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HVMANISTICA

an international journal
of early renaissance studies

i v · 1 · 2009

E S T R AT T O

pisa · roma
fabrizio serr a editore
mmix
SO MMA R IO · CO NTENTS
dossier
urbino: l ’ età di guidubaldo e castiglione
Guido Arbizzoni curante

pars iii
Marcello Simonetta, Guidoubaldus dux Urbini: Ritratto del principe da giovane 11
Uberto Motta, Il principe di Castiglione 19
Paolo Pòntari, «Patris Phederici immortalia gesta»: Storiografia umanistica alla corte di Guidubaldo
di Montefeltro 33
Alessandro Scarsella, Tra testo e immagine dell’Hypnerotomachia Poliphili: In margine alla dedi-
catoria di Leonardo Grassi a Guidubaldo da Montefeltro 47
Marianna Villa, Musica alla corte di Urbino: Plutarco e il Cortegiano 53
Alessio Bologna, Le Collettanee dell’Achillini e la dedica a Elisabetta Gonzaga Montefeltro 65

stvdia miscellanea
Guglielmo Gorni, Novità sul Mare amoroso e sugli altri testi del Riccardiano 2908: Il canone di Bru-
netto Latini 73
Michel Blay, Du monde de la vie à celui de la science au tournant des xvi e et xvii e siècles: Éléments pour
une lecture humaniste 81

rassegna
Marco Faini, Su alcune recenti edizioni delle opere folenghiane 93
Valentina Sestini, Per una rassegna degli studî di storia del libro degli ultimi cinque anni (2004-2008) 99

Riassunti · Summaries 105

Index nominvm, Oscar Schiavone curante 111


MUSICA ALLA CO RTE DI U R B INO :
PLUTARCO E IL C ORT E G IA NO
Ma ri a nna Vi l la

ella corte urbinate, come è noto, la musica in cui si evidenzino la magnificenza delle attività
N aveva un ruolo fondamentale non solo negli
intrattenimenti e nelle celebrazioni religiose, ma
musicali della corte e la competenza musicale del
protagonista:
soprattutto in relazione alla propaganda ideologi- Della musica s’era dilettato assai et intendevane benissi-
co-culturale del principato federiciano per la cen- mo et del canto et del sono, et aveva una degna capella
tralità dei concetti di misura, armonia, equilibrio, di musica, dove erano musici intendentissimi, et aveva-
determinando un complesso sistema di immagini e no parechi giovani che facevano canto et tinore in modo
simbologie, di cui le tarsie dello studiolo sono ch’era una degna capella di musica.4
l’esempio piú illustre.1 A partire dagli anni Settanta
Al di là degli aspetti esemplari del testo, che costitui-
Federico viene considerato l’incarnazione del per-
sce un punto di riferimento per tutte le biografie
fetto governante che fonda la propria autorità sulla
successive, le qualità musicali di Federico poggiano
conoscenza, secondo una lettura platonica visibile,
su una effettiva educazione ricevuta presso la scuola
ad esempio, nel De regno di Ficino, epitome e rein-
mantovana di Vittorino da Feltre. Era un insegna-
terpretazione del Politico, dedicato proprio al Duca.
mento musicale ispirato al “costume greco”, in cor-
Ficino sviluppa, tra l’altro, il paragone tra il musico
rispondenza degli studî linguistici, che rivitalizzava,
e il governante, solo accennato nell’originale greco:
accanto agli aspetti filosofici e letterari, anche la
«Præcipue vere animos omnium decentissima, qua-
competenza pratica del canto accompagnato dalla
dam fortitudinis temperantiæque mixtione compo-
lira.5 Gli scritti di Bartolomeo Platina, Francesco
nat, musicos imitatus, qui acuta gravibus rite mi-
Prendilacqua e Francesco da Castiglione,6 per citar-
scentes, concentus suavissimos modulantur».2
ne solo alcuni, presentano Vittorino come un eccel-
Attraverso l’arte di comporre i suoni acuti e gravi, lente cantore e suonatore, le cui doti si sarebbero ri-
il principe deve armonizzare i cittadini e governare flesse e ampliate nel nobile allievo, futuro Duca di
con concordia: la musica non è un semplice orna- Urbino.7 Il mecenatismo urbinate non interessò so-
mento, ma diviene il tessuto connettivo delle sva- lo i massimi pittori, scienziati e filosofi del tempo,
riate attività di corte, tanto emblematica quanto ma anche i musicisti, scelti direttamente dal Duca
estemporanea e riluttante a codificarsi in documen- stesso, come emerge in alcune lettere private.8 Pur-
tazioni scritte. troppo, per la mancanza di fonti musicali e la scom-
Se l’accostamento della musica con il principe co- parsa dei registri dei pagamenti, la ricostruzione
stituisce un topos della trattatistica politica e morale
quattrocentesca, perché l’abilità musicale del go-
vernante riflette l’armonia del mondo, da tradurre 4 Vespasiano da Bisticci , Commentario de la vita del signore Fede-
rico, duca d’Urbino, in Idem, Le vite, a cura di Aulo Greco, Firenze, Isti-
nell’azione politica, nel caso di Federico rappresen- tuto Nazionale di Studî sul Rinascimento, vol. i, 1970, pp. 355-416: 383.
ta invece un elemento costitutivo e specifico della 5 Cfr. Claudio Gallico, Musica nella Ca’ Gioiosa, in Vittorino da
sua rappresentazione e mitizzazione. Basti pensare Feltre e la sua scuola: Umanesimo, pedagogia, arti, a cura di Nella Gian-
netto, Firenze, Olschki, 1981, pp. 189-198. Innovativo è il progetto
al programma iconografico del Palazzo ducale, so- educativo di Vittorino: la musica, da astratta disciplina del quadrivium
prattutto negli appartamenti del Duca,3 e alla mag- medievale, viene coltivata anche come abilità pratica, mentre ai tra-
gior parte della produzione letteraria contempora- dizionali testi latini di Boezio e Agostino si affianca, a partire dagli an-
ni trenta del Quattrocento, la riscoperta delle fonti greche. Il testo
nea in suo onore. Tra le Vite degli uomini illustri di fondamentale che Vittorino utilizzò per il suo insegnamento è stato
Vespasiano da Bisticci, quella federiciana è l’unica identificato nel Marcianus græcus vi app. cl. 10, manoscritto contenen-
te diversi trattati musicali greci, tra cui il De musica pseudoplutarcheo:
si veda Claude V. Palisca, Humanism in Italian Renaissance musical
1 Nello stesso periodo della realizzazione dello studiolo venne thought, New Haven & London, Yale University Press, 1985, pp. 25-27;
probabilmente eseguita l’allegoria della musica, parte di un ciclo pit- Mariarosa Cortesi, Libri greci letti e scritti alla scuola di Vittorino da
torico disperso, attribuita a Giusto di Gand e oggi alla National Gal- Feltre: Fra mito e realtà, in I manoscritti greci tra riflessione e dibattito, Atti
lery di Londra. Per la dimensione figurativo-musicale si veda: Nico- del v colloquio internazionale di Paleografia greca (Cremona, 4-10
letta Guidobaldi, La musica di Federico: Immagini e suoni alla corte di ottobre 1998), a cura di Giancarlo Prato, Firenze, Gonnelli, 2000, pp.
Urbino, Firenze, Olschki, 1995. 401-416.
2 Marsilio Ficino, In librum Platonis de regno, epitome, in Idem, 6 Si veda Il pensiero pedagogico dell’Umanesimo, a cura di Eugenio
Opera omnia, Basileæ, Officina henricpetrina, mdlxxvi [= Torino, Garin, Firenze, Giuntine-Sansoni, 1958.
Bottega d’Erasmo, vol. i, 1959], pp. 1294-1296: 1296. 7 Si veda N. Guidobaldi, La musica…, cit., pp. 20-21.
3 Si veda N. Guidobaldi, La musica…, cit., pp. 29-47. 8 Si veda Ibidem, p. 19.

