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Indice
1 Introduzione 2
7 Turbina Pelton 15
7.1 Descrizione della macchina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
7.2 Triangoli delle velocità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
7.3 Prestazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
7.4 Regolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
8 Turbina Francis 24
8.1 Descrizione della macchina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
8.2 Triangoli delle velocità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
8.3 Regolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
10 Diffusore 41
11 Esercizi 43
1
1 INTRODUZIONE 2
1 Introduzione
Considerando un fluido incomprimibile, il primo principio della termodinamica in forma
euleriana meccanica per una macchina operatrice assume la forma seguente:
p2 − p1 c22 − c21
Li = + + g(z2 − z1 ) + Lw , (1)
ρ 2
con riferimento alla simbologia utilizzata nella referenza [1].
Nel caso di una macchina motrice, con riferimento al lavoro ottenuto, si ha invece:
p1 − p2 c21 − c22
(Li )ott = + + g(z1 − z2 ) − Lw . (2)
ρ 2
Si definisce quota piezometrica, H, la somma delle altezze geometrica e piezometrica:
p
H =z+ . (3)
γ
La somma della quota piezometrica e dell’altezza cinetica prende infine il nome di carico
totale, H ◦ :
c2 p c2
H◦ = H + =z+ + . (4)
2g γ 2g
L’equazione (1) può quindi essere espressa in funzione della variazione di carico totale,
come:
Li = g (H2◦ − H1◦ ) + Lw . (5)
Con riferimento ad un tratto di condotto attraversato da una portata G = ρAc, trascu-
rando le perdite, le equazioni (1) e (2) danno la seguente relazione:
c22 − c21
= −g (H2 − H1 ) . (6)
2
Da essa e dalla costanza della portata e della densità del fluido risulta chiaramente che
in un condotto convergente c aumenta e H diminuisce, mentre in un condotto divergente
c diminuisce e H aumenta. H ◦ , invece, resta costante in ambedue i casi.
Con riferimento ai triangoli di velocità in ingresso ed uscita della girante di una turbo-
macchina, la coppia esercitata da questa sul fluido è data da:
C = G (cu2 r2 − cu1 r1 ) . (7)
Moltiplicando l’equazione (7) per la velocità angolare, ω, e dividendo per la portata, si
ottiene l’equazione di Eulero (per una macchina operatrice o motrice, rispettivamente):
Li = u2 cu2 − u1 cu1 , (Li )ott = u1 cu1 − u2 cu2 . (8)
Utilizzando il teorema di Carnot, le equazioni (8) diventano:
c22 − c21 w12 − w22 u21 − u22 c21 − c22 w22 − w12 u22 − u21
Li = + − , (Li )ott = + − . (9)
2 2 2 2 2 2
1 INTRODUZIONE 3
Si ricordi che le equazioni (9) si ottengono anche sottraendo le espressioni del I principio
dell termodinamica scritte con riferimento ad un sistema inerziale ed ad un riferimento
rotante con la girante, cioè sottraendo dall’equazione (1) la seguente equazione:
0
1
Si consideri una turbina idraulica funzionante tra due serbatoi a pelo libero. Indi-
chiamo con A il pelo libero del serbatoio di monte e con B quello del serbatoio di valle.
La caduta disponibile, Hd , che rappresenta l’energia idealmente trasformabile in lavoro, è
data dalla differenza tra il carico totale a monte e il carico totale a valle:
pA − pB c2A − c2B
Hd = HA0 − HB0 = zA − zB + + . (11)
γ 2g
In realtà, nella maggioranza degli impianti, la velocità in corrispondenza del pelo libero
dei due bacini è trascurabile (cA = cB = 0), quindi si ha:
pA − pB
Hd = zA − zB + = HA − HB . (12)
γ
Infine, nel caso in cui i serbatoi sono a pressione ambiente (pA = pB = patm ) si ottiene:
Hd = zA − zB , (13)
cioè la caduta disponibile coincide con il dislivello geodetico. In generale la turbina non
può sfruttare tutta la caduta disponibile a causa delle perdite di carico nel collegamento
tra il bacino di monte e la turbina stessa (dovute alla eventuale presenza di una condotta
forzata e/o alle perdite di imbocco nel distributore). Si definisce caduta utile, Hu , la
differenza tra la caduta disponibile e le suddette perdite di carico, Y :
Hu = Hd − Y = HA − HB − Y = H00 − HB (14)
3 PARAMETRI FONDAMENTALI DI FUNZIONAMENTO 8
dove il pedice ′′ 0′′ indica la sezione di ingresso della turbina e per il Primo Principio della
Termodinamica (PPT) H00 = HA − Y . Si definisce, inoltre, rendimento della condotta, ηc ,
il rapporto tra la caduta utile e quella disponibile:
Hu Hd − Y
ηc = = . (15)
Hd Hd
Non tutta la caduta utile viene traformata in lavoro a causa delle resistenze passive
incontrate dal fluido nell’attraversamento della turbina (distributore, girante e diffusore)
e delle perdite per energia cinetica non recuperata allo scarico. Applicando il PPT tra la
sezione 3 di uscita del diffusore e il pelo libero, B, del serbatoio di valle, e considerando
c2
che la velocità di scarico nella sezione 3 viene dissipata (hw3−B = 3 ) si ha:
2g
pB − p3 c2
−hw3−B = zB − z3 + − 3 → H3 = HB , (16)
γ 2g
quindi risulta:
Hu = H00 − H3 , (17)
cioè la caduta utile è la differenza tra il carico totale all’ingresso e la quota piezometrica
all’uscita della turbina. Indicando la somma delle perdite di carico in turbina con hw ,
P
si ha X X
(Li )ott = g Hu − hw = gHu − Lw . (18)
Si definisce, quindi, rendimento idraulico della turbina, ηy , il rapporto:
Hu − hw (Li )ott
P
ηy = = . (19)
Hu (Li )ott + Lw
P
La perdita di carico complessiva nella macchina, hw , è pari alla somma delle perdite nei
P
singoli componenti (distributore, girante e diffusore) e della perdita per energia cinetica
residua allo scarico:
c2
hw = hwd + hwg + hwdif + 3 .
