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RIASSUNTO LIBRO TEORIA E TECNICHE DELLA

TRADUZIONERIASSUNTO LIBRO TEORIA E TECNICHE


DELLA TRADUZIONE

PARTE PRIMA. DALL’ANALISI ALLE STRATEGIE TRADUTTIVE

CAPITOLO 1 FASI DI LAVORO

Se si definisce la scienza della traduzione come


‘interdisciplina’, dobbiamo intenderla come capace di guardarsi
attorno per vedere cosa fanno le altre discipline, mentre queste
si comportano come se potessero da sole risolvere le
problematiche del tradurre. Fra l’analisi del prototesto e la
produzione del metatesto, va inserita una fase in cui a partire
da conoscenze teoriche e abilità metodologiche, viene sviluppata
una strategia traduttiva che permetta al metatesto di andare
incontro realmente alle aspettative degli interessati (il
committente, l’autore del prototesto, i destinatari del
metatesto). Questo libro mostra come il confronto di traduzioni
di un prototesto in varie lingue, rappresenta un mezzo
eccellente per favorire la riflessione sul tradurre. Come è
possibile che vari traduttori trovino soluzioni diverse per lo
stesso problema traduttivo? Come si distinguono i testi che ne
derivano? Importante per l’imparare a tradurre, è riflettere su
ciò che si fa quanto si traduce, raccogliere le esperienze,
confrontare le varie strategie, discutere sui loro effetti.

Nel corso dei Translation studies (anni ‘80/’90) ci si è


focalizzati su un tipo di descrittivo (focalizzato sul processo
e sul prodotto. Conoscere il processo per ottimizzare il
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prodotto) e non normativo; l’idea di “fedeltà” al prototesto
lascia ora spazio al concetto di “lealtà” verso l’autore, si
parla meno di “intraducibilità” in virtù delle soluzioni per
risolvere le problematiche traduttive.

Tradurre da professionisti comporta l’adesione ad un progetto


traduttivo consapevole, che determina le scelte del traduttore.
In ogni testo da tradurre possono esserci problemi
interpretativi o di modifica delle informazioni. Le strategie
traduttive sono dunque il mezzo che permette di risolvere le
questioni più pratiche del processo traduttivo. La scelta di una
strategia o di un’altra dipende in primo luogo dall’analisi del
testo, dall’individuazione delle coordinate (spazio-temporali,
contestuali, psicologiche, testuali) e della dominante del
prototesto.
La consapevolezza traduttiva è legata alla capacità di operare
delle scelte in relazione ad una serie di variabili, in modo da
realizzare la traduzione più adeguata, è anche non lasciarsi
ostacolare dalla non conoscenza di un termine, ma interpretare
il senso. Le strategie traduttive aiutano nella risoluzione di
questioni più pratiche del processo traduttivo.
Lingua A: corrisponde alla lingua madre;
Lingua B: corrisponde alla lingua straniera (nel mercato libero
la conoscenza di più lingue B è un vantaggio);
Lingua C: corrisponde alla lingua passiva (si conosce ma non si
usa; nei contesti internazionali è richiesta poiché in questi
contesti si traduce solo verso la propria lingua madre).

1.1. L’unità traduttiva

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Per unità traduttiva si intende l’unità minima (a livello
lessicale, frasale o testuale) su cui agisce il traduttore nel
passaggio dal prototesto al metatesto. Tuttavia, è necessario
sempre considerare il testo nel suo complesso per poter arrivare
alla riformulazione del periodo che lo costituisce (Es. ‘self
service touch screen ticket machines’, l’intera stringa appare
come unità traduttiva, e non singole parole). L’unità traduttiva
è un concetto molto flessibile, visto che le chiavi di
interpretazione possono essere fornite dall’insieme del testo
e/o da una o più parti, contemporaneamente o in diversi momenti
del processo di traduzione.

1.2. Le fasi del processo traduttivo


Una traduzione (che sia scritta o orale) si realizza attraverso
tre fasi fondamentali:
 l’analisi del prototesto ai fini della comprensione;
 il trasferimento mentale del messaggio;
 la ristrutturazione del messaggio nella lingua del metatesto,
in base ai destinatari a cui si rivolge.
Va ricordato che il processo di traduzione non è mai lineare, ma
è più giusto parlare di un processo circolare (o ciclico);
Christiane Nord fa una distinzione fra traduzione lineare e
sequenziale, e traduzione circolare: quest’ultima ha inizio con
la definizione dello “skopos” da parte dell’autore(situazione e
funzione del prototesto),a cui fa seguito l’analisi del
prototesto e delle sue coordinate da parte del traduttore; a
questo punto si isolano gli elementi rilevanti per la traduzione
vengono trasferiti (nella fase di transfer) in un metatesto che
(una volta realizzato nella fase di sintesi e ristrutturazione) dovrebbe
avere nella cultura di arrivo la stessa funzione che aveva nella
cultura di partenza.