«hvmanistica» · iv · 1 · 2009
54 marianna villa
della storia musicale di quegli anni è affidata solo ad due libri, in cui sono definite le competenze del cor-
alcune compilazioni successive, risalenti ai primi an- tigiano e il genere di musica che deve essere colti-
ni del ducato di Guidubaldo,9 durante il quale con- vato. Castiglione segue la linea classicistica degli
tinuò la tradizione musicale che aveva reso Urbino umanisti, prevalente ad Urbino, la quale privilegia-
l’emblema della civiltà rinascimentale. Come testi- va la monodia vocale con accompagnamento di
monia anche il Cortegiano, documento eccezionale, strumenti, considerata l’equivalente moderno del
per gli anni in cui è scritto, in relazione alla quantità canto ad lyram:
e all’acutezza di notazioni sulla musica, importanti Allor il signor Gaspar Pallavicino, – Molte sorti di musi-
cantori e musicisti del calibro dell’Aquilano e del- ca, – disse, – si trovano, cosí di voci vive, come di instru-
l’Unico aretino animavano le serate patrocinate da menti; però a me piacerebbe intendere qual sia la miglio-
Elisabetta: «sempre poeti, musici, e d’ogni sorte re tra tutte ed a che tempo debba il cortegiano operarla.
omini piacevoli, e li piú eccellenti in ogni facultà che – Bella musica, – rispose messer Federico, – parmi il
in Italia si trovassino, vi concorrevano» (Cort., i 5).10 cantar bene a libro sicuramente e con bella maniera; ma
Se la Duchessa sapeva cantare e suonare con grande ancor molto piú il cantare alla viola perché tutta la dol-
perizia, è lecito pensare che interessi musicali non cezza consiste quasi in un solo e con molto maggior at-
fossero estranei anche al marito, erede «di tutte le tenzion si nota ed intende il bel modo e l’aria non essen-
virtú paterne» (Cort., i 3),11 dal momento che diede do occupate le orecchie in piú che in una sol voce, e
gli onori a Ottaviano Petrucci da Fossombrone meglio ancor vi si discerne ogni piccolo errore; il che
(1466-1539) per la sua attività veneziana di stampa non accade cantando in compagnia perché l’uno aiuta
musicale figurata con caratteri mobili, dalle chan- l’altro. (Cort., ii 13)
sons polifoniche ai libri di frottole.12 Non stupisce al- Quasi anticipando il recitativo melodrammatico
lora che nel “ritratto di pittura” del Cortegiano si ri- che si imporrà a partire dalla fine del Cinquecento,
trovino echi precisi dei gusti, ideologie e tendenze si riscontra nel Cortegiano l’elogio di una specie di
musicali di Urbino e dell’alta società italiana.13 La “recitar cantando”, che trova le sue radici nell’edu-
performance del Barletta, il musico preferito dalla cazione mantovana di Federico secondo il “costu-
Duchessa, che accompagna le danze di Margherita me greco”, come si è accennato. Questo gusto
Gonzaga e Costanza Fregoso a conclusione delle di- permea le performances legate alla figura di Elisa-
scussioni della prima sera, testimonia la funzione di betta15 e verrà coltivato nella seconda decade del
piacevole ed elegante intrattenimento che rivestiva sec. xvi quando si afferma in tutta Italia la tendenza
la musica nell’ambiente di corte. Peculiare è il lega- a musicare testi poetici illustri:16 «Ma sopra tutto
me con la figura femminile, puntualizzato nel iii li- parmi gratissimo il cantare alla viola17 per recitare;
bro, quando la musica viene considerata come uno il che tanto di venustà ed efficacia aggiunge alle pa-
dei mezzi per conquistare l’amore della donna, pri- role, che è gran maraviglia» (Cort., ii 13). Viene cosí
vilegiata destinataria di tutte le arti (Cort., iii 52-59). ribadito il nesso parole-musica, finalizzato al piace-
Nell’ultimo libro, invece, la musica acquisterà una re di un uditorio esclusivamente cortigiano, soprat-
finalizzazione politica in quanto rientra negli allet- tutto costituito da un pubblico femminile, che per
tamenti per conquistare l’animo del principe e con- natura si lascia facilmente penetrare dalla dolcezza
durlo alla virtú (Cort., iv 5 e 10).14 e dall’armonia:18
Ma per ricostruire l’orizzonte di riferimento di
Castiglione, occorre rifarsi ad alcuni passi dei primi Il tempo poi nel quale usar si possono queste sorti di mu-
sica estimo io che sia, sempre che l’omo si trova in una
9 Si veda Ibidem, pp. 23-25. domestica e cara compagnia, quando altre facende non
10 Per le citazioni si è utilizzata la seguente edizione: Baldassar-
re Castiglione, Il libro del Cortegiano, a cura di Giulio Preti, Torino,
Einaudi, 1965. 15 Come è noto, intorno alla Duchessa si coagula un microcosmo
11 Cfr. Cort., i 3: «onde nelle giostre, nei torniamenti, nel cavalca- letterario che rivitalizza la lirica nei modi del petrarchismo umanisti-
re, nel maneggiar tutte le sorti d’arme, medesimamente nelle feste, co quattrocentesco e con aperture a molteplici modelli. Si veda al ri-
nei giochi, nelle musiche, in somma in tutti gli esercizi convenienti a guardo Marco Santagata, Fra Rimini ed Urbino: i prodromi del petrar-
nobili cavalieri, ognuno si sforzava di mostrarsi tale, che meritasse es- chismo cortigiano, in Marco Santagata - Stefano Carrai, La lirica
ser giudicato degno di cosí nobile commerzio». di corte nel Quattrocento, Milano, Franco Angeli, 1993, p. 91.
12 Si veda Claudio Gallico, La vita e la cultura della musica, in Fe- 16 Si veda C. Gallico, La vita e la cultura della musica, cit., p. 366.
derico di Montefeltro: Lo Stato, le arti, la cultura, a cura di Giorgio Cer- 17 Il riferimento specifico alla viola è da ricondurre ai gusti perso-
boni Baiardi - Giorgio Chittolini - Piero Floriani, Roma, Bulzoni, 1986, nali di Castiglione, appassionato suonatore di questo strumento, co-
vol. iii: Le arti, pp. 349-366: 365; sulla stampa musicale si veda Claudio me emerge da numerose lettere: si veda la lettera del 24 ottobre 1521
Gallico, L’età dell’Umanesimo e del Rinascimento, Torino, E.D.T., 1978, indirizzata alla madre, nella quale le viene chiesto di prestare una vio-
pp. 30-32. letta ad un amico.
13 Per i passi del Cortegiano piú significativi si veda Claudio Gal- 18 Cfr. anche Cort., i 47: «se ben pensiamo, niuno riposo de fatiche
lico, Modelli di comportamento musicale in Castiglione, in L’età dell’Uma- e medicina d’animi infermi ritrovar si po piú onesta e laudevole nel-
nesimo e del Rinascimento, cit., pp. 109 s. l’ocio, che questa; e massimamente nelle corti, dove, oltre al refrige-
14 «Però io estimo che come la musica, le feste, i giochi e l’altre rio de’ fastidi che ad ognuno la musica presta, molte cose si fanno per
condicioni piacevoli son quasi il fiore, cosí lo indurre o aiutare il suo satisfar alle donne, gli animi delle quali, teneri e molli, facilmente so-
principe al bene e spaventarlo dal male, sia il vero frutto della corte- no dall’armonia penetrati e di dolcezza ripieni. Però non è maraviglia
giania» (Cort., iv 5) corsivi miei. L’immagine dei fiori ritorna in Cort., se nei tempi antichi e nei presenti sempre esse state sono a’ musici in-
iv 10. clinate ed hanno avuto questo per gratissimo cibo d’animo».
musica alla corte di urbino: plutarco e il cortegiano 55
vi sono; ma sopra tutto conviensi in presenzia di donne,
perché quegli aspetti indolciscono gli animi di chi ode e
piú i fanno penetrabili dalla suavità della musica, e ancor
svegliano i spiriti di chi la fa; piacemi ben, come ancor
ho detto, che si fugga la moltitudine, e massimamente
degli ignobili. (Cort., ii 13)
L’attività musicale, benché necessaria per il corti-
giano, deve essere «ornamento» della principale
professione, quella delle armi, rifuggendo da ogni
tecnicismo. Funzionale all’impiego in maniera pro-
ficua dell’«ozio onorato» del gentiluomo, genera
pubblica reputazione e successo nell’ambiente di
corte. Le indicazioni concrete risultano allora sinte-
tizzate nell’habitus consueto della «sprezzatura»:
Venga adunque il cortegiano a far musica come a cosa
per passar tempo e quasi sforzato, e non in presenzia di
gente ignobile, né di gran moltitudine; e benché sappia
ed intenda ciò che fa, in questo ancor voglio che dissi-
muli il studio e la fatica che è necessaria in tutte le cose
che si hanno a far bene, e mostri estimar poco in se stes-
so questa condizione, ma, col farla eccellentemente, la
faccia estimar assai dagli altri (Cort. ii, xii).
