Sei sulla pagina 1di 10

Nuovi strumenti e metodi innovativi per la

Pianificazione Partecipata.
Il caso di un piano intercomunale nel bacino nord del
fiume Jarama (Madrid)

Premessa
Da più di due anni mi interesso a temi relazionati con la Partecipazione Pubblica e mi
occupo dell' organizzazione di workshop di progettazione partecipata come membro
dell'associazione Laboratorio Urbano di Madrid. Da molto più tempo invece, sono un
appassionato delle nuove tecniche di informazione e comunicazione (Internet).
Al momento di definire un argomento di tesi é stato per me facile dirigermi verso un tema
che potesse riguardare questi due grandi mondi; mentre più difficile è stato definire un
preciso ambito di studio.
Il primo grande problema è stato delimitare di che tipo di partecipazione mi sarei occupato
e subito dopo definire un preciso obiettivo di ricerca. Fin dal principio mi rendevo conto
dell'enorme potenzialità offerta dagli odierni strumenti di comunicazione come appoggio ai
processi di progettazione partecipata, però non mi era del tutto chiaro in che modo e in che
misura ciò potesse concretarsi. Da qui nasce il chiaro obiettivo di lavorare alla proposta di
un modello semplificato di Pianificazione Partecipata, descriverne le fasi e le dinamiche più
importanti, quindi ricercare e descrivere come usare strumenti e tecniche di comunicazione
esistenti ed eventualmente proporne di nuovi. Per evitare di rimanere troppo nel teorico ho
voluto presentare il tutto applicandolo ad un preciso caso di studio, in modo da avere un
esempio chiaro delle diverse fasi descritte nel modello ed di come si potrebbero usare gli
strumenti proposti.

1. Presentazione
Utilizzare la Partecipazione Pubblica nella gestione del territorio comporta un'importante
evoluzione della società. Il ruolo del cittadino cambia, l’amministrazione pubblica diventa
più trasparente; nei cittadini cresce il sentimento di appartenenza ad una comunità.
La gestione degli interessi comuni smette di essere delegata e diventa, almeno in parte,
diretta ed accessibile a tutti. Si sviluppa un processo di “appropriazione” che rende tutti i
cittadini consapevoli delle risorse della propria comunità, e quindi delle strategie
amministrative adottate. Si moltiplicano le probabilità di esito di azioni, progetti e strategie
di gestione, proprio perché assimilate, comprese e volute dagli stessi cittadini.
Tuttavia ancora troppo spesso, nella disciplina urbanistica, si guarda con diffidenza alla
partecipazione dei cittadini nello sviluppo di un piano, ad un processo di consultazione dei
cittadini e nel migliore dei casi ad un conseguente processo di informazione.
Solo in questi ultimi anni, all'interno del dibattito urbanistico si sta cominciado a parlare
seriamente del tema della partecipazione dei cittadini nei processi di gestione e
trasformazione del territorio.
Si considera necessario individuare e promuovere un alternativo approccio progettuale e
comunicativo, attraverso una pianificazione partecipata e condivisa, che preveda la
collaborazione dei cittadini alla costruzione di politiche di programmazione e gestione del
territorio.
Con questa tesi ho voluto inserirmi all'interno di questo nuovo dibattito, lavorando ad una
proposta di un modello (uno schema) di pianificazione basato sulla partecipazione dei
cittadini. Per essere il più concreto possibile vi ho affiancato la presentazione di nuovi
strumenti, che a mio avviso consentirebbero un notevole miglioramento di tali processi.
Due di questi sono il risultato di due progetti su cui continuo a lavorare tuttora: “wikimap” e
“Wikicity”, entrambi basati sulle nuove tecnologie di comunicazione e informazione.
Come caso di studio ho lavorato alla redazione di un piano intercomunale del bacino nord
del fiume Jarama, nell'area metropolitana di Madrid che era stato già l'oggetto del mio
laboratorio di Sintesi.

2. Obiettivi
Con questo lavoro comincio una riflessione sulle possibilità di sviluppo di un nuovo modello
di Progettazione Partecipata, rivolgendo una particolare attenzione alle enormi potenzialità
che ci offrono le nuove tecnologie informatiche e telematiche.