X
(20)
2g
Una porzione ∆G della portata complessiva, G, che attraversa la turbina non agisce
sulle pale mobili della girante, e quindi non contribusce allo scambio di energia in modo
corretto, perché sfugge attraverso i giochi tra la punta delle palette e la cassa fissa che
chiude la girante. Si definisce, quindi, il rendimento volumetrico, ηv , come
G − ∆G
ηv = . (21)
G
La potenza interna erogata dalla turbina, cioè quella ceduta dal fluido alle palette, è data
da:
Pi = (G − ∆G) (Li )ott = ηv G (Li )ott = ηv ηy GgHu . (22)
3 PARAMETRI FONDAMENTALI DI FUNZIONAMENTO 9
Una parte di tale potenza interna, che indichiamo con Pwm , viene persa per attrito mec-
canico (ad esempio sui supporti dell’albero) e una parte, che indichiamo con Paus può
essere impiegata per azionare eventuali organi ausiliari (le pompe dell’olio dei cuscinetti
dell’albero, ad esempio). Si definisce la potenza utile:
Pu = Pi − Pwm − Paus , (23)
e si definisce il rendimento meccanico:
Pu
ηm = . (24)
Pi
Quindi la potenza utile può essere espressa come:
Pu = ηm Pi = ηm ηv G (Li )ott = ηm ηv ηy GgHu = ηt GgHu , (25)
dove ηt è definito come il rendimento totale della turbina pari a:
ηt = ηm ηv ηy . (26)
Infine, definendo il rendimento globale dell’impianto,
ηg = ηc ηt = ηc ηm ηv ηy , (27)
si ottiene la seguente espressione per la potenza utile:
Pu = ηt GgHu = ηt ηc GgHd = ηg GgHd. (28)
Il rendimento totale è generalmente compreso tra 0.85 e 0.92 mentre il rendimento mec-
canico varia tra 0.98 e 0.99.
Consideriamo ora una turbina ideale priva di perdite ( hw = 0). Si definisce grado di
P
reazione, χ, il rapporto tra la somma delle variazione di quota piezometrica nelle girante,
∆Hg , e nel diffusore, ∆Hdif , e la variazione di quota piezometrica in tutta la turbina,
∆H:
∆Hg + ∆Hdif
χ= . (29)
∆H
Applicando il primo principio della termodinamica tra la sezione di ingresso (0) e quella
di uscita (3) della turbina e trascurando l’energia cinetica in ingresso (c0 = 0), si ha:
g∆H = (Li )ott . (30)
Applicando il primo principio della termodinamica tra la sezione di ingresso della girante
(1) e la sezione di uscita del diffusore (3), in cui si suppone che la velocità sia nulla essendo
la macchina ideale, si ha:
c2
g∆H1−3 = g (∆Hg + ∆Hdif ) = (Li )ott − 1 , (31)
2
e il grado di reazione può quindi essere espresso come:
c2
(Li )ott − 21
χ= . (32)
(Li )ott
Per una turbina ad azione ideale risulta ovviamente χ = 0. Per le turbine reali, in cui
le perdite non sono trascurabili, l’espressione (32) è solo indicativa dell’effettivo grado di
reazione.
4 IL DIAGRAMMA COLLINARE DI UNA TURBINA IDRAULICA 10
Hu = cost.
Q
0.8 η = 0.7
t
0.9 0.5
A/Amax=1
A/Amax=0.75
A/Amax=0.5
η t= 0 A/Amax=0.25
n
Figura 7: Diagramma collinare di una turbina idraulica.
cui il rendimento meccanico è nullo. Si noti che per ogni valore della portata (superiore
ad un valore minimo) esiste una velocità di rotazione abbastanza elevata per cui si ha
ηt = 0; tale velocità è detta velocità di fuga. L’andamento delle curve ad apertura costante
del distributore (crescente o decrescente) in funzione di n dipende dalla geometria della
macchina ed in particolare dall’azione del campo di forze centrifughe che agisce sul fluido.
In generale, per macchine a forte sviluppo radiale esso è decrescente (come in figura)
5 SIMILITUDINE FLUIDODINAMICA, NUMERO DI GIRI E PORTATA SPECIFICI11
perché il campo di forze centrifughe si oppone al flusso in modo sempre più rilevante
all’aumentare di n; viceversa, per macchine a prevalente sviluppo assiale esso può essere
crescente perché l’influenza del campo di forze centrifughe è poco rilevante.
s
Q′ c′1 D ′2 D ′2 Hu′
= = 2 . (37)
Q c1 D 2 D Hu
Tali relazioni consentono di realizzare esperimenti in laboratorio su modelli di turbina
in scala ridotta ed estrapolare i risultati alla turbina di dimensioni reali. Quindi, per
descrivere le caratteristiche di funzionamento di una famiglia di turbine geometricamente
simili, è possibile far riferimento ad una macchina di riferimento avente lunghezza carat-
teristica pari ad un metro (D ′ = 1 m) e funzionante con una caduta utile di un metro
(Hu′ = 1 m). I corrispondenti valori della velocità di rotazione e della portata prendono
il nome di numero di giri specifico, ns , e portata specifica, Qs :
nD
ns = √ , (38)
Hu
Q
Qs = √ . (39)
D2 Hu
Spesso il diagramma collinare tipico di una classe di turbine idrauliche geometricamente
simili è espresso in funzione di ns e Qs (cioè è relativo alla macchina di riferimento di
cui sopra). In altri termini, data una macchina avente dimensione caratteristica D che
funzioni con numero di giri n, portata Q e salto utile Hu , il numero di giri specifico (la
portata specifica) è il numero di giri a cui deve ruotare (la portata che deve smaltire)
una turbina geometricamente simile a quella data, avente lunghezza di riferimento pari
ad un metro e funzionante con una caduta utile di un metro, affinchè sia rispettata la
similitudine fluidodinamica. Per quanto riguarda l’impiego del diagramma collinare per
turbine di dimensioni diverse da quella di riferimento, bisogna comunque osservare che la
valutazione del rendimento totale è approssimata per i seguenti motivi: 1) variazione del
numero di Reynolds; 2) flussi non unidimensionali; 3) variazione dei rendimenti meccanico
e volumetrico. Tuttavia le variazioni del diagramma collinare sono abbastanza contenute
specialmente nella zona di massimo rendimento.
