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La gascromatografia, nota anche come GC, è una tecnica cromatografica impiegata a scopo analitico.

Si
tratta di una tecnica di chimica analitica che si basa sulla ripartizione della miscela da analizzare tra una fase
stazionaria ed una fase mobile, in funzione della diversa affinità di ogni sostanza della miscela con le fasi.

Strumentalmente è basata su un piccolo forno termostatabile, in cui viene alloggiata la colonna


cromatografica. Essa è formata da un avvolgimento costituito da un sottile tubo capillare in vetro, lungo
alcuni metri, sulle cui pareti interne è stato deposto un sottile strato della fase fissa. Il campione viene
introdotto con un flusso di gas inerte (He,H 2,N2) ad una sua estremità, e dopo un certo tempo i componenti
separati fuoriescono col flusso di gas dall'estremità opposta , ove è posto un opportuno rivelatore in grado
di segnalarli.

Come tutte le cromatografie, si basa sulla diversa ripartizione di diverse sostanze tra una fase stazionaria ed
una fase mobile, in funzione dell'affinità di ogni sostanza con la fase stazionaria. L'unica grande limitazione
della GC è rappresentata dal fatto che il campione deve essere volatile in un intervallo di temperatura
compreso tra l'ambiente e i 350 °C circa.

I meccanismi basilari di separazione che si sfruttano in gascromatografia sono adsorbimento e


ripartizione:

 adsorbimento: la fase stazionaria è un solido sulla cui superficie si trovano dei siti attivi in
grado di stabilire una serie di legami secondari (dipolo-dipolo, ponte idrogeno, Van der
Waals, dipolo-dipolo indotto, ecc.) con le diverse molecole della miscela da risolvere, si
parla perciò di cromatografia gas-solido (GSC, gas-solid chromatography).
 ripartizione: se la fase stazionaria è liquida si verifica una vera e propria solubilizzazione
delle sostanze nella fase stazionaria che si ripartiscono tra le due fasi. Si parla di
cromatografia gas-liquido (GLC, gas-liquid chromatography).

La fase stazionaria è distribuita come film sottile spesso qualche micrometro sulla parete interna di una
colonna di lunghezza normalmente superiore ai 10 metri e di diametro inferiore al millimetro ("colonna
capillare"). La fase mobile è un gas, detto anche gas di trasporto o carrier. Generalmente, vengono scelti
gas chimicamente inerti, a bassa viscosità ed ottenibili ad elevata purezza (99,9%) quali l'azoto, l'elio o
l'argon; per alcune applicazioni vengono anche utilizzati l'idrogeno o l'anidride carbonica.

Il campione, posto in testa alla colonna e sottoposto al flusso costante del gas di trasporto, viene
separato nelle sue componenti in funzione di quanto queste siano affini (di solito per polarità) alla
fase stazionaria; un'ulteriore variabile su cui si agisce spesso per migliorare la separazione è la
temperatura della colonna, che può essere tenuta costante ("isoterma") o fatta variare secondo un
gradiente desiderato (programmata di temperatura).

Quando il campione esce dall'estremità finale della colonna (si dice che è stato eluito) viene
raccolto da un rivelatore. Il diagramma che rappresenta il segnale generato dal rivelatore in
funzione del tempo - fissato a zero l'istante in cui il campione è stato immesso nella colonna - è il
cromatogramma del campione. Il cromatogramma si presenta come una sequenza di picchi di varia
ampiezza ed altezza distribuiti lungo l'asse del tempo.

Dal tempo di ritenzione di ogni picco è possibile dedurre l'identità del composto eluito; dall'area o
dall'altezza dei picchi è possibile dedurre le concentrazioni dei vari composti presenti nel campione
analizzato.
Il campione viene generalmente introdotto in colonna in ragione di pochi microgrammi (10−6 g),
spesso previamente sciolto in un opportuno solvente, tramite una siringa e quindi con un volume da
10 a 0.5 microlitri.

Tra i rivelatori più comuni c’è il FID. In un rivelatore a ionizzazione di fiamma (FID) il gas di
trasporto (detto anche carrier, in genere elio o azoto) in uscita dalla colonna viene mescolato a
idrogeno, e ossigeno (aria). Nella fiamma, quando una sostanza viene eluita, a motivo di un
elettrodo posto all'uscita del gas, i vapori combusti vengono caricati elettricamente producendo ioni
che vengono raccolti sulla superficie del rilevatore(un anello di metallo sensibile) producendo una
corrente elettrica che, amplificata, rappresenta il segnale del rilevatore, la differenza tra il gas puro e
quello contenente la sostanza separata rappresenta un picco. Nonostante il suo essere cieco a tutte le
sostanze che non bruciano (ad esempio, l'acqua), il FID è uno dei rilevatori più diffusi perché molto
robusto e perché esso è un rivelatore universale.

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