Tali strumenti permettono una enorme facilità di comunicazione interattiva e una
straordinaria garanzia di trasparenza. Due concetti che stanno alla base di un qualsiasi
processo di progettazione partecipata.
Nell'attuale fase storica in cui gli abitanti hanno sempre meno “relazioni” con il proprio
territorio, mi propongo di illustrare alcune possibilità di innovazione nella metodologia di
sviluppo del progetto partecipativo. Un modello integrato che permetta la collaborazione di
molti soggetti (abitanti, utenti, soggetti locali organizzati, soggetti istituzionali, operatori
privati) attraverso i nuovi strumenti di informazione e partecipazione diretta dei cittadini,
capace ampliare le possibilità di successo di un progetto e uscire dalla logica degli
interventi settoriali.

3. Metodo
Da circa due anni collaboro come membro dell'associazione Laboratorio Urbano a diversi
progetti di progettazione partecipata, sperimentando diverse metodologie e strumenti.
Utilizzando l’esperienza acquisita come “base sperimentale” presenterò una proposta
progettuale basata su di un modello integrato, in cui diverse metodologie e strumenti
interagiscono in modo organico. In modo particolare mi centrerò sull’ integrazione delle
nuove tecnologie informatiche e di informazione con i più tradizionali modelli di
partecipazione.
La tesi si può dividere in due parti, una parte teorica (la definizone del modello) ed una
progettuale (applicazione del modello: vedi le tavole allegate).
Con la prima presenterò una proposta per un nuovo modello di Progettazione Partecipata,
che utilizzi in modo piú innovativo le nuove tecnologie di informazione e comunicazione.
Con la seconda svilupperò un progetto territoriale seguendo le linee teoriche tracciate nella
prima e basato sulla esperienza acquisita sul campo.

4. Caso di Studio
Il caso di studio sarà il bacino nord del fiume Jarama nell’area metropolitana di Madrid,
costituito dai comuni Talamanca del Jarama, Valdetorres del Jarama y Fuente el Saz del
Jarama.
Lo sviluppo di un processo partecipativo può essere visto come il miglior modo per cercare
di avvicinare i cittadini di tre paesi. Il progetto riguarda un’area molto vasta alla quale si
vuole dare un carattere ed una identità più forte, capace di evitare l’attrazione fatale della
vicina metropoli:Madrid.
Il punto di forza è probabilmente la qualità paesaggistica e il bacino del fiume Jarama. Tale
carattere può essere valorizzato solo se si attua una politica intercomunale. Da qui
l’esigenza di elaborare un piano intercomunale.
Vista la separazione sociale e culturale esistente tra i tre paesini, la scelta di usare lo
strumento partecipativo è in questo caso particolarmente appropriata. Il contatto diretto tra
gli abitanti dei tre paesi propria di una dinamica partecipativa, costituisce una qualità
aggiunta e facilita enormemente la successiva fase di attuazione del progetto.

5. Il modello
5.1 Il modello classico
Il modello classico che accompagna la disciplina Urbanistica fin dalla sua nascita puó
essere semplificato in tre gradi fasi consecutive: analisi, sviluppo e attuazione.
Questo modello contempla un contatto diretto con i cittadini, quasi eclusivamente nella
prima fase. Inoltre questo contatto si limita ad essere solo una buona fonte di informazione,
peró in nessun caso arriva ad ad attribuire ai cittadini un qualsiasi ruolo attivo, seppur
minimo alla definizione della proposte (vale a dire partecipare alla fase successiva). Anche
nei casi più recenti, quando si vuole dare importanza all'implicazione dei cittadini nel
processo di pianificazione, in realtá ci si limita ad un miglioramento dell'informazione
pubblica del progetto in corso.
Secondo il prof. Riccardo Wallach il rapporto dell'urbanista con i cittadini può essere molto
più interessante, però questo può avvenire solo qualora si verificasse in modo continuo e
non limitado alla fase di analisi. Wallach propone l'istituzione di un “urbanista di base”, una
sorta di tecnico al servizio dei cittadini, capace di monitorare quotidianamente problemi,
proposte e desideri dei cittadini relativi all'intorno urbano in cui vivono.
5.2 Monitoraggio
E' da questa originale idea che parte la mia riflessione per la proposta di un nuovo modello.
