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GEOGRAFIA DELLA POPOLAZIONE

*U: collettività umane


A: ambiente

La geografia della popolazione studia gli aspetti demografici e i sistemi di rappresentazione dei dati.

U/A *

In geografia non si considerano rilevanti i comportamenti del singolo. Per essere “geograficamente
significativo” deve essere considerato in quanto parte di una categoria più ampia o come attore
istituzionale.
La popolazione è una categoria demografica e oggetto della statistica; il popolo, invece, è un
orientamento culturale, etico (concetto autoritario), ideologico.

Ma da dove si traggono i dati?


Da fonti statistiche come:
• anagrafe: registro il movimento naturale e il movimento migratorio della popolazione in
ingresso e in uscita nel suo farsi, che è anche il metodo per documentare un processo (nati,
morti, movimenti della popolazione).
• matrimoni: uno dei dati più incerti ad oggi.
• uscite ed ingressi nel comune.
• censimento: importantissimo da mantenere come dato, registra quanti, dove, cosa fanno i
cittadini registrati e intervistati un dato giorno di un dato anno (ogni dieci anni, il Primo
anno del decennio) ad una data ora. Esso fotografa un dato momento, registra l’andamento
della popolazione e suggerisce dati per la gestione del governo del territorio (oscillazione
della completezza del dato).

Come regionalizzo questo dato?


È necessario tenere conto delle partizioni amministrative alle varie scale, a partire dal quartiere
andando al comune, provincia, regione e infine allo stato. I dati vengono raccolti e strutturati in
analogia con queste.

La geografia della popolazione si basa su alcuni indici annui che si calcola in base all’anno.

• Tasso natalità: nati vivi/tot abitanti x 1000%;


• Tasso di fecondità: nati vivi/tot donne (15-49 anni) x 1000%;
• Tasso di mortalità: morti/tot abitanti x 1000%;
• Tasso di mortalità neonatale: morti nel primo anno di vita/tot abitanti x 1000%;
• Saldo naturale della popolazione: (nati – morti)/tot abitanti x 1000%: in questo saldo si
considerano solo le nascite e le morti, in altri saldi si può considerare anche
l’immigrazione/emigrazione.

Tasso di mortalità materna

Questo indica i decessi per maternità ogni 1oo.ooo nati vivi.


• Per morte materna si intende la morte della donna durante la gravidanza o entro i 42 giorni
dal termine della gravidanza o dal suo trattamento, non per cause accidentali/incidentali,
dove si cerca di intervenire. L’indice include: parto, gravidanza, ectopica (l’impianto
dell’embrione avviene in sede diversa dalla cavità uterina), aborto spontaneo o interruzione
volontaria della gravidanza. Quest’ultima viene distinta in:
1. Diretta: causata da complicazioni ostetriche della gravidanza, del parto e del puerperio
(periodo di tempo che intercorre tra il compimento del parto e il ritorno della normalità degli
organi genitali femminili) per interventi, omissione, trattamenti non corretti o da una catena
di eventi che possono risultare da ognuna delle cause precedenti.
2. Indiretta: quando causata dalle malattie preesistenti o insorte durante la gravidanza, non
dovute a cause ostetriche, ma aggravate dagli effetti fisiologici della gravidanza (diabete,
patologie cardiache, ecc…).

• Per morte materna tardiva si intende morte di una donna per cause ostetriche dirette o
indirette oltre i 42 giorni, ma entro un anno dal termine della gravidanza.
• Per morte accidentale si intende la morte per cause esterne non correlate alla gravidanza,
ma riscontrata in gravidanza o entro i 42 giorni dal suo termine.
• Per morte correlata alla gravidanza si intende la morte di una donna in gravidanza o entro i
42 giorni dal termine, indipendentemente dalla causa di morte, include anche le morti
accidentali.

La maggior parte delle morti materne avviene in paesi con scarse risorse:
1. In Africa: calo del 45% tra il 1990 e il 2015 (da 987 a 547 su 1oo.ooo nati vivi);
2. Paesi industrializzati: nello stesso periodo si è registrato un calo del 48% (da 23 a 12 decessi
ogni 1oo.ooo nati vivi);
3. Italia: da 133 nel 1955, all’attuale 3,6 per 1oo.ooo.

Qual è l’accessibilità alle cure mediche?

