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Anselmo d’Aosta:

La vita e le opere:
Nel secolo XI si ha un rifiorire di vita a vari livelli: la chiesa, prima infeudata all’impero, si scuote e, verso la
metà del secolo, dà vita a una riforma radicale delle istituzioni. La lotta alle investiture e le crociate sono due
significative espressioni di questo risveglio. Il figlio più illustre della famiglia benedettina che capì più
d’ogni altro la necessità di vivere e presentare la fede in un contesto di vita nuovo e più articolato fu
Anselmo d’Aosta. Con Anselmo nasce la teologia incentrata sullo strumento della ragione, al punto che egli
viene detto “il primo autentico scolastico”.
Nato ad Aosta nel 1033, tra il 1076 e il 1077, scrisse le sue opere più famose: il monologiom (soliloquio) e il
proslogion (colloquio). Nominato successivamente arcivescovo di Canterbury fu a lungo impegnato sulla
questione delle investiture ecclesiastiche. Morì il 21 aprile del 1109, in un periodo in cui era intento a
meditare sull’origine dell’anima.
Le prove a posteriori dell’esistenza di dio:
Tutto il pensiero di Anselmo è dominato dall’idea di dio. Anselmo pone una prima distinzione: altro è
parlare dell’esistenza di dio e altro è parlare della sua natura. Sono due posizioni distinte: chiedersi se una
cosa esiste è diverso dal chiedersi cosa essa sia.
Tale distinzione è netta nel Monologion, là dove formula le prove a posteriori (dagli effetti alla causa) di dio,
mentre è trascurata nel Proslogion, là dove egli formula l’argomento ontologico. Anselmo infatti dimostra
l’esistenza di dio sia a posteriori sia a priori. Sono quattro le prove attraverso le quali Anselmo mostra come
dal mondo si pervenga a dio:
- La prima prova: una sola può essere la bontà in virtù della quale le cose son buone. Se dunque le
cose sono buone, esiste la bontà assoluta (i beni sono molteplici, ma il principio è unico);
- La seconda prova: è tratta dall’idea di grandezza non spaziale ma qualitativa. La varietà di tale
grandezza, esige la somma grandezza, di cui tutte le altre sono una graduale partecipazione;
- La terza prova: è tratta non da un aspetto particolare della realtà (bontà o grandezza). Egli afferma:
“tutto ciò che è, esiste o in virtù di qualche cosa o in virtù di nulla. Ma nulla esiste in virtù di nulla,
dunque o si ammette l’esistenza dell’essere in virtù del quale le cose sono, o nulla esiste. Ma poiché
qualcosa esiste, esiste l’essere supremo”;
- La quarta prova: è tratta dalla constatazione dei gradi di perfezione e poggia sulla gerarchia degli
esseri e richiede che vi sia una perfezione prima, assoluta.
Anselmo si rende conto che le quattro prove del Monologion, elaborate in forme alquanto complesse e
tortuose, avrebbero messo a dura prova la mente dei lettori. Anselmo era un teologo che aveva vivo il
sentimento della responsabilità e del dovere di diffondere la verità, la verità di dio. Da qui il bisogno di un
argomento semplice esposto nel Proslogion.
La prova a priori dell’esistenza di dio o argomento ontologico:
Questi sono i termini essenziali in cui si può riassumere il celebre argomento ontologico: “dio è quella cosa
di cui nulla può pensarsi più grande”. In altri termini: se dio è l’essere di cui nulla è più grande, non è
possibile ritenerlo esistente nel pensiero ma non nella realtà, perché in questo caso non sarebbe il più grande.
Questo argomento, al quale nemmeno l’ateo avrebbe potuto resistere, è detto ontologico perché dall’analisi
dell’idea di dio, che è nella mente, si deduce la sua esistenza fuori dalla mente, è detto anche a simultaneo.
Critiche e consensi all’argomento ontologico:
L’argomento di Anselmo ha incontrato critiche e consensi. Il primo a mettere in dubbio la validità fu il suo
discepolo, il monaco Gaunilone. Egli osserva che a proposito del termine “dio”, è ben difficile avere una
conoscenza sostanziale, che cioè vada oltre il puro significato verbale. D’altra parte bisogna ricordare che
non è sufficiente avere un’idea perché se ne possa affermare la realtà oggettiva. Gaunilone rifiutò, dunque, la
liceità del passaggio dal mondo ideale a quello reale. Gaunilone usò l’argomentazione di possedere l’idea di
un’isola piena di delizie e quindi di renderla automaticamente impossibile, Anselmo replicò dicendo che
l’isola non rappresenta l’idea assoluta e massima che si possa avere, a differenza di dio che è assoluto.
Tommaso riprenderà, approfondendola, l’obiezione di Gaunilone, affermando “anche tra quelli che
ammettono l’esistenza di dio, non è a tutti noto che egli sia colui al quale non si possa pensare il più grande”.
Perciò quando si concepisce quello che viene racchiuso nel nome di dio, non segue che egli esiste, se non
nell’intelletto. L’esistenza reale si dimostra invece perfettamente per mezzo degli effetti, cioè a posteriori.
Kant invece lo rigettò decisamente in nome della distinzione radicale tra l’esistenza pensata e l’esistenza
reale. Tuttavia, non fu sufficiente nemmeno la potenza critica di Kant a seppellire l’argomento ontologico,
dal momento che esso è stato ed è una preoccupazione continua non solo dei teologi.
Alcuni teologi sostengono che il fine della prova di Anselmo non sta nel provare, ma nell’intelligere:
Anselmo ha già la fede e la “fides esige e rende possibile l’intelligere”.

// La fede ha superiorità rispetto la ragione, infatti il suo motto è “credo per capire”
//Prova ontologica= prima di respingere una cosa, devi affermarla perché non puoi negare il nulla. Però se
pensi dio, stai affermando che esiste

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