Supponiamo ora di avere a disposizione un diagramma collinare per una data turbina,
corrispondente alla caduta utile Hu . Cosa possiamo dire del funzionamento della stessa
turbina per una caduta utile Hu′ ? Per trovare una correlazione, consideriamo il punto
di funzionamento (Hu , n, Q) e cerchiamo i valori di velocità di rotazione, n′ , e portata
volumetrica, Q′ , tali che il nuovo punto di funzionamento (Hu′ , n′ , Q′ ) sia in similitudine
fluidodinamica rispetto alle condizioni originali. Utilizzando la relazione (32) per il grado
di reazione e la definizione di rendimento idraulico, si ha:
c21
= (1 − χ) (Li )ott = (1 − χ)ηy gHu . (40)
2
Quindi, poiché χ ed ηy sono uguali per due condizioni di funzionamento in similitudine
fluidodinamica, si ottiene: s
c′1 Hu′
= . (41)
c1 Hu
6 SCELTA DELLA TURBINA E NUMERO DI GIRI CARATTERISTICO 13
Generalizzando, data una turbina che eroghi una potenza utile Pu con caduta utile Hu e
ruoti alla velocità n, si definisce numero di giri caratteristico, nc , il numero di giri a cui
deve ruotare una turbina geometricamente simile a quella data e funzionante in condizioni
6 SCELTA DELLA TURBINA E NUMERO DI GIRI CARATTERISTICO 14
di similitudine fluidodinamica, che eroghi una potenza utile pari ad un cavallo con una
caduta utile pari ad un metro: √
n Pu
nc = 5 . (47)
[Hu ] 4
Considerata una famiglia di turbine geometricamente simili, il numero di giri caratteri-
stico è funzione delle condizioni di funzionamento (Hu , Pu , n), perciò si usa classificare
le turbine in base al valore del numero di giri caratteristico nelle condizioni di massimo
rendimento, n∗c . In base al valore di tale parametro è possibile, in sede di progetto, indi-
viduare facilmente la geometria ottimale. Si ricorda che nc è un numero dimensionale, in
genere espresso in giri/min e che, per definizione (retaggio storico!), la potenza utile, Pu ,
deve essere espressa in CV . Ad ogni valore del parametro n∗c corrisponde una geometria
fissata: raggruppando in classi le turbine di uso comune, e assegnando un nome a ciascuna
classe, si ottiene la seguente tabella:
Come esempio, si guardi la figura 39 che mostra il diagramma collinare di una turbina
Francis espresso in funzione di ns e Qs . Si noti, in particolare, la presenza delle isolinee
del numeo di giri caratteristico: il valore di nc rappresentativo della tale classe di turbine
(geometricamente simili) è quello che corrisponde al rendimento massimo.
7 TURBINA PELTON 15
7 Turbina Pelton
7.1 Descrizione della macchina
Dal bacino a monte l’acqua viene inviata alla turbina mediante una condotta in pres-
sione (forzata), al termine della quale è posto il sistema di distribuzione. Questo è costitito
da uno o più ugelli (generalmente non più di sei) come mostrato nella figura 8. Il distri-
butore ha il compito di accelerare l’acqua sino alla velocità c1 di ingresso nella girante,
convertendo l’energia potenziale, corrispondente al salto utile, in energia cinetica. Il getto
che fuoriesce dal distributore colpisce la pala della girante nella mezzeria tangenzialmente
al cerchio dei getti di diametro D (vedi figura 9). La pala devia la corrente e, a causa
della variazione della quantità di moto, riceve un spinta che mantiene la girante in rota-
zione. Le pale sono calettate su un disco solidale all’albero rotante che trasmette coppia
e potenza ad un utilizzatore. L’ugello è fornito di una spina centrale detta ago Doble
avente una forma affusolata come mostrato nello schema in figura 9. Tale geometria è
ottimizzata per rendere minime le perdite per attrito fluidodinamico nel distributore ed
ottenere un getto avente un profilo di velocità pressochè unidimensionale. In questo modo
il getto, quasi totalmente privo di gradienti di velocità al suo interno, raggiunge la pala
mantenendo un diametro, d (diametro del getto), praticamente costante, e la sua energia
può essere sfruttata in maniera ottimale dalla girante. Nella figura 10 è rappresentata
la sezione di un ugello con il tegolo deviatore che viene utilizzato per intercettare il get-
to quando bisogna interrompere velocemente l’erogazione di energia evitando l’insorgere
del colpo d’ariete. La pala di una turbina Pelton ha una forma tipica detta a doppio
7 TURBINA PELTON 16
Figura 10: Sezione di un ugello con tegolo deviatore (tratto da ref. [3]).
cucchiaio, come mostrato in figura 11. Nella mezzeria essa presenta un sottile spigolo che
ha la funzione di ripartire il getto incidente tra i due cucchiai. Ciascuno dei due flussi
in cui il getto è ripartito, guidato dalla pala, subisce una deviazione di (180◦ − β), dove
l’angolo β è in genere circa pari a 15◦ . Tale angolo è diverso da zero affinché l’acqua si
allontani dalla pala con una componente diretta secondo l’asse della girante in modo che
essa non possa interferire con il dorso della pala successiva provocando un dannoso effetto
frenante. Inoltre, ripartendo il getto in due parti uguali, si bilancia la variazione della
quantità di moto nella direzione assiale e quindi la spinta assiale sulla ruota risulta nulla
(essendo anche nulla la risultante delle forze di pressione poiché la macchina è ad azione).
Nella parte inferiore la pala presenta uno scasso (zona tagliata) che ha due funzioni: 1)
permettere al getto di lavorare più a lungo riducendo l’interferenza con la pala successiva;
2) minimizzare le perdite al momento dell’ingresso della pala nel getto (per questo motivo
7 TURBINA PELTON 17
Applichiamo ora il primo principio della termodinamica tra la sezione di ingresso (sezione
0) ed una qualsiasi sezione del getto (sezione 1):
p0 − p1 c2 − c21
Lwd = + g(z0 − z1 ) + 0 , (50)
ρ 2
dove Lwd rappresenta le perdite nell’ugello, z0 = z1 e p1 = pa (il getto è a pressione
atmosferica). Quindi, utilizzando l’equazione (49), possiamo scrivere:
c21
Lwd = gHu − ; (51)
2
ed esplicitando la velocità c1 si ottiene:
q
c1 = 2(gHu − Lwd ). (52)
dove le due velocità sono riferite allaqmedesima variazione di quota piezometrica. Sapendo
che per una turbina Pelton c1id = 2(gHu ), l’equazione (52) può anche essere espressa
come q
c1 = ϕ 2gHu. (54)
Per tracciare il triangolo delle velocità nella sezione di ingresso della pala, consideriamo
c1
β α2 w1 u
w2 c2
u
Figura 12: Triangoli delle velocità di una turbina Pelton.
dove le due velocità sono relative alla medesima variazione di quota piezometrica. Nel
caso della turbina Pelton tale relazione diventa:
w2 = ψw1 . (56)
Essendo, come già detto, la velocità di trascinamento in uscita uguale a quella in ingresso,
è possibile determinare la velocità assoluta nella sezione di uscita della girante, c2 , e
completare il tracciamento dei triangoli di velocità riportati in figura 12. Per quanto
riguarda i valori numerici dei coefficienti di perdita, il valore di ϕ è generalmente compreso
tra 0.95 e 0.98 e dipende dalla geometria dell’ugello; ψ, invece, è compreso tra 0.9 e 0.97
e dipende dalla finitura superficiale della pala.
