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VOLUME  3a Lezione profilo 14 • Lo Spiritualismo

Il secondo Ottocento Fëdor Dostoevskij, I delitti dell’uomo superiore

Fëdor Dostoevskij
I delitti dell’uomo superiore
Opera: Delitto e castigo, parte III, capitolo V
Punti chiave: La legittimità del delitto
Uomini “ordinari” e uomini “straordinari”
Pena e senso di colpa

D opo aver compiuto il delitto contro la vecchia


usuraia e la sorella, Raskòl’nikov si fa intro-
durre dall’amico Razumichin presso Porfirij Petrovič,
Costui, con grande astuzia, lascia intuire di avere
dei sospetti su Raskòl’nikov e dirige la conversazione
su un recente articolo che suona come la prova della
il giudice istruttore incaricato di indagare sul caso. sua colpevolezza.

«A proposito di tutte queste questioni, delitti, ambiente, bambine1, mi è ora venuto in


mente – ma del resto mi aveva sempre interessato – un vostro articoletto: Del delitto... o
com’era il titolo? L’ho dimenticato, non ricordo. Due mesi fa ebbi il piacere di leggerlo
nella “Parola Periodica”2». [...]
5 «E voi come avete fatto a sapere che l’articolo è mio? Era firmato con una iniziale».
«Per caso, e soltanto in questi giorni. Per mezzo del direttore; lo conosco... Me ne sono
interessato molto3».

1. A proposito... bambine: dopo aver dell’ordinamento sociale». Secondo una ma, alla “Parola Settimanale”; la quale,
ricevuto in casa propria Raskòl’nikov e simile visione, anche se un uomo di qua- avendo cessato di esistere, aveva ceduto
Razumichin, Porfirij Petrovič aveva ripreso rant’anni disonorasse una bambina di die- il materiale alla “Parola Periodica”. Di
con quest’ultimo una discussione a pro- ci, tale delitto si spiegherebbe benissimo tale pubblicazione, però, Raskòl’nikov era
posito del delitto. Razumichin aveva cita- con l’ambiente in cui avviene. rimasto finora all’oscuro.
to il parere dei socialisti, che indicavano 2. Parola Periodica: giornale pietro- 3. me ne sono interessato molto: si tratta
nell’ambiente la causa di ogni male, e nel burghese. In realtà, Raskòl’nikov aveva di una delle tante allusioni che fanno com-
delitto «una protesta contro l’anormalità affidato il proprio articolo, sei mesi pri- prendere a Raskòl’nikov come il giudice,

L’Opera: Delitto e castigo Saranno due personaggi, tra loro molto diversi, a ricon-
Pubblicato nel 1866, Delitto e castigo rappresenta uno dei durlo sulla strada della giustizia e della verità.
vertici della letteratura ottocentesca. Dostoevskij lo defini- Uno è Porfirij, il giudice incaricato di seguire il caso
sce, nel suo nucleo essenziale, «il resoconto psicologico dell’usuraia ammazzata. Dotato di intuito e spirito di
di un delitto»: quello compiuto dal giovane Raskòl’nikov, osservazione senza pari, l’uomo comprende ben presto che
ex studente di legge, nei confronti di una vecchia usuraia e Raskòl’nikov è l’assassino, e con un’abile strategia, fatta
della sorella della donna. L’idea dell’omicidio era maturata, di sottintesi e di allusioni, fa in modo che sia il giovane
in Raskòl’nikov, in base a questo ragionamento: «da una stesso a confessare la propria colpevolezza.
parte una vecchiaccia stupida, insensata [...] che non è utile Il secondo personaggio, vero artefice della redenzione di
a nessuno, ma, al contrario, dannosa a tutti [...]. Dall’altra Raskòl’nikov, è Sònja, una giovane di incrollabile onestà e
parte, delle forze giovani, fresche, che si perdono invano, devozione, costretta a fare la prostituta per mantenere il
senza un appoggio, a migliaia [...]. Per una vita, migliaia di padre alcolizzato, la madre tisica e i fratellini piccoli. La sua
vite salvate dallo sfacelo e dalla dissoluzione». Con i soldi prima e la sua ultima comparsa, nel romanzo, avvengono
sottratti all’usuraia, Raskòl’nikov medita di sollevare dalla all’insegna del Vangelo: è lei a convincere Raskòl’nikov
povertà la madre e la sorella, di terminare gli studi e di a costituirsi e a instillare in lui la speranza di una vita
trasformarsi in un benefattore dell’umanità. Il giovane rie- diversa, nella quale riconquistare l’amore per il prossimo
sce a portare a termine il crimine senza lasciare indizi della e per se stesso.
propria colpevolezza; ma, scrive Dostoevskij, «la coscienza Dopo la condanna di Raskòl’nikov ai lavori forzati, Sònja
del proprio isolamento, del proprio distacco dall’umanità lo segue in Siberia, accettando con coraggio di condivi-
[...] lo tormenta troppo». Raskòl’nikov, che aveva sognato dere con l’uomo amato il peso della croce. In Delitto e
di diventare l’uomo nuovo, il superuomo capace di elevarsi castigo, Dostoevskij decreta il fallimento della morale
al di sopra delle leggi per realizzare la propria idea del Bene, del superuomo e la vittoria dell’amore per Cristo, che
sprofonda nella voragine del nichilismo morale. riscatta gli umili e redime ogni sofferenza.

