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TURBINE IDRAULICHE

P. De Palma, M. Napolitano, G. Pascazio

Indice
1 Introduzione 2

2 Classificazione e costituzione della macchina 4

3 Parametri fondamentali di funzionamento 7

4 Il diagramma collinare di una turbina idraulica 10

5 Similitudine fluidodinamica, numero di giri e portata specifici 11

6 Scelta della turbina e numero di giri caratteristico 13

7 Turbina Pelton 15
7.1 Descrizione della macchina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
7.2 Triangoli delle velocità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
7.3 Prestazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
7.4 Regolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21

8 Turbina Francis 24
8.1 Descrizione della macchina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
8.2 Triangoli delle velocità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
8.3 Regolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31

9 Turbina ad elica e Kaplan 33


9.1 Descrizione della macchina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
9.2 Triangoli delle velocità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
9.3 Regolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39

10 Diffusore 41

11 Esercizi 43

1
1 INTRODUZIONE 2

1 Introduzione
Considerando un fluido incomprimibile, il primo principio della termodinamica in forma
euleriana meccanica per una macchina operatrice assume la forma seguente:
p2 − p1 c22 − c21
Li = + + g(z2 − z1 ) + Lw , (1)
ρ 2
con riferimento alla simbologia utilizzata nella referenza [1].
Nel caso di una macchina motrice, con riferimento al lavoro ottenuto, si ha invece:
p1 − p2 c21 − c22
(Li )ott = + + g(z1 − z2 ) − Lw . (2)
ρ 2
Si definisce quota piezometrica, H, la somma delle altezze geometrica e piezometrica:
p
H =z+ . (3)
γ
La somma della quota piezometrica e dell’altezza cinetica prende infine il nome di carico
totale, H ◦ :
c2 p c2
H◦ = H + =z+ + . (4)
2g γ 2g
L’equazione (1) può quindi essere espressa in funzione della variazione di carico totale,
come:
Li = g (H2◦ − H1◦ ) + Lw . (5)
Con riferimento ad un tratto di condotto attraversato da una portata G = ρAc, trascu-
rando le perdite, le equazioni (1) e (2) danno la seguente relazione:
c22 − c21
= −g (H2 − H1 ) . (6)
2
Da essa e dalla costanza della portata e della densità del fluido risulta chiaramente che
in un condotto convergente c aumenta e H diminuisce, mentre in un condotto divergente
c diminuisce e H aumenta. H ◦ , invece, resta costante in ambedue i casi.
Con riferimento ai triangoli di velocità in ingresso ed uscita della girante di una turbo-
macchina, la coppia esercitata da questa sul fluido è data da:
C = G (cu2 r2 − cu1 r1 ) . (7)
Moltiplicando l’equazione (7) per la velocità angolare, ω, e dividendo per la portata, si
ottiene l’equazione di Eulero (per una macchina operatrice o motrice, rispettivamente):
Li = u2 cu2 − u1 cu1 , (Li )ott = u1 cu1 − u2 cu2 . (8)
Utilizzando il teorema di Carnot, le equazioni (8) diventano:
c22 − c21 w12 − w22 u21 − u22 c21 − c22 w22 − w12 u22 − u21
Li = + − , (Li )ott = + − . (9)
2 2 2 2 2 2
1 INTRODUZIONE 3

Si ricordi che le equazioni (9) si ottengono anche sottraendo le espressioni del I principio
dell termodinamica scritte con riferimento ad un sistema inerziale ed ad un riferimento
rotante con la girante, cioè sottraendo dall’equazione (1) la seguente equazione:

p2 − p1 w22 − w12 u22 − u21


0= + − + g(z2 − z1 ) + Lw , (10)
ρ 2 2

ovvero sottraendo dalla (2) l’equazione (10) cambiata di segno.


2 CLASSIFICAZIONE E COSTITUZIONE DELLA MACCHINA 4

2 Classificazione e costituzione della macchina


Le turbine idrauliche funzionano tra due bacini, prelevando acqua dal bacino situato a
quota più elevata (monte) e scaricandola in quello a quota più bassa (valle). La turbina
è direttamente collegata al bacino di monte se il dislivello a disposizione è modesto,
altrimenti il collegamento è effettuato tramite condotta forzata.
All’estremità di tale collegamento è posto il distributore della turbina, in cui si ha la
trasformazione della differenza di quota piezometrica in energia cinetica. Se tutta la dif-
ferenza di quota piezometrica è trasformata in energia cinetica nel distributore la turbina
è ad azione; se tale trasformazione avviene parte nel distributore e parte nella girante la
turbina è a reazione. La girante di una turbina ad azione è generalmente a pressione am-
biente e il getto di fluido, proveniente dal distributore, che colpisce le pale della girante è
un getto libero, cioè non guidato da un condotto. La turbina Pelton (figura 1) è l’esempio
più diffuso di turbina ad azione.
Viceversa, in una turbina a reazione, il distributore e la girante sono collegati da un
condotto e la girante stessa è chiusa, cioè isolata dall’ambiente, in modo che al suo interno
si possa elaborare una parte della variazione di quota piezometrica. In tali turbine, in
genere, la girante è seguita da un condotto divergente (diffusore) in cui l’elevata energia
cinetica di scarico dalla girante viene convertita in quota piezometrica. Le turbine a
reazione più utilizzate sono le turbine Francis (figure 2 e 3), le turbine ad elica e le
turbine Kaplan (figure 4 e 5).

Figura 1: Turbina Pelton


2 CLASSIFICAZIONE E COSTITUZIONE DELLA MACCHINA 5

Figura 2: Turbina Francis

Figura 3: Turbina Francis


2 CLASSIFICAZIONE E COSTITUZIONE DELLA MACCHINA 6

Figura 4: Turbina Kaplan

Figura 5: Turbina Kaplan


3 PARAMETRI FONDAMENTALI DI FUNZIONAMENTO 7

3 Parametri fondamentali di funzionamento

0
1

Figura 6: Schema di impianto con turbina idraulica.

Si consideri una turbina idraulica funzionante tra due serbatoi a pelo libero. Indi-
chiamo con A il pelo libero del serbatoio di monte e con B quello del serbatoio di valle.
La caduta disponibile, Hd , che rappresenta l’energia idealmente trasformabile in lavoro, è
data dalla differenza tra il carico totale a monte e il carico totale a valle:
pA − pB c2A − c2B
Hd = HA0 − HB0 = zA − zB + + . (11)
γ 2g
In realtà, nella maggioranza degli impianti, la velocità in corrispondenza del pelo libero
dei due bacini è trascurabile (cA = cB = 0), quindi si ha:
pA − pB
Hd = zA − zB + = HA − HB . (12)
γ
Infine, nel caso in cui i serbatoi sono a pressione ambiente (pA = pB = patm ) si ottiene:

Hd = zA − zB , (13)

cioè la caduta disponibile coincide con il dislivello geodetico. In generale la turbina non
può sfruttare tutta la caduta disponibile a causa delle perdite di carico nel collegamento
tra il bacino di monte e la turbina stessa (dovute alla eventuale presenza di una condotta
forzata e/o alle perdite di imbocco nel distributore). Si definisce caduta utile, Hu , la
differenza tra la caduta disponibile e le suddette perdite di carico, Y :

Hu = Hd − Y = HA − HB − Y = H00 − HB (14)
3 PARAMETRI FONDAMENTALI DI FUNZIONAMENTO 8

dove il pedice ′′ 0′′ indica la sezione di ingresso della turbina e per il Primo Principio della
Termodinamica (PPT) H00 = HA − Y . Si definisce, inoltre, rendimento della condotta, ηc ,
il rapporto tra la caduta utile e quella disponibile:
Hu Hd − Y
ηc = = . (15)
Hd Hd
Non tutta la caduta utile viene traformata in lavoro a causa delle resistenze passive
incontrate dal fluido nell’attraversamento della turbina (distributore, girante e diffusore)
e delle perdite per energia cinetica non recuperata allo scarico. Applicando il PPT tra la
sezione 3 di uscita del diffusore e il pelo libero, B, del serbatoio di valle, e considerando
c2
che la velocità di scarico nella sezione 3 viene dissipata (hw3−B = 3 ) si ha:
2g

pB − p3 c2
−hw3−B = zB − z3 + − 3 → H3 = HB , (16)
γ 2g
quindi risulta:
Hu = H00 − H3 , (17)
cioè la caduta utile è la differenza tra il carico totale all’ingresso e la quota piezometrica
all’uscita della turbina. Indicando la somma delle perdite di carico in turbina con hw ,
P

si ha  X  X
(Li )ott = g Hu − hw = gHu − Lw . (18)
Si definisce, quindi, rendimento idraulico della turbina, ηy , il rapporto:

Hu − hw (Li )ott
P
ηy = = . (19)
Hu (Li )ott + Lw
P

La perdita di carico complessiva nella macchina, hw , è pari alla somma delle perdite nei
P

singoli componenti (distributore, girante e diffusore) e della perdita per energia cinetica
residua allo scarico:
c2
hw = hwd + hwg + hwdif + 3 .
X
(20)
2g
Una porzione ∆G della portata complessiva, G, che attraversa la turbina non agisce
sulle pale mobili della girante, e quindi non contribusce allo scambio di energia in modo
corretto, perché sfugge attraverso i giochi tra la punta delle palette e la cassa fissa che
chiude la girante. Si definisce, quindi, il rendimento volumetrico, ηv , come
G − ∆G
ηv = . (21)
G
La potenza interna erogata dalla turbina, cioè quella ceduta dal fluido alle palette, è data
da:
Pi = (G − ∆G) (Li )ott = ηv G (Li )ott = ηv ηy GgHu . (22)
3 PARAMETRI FONDAMENTALI DI FUNZIONAMENTO 9