7.3 Prestazioni
Utilizzando l’equazione (8) con u1 = u2 = u si ha che il lavoro ottenuto dalla turbina è:
C
ηy
1 u / c1
0 0.5
pala
c1
u w1
energia cinetica di scarico. Anche in questo caso le perdite crescono all’aumentare della
velocità di trascinamento (vedi figura 14), e il rendimento idraulico si riduce. Apportando
le correzioni dovute all’effetto ventilante e alla non unidimensionalità del getto alle curve
del rendimento idraulico e della coppia nella figura 13, si ottengono le due curve trat-
teggiate. Il massimo della curva del rendimento si sposta verso valori più bassi di u/c1,
generalmente compresi tra 0.45 e 0.48, mentre la velocità di fuga si ha per u/c1 circa pari
a 0.9.
Vediamo ora di stimare il massimo salto utilizzabile da una Pelton. In base all’equa-
zione (54) si ha:
c21
2
1 c1
Hu = = u2 , (63)
2gϕ 2 2gϕ u2
da cui si deduce che il salto utilizzabile cresce con il quadrato della velocità di trasci-
namento. Considerando che in condizioni di progetto u/c1 è circa pari a 0.46, ponendo
u = 100 m/s, come valore massimo ammissibile per le sollecitazioni centrifughe, e ϕ = 0.97
si ha:
Hu ≈ 2400 m, (64)
che dimostra come le turbine Pelton siano adatte a sfruttare alte cadute.
7.4 Regolazione
La regolazione delle turbine Pelton avviene variando la sezione di passaggio del distribu-
tore spostando assialmente l’ago Doble. Per un’ampia zona di valori della portata questa
operazione non altera il valore della velocità c1 in quanto il coefficiente di perdita ϕ (e
quindi il rendimento idraulico) rimane pressoché costante. In realtà, specialmente per
grandi variazioni di portata, bisogna considerare che:
1. la potenza persa per attrito fluidodinamico nel distributore tende a mantenersi co-
stante e ciò comporta una riduzione del coefficiente ϕ dovuta alla riduzione della
potenza del getto che fuoriesce dal distributore nel caso in cui la portata viene
ridotta;
3. all’aumentare della portata i filetti fluidi sono mediamente guidati meno bene in
girante e ciò porta ad un aumento delle perdite per energia cinetica di scarico;
ηt
Pu
0
0 0.7 1 Q / Q max
A/Amax=1
Qs
0.9
A/Amax=0.75
ηt = 0.8 A/Amax=0.5
0.7
ns
Tali considerazioni giustificano la presenza di un massimo (molto piatto) nella curva del
rendimento della turbina, ηt , in funzione della portata, Q/Qmax , riportata in figura 15.
La potenza utile, proporzionale al rendimento totale della turbina e alla portata secondo
7 TURBINA PELTON 23
l’equazione (25), presenta l’andamento riportato nella figura 15. Unendo le informazioni
provenienti da un certo numero di grafici del tipo riportato in figura 13, ciascuno relativo
ad un valore della portata (apertura del distributore), si ottiene il diagramma collinare
della turbina. Uno schema di tale diagramma è riportato in figura 16 in funzione della
portata e del numero di giri specifici.
8 TURBINA FRANCIS 24
8 Turbina Francis
8.1 Descrizione della macchina
Generalmente in impianti con turbina Francis è presente una condotta forzata che collega
il serbatoio di monte con la macchina. Al termine della condotta è situata una voluta
che ha il compito di ripartire l’acqua tra gli ugelli distributori. Come si vede nella figura
17, la sezione della voluta è decrescente poiché la portata decresce man mano che l’acqua
defluisce attraverso gli ugelli distributori. Il distributore è costituito da un insieme di pale
orientabili per consentire la regolazione, come si vede nella sezione trasversale in figura 18
nella quale è raffigurato anche il meccanismo di movimentazione delle stesse. Esse sono
sagomate in modo da formare ugelli convergenti. Infatti, il compito del distributore è di
accelerare l’acqua, che procede radialmente verso l’asse di rotazione (macchina centripeta),
8 TURBINA FRANCIS 25
1. Tra il pelo libero del bacino di monte (sezione A in figura 6) e la sezione di ingresso
8 TURBINA FRANCIS 26
H H A H0
H0 H 1
Hd
H1 H 2
H3 H 2
A 0 1 2 3 B
Figura 19: Linea delle quote piezometriche per una turbina Francis.