Alla simulazione di naturalezza si unisce la capacità
di autodisciplinarsi, per potersi adattare ad ogni cir- Fig. 1. Baccio Pontelli?,
Studiolo di Federico da Montefeltro.
costanza in funzione del successo sociale, secondo
Particolare: Strumenti musicali. Tarsie lignee.
i principî della «prudenzia» e «discrezione», principî Urbino, Palazzo Ducale.
che il Fregoso, all’inizio del proprio discorso (Cort.,
ii 6-7), aggiunge a quello della sprezzatura formu-
lato dal Conte Ludovico di Canossa durante la sera grare i vecchi nel circolo comunicativo cortigia-
precedente. La musica rappresenta dunque il cam- no,20 riequilibrando la contrapposizione con i gio-
po di applicazione concreto di tutte le «regole» teo- vani evidente già dal proemio del ii libro.
ricamente enunciate:19 Accanto alla ricostruzione delle circostanze e dei
modi di fare musica presentati nel Cortegiano, corri-
Ma il condimento del tutto bisogna che sia la discrezio- spondenti al modello di gentiluomo proposto, oc-
ne; perché in effetto saria impossibile imaginar tutti i ca- corre ribadire il debito nei confronti della corte
si che occorrono; e se il cortegiano sarà giusto giudice urbinate, tale da distanziare Castiglione da altre po-
di se stesso, s’accommoderà bene ai tempi e conoscerà
quando gli animi degli auditori saranno disposti ad udi-
sizioni contemporanee piú avanzate, come quella
re, e quando no; conoscerà l’età sua (Cort., ii 13). del Cortesi nel De cardinalatu. Composto nel primo
decennio del secolo per essere pubblicato postumo
Il limite imposto è quello dell’età, in quanto scon- nel 1510, risente dell’ambiente romano che Cortesi
veniente, per i «vecchi», esercitare la musica in con- frequentò fino al 1503, mentre Castiglione conobbe
nessione alle parole d’amore, come sarà ribadito per i ripetuti soggiorni dal 1503 e con il trasferimen-
nel libro iv (§§ 49 ss.) riprendendo il motivo di to come ambasciatore del Duca d’Urbino dal 1513 al
ascendenza classica della condanna del vecchio in- 1516, proprio negli anni in cui avvia la stesura del
namorato «ridicolo». Alla competenza attiva (sem- Cortegiano.21
pre intesa come «cantare alla viola»), relegata al so-
lo ambito privato come palliativo per le sofferenze
e motivo di riflessione filosofica, subentra la com- 20 Cfr. Cort., iv 46: «Ma se ’l cortegian fosse tanto vecchio, che non
se gli convenissi esercitar la musica, le feste, i giochi, l’arme e l’altre
petenza ricettiva, che, qualitativamente superiore prodezze della persona, non si po però ancor dire che impossibile gli
rispetto a quella degli inesperti, permette di reinte- sia per quella via entrare in grazia al suo principe; perché se la età leva
l’operar quelle cose, non leva l’intenderle, ed avendole operate in gio-
ventú, lo fa averne tanto piú perfetto giudicio e piú perfettamente sa-
19 «Voglio adunque che ’l nostro cortegiano in ciò che egli faccia perle insegnar al suo principe, quanto piú notizia d’ogni cosa portan
o dica usi alcune regole universali, le quali io estimo che brevemente seco gli anni e la esperienzia; ed in questo modo il cortegian vecchio,
contengano tutto quello che a me s’appartien di dire; e per la prima ancora che non eserciti le condicioni attribuitegli, conseguirà pur il
e piú importante fugga, come ben ricordò il Conte iersera, sopra tut- suo fine d’instituir bene il principe».
to l’affettazione. Appresso consideri ben che cosa è quella che egli fa 21 Dal 1519 il Castiglione può definirsi “romano” a tutti gli effetti,
o dice e ’l loco dove la fa, in presenzia di cui, a che tempo, la causa con il procedere della sua carriera politica che lo porterà nel 1524 in
perché la fa, la età sua, la professione, il fine dove tende e i mezzi che Spagna in qualità di nunzio apostolico del papa Clemente VII. Per i
a quello condur lo possono; e cosí con queste avvertenzie s’accom- punti di contatto del Cortegiano con il De Cardinalatu, soprattutto per
modi discretamente a tutto quello che fare o dir vole» (Cort., ii 13). la comune appartenenza al genere dei “libri d’institutio” e in riferi-
56 marianna villa
La trattazione della musica nel ii libro del De car- biade, rifacendosi all’omonima vita plutarchea (§
dinalatu, inserita ugualmente in un progetto peda- ii), auctoritas di grande rilievo, nel Cortegiano, per
gogico, ovvero la formazione del perfetto uomo di l’esemplificazione:
chiesa, il cardinale-senatore, nerbo dello Stato Pon- Dà ornamento e grazia assai la voce umana a tutti questi
tificio, è in realtà molto piú ampia e specialistica ri- instrumenti, de’ quali voglio che al nostro cortegian ba-
spetto a quella del Cortegiano, in modo da costitui- sti aver notizia; e quanto piú però in essi sarà eccellente,
re un vero e proprio «saggio di critica musicale»22 tanto sarà meglio, senza impacciarsi molto di quelli che
che risente degli orientamenti romano-fiorentini. Minerva refiutò ed Alcibiade, perché pare che abbiano
La consapevolezza, sottintesa all’opera (si veda il del schifo (Cort., ii 13).
Proemio al libro ii, f. 35v),23 della pari dignità del
Rispetto alla esibita matrice classicistica di Casti-
moderno rispetto all’antico determina l’apertura
glione, Cortesi riprende dalla Politica la sola termi-
nei confronti della musica contemporanea: nel
nologia greca (‘pettidi e barbiti’) in funzione pole-
tracciare una rassegna delle principali espressioni
mica, non l’esempio, mentre nella presentazione
musicali, entro la bipartizione aristotelica tra musi-
degli strumenti musicali adatti per il loro ethos a
ca instrumentalis e canendi ratio, vengono comprese
soddisfare le esigenze del cardinale indica organo,
anche la polifonia, disprezzata dagli umanisti e da
clavicordo e liuto27 con complesse perifrasi legate
Castiglione, con l’elogio di Josquin per le messe
alla retorica ciceroniana, rifiutando i termini greci
polifoniche (f. 73v), e quindi il mottetto, pur consi-
“consueti”:
derato un genere inferiore (f. 74r), con i riferimenti
a Isaac e Obrecth.24 È un’apertura che risente tut- quo circa cavendum est, ne in hoc præparato ad musicen
tavia di residuali pregiudizî umanistici, come quel- otio, ea genera adhibeantur, in quibus non modo videa-
lo della superiorità del testo rispetto alla musica, tur aurium obtundi sensus, sed etiam maxime aversa, a
tale da determinare l’elogio esclusivo della polifo- morum ratione sint, quo in genere barbiti & pentades28
numerari solent, qui teretes aures vocum insolentia so-
nia sacra, mentre nell’ambito profano il primato è
noque perturbato ledunt.29
assegnato ancora ai carmina dell’Aquilano (ff. 74r-
v).25 Convenzionale è anche la matrice aristotelica Non del tutto coincidenti, dunque, le motivazioni
del discorso, con il nesso tra musica e terapeutica del rifiuto. Nel caso del Cortesi gli strumenti a fiato
delle passioni,26 che permette l’individuazione di non presentano qualità sonore chiare e distinte
punti di contatto con il Cortegiano, in relazione alla che possano indurre alla riflessione, pertanto non
valorizzazione del concetto di armonia e alla criti- sono adatti alle orecchie raffinate del cardinale.30
ca degli strumenti a fiato. Interessanti, in questo se- L’esemplificazione del Cortegiano aggiunge una
condo caso, le modalità di riuso della fonte. Casti- motivazione estetica al pregiudizio dell’assenza di
glione amplifica, ancora in direzione dell’antichità, razionalità negli strumenti a fiato, dal momento
l’esempio mitologico di Minerva tratto da Politica che la ripugnanza, già nelle fonti classiche,31 è ascri-
viii 6 (1341b) con l’aggiunta del riferimento ad Alci- vibile anche alla deformazione che provocano nel
viso di chi li suona, gonfiato a dismisura. Il motivo
della “dis-grazia” viene amplificato in riferimento
mento al secondo libro del Cortesi nelle sezioni de domo e de sermone, alla donna di palazzo, per la quale sono ugualmente
si veda Amedeo Quondam, Roma e le sue corti. Il secondo libro del De
Cardinalatu di Paolo Cortesi, in L’umana compagnia: Studî in onore di vietati gli strumenti a fiato, anche perché conside-
Gennaro Savarese, a cura di Rosanna Alahique Pettinelli, Roma, Bul- rati incompatibili con la mansuetudine costitutiva
zoni, 1999, pp. 325-366.

