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ALESSANDRO MANZONI 5 MAGGIO

14 ottobre 2021

5 Maggio (1821)
Alessandro Manzoni
Scritto dopo la morte di Napoleone, Manzoni rimase tanto colpito dalla notizia così
inaspettata tanto da comporre l’ode in pochi giorni.
Attacco fin troppo famoso nella storia della letteratura, in cui abbiamo il pronome
personale Ei (egli) con un verbo al passato che indica la morte. Ei fu prende il nome di
emistitio (metà del verso) completo in quanto ci sono sia il soggetto che il verbo e ci anticipa
uno dei temi più importanti nell’opera, tutto verrà costruito sui contrasti quindi ciò che è
stato nella carriera contro ciò che è stato costretto a vivere durante gli ultimi anni. E queste
antitesi evidenziano quanto vana e transitoria sia la superbia umana confrontata con la vera
potenza che è affidata a Dio.
Perché Manzoni possa costruire un senso bisogna ordinare i termini.

Analisi
(1) Nello stesso modo in cui il corpo morto di Napoleone, immemore privato di uno
spirito così vitale, dato l’ultimo respiro stette immobile così la terra ha reagito
trasformandosi e rimanendo attonita
(2) pensando all’ultima ora dell’uomo fatale. Napoleone definito fatale perché è stato l’uomo del
destino, ha avuto in pugno l’Europa a cavallo tra due secoli, è stato un uomo decisivo per l’Europa e dice
Manzoni anche perché Dio ha voluto dimostrare e imprimere il segno della sua potenza. Fatale quindi
perché ha determinato il destino dell’Europa e fatale dal punto di vista Cristiano in quanto é stato
strumento di Dio. La terra non riesce a prevedere quando di nuovo un’orma di un piede così
tanto grande verrà a calpestare la polvere insanguinata dal sangue versato durante le guerre
napoleoniche.
(3) Esprime il suo punto di vista, fin tanto che l’immagine luminosa di Napoleone lui è rimasto in
silenzio diversamente dagli altri poeti ne parole di lode ne parole di critica. Adesso che lui è venuto meno
sente di dover dare voce. Il mio genio vide lui dal trono lanciare fulmini come se fosse Giove,
non si espresse nemmeno quando vide questi cambiamenti repentini: cadde (in questo
contesto in vicende veloci, utilizza verbi al passato. Un verbo che allude al primo
momento in cui Napoleone viene sconfitto nella battaglia di Lipsia e viene mandato in

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esilio sull’isola d’Elba) risorse (fugge e riprende potere e si realizza il regno dei 100 giorni)
e giacque (battaglia di Waterloo in cui viene mandato sull’isola di Sant’elena in esilio
definitivamente). Il soggetto e sempre il genio di Manzoni che non ha unito la sua voce al suono
di altre mille di altri poeti che si sono esposti per osannare Napoleone o condannarlo.
(4) La voce del suo genio è rimasta immune, salva, pura, rispetto all’adulazione di tipo
servile critica per tutti gli intellettuali che in maniera acritica avevano esagerato gli elogi nei confronti di
Napoleone si era contenuto anche dall’oltraggio, quella voce che non si era espressa ne
elogiando ne condannando sorge e si innalza ora, nel momento in cui ne le lodi ne le
offese possono blandire l’animo di Napoleone o offenderlo, commossa dalla notizia
importante, all’improvvisa sparizione di una luce così folgorante. Ora che Napoleone è morto e
la terra è frastornata può esprimersi liberamente dando una forma poetica a un cantico che
forse è destinato a durare per sempre. Forse usato per il topos letterario chiamato topos modestie
per intendere che forse (litote) la sua ode sarebbe rimasta in eterno, ed esprime questo perché la possibilità
per quest’ode di durare in eterno è legata al fatto che al suo interno Manzoni da voce a concetti legati alla
religione. Siamo nella piena fase della conversione la possibilità del rimanere in eterno inserisce il pensiero
religioso che permetterà l’eternità.
(5) Menziona alcuni luoghi per riferirsi alle battaglie. Paragona Napoleone a un fulmine o a una luce
appare improvvisamente e ha uno scopo non solo poetico ma anche la caratteristica della sua carriera
militare e politica. Il suo successo è stato dato dalla velocità delle sue azioni quindi cerca di ripercorrere in
maniera altrettanto rapida le sue azioni per sottolineare la velocità delle stesse, lasciando sorprese le nazioni
attaccate. Prende in riferimento dei luoghi come le Alpi per fare riferimento all’Italia. Dall’Italia
all’egitto dalla Spagna alla Germania, gli spostamenti veloci come quelli di un fulmine
seguiti da un bagliore, si diramo dall’Italia alla Russia dal mediterraneo all’Atlantico.
Azione voluta da Napoleone seguiva immediatamente dopo la decisione.
(6) È vera la gloria di Napoleone? Per me e gli uomini contemporanei è impossibile
dare un giudizio oggettivo, ai posteri è data la decisione. La valutazione su Napoleone la
potranno dare le generazioni future, noi ora possiamo limitarci a chinare la fronte davanti
al massimo creatore, che volle imprimere in Napoleone una traccia/un segno più grande
di quello degli altri uomini del suo spirito divino.
(7) La tempestosa e trepidante gioia di un gran disegno, l’ansia di un animo che è
sofferente quando all’inizio della sua carriera assume un atteggiamento di sottomissione sofferta mentre
medita come prendere il potere con animo indocile e progetta di assumere il potere pensando al