Una parte di tale potenza interna, che indichiamo con Pwm , viene persa per attrito mec-
canico (ad esempio sui supporti dell’albero) e una parte, che indichiamo con Paus può
essere impiegata per azionare eventuali organi ausiliari (le pompe dell’olio dei cuscinetti
dell’albero, ad esempio). Si definisce la potenza utile:
Pu = Pi − Pwm − Paus , (23)
e si definisce il rendimento meccanico:
Pu
ηm = . (24)
Pi
Quindi la potenza utile può essere espressa come:
Pu = ηm Pi = ηm ηv G (Li )ott = ηm ηv ηy GgHu = ηt GgHu , (25)
dove ηt è definito come il rendimento totale della turbina pari a:
ηt = ηm ηv ηy . (26)
Infine, definendo il rendimento globale dell’impianto,
ηg = ηc ηt = ηc ηm ηv ηy , (27)
si ottiene la seguente espressione per la potenza utile:
Pu = ηt GgHu = ηt ηc GgHd = ηg GgHd. (28)
Il rendimento totale è generalmente compreso tra 0.85 e 0.92 mentre il rendimento mec-
canico varia tra 0.98 e 0.99.
Consideriamo ora una turbina ideale priva di perdite ( hw = 0). Si definisce grado di
P

reazione, χ, il rapporto tra la somma delle variazione di quota piezometrica nelle girante,
∆Hg , e nel diffusore, ∆Hdif , e la variazione di quota piezometrica in tutta la turbina,
∆H:
∆Hg + ∆Hdif
χ= . (29)
∆H
Applicando il primo principio della termodinamica tra la sezione di ingresso (0) e quella
di uscita (3) della turbina e trascurando l’energia cinetica in ingresso (c0 = 0), si ha:
g∆H = (Li )ott . (30)
Applicando il primo principio della termodinamica tra la sezione di ingresso della girante
(1) e la sezione di uscita del diffusore (3), in cui si suppone che la velocità sia nulla essendo
la macchina ideale, si ha:
c2
g∆H1−3 = g (∆Hg + ∆Hdif ) = (Li )ott − 1 , (31)
2
e il grado di reazione può quindi essere espresso come:
c2
(Li )ott − 21
χ= . (32)
(Li )ott
Per una turbina ad azione ideale risulta ovviamente χ = 0. Per le turbine reali, in cui
le perdite non sono trascurabili, l’espressione (32) è solo indicativa dell’effettivo grado di
reazione.
4 IL DIAGRAMMA COLLINARE DI UNA TURBINA IDRAULICA 10

4 Il diagramma collinare di una turbina idraulica


Le grandezze fondamentali che individuano le condizioni di funzionamento di una turbina
idraulica sono la caduta utile, Hu , la portata volumetrica, Q, la velocità di rotazione, n, e il
rendimento totale della turbina, ηt . Noti questi quattro valori, infatti, è possibile calcolare
la potenza utile e la coppia erogate dalla turbina. Generalmente queste macchine sono
destinate a lavorare con una caduta utile poco variabile e a velocità di rotazione costante
(perché collegate ad un alternatore per la produzione di energia elettrica con frequenza
fissata). Tuttavia, sia per una questione di scelta della turbina e dell’alternatore, sia per
una questione di regolazione della potenza e della coppia erogate, è necessario esplorare
un campo di condizioni di funzionamento per un intervallo abbastanza ampio di portata
e velocità di rotazione. La variazione della portata si ottiene variando la posizione del
distributore, quindi aumentando o riducendo l’area di passaggio per il fluido. Perciò, il
diagramma caratteristico di una turbina idraulica presenta le curve di portata con grado di
apertura del distributore (definito come il rapporto tra l’area di apertura e l’area massima
di apertura) costante in funzione di n, per un valore fissato della caduta utile (vedi figura
7). Inoltre, ad ogni coppia (n, Q) corrisponde un valore di ηt , per cui è possibile unire
i punti con ηt = cost. ottenendo una seconda famiglia di curve con il tipico aspetto
mostrato in figura 7. Per questo il grafico prende il nome di diagramma collinare della
turbina idraulica. La curva ηt = 0 individua l’insieme dei punti di funzionamento in

Hu = cost.
Q
0.8 η = 0.7
t
0.9 0.5

A/Amax=1

A/Amax=0.75

A/Amax=0.5
η t= 0 A/Amax=0.25
n
Figura 7: Diagramma collinare di una turbina idraulica.

cui il rendimento meccanico è nullo. Si noti che per ogni valore della portata (superiore
ad un valore minimo) esiste una velocità di rotazione abbastanza elevata per cui si ha
ηt = 0; tale velocità è detta velocità di fuga. L’andamento delle curve ad apertura costante
del distributore (crescente o decrescente) in funzione di n dipende dalla geometria della
macchina ed in particolare dall’azione del campo di forze centrifughe che agisce sul fluido.
In generale, per macchine a forte sviluppo radiale esso è decrescente (come in figura)
5 SIMILITUDINE FLUIDODINAMICA, NUMERO DI GIRI E PORTATA SPECIFICI11

perché il campo di forze centrifughe si oppone al flusso in modo sempre più rilevante
all’aumentare di n; viceversa, per macchine a prevalente sviluppo assiale esso può essere
crescente perché l’influenza del campo di forze centrifughe è poco rilevante.

5 Similitudine fluidodinamica, numero di giri e


portata specifici
Due macchine geometricamente simili con triangoli di velocità simili funzionano in con-
dizioni di similitudine fluidodinamica.
Due macchine funzionanti in condizioni di similitudine fluidodinamica hanno grado di
reazione uguale.
Infatti, scrivendo il lavoro ottenuto come
cu1 cu2 u2 2
 
(Li )ott = − u, (33)
u1 u1 u1 1
e sostituendo nella equazione (32), si ha

c2 cu1 cu2 u2 2 1 c21 2


 
(Li )ott − 1 − u − u
2 = u1  u1 u1 1  2 u21 1
χ= cu1 cu2 u2 2 . (34)
(Li )ott − u1
u1 u1 u1
Per triangoli di velocità simili, i rapporti di velocità corrispondenti sono uguali per le due
turbine, da cui deriva l’eguaglianza di χ.
Per valori del numero di Reynolds sufficientemente elevati, tali che Lw sia proporzio-
nale al quadrato della velocità, due macchine funzionanti in condizioni di similitudine
fluidodinamica hanno rendimento idraulico uguale.
Infatti, supponendo che Lw = ku21 , e utilizzando nuovamente l’equazione (33), si ha:
cu1 cu2 u2 2
 
− u
(Li )ott u1 u1u1 1
ηy = = c

cu2 u2 2 . (35)
(Li )ott + Lw u1
− u1 + k u21
u1 u1 u1
Di nuovo, per triangoli di velocità simili, i rapporti di velocità corrispondenti sono uguali
per le due turbine, da cui deriva l’eguaglianza di ηy .
Consideriamo ancora due turbine geometricamente simili funzionanti in condizioni di simi-
litudine fluidodinamica. Siano D ′ e D le lunghezze di riferimento (ad esempio il diametro
della sezione di ingresso girante) e (Hu′ , n′ , Q′ ) e (Hu , n, Q) i corrispondenti punti di
funzionamento. In conseguenza della similitudine fluidodinamica, si ha che ηy′ = ηy e
χ′ = χ. Inoltre: s
n′ u′1 D D Hu′
= = ′ , (36)
n u1 D ′ D Hu
5 SIMILITUDINE FLUIDODINAMICA, NUMERO DI GIRI E PORTATA SPECIFICI12

s
Q′ c′1 D ′2 D ′2 Hu′
= = 2 . (37)
Q c1 D 2 D Hu
Tali relazioni consentono di realizzare esperimenti in laboratorio su modelli di turbina
in scala ridotta ed estrapolare i risultati alla turbina di dimensioni reali. Quindi, per
descrivere le caratteristiche di funzionamento di una famiglia di turbine geometricamente
simili, è possibile far riferimento ad una macchina di riferimento avente lunghezza carat-
teristica pari ad un metro (D ′ = 1 m) e funzionante con una caduta utile di un metro
(Hu′ = 1 m). I corrispondenti valori della velocità di rotazione e della portata prendono
il nome di numero di giri specifico, ns , e portata specifica, Qs :
nD
ns = √ , (38)
Hu
Q
Qs = √ . (39)
D2 Hu
Spesso il diagramma collinare tipico di una classe di turbine idrauliche geometricamente
simili è espresso in funzione di ns e Qs (cioè è relativo alla macchina di riferimento di
cui sopra). In altri termini, data una macchina avente dimensione caratteristica D che
funzioni con numero di giri n, portata Q e salto utile Hu , il numero di giri specifico (la
portata specifica) è il numero di giri a cui deve ruotare (la portata che deve smaltire)
una turbina geometricamente simile a quella data, avente lunghezza di riferimento pari
ad un metro e funzionante con una caduta utile di un metro, affinchè sia rispettata la
similitudine fluidodinamica. Per quanto riguarda l’impiego del diagramma collinare per
turbine di dimensioni diverse da quella di riferimento, bisogna comunque osservare che la
valutazione del rendimento totale è approssimata per i seguenti motivi: 1) variazione del
numero di Reynolds; 2) flussi non unidimensionali; 3) variazione dei rendimenti meccanico
e volumetrico. Tuttavia le variazioni del diagramma collinare sono abbastanza contenute
specialmente nella zona di massimo rendimento.
Supponiamo ora di avere a disposizione un diagramma collinare per una data turbina,
corrispondente alla caduta utile Hu . Cosa possiamo dire del funzionamento della stessa
turbina per una caduta utile Hu′ ? Per trovare una correlazione, consideriamo il punto
di funzionamento (Hu , n, Q) e cerchiamo i valori di velocità di rotazione, n′ , e portata
volumetrica, Q′ , tali che il nuovo punto di funzionamento (Hu′ , n′ , Q′ ) sia in similitudine
fluidodinamica rispetto alle condizioni originali. Utilizzando la relazione (32) per il grado
di reazione e la definizione di rendimento idraulico, si ha:

c21
= (1 − χ) (Li )ott = (1 − χ)ηy gHu . (40)
2
Quindi, poiché χ ed ηy sono uguali per due condizioni di funzionamento in similitudine
fluidodinamica, si ottiene: s
c′1 Hu′
= . (41)
c1 Hu
6 SCELTA DELLA TURBINA E NUMERO DI GIRI CARATTERISTICO 13

Inoltre, sempre in ipotesi di similitudine fluidodinamica, valgono le seguenti relazioni:


s
n′ u′ c′ Hu′
= 1 = 1 = , (42)
n u1 c1 Hu
s
Q′ c′ Hu′
= 1 = , (43)
Q c1 Hu
corrispondenti alle equazioni (36) e (36) per il caso particolare D ′ = D. Le equazioni
(42) e (43) forniscono i valori di n′ e Q′ cercati e consentono di utilizzare un diagramma
collinare corrispondente ad un valore assegnato di Hu anche per valori diversi della caduta
utile, nell’ipotesi che il rendimento meccanico e il rendimento volumetrico non differiscano
significativamente.

