Sei sulla pagina 1di 10

BARRIERE

FERMA
Roberto Castaldini
ingegnere forestale libero
professionista - consulente
via Mocenigo, 4 - 37138 Verona
info@studiocastaldini.it
La determinazione delle effettive azioni esercitate dalla pressione della neve sulle

strutture di sostegno permanenti del manto nevoso nella zona di distacco delle va-

langhe risulta essere un operazione assai complessa. Per il calcolo si fa generalmente

riferimento alle Direttive Svizzere per la “Costruzione di opere di premunizione

contro le valanghe nella zona di distacco” edizione 2007 emanate dall’ UFAM

(Ufficio Federale per l’Ambiente) e dal WSL (Istituto Federale Svizzero per lo Studio

della Neve e delle Valanghe) di Davos. Le formule riportate nelle Direttive rappresen-

tano inevitabilmente e necessariamente una semplificazione rispetto a quanto avviene

in natura, ma presentano il grande pregio di essere di immediata comprensione, di

facile impiego e la loro validità è stata perlopiù confermata dall’esperienza sul campo.

L’adottare come riferimento per il calcolo delle forze agenti sulla struttura le Direttive

Svizzere (DS) non esonera tuttavia il progettista dell’intervento da una indispensabi-

le verifica della loro applicabilità, e, se il caso, da una opportuna ed attenta taratura

dei parametri, particolarmente per contesti geografici e climatici differenti da quello

alpino svizzero. A tal fine si sono riscritte le formule nel modo più generale possibile

in funzione dei parametri Dk, ρ e ψ, e si è eseguita una semplice analisi di sensitività

dei principali parametri in gioco. I grafici così ottenuti possono costituire un rapido e

utile strumento per un pre-dimensionamento di massima delle strutture fermaneve.

42
pressione
specifica del
manto nevoso

NEVE

43
PREMESSA il grande pregio di essere di immedia- strutture di legno, nel caso di rastrelliere
La determinazione delle azioni esercitate ta comprensione, di facile impiego e la o ponti da neve temporanei; nonostante
dalla pressione della neve sulle strutture loro validità è stata perlopiù confermata qualche raro esempio di installazione in
di sostegno permanenti del manto ne- dalle misurazioni effettuate nella realtà Svizzera, il calcestruzzo armato precom-
voso nella zona di distacco delle valan- (Kummerli 1958, Margreth 1995, Ram- presso di fatto non si adopera più a causa
ghe risulta essere un operazione assai mer 2009). dei maggiori peso, dimensioni e costi).
complessa. Spesso infatti si manifestano Per il calcolo delle forze agenti sulla L’adottare come riferimento per il cal-
fenomeni difficilmente prevedibili anche struttura si fa dunque generalmente ri- colo delle forze agenti sulla struttura
con attente osservazioni e misurazioni. ferimento alle Direttive Svizzere per la le Direttive Svizzere (DS), la cui validità
Il manto nevoso è un mezzo stratificato, “Costruzione di opere di premunizio- è riconosciuta a livello internazionale
disomogeneo, anisotropo dove la densità ne contro le valanghe nella zona di e supportata da più di cinquant’anni di
e le velocità di scorrimento e di slittamen- distacco” edizione 2007 emanate dall’ esperienza e di validazione sul campo di
to, che determinano l’entità degli sforzi UFAM (Ufficio Federale per l’Ambiente) e opere realizzate e calcolate in base alle
di taglio e quindi la pressione, variano dal WSL (Istituto Federale Svizzero per lo stesse, non esonera il progettista dell’in-
da strato a strato e da zona a zona; inol- Studio della Neve e delle Valanghe) di Da- tervento da una indispensabile verifica
tre il manto nevoso modifica le proprie vos, mentre per il dimensionamento strut- della loro applicabilità, e, se il caso, da
caratteristiche meccaniche più o meno turale e la verifica si adottano gli usuali una opportuna ed attenta taratura dei
rapidamente nel tempo e nello spazio, in metodi della Scienza delle Costruzioni, parametri, particolarmente per contesti
funzione della temperatura. in particolare quello semi-probabilistico geografici e climatici differenti da quello
Le formule di calcolo, cui si fa general- agli stati limite (SLU ed SLE), facendo alpino svizzero. E’ evidente infatti che la
mente ricorso, riportate nel presente riferimento, nel caso specifico italiano, neve degli Appennini, dei Pirenei o quel-
articolo, rappresentano inevitabilmente alle Nuove Norme Tecniche (NTC2008) la del Caucaso, dell’Islanda, della costa
e necessariamente una semplificazione D.M. Infrastrutture 14 gennaio 2008 e 06 occidentale degli Stati Uniti presenta
rispetto a quanto avviene in natura. maggio 2008 ed alla Circolare interpre- caratteristiche assai diverse dalla neve
Nella loro formulazione originaria furono tativa del Consiglio Superiore dei Lavori alpina e il non tenerne debito conto può
proposte da R. Haefeli nel 1954 e suc- Pubblici n. 617 del 02 febbraio 2009, comportare spiacevoli sorprese, fino al
cessivamente modificate sulla base di ovvero, nel caso europeo, all’Eurocodice collasso delle strutture.
dati empirici da B. Salm (1960) e M.R. De 3 sulle costruzioni di acciaio (nella mag- A tal fine si è ritenuto interessante esegui-
Quervain (1963) ed infine recepite dalle gior parte dei casi le strutture fermaneve re una semplice analisi di sensitività dei
Direttive svizzere. Tali formule presentano sono strutture di acciaio; possono essere principali parametri in gioco, ovvero defi-
Fig. 1 - velocità di nire la variazione della pressione specifica
scorrimento e di della neve al variare di una o più variabili
slittamento nel manto
nevoso (da DS, 2007). di input, restando costanti tutte le altre.