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Il secondo Ottocento Fëdor Dostoevskij, I delitti dell’uomo superiore

«Esaminavo, mi ricordo, lo stato psicologico del delinquente durante tutto il corso del
delitto».
10 «Sì, e sostenevate che il compimento del delitto è sempre accompagnato da uno stato
morboso. Molto, molto originale, ma... quel che mi ha interessato non è propriamente
questa parte del vostro articoletto, bensì un certo pensiero inserito alla fine dell’articolo,
ma che voi, purtroppo, accennate soltanto, non chiaramente... In una parola, se ricordate,
vi si fa un accenno al fatto che esisterebbero al mondo certe persone le quali possono...
15 cioè non che possano, ma hanno pieno diritto di commettere ogni specie di infamie e di
delitti e che per esse la legge sarebbe come non scritta».
Raskòl’nikov sorrise dell’artificiosa e intenzionale deformazione del suo pensiero.
«Come? Che dite mai? Il diritto al delitto? Ma non certo perché l’“ambiente rovina”?»
s’informò addirittura con un po’ di sgomento Razumichin.
20 «No, no, niente affatto per questo», rispose Porfirij. «Il punto sta qui, che nel suo artico-
lo tutti gli uomini sono in certo qual modo divisi in “ordinari” e “straordinari”. Quelli
ordinari devono vivere nell’obbedienza e non hanno il diritto di violare la legge, perché
essi, vedete, sono ordinari. Gli uomini straordinari invece hanno il diritto di commettere
qualsiasi delitto e di violare in ogni modo la legge, precisamente perché sono straordinari.
25 Così dite voi, mi pare, non mi sbaglio?».
«Ma come mai? Non è possibile che sia così!» mormorò Razumichin perplesso.
Raskòl’nikov sorrise di nuovo. Capì subito di che si trattava e a che cosa lo si volesse
spingere4; s’era ricordato del suo articolo. Ma decise di accettare la sfida.
«Non è precisamente così nel mio articolo», egli cominciò in tono semplice e modesto.
30 «Del resto riconosco che voi l’avete esposto quasi fedelmente, anzi, se volete, con tutta
fedeltà...» Pareva che gli facesse piacere ammetterlo. «L’unica differenza sta in questo, che
io non sostengo affatto che gli uomini straordinari abbiano assolutamente il dovere e
l’obbligo di commettere sempre ogni specie d’infamie, come voi dite. Mi sembra anzi che
un articolo simile non l’avrebbero neppur lasciato stampare. Io ho puramente e semplice-
35 mente accennato che l’uomo “straordinario” ha il diritto... cioè non ha ufficialmente, ma
per conto suo ha il diritto di autorizzar la propria coscienza a scavalcare... certi ostacoli, e
ciò unicamente nel caso che l’attuazione della sua idea (salutare talvolta, forse, per tutta
l’umanità) lo richieda. Voi avete detto che il mio articolo non è chiaro; io son pronto a
spiegarvelo, per quanto è possibile. Forse non mi sbaglio supponendo che voi, a quel che
40 pare, desiderate proprio questo; permettete. Secondo me, se le scoperte di Keplero e di
Newton5, per qualche concorso di circostanze, in nessun modo avessero potuto divenire
note agli uomini se non mercè6 il sacrificio di una, di dieci, di cento o più persone che a
quelle scoperte si opponessero o che si fossero messe come un ostacolo sul loro cammino,
allora Newton avrebbe avuto il diritto, e anzi sarebbe stato in dovere di... eliminare quelle
45 dieci o cento persone per far note le sue scoperte all’intera umanità. Da questo però non
consegue affatto che Newton avesse il diritto di uccidere chiunque gli saltasse in mente, per
dritto e per traverso, o di rubare ogni giorno al mercato. Più innanzi, mi ricordo, espongo
nel mio articolo il concetto che tutti... per esempio, anche i legislatori e fondatori della
società umana, a cominciare dai più antichi, continuando con Licurgo, Solone, Maometto,
50 Napoleone7 e via dicendo, tutti sino all’ultimo furono delinquenti, non foss’altro perché,
dando una nuova legge, con ciò stesso infransero l’antica, venerata dalla società e trasmessa