6 Scelta della turbina e numero di giri caratteristico


In sede di progetto di un impianto con turbina idraulica i dati a disposizione sono la
caduta utile, Hu , la potenza utile, Pu , e la velocità di rotazione, n (che per un impianto
idroelettrico è legata alla frequenza di produzione dell’energia da immettere in rete).
Risulta comodo, quindi, avere a disposizione un parametro, valutabile in funzione di questi
tre dati di progetto, attraverso il quale individuare la geometria della turbina ottimale
(che abbia cioè rendimento elevato) per quella particolare terna di dati. Tale parametro
non può essere il numero di giri specifico in quanto esso è funzione del diametro della
macchina, che ovviamente non è noto in sede di progetto. Per costruire un parametro
funzione di (Hu , Pu , n), si considerino ancora le due turbine geometricamente simili e
funzionanti in condizioni di similitudine fluidodinamica. Il rapporto tra le potenze da
esse erogate è:
!2 " #3
Pu′ γQ′ Hu′ D′ Hu′ 2
= = , (44)
Pu γQHu D Hu
essendo uguali i rendimenti. Eliminando il rapporto D ′ /D mediante l’equazione (36), si
ha: s " #5
n′ Pu Hu′ 4
= . (45)
n Pu′ Hu
Se consideriamo una turbina che eroghi una potenza Pu′ = 1 CV con una caduta utile
Hu′ = 1 m, essa ruoterà alla velocità:

′ n Pu
n = 5 . (46)
[Hu ] 4

Generalizzando, data una turbina che eroghi una potenza utile Pu con caduta utile Hu e
ruoti alla velocità n, si definisce numero di giri caratteristico, nc , il numero di giri a cui
deve ruotare una turbina geometricamente simile a quella data e funzionante in condizioni
6 SCELTA DELLA TURBINA E NUMERO DI GIRI CARATTERISTICO 14

di similitudine fluidodinamica, che eroghi una potenza utile pari ad un cavallo con una
caduta utile pari ad un metro: √
n Pu
nc = 5 . (47)
[Hu ] 4
Considerata una famiglia di turbine geometricamente simili, il numero di giri caratteri-
stico è funzione delle condizioni di funzionamento (Hu , Pu , n), perciò si usa classificare
le turbine in base al valore del numero di giri caratteristico nelle condizioni di massimo
rendimento, n∗c . In base al valore di tale parametro è possibile, in sede di progetto, indi-
viduare facilmente la geometria ottimale. Si ricorda che nc è un numero dimensionale, in
genere espresso in giri/min e che, per definizione (retaggio storico!), la potenza utile, Pu ,
deve essere espressa in CV . Ad ogni valore del parametro n∗c corrisponde una geometria
fissata: raggruppando in classi le turbine di uso comune, e assegnando un nome a ciascuna
classe, si ottiene la seguente tabella:

Classe di turbina n∗c [giri/min]


Pelton 5 ÷ 60
Francis lenta 60 ÷ 100
Francis media 100 ÷ 200
Francis veloce 200 ÷ 450
Elica e Kaplan 450 ÷ 1000

Tabella 1: Classificazione delle turbine idrauliche in base al numero di giri


caratteristico di massimo rendimento.

Come esempio, si guardi la figura 39 che mostra il diagramma collinare di una turbina
Francis espresso in funzione di ns e Qs . Si noti, in particolare, la presenza delle isolinee
del numeo di giri caratteristico: il valore di nc rappresentativo della tale classe di turbine
(geometricamente simili) è quello che corrisponde al rendimento massimo.
7 TURBINA PELTON 15

7 Turbina Pelton
7.1 Descrizione della macchina

Figura 8: Turbina Pelton a sei ugelli ad asse verticale.

Dal bacino a monte l’acqua viene inviata alla turbina mediante una condotta in pres-
sione (forzata), al termine della quale è posto il sistema di distribuzione. Questo è costitito
da uno o più ugelli (generalmente non più di sei) come mostrato nella figura 8. Il distri-
butore ha il compito di accelerare l’acqua sino alla velocità c1 di ingresso nella girante,
convertendo l’energia potenziale, corrispondente al salto utile, in energia cinetica. Il getto
che fuoriesce dal distributore colpisce la pala della girante nella mezzeria tangenzialmente
al cerchio dei getti di diametro D (vedi figura 9). La pala devia la corrente e, a causa
della variazione della quantità di moto, riceve un spinta che mantiene la girante in rota-
zione. Le pale sono calettate su un disco solidale all’albero rotante che trasmette coppia
e potenza ad un utilizzatore. L’ugello è fornito di una spina centrale detta ago Doble
avente una forma affusolata come mostrato nello schema in figura 9. Tale geometria è
ottimizzata per rendere minime le perdite per attrito fluidodinamico nel distributore ed
ottenere un getto avente un profilo di velocità pressochè unidimensionale. In questo modo
il getto, quasi totalmente privo di gradienti di velocità al suo interno, raggiunge la pala
mantenendo un diametro, d (diametro del getto), praticamente costante, e la sua energia
può essere sfruttata in maniera ottimale dalla girante. Nella figura 10 è rappresentata
la sezione di un ugello con il tegolo deviatore che viene utilizzato per intercettare il get-
to quando bisogna interrompere velocemente l’erogazione di energia evitando l’insorgere
del colpo d’ariete. La pala di una turbina Pelton ha una forma tipica detta a doppio
7 TURBINA PELTON 16

Figura 9: Schema semplificato di una turbina Pelton (tratto da ref. [4]).

Figura 10: Sezione di un ugello con tegolo deviatore (tratto da ref. [3]).

cucchiaio, come mostrato in figura 11. Nella mezzeria essa presenta un sottile spigolo che
ha la funzione di ripartire il getto incidente tra i due cucchiai. Ciascuno dei due flussi
in cui il getto è ripartito, guidato dalla pala, subisce una deviazione di (180◦ − β), dove
l’angolo β è in genere circa pari a 15◦ . Tale angolo è diverso da zero affinché l’acqua si
allontani dalla pala con una componente diretta secondo l’asse della girante in modo che
essa non possa interferire con il dorso della pala successiva provocando un dannoso effetto
frenante. Inoltre, ripartendo il getto in due parti uguali, si bilancia la variazione della
quantità di moto nella direzione assiale e quindi la spinta assiale sulla ruota risulta nulla
(essendo anche nulla la risultante delle forze di pressione poiché la macchina è ad azione).
Nella parte inferiore la pala presenta uno scasso (zona tagliata) che ha due funzioni: 1)
permettere al getto di lavorare più a lungo riducendo l’interferenza con la pala successiva;
2) minimizzare le perdite al momento dell’ingresso della pala nel getto (per questo motivo
7 TURBINA PELTON 17

Figura 11: Pala di una turbina Pelton (tratto da ref. [3]).

anche i bordi dello scasso devono essere taglienti).

7.2 Triangoli delle velocità


La condotta forzata in genere presenta diametri abbastanza elevati in modo da mantenere
piccola la velocità dell’acqua al suo interno e quindi minimizzare le perdite fluidodinami-
che. Al termine della condotta, nell’ugello, l’acqua attraversa un ugello convergente in cui
subisce una forte accelerazione. Per questi motivi, in genere la velocità c0 di ingresso nel
distributore è trascurabile rispetto alla velocità c1 di uscita. Per valutare c1 applichiamo
il primo principio della termodinamica (in forma meccanica) tra il pelo libero (a pressione
atmosferica, pa ) del serbatoio di monte (sezione A) a la sezione di ingresso dell’ugello
(sezione 0):
pa − p0 c2 − c20
gY = + g(zA − z0 ) + A , (48)
ρ 2
dove Y rappresenta le perdite di carico nella condotta forzata e per definizione (zA − z0 ) è
il salto disponibile, Hd . Trascurando la velocità in corrispondenza del pelo libero (cA = 0)
si ha:
p0 − pa c20
g(Hd − Y ) = gHu = + . (49)
ρ 2
7 TURBINA PELTON 18

Applichiamo ora il primo principio della termodinamica tra la sezione di ingresso (sezione
0) ed una qualsiasi sezione del getto (sezione 1):

p0 − p1 c2 − c21
Lwd = + g(z0 − z1 ) + 0 , (50)
ρ 2
dove Lwd rappresenta le perdite nell’ugello, z0 = z1 e p1 = pa (il getto è a pressione
atmosferica). Quindi, utilizzando l’equazione (49), possiamo scrivere:
c21
Lwd = gHu − ; (51)
2
ed esplicitando la velocità c1 si ottiene:
q
c1 = 2(gHu − Lwd ). (52)

Definiamo il coefficiente di perdita del distributore come:

c1 = ϕc1id , (ϕ < 1), (53)

dove le due velocità sono riferite allaqmedesima variazione di quota piezometrica. Sapendo
che per una turbina Pelton c1id = 2(gHu ), l’equazione (52) può anche essere espressa
come q
c1 = ϕ 2gHu. (54)
Per tracciare il triangolo delle velocità nella sezione di ingresso della pala, consideriamo
c1
β α2 w1 u
w2 c2
u
Figura 12: Triangoli delle velocità di una turbina Pelton.

che la velocità di trascinamento, u, è parallela (e ovviamente ha lo stesso verso) a c1


perché, nelle ipotesi di flusso unidimensionale, supponiamo che la pala si trovi in posizione
ortogonale rispetto alla direzione del getto. Il triangolo in ingresso è quindi degenere, come
mostrato in figura 12, poiché anche la velocità relativa, w1 , risulta allineata con c1 e u.
Per quanto riguarda il triangolo in uscita, consideriamo che la velocità relativa, w2 , ha una
una componente tangenziale negativa e forma un angolo β con la direzione tangenziale
(misurato a partire dal verso negativo). Se consideriamo una pala ideale (priva di perdite),
essendo tutta la girante immersa in un ambiente a pressione atmosferica (si ricorda che
la turbina Pelton è una tubina ad azione) ed essendo u2 = u1 , dal primo principio della
termodinamica si ha w2id = w1 . Nel caso reale la velocità relativa in uscita risulta minore
rispetto a quella ideale a causa delle perdite. Si definisce il coefficiente di perdita in girante
come:
w2 = ψw2id , (ψ < 1), (55)
7 TURBINA PELTON 19

dove le due velocità sono relative alla medesima variazione di quota piezometrica. Nel
caso della turbina Pelton tale relazione diventa:

w2 = ψw1 . (56)

Essendo, come già detto, la velocità di trascinamento in uscita uguale a quella in ingresso,
è possibile determinare la velocità assoluta nella sezione di uscita della girante, c2 , e
completare il tracciamento dei triangoli di velocità riportati in figura 12. Per quanto
riguarda i valori numerici dei coefficienti di perdita, il valore di ϕ è generalmente compreso
tra 0.95 e 0.98 e dipende dalla geometria dell’ugello; ψ, invece, è compreso tra 0.9 e 0.97
e dipende dalla finitura superficiale della pala.