α1 w2
c1 β1 c2
w1
u1 u2
I triangoli di velocità tipici di una turbina Francis sono riportati in figura 20. Essi sono
riferiti alla sezione di ingresso (triangolo 1) e di uscita (trangolo 2) della girante e sono
tracciati nei corrispondenti piani tangenti al filetto medio (vedi figura 21). Si noti che
i) w2 > w1 poiché la macchina è a reazione; ii) u2 < u1 poiché la macchina è centripeta
(le turbine non sono mai centrifughe poiché la variazione di energia dovuta al campo
di forze centrifughe tenderebbe a diminuire il lavoro ottenuto in girante, come si evince
dall’equazione 9); iii) la velocità assoluta in uscita ha componente periferica molto piccola
(cu2 ≈ 0) per minimizzare le perdite per energia cinetica di scarico. Cerchiamo ora di
D1
1111
0000
0000
1111
B 1
2
piano tangente in ingresso
filetto medio
piano tangente in uscita
Ds
D1
1111
0000
0000
1111
B
1
2 Ds
capire, con alcune semplificazioni, come variano i triangoli delle velocità e l’architettura
della macchina al variare del numero di giri caratteristico. Per fare questo consideriamo la
definizione di nc , equazione (47), e sostituiamo la potenza utile con la seguente espressione:
Pu = ηt GgHu . (73)
8 TURBINA FRANCIS 29
D1
1111
0000
0000
1111
B
1
2 Ds
Con riferimento ad una turbina del tipo schematizzato in figura 21, esprimiamo la portata
massica, G, in funzione delle grandezze nella sezione 1:
Moltiplicando e dividendo per cosα1 l’argomento della radice quadrata e ricordando che
ηy = u1 cu1 /(gHu ) (nell’ipotesi che cu2 = 0), si ottiene:
s
ρg 5/2 B
nc = ηy ηt tgα1 K, (76)
π D1
D1 . Nella figura 22 è rappresentata una turbina con nc medio. La pala della girante ha
la sezione di ingresso molto vicina alla sezione di uscita del distributore (piccolo gioco
radiale) per minimizzare le perdite per cattivo direzionamento dell’acqua in ingresso. Con
una geometria simile è impossibile realizzare Ds > D1 e quindi il valore di nc è limitato
a circa 200 giri/min. Inoltre, una pala di questo tipo presenta una superficie molto
estesa e quindi elevate perdite per attrito fluidodinamico. Aumentando il gioco radiale
tra uscita-distributore e ingresso-girante si riduce il dimetro in ingresso girante (vedi figura
23) e si possono ottenere valori maggiori di B/D1 e Ds > D1 . Quindi architetture come
quelle schematizzate in figura 23 possono raggiungere nc ≈ 450 giri/min. Inoltre, avendo
ridotto la superficie della pala, le perdite per attrito fluidodinamico in girante risultano
molto minori e si può anche ottenere un aumento del rendimento idraulico.
α1 β1 α1 β1 α1 β1
w2 w1
c1 w1 c1 c1
c2 u1 w1 u1
u1 u2
Dall’equazione (76) risulta che il numero di giri caratteristico aumenta con l’angolo α1 .
La figura 24 mostra l’evoluzione dei triangoli delle velocità nella sezione di ingresso della
girante al variare di nc (crescente da sinistra a destra). Il triangolo in uscita è disegnato
solo per la turbina lenta poiché ha variazioni molto minori, con c2 sempre assiale e u2
che tende ad avvicinarsi alla u1 al crescere di nc . Dai valori tipici degli angoli α1 e β1 è
possibile determinare il grado di reazione, che risulta crescente all’aumentare del numero
di giri caratteristico, come riportato nella tabella 2. Nella figura 24 sono disegnati i profili
della pala della girante in corrispondenza del filetto medio per ciascun caso. La linea
media di ciascun profilo deve essere tangente in ingresso e in uscita alla corrispondente
velocità relativa: si può notare come, all’aumentare di nc (e del grado di reazione) la
pala abbia una curvatura decrescente. Le figure 25 e 26 rappresentano gli schemi di
due diagrammi collinari relativi rispettivamente ad una turbina Francis lenta ed a una
tubina Francis veloce. Su ciascuno di essi sono riportate le linee isorendimento, le linee
a numero di giri caratteristico costante e le linee ad apertura costante del distributore.
Queste ultime risultano decrescenti per le turbine lente e per valori di ns elevati a causa
dell’azione del campo di forze centrifughe che si oppone al flusso. Nelle turbine veloci
il ramo decrescente non è visibile all’interno del campo di funzionamento. Guardando
8 TURBINA FRANCIS 31
Classe di turbina α1 β1 χ nc
Francis lenta 15◦ ÷ 20◦ 60◦ ÷ 70◦ 0.3 60 ÷ 130
Francis media 25◦ ÷ 30◦ 90◦ 0.4 ≈ 200
Francis veloce 35◦ ÷ 40◦ 120◦ ÷ 130◦ 0.5 350 ÷ 450
n c crescente
n c= 100
Qs
ηt= 0.8
0.7
0.9 0.6
A/Amax=1
A/Amax=0.75
A/Amax=0.5
η t= 0 A/Amax=0.25
ns
Figura 25: Schema del diagramma collinare di una turbina Francis lenta.
le figure 16, 25 e 26 si nota che all’aumentare del numero di giri caratteristico le curve
isorendimento hanno l’asse maggiore sempre più inclinato rispetto alla verticale (per le
turbine Pelton è quasi completamente verticale). Ciò è dovuto alla crescente incidenza
delle perdite per cattivo direzionamento quando si opera una variazione della portata a
velocità di rotazione costante.
8.3 Regolazione
La regolazione della turbina Francis si effettua variando l’inclinazione delle pale del di-
stributore: in tal modo si varia la sezione di passaggio e quindi la portata che attraversa
la macchina. Attraverso tale manovra si varia l’angolo della velocità assoluta nella sezio-
ne di ingresso della girante rispetto alle condizioni di progetto. A parità di velocità di
rotazione, ne consegue una variazione dell’angolo cinematico β1 che quindi non coincide
più con l’angolo costruttivo. In queste condizioni si ottiene un incremento delle perdite
fluidodinamiche a causa delle perdite per cattivo direzionamento in ingresso girante. Tali
perdite crescono al crescere della differenza tra l’angolo cinematico e l’angolo costruttivo
(entità della regolazione) della velocià del fluido e pertanto saranno più elevate per le
turbine veloci, come si può notare dalla figura 27. Le condizioni di progetto sono situate
8 TURBINA FRANCIS 32
n c crescente
n c= 350 A/Amax=1
Qs
0.9 A/Amax=0.75
0.6
0.7
η=
t
0.8
A/Amax=0.5
A/Amax=0.25
η t= 0
ns
Figura 26: Schema del diagramma collinare di una turbina Francis veloce.
circa al 75% e al 90% della portata massima rispettivamente per una turbina lenta e per
una turbina veloce.