w PRESSIONE
SPECIFICA DELLA
NEVE SULLE OPERE
v DI SOSTEGNO
u w La pressione esercitata dal manto nevoso
su un piano verticale alla linea di massima
u pendenza è generalmente causata dallo
smorzamento locale del movimento di
uu scorrimento (pressione di scorrimento –
deformazione plastica interna) e dell’e-
ventuale movimento di slittamento del
© AINEVA
manto nevoso lungo la superficie del ter-
reno (pressione di slittamento) (figura 1).
v (u, w) vettore risultante della velocità
u componente parallela al pendio della velocità
uu velocità di slittamento Scopo delle opere di sostegno è quello di
u-uu velocità di scorrimento parallela al pendio impedire il distacco di valanghe o, per lo
w velocità di scorrimento perpendicolare al pendio (assestamento) meno, di rendere inoffensivi i movimenti
di neve, che non possono essere comple-

44
tamente arrestati, al loro sorgere in modo Fig. 2 - Andamento
delle velocità di creep
tale da non acquistare velocità e quindi e delle tensioni di
energia distruttiva. Le valanghe in pieno taglio e relativa zona di
sbarramento all’interno
movimento esercitano forze che le opere del manto nevoso in

2
V
presenza di un’opera di
di sostegno, di regola, non sono in grado

ne
sostegno

io
di sopportare.

az
(da S. Margreth, 1995).

m
or

to
Le opere di sostegno devono opporre

ef

en
/d

m
to

ra
allo scorrimento ed eventualmente allo

2
en

ar
m

sb
tta
slittamento del manto nevoso una su-

di
sli

na
di

zo
perficie di sostegno ancorata al terreno,

à
cit

=
lo

L
più o meno perpendicolare al pendio e
ve

T2
V=

1
con un’altezza almeno pari a quella del

V
manto nevoso con un tempo di ritorno
100 anni. Ciò comporta un’azione di sbar-
1
V

ramento, e le velocità di scorrimento e di

1
slittamento si riducono man mano che la
neve si avvicina all’ostacolo. Nella zona
di sbarramento, che, per la neve alpina,