7.3 Prestazioni
Utilizzando l’equazione (8) con u1 = u2 = u si ha che il lavoro ottenuto dalla turbina è:

(Li )ott = u (cu1 − cu2 ) ; (57)

considerando l’angolo β definito in figura 12 e l’equazione (56), si ottiene:

(Li )ott = u [c1 − (u − w2 cosβ)] = u [c1 − u + ψ(c1 − u) cosβ] = u (c1 − u) (1 + ψ cosβ) .


(58)
Quindi, utilizzando le equazioni (54) e (58), il rendimento idraulico può essere espresso
come:
(Li )ott u (c1 − u) (1 + ψ cosβ)
ηy = = , (59)
gHu c21
2ϕ2
ovvero,
u u
 
ηy = 2ϕ2 (1 + ψ cosβ) 1− . (60)
c1 c1
L’equazione (60) rappresenta una parabola in u/c1 che presenta un massimo per u/c1 =
0.5 e si annulla per u/c1 = 0 e u/c1 = 1 (vedi linea a tratto continuo in figura 13). Il
valore del rendimento massimo è:
ϕ2
ηy = (1 + ψ cosβ) . (61)
2
In condizioni di massimo rendimento idraulico, quindi, la componente cu2 è positiva (la
velocità c2 è rivolta leggermente in avanti come nella figura 12). Questa, infatti, è la
configurazione che a parità di Hu rende massimo il lavoro Li e quindi minimizza la somma
delle perdite per attrito fluidodinamico all’interno della macchina (distributore e girante)
e le perdite per energia cinetica di scarico (pari a c22 /2). Si osservi che la c2 è leggermente
rivolta in avanti anche nel caso ideale (ϕ = ψ = 1).
La portata dipende dalla velocità c1 e dalla sezione di passaggio del distributore (grado
di apertura del distributore). A sua volta c1 è funzione di Hu e ϕ. Inoltre la portata è
7 TURBINA PELTON 20

C
ηy

1 u / c1
0 0.5

Figura 13: Rendimento idraulico e coppia di una turbina Pelton.

evidentemente indipendente da u essendo la macchina ad azione. Quindi, riferendosi ad


un valore fissato di Hu la portata non dipende dal rapporto u/c1.
Considerando l’equazione (22) possiamo affermare, che per valori costanti di Hu e
apertura del distributore, la potenza interna presenta un andamento analogo a quello di
ηy in funzione di u/c1 , trascurando la piccola influenza delle variazioni di ηv .
Infine, per quanto riguarda la coppia agente sull’albero, C, ricordando che Pi = Cω,
si ha:
Pi ηv G (Li )ott ηv GD u
 
C= = = c1 (1 + ψ cosβ) 1 − , (62)
ω 2u/D 2 c1
dove D è il diametro del cerchio dei getti. Dall’equazione (62) risulta che la coppia, a
parità di Hu e apertura del distributore, decresce linearmente con u/c1 , offrendo il valore
massimo allo spunto (u = 0), come mostrato nella figura 13. Se si adotta come condizione
di progetto quella in cui il rendimento è massimo, ovvero u/c1 = 0.5, si ha che la coppia
allo spunto è doppia rispetto alla coppia di progetto e che la velocità di fuga è doppia
rispetto alla velocità di progetto.
Le considerazioni sopra riportate e le curve a tratto continuo nella figura 13 sareb-
brero rigorosamente corrispondenti alla realtà se non ci fosse attrito tra le pale e l’aria
e se le condizioni di funzionamento fossero perfettamente unidimensionali. In effetti l’a-
ria inevitabilmente presente all’interno dell’ambiente in cui ruota la girante oppone una
certa resistenza alla rotazione (effetto ventilante) dissipando una piccola percentuale di
energia. La potenza dissipata per effetto ventilante è proporzionale al cubo della velocità
di trascinamento per cui si ha una riduzione del rendimento idraulico crescente con il
rapporto u/c1 . Per quanto riguarda la unidimensionalità del flusso, bisogna considerare
che in realtà il getto comincia ad investire la pala prima che questa abbia raggiunto la
posizione verticale (vedi figura 14). Ne risulta una velocità relativa, w1 , maggiore di quella
prevista nel caso unidimensionale e quindi maggiori perdite per attrito in girante e per
7 TURBINA PELTON 21

pala

c1

u w1

Figura 14: Impatto non unidimensionale tra getto e pala in una


turbina Pelton.

energia cinetica di scarico. Anche in questo caso le perdite crescono all’aumentare della
velocità di trascinamento (vedi figura 14), e il rendimento idraulico si riduce. Apportando
le correzioni dovute all’effetto ventilante e alla non unidimensionalità del getto alle curve
del rendimento idraulico e della coppia nella figura 13, si ottengono le due curve trat-
teggiate. Il massimo della curva del rendimento si sposta verso valori più bassi di u/c1,
generalmente compresi tra 0.45 e 0.48, mentre la velocità di fuga si ha per u/c1 circa pari
a 0.9.
Vediamo ora di stimare il massimo salto utilizzabile da una Pelton. In base all’equa-
zione (54) si ha:
c21
 2
1 c1
Hu = = u2 , (63)
2gϕ 2 2gϕ u2

da cui si deduce che il salto utilizzabile cresce con il quadrato della velocità di trasci-
namento. Considerando che in condizioni di progetto u/c1 è circa pari a 0.46, ponendo
u = 100 m/s, come valore massimo ammissibile per le sollecitazioni centrifughe, e ϕ = 0.97
si ha:
Hu ≈ 2400 m, (64)
che dimostra come le turbine Pelton siano adatte a sfruttare alte cadute.

7.4 Regolazione
La regolazione delle turbine Pelton avviene variando la sezione di passaggio del distribu-
tore spostando assialmente l’ago Doble. Per un’ampia zona di valori della portata questa
operazione non altera il valore della velocità c1 in quanto il coefficiente di perdita ϕ (e
quindi il rendimento idraulico) rimane pressoché costante. In realtà, specialmente per
grandi variazioni di portata, bisogna considerare che:

1. la potenza persa per attrito fluidodinamico nel distributore tende a mantenersi co-
stante e ciò comporta una riduzione del coefficiente ϕ dovuta alla riduzione della
potenza del getto che fuoriesce dal distributore nel caso in cui la portata viene
ridotta;

2. il ragionamento precedente si applica anche alle perdite fluidodinamiche nella girante


e quindi ne deriva una riduzione del coefficiente ψ;
7 TURBINA PELTON 22

3. all’aumentare della portata i filetti fluidi sono mediamente guidati meno bene in
girante e ciò porta ad un aumento delle perdite per energia cinetica di scarico;

4. la potenza persa per effetto ventilante è indipendente dalla portata ma aumenta


la sua incidenza percentuale se, riducendo la portata, si riduce la potenza erogata
dalla turbina.

ηt

Pu

0
0 0.7 1 Q / Q max

Figura 15: Rendimento totale e potenza utile di una turbina Pelton.

A/Amax=1
Qs
0.9

A/Amax=0.75

ηt = 0.8 A/Amax=0.5

0.7

ns

Figura 16: Schema del diagramma collinare di una turbina Pelton.

Tali considerazioni giustificano la presenza di un massimo (molto piatto) nella curva del
rendimento della turbina, ηt , in funzione della portata, Q/Qmax , riportata in figura 15.
La potenza utile, proporzionale al rendimento totale della turbina e alla portata secondo
7 TURBINA PELTON 23

l’equazione (25), presenta l’andamento riportato nella figura 15. Unendo le informazioni
provenienti da un certo numero di grafici del tipo riportato in figura 13, ciascuno relativo
ad un valore della portata (apertura del distributore), si ottiene il diagramma collinare
della turbina. Uno schema di tale diagramma è riportato in figura 16 in funzione della
portata e del numero di giri specifici.
8 TURBINA FRANCIS 24

8 Turbina Francis
8.1 Descrizione della macchina
Generalmente in impianti con turbina Francis è presente una condotta forzata che collega
il serbatoio di monte con la macchina. Al termine della condotta è situata una voluta
che ha il compito di ripartire l’acqua tra gli ugelli distributori. Come si vede nella figura

Figura 17: Sezione meridiana di una turbina Francis.

