T H E M ATA
17
EPIGRAMMATA 3
SAPER SCRIVERE NEL
MEDITERRANEO ANTICO.
ESITI DI SCRITTURA FRA VI E IV SEC. A.C.
in ricordo di Mario Luni
a cura di
ALESSANDRA INGLESE
Responsabile editoriale:
EUGENIO LANZILLOTTA - ALESSANDRA INGLESE
ISBN 978-88-88617-97-8
© Copyright 2015
Edizioni TORED s.r.l.
Vicolo Prassede, 29
00019 Tivoli (Roma)
www.edizionitored.com
e-mail: info@edizionitored.com
INTRODUZIONE
rispetto alle forme più arcaiche della comunicazione scritta, essi pro-
ducono risultanze per noi significative relativamente al progressivo
affinamento delle notazioni linguistiche, fonetiche e dialettologiche,
e delle soluzioni comunicative, agli espedienti usati per esprimere
negli alfabeti derivanti o diversi dal greco, vocaboli di lingue diffe-
renti, alla necessità sociale di mostrare sé e l’ambiente culturale di
provenienza, anche, e soprattutto, con lo scopo di mostrare un sé di-
verso dall’altro; in sostanza, mostrano la duttilità e l’efficacia della
scrittura epigrafica in tutto il contesto mediterraneo.
ALESSANDRA INGLESE
ALESSANDRO CAMPUS
1
Oltre alle abbreviazioni solite, sono state usate anche le seguenti sigle: CIS
= Corpus Inscriptionum Semiticarum; DNWSI = J. HOFTIJZER - K. JONGELING, Dic-
tionary of North-West Semitic Inscriptions, Leiden 1995; EH = A. BERTHIER - R.
CHARLIER, Le sanctuaire punique d’el-Hofra à Constantine, Paris 1955; HNPI = K.
JONGELING, Handbook of Neo-Punic Inscriptions, Tübingen 2008; RIL = J.-B. CHA-
BOT, Recueil des inscriptions libyques, Paris 1940-1941.
2
Per gli aspetti più generali rimando a A. CAMPUS, Costruire memoria e tra-
dizione: il tofet, in Vicino Oriente, XVII, 2013, pp. 135-152 e A. CAMPUS, Il tofet tra
mito e rito, in «Rationes rerum» 2, luglio-dicembre 2013, pp. 167-194 (entrambi
con bibl. prec.); a questi lavori sono da aggiungere, tra i vari, anche i seguenti con-
tributi: M.G. AMADASI GUZZO - J.Á. ZAMORA LÓPEZ, The Epigraphy of the Tophet,
in «Studi epigrafici e linguistici sul Vicino Oriente Antico» 29-30, 2012-2013, pp.
159-192 (con una interessante storia degli studi), G. GARBATI, Tradizione, memoria
e rinnovamento. Tinnit nel tofet di Cartagine, in O. Loretz et al. (eds.), Ritual, Religion
152 ALESSANDRO CAMPUS
Alla base della scelta di accompagnare l’urna con una stele c’è
una opzione ben precisa3, che aumenta il valore comunicativo del “si-
stema tofet”, inteso come portatore di significato e significato esso
stesso. Attraverso le stele si è strutturato un racconto organizzato tra-
mite varie strategie comunicative, in un continuum che va da stele
senza decorazione4 – né iconografica né scrittoria – a stele solamente
iscritte5. In questo continuum, la soluzione con figurazione e senza iscri-
zione aveva come obiettivo non la comunicazione della persona, ma
la comunicazione della cultura. Infatti, non pare che vi sia una “per-
sonalizzazione” delle stele che possa far distinguere i diversi dedicanti
in una identità personale; il dato che si può sicuramente rilevare è
che vi è una adesione, questa sì personale, alla cultura che ha prodotto
and Reason. Studies in the Ancient World in Honour of Paolo Xella, Münster 2013,
pp. 529-542, P. SMITH et al., Age Estimations Attest to Infant Sacrifice at the Carthage
Tophet, in «Antiquity» 87, 338, 2013, pp. 1191-1199, P. XELLA et al., Phoenician
Bones of Contention, in «Antiquity» 87, 338, 2013, pp. 1199-1207; B. D’ANDREA,
I tofet del Nord Africa dall’età arcaica all’età romana (VIII sec. a.C. - II sec. d.C.),
Roma 2014. Inoltre, il volume 29-30, n.s., 2012-2013 della rivista «Studi epigrafici
e linguistici sul Vicino Oriente antico», curato da P. Xella, è interamente dedicato
a The Tophet in the Phoenician Mediterranean.