ηy
(ηy) max
Turbina lenta
Turbina veloce
Quando si hanno piccole cadute disponibili e si vuole produrre una potenza elevata è
necessario che la turbina smaltisca una portata elevata. Supponiamo di avere a disposi-
zione un salto utile pari a 10 m e di voler produrre una potenza pari a 20 MW . Se si
scegliesse la turbina Francis più veloce, che corrisponde allo schema in figura 23 e ha al
massimo nc = 450 giri/min, in base alla definizione di nc la macchina dovrebbe ruotare
con velocità:
n ≈ 48.5 giri/min. (78)
9 TURBINA AD ELICA E KAPLAN 34
albero distributore
rd B
bulbo
r
asse di rotazione della pala
pala della girante
ri
re
rc diffusore
Valori cosı̀ bassi della velocità di rotazione pongono problemi costruttivi e incrementano
i costi nella produzione dell’alternatore collegato alla turbina. In alternativa si può ri-
nunciare al collegamento diretto tra turbina e alternatore, inserendo un moltiplicatore di
velocità. Un’altra possibilità è quella di ripartire il flusso in più turbine che sviluppano
potenze inferiori e quindi ruotano a velocità superiori. Ma con questi dati di proget-
to dell’impianto, la soluzione più soddisfacente sarebbe quella di ricorrere a turbine con
numero di giri caratteristico più elevato. Seguendo il ragionamento fatto nel paragrafo
precedente in base all’equazione (76), è possibile costruire macchine con numero di giri
più elevato facendo allontanare ancora la pala della girante rispetto al distributore fino
a farle assumere una posizione puramente assiale (in tal modo infatti il diametro medio
di ingresso nella girante diminuisce). L’architettura che ne deriva è rappresentata nella
figura 28 mentre uno schema semplificato è mostrato in figura 29. Tale tipo di macchina
prende il nome di turbina ad elica se le pale della girante sono fisse, oppure di turbina
Kaplan se le pale della girante sono ad inclinazione variabile (in questo caso il meccanismo
di movimentazione delle pale è alloggiato nel bulbo).
Gli impianti con turbine Kaplan sono normalmente privi di condotta forzata come
accade per le turbine Francis veloci (vedi figure 3 e 5). In genere la macchina ha asse
verticale e il bacino di prelievo è collegato direttamente con una camera che circonda il
distributore. Il distributore ha le pale orientabili per ragioni di regolazione. Nel con-
dotto che collega l’uscita del ditributore con l’ingresso della girante l’acqua compie una
9 TURBINA AD ELICA E KAPLAN 35
deviazione di 90◦ e poi attraversa assialmente la girante. Nelle turbine Kaplan le pale
della girante possono essere orientate per minimizzare le perdite per cattiva incidenza in
tutte le condizioni di funzionamento. Esse, inoltre, sono sempre svergolate a causa del
forte sviluppo radiale. Dopo la girante è necessaria la presenza di un diffusore per le
basse cadute utili. Il calcolo delle variazioni di quota piezometrica nelle componenti della
macchina è analogo al calcolo effettuato per le turbine Francis: bisogna considerare che in
questo caso, essendo la girante assiale, si ha u2 = u1. Inoltre, le condizioni del fluido nella
sezione di uscita del distributore (sezione d) sono diverse dalle condizioni nella sezione di
ingresso della girante (sezione 1). All’uscita del distributore l’acqua ha una velocità, cd ,
con componente assiale nulla e componenti radiale e periferica rispettivamente pari a:
dove αd è l’angolo formato tra la velocità cd e la direzione periferica. La potenza utile può
essere calcolata mediante l’equazione (28) dove la portata, G, può essere calcolata nella
sezione di uscita del distributore come:
oppure, ponendosi nella sezione di ingresso della girante, considerando il gioco radiale tra
punta della pala e cassa, si ha:
π 2
ηv G = ρπ re2 − ri2 ca1 = ρ De − Di2 ca1 = ρπDℓca1 , (81)
4
e
π 2
G=ρ Dc − Di2 ca1 , (82)
4
dove ℓ è l’altezza radiale della pala della girante, De , Di e D sono i diematri esterno,
interno e medio della girante, e Dc è il diametro della cassa, maggiore di De .
In base all’equazione (84), detta anche equazione del vortice libero, la velocità periferica,
cu , varia in modo inversamente proporzionale al raggio nel canale tra distributore e girante
9 TURBINA AD ELICA E KAPLAN 36
d
c2
ρ u
r
dp A B
dr 1
e quindi, in particolare, anche nella sezione 1 di ingresso girante. L’acqua che attraversa
il canale, nel piano z = cost immediatamente a monte della girante, si trova in equilibrio
radiale semplice, cioè ciascun elemento di fluido è in equilibrio nella direzione radiale sotto
l’azione della forza centrifuga e del gradiente di pressione (vedi figura 30):
dp c2
= ρ u. (85)
dr r
Differenziando l’equazione (84) e moltiplicandola per ρcu /r, si ottiene:
cu
ρ (drcu + rdcu) = 0, (86)
r
da cui:
c2u
ρ dr = −ρcu dcu , (87)
r
e infine, tramite l’equazione (85):
Integrando tale equazione tra due punti A e B situati alla stessa quota (vedi figura 30) si
ottiene: !
c2uA c2uB
pA − pB = −ρ − . (89)
2 2
Inoltre, applicando il PPT tra il serbatoio di monte e i punti A e B e sottraendo membro
a membro, si ha: !
c2A c2B
pA − pB = −ρ − . (90)
2 2
Confrontando le equazioni (89) e (90) deriva che
ovvero, come conseguenza della presenza di un vortice libero, la componente assiale della
velocità è costante in punti situati alla medesima quota. In particolare ciò è valido nella
sezione di ingresso della girante. Se la pala della girante è svergolata in modo che nella
2
radice
mezzeria
punta
Figura 31: Filetti passanto per la radice, la mezzeria e la punta della pala.
sezione di uscita 2 si abbia un vortice libero (cioè cu2 r = cost.), si dice che la pala è
svergolata secondo il criterio del vortice libero. In questo caso si ha che: i) anche nella
sezione di uscita della girante la componente assiale della velocità assoluta è costante
con il raggio; ii) il lavoro ottenuto, (Li )ott , da ciascun filetto di fluido nell’attraversare
la girante è costante con il raggio. Infatti, introducendo le costanti K1 e K2 e ponendo
cu1 r = K1 e cu2 r = K2 si ha:
dove l’ultimo termine è evidentemente indipendente dal raggio. Per pale svergolate se-
condo il criterio del vortice libero, i triangoli di velocità alla radice delle pale, in mezzeria
e in punta (vedi figura 31) hanno la forma tipica mostrata rispettivamente nella figura
32. Si noti che per la conservazione della massa si ha ca2 = ca1 e che si è assunto cu2 = 0.
Con questo tipo di progettazione delle pale la deviazione del flusso diminuisce al crescere
c1 c2 w2
w1
a) ur ur
c1 w2
c2 w1
b)
um um
c1 c2 w1 w2
c)
up up
Figura 32: Triangoli delle velocità e profilo della sezioni alla radice (a), alla mezzeria (b)
e alla punta (c) della pala.
del raggio. Ciò consente di rastremare le pale verso la punta, riducendone le sollecitazioni
centrifughe. Inoltre, benchè, a causa dell’elevato sviluppo radiale delle pale, la teoria uni-
dimensionale non è valida, essa può essere applicata a ciascun filetto fluido tra l’ingresso
del distributore e l’uscita della girante. Si noti, infine, che secondo la definizione data
dall’equazione (32), il grado di reazione aumenta dalla radice alla punta della pala (in
genere risulta superiore a 0.6).