17, la sezione della voluta è decrescente poiché la portata decresce man mano che l’acqua
defluisce attraverso gli ugelli distributori. Il distributore è costituito da un insieme di pale
orientabili per consentire la regolazione, come si vede nella sezione trasversale in figura 18
nella quale è raffigurato anche il meccanismo di movimentazione delle stesse. Esse sono
sagomate in modo da formare ugelli convergenti. Infatti, il compito del distributore è di
accelerare l’acqua, che procede radialmente verso l’asse di rotazione (macchina centripeta),
8 TURBINA FRANCIS 25

Figura 18: Sezione trasversale (superiore) e meridiana (inferiore) di


una turbina Francis (tratto da ref. [3]).

trasformando l’altezza piezometrica in altezza cinetica. Dal distributore l’acqua viene


indirizzata con la corretta direzione verso la girante (in condizioni di progetto la direzione
della velocità in ingresso è tangente alla linea media del profilo della pala della girante).
Nella girante avviene lo scambio di momento della quantità di moto tra fluido e pale mobili
per cui si ha generazione di energia meccanica. Contemporaneamnte viene completata in
girante la trasformazione di altezza piezometrica in altezza cinetica (le sezioni di passaggio
sono infatti ad area decrescente). Come si vede in figura 18, nella girante sono praticati
alcuni fori che collegano la regione a pressione minore con la zona compresa tra la girante
stessa e la cassa per bilanciare la spinta assiale diretta nel verso del flusso. Dalla girante
l’acqua passa nel condotto diffusore in cui si riducono le perdite per energia cinetica
di scarico decelerando il fluido e trasformando l’altezza cinetica in altezza piezometrica.
Tale recupero è percentualmente più rilevante (e quindi la presenza del diffusore diventa
necessaria) per quelle macchine che lavorano con bassa caduta disponibile ovvero che
hanno numero di giri caratteristico elevato.
Applichiamo il PPT a ciascun componente della macchina e calcoliamo le corrispon-
denti variazioni di quota piezometrica.

1. Tra il pelo libero del bacino di monte (sezione A in figura 6) e la sezione di ingresso
8 TURBINA FRANCIS 26

distributore (sezione 0) si ha:


c20
HA − H0 = + Y. (65)
2g
2. Tra ingresso (sezione 0) ed uscita del distributore (sezione 1) si ha:
c21 − c20
H0 − H1 = + hwd . (66)
2g
Utilizzando il coefficiente di perdita nel distributore, definito dalla relazione (53), e
scrivendo il primo principio per il distributore ideale, si ha:
c21 c20
H0 − H1 =− . (67)
2gϕ2 2g
Sottraendo membro a membro l’equazione (67) dall’equazione (66), si ha:
c21 c21
hwd = − . (68)
2gϕ2 2g
3. Tra ingresso (sezione 1) ed uscita della girante (sezione 2), rispetto al sistema di
riferimento solidale alla girante, si ha:
w22 − w12 u21 − u22
H1 − H2 = + + hwg . (69)
2g 2g
Utilizzando il coefficiente di perdita nella girante, definito dalla relazione (55), e
scrivendo il primo principio per la girante ideale, si ha:
w22 w12 u21 − u22
H1 − H2 = − + . (70)
2gψ 2 2g 2g
Sottraendo, quindi, membro amembro l’equazione (70) dall’equazione (69), si ha:
w22 w22
hwg = − (71)
2gψ 2 2g
4. tra ingresso (sezione 2) ed uscita del diffusore (sezione 3):
c23 − c22
H2 − H3 = + hwdif . (72)
2g
Sommando membro a membro le equazioni (65), (66), (69), (72) e utilizzando l’equazione
(9), si ottiene l’equazione (18). In base alle equazioni (65), (66), (69), (72) è possibile
tracciare la linea delle quote piezometriche riportata in figura 19. In particolare, si può
notare come il diffusore sia l’unico elemento della macchina in cui si ha un aumento della
quota piezometrica. Poiché la pressione in uscita dal diffusore è generalmente fissata dalle
condizioni ambiente, ne deriva che il diffusore consente di ottenere pressioni inferiori alla
pressione atmosferica nella sezione di uscita girante e quindi di incrementare il lavoro
ottenuto a parità di caduta disponibile. Come vedremo meglio in seguito, per questo
motivo ci possono essere problemi legati alla cavitazione nella regione di uscita dalla
girante.
8 TURBINA FRANCIS 27

H H A H0

H0 H 1
Hd

H1 H 2

H3 H 2

A 0 1 2 3 B

Figura 19: Linea delle quote piezometriche per una turbina Francis.

8.2 Triangoli delle velocità


In questo paragrafo analizziamo il funzionamento della macchina nell’ipotesi che il flusso
sia unidimensionale. Disegneremo, quindi, i triangoli di velocità con riferimento al filetto
fluido medio rappresentativo delle condizioni del fluido in ciascuna sezione della macchina.
Tale ipotesi non è sempre valida nello studio delle turbine Francis, specialmente in quelle
la cui geometria corrisponde ad un valore elevato del numero di giri caratteristico. In
queste macchine, infatti, lo sviluppo radiale della pala comporta elevate variazioni della
velocità di trascinamento con il raggio e di conseguenza delle velocità assoluta e relativa.
In tali condizioni, un solo triangolo delle velocità non può rappresentare con buona ap-
prossimazione le caratteristiche del flusso in tutti i punti della sezione della macchina. Per
uno studio più dettagliato si possono considerare più filetti fluidi, ad esempio tre filetti
passanti per la radice, la mezzeria e la punta della pala della girante. Tale approccio verrà
impiegato in seguito per lo studio della turbina ad elica.

α1 w2
c1 β1 c2
w1
u1 u2

Figura 20: Triangoli delle velocità di una turbina Francis.


8 TURBINA FRANCIS 28

I triangoli di velocità tipici di una turbina Francis sono riportati in figura 20. Essi sono
riferiti alla sezione di ingresso (triangolo 1) e di uscita (trangolo 2) della girante e sono
tracciati nei corrispondenti piani tangenti al filetto medio (vedi figura 21). Si noti che
i) w2 > w1 poiché la macchina è a reazione; ii) u2 < u1 poiché la macchina è centripeta
(le turbine non sono mai centrifughe poiché la variazione di energia dovuta al campo
di forze centrifughe tenderebbe a diminuire il lavoro ottenuto in girante, come si evince
dall’equazione 9); iii) la velocità assoluta in uscita ha componente periferica molto piccola
(cu2 ≈ 0) per minimizzare le perdite per energia cinetica di scarico. Cerchiamo ora di

D1
1111
0000
0000
1111
B 1

2
piano tangente in ingresso
filetto medio
piano tangente in uscita
Ds

Figura 21: Sezione di una turbina Francis lenta.

D1
1111
0000
0000
1111
B
1

2 Ds

Figura 22: Sezione di una turbina Francis media.

capire, con alcune semplificazioni, come variano i triangoli delle velocità e l’architettura
della macchina al variare del numero di giri caratteristico. Per fare questo consideriamo la
definizione di nc , equazione (47), e sostituiamo la potenza utile con la seguente espressione:

Pu = ηt GgHu . (73)
8 TURBINA FRANCIS 29

D1
1111
0000
0000
1111
B
1

2 Ds

Figura 23: Sezione di una turbina Francis veloce.

Con riferimento ad una turbina del tipo schematizzato in figura 21, esprimiamo la portata
massica, G, in funzione delle grandezze nella sezione 1:

G = ρπBD1 c1 senα1 , (74)

dove ρ è la densità dell’acqua, B è l’altezza del distributore e D1 è il diametro di in-


gresso della girante e il coefficiente di ingombro è omesso in quanto circa unitario. Dalla
definizione di nc si ha:

n Pu u1
q
−3/2
nc = 5 = ηt ρπBD1 c1 senα1 gHu . (75)
[Hu ] 4 πD1

Moltiplicando e dividendo per cosα1 l’argomento della radice quadrata e ricordando che
ηy = u1 cu1 /(gHu ) (nell’ipotesi che cu2 = 0), si ottiene:
s
ρg 5/2 B
nc = ηy ηt tgα1 K, (76)
π D1

dove K = u1 /(gHu)1/2 è un parametro dipendente da α1 e β1 (la dimostrazione è omessa


per brevità). Trascurando le variazioni dei rendimenti, l’equazione (76) consente di capire
la dipendenza del numero di giri caratteristico dai parametri geometrici B e D1 e dall’an-
golo α1 . Si nota quindi che una turbina a basso nc (lenta) ha un basso rapporto B/D1 e
quindi un pronunciato sviluppo radiale (vedi figura 21). Inoltre, considerando che l’area
della sezione di scarico (di diametro Ds ) deve essere circa uguale a quella di uscita del
distributore, si ha:
π 2 B
Ds ≈ πBD1 ⇒ Ds2 ≈ 4 D12 . (77)
4 D1
Quindi per una turbina lenta (B/D1 piccolo) si ha Ds < D1 . In una turbina con valore di
nc medio-alto il rapporto B/D1 può raggiungere 0.5 e quindi Ds può uguagliare o superare
8 TURBINA FRANCIS 30

D1 . Nella figura 22 è rappresentata una turbina con nc medio. La pala della girante ha
la sezione di ingresso molto vicina alla sezione di uscita del distributore (piccolo gioco
radiale) per minimizzare le perdite per cattivo direzionamento dell’acqua in ingresso. Con
una geometria simile è impossibile realizzare Ds > D1 e quindi il valore di nc è limitato
a circa 200 giri/min. Inoltre, una pala di questo tipo presenta una superficie molto
estesa e quindi elevate perdite per attrito fluidodinamico. Aumentando il gioco radiale
tra uscita-distributore e ingresso-girante si riduce il dimetro in ingresso girante (vedi figura
23) e si possono ottenere valori maggiori di B/D1 e Ds > D1 . Quindi architetture come
quelle schematizzate in figura 23 possono raggiungere nc ≈ 450 giri/min. Inoltre, avendo
ridotto la superficie della pala, le perdite per attrito fluidodinamico in girante risultano
molto minori e si può anche ottenere un aumento del rendimento idraulico.

Turbina lenta Turbina media Turbina veloce

α1 β1 α1 β1 α1 β1
w2 w1
c1 w1 c1 c1
c2 u1 w1 u1

u1 u2

χ 0.3 χ 0.4 χ 0.5

Figura 24: Triangoli di velocità di una turbina Francis.