3
H. Bénichou-Safar (Le tophet du Salammbô à Carthage. Essai de reconstitution,
Rome - Paris 2004, p. 188) calcola che dal tofet cartaginese provengono più di
10.000 stele.
4
Sono privi di decorazione ed iscrizione alcune stele provenienti da Carta-
gine (P. BARTOLONI, Le stele arcaiche del tofet di Cartagine, Roma 1976, cippi nn. 1-
10, 15-16, 18-27; stele nn. 170-184), da Sulcis (P. BARTOLONI, Le stele di Sulcis.
Catalogo, Roma 1986, cippi nn. 1-20; stele nn. 71, 84, 86-88), da Tharros (S. MO-
SCATI - M.L. UBERTI, Scavi al tofet di Tharros. I monumenti lapidei, Roma 1985, nn.
1-24), da Mozia (S. MOSCATI - M.L. UBERTI, Scavi a Mozia – Le stele, Roma 1981,
nn. 1-158). Per quanto riguarda la possibilità che alcune di tali stele fossero dipinte,
osservano S. Moscati e M.L. Uberti (Scavi a Mozia, cit., p. 23) che «se è vero che
la pittura può perdere i suoi contorni più facilmente identificabili, è altrettanto
vero che ben di rado scompare completamente».
5
Questo tipo di stele è stato studiato da M.L. UBERTI, Iconismo e scrittura, in
P. Donati Giacomini - M.L. Uberti (a cura di), Fra Cartagine e Roma, II. Secondo
Seminario di studi italo-tunisini, Faenza 2003, pp. 5-27.
LE ISCRIZIONI DEL TOFET COME NARRAZIONI 153
6
The medium is the message è il titolo del secondo capitolo di M. MCLUHAN,
Understanding Media. The Extensions of Man, London - New York 1964 (Cam-
bridge, Mass. 19942) (trad. it. Gli strumenti del comunicare, Milano 1967, 20082).
7
Per una visione sull’identità fenicio-punica v. A. CAMPUS, Punico – postpu-
nico. Per una archeologia dopo Cartagine, Tivoli 2012, in part. il capitolo V, Un pro-
blema di identità, pp. 279-398. Sui tre momenti di negoziazione, affermazione e
conferma v. CAMPUS Costruire…, cit.
8
J.E. STETS - P.J. BURKE, A Sociological Approach to Self and Identity, in M.
Leary - J. Tangney (eds.), Handbook of Self and Identity, New York 2003, p. 132.
154 ALESSANDRO CAMPUS
‘ZMLK
| bt
’RŠ
| bt
’BBL
11
Inv. AO 5081.
12
F. BERTRANDY, scheda n. 39: Votive Stele with a Priest, Sacrificial Altar, Bull
Head, in M. Seefried Brouillet (ed.), From Hannibal to Saint Augustine. Ancient Art of
North Africa from the Musée du Louvre (Catalogo della mostra), Atlanta 1994, p. 54.
13
Inv. AO 23980; PICARD, Les représentation…, 1, cit., pp. 83, 208, pl. VII, 3.
14
Dictionnaire de la civilisation phénicienne et punique, Turnhout 1992, p. 382,
fig. 278.
156 ALESSANDRO CAMPUS
15
Sulla rappresentazione dei riti nelle stele nordafricane, PICARD, Les repré-
sentation…, 1, cit. e PICARD, Les représentation…, 2, cit.; per le stele di età romana,
G. SCHÖRNER, New Images for Old Rituals: Stelae of Saturn and Personal Cult in
Roman North Africa, in B. Croxford - N. Ray - R. Roth - N. White (eds.), TRAC
2006: Proceedings of the Sixteenth Annual Theoretical Roman Archaeology Conference,
Oxford 2007, pp. 92-102.