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Si ha poi una fase di analisi, in cui il traduttore esplora il
prototesto sia a livello di lingua che di nuclei informativi.
L’analisi di un testo scritto può avvenire senza pressioni di
tempo e si concentrerà sulla sola dimensione verbale, se si ha a
che fare con un testo scritto senza apparato iconografico (es.
un’opera letteraria, un testo settoriale, il copione di un’opera
teatrale o cinematografica) oppure l’analisi può comprendere sia
il messaggio verbale che quello iconico, per esempio quando il
testo è accompagnato da apparato paratestuale (testi
pubblicitari o giornalistici) o si integra con altri codici
(come nel fumetto, nella canzone, nel cinema). Se il prototesto
è solo orale, si avrà un’analisi di un teso orale caratterizzata
da forti restrizioni di tempo e si con centrerà sull’input e sui
suoi nuclei informativi (come nel caso dell’interpretazione
consecutiva) oppure si svolgerà quasi contemporaneamente alle
operazioni di trasferimento e ristrutturazione in quella
simultanea. Nessun traduttore/interprete può comunque esimersi
da un’analisi sociolinguistica del prototesto, che è
obbligatoria, e delle sue coordinate contestuali. Si pensi
all’importanza che riveste, nell’interpretazione di trattativa,
il registro formale o informale determinato dall’argomento,
luogo e dai rapporti reciproci degli interlocutori, o a ruolo
del dialetto e delle varietà regionali o colloquiali nel testo
letterario o nel film.

Ogni lingua può essere descritta secondo cinque assi di


variazione sociolinguistica:
1) DIACRONICA = trasformazioni della lingua nel tempo;
2) DIATOPICA = mutare della lingua a livello geografico, nello
spazio;
3) DIAMESICA = cambiamento della lingua a seconda del canale
comunicativo (scritto, orale, trasmesso);
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4) DIAFASICA = dipende dalla situazione comunicativa e distingue
il registro aulico, formale, informale…;
5) DIASTRATICA = influenzata dalle caratteristiche del parlante
(strato sociale, cultura, età, livello d’istruzione, ecc.).

Un altro livello di analisi riguarda la tipologia testuale e il


genere testuale a cui appartiene il prototesto. Si possono
tenere in considerazione gli aspetti funzionale di un testo
secondo la tassonomia (= In linguistica, classificazione delle frequenze e delle loro
possibili combinazioni.) di Egon Werlich (1975, distinguendo i testi
narrativi, descrittivi, argomentativi, espositivi, regolativi),
oppure partire da criteri pragmatici di maggiore o minore
rigidità, come nella tassonomia di Sabatini (1984) che distingue
i testi molto, mediamente o poco vincolanti. Ognuno di questi
tipi di testi si realizza poi in una serie di generi testuali,
riferiti al mondo reale (non -fiction) o al mondo immaginario
(fiction).
La capacità di interpretare e produrre un testo (anche in base
alle convenzioni culturali) rappresenta la competenza testuale.
Ogni testo, per essere definito tale, deve collocarsi nel
contesto situazionale in cui ha avuto origine: in quanto il
‘messaggio’ viene prodotto da un ‘emittente’ che si rivolge a un
‘destinatario’ e utilizza un determinato ‘codice’ (verbale, non
verbale, iconico, sonoro, grafico) e un determinato ‘canale’
(scritto, orale, trasmesso). La forma del messaggio, l’evento
comunicativo, i ruoli reciproci degli interlocutori e lo scopo
che spinge l’emittente a produrre il proprio messaggio sono
altre variabili contestuali fondamentali da analizzare anche in
prospettiva traduttiva.
emittente -> messaggio in un determinato codice che passa per un
determinato canale -> destinatario.

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Quindi, ogni evento comunicativo viene attivato ad un
determinato scopo che spinge l’emittente a produrre il proprio
messaggio. Secondo la celebre tassonomia di Roman Jakobson
(1960), messa in relazione con i sei fattori della comunicazione
appena menzionati, attraverso un approccio funzionalista che ci
illustra le sei funzioni comunicative applicate alla traduzione.