io
gl
ta
ni 1
si estende praticamente su una distanza

T
di
parallela al pendio uguale ad almeno

sio
n
T1

3 volte l’altezza verticale della neve Hk te


T=
(tale distanza dipende essenzialmente © AINEVA

dall’entità dello slittamento e dal tipo di • k = fattore di scorrimento, dipendente nente parallela al pendio della pressione
neve), si producono nella neve tensioni dalla densità della neve e dalla acclività specifica (per metro lineare) della neve,
di compressione supplementari parallele del terreno. S’N, su una superficie perpendicolare al
al pendio. figura 2). • N = coefficiente di slittamento, di- pendio e di lunghezza illimitata lungo
pendente dal tipo di vegetazione, dalla la linea di livello è data dalla seguente
Queste tensioni sono assorbite dalla su- rugosità del terreno e dalla sua esposi- formula:
perficie di sostegno con una conseguente zione al sole.
Hk 2
diminuzione delle tensioni di taglio ed, • fc = fattore di altitudine, che caratteriz- S’N = fs · ρ · g · k · fc · ·N [1]
2
eventualmente, di trazione, cause princi- za la dipendenza della densità della
pali della formazione di valanghe di neve neve dall’altitudine. dove:
a lastroni, che, come noto, sono le più • fr = fattore marginale, dipendente dagli fs = fattore di riduzione per superfici fles-
temibili e pericolose. In caso di frattura intervalli laterali tra le opere e dal coef- sibili, funzione dello slittamento del man-
del manto nevoso, le opere di sostegno ficiente di slittamento. to nevoso lungo il terreno, della freccia,
impediscono il distacco della vecchia • fs = fattore di riduzione per tener conto della forma, inclinazione e delle dimensio-
coltre nevosa e limitano la superficie di una superficie di appoggio flessibile ni della maglia della rete; per condizioni di
della zona in cui possono propagarsi le da adottare nel caso di reti da neve. slittamento medio e per neve alpina può
fratture di taglio. • Hk = altezza tra il bordo superiore della assumersi fs = 0,8 per le reti da neve, fs =
rete ed il suolo, misurata verticalmente. 0,9 per ombrelli da neve ed fs = 1,0 per
Secondo le Direttive svizzere la pressione • Dk = distanza tra il bordo superiore della ponti e rastrelliere da neve.
specifica esercitata dalla neve su di un’o- rete ed il suolo, misurata perpendicolar-
pera di stabilizzazione del manto nevoso mente al pendio (spessore della neve). ρ = densità media della coltre nevosa
dipende dai seguenti fattori locali: • ψ = angolo massimo di inclinazione del di altezza estrema, espressa in t/m 3 ,
• ρ = densità della neve, dipende dal pendio nella zona di distacco. dipende dal tipo di neve. Per le Alpi le
tipo di neve. Direttive svizzere assumono ρ = 270 kg/
• Hestr = altezza estrema della neve sul Alcuni di questi fattori vengono determi- m3: tale valore è valido per le Alpi sviz-
posto dell’opera misurata verticalmente nati sul posto, mentre altri si ottengono zere ad un altitudine di 1500 m s.l.m ed
(valore più elevato dell’altezza massima da relazioni generali. un esposizione ONO-N-ENE; in contesti
della neve misurata in posto durante un meteo-climatici diversi da quello alpino,
lungo periodo di anni o prevista con Nella sua formulazione più generale, ri- quali ad esempio in Islanda, Caucaso oc-
metodi di analisi statistica). portata nelle Direttive svizzere, la compo- cidentale, le montagne della costa paci-

