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APPRENDIMENTO

L’apprendimento è un processo, o un insieme di processi, attraverso il quale


un’esperienza (ossia l’effetto dell’ambiente esterno mediato dai nostri sistemi) può
influenzare un comportamento successivo di un individuo. La modificazione di vecchi
modelli di comportamento o l’acquisizione di nuovi è un cambiamento relativamente
stabile che consente all’individuo una migliore conoscenza ed un migliore adattamento
all’ambiente circostante.

La rilevanza dell’apprendimento infatti è stato riportata da Darwin il quale considerava


questo processo, insieme a quello della selezione, uno dei due processi principali di
sopravvivenza.

Questo processo non è direttamente osservabile, ma inferibile dalle prestazioni degli


individui antecedenti e successive ad una data sollecitazione, per misurare i cambiamenti
avvenuti è quindi opportuno utilizzare indici come l’ampiezza della risposta, latenza e
velocità della risposta, lunghezza del periodo di tempo durante il quale un comportamento
viene attivato, frequenza e numero ripetizioni per apprendere un compito.

Gli approcci che si sono interessati al tema dell’apprendimento sono: quello


comportamentista, che considera l’apprendimento come un’associazione di stimoli e
risposte osservabili; quello cognitivista, si concentra sulle ipotetiche entità mentali
sottostanti al cambiamento comportamentale; quello ecologico infine considera
l’apprendimento come un processo evolutivo per rispondere ai bisogni connessi alla
sopravvivenza.

Agli inizi del ‘900 Pavlov iniziò a studiare i meccanismi sottostanti l’apprendimento e dopo
le sue prime osservazioni postulò il paradigma del condizionamento classico che consiste
nell’associazione ripetuta di uno stimolo neutro ad uno stimolo incondizionato produce una
risposta condizionata. Nell’esperimento che Pavlov utilizzò, la visione di un pezzo di carne
(stimolo incondizionato) produceva nel cane una risposta di natura fisiologica e riflessa,
ossia la salivazione (risposta incondizionata); notò che l’associazione in un numero
consistente di prove dello stimolo incondizionato con uno stimolo neutro (campanello), il
cane produceva la salivazione anche in assenza della visione della carne.

L’associazione degli stimoli è considerata una caratteristica biologica ed evolutiva


dell’organismo. I fenomeni legati al paradigma del condizionamento classico sono:

- generalizzazione: in corrispondenza di stimoli analoghi comparirà una risposta


condizionata

- discriminazione: in corrispondenza di stimoli parzialmente diversi evoca una risposta


condizionata diversa attraverso rinforzi selettivi

- estinzione: se per un certo numero di volte non viene associato lo stimolo condiionato a
quello incondizionato, la risposta si estingue perché non più predittiva; l’estinzione non è
definitiva poiché è sufficiente un’altra sola associazione per ottenere la riacquisizione della
risposta condizionata
- recupero spontaneo. Trascorso un certo periodo dall’stinzione la risposta condizionata si
ripresenta parzialmente.

- condizionamento di secondo livello: associazione tra un nuovo stimolo neutro e quello


che è diventato lo stimolo condizionato, farà in odo che lo stimolo neutro mai associato
all’originario stimolo incondizionato sarà in grado di far ottenere la risposta condizionata.

Successivamente Thorndike e Skinner hanno analizzato sperimentalmente il rapporto tra


comportamento e le sue conseguenza nell’ambiente e arrivarono a scoprire dei fenomeni
non spiegabili attraverso il paradigma del condizionamento classico.