22 Fiorella Brancacci, Musica, retorica e critica musicale nel De 27 A cui sono collegati, in qualità di paradigma, musicisti contem-
cardinalatu di Paolo Cortesi, in «Rinascimento», xxxix, 1999, pp. 409- poranei che riflettono una realtà artistica sovraregionale. Si veda N.
428: 410. Pirrotta, Musica e orientamenti culturali…, cit., pp. 244 ss.
23 Riportato da Carlo Dionisotti, Gli umanisti e il volgare tra 28 Ibidem. Pirrotta ipotizza che pentades sia un errore di lettura per
Quattro e Cinquecento, Firenze, Le Monnier, 1968, pp. 58 ss.; sul rappor- pektides, nome raramente usato per indicare la chitarra. Dal momen-
to tra “antichi” e “moderni” si vedano inoltre: Roberto Cardini, to che il barbiton fu uno strumento classico simile alla cetra, è proba-
«Antichi e moderni» in Paolo Cortesi, in «La Rassegna della Letteratura bile che Cortesi li consideri erroneamente come due strumenti a fia-
italiana», xcv, 1991, pp. 20-28 e Gennaro Savarese, Antico e moderno to, secondo una identificazione errata dei commentatori della Politica
in umanisti romani del primo Cinquecento, in Idem, La cultura a Roma tra aristotelica già attestata nel Medioevo a partire da Alberto Magno e
Umanesimo ed ermetismo (1480-1540), Anzio, De Rubeis, 1993, pp. 23 s. Pietro d’Alvernia. Si veda F. Brancacci, Una fonte aristotelica…, cit.,
24 Per maggiori informazioni sui generi e i musicisti ricordati, si p. 81, n. 28.
rimanda a C. Gallico, L’età dell’Umanesimo e del Rinascimento, cit., 29 Le citazioni del De Cardinalatu sono tratte dalla trascrizione
pp. 17-26. svolta dal Pirrotta in relazione alla sola sezione sulla musica del ii li-
25 Cfr. Nino Pirrotta, Musica e orientamenti culturali nell’Italia del bro [Paolo Cortese, De cardinalatu libri tres, Castel Cartesiano, mdx,
Quattrocento, in Idem, Musica tra Medioevo e Rinascimento, Torino, Ei- libro ii, ff. 72r-74v], in appendice al contributo ricordato: N. Pirrot-
naudi, 1984, pp. 234-249: 229 s., ma cfr. anche F. Brancacci, Musica, ta, Musica e orientamenti culturali…, cit., p. 236 [f. 73r].
retorica…, cit., p. 422, che sottolinea l’omogeneità di giudizio del Cor- 30 «[…] intelligendum est senatores debere in sonantium genere
tesi nei confronti dei due generi differenti tra loro, ma non necessa- audiendo versari, quo ratio certior in modorum collatione metienda
riamente in antitesi. sit, mensque fiat iudicando absolutior» (f. 80r) e Aristotele, Pol.,
26 Si veda Fiorella Brancacci, Una fonte aristotelica della sezione 1339a 25.
«De musica» del De Cardinalatu di Paolo Cortesi, in «Studî musicali», xx, 31 Si veda Ovidio , Met., vi 382-400; Fasti, vi 703 ss.; Gellio , Noct.
1991, pp. 69-84. Att., xv 17.
musica alla corte di urbino: plutarco e il cortegiano 57
dell’animo femminile.32 Inoltre emerge ancora il dinale la pratica strumentale, perché sconveniente,
forte legame con la corte urbinate, dal momento a favore di una educazione musicale solo teorica,
che gli strumenti prescritti da Castiglione sono considerata come ottimo esercizio della mente e
quelli a tasti e il quartetto d’archi, legati alla propa- funzionale a raffinare le orecchie, in virtú del solo
ganda culturale e ai gusti di Federico: godimento estetico.35 Nel primo libro del Cortegia-
Sono ancor armoniosi tutti gli instrumenti da tasti, per- no l’interlocutore principale, il Conte, richiama in-
ché hanno le consonanzie molto perfette e con facilità vi vece una competenza musicale attiva, che tuttavia
si possono far molte cose che empiono l’animo di musi- escluda ogni professionismo, ponendosi come im-
cale dolcezza. E non meno diletta la musica delle quat- piego virtuoso del tempo libero del gentiluomo:
tro viole da arco, la quale è soavissima ed artificiosa «Signori, disse, ‒ avete a sapere ch’io non mi con-
(Cort., ii 13). tento del cortegiano e s’egli non è ancor musico e
se, oltre allo intendere ed esser sicuro a libro, non
Come sottolineano i biografi federiciani, da Vespa-
sa di varii instrumenti» (Cort., i 47). La proposta vie-
siano da Bisticci in avanti, la predilezione del Duca
ne reduplicata in ambito artistico, con la successiva
andava proprio agli strumenti “dolci e sottili”, ov-
rivendicazione dell’abilità pratica del disegno e
vero quelli a corda e gli organi:
dell’arte pittorica. Castiglione è ben consapevole
D’instrumenti non era instrumento che la sua signoria della novità dell’assunto: «Né vi maravigliate s’io
non avesse in casa, et deletavasi assai del suono, et aveva desidero questa parte, la qual oggidí forsi par meca-
in casa sonatori perfettissimi di piú instrumenti, dileta- nica e poco conveniente a gentilomo» (Cort., i 49);
vasi piú d’instrumenti sotili che de’ grossi, trombe et in- del resto la centralità di musica e pittura per la for-
strumenti grossi non se ne diletava molto, ma organi et
mazione del cortigiano è garantita dall’assetto con-
instrumenti sotili gli piacevano assai.33
servativo delle relative sezioni nel lungo e travaglia-
Una conferma viene anche dalla predominanza di to processo redazionale, che pure tocca il primo
tali strumenti tra quelli «perfettissimi» e «d’ogni libro solo in minima parte.36
sorte» intarsiati sulle pareti dello studiolo, che de- La strategia argomentativa attuata dal Conte
starono l’ammirazione dei contemporanei34 e cor- poggia sull’esemplarità degli antichi, soprattutto
rispondevano a quelli in uso nella corte, restituen- Greci e Romani, ricollegandosi all’esaltazione degli
do aspetti di una realtà musicale difficilmente studia humanitatis. Se nella piú elaborata e com-
recuperabile per altre vie. In corrispondenza all’abi- plessa trattazione delle arti figurative si aggiunge
lità strumentale di Federico, maturata presso la l’utilità pratica del disegno per scopi bellici, con un
scuola mantovana di Vittorino da Feltre, della nuo- chiaro riferimento ai moderni sviluppi della carto-
ra Elisabetta e probabilmente di Guidubaldo, è si- grafia, nel caso della musica si rimane nel solco del-
gnificativo il fatto che Castiglione rivaluti l’impor- la funzione etico-educativa degli antichi. I paragrafi
tanza della competenza strumentale accanto alla 47 e 48 del primo libro del Cortegiano, relativi alle
conoscenza teorica: costituisce infatti un caso ano- competenze musicali richieste al moderno genti-
malo per un’epoca in cui le attività pratiche erano luomo, riflettono dunque i gusti e le tendenze della
tenute in poco conto. Nel De cardinalatu, fedele al corte urbinate, ponendosi come autentico “ritratto
dettato aristotelico, è esplicitamente negata al car- di pittura”. In modo analogo alle altre questioni
affrontate nel primo libro, l’argomento viene svolto
sotto forma di disputa, rispettando quindi la «rego-
32 «[…] ma voglio che quegli ancora che son convenienti a donna la» del contraddittorio formulata all’inizio delle
faccia, con riguardo, e con quella molle delicatura che avemo detto
convenirsele; e però nel danzar non vorrei vederla usar movimenti discussioni (Cort., i 12). Alla tesi dell’interlocutore
troppo gagliardi e sforzati, né meno nel cantar o sonar quelle di- principale, il Conte Ludovico di Canossa, sulla fun-
minuzioni forti e replicate, che mostrano piú arte che dolcezza; me- zione terapeutica della musica si oppone l’obiezio-
desimamente gli instrumenti di musica che ella usa, secondo me,
debbono esser conformi a questa intenzione. Imaginatevi come di- ne del Pallavicino per cui la musica indebolirebbe
sgraziata cosa saria veder una donna sonare tamburri, piffari o trom- gli animi, argomentazione che circolava effettiva-
be, o altri tali instrumenti; e questo perché la loro asprezza nasconde mente nell’ambiente urbinate, come dimostra il De
e leva quella soave mansuetudine, che tanto adorna ogni atto che fac-
cia la donna» (Cort., iii 8). rerum inventoribus di Polidoro Virgili, che attribuisce
33 Vespasiano da Bisticci , Commentario…, cit., pp. 383 s. l’accusa agli antichi egizi (i 14). Si tratta di uno dei
34 Cfr. Cort., i 2: «ma per ornamento v’aggiunse una infinità di sta- pochi casi di variazione dalla seconda redazione,
tue antiche di marmo e di bronzo, pitture singularissime, instrumenti
musici d’ogni sorte; né quivi cosa alcuna volse, se non rarissima ed dove la formulazione era enunciata da Ottaviano
eccellente». Si considerino le raffigurazioni sulle due pareti principali Fregoso e rendeva piú esplicita la negazione della
dello studiolo: in quella sud l’organo del famoso costruttore Giovan- musica per i soldati:
ni Castellano, con la lira da braccio e il liuto nella fascia media, men-
tre nella parete nord il clavicordo e quindi il liuto, accompagnato da
altri strumenti: si veda Emanuel Winternitz, L’importanza delle
tarsie quattrocentesche per la storia della musica, in Idem, Gli strumenti 35 Si veda F. Brancacci, Musica, retorica…, cit., p. 413.
musicali e il loro simbolismo nell’arte occidentale, Torino, Boringhieri, 36 Vale a dire nella sezione iniziale sulla scelta del gioco e nelle
1982, pp. 36-41, mentre per un’interpretazione del programma icono- parti relative alla questione linguistica, cfr. Amedeo Quondam, Que-
grafico ducale si veda N. Guidobaldi, La musica…, cit., pp. 29-47. sto povero Cortegiano, Roma, Bulzoni, 2000, pp. 136 s.
58 marianna villa
ni, ma non a quelli che veramente sono; i quali non deo-
no con delicie effeminare gli animi ed indurgli in tal mo-
do a temer la morte» (Cort., i 47).
Sollecitato dalle critiche, il discorso del Conte esula
dall’ambito dell’intrattenimento cortigiano per af-
fermare l’ideale pedagogico di matrice classica, re-
almente operante ad Urbino in relazione alla for-
mazione di Buonconte e Guidubaldo, su modello
dell’educazione ricevuta da Federico presso la Ca’
Gioiosa. Platone ed Aristotele, accostati secondo la
consueta visione sincretistica dell’Umanesimo, ri-
sultano le auctoritates di riferimento per le argo-
mentazioni di stampo filosofico, sebbene manchi
ogni rigore sistematico proprio della trattatistica
specialistica:
E ricordomi aver già inteso che Platone ed Aristotele39
vogliono che l’om bene instituito sia ancor musico, e
con infinite ragioni mostrano la forza della musica in noi
essere grandissima, e per molte cause, che or saria lungo
a dir, doversi necessariamente imparar da puerizia; non
tanto per quella superficial melodia che si sente, ma per
esser sufficiente ad indur in noi un novo abito bono ed
Fig. 2. Baccio Pontelli?, un costume tendente alla virtú, il qual fa l’animo piú ca-
Studiolo di Federico da Montefeltro. pace di felicità, secondo che lo esercizio corporale fa il
Parete sud. Particolare: Lira da braccio e liuto. corpo piú gagliardo; e non solamente non nocere alle
Urbino, Palazzo Ducale. cose civili e della guerra, ma loro giovar sommamente
(Cort., i 47).