Metodologie e approccio prospettico (dati, documentazione clinica, esame dei casi, condivisione dei
risultati, disseminazione attuale. Sorveglianza attiva del ciclo della mortalità materna, è un altro dei
fattori presi in considerazione.
Tramite la sorveglianza attiva si possono ottenere più informazioni sui casi incidenti arrivando alle
identificazioni delle aree critiche per il miglioramento. Tramite aggiornamento continuo dei
professionisti e produzione di raccomandazioni per la pratica clinica si può arrivare alla
comprensione di questi tramite indicatori di esito.
I passaggi sono:
1. identificazione sui casi;
2. audit multiprofessionale;
3. analisi dei risultati;
4. raccomandazioni per l’azione;
5. valutazione e perfezionamento degli obiettivi.

Tasso di natalità

Bisogna tenere conto delle fonti, del periodo in cui sono presi i dati, e serve scrivere se c’è la
presenza di proiezioni.

Natalità in Cina: il governo ha deciso il contenimento delle nascite. Troppe nascite avrebbero
impedito lo sviluppo industriale ed economico di questo stato. In Undici anni sono passati da 510
milioni a 852 milioni (in anno 1976), alzato il tasso di natalità del 37%.
Alla fine degli anni 70 il tasso si abbassa del 19,5x1ooo, grazie ad una campagna che sostiene la
famiglia con due figli, sostenendo anche l’aborto. Nel 1979 una coppia aveva in media un figlio,
penalità per chi volesse più figli era l’aborto gratuito. Nel 1983 il governo ordina la sterilizzazione
per un componente delle coppie che avevano più di un figlio, oltre a promuovere l’infanticidio,
solitamente delle figlie femmine. Nel 1986 la Cina dichiara che il tasso di natalità era sceso del
18 x 1ooo. Le conseguenze di tutto ciò è un evidente disequilibrio che provoca gli orfanotrofi pieni
di bambine e disequilibri di giovani e anziani.

Perché diminuiscono le nascite in Italia?

Ogni anno le nascite diminuiscono dell’1,6 x 1ooo.


“Le cause di questo fenomeno sono note: l'invecchiamento delle donne, l'immissione delle madri
nelle attività lavorative fuori casa, le difficoltà economiche della famiglia, la scarsità dell'assistenza
alle madri e ai bambini. Sono difficoltà reali, cui tutti i paesi occidentali cercano di dare aiuti
crescenti, nella speranza di aiutare le coppie. È l'esito necessario di una concezione della vita, per la
quale generare e allevare figli sono soprattutto un peso e un rischio. In ogni caso un pericolo. “

Italia Oggi, articolo di Gianfranco Morra.

Mortalità neonatale

Avviene tra la nascita e il primo compleanno e si considera il nato morto dopo il 180o giorno (25+5
settimana di gestazione).
Nel mondo ogni anno 2,6 milioni di neonati muoiono entro il 1° mese di vita (in media, 7000 al
giorno). Nei paesi a basso reddito il tasso è di 27 morti ogni 1000 nati (In Afganistan 1 su 10
muore), questo dovuto oltre che alla sanità anche alla cultura. Nei paesi ad alto reddito il tasso è di 3
morti ogni 1000.

Tasso di fecondità

Esso è il numero di bambini che nascono in media da donne fertili in questa epoca.
Tasso di fecondità: nati vivi/tot donne (15-49 anni) x 1ooo.
Esiste un punto di sostituzione detto anche livello di sostituzione. Questo è un tasso secondo cui una
popolazione smetterà di crescere prima o poi divenendo stabile. Attualmente il numero è di 2,1/2,3.
Negli anni ‘60 ci fu il “babyboom” influenzato dal fine guerra e dell’aumento economico. È stato
l’ultimo registrato tenendo conto dei paesi sviluppati.
In Italia c’è una natalità bassa e il paese è in forte invecchiamento, si ha una media di 1-2 bambini a
coppia.

Cos’è il modello della transizione demografica?


Modello che permette di pensare congiuntamente una serie di fattori. Deriva dell’osservazione
dell’esperienza occidentale.
I fenomeni collegati a questo sono stati studiati e come esempio si riporta che negli stati
preindustriali c’era un rapporto tra tasso di natalità e tasso di fecondità.

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