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regno e lo raggiunge ottenendo un premio che prima della sua carriera era assolutamente
folle
(8) Tutto lui provò: tutto costruito sull’antitesi conquiste vs cadute, gloria vs sofferenza, tutto
sintetizzato ha provato la gloria dopo aver attraversato un pericolo, la fuga e la vittoria, è
stato in una reggia ma anche in un esilio, è stato due volte affossato e due volte si è
rialzato.
(9) Egli si diede un nome autonomamente sebbene stia ripercorrendo la sua vita mai verrà
menzionato. Dice che si nomò da solo in quanto storicamente si nomino console in occasione del colpo di
stato del del 18 Brumaio del 1799 ma fa riferimento al momento in cui Napoleone si era autonomamente
incoronato sottraendo la corona al papa pio VII per compiere autonomamente il gesto dell’incoronazione. Il
gesto di superbia quindi di sfida nei confronti della divinità sta nel fatto che a dare il nome alle cose è un
compito che spetta solo a Dio. Manzoni per questo utilizza il verbo nomarsi. Non ha solo
sottomesso popoli ma anche il tempo, come se il tempo abbia considerato Napoleone
come una divinità, anche in questo senso vuole mettere in evidenza l’atteggiamento
superiore di Napoleone. Grazie al suo intervento i secoli sono stati ridotti al silenzio per
seguire il suo volere quindi poi si è seduto tra i due secoli e ne ha deciso le due sorti parola
arbitro.
(10)Antitesi costante su cui è basta l’intera ode, tra il suono e il silenzio, perché dice che scompare,
alternarsi tra presenza e assenza, dice di essere stato costretto ad allontanarsi dalla scena pubblica.
Descrive l’esilio sull’isola, costa ridotta per la sua importanza e anche il riferimento che si pone in antitesi e
la questione dell’ozio. Un uomo così attivo politicamente tanto da sconvolgere il contesto europeo
contrapposto all’ozio in un’ottica negativa. La figura di Napoleone è tanto amata quanto odiata
(11)attraverso la similitudine tra la figura di Napoleone e quella di un naufrago vuole rappresentare il
momento in cui Napoleone condottato all’esilio e impossibilitato alla vita politica viene sommerso da
un’onda di ricordi come l’onda avvolge e preme sul capo del naufrago quell’onda che prima
non lo aveva ancora coperto dalla quale lo sguardo del povero naufrago guardava intorno
e si girava inutilmente a secernere delle spiagge lontane;
(12) Come sull’anima di Napoleone il cumulo dei ricordi si riversò. Fa riferimento al fatto
che Napoleone iniziò a scrivere le sue memorie, partendo da queste memorie interrotte ricostruisce questa
immagine romantica di questo eroe sopraffatto dai ricordi e tenta un ultimo slancio di orgoglio scrivendo i
suoi ricordi ma ne viene sopraffatto e abbandona la mano quante volte ha iniziato a raccontare le
sue imprese ma cede sulle pagine eterne. Le pagine sono definite eterne perché i contenuti raccontati
sono destinati a durare in quanto di materia storica, probabilmente in quelle pagine l’obiettivo era quello di