45
fica degli Stati Uniti e del Canada, dove ralmente osservato della densità media della rugosità del terreno e dell’esposi-
la neve risulta essere molto più umida, si della neve in funzione dell’altitudine z m zione al sole, che per l’arco alpino, con-
dovrà considerare una densità media di s.l.m.; per l’arco alpino le Direttive svizze- formemente alla figura 3 che riprende la
400 kg/m3 ed eventualmente di 500 kg/ re stabiliscono che ad altitudini inferiori a tabella 5 delle Direttive Svizzere varia da
m3 o superiore, a seconda dei singoli siti; 1.500 m s.l.m si assume fc = 1,0, mentre 1,2 (pendii non esposti al sole con una su-
ad altitudini superiori a 3.000 m s.l.m. si perficie di elevata rugosità) a 3,2 (pendii
g = 9,81 m/s2 accelerazione di gravità assume fc = 1,3. esposti al sole con una superficie liscia).
terrestre Con riferimento alla figura 1, il valore di
Hk = altezza del manto nevoso misurata N dipende sostanzialmente dalla velocità
k = ξ · sen(2 · ψ) coefficiente di scor- verticalmente. Per il dimensionamento di slittamento sul terreno uu e dalla ve-
rimento, funzione della densità media deve essere Hk > Hestr dove Hestr corri- locità di scorrimento (deformazione pla-
ρ della neve e della inclinazione media sponde all’altezza estrema del manto ne- stica della neve alla superficie del manto
ψ del pendio nella zona di distacco ove voso misurata verticalmente calcolata nel nevoso) up = u - uu, secondo la seguente
punto di installazione dell’opera per un equazione:
ξ = 2,5 · ρ3 - 1,8571 · ρ2 + 1,0607 · ρ + 0,542 determinato tempo di ritorno (Le Direttive
uu
con ρ espresso in t/m3 svizzere prevedono opportunamente un N= 1+3·
up
tempo di ritorno di 100 anni). Si ha inoltre
z Hk = Dk / cosψ ove Dk è lo spessore del In contesti climatici e morfologici diversi
fc = 1 + 0,02 · - 15 = 0,0002 · z + 0,7
100 manto nevoso, misurato normalmente alla da quello alpino possono aversi valori
fattore di altitudine il cui valore può va- linea di massima pendenza. maggiori del coefficiente di slittamento
riare da un minimo di 1,0 a un massimo N, da studiarsi caso per caso misurando
di 1,3 e che rappresenta l’aumento gene- N = coefficiente di slittamento, funzione le velocità di slittamento e di scorrimento
del manto nevoso in situ.
CLASSI COEFFICIENTE DI
Fig. 3 - Valori del DI TERRENO SLITTAMENTO
coefficiente di La pressione specifica della neve S’N for-
slittamento N in funzione esposizione esposizione
dell’esposizione e della ONO-N-ENE ENE-S-ONO nita dalla [1] è generalmente considerata
rugosità della superficie come costante ed uniformemente distri-
nella zona di distacco
della valanga. buita sull’altezza dell’opera di sostegno.
(da DS, 2007). Si tratta di una semplificazione drastica
in quanto la distribuzione della pressione
CLASSE I all’interno del manto nevoso è assai com-
accumulo di grossi blocchi (d > 30 cm) plessa anche in presenza di una coltre ne-
terreno fortemente ricoperto da blochi rocciosi 1,2 1,3 vosa omogenea. La formula [1] deriva da
di piccole e grandi dimensioni
CLASSE II una semplificazione delle equazioni dif-
superfici ricoperte da grandi cespugli di ontano ferenziali del manto nevoso (componente
o da pini striscianti alti almeno 1 m
statica e componente dinamica) conside-
gibbosità fortemente pronunciate (di altezza superiore rato come mezzo continuo assimilabile
a 50 m) ricoperte da cotica erbosa o arbusti 1,6 1,8
tracce di passaggio del bestiame in modo pronunciante
ad un fluido viscoso di tipo newtoniano
ciottoli grossi (d = 10 ÷ 30 cm) incomprimibile con comportamento line-
CLASSE III are. La realtà è molto più complessa ed
cotica erbosa a stelo breve, cosparsa di piccoli cespugli in letteratura esistono trattazioni di tipo
(erica, rododendro, mirtilli, ginepri, cespugli di ontano
e pini striscianti - con altezza inferiore a 1 m) numerico più sofisticate che partono da
ciottoli piccoli (d < 10 cm) alternati modelli costitutivi non lineari decisamen-
a cotica erbosa e piccoli cespugli
2,0 2,4 te più accurati, che consentono, tra l’altro,
gibbosità poco pronunciate (fino a 50 m) ricoperte
da cotica erbosa e piccoli cespugli, eventualmente di conoscere la reale distribuzione delle
alternate a cotica erbosa liscia e piccoli cespugli
pressioni della neve sulla struttura ed ai
cotica erbosa con tracce di passaggio
di bestiame poco pronunciate quali è opportuno far riferimento per lo
CLASSE IV studio di casi particolarmente complessi.
cotica erbosa liscia, a stelo alto, uniforme
lastre di roccia lisce affioranti con stratificazione Si può facilmente dimostrare che la for-
parallela al pendio 2,6 3,2
conche paludose
mula [1] può riscriversi nel modo se-
© AINEVA guente:

46
S’N = fs · fc · Dk 2 · N · µ + tanψ [2] Fig. 4 - Valori di μ in
VALORI DELLA FUNZIONE µ funzione della densità
IN FUNZIONE DELLA DENSITÀ MEDIA ρ DELLA NEVE media del manto
dove: 6,5 nevoso ρ.