Associando l'idea del professor Wallach ad un modello di pianificazione, il risultato
automatico è la definizione di una nuova fase trasversale a tutto il processo: il
monitoraggio.
La Partecipazione dei cittadini, é qualcosa di molto complesso, non si può considerare
come un semplice elemento in più da aggiungere a ciascuna delle tre fasi del modello
classico. La Partecipazione é qualcosa di continuo, che dura nel tempo, che si costruisce
poco a poco, con un ritmo molto più lento di quello della redazione di un piano e proprio per
questo motivo necessita di un processo continuo (quindi una fase trasversale), sulla quale
possa appoggiarsi un processo di pianificazione partecipata.
A questo punto mi sembra opportuno chiarire che quando parlo di Pianificazione
Partecipata, in realtá non sto parlando di Partecipazione che come ho spiegato é qualcosa
di molto complesso e necessita di tutta una struttura politica di appoggio. Quindi ci tengo a
chiarire che questo lavoro non é uno studio sulla Partecipazione, ma su un modello di
Pianificazione basato sulla Partecipazione. Sembra un dettaglio ma sono assolutamente
convinto che é importantissimo fare questa precisazione.
5.3 Immaginario collettivo
Ritornando al modello, una volta riconosciuta l'importanza di un processo di monitoraggio
rimane da definire in che modo tale processo, continuo, possa comunicare con un modello
di pianificazione, che é necessariamente costituito da fasi cronologicamente successive.
La risposta potrebbe essere l'introduzione di una fase che entri nello schema di
successione cronologica del processo di pianificazione e che permetta una
"comunicazione" tra i due processi.
Questa fase di comunicazione tra monitoraggio e pianificazione è probabilmente l'elemento
più difficile da definire nell'ambito del modello che propongo. D'altro canto é qui che
introduco alcune delle maggiori innovazioni al modello classico, proponendo nuove
dinamiche di partecipazione ed sviluppandone gli strumenti adeguati.
L'anello di congiunzione tra Partecipazione e Pianificazione potrebbe essere una fase che
abbia come obiettivo la definizione e quindi la riconoscibilità di un immaginario collettivo,
riferito alla propria comunità, la propria città o in generale al tema oggetto del piano. La
fase sarebbe costituita da una serie di dinamiche volte a definire una immagine di partenza
condivisa dai cittadini. Un modo per definire l'idea che gli abitanti hanno dei luoghi in cui
vivono.
In questo caso le idee di tutti si uniscono per definire un idea collettiva associata alla
propria comunità.
Si tratta di rendere visibile, e quindi condividere (nel senso di conoscere) i temi di maggiore
interesse per la comunità, riconoscere su quali c'è accordo e su quali c'è disaccordo
arrivando alla rappresentazione di quell'immaginario collettivo che é fondamentale per
poter passare ad una fase di partecipazione basata sulla “negoziazione creativa”, che per
funzionare ha bisogno che ognuno conosca cosa pensano tutti gli altri.
Il problema maggiore é costituito dalla sintesi di questa immagine condivisa. E' facile intuire
come la scelta del metodo é determinante per la definizione del risultato finale. Vale a dire
che il metodo condiziona fortemente i risultati. Per risolvere questo problema sto lavorando
allo sviluppo di uno strumento informatico capace di realizzare una sintesi "oggettiva" e
soprattutto di rappresentarla in modo che sia facilmente comprensibile, che ho chiamato
"Wikicity". A questo si può aggiungere il simulatore di scenari "The Time Machine"
sviluppato dal LaMP (Laboratorio di Analisi e Modelli per la Pianificazione), che però é
meno intuitivo e necessita di una importante mediazione da parte dei tecnici, cosa che
invece non succede con wikicity..
A tale immagine, che in qualche modo si costruisce in modo "automatico" come il risultato
di una determinata dinamica si può associare l'analisi più professionale di un urbanista. In
questo caso però mi riferisco ad un'analisi per niente convenzionale e totalmente
innovativa, perché basata sulla partecipazione dei cittadini. Anche in questo caso propongo
l'uso di uno strumento sul cui sviluppo sto lavorando personalmente: "wikimap". Questo
strumento permette ai cittadini di intervenire direttamente su una cartina digitale della
propria città, apportando nuove informazioni (testo, video, audio, immagine). Nella fase
Immaginario collettivo, un urbanista (che potrebbe benissimo essere l'urbanista di base di
cui parla il prof. Wallach) potrebbe realizzare una analisi sintetica dei temi apportanti sulla
cartina dinamica.