LE ISCRIZIONI DEL TOFET COME NARRAZIONI 157
16
Su questo sacerdozio, v. le osservazioni grammaticali in DNWSI, s.v. qwm1,
pp. 1002-1003 e s.v. mtrh, p. 710; per le interpretazioni, v. C. BONNET, Melqart.
Mythes et rites de l’Héraclès tyrien en Méditerranée, Leuven - Namur 1988, pp. 174-
179; M.S. SMITH, The Origins of Biblical Monotheism. Israel’s Polytheistic Background
and the Ugaritic Texts, Oxford - New York 2001, p. 114 (le relative note hanno la
bibl. prec.); M.G. AMADASI GUZZO, Il sacerdote, in J.Á. Zamora (ed.), El hombre
fenicio. Estudios y materiales, Roma 2003, pp. 48 e 53; S. RIBICHINI, Al servizio di
Astarte. Ierodulia e prostituzione sacra nei culti fenici e punici, in A. González - G.
Matilla - S. Egea (eds.), El mundo púnico. Religión, antropología y cultura material.
Actas II. Congreso internacional del mundo púnico (Cartagena 6-9 de abril de 2000),
Murcia 2004, p. 68, nota 71; J.Á. ZAMORA, El sacerdocio en el Levante próximo-
oriental (Siria, Fenicia y el mundo púnico): las relaciones entre el culto y el poder y la
continuidad en el cambio, in J.L. Escacena Carrasco - E. Ferrer Albelda (eds.), Entre
dios y los hombres: el sacerdocio en la Antigüedad, Sevilla 2006, p. 75.
17
È attestata, oltre che a Cartagine (v. le attestazioni raccolte in L.A. RUIZ
CABRERO, Dedicantes en los tofet: la sociedad fenicia en el Mediterráneo, in «Gerión»
26, 1, 2008, s.v. mqm ’lm, p. 105 e s.v. mqm ’lm mtrh ‘štrny, pp. 105-107), a Cipro
(Larnaka-tis-Lapithou III: A.M. HONEYMAN, Larnax-tes-Lapethou, A Third Phoeni-
cian Inscription, in «Muséon» 51, 1938, p. 285-298), Rodi (KAI 44) e Cherchell
(HNPI Cherchell N 2 = KAI 161), di età postpunica: myqm ’lm, con la -y- usata
come mater lectionis).
158 ALESSANDRO CAMPUS
ticolare in questo caso, dove sia il padre che il nonno del dedicante
hanno ricoperto questa funzione. Così egli ha voluto presentarsi non
solo come un partecipante alla cultura punica (cultural identity), ma
come quell’Adonba‘al figlio e nipote di quei sacerdoti ‘Abdešmun e
‘Azarba‘al (self identity).
Continuando su questo percorso, un’altra stele particolarmente
interessante è la CIS I, 376518 (fig. 7):
1. lrbt ltnt
2. pn b‘l wl’dn
3. lb‘l hmn
4. ’š ndr YKN
5. ŠLM bn ’WLT
1. alla signora a Tanit
2. volto di (oppure di fronte a) Ba‘al e al signore
3. a Ba‘al H ammon
4. (voto) che ha votato YKN-
5. ŠLM figlio di ’WLT
’WLT
|
YKNŠLM
Mentre nella precedente il dedicante è chiaramente identifica-
bile per la carica religiosa del padre e del nonno, in questa la parti-
colarità è di tipo onomastico. Infatti, il padre del dedicante ha con
ogni verosimiglianza un nome libico, forse accostabile a Nivalis Au-
latis, in una iscrizione funeraria da el-Ma el-Abiod, in Numidia19. Si
vedano forse anche al nome (femminile) ‘WL’, attestato solo una
volta in una iscrizione funeraria neopunica20 e il libico WLH21.
18
GILBERT PICARD, Catalogue…, cit., Cb 447, pp. 148-149, pl. LIX.
19
CIL VIII, 19925 (= IlAlg II, 3413).
20
HNPI Ksour Abd el-Melek N 1 (Uzappa); v. HNPI, p. 365 s.v. ‘wl’.
21
RIL 748.