uomo di straordinario acume, abbia già per tradire qualche indizio della propria 6. mercè: al prezzo di, per mezzo di.
intuito la sua colpevolezza. colpevolezza. 7. Licurgo, Solone, Maometto, Na­po­leo­
4. capì subito... spingere: spingendolo 5. se le scoperte... Newton: Raskòl’nikov ne: Licurgo e Solone furono i principali
a parlare del proprio articolo, cioè, Por- allude a Giovanni Keplero (1571-1630), che legislatori, rispettivamente, di Sparta e di
firij spera che Raskòl’nikov cominci a scoprì le leggi che regolano il movimento Atene; Maometto, fondatore dell’Impero
giustificare le idee lì espresse a propo- dei pianeti, e a Isaac Newton (1642-1727), musulmano, fu il grande legislatore del
sito del diritto, per gli uomini superiori, celebre soprattutto per aver descritto la leg- mondo arabo, così come Napoleone lo fu
di commettere crimini; finendo, magari, ge della gravitazione universale dei corpi. per la Francia.

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dai padri, e, ben s’intende, non si arrestarono nemmeno dinanzi al sangue, se il sangue
(talora del tutto innocente e valorosamente versato in difesa dell’antica legge) poteva gio-
var loro. È anzi degno di nota che la maggior parte di questi benefattori e fondatori della
55 società umana furono tremendi spargitori di sangue. Insomma, io dimostro che tutti gli
uomini, non dico già grandi, ma che appena escano dalla carreggiata comune, cioè che
appena siano capaci di dire qualcosa di nuovo, devono immancabilmente, per la natura
loro, essere delinquenti, – più o meno, s’intende. Altrimenti sarebbe loro difficile uscire
dalla carreggiata, e a rimanervi, naturalmente, essi non possono acconsentire, sempre per
60 la natura loro, e secondo me hanno anzi il dovere di non acconsentire. Insomma, voi
vedete che finora qui non c’è nulla di speciale. Queste cose sono state mille volte stampate
e lette. Per quanto poi riguarda la mia divisione in uomini ordinari e straordinari, son
d’accordo che essa è alquanto arbitraria, ma io, vedete, non insisto su cifre determinate.
Io credo soltanto nella parte essenziale del mio pensiero. Essa consiste per l’appunto
65 in questo, che gli uomini, per legge di natura, si dividono, in generale, in due categorie:
una inferiore (quella degli uomini ordinari), costituente, per così dire, il materiale che
serve unicamente a procreare altri individui simili, e quella degli uomini veri e propri,
che hanno cioè il dono o il talento di dire in seno al proprio ambiente una parola nuova.
Le suddivisioni, s’intende, sono qui infinite, ma i tratti caratteristici delle due categorie
70 sono abbastanza netti: la prima categoria, cioè il materiale, in via di massima, consta di
uomini per natura loro conservatori, morigerati, che vivono nell’obbedienza ed amano
essere obbedienti. E secondo me hanno anche il dovere di esserlo, perché tale è la loro