6,0
µ = 24,525 · ρ4-18,218 · ρ3 +10,406 ·ρ2+5,317·ρ
5,5
[3]
Nella formula [2], come peraltro è logico 5,0
aspettarsi facendo riferimento all’espe- 4,5
rienza della realtà fisica del fenomeno, si
4,0
evince che per il calcolo della pressione
µ (kN/m2)
specifica della neve su di una struttura 3,5
fermaneve risulta essere determinante, 3,0
e quindi dimensionante, il valore dello
2,5
spessore del manto nevoso Dk. Passando
da un valore di Dk = 3,0 m ad uno di Dk = 2,0
4,0 m, a fronte di un incremento del 33%
1,5
del valore di Dk si ha un incremento del
78% del valore di S’N e di S’Q; vale a dire 1,0

un corrispondente incremento relativo 0,5


100 150 200 250 300 350 400 450 500 550 600
pari a più del doppio.
densità del manto nevoso ρ (kg/m3)
© AINEVA

La funzione μ indicata nella [3] è una ottiene la seguente espressione: Il valore di S’N risulta dunque essere de-
funzione polinomiale continua di 4° grado terminante anche ai fini del calcolo di S’Q
in ρ, dove 150 kg/m3 ≤ ρ ≤ 550 kg/m3; in S’Q = fs · fc · µ · a · Dk 2 [5] e di S’R e quindi, in definitiva delle forze
tale range di valori la funzione μ ha un risultanti R sulla struttura di sostegno del
andamento curvo sempre crescente ed da cui si ricava che S’Q è invariante rispet- manto nevoso.
assume un valore massimo pari a 5,285 to a N e rispetto a ψ.
ed un valore minimo pari a 0,983. Per ρ ANALISI DI
= 270 kg/m3 si ha μ = 1,966. Passando Quando la superficie della struttura di so- SENSITIVITÀ
dal valore ρ = 270 kg/m3 (assunto a base stegno non è normale al pendio, le com- Può essere interessante vedere come
dei calcoli nelle Direttive svizzere) ad un ponenti S’N ed S’Q devono essere rispetti- variano i valori S’N ed S’Q in funzione del
valore ρ = 550 kg/m3, a fronte di un in- vamente incrementate delle componenti variare dei termini ρ (µ), N, ψ e Dk, assu-
cremento della densità pari a 550 / 270 G’N e G’Q dovute al peso G’ del prisma di mendo a = 0,50 e fc ed fs costanti.
= 2,04, corrispondente al 103% in più, si neve formato tra la superficie di sostegno Le formule [2] e [5] sono state dunque
ha un incremento del valore μ pari a 2,69 e il piano normale al pendio, al fine di ot- graficate, assumendo valori costanti per fs
corrispondente ad un 169% in più. tenere la pressione specifica della neve = 0,8 (corrispondente al caso tipico delle
risultante R’. Il valore di G’ dipende dalla reti da neve, che risulta essere la tipolo-
La componente perpendicolare al pen- geometria e dal tipo di struttura (ponti, gia di struttura fermaneve maggiormente
dio della pressione specifica (per metro rastrelli, reti da neve). impiegata sull’arco alpino) e per fc = 1,1
lineare) della neve S’Q su una superficie Inoltre, in corrispondenza delle estremità (corrispondente al caso tipico di quo-
di sostegno perpendicolare al pendio si della fila di strutture, poiché la neve può ta della zona di distacco pari a 2000 m
manifesta quando, a contatto della stessa, fluire a lato della superficie mentre l’ef- s.l.m. in accordo alle Direttive svizzere) e
viene impedito l’assestamento (aderenza, fetto di sostegno si manifesta anche oltre facendo variare singolarmente i seguenti
rugosità) ed è funzione di S’N secondo l’estremità della struttura, per effetto del- parametri:
la formula: la coesione del manto nevoso, si devono • densità media del manto nevoso nella
tenere in debito conto le forze di bordo zona di distacco ρ (t/m3)
a
S’Q = S’N · [4] supplementari S’R. Tali forze, conforme- • spessore del manto nevoso nella zona
N · tanψ
mente alle Direttive svizzere, dipendono di distacco Dk (m)
Dove a è una costante che può variare tra dal coefficiente di slittamento N, dalle • angolo di inclinazione del pendio nella
0,30 ≤ a ≤ 0,50. dimensioni, dalla forma e dalla rugosità zona di distacco ψ (°)
della superficie della struttura di sostegno • coefficiente di slittamento nella zona
Sostituendo il valore di S’N nella [4] si e sono direttamente proporzionali a S’N. di distacco N