Con questa fase i tecnici (urbanisti) potranno "misurare" la coscienza di città che hanno i
cittadini e quindi organizzare le seguenti fasi nel modo più adeguado.
5.4 Analisi
La partecipazione e l’azione diretta dei cittadini comincia in questa fase. Attraverso l’uso di
tecniche come il “Planning for Real” e dei workshop EASW si comincia a “giocare” con
modellini e piani della zona. I cittadini cominciano a raccontarci il proprio paese, com’è e
come lo vorrebbero.
In questo caso non é importante cercare l'accordo dei partecipanti, quindi non si ricerca
una unica immagine da condividere. Si tratta di spingere tutti i partecipanti a fare la propria
analisi, fare in modo che saltino fuori le idee e i commenti di tutti. Il risultato é un collage
enorme di idee e commenti (anche contrastanti) che garantiscono che niente e nessuno sia
stato trascurato.
I tecnici realizzeranno la loro analisi complementare a quella degli abitanti. Nella fase di
progetto ci si servirà di entrambe le analisi.
5.5 Sviluppo
In questa fase è necessario cominciare con i primi passi di negoziazione. Si sceglieranno i
temi sui quali lavorare. La scelta dei temi dipende chiaramente dalla differente importanza
che ognuno gli attribuisce.
La impossibilità di usare una scala oggettiva dovrà spingere i cittadini ad uno sforzo di
negoziazione. In questa fase si userà la procedura denominata “Open Space Tecnology”.
I tecnici dovranno fare la stessa cosa utilizzando però uno strumento un poco più
complesso che permetterà di definire uno scenario possibile a seguito dei temi e soluzioni
proposti. In questo caso userebbero un Simulatore di Scenari che permette la
"rappresentazione" di uno scenario futuro.
Naturalmente come per il wikicity anche qui stiamo parlando di una rappresentazione
schematica e simbolica, che serve solo a visualizzare scelte e risultati possibili.
5.6 Attuazione
Un sicuro vantaggio della progettazione partecipata è data da una maggiore probabilità di
successo della fase di attuazione del piano. I cittadini hanno partecipato attivamente,
hanno dibattito e sicuramente anche coloro che non hanno partecipato attivamente hanno
avuto modo di conoscere cosa si stava facendo, attraverso pubblicazioni e sito web o
semplicemente discutendo con coloro che hanno partecipato.
C’è da aggiungere che l’uso di internet e di strumenti come il wikimap possono migliorare
molto la fase di attuazione perché amplificano le capacità di monitoraggio degli stessi
cittadini. Il loro “compito” passerà dal semplice protestare al presentare con uno strumento
pubblico delle riflessioni e proposte.
Queste possono essere condivise in tempo reale da altri cittadini e cosi implicare un
cambio del piano anche all’ultimo momento.

6. Strumenti e tecniche
6.1 Strumenti sviluppati personalmente
6.11 Wikimap - Mappa digitale interattiva
Wikimap è una mappa digitale dove, i pensieri, i suoni, le storie e i paesaggi percepiti dagli
abitanti completano la rappresentazione di strade, edifici e piazze di una città (un paese, un
quartiere, una cittadina).
Si presenta come uno spazio multimediale, flessibile ed espandibile, in grado di di far
riscoprire e quindi rappresentare la memoria storica di una comunità; di fortificare
direttamente o indirettamente la partecipazione dei cittadini alla vita sociale e culturale del
proprio quartiere (o città).
Può considerarsi come un nuovo tipo di spazio pubblico in cui gli utenti-cittadini possono
incontrarsi, conoscersi, condividere idee e storie; un punto di incontro in cui possono
fortificarsi o incluso nascere nuove reti di collaborazione tra gruppi, collettivi, associazioni e
cittadini, tutti aventi una importante caratteristica in comune: vivere nello stesso quartiere o
città.