missione, e in ciò non vi è per loro assolutamente nulla d’umiliante. Quelli della seconda
categoria sono tutti trasgressori della legge, sovvertitori o inclini a diventarlo, a giudicare
75 dalle loro attitudini. I delitti di questi uomini, si capisce, sono relativi e disparatissimi; per
la maggior parte essi chiedono, in forme oltremodo svariate, la distruzione del presente in
nome di un avvenire migliore. Ma se ad uno di essi occorre, per la propria idea, passare sia
pure oltre un cadavere, sia pure oltre il sangue, egli può, a mio giudizio, nell’intimo suo,
in coscienza, dare a se stesso la facoltà di passare oltre il sangue, a seconda però dell’idea
80 e della sua importanza, notatelo bene. Ed è soltanto in questo senso che io parlo nel mio
articolo del loro diritto a delinquere. (Voi ricorderete che avevamo preso le mosse da una
questione giuridica.) Del resto, non v’è da allarmarsi troppo: la massa non riconosce loro
quasi mai questo diritto, ma li giustizia e li impicca (più o meno) e con ciò assolve in
modo perfettamente giusto la sua missione conservatrice, salvo che nelle successive gene-
85 razioni questa medesima massa collochi i giustiziati su un piedestallo e a loro s’inchini
(più o meno). La prima categoria è sempre signora del presente, la seconda dell’avvenire.
I primi conservano il mondo e lo moltiplicano numericamente; i secondi muovono il
mondo e lo guidano verso la meta. E gli uni e gli altri hanno un diritto di pari forza, e...
vive la guerre éternelle8, fino alla Nuova Gerusalemme9, s’intende».
[...]
90 «Ma che fate voi due, scherzate?» esclamò finalmente Razumichin. «Vi prendete in giro
l’un l’altro o no? Stan lì a canzonarsi a vicenda! Tu dici sul serio, Rodja10?»
Raskòl’nikov in silenzio levò su di lui il suo pallido e quasi malinconico viso e non rispo-
se nulla. E strana parve a Razumichin, accanto a quel viso calmo e malinconico, la non
celata, insistente, irritante e scortese causticità di Porfirij.
95 «Be’, caro, se questo è detto sul serio, allora... Tu, certo, hai ragione dicendo che non è
nuovo e somiglia a ciò che mille volte abbiamo letto e udito; ma quel che veramente è

8. vive la guerre éternelle: viva la guerra salemme terrestre. Nell’Apocalisse, in ragionamento sostenendo che la lotta tra
eterna (in francese). particolare, la Gerusalemme celeste è pre- uomini ordinari e superiori andrà avanti
9. Nuova Gerusalemme: si tratta della sentata come la città donata da Dio, dopo per sempre, sino alla fine del mondo.
Gerusalemme celeste, che compare nel- il giorno del Giudizio, agli uomini redenti. 10. Rodja: diminutivo di Rodiòn, nome di
la Bibbia come corrispettivo della Geru- Raskòl’nikov, quindi, conclude il proprio Raskòl’nikov.

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originale in tutto questo, ed appartiene veramente a te solo, e mi fa inorridire, è il fatto che