Dall’equazione (76) risulta che il numero di giri caratteristico aumenta con l’angolo α1 .
La figura 24 mostra l’evoluzione dei triangoli delle velocità nella sezione di ingresso della
girante al variare di nc (crescente da sinistra a destra). Il triangolo in uscita è disegnato
solo per la turbina lenta poiché ha variazioni molto minori, con c2 sempre assiale e u2
che tende ad avvicinarsi alla u1 al crescere di nc . Dai valori tipici degli angoli α1 e β1 è
possibile determinare il grado di reazione, che risulta crescente all’aumentare del numero
di giri caratteristico, come riportato nella tabella 2. Nella figura 24 sono disegnati i profili
della pala della girante in corrispondenza del filetto medio per ciascun caso. La linea
media di ciascun profilo deve essere tangente in ingresso e in uscita alla corrispondente
velocità relativa: si può notare come, all’aumentare di nc (e del grado di reazione) la
pala abbia una curvatura decrescente. Le figure 25 e 26 rappresentano gli schemi di
due diagrammi collinari relativi rispettivamente ad una turbina Francis lenta ed a una
tubina Francis veloce. Su ciascuno di essi sono riportate le linee isorendimento, le linee
a numero di giri caratteristico costante e le linee ad apertura costante del distributore.
Queste ultime risultano decrescenti per le turbine lente e per valori di ns elevati a causa
dell’azione del campo di forze centrifughe che si oppone al flusso. Nelle turbine veloci
il ramo decrescente non è visibile all’interno del campo di funzionamento. Guardando
8 TURBINA FRANCIS 31

Classe di turbina α1 β1 χ nc
Francis lenta 15◦ ÷ 20◦ 60◦ ÷ 70◦ 0.3 60 ÷ 130
Francis media 25◦ ÷ 30◦ 90◦ 0.4 ≈ 200
Francis veloce 35◦ ÷ 40◦ 120◦ ÷ 130◦ 0.5 350 ÷ 450

Tabella 2: Classificazione delle turbine Francis.

n c crescente
n c= 100
Qs

ηt= 0.8
0.7
0.9 0.6
A/Amax=1

A/Amax=0.75

A/Amax=0.5
η t= 0 A/Amax=0.25
ns

Figura 25: Schema del diagramma collinare di una turbina Francis lenta.

le figure 16, 25 e 26 si nota che all’aumentare del numero di giri caratteristico le curve
isorendimento hanno l’asse maggiore sempre più inclinato rispetto alla verticale (per le
turbine Pelton è quasi completamente verticale). Ciò è dovuto alla crescente incidenza
delle perdite per cattivo direzionamento quando si opera una variazione della portata a
velocità di rotazione costante.

8.3 Regolazione
La regolazione della turbina Francis si effettua variando l’inclinazione delle pale del di-
stributore: in tal modo si varia la sezione di passaggio e quindi la portata che attraversa
la macchina. Attraverso tale manovra si varia l’angolo della velocità assoluta nella sezio-
ne di ingresso della girante rispetto alle condizioni di progetto. A parità di velocità di
rotazione, ne consegue una variazione dell’angolo cinematico β1 che quindi non coincide
più con l’angolo costruttivo. In queste condizioni si ottiene un incremento delle perdite
fluidodinamiche a causa delle perdite per cattivo direzionamento in ingresso girante. Tali
perdite crescono al crescere della differenza tra l’angolo cinematico e l’angolo costruttivo
(entità della regolazione) della velocià del fluido e pertanto saranno più elevate per le
turbine veloci, come si può notare dalla figura 27. Le condizioni di progetto sono situate
8 TURBINA FRANCIS 32

n c crescente
n c= 350 A/Amax=1
Qs

0.9 A/Amax=0.75
0.6
0.7
η=
t
0.8
A/Amax=0.5

A/Amax=0.25

η t= 0

ns

Figura 26: Schema del diagramma collinare di una turbina Francis veloce.

circa al 75% e al 90% della portata massima rispettivamente per una turbina lenta e per
una turbina veloce.

ηy
(ηy) max

Turbina lenta

Turbina veloce

0.75 0.9 1 Q / Q max

Figura 27: Rendimento idraulico di una turbina Francis al variare della


portata.
9 TURBINA AD ELICA E KAPLAN 33

9 Turbina ad elica e Kaplan


9.1 Descrizione della macchina

Figura 28: Sezione meridiana di una turbina Kaplan.

Quando si hanno piccole cadute disponibili e si vuole produrre una potenza elevata è
necessario che la turbina smaltisca una portata elevata. Supponiamo di avere a disposi-
zione un salto utile pari a 10 m e di voler produrre una potenza pari a 20 MW . Se si
scegliesse la turbina Francis più veloce, che corrisponde allo schema in figura 23 e ha al
massimo nc = 450 giri/min, in base alla definizione di nc la macchina dovrebbe ruotare
con velocità:
n ≈ 48.5 giri/min. (78)
9 TURBINA AD ELICA E KAPLAN 34

albero distributore

rd B

bulbo

r
asse di rotazione della pala
pala della girante
ri
re
rc diffusore

Figura 29: Schema di una turbina Kaplan.

Valori cosı̀ bassi della velocità di rotazione pongono problemi costruttivi e incrementano
i costi nella produzione dell’alternatore collegato alla turbina. In alternativa si può ri-
nunciare al collegamento diretto tra turbina e alternatore, inserendo un moltiplicatore di
velocità. Un’altra possibilità è quella di ripartire il flusso in più turbine che sviluppano
potenze inferiori e quindi ruotano a velocità superiori. Ma con questi dati di proget-
to dell’impianto, la soluzione più soddisfacente sarebbe quella di ricorrere a turbine con
numero di giri caratteristico più elevato. Seguendo il ragionamento fatto nel paragrafo
precedente in base all’equazione (76), è possibile costruire macchine con numero di giri
più elevato facendo allontanare ancora la pala della girante rispetto al distributore fino
a farle assumere una posizione puramente assiale (in tal modo infatti il diametro medio
di ingresso nella girante diminuisce). L’architettura che ne deriva è rappresentata nella
figura 28 mentre uno schema semplificato è mostrato in figura 29. Tale tipo di macchina
prende il nome di turbina ad elica se le pale della girante sono fisse, oppure di turbina
Kaplan se le pale della girante sono ad inclinazione variabile (in questo caso il meccanismo
di movimentazione delle pale è alloggiato nel bulbo).
Gli impianti con turbine Kaplan sono normalmente privi di condotta forzata come
accade per le turbine Francis veloci (vedi figure 3 e 5). In genere la macchina ha asse
verticale e il bacino di prelievo è collegato direttamente con una camera che circonda il
distributore. Il distributore ha le pale orientabili per ragioni di regolazione. Nel con-
dotto che collega l’uscita del ditributore con l’ingresso della girante l’acqua compie una
9 TURBINA AD ELICA E KAPLAN 35

deviazione di 90◦ e poi attraversa assialmente la girante. Nelle turbine Kaplan le pale
della girante possono essere orientate per minimizzare le perdite per cattiva incidenza in
tutte le condizioni di funzionamento. Esse, inoltre, sono sempre svergolate a causa del
forte sviluppo radiale. Dopo la girante è necessaria la presenza di un diffusore per le
basse cadute utili. Il calcolo delle variazioni di quota piezometrica nelle componenti della
macchina è analogo al calcolo effettuato per le turbine Francis: bisogna considerare che in
questo caso, essendo la girante assiale, si ha u2 = u1. Inoltre, le condizioni del fluido nella
sezione di uscita del distributore (sezione d) sono diverse dalle condizioni nella sezione di
ingresso della girante (sezione 1). All’uscita del distributore l’acqua ha una velocità, cd ,
con componente assiale nulla e componenti radiale e periferica rispettivamente pari a:

crd = cd senαd , cud = cd cosαd , (79)

dove αd è l’angolo formato tra la velocità cd e la direzione periferica. La potenza utile può
essere calcolata mediante l’equazione (28) dove la portata, G, può essere calcolata nella
sezione di uscita del distributore come:

G = ρ2πrd Bcrd ; (80)

oppure, ponendosi nella sezione di ingresso della girante, considerando il gioco radiale tra
punta della pala e cassa, si ha:
  π 2 
ηv G = ρπ re2 − ri2 ca1 = ρ De − Di2 ca1 = ρπDℓca1 , (81)
4
e
π 2 
G=ρ Dc − Di2 ca1 , (82)
4
dove ℓ è l’altezza radiale della pala della girante, De , Di e D sono i diematri esterno,
interno e medio della girante, e Dc è il diametro della cassa, maggiore di De .

9.2 Triangoli delle velocità


All’ingresso della girante, dopo aver subito la deviazione di 90◦ , l’acqua ha una velocità,
c1 , con componente radiale nulla e componenti assiale a tangenziale rispettivamente pari
a:
ca1 = c1 senα1 , cu1 = c1 cosα1 . (83)
Analizziamo ora il flusso nel canale curvo compreso tra l’uscita del distributore (sezione d)
e l’ingresso della girante (sezione 1). Se trascuriamo l’attrito tra i vari filetti di corrente,
si ha la conservazione del momento della quantità di moto lungo ciascun filetto. In
particolare, il momento della quantità di moto in ciascun punto di un filetto sarà pari al
valore in corrispondenza dell’uscita del distributore:

cu r = cost. = cud rd . (84)

In base all’equazione (84), detta anche equazione del vortice libero, la velocità periferica,
cu , varia in modo inversamente proporzionale al raggio nel canale tra distributore e girante
9 TURBINA AD ELICA E KAPLAN 36

d
c2
ρ u
r

dp A B
dr 1

Figura 30: Equilibrio radiale semplice.

e quindi, in particolare, anche nella sezione 1 di ingresso girante. L’acqua che attraversa
il canale, nel piano z = cost immediatamente a monte della girante, si trova in equilibrio
radiale semplice, cioè ciascun elemento di fluido è in equilibrio nella direzione radiale sotto
l’azione della forza centrifuga e del gradiente di pressione (vedi figura 30):

dp c2
= ρ u. (85)
dr r
Differenziando l’equazione (84) e moltiplicandola per ρcu /r, si ottiene:
cu
ρ (drcu + rdcu) = 0, (86)
r
da cui:
c2u
ρ dr = −ρcu dcu , (87)
r
e infine, tramite l’equazione (85):

dp = −ρcu dcu . (88)