«La musica penso» disse «che sia a donne conveniente sí, L’interesse è infatti rivolto alla dinamica educativa:
e forsi ancor ad alcuna sorte d’uomini, ma non a’ soldati, non a caso, nel quarto libro, proprio Platone ed Ari-
gli quali non debbono con delizie e cosí fatte illecebre stotele saranno presentati come gli educatori per
enervare gli animi, che hanno a non temere la morte» eccellenza del principe (iv 47). Anche la dottrina
(Cort., 2ª red., i 47, rr. 13-18).37 pitagorica dell’armonia celeste è riconducibile al-
l’ambiente urbinate a partire dagli studî federiciani
Il motivo del cambiamento può essere riscontrato
del testo di Boezio presso Vittorino da Feltre, e tro-
nel fatto che la successiva esemplificazione del
va una formulazione altrettanto generica:
Conte, attraverso l’auctoritas degli antichi Greci,
porta a collegare la musica con l’attività bellica, stri- […] e ricordarò quanto sempre appresso gli antichi sia
dendo con l’esplicita negazione del Magnifico. Me- stata celebrata e tenuta per cosa sacra, e sia stato opinione
diante lievi varianti (ad esempio l’aggiunta di «vani- di sapientissimi filosofi il mondo esser composto di mu-
tà») e in una struttura conservativa, secondo il sica e i cieli nel moversi far armonia, e l’anima nostra pur
consueto procedere di Castiglione, nella configura- con la medesima ragion esser formata, e però destarsi e
quasi vivificar le sue virtú per la musica. (Cort., i 47)
zione d’arrivo l’obiezione assume un sapore spicca-
tamente misogino. In nome della verosimiglianza e Gli assunti filosofici alla base dell’argomentazione
coerenza38 si verifica allora la sostituzione del del Conte sono completati da numerosi esempi di
Fregoso con il Pallavicino, in virtú del carattere del carattere storico e mitologico, per i quali prevale
locutore: ugualmente l’uso di locuzioni generiche: «si scrive»
Allor il signor Gaspar, «La musica penso» disse, «che in-
(i 47); «e leggesi» (i 47); «ricordomi aver letto che» (i
sieme con molte altre vanità sia alle donne conveniente 49). Rimandando alla sapienza antica, assolvono la
sí, e forse ancor ad alcuni che hanno similitudine d’omi- funzione di segnalare lo status di discorso riportato
ed evitare ogni fastidiosa erudizione, contraria alla
sprezzatura. Pur nella difficoltà di risalire a fonti pre-
37 Baldassarre Castiglione, La seconda redazione del Cortegia-
no, a cura di Ghino Ghinassi, Firenze, Sansoni, 1968.
38 Lo stesso criterio è visibile anche in un altro passo legato alla 39 Si allude genericamente a Platone , Resp., iii 10-12 ed Aristo-
musica: nel § 28 del primo libro, per esemplificare il concetto di “affet- tele , Pol., viii 3-6, quest’ultimo passo interessante per le osservazioni
tazione”, viene fornita una spiegazione molto tecnica sulle conso- sugli influssi della musica sull’anima e i precetti sull’insegnamento
nanze e dissonanze musicali. Non è un caso che il locutore sia proprio della disciplina ai giovani. Se si può riconoscere la matrice aristotelica
il Magnifico, dal momento che nell’ambiente mediceo vi era una del pensiero di Castiglione, rimane tuttavia aperto il problema della
grande competenza musicale, come testimonia anche il Cortesi nel “configurazione testuale” dell’opera all’epoca di Castiglione, per la
De cardinalatu, definendo il fratello Giovanni: «homo in musicis litte- presenza di una costellazione di traduzioni, versioni latine, compendi
rata pervestigatione prudens» (f. 73v). non certamente ricostruibile.
musica alla corte di urbino: plutarco e il cortegiano 59
cise, volutamente occultate da Castiglione, un ruo- monii bellicosissimi ed i Cretensi aver usato nelle
lo importante è ascrivibile all’Institutio oratoria battaglie citare ed altri instrumenti molli; e molti ec-
(d’ora in avanti Inst. orat.), in cui la musica è inserita cellentissimi capitani antichi» (Cort., i 47). Mentre il
a buon diritto nell’educazione del perfetto oratore dettato di Quintiliano è piú generico e riporta solo
per la proprietà di dilettare gli animi e ristorare dalle gli Spartani («duces maximos et fidibus et tibiis ceci-
fatiche (Inst. orat., I x 9-33). E il debito nei confronti nisse traditum, exercitus Lacedæmoniorum musi-
dell’auctoritas è segnalato dalla presenza di tessere cis accensos modis», Inst. orat., I x 14), nello Pseudo-
quintilianee entro il discorso cortigiano: all’Institu- plutarco ricorrono anche i Cretesi (Mus., 26):
tio sono infatti riconducibili gli esempi di Socrate e Atque in primis ad bellicos terrores, ad quos alacriter ac
Licurgo, e il riferimento a Temistocle. Nel primo ca- fortiter capessendos et sustinendos, alii, ut Lacedæmo-
so, pur entro la variazione della struttura sintattica, nes, tibiis canentibus Castorium appellatum modum,
rimane l’accento posto sulla vecchiaia: «E dirovvi il instructa ornataque acie cum hoste conserturi manus
severo Socrate, già vecchissimo, aver imparato a promovebantur: alii ad cantum lyræ in certamen procur-
suonare la citara» (Cort., i 47), da Inst. orat., I x 13: rebant: quo more pericula adeundi prœliorum multis
«Quid de philosophis loquor, quorum fons ipse So- tempestatibus Cretenses fuisse usos memoriæ proditum
crates iam senex institui lyra non erubescebat?».40 est (ff. 21r-v).43
Piú fedele al dettato della fonte è l’esempio di Licur- In linea con la consuetudine di Castiglione di camuf-
go, con calchi letterali: «Licurgo ancora nelle severe fare le fonti nel passaggio alla terza redazione, nella
sue leggi la musica approvò» (Cort., i 47), da Inst. precedente, sia per la struttura bipartita che per la
orat., I x 15: «et Lycurgus, durissimarum Lacedæmo- terminologia impiegata, si nota maggiore aderenza
niis legum auctor, musices disciplinam probavit». al dettato plutarcheo, nella versione latina pubblica-
Ma per comprendere appieno l’operazione, attuata ta nel 1510 dall’umanista bresciano Carlo Valgulio,
da Castiglione, di selezione e ricombinazione di che rende con il termine «tibiis» l’aulon del testo
porzioni testuali occorre considerare l’opuscolo greco44 e traslittera «lyra». Cosí nel Cortegiano il ter-
pseudoplutarcheo De musica, che fino ad ora non ha mine «tibie» è associato agli Spartani, mentre per i
ricevuto adeguata attenzione. La convergenza di Cretesi troviamo «citara», già nel mondo antico affi-
Quintiliano e dello Pseudoplutarco in relazione ai ne alla lyra: «Però leggesi li lacedemonii bellicosissi-
fondamenti “filosofici” del discorso cortigiano, mi avere usate le tibie nelle battaglie e li cretesi le
come nel caso della dottrina pitagorica sopra ricor- citare» (Cort., 2ª red., i 47, rr. 42-43, p. 65). Il legame
data, presente sia in De musica, 22-23 e 44 (d’ora in intertestuale con il De musica è rafforzato anche dal-
avanti Mus.) che in Inst. orat., I x 12,41 è ascrivibile la somiglianza del contesto, dal momento che nel-
all’omogeneo orizzonte di riferimento, come dimo- l’opuscolo pseudoplutarcheo gli esempi seguono
stra, in entrambe le auctoritates, il richiamo al musi- ugualmente l’elogio del valore formativo della mu-
cologo ellenistico Aristòsseno di Taranto, discepolo sica, soprattutto in relazione all’attività bellica:
di Aristotele. Il De musica riesce tuttavia a spiegare
alcuni esempi del Cortegiano non riscontrabili nei Perspicuum igitur est ex his qui a me sunt commemora-
passi in esame dell’Institutio oratoria, ponendosi ta veterem illam græciam studium operamque rerum
omnium merito impendisse maximam, ut in primis
quindi come fonte complementare a Quintiliano.
adolescentes musica erudirentur. Eorum enim animos
L’esemplificazione del Cortegiano, volutamente rife- molles ac teneros ad modestiam atque moderationem
rita al mondo greco, fa convergere il discorso peda- musica componi et temperari oportere existimabant
gogico con l’arte militare, conferendo alla musica quippe quam ad omnis occasiones actionesque omnis,
una giustificazione plausibile, secondo il modello quas intenderes, utilem et commodam esse putarent
della complementarietà armi/cultura incarnato da (Mus. 26, f. 21).
Federico, riscontrabile nelle tarsie dello studiolo di
Urbino, in cui la musica è dominante e armonizza Rispetto al veloce accenno di Quintiliano,45 anche
gli altri elementi raffigurati.42 Duplice è l’orizzonte l’ampliamento del riferimento ad Achille e Chirone