Non si tratta di una alternativa ai classici spazi pubblici della città, ma piuttosto di una
specie di “anticamera” di questi utlimi, un “luogo” in cui gli utenti-cittadini possono
conoscersi e dialogare, conservando la distanza e l'anonimato con cui si sentono più
comodi.
Leggendo le riflessioni, le storie, le idee e le passioni che i propri vicini hanno aggiunto
sulla mappa li rende persone più prossime e meno sconosciute, e sicuramente aumenta la
possibilità che si ritrovino negli spazi di incontro del proprio quartiere, per una semplice
chiacchierata o anche per mettere in marcia un progetto condiviso prima su internet.
Il funzionamento è molto semplice: si tratta di una mappa digitale interattiva, consultabile in
Internet, che permette ai propri visitanti, di aggiungere contenuti multimediali associati ad
un punto esatto della mappa. I contenuti aggiunti modificheranno in parte la visualizzazione
della mappa e saranno visibili a tutti coloro che successivamente la consultino in internet.
La sua semplicità d'uso nasconde un'enorme possibilità di sviluppo. Gli utenti/cittadini che
poco a poco aggiungeranno documenti multimediali relazionati con la strada in cui vivono,
lavorano o che semplicemente conoscono, raccontando storie e lasciando opinioni su di
essa, oppure semplicemente descrivendo i propri interessi, le passioni, i desideri,
preferenze e speranze, contribuiranno a dar alla mappa un carattere ed una qualità
rappresentanti la vita quotidiana della città.
Il wikimap potrebbe convertirsi in una “finestra aperta” sulla città. Una finestra che
permetterebbe all’utente/cittadino, vedere come vive la città e allo stesso tempo intervenire
su di essa, attraverso la rappresentazione digitale.
Ci mostrerebbei i punti della città più attivi, quelli con più attività culturali e quelli dove sono
più sviluppate le relazioni sociali tra i vicinii di uno stesso quartiere.
Chiunque consulti questa mappa (in particolar modo un urbanista) potrà rendersi conto
delle qualità che caratterizzano ognuna delle differenti zone della città, scoprire le
preoccupazioni, le aspirazioni e i problemi che differenziano i quartieri, avere quindi una
visione molto più realistica della città, grazie ad una rappresentazione dinamica e collettiva
costruita dagli stessi abitanti.
Wikimap si sviluppa seguendo un nuovo modo di intendere internet (chiamato internet 2.0),
caratterizzato soprattuo dal protagonismo attrubuito agli utenti che smettono di essere
semplici recettori e si convertono in veri attori e autori. I siti web sviluppati secondo questa
filosfia sono costituiti infatti da contenuti apportati dai suoi stessi visitatori.
Fino ad oggi, internet si è sviluppato soprattutto grazie alla sua capacità di avvicinare
persone lontane e per il suo carattere anonimo. Adesso con il wikimap si prova a dargli un
senso e una funzione esattamente contraria.
Wikimap potrebbe rappresentare un valido strumento per sperimentare un nuovo modo di
relazionare spazio fisico e spazio virtuale e per dare la possibilità di essere meno anonimi
agli utenti che lo desiderino.
Pretende sviluppare processi grazie ai quali la “rete” si trasformi in catalizzatore e
propiziatore di relazioni sociali che ci permettano di conoscere meglio i nostri vicini, e
quindi fortificare la comunità e il sentimento di appartenza alla stessa.
Tale strumento ha tutte le potenzialità per diventare la piattaforma ideale per la interazione
tra tecnici e cittadini (e forse anche dei politici).
6.12 Wikicity
Lo sviluppo di questo strumento é uno dei risultati più importanti di questo lavoro. Durante
la definizione del modello mi sono reso conto della necessità di inserire una nuova fase nel
processo partecipativo. Una fase dedicata alla definizione e rappresentazione
dell'immaginario collettivo che hanno i città cittadini del proprio territorio.
Il suo compito é quello di garantire la massima "obiettività" e trasparenza del processo oltre
a fornire una rappresentazione sintetica dei risultati, una rappresentazione facilmente
comprensibile e che tenga in conto l'opinione di tutti coloro che partecipano.
Si può definire come uno strumento utile a definire l'immaginario collettivo che gli abitanti
hanno della propria città e in un certo senso misurare la coscienza di città che i cittadini
hanno.