9 TURBINA AD ELICA E KAPLAN 37

Integrando tale equazione tra due punti A e B situati alla stessa quota (vedi figura 30) si
ottiene: !
c2uA c2uB
pA − pB = −ρ − . (89)
2 2
Inoltre, applicando il PPT tra il serbatoio di monte e i punti A e B e sottraendo membro
a membro, si ha: !
c2A c2B
pA − pB = −ρ − . (90)
2 2
Confrontando le equazioni (89) e (90) deriva che

caA = caB , (91)

ovvero, come conseguenza della presenza di un vortice libero, la componente assiale della
velocità è costante in punti situati alla medesima quota. In particolare ciò è valido nella
sezione di ingresso della girante. Se la pala della girante è svergolata in modo che nella

2
radice

mezzeria

punta

Figura 31: Filetti passanto per la radice, la mezzeria e la punta della pala.

sezione di uscita 2 si abbia un vortice libero (cioè cu2 r = cost.), si dice che la pala è
svergolata secondo il criterio del vortice libero. In questo caso si ha che: i) anche nella
sezione di uscita della girante la componente assiale della velocità assoluta è costante
con il raggio; ii) il lavoro ottenuto, (Li )ott , da ciascun filetto di fluido nell’attraversare
la girante è costante con il raggio. Infatti, introducendo le costanti K1 e K2 e ponendo
cu1 r = K1 e cu2 r = K2 si ha:

(Li )ott = u(cu1 − cu2 ) = ωr(cu1 − cu2 ) = ω(K1 − K2 ), (92)


9 TURBINA AD ELICA E KAPLAN 38

dove l’ultimo termine è evidentemente indipendente dal raggio. Per pale svergolate se-
condo il criterio del vortice libero, i triangoli di velocità alla radice delle pale, in mezzeria
e in punta (vedi figura 31) hanno la forma tipica mostrata rispettivamente nella figura
32. Si noti che per la conservazione della massa si ha ca2 = ca1 e che si è assunto cu2 = 0.
Con questo tipo di progettazione delle pale la deviazione del flusso diminuisce al crescere

c1 c2 w2
w1
a) ur ur

c1 w2
c2 w1
b)
um um

c1 c2 w1 w2
c)
up up

Figura 32: Triangoli delle velocità e profilo della sezioni alla radice (a), alla mezzeria (b)
e alla punta (c) della pala.

del raggio. Ciò consente di rastremare le pale verso la punta, riducendone le sollecitazioni
centrifughe. Inoltre, benchè, a causa dell’elevato sviluppo radiale delle pale, la teoria uni-
dimensionale non è valida, essa può essere applicata a ciascun filetto fluido tra l’ingresso
del distributore e l’uscita della girante. Si noti, infine, che secondo la definizione data
dall’equazione (32), il grado di reazione aumenta dalla radice alla punta della pala (in
genere risulta superiore a 0.6).
9 TURBINA AD ELICA E KAPLAN 39

9.3 Regolazione
La regolazione delle turbine ad elica e Kaplan avviene variando l’inclinazione delle pale del
distributore e quindi variando l’area di passaggio, come avviene per le turbine Francis.
Avevamo notato nello studio delle turbine Francis, che allontanandosi dalle condizioni
di progetto, le perdite per cattiva incidenza all’ingresso della girante crescono tanto più
rapidamente quanto più alto è il numero di giri caratteristico. Nelle turbine a elica, quindi,
il rendimento decresce molto rapidamente, discostandosi dalle condizioni di progetto, come
mostrato nella figura 33, rendendo poco conveniente l’utilizzo della macchina a carichi
parziali. Per alleviare questo problema, nelle turbine Kaplan anche le pale mobili sono

ηt

Kaplan
0.9
0.8
elica

0.2 0.4 1 Q / Q max

Figura 33: Rendimento di una turbina Kaplan al variare della portata.

regolabili in modo che sia sempre possibile ottenere, per qualsiasi valore di portata (ovvero
di αd ), la coincidenza tra valori cinematici e costruttivi dell’angolo β1 almeno al raggio
medio (vedi figura 34). Per valutare l’angolo di rotazione della pala si deve considerare

Figura 34: Variazione del calettamento delle pale mobili in una turbina Kaplan
(tratto da ref. [3]).

che l’angolo α1 , dal quale è possibile risalire all’angolo β1 , è funzione dell’angolo αd .


Infatti, per la conservazione della massa, la portata all’uscita del distributore deve essere
9 TURBINA AD ELICA E KAPLAN 40

α d = cost.
α d crescente

Qs

0.9
β 1 crescente

ηt = 0.8
0.7 β = cost.

ns

Figura 35: Schema del diagramma collinare di una turbina Kaplan.

uguale alla portata in ingresso girante (Dc = De , e quindi ηv = 1, per semplicità):


π 2  π
ρ2πrd Bcd senαd = ρ De − Di2 c1 senα1 = ρ (De − Di ) Dc1 senα1 , (93)
4 2
dove D = (De + Di )/2. Inoltre, considerando l’equazione di conservazione del momen-
to della quantità di moto relativa al filetto fluido medio tra l’uscita del distributore e
l’ingresso della girante, si ha:

rd cd cosαd = rc1 cosα1 , (94)

con r = D/2. Infine, dividendo membro a membro le equazioni (93) e (94) si ottiene:

2Btgαd
tgα1 = . (95)
De − Di
In pratica, potendo ruotare la pala della girante, è come se si avesse a disposizione una
turbina ad elica per ogni valore di portata. Di conseguenza, la curva del rendimento
risulta essere l’inviluppo delle curve di rendimento delle varie turbine ad elica idealmente
ottenibili per ogni posizione del distributore e corrispondente posizione ottimale della
girante. La curva inviluppo (vedi figura 33) ha un andamento abbastanza piatto per un
ampio intervallo di portate e in genere si mantiene al di sopra di 0.9 per Q/Qmax compreso
tra 0.4 ed 1. Naturalmente esiste un limite alla variazione dell’angolo di calettamento delle
pale della girante, al di sotto del quale il rendimento comincia a diminuire. Uno schema
del diagramma collinare è riportato in figura 35; su di esso appaiono le curve ad apertura
costante del distributore, αd = cost., (linee tratteggiate), quelle a calettameto costante
delle pale mobili, β1 = cost. (linee a tratto continuo), e le isolinee del rendimento della
turbina. Ciascun punto del collinare corrisponde alla combinazione ottima di β1 e αd .
10 DIFFUSORE 41

10 Diffusore
Abbiamo visto che utilizzando il diffusore per trasformare l’altezza cinetica all’uscita del-
la girante in altezza piezometrica è possibile che nella sezione di uscita della girante si
ottengano pressioni inferiori alla pressione atmosferica. Questo può accadere al crescere
della c2 e dell’altezza della sezione di uscita della girante rispetto al pelo libero del canale
di scarico. Se la pressione scende al di sotto della tensione di vapore, pv , dell’acqua (cor-
rispondente alla temperatura di funzionamento), all’interno della massa di acqua si ha lo
sviluppo di bolle di vapore (ebollizione). Tali bolle, in seguito, trasportate dalla corrente,
raggiungono regioni in cui la pressione è maggiore per cui implodono provocando local-
mente enormi sovrappressioni che sono causa di riduzione di rendimento e danneggiamenti
alla macchina. Tale fenomeno, molto dannoso, è chiamato cavitazione. Occorre, dunque,
garantire, per il buon funzionamento dell’impianto, che in nessun punto la pressione scen-
da al di sotto della tensione di vapore, pv . In particolare, vedremo che esiste un limite
massimo per l’altezza, zs , a cui può essere posta la sezione di uscita della girante rispetto
al pelo libero del canale di scarico. Normalmente il punto di pressione minima, pmin ,
nell’impianto è in corrispondenza dell’estradosso delle pale in prossimità della sezione di
uscita della girante. Dunque, detta p2 la pressione nella sezione di uscita della girante,
per evitare la cavitazione occorre garantire la seguente disuguaglianza:

p2 − ∆p ≥ pv , (96)

dove ∆p = p2 − pmin . Applicando il primo principio della termodinamica tra la sezione di


uscita della girante (sezione 2) e il pelo libero del bacino di valle, si ha:

p2 pa c22
= − zs − + hwdif . (97)
γ γ 2g
Impiegando la disequazione (96), si ottiene:

pa − pv ∆p c2
zs ≤ − − 2 + hwdif . (98)
γ γ 2g

È usuale raggruppare tutti i termini che dipendono dalle caratteristiche della turbina in
un unico termine:
∆p c22
h0 = + − hwdif , (99)
γ 2g
per cui si ha:
pa − pv
zs ≤ − h0 . (100)
γ
Rilievi sperimentali statistici, basati sulle turbine esistenti, permettono di tracciare una
curva del valore minimo ammissibile per il parametro σ = h0 /Hu in funzione del numero
di giri caratteristico, ben approssimata dall’equazione:

ln σ = 1.67 ln nc − 10.74. (101)


10 DIFFUSORE 42

In base alla relazione (100) è possibile valutare il valore massimo di zs ed in generale sarà
opportuno ricorrere ad un margine di sicurezza rispetto a tale valore nella progettazione
dell’impianto, che deve essere garantito anche se, in caso risulti negativo, si hanno problemi
nella ispezione della macchina.
Per quanto riguarda la geometria del diffusore, esso presenta naturalmente sezioni ad
area crescente, quindi ha un forma tronco-conica. Per evitare il distacco della vena fluida
dalle pareti e l’insorgere di zone di ricircolazione, la semiapertura di tale tronco di cono
non supera generalmente i 5◦ ÷ 6◦ . Il diffusore può esser dritto o curvo come mostrato
nelle figure 36 e 37. Quest’ultimo è utilizzato nei casi in cui la posizione della turbina
rispetto al pelo libero del bacino di valle non consente un sufficiente sviluppo assiale del
condotto.
111
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111
Figura 36: Schema di un diffusore dritto.

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0000000000000000
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1111111111111111
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0000000000000000
1111111111111111
Figura 37: Schema di un diffusore curvo.
11 ESERCIZI 43

11 Esercizi
1. Una turbina idraulica smaltisce una portata Q = 1000 m3 /h. Sono noti: Hu =
200 m; ηt = 0.9; n = 1500 giri/min. Calcolare la potenza utile Pu , la coppia
all’albero C e il numero di giri caratteristico nc .