di riferimento di Castiglione: «E leggesi i Lacede- può essere spiegato in consonanza con il rilievo
conferito dall’opuscolo:
40 M. Fabi Quintiliani Institutionis Oratoriae libri xii , rec. brevi- Non avete voi letto che delle prime discipline che inse-
que adn. crit. instr. M. Winterbottom, Oxonii, Typographo Claren- gnò il bon vecchio Chirone nella tenera età ad Achille, il
doniano, 1970.
41 Per l’influsso del pitagorismo nel De musica: si veda Plutarco ,
Della musica, a cura di Leopoldo Gamberini, Firenze, Olschki, 1979. Il
tema dell’armonia musicale ritorna nella discussione finale del Bem- 43 Cfr. infra: Musica Plutarchi a Charolo Valgulio e greco in latinum
bo, di sapore neoplatonico (Cort., iv 52 ss.), che attinge da molteplici versa, Brixiæ, per Angelum Britannicum, mdvii (corsivo di chi scrive).
fonti. Significativo è l’influsso dell’epistola ad Antonio Canisiano di 44 Cfr. Plutarco , De musica, in Plutarchi Moralia, recensuerunt et
Marsilio Ficino, in cui viene menzionato Pitagora tra i filosofi antichi emendaverunt Konrat Ziegler et Max Pohlenz, tertium recensuit, in-
che hanno rilevato l’armonia musicale di tutto il creato: cfr. Marsi- dices adiecit Konrat Ziegler, vol. vi, Lipsiæ, in aedibus B. G. Teubneri,
lio Ficino, Lettere, a cura di Sebastiano Gentile, Firenze, Olschki, 19663, pp. 1-48.
1990, pp. 161-163. 45 Cfr. Inst. orat., I x 30: «cum vero antiquitus usque a Chirone at-
42 N. Guidobaldi, La musica…, cit., pp. 38-40. que Achille ad nostra tempora apud omnis […] duraveris».
60 marianna villa
quale egli nutrí dallo latte e dalla culla, fu la musica; e familiarità di Castiglione con i testi plutarchei
volse il savio maestro che le mani, che aveano a sparger durante il soggiorno ad Urbino,50 è probabile che
tanto sangue troiano, fossero spesso occupate nel suono nel decennio successivo si sia servito, per la stesura
della citara? Qual soldato adunque sarà che si vergogni del Cortegiano, della traduzione latina del Valgulio,51
d’imitar Achille, lasciando molti altri famosi capitani l’unica disponibile per l’opuscolo, piuttosto che di
ch’io potrei addurre? (Cort., i 47).
un testo in greco, nonostante conoscesse la lin-
Il Castiglione preleva dal De musica due aspetti che gua.52 L’edizione bresciana, stampata due anni pri-
sono funzionali al proprio discorso e rispecchiano il ma dell’editio princeps aldina in greco ad opera di
procedere argomentativo del Conte, ovvero l’inse- Demetrio Ducas (1509), sebbene oggi disponibile in
gnamento musicale impartito da Chirone (Mus., 40: pochi esemplari, inaugurò la circolazione autono-
«Audimus ipsum quoque Herculem usum musica ma dell’opuscolo ed ebbe un grande e immediato
fuisse, et Achillem plurimosque alios quorum successo editoriale, tanto da essere riprodotta in
eruditor sapientissimus ille Chiron traditur fuisse, molte edizioni dei Moralia lungo tutto il Cinquecen-
Musicæ simul et Iustitiæ atque Medicinæ doctor», f. to (Parigi, 1515, 1526, 1555, 1566, 1572; Basilea, 1530,
28r) e la stretta correlazione tra attività bellica e 1542, 1560; e Venezia, 1532).53 Nonostante sul piano
musica: strettamente filologico ed esegetico la traduzione di
Igitur Homerus existimavit decere et consentaneum es-
Valgulio presenti numerose inesattezze, dal punto
se animos herois acui severis atque decoris cantibus, ut di vista culturale fu fondamentale perché forní alla
revocatis ad memoriam fortibus factis clarioribus homi- riflessione musicale rinascimentale importanti noti-
num instructus atque paratus ad dimicandum cum ho- zie sulla musica greca e diventò un paradigma teo-
stibus foret, quod mox facturum erat (Mus. 40, f. 28r). rico di riferimento contro le innovazioni musicali
nel Cinquecento. Il Valgulio stesso intraprese la tra-
Tramandato all’interno dei manoscritti planudei, il duzione del De musica mosso dalla volontà di reagire
De musica è oggi ritenuto spurio, mentre tra Quat- alla decadenza dell’arte musicale contemporanea,
trocento e Cinquecento circolava insieme agli altri dovuta ai virtuosismi della polifonia e del contrap-
Moralia senza che vi fossero sospetti di inautentici- punto, per affermare la semplicità e la linearità della
tà,46 dato che diversi passi di opere plutarchee rive- monodia accompagnata da strumenti, su modello
lano la competenza musicale dell’autore, e che degli antichi Greci. Testimonianza di questo pro-
l’anonimo ha imitato il suo stile e l’impostazione bi- gramma culturale è il proemio alla traduzione, ri-
partita del discorso. L’opuscolo inizia poi con un ri- volto a un cantante non altrimenti noto, Tito Pirri-
ferimento a Focione tratto dall’omonima vita plu-
tarchea, il che aveva rafforzato ulteriormente la
falsa attribuzione. La fornitissima biblioteca urbina- 50 Gli Opuscoli morali furono studiati anche da Guidubaldo, come
te, come emerge dall’Inventario vecchio al n. 5947 testimonia la lettera ad Enrico VII del giugno 1508, in cui Castiglione
ricorda l’educazione letteraria del Duca: «Plutarchi etiam scriptis, sed
(«Plutarchi Cheronensis viri excellentissimi de mu- moralibus præsertim». Si veda: Guido La Rocca, Lettere di Baldas-
sica liber unus»), possedeva un esemplare in greco sarre Castiglione, Milano, Mondadori, 1978, p. 162. Inoltre l’Odasi, pre-
dell’opuscolo, oggi Vaticano Urbinate Greco 99, oltre cettore di Guidubaldo dal 1482, tradusse in latino quattro Moralia: cfr.
Claudio Bevegni, Appunti sulle traduzioni latine dei Moralia di Plutar-
ad altri Moralia e a tutte le Vite in greco, secondo la co nel Quattrocento, in «Studî umanistici piceni», xiv, 1994, pp. 71-84: 80.
testimonianza di Vespasiano da Bisticci.48 Ma la frui- 51 Musica Plutarchi a Charolo Valgulio e greco in latinum versa, Brixiæ,
zione doveva avvenire soprattutto in latino, come per Angelum Britannicum, 1507. Scarse, nel complesso, sono le infor-
mazioni sull’umanista, si veda A. Meriani, Appunti…, cit., pp. 153-
documenta ancora il biografo riferendosi a Federi- 156; Andrea Valentini, Carlo Valgulio, letterato bresciano del xv secolo,
co: «tutte e quarantotto le Vite di Plutarco, tradutte Brixiæ, ex vescovi Typogr. Petri, 1905 e il recente: Stephen Bowd - J.
da varii traduttori, l’aveva lette tutte».49 Accanto alla Donald Cullington, Two Renaissance treatises: Carlo Valgulio of Bre-
scia on funerals and music, in «Annali Queriniani», iii, 2002, pp. 131-171.
52 Plutarco rappresentava la «via d’accesso a una parte cospicua
46 Ad esclusione di Erasmo che negli Adagia (1509), per motivi della cultura classica» (cfr. Eugenio Garin, Il ritorno dei filosofi anti-
stilistici, avanza delle perplessità, rimaste inascoltate fino alla tradu- chi, Napoli, Bibliopolis, 1994, p. 58) ed insieme ad Aristotele era l’au-
zione francese di Amyot del 1572: Angelo Meriani, Appunti sul De tore su cui si insegnava il greco: Castiglione potrebbe aver acquisito
musica di Plutarco tradotto in latino da Carlo Valgulio, in Ecos de Plutarco familiarità con le opere plutarchee sin dagli anni della sua formazione
en Europa, Actas del vi Encuentro de la Red Temática de Plutarco: presso la scuola del Calcondila e Merula. Castiglione stesso nell’esal-
Madrid, 21-24 septiembre de 2005, a cargo de Rosa M. Aguilar - Ignacio tare gli studia humanitatis sottolinea l’importanza della conoscenza
R. Alfageme, Madrid-Málaga, S.E.P., 2006, pp. 139-160: 139 s. Un dove- del greco: «Il qual [cortigiano] voglio che nelle lettre sia piú che me-
roso e sentito ringraziamento al Pr. Meriani, dell’Università di Saler- diocremente erudito, almeno in questi studî che chiamano d’umani-
no, per avermi concesso la visione delle bozze dell’impaginato prima tà; e non solamente della lingua latina, ma ancor della greca abbia co-
della pubblicazione. gnizione, per le molte e varie cose che in quella divinamente scritte
47 L’index vetus è contenuto del codice della Biblioteca Apostolica sono» (Cort., i 44).
Vaticana Urb. Lat. 1761 ed è edito in Cosimo Stornajolo, Codices 53 A. Meriani, Appunti…, cit., p. 145 e n. 32 per le preziose infor-
Urbinates Græci Biliothecæ Vaticanæ, Romæ, Typis Vaticanis, 1895, pp. mazioni sugli esemplari oggi conservati. Date le difficoltà di reperi-
lix-clxxxv: clii s. mento dell’edizione bresciana del 1507, su segnalazione di Meriani le