Lo strumento è totalmente interattivo; tutti i suoi contenuti sono apportati dai suoi stessi
utenti. La struttura è molto semplice, centrata prevalentemente sul carattere concettuale,
sociale e culturale della partecipazione degli utenti-cittadini, le cui riflessioni sono messe in
relazione tra loro e rappresentate in una forma intuitiva.
La dinamica è molto semplice. Il sistema chiede all'utente una descrizione della città (o del
tema del progetto) attraverso delle parole chiave. In un secondo momento gli chiederà di
associare le stesse parole con una relazione positiva o negativa. Poi se l'utente vuole
essere più preciso, può definire l'intensità di relazione con un numero da 1 a 10, negativo o
positivo.
Per esempio l'utente utilizza la parola “parchi” e vuole associarla alla parola
“inquinamento”; in questo caso se pensa che i parchi riducono l'inquinamento metterà una
relazione negativa.
Come risultato avremo una città ideale basata nelle valutazioni (positive o negative) dei
diversi fattori (parole) che i cittadini (utenti) associano alla città. Con il tempo si crea una
cartografia che rappresenta in modo strutturato i legami semantici esistenti tra le parole
che definiscono una città.
Ogni parola sarà associata a un quadrato con dimensione proporzionale al numero di volte
che gli utenti l'hanno usata. I quadrati avranno dei legami di relazione con caratteristiche e
dimensioni diverse dipendenti dalla intensità e dal segno medi definite dagli utenti.
Questa è una rappresentazione elemetare che non vuole essere una rappresentazione
diretta, ma piuttosto schematica.

6.2 Strumenti di interesse già esistenti


6.21Simulatore di Scenari
Abbiamo visto che uno degli obiettivi fondamentali per una buona riuscita di un processo di
pianificazione partecipata è riuscire a definire innanzitutto l'immaginario collettivo che gli
abitanti hanno rispetto al proprio territorio. I “simulatori di scenari” sono gli strumenti più
adatti alla definizione e rappresentazione della struttura e delle relazioni che definiscono
tale immaginario.
Una volta costruito un immaginario collettivo (scenario) della situazione presente si può
passare alla “costruzione” di uno scenario futuro (cioè un piano). Naturalmente parliamo
solo di schemi e relazioni che però possono essere preziosi per definire le linee guida di un
qualsiasi piano.
Tra i vari progetti sviluppati in diversi paesi e settori, considero molto interessante il
simulatore denominato: “The Time Machine” proposto dal LaMP (Laboratorio di Analisi e
Modelli per la Pianificazione).
La Macchina del Tempo è un software per la costruzione degli scenari basata sulla cross-
impact analysis.
Gli scenari sono ottenuti attraverso l’interazione di diversi insiemi di entità attivabili in modi
personalizzabili, i quali si influenzano a vicenda, e danno luogo ad uno scenario finale.
L’ipotesi di lavoro alla base del modello è l’idea che sia possibile “modellizzare” un sistema
ed i suoi possibili sviluppi/scenari attraverso una serie di eventi che lo rappresentano.
In altre parole, il sistema viene definito come un ventaglio di scenari “in potenziale”
attraverso una serie di eventi possibili.
Lo strumento si è rivelato particolarmente utile per l’attivazione di discussioni e per processi
di costruzione del consenso.
Questo è un ulteriore argomento a favore dell’utilità di questa tecnica per la previsione del
futuro: dato che normalmente abbiamo a che fare con sistemi la cui evoluzione dipende
dalle azione di diversi soggetti, una tecnica che permetta di rilevare o anche influenzare il
“movente” di azione umana, ovvero le visioni del mondo, la percezione delle situazioni, le
aspettative sui comportamenti altrui e così via, merita un certo rispetto. Questo è
particolarmente vero se i partecipanti alla “costruzione” della “simulazione di uno scenario”
sono gli attori stessi, gli agenti dal “mondo reale”.
6.22 Open Space Technology (OST)
L’Open Space Technology (OST) è stato creato nella metà degli anni ’80 da un esperto
americano di scienza delle organizzazioni, Harrison Owen, che realizzò che le persone che
partecipavano alle sue conferenze apprezzavano più di ogni altra cosa i coffee break.