1) FUNZIONE PERSONALE (o emotiva): orientata verso l’emittente


(per esempio nelle interiezioni, nel presentarsi, parlare
di sé);
2) FUNZIONE INTERPERSONALE (o fatica): serve a stabilire un
contatto fra emittente e destinatario (per esempio quando
si saluta o ci si presenta) o a confermare che il contatto
esiste (accettare, rifiutare, offrire, attirare
l’attenzione);
3) FUNZIONE REGOLATIVO-STRUMENTALE (o conativa): orientata
verso il destinatario e mira a determinare i cuoi
comportamenti (per esempio nella pubblicità, dare/ricevere
ordini, nelle leggi)
4) FUNZIONE REFERENZIALE (o detonativa/informativa): orientata
verso il contesto ed ha come obiettivo primario quello
informativo (dare/chiedere informazioni, spiegare, narrare;
5) FUNZIONE POETICO-IMMAGINATIVA: incentrata sul messaggio,
quando si usa la lingua per creare mondi immaginari,
producendo particolari effetti ritmici, rime,
allitterazioni, ecc.;
6) FUNZIONE METALINGUISTICA: che mette a fuoco il codice
stesso (per esempio quando si danno spiegazioni sulla
lingua, definire parole o strutture)

Alla luce dell’approccio funzionalista, C. Nord fornisce un


modello di analisi funzionalista del prototesto che precede e
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affianca il processo traduttivo secondo un percorso nel quale
dovrà affrontare l’analisi dei fattori sia esterni che interni
al prototesto. Il procedimento più adeguato per individuare e
soppesare le informazioni rilevanti per la realizzazione del
metatesto sarà partire dall’analisi dei fattori esterni al testo
per poi arrivare a quelli interni al testo, verificando nel
testo da tradurre:
A. FATTORI ESTERNI AL TESTO:
●Chi è l’emittente del prototesto? Emittente -> committente
concreto (un editore, o un privato, ditta che commissiona la
traduzione), da non confondere con l’estensore (autore) vero e
proprio; traducendo ad esempio un libretto di istruzioni di un
apparecchio, il committente è la ditta produttrice, mentre
l’estensore è un dipendente dell’azienda o un tecnico esterno.
Naturalmente le due figure possono coincidere, come avviene nel
testo letterario. O del discorso di un oratore.
●Che effetto si vuole ottenere sul destinatario? Quali sono le
intenzioni comunicative del prototesto (informare, esprimere
un’opinione, convincere, ecc.)? Si parla di ‘Intenzione’ o
punto di vista dell’emittente, di ‘effetto’ dal punto di vista
dei destinatari. In ogni caso i destinatari non conoscono le
intenzioni dell’emittente, ma fanno delle ipotesi su di esse
attraverso l’interpretazione del testo; l’incontro fra
intenzione dell’emittente e effetto dal punto di vista del
destinatario è chiamato funzione;
●Chi è il destinatario-modello del prototesto? La sua importanza
nel processo traduttivo è indiscussa, sia che se ne metta a
fuoco in maniera particolare l’età, il sesso, la cultura o il
contesto sociale – Si parla di ‘pragmatica del ricevente’. Il
traduttore, isola alcuni elementi specifici de destinatari del
prototesto e presta attenzione al loro trasferimento nella
cultura del metatesto per tradurre in modo da andare in contro
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ai nuovi destinatari o cercare di imporre loro una prospettiva
diversa e straniante;
●Qual è il canale comunicativo di cui si serve il prototesto?
Canale comunicativo -> orale = grado minimo di verbalizzazione
delle coordinate spaziali e temporali (già implicite nel
contesto); scritto = viene esplicitato molto di più;

●Quali informazioni ci sono sul fattore tempo? (prospettiva


diacronica delle caratteristiche linguistiche e culturali che
muta continuamente; informazioni disponibili sul fattore tempo
-> coordinate temporali, utili per disambiguare, espressioni
come “oggi”, “lo scorso anno”; riferimenti culturali e a fatti e
perone legate a certi periodi storici. Nelle traduzioni dei
testi letterali del passato ci si confronta continuamente con le
problematiche della distanza temporale;

●Per quale occasione comunicativa è stato realizzato il


prototesto? Occasione comunicativa -> stile, registro, simboli e
codici non-verbali.