9 TURBINA AD ELICA E KAPLAN 39
9.3 Regolazione
La regolazione delle turbine ad elica e Kaplan avviene variando l’inclinazione delle pale del
distributore e quindi variando l’area di passaggio, come avviene per le turbine Francis.
Avevamo notato nello studio delle turbine Francis, che allontanandosi dalle condizioni
di progetto, le perdite per cattiva incidenza all’ingresso della girante crescono tanto più
rapidamente quanto più alto è il numero di giri caratteristico. Nelle turbine a elica, quindi,
il rendimento decresce molto rapidamente, discostandosi dalle condizioni di progetto, come
mostrato nella figura 33, rendendo poco conveniente l’utilizzo della macchina a carichi
parziali. Per alleviare questo problema, nelle turbine Kaplan anche le pale mobili sono
ηt
Kaplan
0.9
0.8
elica
regolabili in modo che sia sempre possibile ottenere, per qualsiasi valore di portata (ovvero
di αd ), la coincidenza tra valori cinematici e costruttivi dell’angolo β1 almeno al raggio
medio (vedi figura 34). Per valutare l’angolo di rotazione della pala si deve considerare
Figura 34: Variazione del calettamento delle pale mobili in una turbina Kaplan
(tratto da ref. [3]).
α d = cost.
α d crescente
Qs
0.9
β 1 crescente
ηt = 0.8
0.7 β = cost.
ns
con r = D/2. Infine, dividendo membro a membro le equazioni (93) e (94) si ottiene:
2Btgαd
tgα1 = . (95)
De − Di
In pratica, potendo ruotare la pala della girante, è come se si avesse a disposizione una
turbina ad elica per ogni valore di portata. Di conseguenza, la curva del rendimento
risulta essere l’inviluppo delle curve di rendimento delle varie turbine ad elica idealmente
ottenibili per ogni posizione del distributore e corrispondente posizione ottimale della
girante. La curva inviluppo (vedi figura 33) ha un andamento abbastanza piatto per un
ampio intervallo di portate e in genere si mantiene al di sopra di 0.9 per Q/Qmax compreso
tra 0.4 ed 1. Naturalmente esiste un limite alla variazione dell’angolo di calettamento delle
pale della girante, al di sotto del quale il rendimento comincia a diminuire. Uno schema
del diagramma collinare è riportato in figura 35; su di esso appaiono le curve ad apertura
costante del distributore, αd = cost., (linee tratteggiate), quelle a calettameto costante
delle pale mobili, β1 = cost. (linee a tratto continuo), e le isolinee del rendimento della
turbina. Ciascun punto del collinare corrisponde alla combinazione ottima di β1 e αd .
10 DIFFUSORE 41
10 Diffusore
Abbiamo visto che utilizzando il diffusore per trasformare l’altezza cinetica all’uscita del-
la girante in altezza piezometrica è possibile che nella sezione di uscita della girante si
ottengano pressioni inferiori alla pressione atmosferica. Questo può accadere al crescere
della c2 e dell’altezza della sezione di uscita della girante rispetto al pelo libero del canale
di scarico. Se la pressione scende al di sotto della tensione di vapore, pv , dell’acqua (cor-
rispondente alla temperatura di funzionamento), all’interno della massa di acqua si ha lo
sviluppo di bolle di vapore (ebollizione). Tali bolle, in seguito, trasportate dalla corrente,
raggiungono regioni in cui la pressione è maggiore per cui implodono provocando local-
mente enormi sovrappressioni che sono causa di riduzione di rendimento e danneggiamenti
alla macchina. Tale fenomeno, molto dannoso, è chiamato cavitazione. Occorre, dunque,
garantire, per il buon funzionamento dell’impianto, che in nessun punto la pressione scen-
da al di sotto della tensione di vapore, pv . In particolare, vedremo che esiste un limite
massimo per l’altezza, zs , a cui può essere posta la sezione di uscita della girante rispetto
al pelo libero del canale di scarico. Normalmente il punto di pressione minima, pmin ,
nell’impianto è in corrispondenza dell’estradosso delle pale in prossimità della sezione di
uscita della girante. Dunque, detta p2 la pressione nella sezione di uscita della girante,
per evitare la cavitazione occorre garantire la seguente disuguaglianza:
p2 − ∆p ≥ pv , (96)
p2 pa c22
= − zs − + hwdif . (97)
γ γ 2g
Impiegando la disequazione (96), si ottiene:
pa − pv ∆p c2
zs ≤ − − 2 + hwdif . (98)
γ γ 2g
È usuale raggruppare tutti i termini che dipendono dalle caratteristiche della turbina in
un unico termine:
∆p c22
h0 = + − hwdif , (99)
γ 2g
per cui si ha:
pa − pv
zs ≤ − h0 . (100)
γ
Rilievi sperimentali statistici, basati sulle turbine esistenti, permettono di tracciare una
curva del valore minimo ammissibile per il parametro σ = h0 /Hu in funzione del numero
di giri caratteristico, ben approssimata dall’equazione:
In base alla relazione (100) è possibile valutare il valore massimo di zs ed in generale sarà
opportuno ricorrere ad un margine di sicurezza rispetto a tale valore nella progettazione
dell’impianto, che deve essere garantito anche se, in caso risulti negativo, si hanno problemi
nella ispezione della macchina.