I seminari organizzati secondo la metodologia OST non hanno relatori invitati a parlare,
programmi predefiniti, o espedienti organizzativi. Al contrario i partecipanti, seduti in un
ampio cerchio, apprendono nell’arco della prima mezz’ora come faranno per creare la
propria conferenza. Chiunque intende proporre un tema per il quale prova sincero
interesse, si alza in piedi e lo annuncia al gruppo, e così facendo assume la responsabilità
di seguire la discussione e di scriverne il resoconto. Quando tutti gli intenzionati hanno
proposto i propri temi, viene dato avvio alla prima sessione di lavoro e si comincia. Alla fine
della giornata sarà distribuito ai partecipanti il resoconto di tutte le discussioni svolte.
6.23 Planning for real
Planning for Real è un metodo di progettazione partecipata, sviluppato a partire dagli anni
'60-'70 dalla Education for Neighborhood Change dell'Università di Nottingham e registrato
dalla Neighborhood Initiatives Foundation (NIF), un'organizzazione no-profit fondata nel 1988
da Tony Gibson con sede a Telford in Inghilterra.
L'obiettivo è quello di individuare bisogni e opzioni di intervento su uno specifico contesto
territoriale a partire dall'esperienza della comunità locale, individuata come il soggetto che
possiede la migliore conoscenza dei problemi del proprio territorio.
In questo senso Planning for Real nasce come tecnica alternativa alla discussione pubblica
e ad altri metodi che tendono a favorire la partecipazione delle persone più abituate o più
preparate a sostenerli, consentendo invece ad ogni partecipante di esprimere le proprie
idee e le proprie opinioni liberamente e in modo anonimo.
Il punto di partenza è sempre una rappresentazione dell'area d'intervento attraverso un
modello tridimensionale, il cui scopo è quello di aiutare gli abitanti a identificare ogni
elemento del proprio quartiere e a individuare più facilmente su di esso le opere
migliorative che ritengono necessarie.
Ogni persona è chiamata a posizionare sul plastico apposite carte-opzione, ciascuna delle
quali indica un intervento migliorativo. Lo staff tecnico al termine delle giornata deve aver
rilevato le preferenze espresse, per ciascun luogo rappresentato nel plastico, rilevando in
questo modo anche la presenza inevitabile di opzioni conflittuali.
6.24 EASW
La metodologia EASW è promossa dalla Commissione Europea come strumento efficace
per facilitare il dialogo e la partecipazione sociale in programmi come Agenda 21, Urban,
programmi per lo sviluppo locale sostenibile e piani sociali di zona. Con EASW si
gestiscono laboratori con un numero di partecipanti compreso tra 20 e 40 persone. Il lavoro
è strutturato in due fasi: lo sviluppo di visioni, dove i partecipanti creano uno scenario futuro
condiviso. La proposta di idee, dove si formulano idee progetto che possano contribuire da
oggi alla realizzazione dello scenario futuro condiviso.

7. Bibliografia
7.1 Partecipazione
Arendt H., Vita Activa. La condizione umana, Bompiani, Milano, 2000.
Besio M., "Riqualificazione ambientale e protagonismo delle comunità locali. Due casi di
progettazione Urbanistica partecipata: il recupero di piazza delle vigne a Genova; il
recupero del territorio delle cinque terre", Paramentro, 211, pp. 18-57, La forza della
pianificazione debole, 1995.
Bateson G., Il Ruolo dell'Umorismo nrlla Comunicazione Umana. "aut-aut" n. 282, pp. 4-52,
1997.
De Bono E., Creatività e pensiero laterale, Rizzoli, Milano, 2001.
De Bono E., Io ho ragione, tu hai torto, Sperling e kupfer, Milano, 1991.
Fischer R., Ury W., L'arte del negoziato, Mondadori, Milano, 1995.
Gambetta D., Le strategie della fiducia, Einaudi, Torino, 1989 .
Gibson T., The Planning for Real Report, Notthingham University, Nottingham, 1981.
Jedlowski P., Stoire comuni: la narrazione nella vita quotidiana, Mondadori, Milano, 2000.