●Che tipo di testo è? (descrittivo, informativo, ecc. Funzioni


comunicative -> funzione testuale che rimanda alle funzioni di
Jakobson.

B. FATTORI INTERNI AL TESTO

●Qual è l’argomento del prototesto? Argomento-> lasciato


sottinteso (se i destinatari condividono lo stesso orizzonte
culturale) o esplicitato in vario modo, può emergere dal titolo,
essere sintetizzato in un abstract o essere recuperato
dall’individuazione di nuclei tematici presenti nel testo.

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●Qual è il contenuto del prototesto? (riferimenti alla realtà
extralinguistica) -Contenuto-> collegamenti logici presenti
esplicitamente nel testo oppure lacune lasciate dal non-detto;

●I destinatari del prototesto di quali preconoscenze si presume


dispongano? (culturali e linguistiche)

●Qual è la struttura e la suddivisione del prototesto? Struttura


e suddivisione -> formule di inizio e fine codificate a seconda
del genere testuale (si pensi alle fiabe), strutturazione
interna: l’analisi della macrostruttura del prototesto permette
di capire se sono presenti capitoli, paragrafi da mantenere o
riorganizzare nel metatesto.

●Il prototesto presenta degli elementi non verbali


significativi? utilizzati per integrare, chiarire o rafforzare
ciò che viene detto. Elementi non-verbali -> sono culturalmente
specifici e necessitano di adattamenti. A livello scritto:
caratteri e impaginazione del testo, foto, immagini, tabelle / a
livello orale: gesti, movimenti del corpo, distanze tra gli
interlocutori.

●Quali sono le caratteristiche linguistiche e stilistiche del


prototesto? Caratteristiche linguistiche e stilistiche ->
lessico, sintassi, tratti soprasegmentali (tipici dell’oralità:
tono della voce; talvolta possono emergere nello scritto grazie
a particolari convenzioni grafiche come corsivo,
sottolineature…).

Trasferimento
Alla fase di analisi fa seguito (o meglio si affianca) la fase
di elaborazione mentale del prototesto da parte del
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traduttore/interprete. Durante il trasferimento si realizza una
profonda compenetrazione del testo da parte del
lettore/traduttore attraverso un continuo rimando tra le ipotesi
interpretative e la ricerca nel testo di conferme o smentite ->
circolo ermeneutico.

Ristrutturazione

La ristrutturazione indica la fase in cui il metatesto prende


corpo. Non avviene in un momento preciso.
Nella ristrutturazione si terrà conto delle informazioni
ottenute dall’analisi sociolinguistica e dalla ricerca del
dominante e delle sottodominanti del prototesto e al tempo
stesso si procederà all’elaborazione del metatesto anche in base
alle informazioni derivanti dal contesto in cui andrà ad
inserirsi. È importante cercare di seguire il più possibile il
principio di “equivalenza dinamica” = la ristrutturazione dovrà
garantire che l’impatto della traduzione sui suoi destinatari
sia quello che era stato previsto per il prototesto.

1.3. Dal processo al prodotto: la lingua delle


traduzioni
Un filone di studi linguistici e traduttologici si occupa degli
effetti delle strategie traduttive sulla lingua usata nelle
traduzioni, di cui sono state individuate alcune caratteristiche
intrinseche e ricorrenti.
La lingua usata nelle traduzioni è una lingua:
- più standardizzata;
- con minore variazione, maggiore coesione ed esplicitezza
rispetto alla lingua d’uso;
- con alta frequenza di calchi, interferenze, forestierismi.

La lingua delle traduzioni mostrerebbe:


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- strutture frasali più semplici;
- presenza di glosse e spiegazioni;
- interferenze.
L’analisi della lingua dei testi tradotti, indipendentemente
dalla lingua del prototesto e da quella del metatesto, ha fatto
perfino ipotizzare l’esistenza di “universali della traduzione”
-> tratti tipici che accomunano le traduzioni, ma risulta più
opportuno parlare di comportamenti traduttivi ricorrenti.
Nell’italiano delle traduzioni emerge una tendenza
conservatrice/“normalizzatrice” che mantiene caratteristiche
linguistiche che tendono invece a scomparire dall’uso standard e
nativo.
Questi fenomeni sono:
- uso sovrabbondante del congiuntivo;
- maggiore varietà lessicale rispetto al prototesto;
- maggiore coerenza e esplicitazione del messaggio.