Pu =......666.7......CV C=......318.3......kgm nc =......51.49......giri/min

2. Una turbina idraulica ha le seguenti caratteristiche di progetto: Hu = 300 m; Q =


1.5 m3 /s; n = 500 giri/min; ηt = 0.9. Determinare i nuovi valori di portata e
′ ′ ′
velocità di rotazione Q , n tali che per un salto Hu = 450 m il rendimento resti

immutato. Determinare, inoltre, Pu , Pu , nc .
′ ′
Q =........1.837........m3 /s n =........612.4........giri/min


Pu =......5400......CV Pu =......9920......CV nc =......29.43......giri/min

′ ′
3. Un modello di turbina idraulica ha le seguenti caratteristiche: D = 50 cm; Hu =
′ ′
10 m; Q = 0.6 m3 /s; n = 650 giri/min; ηt = 0.87. Determinare per quali valori di
portata e salto utile la turbina di potenza (D = 2.5 m), ruotando a 500 giri/min,
ha lo stesso rendimento. Determinare il tipo presumibile di turbina.

Hu =......147.9......m Q=......57.69......m3 /s nc =......305......giri/min

4. Una turbina Pelton sfrutta un salto utile Hu = 1300 m. Sono noti φ = 0.96;
ψ = 0.93; β = 15◦ ; ηm = 0.98; u/c1 = 0.5. Tracciare i triangoli di velocità e
calcolare il lavoro Li . Conoscendo n = 750 giri/min, D/d (rapporto diametri del
cerchio dei getti e del getto) = 25, z (numero getti ) = 3, determinare la portata,
la potenza utile e la coppia all’albero (g = 9.807 m/s2 ).

Li =........11.15........kJ/kg Q=........2.202........m3 /s

Pu =........24.06........MW C=........0.3064........MNm

5. Assumendo: φ = 0.96; ψ = 0.93; β = 15◦ ; u/c1 = 0.5; ηm = 0.98; tracciare i triangoli


di velocità ed eseguire il dimensionamento di massima di una turbina Pelton, avente
le seguenti caratteristiche: Pu = 140 MW ; Hu = 1404 m; n = 500 giri/min;
z ( numero getti ) = 4; n◦ pale = 15 + D/(2d).

d=......15.39......cm D=......3.043......m n◦ pale=......25......


11 ESERCIZI 44

Figura 38: Diagramma collinare di una turbina Pelton.

6. Una turbina Pelton ha numero di giri caratteristico nc = 42 giri/min, ruota ad una


velocità n = 750 giri/min, e sfrutta un salto utile Hu = 850 m con un rendimento
totale ηt = 0.91. Conoscendo, φ = 0.98, u/c1 = 0.5, determinare la potenza utile,
la portata ed il diametro medio della girante. Determinare, inoltre, i valori delle
predette grandezze, nonché del salto utile Hu di una turbina geometricamente uguale
alla prima e funzionante in condizioni di similitudine fluidodinamica, la cui velocità
di rotazione sia n = 1000 giri/min.

Pu =......48.59......MW Q=......6.405......m3 /s D=......1.568......m


′ ′ ′
Pu =......115.2......MW Q =......8.540......m3 /s Hu =......1511......m

7. Una turbina Francis ha le seguenti caratteristiche: n = 250 giri/min; D1 (diametro


ingresso girante) = 2.85 m; B/D1 = 0.2; D2 (diametro medio uscita girante) =
2.1 m; α1 = 20◦ ; u1 /c1 = cos α1 ; c2 ha componente periferica nulla ed è uguale a
c1 sen α1 ; il rendimento idraulico ηy vale 0.9. Calcolare il lavoro Li ottenuto, il salto
utile Hu ; la portata e la potenza utile (ξ = 0.98, ηm = 0.98, ηv = 1.). Supponendo
che il diffusore sia privo di perdite e che Lw−girante = Lw−distributore , determinare le
cadute elaborate nel distributore e nella girante.

Li =........1392........J/kg Hu =........157.6........m
11 ESERCIZI 45

Q=........67.91........m3 /s Pu =........92.63........MW

Hdistr. =........88.24........m Hgirante =........78.84........m

8. Una turbina Pelton funziona con n = 500 giri/min, Q = 1.5 m3 /s,Hu = 840 m,
ed ha un diametro D = 2.2 m. Utilizzando la caratteristica in figura 38, calcolare
la potenza della macchina, nonché i valori del rendimento totale e della potenza
erogata corrispondenti ad una portata pari al 50% di quella di progetto.
′ ′
Pu =......10.97......MW ηt =......0.8690...... Pu =......5.369......MW

9. Una turbina Francis presenta la caratteristica di funzionamento riportata in figura


39 e funziona con il distributore aperto al 70%, una caduta Hu = 230 m ed ha una
velocità di rotazione n = 375 giri/min. Sapendo che la macchina ha un diametro
D = 2.5 m, si calcoli la potenza erogata e la potenza massima erogabile a numero
di giri costante.

Pu =........49.59........MW Pu =........58.04........MW

10. Una turbina Francis presenta la caratteristica di figura 39; nelle condizioni di pro-
getto essa ha numero di giri caratteristico nc = 106 giri/min, distributore aperto
al 63% e velocità di rotazione n = 375 giri/min. Sapendo che la macchina ha un
diametro D = 3 m, in base ai valori di ns e Qs letti sul collinare, si determinino la
caduta utile, la portata smaltita, la potenza utile ed il rendimento della turbina. A
parità di n, si valutino la portata smaltita e la potenza erogata:

a) Nelle condizioni di massima potenza erogabile.


b) Nelle condizioni di velocità di fuga.

Hu =....334.6....m Q=....41.16....m3 /s Pu =....120.4....MW ηt =....0.8911....

Q=........55.65........m3 /s Pu =........147.9........MW

Q=........5.762........m3 /s Pu =........0........MW

11. Una turbina Francis presenta le seguenti caratteristiche: portata Q = 40 m3 /s,


velocità assoluta all’uscita del distributore pari alla velocità assoluta in ingresso
nella girante c1 = 35 m/s, angolo α1 = 25◦ , u1 /c1 = cos α1 , girante ad ingresso
radiale, velocità assoluta di uscita dalla girante con componente periferica nulla, area
A2 della sezione di uscita della girante (valutata normalmente alla direzione della
velocità assoluta c2 ) pari all’area A1 della sezione di ingresso nella girante (misurata
normalmente alla direzione radiale), diametro medio D2 all’uscita della girante pari
11 ESERCIZI 46

Figura 39: Diagramma collinare di una turbina Francis.

a 0.8 volte il diametro D1 di ingresso. Si sa che le perdite hanno i seguenti valori:


distributore φ = 0.97, girante ψ = 0.95, condotta Lwc = 5 m, diffusore Lwe = 2.5 m,
meccaniche ηm = 0.96, volumetriche ηv = 0.97. Determinare il triangolo di velocità,
il lavoro massico, il salto a disposizione, il rendimento idraulico, il grado di reazione,
e la potenza utile.

Li =......1.006......kJ/kg Hd =......118.7......m ηy =......0.9018......

χ=........0.3913........ Pu =........37.48........MW

12. Una turbina Kaplan elabora un salto utile Hu = 23 m, ha una portata Q = 55 m3 /s,
diametro medio D = 2.1 m, rapporto l/D = 0.4 e ruota a n = 200 giri/min.
Sapendo che il rendimento idraulico vale ηy = 0.91, che le pale della ruota sono
svergolate secondo il criterio del vortice libero e che la c2 è assiale, determinare
lavoro indicato e potenza erogata (assumendo ξ = .99, ηm = ηv = .98), nonché
tracciare i triangoli di velocità, i profili delle pale e calcolare i gradi di reazione in
mezzeria, alla radice e in punta delle pale.

Li =........205.3........J/kg Pu =........10.84........MW

χm =......0.5527...... χp =......0.6566...... χb =......0.1754......


11 ESERCIZI 47

13. Una turbina Kaplan smaltisce una portata Q = 70 m3 /s, ruotando alla velocità
n = 300 giri/min. Si conosce: il diametro interno del distributore Di−d = 3 m,
rapporto tra altezza del distributore e diametro esterno della girante B/De = 0.4,
De = 0.85 Di−d , angolo formato tra la velocità all’uscita dal distributore palettato
e la direzione periferica αd = 43◦ , rapporto fra altezza pala e De , L/De = 0.32,
velocità assoluta di scarico dalla girante assiale. Sapendo inoltre che i coefficienti di
perdita nel distributore palettato e nella girante sono φ =( comprensivo delle perdite
nel condotto di adduzione alla girante)ψ = 0.98, che la perdita nel diffusore è pari al
10% della energia cinetica all’uscita della girante, che le perdite nella condotta sono
trascurabili, facendo riferimento ai triangoli di velocità alla mezzeria della pala,
calcolare il salto utile elaborato e il numero di giri caratteristico della macchina
(ηm = ηv = 0.98; ξd (distributore) = ξg (girante) = 1).

Hu =........41.67........m nc =........519.7........giri/min

14. Una turbina ad elica è installata tra due serbatoi a pelo libero e presenta le seguenti
caratteristiche: α1 = 38◦ , α2 = 90◦ , Hu = 28 m, Q = 35 m3 /s, ηm = 0.99, ηv = 0.98,
n = 200 giri/min, D = 1.5 m, l/D = 0.4, B/D = 0.25, ξd (distributore) =
ξg (girante) = 0.98, ψ = 0.96. Calcolare la potenza utile Pu , il rendimento idraulico
ηy , l’angolo di uscita dal distributore αd e la variazione di quota piezometrica in
girante.

Pu =...8.451...MW ηy =...0.9063... αd =...51.90◦ ... ∆Hg =...14.31...m


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 48

Riferimenti bibliografici
[1] Catalano L. A., Napolitano M., Elementi di macchine operatrici a fluido, Pitagora
editrice, Bologna, 1998.

[2] Dadone A., Macchine idrauliche, Appunti dai corsi del Politecnico di Torino, CLUT
editrice, Torino.

[3] Pfleiderer C., Petermann H., Turbomacchine, Tecniche Nuove, 1985, Milano.

[4] Sandrolini S., Naldi G. Macchine, Vol. 2, Pitagora editrice, Bologna, 1996.

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