tu però ammetti, e, scusami, con tanto fanatismo, che si versi il sangue in coscienza... In
questo dunque deve essere racchiuso il pensiero principale del tuo articolo. Vedi, questo
100 permesso di versare il sangue in coscienza, questo... è, a mio giudizio, più terribile di quel
che sarebbe il permesso ufficiale, legale di spargere il sangue...»
«Perfettamente giusto, più terribile», osservò Porfirij.
«No, ti sei lasciato trascinare! Qui c’è un errore. Io leggerò... Ti sei lasciato trascinare! Non
puoi pensare così... Leggerò».
105 «Nel mio articolo tutto questo non c’è, non ci sono che degli accenni», disse Raskòl’nikov.
«Sì, sì», disse Porfirij che non poteva star fermo, «ora mi è quasi chiaro come voi conside-
riate il delitto, ma... scusate la mia indiscrezione (vi importuno proprio, ne ho scrupolo
anch’io!), vedete: poco fa mi avete abbastanza tranquillizzato riguardo ai casi in cui
avvenga per errore una confusione fra le due categorie11, ma... qui m’impensieriscono
110 di nuovo diversi casi pratici! E se qualche uomo, o adolescente, s’immaginasse di essere
un Licurgo o un Maometto... – futuro, s’intende, – e si desse inoltre a eliminare tutti gli
ostacoli... Devo fare una campagna12, dice, in lontani paesi, e per una campagna ci voglion
denari... e si dà d’attorno per procurarseli... capite?»
Zamëtov13 a un tratto mugolò dal suo cantuccio. Raskòl’nikov non alzò nemmeno gli
115 occhi su di lui.
«Devo convenire», egli rispose tranquillamente, «che di simili casi in realtà ce ne saranno.
Gli stupidi e i vanitosi abboccano facilmente a quest’amo; i giovani soprattutto».
«Ecco vedete. E allora?»
«E allora», Raskòl’nikov sorrise, «io non ne ho colpa. Così è e sarà sempre. Ecco, lui», e
120 indicò col capo Razumichin, «diceva poco fa che io ammetto il sangue. Ebbene? La società
è anche troppo garantita con deportazioni, carceri, giudici istruttori, lavori forzati; perché
mai preoccuparsi? Cercate pure il ladro!...»
«E se lo troveremo?»
«Avrà il fatto suo».
125 «Siete però logico. Ma e la sua coscienza?»
«E a voi che importa?»
«Ma così, per l’umanità».
«Chi ce l’ha, soffra pure, se riconoscerà il suo errore. Sarà per lui un castigo in più, oltre
ai lavori forzati».

F. Dostoevskij, Delitto e castigo, prefazione di N. Ginzburg,


saggio introduttivo di L. Grossman, trad. it. di A. Polledro, Einaudi, Torino 1993.

11. poco fa... categorie: Raskòl’nikov ave- spesso di propria iniziativa, rientrano nei uno spostamento geografico di notevole
va da poco spiegato che, benché molti ranghi dei mediocri. entità.
uomini “ordinari” pensino di appartenere 12. campagna: il periodo di tempo in cui 13. Zamëtov: funzionario di polizia, amico
alla categoria degli “straordinari”, essi si compie un’azione militare, o l’azione di Porfirij e di Razumichin.
non vanno mai troppo lontano, e presto, stessa, quando comporta una durata e

in primo piano
Analisi del testo I temi

La struttura del giallo Se Delitto e castigo può essere Raskòl’nikov non corre rischi: nessuno l’ha visto in casa
letto anche come un romanzo giallo, il brano qui propo- della vecchia usuraia, il giorno dell’omicidio, e nessuna
sto assume un significato centrale: assistiamo infatti prova lo può accusare.
al primo incontro tra Raskòl’nikov, l’assassino, e Porfirij
Petrovič, il giudice istruttore, cioè il detective. Come in La morale superomistica di Raskòl’nikov Porfirij, tuttavia,
un giallo, si tratta per il giudice di vagliare il movente di ha scovato un indizio a suo carico: un articolo, intitolato
ogni sospettato, allo scopo di individuare chi avesse le Del delitto..., nel quale Raskòl’nikov sembra enunciare
ragioni più solide per compiere il delitto. In apparenza, i princìpi di una morale superomistica che si erge al