Fenomeni innovativi dovuti all’interferenza della lingua del


prototesto sono invece:
- l’esplicitazione e la ripetizione del soggetto quando non
sarebbe necessario (“Qual è il tuo nome?” invece di “Come ti
chiami?”);
- posizione più marcata del soggetto e dell’aggettivo
qualificativo;
- si adotta sempre più una struttura sintattica meno variata
(soggetto-verbo-oggetto) spiegabile come un calco della lingua
del prototesto;
- le ripetizioni.

L’influsso dell’inglese sulle strutture di altri sistemi


linguistici attraverso la letteratura tradotta e i film doppiati
è una realtà che accomuna oggi molte lingue con esiti importanti
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a livello lessicale, sintattico e testuale. Del resto, la lingua
delle traduzioni ha un forte impatto anche sul sistema
ricevente. Si creano così le condizioni favorevoli a fenomeni di
interferenza che possono influenzare l’evoluzione della lingua e
della cultura ricevente.

CAPITOLO 2 PROBLEMATICHE

Dopo aver ottenuto tutte le informazioni sul testo da tradurre,


il traduttore potrà elaborare una gerarchia funzionale delle
problematiche traduttive, in modo da decidere:
- L’approccio traduttivo da adottare;
- Gli elementi da adattare al contesto culturale in cui andrà a
inserirsi il metatesto;

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- La gestione dei problemi di tipo linguistico.
Alcuni dei fenomeni linguistici che comportano scelte traduttive
sulla base delle coordinate del prototesto sono: anisomorfismo,
la connotazione, i neologismi, la devianza linguistica, i giochi
di parole e la presenza di più lingue nello stesso testo (testo
mescidato).

2.1. Anisomorfismo
L’anisomorfismo è un fenomeno per cui in alcune lingue esistono
più parole per esprimere un concetto che in un’altra lingua si
esprime con una sola. (house/home -> casa.
Il fatto che non esistono lingue naturali perfettamente
sovrapponibili, né a livello lessicale, né sintattico né
culturale, può portare a pensare che vi siano ampi spazi di
intraducibilità. Qui possiamo comprendere l ’importante potere
decisionale che ha il traduttore, cui il giusto atteggiamento
dovrebbe porlo tra queste posizioni estreme, tenendo conto anche
del suo ruolo di ‘negoziatore’.
I punti di crisi, che gli studi di linguistica contrastiva hanno
messo a fuoco tra coppie di lingue e che il traduttore dovrà
trattare con particolare attenzione dipendono da:
-La diversa segmentazione della realtà che determina un diverso
grado di polisemia delle parole;
-la diversa posizione dei costituenti nella frase;
-Diverso modo di esprimere o meno) l’aspetto del verbo
(durativo= per le azioni prolungate; momentaneo= per azione che
avvengono in un momento preciso; ingressivo= per indicare
l’imminenza, l’inizio e lo sviluppo di un’azione; conclusivo=
per indicare la fine di un’azione);
-Possibilità/impossibilità di trovare un lemma corrispondente
per ogni parola.

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L’operazione concreta di tradurre avrà sempre bisogno di
riordinare, parafrasare o riformulare il prototesto.

3.2. Connotazione
Nella realizzazione del metatesto, il traduttore deve tenere
conto del fatto che i significati delle parole possono andare
anche al di là del loro senso letterale. La denotazione indica
il significato primario e relativamente fisso, mentre
la connotazione indica il significato aggiuntivo che può
variare a seconda del contesto, quindi della persona, della
cultura, della situazione dell’enunciato.
La pronuncia straniera:
Spesso un personaggio di finzione viene caratterizzato dalla sua
pronuncia straniera in base agli stereotipi a cui questa è
associata nella cultura in cui l’opera è stata prodotta (es. il
francese per il latin lover).
Gli idioletti substandard: Se il prototesto contiene dei tratti di
lingua substandard per caratterizzare lo stile narrativo
dell’autore o la lingua di certi personaggi, il traduttore può
decidere di rinunciare a riprodurre questo tipo di connotazione
(adottando la lingua standard nel metatesto) oppure può
utilizzare anche nel metatesto una varietà che permetta di
trasmettere una connotazione simile a quella dell’originale (es.
Hagrid di Harry Potter in inglese usa una varietà tipica della
zona dell’Inghilterra dov’è nata la Rowling, in italiano usa
periodi più semplici; il trattamento delle varietà regionali
americane della serie The Simpsons rese in italiano con una
vasta gamma di varietà regionali italiane, che hanno un effetto
straniante).