47
Fig. 5 - Variazione del Dk , le parabole tendono a divergere. Ciò
valore delle componenti S’N’ S’Q vs ρ con ψ = 45° N = 3,2 fc = 1,1 fs = 0,8
S’N ed S’Q della sta a significare, che la pressione speci-
pressione specifica
240 DK=4,0 m
fica della neve non è direttamente pro-
della neve sull’opera di 230
sostegno in funzione 220 porzionale alla densità media del manto
del valore della densità
210 nevoso e che un aumento della densità
media del manto nevoso
ρ per diversi valori di 200 media si riflette in un maggiore aumen-
spessore del manto 190
nevoso Dk, nel caso in DK=3,5 m to della pressione specifica della neve.
180
cui ψ = 45° ed N = 3,2. Passando da un valore di densità media
pressione specifica neve S’N ed S’Q (kN/m’)

170
160 di 270 kg/m3 (valore standard conforme
150 alle Direttive svizzere per le Alpi svizze-
140 re) ad uno di 450 kg/m3, a fronte di un
130 DK=3,0 m
corrispondente incremento del 66,67%
120
110 del valore della densità media, si ha un
100 incremento del 95,60% del valore di S’N:
90 DK=2,5 m in pratica, quasi un raddoppio della forza
80
agente sull’opera di sostegno!
70
60 Anche il valore della componente per-
DK=2,0 m
50 pendicolare al pendio della pressione
40 specifica della neve, S’Q, segue lo stesso
30 andamento approssimativamente pa-
20
rabolico assumendo però valori corri-
10
0 spondenti che risultano essere 6,4 volte
100 150 200 250 300 350 400 450 500 550 inferiori di quelli di S’N.
densità media manto nevoso ρ (kg/m3)
© AINEVA

La figura 6 evidenzia che il valore del-


Fig. 6 - Variazione del
valore delle componenti S’N’ S’Q vs ψ con ρ = 270 kg/m3 N = 3,2 fc = 1,1 fs = 0,8 la componente parallela al pendio del-
S’N ed S’Q della
pressione specifica
105 DK=4,0 m la pressione specifica della neve, S’N,
della neve sull’opera di 100 nell’intervallo 28° ≤ ψ ≤ 50°, cresce con
sostegno in funzione del 95
valore dell’inclinazione
andamento curvilineo di forma paraboli-
90
del pendio nella zona di ca al crescere del valore dell’inclinazione
distacco ψ per diversi 85
valori di spessore del 80 ψ della zona di distacco, mentre il valo-
DK=3,5 m
pressione specifica neve S’N ed S’Q (kN/m’)

manto nevoso Dk, nel re della componente normale al pendio


75
caso in cui ρ = 270 kg/
m3 ed N = 3,2. 70 della pressione specifica della neve, S’Q,
65 rimane costante, cioè risulta essere del
60
tutto indipendente dal valore di ψ.
55 DK=3,0 m
Poiché, nella maggior parte dei casi, l’in-
50
45 clinazione della zona di distacco delle
40 valanghe, almeno per quanto concerne
DK=2,5 m
35 la neve di tipo alpino, è compresa tra i
30 30° e i 50°, nella [2] essendo (tan30°=)
25
DK=2,0 m 0,577 ≤ tan ≤ 1,192 (= tan50°) si può
20
15
notare come passando da 30° a 50° di
10 inclinazione della zona di distacco si ha
5 un raddoppio del valore della compo-
0 nente parallela al pendio della pressione
28 30 32 34 36 38 40 42 44 46 48 50
inclinazione zona distacco ψ (°) specifica della neve S’N.
© AINEVA

La figura 5 evidenzia che il valore del- umida), cresce con andamento curvilineo La figura 7 evidenzia che il valore della
la componente parallela al pendio del- di forma approssimativamente parabolica componente parallela al pendio del-
la pressione specifica della neve, S’N, al crescere del valore della densità media la pressione specifica della neve, S’N,
nell’intervallo 100 kg/m 3 (neve fresca ρ. All’aumentare della densità ρ, per i di- nell’intervallo 1,5 m ≤ Dk ≤ 5,0 m, cre-
farinosa) ≤ ρ ≤ 550 kg/m3 (neve molto versi valori di spessore del manto nevoso sce con andamento curvilineo di forma