LE ISCRIZIONI DEL TOFET COME NARRAZIONI 159
BD‘ŠTRT
|
B‘LH N’
|
[M]TNB‘L –––––––– ‘BDMLQRT
23
Anche altre iscrizioni presentano l’intera famiglia formata da sufeti, ma vi
sono iscrizioni che mostrano come il titolo può non essere costantemente presente
nella famiglia (ad es., in CIS I, 210 il dedicante non è sufeta, mentre lo sono i tre
antenati, oppure in CIS I, 4801 sono indicati come sufeti il padre ed il bisnonno
del dedicante, non il dedicante stesso ed il nonno); i dati completi sono in RUIZ
CABRERO, Dedicantes…, cit., pp. 91-92 e L.A. RUIZ CABRERO, Sociedad, jerarquía y
clases sociales de Cartago, in B. Costa - J.H. Fernández (eds.), Instituciones, demos y
ejército en Cartago XXIII jornadas de arqueología fenicio-púnica (Eivissa, 2008), Eivissa
2009, pp. 11-12.
LE ISCRIZIONI DEL TOFET COME NARRAZIONI 161
BDMLQRT hšpt
|
H N’
|
MGN hšpt
‘M’
|
ŠMRB‘L ŠMRB‘L
|
‘M’
24
Esclude invece che si tratti di padre e figlio, pur riconoscendo la presenza
della papponimia, F. GUARNERI, Le iscrizioni dei tofet: indagine sul numero dei dedi-
canti, in «Studi epigrafici e linguistici sul Vicino Oriente Antico» 2, 2004, p. 116.
162 ALESSANDRO CAMPUS
25
V. HNPI s.v. mtnb‘l, p. 357 per l’interpretazione delle diverse vocalizzazioni
offerte dalle fonti letterarie ed epigrafiche romane e greche.
26
G. GARBINI, Note di lessicografia ebraica, Brescia 1998, s.v. molek, olocausto
molk, pp. 73-78; M.G. AMADASI GUZZO, Il tofet: osservazioni di un’epigrafista, in
«ScAnt» 14, 1, 2007-2008, pp. 347-362.
LE ISCRIZIONI DEL TOFET COME NARRAZIONI 163
27
G. BROWN, Theorizing Ritual as Performance: Explorations of Ritual Indeter-
minacy, in «Journal of Ritual Studies» 17, 1, 2003, pp. 3-18; v. anche A. DE JONG,
Liturgical Action from a Language Perspective: about Performance and Performatives
in Liturgy, in H. Schilderman (ed.), Discourse in Ritual Studies, Leiden - Boston
2007, pp. 111-145. Un approccio “archeologico” al problema del rito come perfor-
mance è in K.L. HULL, Ritual as Performance in Small-Scale Societies, in «WorldArch»
46, 2, 2014, pp. 164-177; v. comunque tutto il fascicolo 46, 2, 2014 della rivista
World Archaeology, interamente dedicato proprio alla Archaeology of Performance.
Per un orientamento sugli studi su performativity, v., oltre al fondamentale
V.W. TURNER, The Anthropology of Performance, New York 1986, J.L. JEFFREY, s.v.
Performance, Ritual of, in E.A. Salamone (ed.), Encyclopedia of Religious Rites, Rit-
uals, and Festivals, New York - London 2004, pp. 321-324 e R.L. GRIMES, Perfor-
mance, in J. Kreinath - J. Snoek - M. Stausberg (eds.), Theorizing Rituals: Issues,
Topics, Approaches, Concepts, Leiden - Boston 2006, pp. 379-394. Molto interes-
santi sono le considerazioni presentate da K.B. STRATTON, Identity, in B.S. Spaeth,
The Cambridge Companion to Ancient Mediterranean Religions, New York 2013, in
part. alle pp. 231-244, che considera la creazione dell’identità anche per mezzo
della performance, anzi «how religious identity was performed in the ancient
Mediterranean» (p. 231).
28
U. RAO, Ritual in Society, in Kreinath - Snoek - Stausberg (eds.), Theorizing
Rituals..., cit., p. 143: «Rituals serve important functions for the organization and
reorganization of social contexts».