48 Cfr. Vespasiano da Bisticci , Commentario…, cit., pp. 395 s. citazioni del presente lavoro si riferiscono all’esemplare elettronico
49 Ibidem, p. 382. Tra gli autori “moderni” che vengono citati, si disponibile sul sito web della Bibliothèque Nationale de France
trovano i nomi di Leonardo Giustiniano, Donato Acciaiuoli, Aleman- (http://gallica.bnf.fr), che, stando alle informazioni da me raccolte,
no Rinuccini, Francesco Filelfo e Gian Antonio Campano, traduttori dovrebbe riprodurre l’originale conservato nella Library of Congress
in latino di opere plutarchee. di Washington (LCCN 95-216117).
musica alla corte di urbino: plutarco e il cortegiano 61
no, nel quale la decadenza musicale è collegata a
quella etica e politica, pertanto la maniera musicale
dei greci avrebbe la capacità di ricondurre gli animi
alla virtú.54 Un’altra opera importante in cui il Val-
gulio espone in maniera piú sistematica le proprie
idee musicali, tanto da essere annoverato tra i teori-
ci della musica,55 è l’opuscolo Contra vituperatorem
Musicæ, stampato, sempre a Brescia, nel 1509. Signi-
ficativo è il fatto che contenga un elogio della biblio-
teca urbinate, per la presenza di tutti gli scritti indi-
spensabili alla conoscenza della musica antica.
Accanto al “programma musicologico” del Valgulio
occorre richiamare anche la sua eccellente cono-
scenza del greco, che si esplica in un’intensa attività
di traduzione, favorita dalla frequentazione della Bi-
blioteca Vaticana durante la permanenza a Roma,
dal 1481 al 1485, in qualità di segretario di Falco Sini-
baldo, tesoriere del papa, e poi del cardinale Cesare
Borgia dal 1493.56 Numerosi sono gli opuscoli mora-
li tradotti in latino: Coniugalia præcepta, De virtute
morali, Præcepta gerendæ rei publicæ, De tuenda sanita-
te præcepta, De placitis philosophorum.57 Ad esclusio-
ne di questo dotto umanista e pochissimi altri,58 i
principali teorici musicali del xvi sec., per usufruire
dell’enorme messe di testi greci, si servirono ampia-
mente del lavoro dei traduttori, piuttosto che legge- Fig. 3. Baccio Pontelli?,
re gli originali.59 Considerando infine la diffusione Studiolo di Federico da Montefeltro.
della traduzione del Valgulio a partire dal secondo Parete sud. Particolare: Organo.
decennio del secolo,60 è plausibile pensare che an- Urbino, Palazzo Ducale.
che Castiglione abbia fatto riferimento alla versione
latina per la stesura del Cortegiano.
In relazione al successo dei Moralia, entrati a far revolezza di cui godeva Plutarco, il De musica dovet-
parte del bagaglio culturale “occidentale” a partire te risultare interessante innanzitutto come bacino
dal secondo Quattrocento per gli insegnamenti eti- di esempi e notizie del mondo greco,62 ancora piú
ci applicabili alla realtà quotidiana, i temi di caratte- preziose per la mancanza di altre fonti sulla musica
re politico e storico-antiquario,61 e in base all’auto- antica. In secondo luogo Castiglione volle cercare,
e di fatto trovò nell’opuscolo importanti conferme
alle proprie idee sulla musica maturate nell’am-
54 Il proemio, dal titolo Charoli Valgulii Proemium in Musicam Plutar-
chi ad Titum Pyrrhinum, circolerà anche in forma autonoma e sarà og- biente urbinate. Del resto il proemio stesso a Tito
getto di traduzioni in italiano, ad opera di Vincenzo Galilei e di un cer- Pirrino autorizzava a una lettura dell’opera in senso
to Mattheo Nardo. Si veda A. Meriani, Appunti…, cit., pp. 144 e 153. conservatore, spingendo a un ritorno dei modi mu-
55 Cfr. C.V. Palisca, Humanism in Italian Renaissance musical
thougt, cit., pp. 88-110 e A. Meriani, Appunti…, cit., p. 154. sicali greci. Al di là dei singoli prelievi, siamo allora
56 Si veda A. Meriani, Appunti…, cit., p. 155 di fronte a una consonanza culturale e ideologica
57 Cfr. C. Bevegni, Appunti sulle traduzioni latine…, cit., p. 80. profonda del Cortegiano con l’opera pseudoplutar-
58 Si veda C.V. Palisca, Humanism in Italian Renaissance musical
thought, cit., p. 111. Per il caso di Vincenzo Galilei e il De musica si veda
A. Meriani, Appunti…, cit., pp. 146-150. dello stesso Platone, il favore degli umanisti» (Gianvito Resta, An-
59 Per quanto riguarda il De musica, le indagini di Meriani, non ri- tonio Cassarino e le sue traduzioni da Plutarco a Platone, in «Italia medie-
costruibili in questa sede, portano a individuare il cod. Vaticanus Græ- vale e umanistica», ii, 1959, pp. 207-283: 225). Si veda inoltre Nicola
cus 186 alla base della versione latina, probabilmente confrontato con Criniti, Per una storia del plutarchismo occidentale, «Nuova rivista sto-
altri codici allora disponibili, quali il Vaticanus Græcus 139, il Vaticanus rica», 1979, pp. 187-197 e C. Bevegni, Appunti sulle traduzioni latine…,
Græcus 1013 e il Vaticanus Reginensis Græcus 80, contenenti anche i Co- cit. Le ricognizioni di quest’ultimo individuano che, lungo il Quat-
niugalia præcepta e il De virtute morali, entrambi tradotti dal Valgulio trocento, sono stati tradotti in latino almeno 32 Opuscoli morali (il 40%
(cfr. A. Meriani, Appunti…, cit., p. 155). dell’intero corpus), in ben 60 traduzioni diverse per mano di 23 diffe-
60 Tasso, ad esempio, lesse e postillò i Moralia nell’edizione vene- renti traduttori, tra cui Guarino Veronese, Niccolò Perrotti, Carlo
ziana di Melchiorre Sessa (1532), che conteneva il De musica nella ver- Valgulio e il Poliziano stesso (ibidem, p. 72). Tali traduzioni sono alla
sione di Valgulio: si veda Bruno Basile, Per un Plutarco del Tasso, in base di quasi tutte le edizioni a stampa della prima metà del Cinque-
Filologia romanza e cultura medievale: Studî in onore di Elio Melli, a cura cento, per lo meno fino ai volgarizzamenti del Domenichi (1555), del
di Andrea Fassò - Luciano Formisano - Mario Mancini, Alessandria, Sansovino (1564), e soprattutto dell’Adriani (dal 1579).
Edd. Dell’Orso, 1998, vol. i, pp. 55-68. 62 «L’inestimabile valore culturale del De musica non risiede tanto
61 Gli studiosi parlano di un vero e proprio “plutarchismo” come nella sua qualità letteraria o nell’originalità dell’elaborazione dei con-
fenomeno culturale rilevante del Quattrocento. Secondo Resta: «Plu- tenuti, quanto piuttosto nella pluralità e nell’autorevolezza delle sue
tarco ha indubbiamente goduto, piú di qualsiasi scrittore greco, piú fonti» (A. Meriani, Appunti…, cit., p. 142).
62 marianna villa
chea, la cui linea portante è proprio la critica alla buisce ad accrescere l’eccellenza della musica, in
complessità delle modulazioni armoniche e melo- grado di smuovere anche gli animi invincibili. Vie-
diche, che frazionano gli intervalli musicali, a favo- ne inoltre rafforzato il legame con l’attività bellica:
re della monodia con accompagnamento di stru- il Conte può cosí controbattere, con un caso con-
menti.63 Il De musica si distingue infatti da altri creto e non attaccabile, le obiezioni del Pallavicino.
trattati musicali dell’antichità, circoscritti a proble- Nell’esemplificazione del Cortegiano Alessandro
mi esclusivamente di natura teorica. Strutturato in Magno riveste un ruolo centrale, ancora da appro-
forma di dialogo secondo il modello platonico, è fondire, in quanto è il personaggio antico piú citato
costituito dai due discorsi di Lisia e Soterico, esperti in assoluto. La presentazione è sempre in positivo e
nella disciplina e invitati a parlare nella cornice di risente quasi esclusivamente della visione plutar-
un banchetto a casa di Onesicrate. Mentre il primo chea dell’omonima vita e dei due opuscoli morali
intervento ripercorre la storia della musica, analiz- De Alexandri Magni fortuna aut virtute (oratio i - ii).
zando i varî generi e stili con qualche notazione tec- Anche nel caso considerato una formula generica
nica, è quello di Soterico, sull’impiego della musica introduttiva denuncia la matrice letteraria del rife-
e il suo valore educativo, a risultare di particolare rimento, senza rivelare la fonte, rintracciabile nella
interesse. Contro le degenerazioni del v secolo a.C. seconda orazione De Alexandri Magni fortuna aut vir-
legate a un maggiore virtuosismo e complessità tute (ii 2):
esecutiva, lo Pseudoplutarco afferma il tradizionale Per il che si scrive: Alessandro alcuna volta esser stato da
fine etico-psicologico,64 attribuito all’educazione quella cosí ardentemente incitato, che quasi contra sua