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di sopra della legge. Invitato a rendere conto di una skij abbia inteso, attraverso il proprio romanzo, scrivere
simile posizione, il giovane spiega che l’umanità, per lui, una sorta di trattato giuridico: un trattato molto
si divide in due categorie: da un lato ci sono gli uomini particolare, però, perché indaga il doppio piano della
“ordinari”, dall’altro gli uomini “straordinari”, gli legge terrena e di quella divina, analizzando come
unici destinati a dare un senso all’esistenza, gli unici in esse agiscano all’interno della coscienza umana.
grado di spingere il mondo in direzione del progresso.
All’interno di questa idea c’è tutto Raskòl’nikov: il suo Pena giuridica e senso di colpa In quest’ottica, appare
nome, in russo, viene dal termine raskòl’, che significa capitale la domanda posta da Porfirij a Raskòl’nikov, al
proprio “scisma”, “divisione”, “scissione”. Egli, insom- termine del lungo ragionamento sui diritti del delinquen-
ma, è colui che divide, che taglia in due parti il genere te: e la sua coscienza? Una domanda cui Raskòl’nikov
umano (non a caso, l’arma del suo delitto è un’accetta). sembra non dare peso: chi ce l’ha, soffra pure, se rico-
E l’omicidio della vecchia usuraia, compiuto con lo sco- noscerà il suo errore. Sarà per lui un castigo in più, oltre
po immediato di ottenerne un vantaggio economico, ai lavori forzati. Ma si tratta di una risposta profetica: il
risponde in realtà a un desiderio ben più radicale: dimo- giovane, infatti, non tarderà molto a rendersi conto della
strare a se stesso di essere un Napoleone, di appartenere condizione abominevole in cui l’ha sprofondato il
cioè alla categoria degli uomini “straordinari”, quelli delitto. Come sostiene Dostoevskij, «la pena giuridica
autorizzati anche a calpestare la legge e la dignità con la quale si punisce il delitto spaventa molto meno il
dell’essere umano, allo scopo di portare a compimento delinquente di quanto pensino i legislatori – poiché già
le proprie nobili aspirazioni. egli stesso moralmente la esige»: non i lavori forzati sono
la cosa più terribile, dunque, ma la sofferenza morale,
Una fonte implicita L’articolo di Raskòl’nikov, com’è il senso di colpa, la macerazione interiore di chi, davanti
evidente, rimanda in primo luogo al titolo stesso del a sé, non vede alcuna redenzione.
romanzo; c’è un legame strettissimo, in effetti, tra i
due testi: mentre Del delitto... enunciava in via teorica La legge evangelica Per rialzare la testa da un simile
le idee di Raskòl’nikov, Delitto e castigo dimostra gli fango, sentenzia Dostoevskij, la pena comminata dalla
effetti concreti di tali idee, nel momento in cui esse legge degli uomini è il meno. Occorre riscoprire i princìpi
vengono applicate. Come ha notato, tuttavia, Cesare di una legge superiore, chiaramente racchiusa nelle
De Michelis, entrambi questi titoli rimandano a una parole evangeliche di Cristo, e cambiare la propria
terza opera, il trattato Dei delitti e delle pene (1764) di anima dall’interno, accettando di non essere né uomini
Cesare Beccaria, pubblicato in Russia già nel 1803. Tale “straordinari” né “ordinari”, ma semplicemente creature
accostamento permette di comprendere come Dostoev- umili.

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Comprensione e analisi COMPETENZE
  1. Chi sono i personaggi presenti nel brano? Quali indicazioni su di loro possiamo trarre dal testo?
  2. Indica le caratteristiche degli uomini “ordinari” e di quelli “straordinari” secondo il pensiero di Raskòl’nikov.
  3. Da quale riferimento prende il via il dialogo fra Raskòl’nikov e Petrovič?
  4. Dai suoi interventi, si può affermare che Petrovič ha compreso pienamente il senso del pensiero di Raskòl’nikov o no?
  5. In che senso si afferma che Ralkòl’nikov decise di accettare la sfida (r. 28)?
  6. N
 ella riflessione di Raskòl’nikov vengono citati due scienziati: quali? Perché?
  7. Quale pericolo vede il giudice, nella parte finale del brano, in un pensiero come quello proposto da Raskòl’nikov?
  8. I n quali occasioni il giudice sembra alludere al sospetto di colpevolezza di Raskòl’nikov?
  9. Perché alcune parole sono scritte nel testo in corsivo? Quale può essere l’intendimento di tale scelta grafica?

Approfondimenti
10. La definizione di “uomini straordinari” proposta da Raskòl’nikov potrebbe essere in linea con il “superuomo”
dannunziano? Argomenta con precisione la tua risposta. (massimo 15 righe)
11. Anche Dorian Gray, nel romanzo di Oscar Wilde, si macchia di orrendi crimini, come Raskòl’nikov: quale è
però il differente epilogo fra i due personaggi? Quali differenti messaggi ci vogliono comunicare i due autori?
(massimo 15-20 righe)

G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta


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