Thornidike grazie ai risultati delle sue scatole labirinto, introdusse il concetto di


apprendimento per prove ed errori, ossia che l’individuo arriva alla soluzione attraverso
plurimi tentativi che fanno diminuire le risposte inesatte e fissare quelle giuste. Introdusse
inoltre la legge dell’effetto, sostenendo che le risposte che andranno fissandosi sono
quelle seguite da maggior soddisfazione e quindi ricompariranno con maggior probabilità.
Per arrivare a queste considerazioni, l’autore si servì di una scatola-labirinto che l’animale
(gatto) poteva aprire dall’interno in modo relativamente semplice (sollevando un gancio o
premendo una leva) per arrivare al cibo posto all’esterno. Rinchiuso, l’animale si
impegnava in molte azioni diverse e, apparentemente per caso, riusciva ad aprire la
gabbia, raggiungendo così il cibo. Ripetendo la prova, Thorndike scoprì che, durante le
prime prove, il gatto compiva molti movimenti inutili prima di riuscire a liberarsi ma, in
media, riusciva a farlo sempre più in fretta ad ogni nuovo tentativo: dopo circa 20-30 prove
riusciv a farlo praticamente subito.

Partendo da questi risultati Skinner propose il paradigma del condizionamento operante


che vede il soggetto operare sull’ambiente e ricevere una ricompensa per un certo
comportamento messo in atto.

L’apparato sperimentale utilizzato da Skinner è chiamato “Skinner box” il cui


funzionamento è simile a quello delle scatole-labirinto di Thorndike.

Il concetto fondamentale del condizionamento operante è quello di rinforzo (positivo o


negativo): processo tramite il quale ad una risposta comportamentale viene fatta seguire
immediatamente una ricompensa (oppure viene tolto uno elemento spiacevole),
aumentando così la probabilità di quella risposta in futuro.

I fenomeni legati al paradigma del condizionamento operante sono:

- rinforzo (positivo e negativo): una risposta comportamentale viene immediatamente fatta


seguire da una ricompensa, che consente una soddisfazione immediata (o viene eliminato
un elemento spiacevole) aumentando così la probabilità di ricomparsa della risposta.

- punizione: al contrario del rinforzo diminuisce la frequenza di risposta, la punizione


positiva è la presentazione di uno stimolo spiacevole, quella negativa consiste
nell’eliminazione di uno stimolo piacevole.
- modellamento per approssimazioni successive: vengono premiate tutte le risposte che si
avvicinano a quella desiderata.

- rinforzo secondario o condizionato: quello che rende così frequente il condizionamento


operante nella nostra vita, rinforzo che indirettamente consente di soddisfare i bisogni
primari (vedi soldi e lodi).

Secondo il paradigma cognitivista l’apprendimento avviene attraverso un meccanismo


chiamato insight, che porta l’individuo, dopo i svariati tentativi (Thorndike), a capire le
relazioni essenziali della situazione e l’apprendimento implica sempre una ristrutturazione
in campo cognitivo e più nello specifico una costruzione di rappresentazione mentale (es.
il suono del campanello evoca la rappresentazione mentale del cibo-teoria stimolo-
stimolo). Ciò che viene apprese non sempre può risultare chiaro e quindi trasformarsi in
comportamento, ma può rimanere latente (apprendimento latente).

L’apprendimento non avviene necessariamente con il contatto diretto con l’ambiente


esterno, puo’ avvenire anche tramite osservazione. Bandura (1963) fece osservazioni
sull’aggressività dei bambini della scuola elementare (esperimento della bambola Bobo).
Distinse tre gruppi di bambini:

1° gruppo: venne mostrato un adulto che si accaniva con gesti violenti verso la bambola,
manifestando una notevole aggressività;

2° gruppo: venne mostrato un modello di interazione con la bambola opposto al primo;

3° gruppo: non venne mostrato alcun modello.

Ogni bambino venne poi collocato in una stanza con la bambola e vennero osservate le
reazioni dei bambini in relazione al modello che era stato loro proposto.

Bandura osservò che il comportamento del gruppo al quale era stato mostrato un modello
di interazione aggressivo non solo emulava le azioni violente contro il pupazzo, ma aveva
sviluppato delle modalità aggressive proprie, aveva cioè appreso che in quella situazione
poteva comportarsi con aggressività (modellamento= mi comporto come ho visto fare da
una figura che in una data situazione ricopre il ruolo di modello). Successivamente nei
suoi studi B. prese anche in considerazione fattori trascurati dalle teorie classiche, come la
motivazione, i pensieri, le emozioni ed le aspettative (self-efficacy), facendogli acquisire un
ruolo causale nei confronti dei nuovi comportamenti appresi e agiti.