Per quanto riguarda la geometria del diffusore, esso presenta naturalmente sezioni ad
area crescente, quindi ha un forma tronco-conica. Per evitare il distacco della vena fluida
dalle pareti e l’insorgere di zone di ricircolazione, la semiapertura di tale tronco di cono
non supera generalmente i 5◦ ÷ 6◦ . Il diffusore può esser dritto o curvo come mostrato
nelle figure 36 e 37. Quest’ultimo è utilizzato nei casi in cui la posizione della turbina
rispetto al pelo libero del bacino di valle non consente un sufficiente sviluppo assiale del
condotto.
111
000
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111 111
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111 000
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111
Figura 36: Schema di un diffusore dritto.
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1111111111111111
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0000000000000000
1111111111111111
Figura 37: Schema di un diffusore curvo.
11 ESERCIZI 43
11 Esercizi
1. Una turbina idraulica smaltisce una portata Q = 1000 m3 /h. Sono noti: Hu =
200 m; ηt = 0.9; n = 1500 giri/min. Calcolare la potenza utile Pu , la coppia
all’albero C e il numero di giri caratteristico nc .
′
Pu =......5400......CV Pu =......9920......CV nc =......29.43......giri/min
′ ′
3. Un modello di turbina idraulica ha le seguenti caratteristiche: D = 50 cm; Hu =
′ ′
10 m; Q = 0.6 m3 /s; n = 650 giri/min; ηt = 0.87. Determinare per quali valori di
portata e salto utile la turbina di potenza (D = 2.5 m), ruotando a 500 giri/min,
ha lo stesso rendimento. Determinare il tipo presumibile di turbina.
4. Una turbina Pelton sfrutta un salto utile Hu = 1300 m. Sono noti φ = 0.96;
ψ = 0.93; β = 15◦ ; ηm = 0.98; u/c1 = 0.5. Tracciare i triangoli di velocità e
calcolare il lavoro Li . Conoscendo n = 750 giri/min, D/d (rapporto diametri del
cerchio dei getti e del getto) = 25, z (numero getti ) = 3, determinare la portata,
la potenza utile e la coppia all’albero (g = 9.807 m/s2 ).
Li =........11.15........kJ/kg Q=........2.202........m3 /s
Pu =........24.06........MW C=........0.3064........MNm
Li =........1392........J/kg Hu =........157.6........m
11 ESERCIZI 45
Q=........67.91........m3 /s Pu =........92.63........MW
8. Una turbina Pelton funziona con n = 500 giri/min, Q = 1.5 m3 /s,Hu = 840 m,
ed ha un diametro D = 2.2 m. Utilizzando la caratteristica in figura 38, calcolare
la potenza della macchina, nonché i valori del rendimento totale e della potenza
erogata corrispondenti ad una portata pari al 50% di quella di progetto.
′ ′
Pu =......10.97......MW ηt =......0.8690...... Pu =......5.369......MW
10. Una turbina Francis presenta la caratteristica di figura 39; nelle condizioni di pro-
getto essa ha numero di giri caratteristico nc = 106 giri/min, distributore aperto
al 63% e velocità di rotazione n = 375 giri/min. Sapendo che la macchina ha un
diametro D = 3 m, in base ai valori di ns e Qs letti sul collinare, si determinino la
caduta utile, la portata smaltita, la potenza utile ed il rendimento della turbina. A
parità di n, si valutino la portata smaltita e la potenza erogata:
Q=........55.65........m3 /s Pu =........147.9........MW
Q=........5.762........m3 /s Pu =........0........MW
χ=........0.3913........ Pu =........37.48........MW
12. Una turbina Kaplan elabora un salto utile Hu = 23 m, ha una portata Q = 55 m3 /s,
diametro medio D = 2.1 m, rapporto l/D = 0.4 e ruota a n = 200 giri/min.
Sapendo che il rendimento idraulico vale ηy = 0.91, che le pale della ruota sono
svergolate secondo il criterio del vortice libero e che la c2 è assiale, determinare
lavoro indicato e potenza erogata (assumendo ξ = .99, ηm = ηv = .98), nonché
tracciare i triangoli di velocità, i profili delle pale e calcolare i gradi di reazione in
mezzeria, alla radice e in punta delle pale.
Li =........205.3........J/kg Pu =........10.84........MW
13. Una turbina Kaplan smaltisce una portata Q = 70 m3 /s, ruotando alla velocità
n = 300 giri/min. Si conosce: il diametro interno del distributore Di−d = 3 m,
rapporto tra altezza del distributore e diametro esterno della girante B/De = 0.4,
De = 0.85 Di−d , angolo formato tra la velocità all’uscita dal distributore palettato
e la direzione periferica αd = 43◦ , rapporto fra altezza pala e De , L/De = 0.32,
velocità assoluta di scarico dalla girante assiale. Sapendo inoltre che i coefficienti di
perdita nel distributore palettato e nella girante sono φ =( comprensivo delle perdite
nel condotto di adduzione alla girante)ψ = 0.98, che la perdita nel diffusore è pari al
10% della energia cinetica all’uscita della girante, che le perdite nella condotta sono
trascurabili, facendo riferimento ai triangoli di velocità alla mezzeria della pala,
calcolare il salto utile elaborato e il numero di giri caratteristico della macchina
(ηm = ηv = 0.98; ξd (distributore) = ξg (girante) = 1).
Hu =........41.67........m nc =........519.7........giri/min
14. Una turbina ad elica è installata tra due serbatoi a pelo libero e presenta le seguenti
caratteristiche: α1 = 38◦ , α2 = 90◦ , Hu = 28 m, Q = 35 m3 /s, ηm = 0.99, ηv = 0.98,
n = 200 giri/min, D = 1.5 m, l/D = 0.4, B/D = 0.25, ξd (distributore) =
ξg (girante) = 0.98, ψ = 0.96. Calcolare la potenza utile Pu , il rendimento idraulico
ηy , l’angolo di uscita dal distributore αd e la variazione di quota piezometrica in
girante.
Riferimenti bibliografici
[1] Catalano L. A., Napolitano M., Elementi di macchine operatrici a fluido, Pitagora
editrice, Bologna, 1998.
[2] Dadone A., Macchine idrauliche, Appunti dai corsi del Politecnico di Torino, CLUT
editrice, Torino.
[3] Pfleiderer C., Petermann H., Turbomacchine, Tecniche Nuove, 1985, Milano.
[4] Sandrolini S., Naldi G. Macchine, Vol. 2, Pitagora editrice, Bologna, 1996.