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autocelebrarsi. La scelta di questo aggettivo sta anche nel fatto che essendo interrotte rimarranno
eternamente ferme in quel punto della storia.
(13) Manzoni sta ricostruendo ciò che lui può aver vissuto sull’isola e quindi lo immagina sempre in
questa dimensione di inattività forzata, chissà quante volte in un giorno inutile non ha fatto nulla e
termina nel silenzio. La vitalità di Napoleone resta in lui ed emerge negli occhi e lo immagina mentre viene
assalito dai ricordi e gli viene in mente.
(14)Sempre con la tecnica della velocità usata prima riporta una serie di aspetti del mondo militare
(15)In questo momento di solitudine, strazio, sofferenza e disperazione lui aveva immaginato un
naufrago. Quello che Manzoni vuole rappresentare è un uomo che nel peggiore momento della vita riceve un
aiuto dall’unica identità che avrebbe potuto concedergli una seconda possibilità.
Ricapitolando: Manzoni pone una domanda a il lettore contemporaneo a cui non possono rispondere ossia
fu vera gloria? chiedendosi se ciò che la storia aveva documentato era da considerarsi incisivo in modo
positivo in quel periodo. Sfrutta la costruzione in antitesi. Rappresenta Napoleone in un contesto di
isolamento, descrive mentre cerca con dolore di mettere su carta i suoi sentimenti in questo momento di
sopraffazione e stanchezza fisica e psicologica.
Si riallacciano ai sentimenti descritti precedentemente, in un momento di sofferenza in cui però si mostra
una possibilità di redenzione. Quel tipo di disperazione è considerata come disperatio salutis quindi
la disperazione per la salvezza, una disperazione che si trova nel peccato a cui è accompagnata una
speranza di redenzione che viene concessa da Dio. In questo momento di sofferenza scende la mano dal cielo
per concedere a Napoleone un destino diverso, la liberazione dal dolore e la possibilità di raggiungere il
cielo. Manzoni mostra che la disperazione di Napoleone può essere risolta solo dal Dio e non dagli uomini
e questa immagine di viene data dall’antitesi tra lo spirito anelo, ansimante (chi è ansimante ha bisogno
di aria) e la mano lo trasporta in spirabil aree in zone dove l’animo può trovare pace.
(16) Questa mano pietosa che scende dal cielo nel momento della disperazione arriva a concedere la
salvezza e lo trasporto verso un’area più respirabile ovvero verso la speranza. La speranza non
può ottenere dagli uomini ma solo da Dio, va verso i sentieri fioriti della speranza, ai campi
eterni campi di battaglia che aveva conosciuto Napoleone sono transitori in quanto sono sono soggetti a
cambiamenti e al tempo, mentre quelli di Dio sono eterni. Per premio va inteso come il premio di Dio, la
liberazione dalla morte e il raggiungimento della speranza. Rispetto a quel premio concesso da Dio la
gloria terrena viene associata solo al silenzio e alle tenebre, qualcosa di minimo e inutile rispetto alla
salvezza.

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Volendo trovare un collegamento nella poesia si può trovare una risposta alla domanda
fu vera gloria si trova in questa strofa in quanto Manzoni dice che la gloria terrena non è
vera ma solo quella di Dio può essere considerata tale.
(17) Sta componendo testi in cui la matrice cristiana e i riferimenti sono fondamentali, il vero potere non
è quello gestito dagli uomini in quanto ha transitoriamente avuto in se un segno di Dio, questo concetto viene
ribadito. Anche se Dio ha accolto pietosamente Napoleone ha dato un segno della sua potenza. La fede e
abituata a registrare le vittorie, raccogliere fedeli che si riconoscono in un messaggio, tra tutte le vittorie che la
fede ha registrato nel corso dei secoli questa ha sottomesso una personalità come quella di Napoleone definita
come superba altezza. Ricordata importante per ciò che Napoleone ha rappresentammo. Napoleone si è
inchinato davanti alla croce di cristo si è piegato alla fede
(18) chiede di allontanare qualsiasi parola malvagia, quindi qualsiasi maledizione. Afferma che quel
Dio è capace di spaventare e di atterrare e abbassare la superbia degli uomini, di accogliere e generare perdono,
di generare delle reazioni che portano gli uomini ad accogliere Dio nelle loro vite. Termina la descrizione di
Napoleone sul letto di morte, quel Dio potente capace di spaventare e di accogliere e perdonare tutti, nell’ultimo
istante della vita di Napoleone si è posto accanto a lui accogliendolo tra le anime.

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