musicale, di influire sull’animo umano, spingendo- voglia gli bisognava levarsi dai convivii e correre all’ar-
lo all’azione o all’equilibrio, a seconda dei varî ge- me; poi, mutando il musico la sorte del suono, mitigarsi
neri. Questo aspetto risulta centrale per l’esposizio- e tornar dall’arme ai convivii (Cort., i 47).66
ne del Conte al cap. 47 del Cortegiano, ma ricorre
Castiglione elimina alcuni particolari dell’opuscolo
anche in altri luoghi dell’opera, come a proposito
pseudoplutarcheo, tra cui un riferimento agli Spar-
del principio dell’imitazione:
tani, per riscrivere in maniera funzionale al proprio
Né è natura alcuna che non abbia in sé molte cose della discorso l’episodio, dal momento che viene dupli-
medesima sorte dissimili l’un dall’altra, le quali però son cato con il ritorno di Alessandro dalle armi al con-
tra sé di equal laude degne. Vedete la musica, le armonie vivio. Interessante è anche l’operazione di diffrazio-
della quale or son gravi e tarde, or velocissime e di novi ne della fonte, poiché nella successiva sezione sulla
modi e vie; nientedimeno tutte dilettano, ma per diverse
pittura (Cort., i 52) è presente ancora il medesimo
cause, come si comprende nella maniera del cantare di
Bidon, la qual è tanto artificiosa, pronta, veemente, con- opuscolo Alexandri Magni fortuna aut virtute (ii ora-
citata e de cosí varie melodie, che i spirti di chi ode tutti zione) con il prelievo di un passo che nella fonte si
si commoveno e s’infiammano e cosí sospesi par che si trova contiguo all’aneddoto sulla musica. Ricollo-
levino insino al cielo. Né men commove nel suo cantar cato a distanza da Castiglione, il riferimento ad
il nostro Marchetto Cara, ma con piú molle armonia; Alessandro67 contribuisce a suggerire ulteriori ri-
ché per una via placida e piena di flebile dolcezza intene- chiami entro le due trattazioni del Cortegiano sulla
risce e penetra le anime imprimendo in esse soavemente musica e sulla pittura, affini a livello dell’imposta-
una dilettevole passione (Cort., i 37). zione del discorso.
Attraverso l’esempio di due celebri cantori contem- All’esemplificazione di matrice storica, volta ad
poranei, noti al pubblico,65 il Conte dimostra che si affermare la compatibilità della musica con il me-
può giungere all’eccellenza per vie diverse, ma in stiere delle armi, il Conte affianca quella mitologi-
entrambi i casi la musica ha il potere di penetrare ca, alludendo in maniera indiretta alle note vicende
gli animi e imprimere differenti passioni. Nel cap. di Orfeo e Arione. Segue l’inserimento di un moti-
47, al posto dei moderni, per semplificare il concet- vo che rafforza ulteriormente il legame con l’opu-
to si ritrova un aneddoto riferito ad Alessandro Ma- scolo pseudoplutarcheo: accanto alla finalità psico-
gno. La scelta di questo personaggio illustre contri- logico educativa della musica, si pone quella sacra
e religiosa:
63 Nell’opuscolo plutarcheo la critica viene espressa anche attra-
verso la prosopopea della Musica, citando un passo di una commedia
di Ferecrate, Chirone; cfr. Mus., 30 e Angelo Meriani, Tracce aristos-
seniche nel De musica pseudoplutarcheo, in Sulla musica greca antica: studî 66 L’episodio ricorre anche nell’epistola di Marsilio Ficino ad An-
e ricerche, Napoli, Alfredo Guida Editore, 2003, pp. 49-82. tonio Canisiano, precedentemente ricordata: «facile phantasiam mo-
64 «Morum siquidem magna erat veteribus cura: et propterea se- vet afficitque cor et intima mentis penetralia penetrat, corporis quo-
veritas priscæ musicæ in precipuo onore habebatur» (f. 26v) que humores et membra sistit et movet. Quod quidem ostendit
65 Bidon da Asti fu un celebre cantore della cappella di Leone X, Timotheus, quando Alexandrum regem sonis excitavit in furorem,
operante a Ferrara negli anni in cui è ambientato il dialogo; invece deinde repressit» (Marsilio Ficino, Lettere, cit., p. 162).
Marchetto Cara fu un estimatissimo compositore di madrigali e frot- 67 «Narransi ancor molti altri segni di benivolenzia d’Alessandro
tole, molte delle quali raccolte dal Petrucci, al servizio dei Gonzaga, verso d’Apelle; ma assai chiaramente dimostrò quanto lo estimasse,
sebbene spesso soggiornasse anche ad Urbino, rallegrando le serate avendo per publico commandamento ordinato che niun altro pittore
di Elisabetta. osasse far la imagine sua» (Cort., i 52)
musica alla corte di urbino: plutarco e il cortegiano 63
attraverso tre momenti fondamentali. La logica go-
Questa veggiamo operarsi ne’ sacri tempii nello rendere vernante la scrittura è l’opportunità della musica
laude e grazie a Dio; e credibil cosa è che ella grata a lui profana vocale e strumentale, prodotta sulla scena
sia ed egli a noi data l’abbia per dolcissimo alleviamento cortigiana, in relazione al gentiluomo: al motivo
delle fatiche e fastidi nostri (Cort., i 47). della destinazione per un pubblico femminile, se-
Il Castiglione ricontestualizza in ambito cristiano il gue una piú profonda giustificazione in relazione
messaggio proprio dell’opuscolo, mantenendosi fe- all’attività militare, attraverso riferimenti a Quinti-
dele all’affermazione conclusiva del discorso di So- liano e allo Pseudoplutarco. Forte è il sotterraneo
terico (Mus., 42) sull’opzione primaria della musica legame con la corte urbinate, per le competenze
nel mondo greco, ovvero il suo valore sacro,68 a cui prospettate, anche di tipo pratico, e l’ideale comple-
è ugualmente connessa la funzione di rasserenare mentarietà armi-cultura che richiama la propagan-
gli animi: da culturale federiciana. Ancora mediante lo Pseu-
doplutarco si inserisce il breve accenno alla musica
clarissimum profecto ac princeps ipsius opus est gratissi- sacra, per lasciare il posto alla terza tipologia, il can-
ma erga deos pensatio insequens et secundum purgatio tare agreste e popolare, estraneo all’ambiente di
animi, et concinna apta et congruens constitutio, siste-
corte e al modello plutarcheo, ma funzionale a di-
maque nos complexionem diximus (Mus. 42, ff. 30v-31r).
mostrare l’universalità della musica.
A differenza della conclusione pseudoplutarchea di Spetterà quindi al secondo libro affrontare «il
Soterico, che richiama la funzione catartica della modo, ’l tempo e la maniera» del fare musica, pro-
musica, il discorso del Canossa ripiega in una rasse- spettando i gusti della corte urbinate, nonché di Ca-
gna delle pratiche musicali piú semplici della vita stiglione, con la possibilità di ricostruire in parte un
ordinaria, non senza un accento malinconico ai quadro musicale altrimenti perduto. E lo Pseudo-
dolori che affliggono l’uomo. Dietro le immagini plutarco si pone come stretto interlocutore di Ca-
stilizzate della contadinella che canta durante la tes- stiglione, in un gioco dialogico che esula dalle sin-
situra, del rozzo lavoratore o delle balie che confor- gole porzioni testuali del § 47, per coinvolgere la
tano i teneri fanciulli, si celano culti riferimenti a forma mentis, con l’affermazione della finalità psico-
fonti classiche, tra cui l’Institutio oratoria (I x 16), a logico-educativa della musica e l’esaltazione della
conferma della sua complementarietà con l’opu- monodia con accompagnamento strumentale. Il De
scolo pseudoplutarcheo. musica, alla base della scuola mantovana di Vittori-
Non sorprende, allora, l’individuazione di un’ac- no da Feltre e di qui penetrato indirettamente ad
corta strategia argomentativa dietro il procedere Urbino, nella sostanza degli insegnamenti e nel mo-
apparentemente spontaneo del discorso cortigiano dello educativo proposto, viene riscoperto nel se-
sulla musica svolto dal Conte nel § 47, che si snoda condo decennio del sec. xvi grazie alla versione la-
tina del Valgulio e da Castiglione è ricollegato alla
corte di Guidubaldo, chiudendo un ideale “circolo”
68 «In solis adhuc templis musica alebatur atque vigebat, in quibus
honores deorum et clarorum laudes virorum cantu musico celebra- e restituendoci l’immagine autentica di una realtà
bantur» (f. 21v). in quel momento già scomparsa.
com p o sto in ca r attere dante monotype dalla
fa b rizio serr a editore, pisa · roma.
sta m pato e rilegato nella
tip o g r a fia di agnano, agnano pisano (pisa).

*
Dicembre 2009
(cz 2 · fg 21)

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