164 ALESSANDRO CAMPUS
Eclatante il caso della stele CIS I, 568929 (fig. 11): la stele stessa,
configurata a forma di cd. segno di Tanit, è iconografia; l’aggiunta
della raffigurazione del cd. idolo a bottiglia nella parte superiore, in
corrispondenza della “testa”, e dell’iscrizione incisa sul “corpo” ren-
dono l’oggetto è un capolavoro comunicativo30:
1. lrbt ltnt pn b‘l
2. wl’dn lb‘l hmn ’š n
3. š’ ‘BD’ŠMN hspr bn
4. ‘BDMLK hspr ’yt
5. ’ršt šry
1. alla signora a Tanit volto di (oppure di fronte a) Ba‘al
2. e al signore a Ba‘al H ammon (voto) che ha offer-
3. to ‘BD’ŠMN lo scriba figlio di
4. ‘BDMLK lo scriba la (parte)
5. scelta/richiesta della sua carne
BDMLQRT hspr
|
MGN hspr
29
È la stele Cb 552 in GILBERT PICARD, Catalogue…, cit. (p. 168, pl. LXVII)
30
Seguo la traduzione dell’espressione finale data da M.G. AMADASI GUZZO,
Le iscrizioni del tofet: osservazioni sulle espressioni di offerta, in O. Eissfeldt, Molk als
Opferbegriff im Punischen und Hebräischen und das Ende des Gottes Moloch. Molk
como concepto del sacrificio púnico y hebreo y el final del Dios Moloch, C. González
Wagner - L.A. Ruiz Cabrero (eds.), Madrid 2002, pp. 103-104; RUIZ CABRERO,
Dedicantes…, cit., p. 131, legge alle ll. 4-5 hspr ’yt ’ršt s ry, «en una construcción
que emplea la partícula de acusativo que introduce un antropónimo (...) o teónimo
(…) seguido de la palabra que designa la ciudad de Tiro con final yod que designa
a un habitante de la misma». Sulla formula finale, v. AMADASI GUZZO - ZAMORA
LÓPEZ, The Epigraphy…, cit., pp. 174-175.
LE ISCRIZIONI DEL TOFET COME NARRAZIONI 165
MGN
|
BDMLQRT
|
’RŠ
|
H N’
166 ALESSANDRO CAMPUS
32
J. GOTTSCHALL, L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani, Torino
2014 (ed. or. The Storytelling Animal. How Stories Make Us Human, New York
2012), p. 174.
ALESSANDRO CAMPUS 333
CONCLUSIONI
nel periodo cruciale che vide, a seguito dei grandi movimenti di mi-
grazione e insediamento realizzati tra il IX e il VII sec. a .C. da Fenici,
Greci ed Etruschi, cominciare ad emergere e definirsi proprio tra VI
e IV sec. a.C., una ‘civiltà mediterranea’ dai forti aspetti di condivi-
sione, sia sul piano della ‘cultura materiale’ – ad es. nelle forme di
produzione e circolazione della ceramica –, che delle esperienze
socio-economiche –si pensi ad es. alla moneta – e socio-politiche:
basta pensare al riferimento a Cartagine nella discussione sulla ‘città
ideale’ nella Politica di Aristotele. Una civiltà comune, anche se per
molti aspetti ancora ‘plurale’ e variegata, che spetterà poi ai processi,
politici ma anche socio-economici e culturali, sviluppatisi nell’età
ellenistica, condurre alla sostanziale, ancorché bifronte, unità del
Mediterraneo greco-romano.
INDICE
GIOVANNI BOFFA, L’alfabeto greco in area iberica fra VI e IV sec. a.C. pag. 169
FABIO COPANI - FEDERICA CORDANO, Esempi di scrittura dalla Si-
cilia sud-orientale ..................................................................... » 195
ALBIO CESARE CASSIO, Le ‘consacrazioni’ di Kollyra (Iscr. Gr. Italia,
Locri, no. 89 = IG XIV 644) .................................................. » 205
ALESSANDRA GOBBI, Sigla astratti e segni alfabetiformi nella Cam-
pania di età arcaica: il caso di Pontecagnano ............................. » 213
GIOVANNA BAGNASCO GIANNI, Iscrizioni senza senso su ‘anfore
tirreniche’ ................................................................................ » 247
PAOLO POCCETTI, Variazioni e instabilità nella prassi di scrittura
delle lingue a contatto con la colonizzazione greca in Italia ......... » 267
MARIO LOMBARDO, Conclusioni ................................................. » 299
Illustrazioni ................................................................................... » 307
Edizioni TORED s.r.l. – 2015