48
parabolica al crescere del valore dello rugosità molto bassa), passando dal valo- possono costituire un rapido ed utile
spessore del manto nevoso Dk nella zona re minimo N=1,2 al valore massimo N=3,2 strumento per un preliminare calcolo di
di distacco, mentre il valore della compo- si ha un incremento della pressione spe- massima delle pressioni specifiche agenti
nente normale al pendio della pressione cifica della neve S’N pari a ca. 2,7 volte. sulle reti da neve e, moltiplicando i valo-
specifica della neve, S’Q, cresce anch’esso ri della pressione specifica per 1,25, sui
in modo parabolico, ma risulta essere del I grafici riportati in figura 5, 6, 7 e 8 ponti e sulle rastrelliere da neve.
tutto indipendente dal valore di N. Fig. 7 - Variazione del
All’aumentare dello spessore Dk , per i di- S’N’ S’Q vs DK con ρ = 270 kg/m3 ψ= 45 fc = 1,1 fs = 0,8 valore delle componenti
S’N ed S’Q della
versi valori del coefficiente di slittamento 150 pressione specifica
della neve sull’opera di
N, le parabole tendono a divergere. 140 N=3,2 sostegno in funzione del
Passando da un terreno di classe 3 con 130 valore dello spessore
del manto nevoso
esposizione al sole, caratterizzato da N = Dk, per diversi valori
120
2,4 ad un terreno di classe 4 con esposi- del coefficiente di
N=2,6 slittamento N, nel caso
zione al sole, caratterizzato da N = 3,2, si 110
in cui ρ = 270 kg/m3 e
N=2,4
pressione neve S’N ed S’Q (kN/m’)

ha un incremento del valore di S’N pari al 100 ψ = 45°.

33% mentre S’Q rimane costante. 90


N=2,0
Si vuole inoltre richiamare l’attenzione
80
sul fatto che passando da un valore di N=1,8
70 N=1,6
Dk = 3,0 m ad uno di Dk = 4,0 m, a fron-
te di un incremento del 33% del valore 60
N=1,3
di Dk si ha un incremento del 78% del 50 N=1,2
valore di S’N e di S’Q; vale a dire un cor- 40
rispondente incremento di S’N e S’Q pari
30
a più del doppio. Ciò comporta un no-
tevole aumento delle forze agenti sulla 20

struttura di sostegno del manto nevoso 10


e quindi, in definitiva, delle forze agenti 0
sulle fondazioni. 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 5,0
spessore del manto nevoso Dk (m)
Per questo motivo, oltre un certo valore © AINEVA

di Dk (max 4,5 m), le strutture di sostegno


Fig. 8 - Variazione del
del manto nevoso diventano decisamente S’N’ S’Q vs N con ρ = 270 kg/m3 ψ= 45 fc = 1,1 fs = 0,8 valore delle componenti
S’N ed S’Q della
antieconomiche o quantomeno estrema- 90 DK=4,0 m pressione specifica
mente complesse da fondare su terreni 85 della neve sull’opera di
sostegno in funzione del
di scadenti caratteristiche meccaniche. 80 valore del coefficiente
75 di slittamento N, per
diversi valori di spessore
La figura 8 evidenzia che il valore del- 70 del manto nevoso Dk, nel
DK=3,5 m caso in cui ρ = 270 kg/
pressione specifica neve S’N ed S’Q (kN/m’)

la componente parallela al pendio del- 65


m3 e ψ = 45°.
la pressione specifica della neve, S’N, 60
nell’intervallo 1,2 ≤ N ≤ 3,2 m, cresce 55
con andamento rettilineo (con retta 50 DK=3,0 m
avente pendenza crescente al crescere 45
del valore Dk) al crescere del valore del 40
coefficiente di slittamento N: S’N è diret- 35 DK=2,5 m
tamente proporzionale ad N; mentre il va- 30
lore della componente normale al pendio 25
della pressione specifica della neve, S’Q, 20 DK=2,0 m
rimane costante e pertanto risulta essere 15
del tutto indipendente dal valore di N. 10
Poiché il valore del coefficiente di slitta- 5
mento N, per la neve alpina, varia tra 1,2 0
1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 2,2 2,4 2,6 2,8 3,0 3,2
(pendii non esposti al sole, con rugosità
coefficiente di slittamento N
elevata) e 3,2 (pendii esposti al sole con © AINEVA

