poteri che derivano di
rappresentanza funzionari all’esercizio dell’attività di impresa, con limitazioni eventuali
contenute nella procura. Non è necessario per attribuire un certo potere, ma è necessario per
limitare questo potere (per esempio se io voglio che il direttore generale non stipuli
autonomamente con firma propria contratti passivi oltre 200.000 €, depositerò una procura, in
cui definisco i poteri dell’institore e dico: non è una rappresentanza generale, perché non può
compiere tutti gli atti relativi all’attività di impresa, ma solo fino a una certa soglia)= una
limitazione dei poteri di rappresentanza, perché magari su certi contratti più importanti
l’imprenditore vuole essere consultato prima, quindi esulano dal potere di gestione e quindi di
rappresentanza
 PROCURATORE (art.2209) “le disposizioni degli articoli 2206 e 2207 ,relative alla procura, si applicano
anche ai procuratori, i quali, in base al rapporto continuativo, abbiano il potere di compiere per
l’imprenditore atti pertinenti all’esercizio dell’impresa, pur non essendo preposte all’esercizio
d’impresa, quindi, mentre gli institori sono preposti all’esercizio dell’ impresa; i procuratori hanno
una funzione inferiore, perché hanno mansioni limitate di solito una certa area.
per esempio il direttore generale si occupa di tutto, il direttore commerciale è invece preposto ad
una certa area, quindi può compiere gli atti relativi a quella attività a cui è preposto e i suoi poteri di
rappresentanza sono riferiti alle mansioni. Valgono le stesse indicazioni relative alla procura, quindi
non è necessario un atto attributivo di potere, ma le limitazioni al potere sono opponibili se iscritte,
come anche la revoca del potere di rappresentanza. Quindi la rappresentanza si riferisce ex lege a
tutte le aree di sua attività, fatte salve le limitazioni eventualmente contenute in una procura
regolarmente iscritta; se non è scritta, quelle limitazioni non sono opponibili.
 COMMESSI sono soggetti incaricati di mansioni esecutive, però anche loro hanno un potere di
rappresentanza (es. quando andate al bar e al barista chiedete un caffè, pagate, e vi dà il resto, sta
stipulando un contratto di vendita per gli imprenditori; quando saliamo sull’autobus e compriamo
un biglietto, l’autista sta stipulando un contratto di trasporto con noi per conto dell'imprenditore,
non in conto proprio), quindi c'è anche in quel caso un potere di rappresentanza, dipendente il
riflesso della attività che il commesso è chiamato a svolgere. Quindi sono collaboratori subordinati
meramente esecutivi, per i quali, proprio perché hanno funzioni puramente esecutive, non è previsto
il regime di pubblicità della limitazione dei poteri di rappresentanza, perché poteri di rappresentanza
sono minimi, svolgono funzioni puramente esecutive, quindi le eventuali limitazioni del potere di
rappresentanza, si ritiene, non devono essere iscritte, perché l’interesse a conoscere questa
limitazione dei poteri, è minima, quindi anche loro hanno un potere di rappresentanza, perché
compiono atti giuridici e gli effetti si producono sulla sfera giuridica degli imprenditori, non sulla
propria (es. il commesso che ci vende il biglietto del cinema, sta stipulando un contratto per
l’imprenditore, ma non lo stipula in conto proprio, ma la stipula per l’imprenditore, quindi vendita
del biglietto con effetto giuridico imputabile agli imprenditori), quindi anche il potere di
rappresentanza non richiede una attribuzione positiva del potere di rappresentanza, ma discende
direttamente dalla funzione attribuita e anche questo può essere limitato (per esempio andiamo al
ristorante poi vi accorgete che ci sono alcuni tra i collaboratori dell'imprenditore che non accedono
alla cassa, vi dicono alla cassa sono qualcuno tra i commessi, quindi ci possono essere delle limitazioni
al potere di rappresentanza: tu puoi servire il cliente, ma non puoi tenere la cassa)= è una limitazione,
che però non viene iscritta, ma non soggiace al regime di iscrizione della procura.

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