Mantini P., Cenni sulla partecipazione al procedimento amministrativo in materia
urbanistica nell'Europa comunitaria, in Centro Studi Amministrativi della Provincia di Como
(acura di),pp. 213-226, Giuffré, Milano, 1994.
Neighbourhood Initiatives Foundation, The do-ers' guide to "Planning for Real", NIF,
Telford, U;K, 1999.
Rinzafri. C., La pianificazione partecipativa: Teorie e tecniche. Un esempio di integrazione
di diversi strumenti: GIOCOMO, Tesi di Laurea , IUAV, relatori prof. Edoardo Salzano e
prof. Arnaldo Cecchini, Anno Accademico 2002/2003.
Secchi E., Partiti, amministratori e tecnici nella costruzione della politica urbanistica in
Italia, Angeli, Milano, 1984
Sclavi M., Arte di ascoltare e mondi possibili, Le Vespe, Milano, 2000
Slavi M., Avventure Urbane. Progettare la città con gli abitanti, Elèuthera, Milano, 2005.
Wallach R., Documento del corso:raccolta degli argomenti delle lezioni, Anno Accademico
2004/2005.
7.2 Pianificazione
Choay F., La regola e il modello. Sulla teoria dell'architettura e dell'urbanistica, Roma,
Officina, 1986.
Cinà G."Aree protette e aree agricole:alcune prospettive di sviluppo integrato", Urbanistica
Dossier,20,1999.
Cinà G.,"Pianificazione e sviluppo locale negli ambienti sostenibili",Urbanistica Dossier, 20,
1999.
Donadieu P., "Può l'agricolura diventare paesistica?", Lotus International, 101, pp. 60-71,
1999.
Erba V., "La dimensione ambientale nella pianificazione territoriale", Territorio, 14, 1993.
Nucci C., Geografia Urbana:Le nuove strutture Urbano-Territoriali, Palermo, Università
degli Studi, 1974.
Karrer F., "L'ambiente nei processi di Pianificazione:Una ipotesi di lavoro" ,Via, 1, 1987.
Salzano E., "Dal piano alla Pianificazione, dalla qualità alla qualità", CRU - Critica della
Razionalità Urbanistica,3,pp.28-35, 1995.
Wallach R., L'ambiente costruito storico. La conservazione come trasformazione,
Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Facoltà di Architettura, DIPTU, Roma, 1997.
Wallach R., Mobilità e spazi urbani. Tipologie - repertori - norme, Università degli Studi di
Roma "La Sapienza", Facoltà di Architettura, DIPTU, Roma, 2003.
Wallach R., Il bisogno di città. Strumenti e metodi per la costruzione della qualità urbana,
Edizioni Kappa,Roma,2005.
7.3 Siti internet
Avventura Urbana - Associazione di professionisti con l'obiettivo di promuovere la
progettazione partecipata - www.avventuraurbana.it
OHA! BOLZANO - Progetto di partecipazione realizzato a Bolzano, curato dall'associazione
Avventura Urbana - www.oha-bz.it
Laboratorio Urbano - Associazione di prefessionisti architetti ed urbanisti (Madrid) -
www.laboratoriourbano.org
Taller Niños Alcala - Workshop di progettazione partecipata realizzato da Laboratorio
Urbano - www.urbanohumano.org/alcala.htm
Wikimap Madrid - Progetto di una mappa interattiva realizzato a Madrid (di cui mi sono
occupato personalmente) - www.wikimap.es
Demgames - Progetto britannico di partecipazione attraverso internet -
www.demgames.org
E-Democracy National project - Programma britannico per la promozione della
partecipazione on-line - www.e-democracy.gov.uk
Local e-gov - Agenzia di promozione della partecipazione locale - www.localegov.gov.uk
AskBristol - Progetto di partecipazione on-line della città di Bristol - www.askbristol.com
Delib Creatin Understanding - Impresa che fornisce servizi di appoggio per la
partecipazione on-line - www.delib.co.uk
The Neighbourhood Initiatives Foundation - Fondazione dedicata alla promozione della
partecipazione - www.nif.co.uk
Laboratorio di Analisi e Modelli per la Pianificazione - Laboratorio interuniversitario
dedicadto allo sviluppo di modelli innovativi per la pianificazione - www.lampnet.org

Potrebbero piacerti anche