49
CONCLUSIONI lo Studio della Neve e delle Valanghe) di dazione sul campo di opere realizzate e
La determinazione delle azioni esercitate Davos, rappresenta necessariamente una calcolate in base ad esse; tuttavia l’adot-
dalla pressione della neve sulle strutture semplificazione rispetto a quanto avviene tare tali direttive non esonera il progetti-
di sostegno permanenti del manto nevo- in natura. Tuttavia tale formulazione pre- sta dell’intervento da una indispensabile
so nella zona di distacco delle valanghe senta il grande pregio di essere di imme- verifica della loro applicabilità, e da una
è assai complessa. Spesso infatti si ma- diata comprensione, di facile applicazione opportuna ed attenta taratura dei para-
nifestano fenomeni difficilmente preve- e la sua attendibilità, almeno su nevi di metri in esse presenti, per contesti ge-
dibili anche con attente osservazioni e tipo alpino, è stata per lo più confermata ografici e climatici differenti da quello
misurazioni. dalle misurazioni effettuate nella realtà alpino svizzero.
La formulazione proposta da R. Haefeli (Margreth 1995, Rammer 2009). Inoltre le strutture fermaneve standard
nel 1954 e successivamente recepita a Per tale motivo, per il calcolo delle for- sono generalmente classificate in base
base delle Direttive Svizzere per la “Co- ze agenti sulle strutture di sostegno del allo spessore del manto nevoso Dk ed al
struzione di opere di premunizione manto nevoso (strutture fermaneve), si coefficiente di slittamento N, assumendo
contro le valanghe nella zona di fa generalmente riferimento alle Direttive solitamente ψ = 45° e fc = 1,1.
distacco” edizione 2007 emanate dall’ Svizzere, la cui validità è riconosciuta a Si sono pertanto riscritte nel modo più
UFAM (Ufficio Federale per l’Ambiente) livello internazionale e supportata da più generale possibile, in funzione di Dk, N, ρ
e dal WSL (Istituto Federale Svizzero per di cinquant’anni di esperienza e di vali- (μ) e ψ, le formule riportate dalle Direttive

50
svizzere per il calcolo delle componenti
parallela e perpendicolare al pendio della
pressione specifica della neve, in modo
tale da renderle facilmente ed immedia-
tamente impiegabili in contesti diversi da
quello alpino svizzero e si è proceduto
ad una semplice analisi di sensitività dei
principali parametri in gioco.
Senza alcun dubbio, il parametro più sen-
sibile è lo spessore del manto nevoso Dk,
il quale compare elevato al quadrato nella
formula, ma è sicuramente interessante
osservare il modo in cui varia, con anda-
mento curvilineo di forma parabolica, la
pressione specifica della neve sull’opera
di sostegno in funzione della densità
media ρ del manto nevoso e in funzione
dell’inclinazione del pendio ψ nella zona
di distacco della valanga.
I grafici ottenuti possono costituire un
rapido ed utile strumento per un predi-
mensionamento di massima delle strut-
ture fermaneve.

Bibliografia
Castaldini Roberto “Barriere fermaneve omologate UFAFP/
SNV e NTC 2008” articolo pubblicato sulla rivista “Neve e
Valanghe” n. 70, agosto 2010
“Costruzione di opere di premunizione contro le valanghe
nella zona di distacco – Direttiva Tecnica” Ufficio Federale
dell’Ambiente UFAM e Istituto Federale per lo Studio della
Neve e delle Valanghe WSL, edizione 2007.
Margreth Stefan “New technical Guideline on snow sup-
porting structures in avalanche starting zones” Internatio-
nal Snow Science Workshop, Whistler, BC Canada, - Sep-
tember 2008
Margreth Stefan “Snow pressure measurements on snow
net systems” ANENA Symposium Chamonix – maggio 1995.
Margreth Stefan “Experiences on the use and the effecti-
veness of permanent supporting structures in Switzerland”
International Snow Science Workshop, Banff, Canada – Oc-
tober 1996.
McClung D.M., Larsen J.O., Hansen S.B. “Comparison of snow
pressure measurements and theoretical prediction” Canadian
Geotechnical Journal Vol. 21 n. 2, May 1984, p. 250-258.
McClung D.M., Larsen J.O., “Snow creep pressures: effects
of structure boundary conditions and snowpack. Properties
compared with field data” Cold Regions Science and Techno-
logy Vol. 17, 1989, p. 33-47.
Rainer E., Rammer L. Wiatr T. “Snow loads on defensive snow
net systems” International Symposium on Mitigative Measures
against Snow Avalanches, Egilsstadir, Iceland, - Marzo 2008.
Rammer L., Granig M. “Three years snownet project Ha-
felekar / Innsbruck” International Snow Science Workshop,
Davos CH – September 2009

51

Potrebbero piacerti anche