SVILUPPI APPLICATIVI PROFESSIONALI

Una tra le più note applicazioni del condizionamento classico e operante è la terapia
comportamentale, una psicoterapia sintomatica tendente alla modificazione diretta del
sintomo attraverso un procedimento di “disapprendimento” delle risposte patologiche e
attraverso l’apprendimento di risposte adattive.

Nel condizionamento classico come terapia, il comportamento patologico viene trattato in


quanto “comportamento”, e non analizzato per il suo significato profondo, sia se assume il
valore di sintomo, sia che rappresenti l’atto attraverso il quale si concretizza la patologia.
Una delle modalità della terapia comportamentale è il controcondizionamento o inibizione
reciproca, che consiste in una inibizione della risposta patologica per mezzo di una
risposta che si pone in competizione con l’attivazione ansiosa che ne è il punto di
partenza.Ovviamente l’ansia connessa a comportamenti indesiderati si colloca a diversi
livelli di profondità, e quindi: per un’ansia situata ad un livello superficiale, può essere
sufficiente un procedimento di desensibilizzazione rassicurativa, mentre la forma più
adatta a trattare le abitudini ossessive o coatte è la desensibilizzazione avversativa.

Una forma particolarmente efficace di controcondizionamento è la desensibilizzazione


sistemica, che consiste sostanzialmente in una induzione del paziente in uno stato di
rilasciamento muscolare tale da antagonizzare la risposta ansiosa a livello somatico,
seguito da una desensibilizzazione graduata secondo una ordinata e refratta
presentazione degli stimoli ansiogeni.

L’uso terapeutico del condizionamento operante si basa sul processo di ricondizionamento


positivo: si può ottenere il superamento di risposte disadattate non solo attraverso la loro
estinzione, ma anche attraverso la gratificazione di risposte che si orientano ad un modello
di comportamento alternativo.

Quindi, le modalità terapeutiche principali sono il rinforzo positivo e il modellamento. Nel


primo caso il terapeuta parte dal frazionamento della risposta desiderata in tante piccole
parti attraverso l’evocazione graduale di ogni risposta che sia orientata nella direzione
prefissata e nella sua immediata gratificazione. Nel modellamento si ricompensano tutte le
risposte che si avvicinano maggiormente a quella desiderata, ma non vengono evocate
dal terapeuta: si attende che compaiano spontaneamente. In entrambi i casi, la
gratificazione deve essere adattata ad ogni singolo individuo (ad esempio: eliminazione di
uno stimolo avversativo, riduzione di uno stato di bisogno, ecc.).

Esiste poi una sottomodalità, che è quella dell’estinzione, che consiste nella ripetizione
sistematica e sistematicamente non premiata da alcun rinforzo positivo del
comportamento patologico.Sembra che questo metodo sia efficacemente utilizzabile per
correggere le abitudini motorie sgradite, come i tics.

Accanto a queste classiche tecniche comportamentali, sono state messe a punto tecniche
derivate dall’approccio cognitivista, in cui si presuppone che i disturbi del comportamento
siano principalmente il risultato di schemi di pensiero disadattivo.

I metodi cognitivi sono basati sulla capacità di ridurre il problema, di prendere le distanze e
di decentrarsi. Le tecniche di ristrutturazione cognitiva hanno come obiettivo la revisione e
la riformulazione delle convinzioni che regolano lo stile rappresentativo del soggetto nei
confronti del suo problema.

In particolare la tecnica di ristrutturazione razionale-sistematica evidenzia il ruolo delle


convinzioni irrazionali e mira alla loro modificazione; la tecnica del problem solving è
finalizzata allo sviluppo di una strategia generale per far fronte alle situazioni
problematiche con modalità più originali ed efficaci; infine con le tecniche di modificazione
immaginativa si addestra il paziente a interrompere una fantasia ansiogena e a sostituirla
con una fantasia piacevole

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