2.3. Neologismi e devianza linguistica


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Il tradurre dovrà interpretare e riprodurre nel MT i
neologismi che possono essere contenuti nel PT, soprattutto se
si tratta di traduzione saggistica, in cui i nuovi concetti
vengono spesso associati dall’autore a parole di sua invenzione.
Se la traduzione è problematica si può ricorrere a una glossa
tra parentesi con il termine originale, altrimenti la traduzione
si limita a un calco. Nei testi tecnico-scientifici, se si
tratta di una lingua a grande diffusione come l’inglese, il
neologismo tende ad essere mantenuto inalterato anche nel
metatesto.
I neologismi del linguaggio giovanile devono anche cercare degli
equivalenti nel linguaggio giovanile in uso nella società dei
propri destinatari, è indispensabile che il traduttore si
aggiorni costantemente. Un caso particolare di neologismo è
l’hapax = parola che compare un’unica volta nell’opera di un
autore o in un singolo testo e non viene mai più attestata
(Dante ne è l’esempio più illustre). Il traduttore può decidere
se ricrearlo a sua volta nel metatesto oppure tradurlo con una
parola già esistente.

La devianza linguistica
La devianza letteraria= errori linguistici, sgrammaticature,
parole volgari ed espressive, nuove tendenze linguistiche che
mescolano tecnicismi, forestierismi, gerghi e dialetto sono
spesso usati nella letteratura per caratterizzare alcuni
personaggi o come elemento di comicità. Altri esempi di devianza
linguistica sono il refuso (errore di stampa [es. battiutra]),
che può essere utilizzato come artificio stilistico, e la
pronuncia infantile (Es. caratterizzante nel romanzo di Elsa
Morante e quindi riprodotti anche in lingua straniera
stelle/ttelle -> stars/ttars).

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La devianza linguistica crea non pochi problemi al traduttore
che dovrà cercare di non scostarsi troppo dal prototesto
soprattutto quando si presenta come l’elemento caratterizzante
di un personaggio o rappresenta la cifra stilistica dell’autore.

2.4. Giochi di parole


Dei giochi di parole si ammira la creatività, la sorpresa nel
rimanere spiazzati, la sollecitazione al sorriso nel lettore o
nell’ascoltatore (se non altro dalla ginnastica mentale che è
costretto a fare), ma per il traduttore rappresentano una delle
sfide più intriganti visto che mettono in gioco le competenze
(non solo linguistiche)del traduttore come autore del metatesto.
Delabastita ha individuato 8 tecniche per risolvere la questione
della presunta intraducibilità dei giochi di parole:
sostituzione del pun del prototesto con un pun diverso nel
metatesto; il pun viene sostituito da un artificio retorico che
si basa su un gioco di parole: ripetizione, allitterazione,
ironia; la parte di testo che contiene il pun viene cancellata;
Traduzione letterale del pun; introduzione nel metatesto di un
pun che non c’è nel prototesto (compensazione); Tecniche
editoriali: spiegazione del pun nel paratesto (note o
introduzione).
Un ambito in cui il gioco di parole il gioco di parole deve
essere trattato con particolare cura è quello del testo teatrale
(per l’effetto sorpresa, curiosità e ilarità che deve
suscitare). Ma i giochi di parole non sono solo un artificio
letterario, ci sono alcune culture che utilizzano il gioco di
parole più frequentemente di altre: Es: Verlan = (l’en-vers, “al
contrario”) basato sull’inversione delle sillabe nel linguaggio
gergale (argot) o giovanile in Francia. Il traduttore dovrà
interpretarlo e tener conto del linguaggio gergale o giovanile
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nella cultura dei suoi destinatari. Se nella lingua d’arrivo il
verlan non esiste, la perdita può essere compensata ricorrendo a
forestierismi, cultismi, metafore.
Nel trattamento dei giochi di parole nel doppiaggio, vi sono
queste opzioni (suggeriteci da Delia Chiaro):
- Lasciare il pun invariato così com’è nella lingua del
prototesto;
- Rimpiazzare il pun con uno corrispondente;
- Rimpiazzare il pun con un’espressione idiomatica che non
necessariamente contenga elementi del pun;
- Ignorare completamente il pun.

2.5. Il testo mescidato


Se il prototesto è caratterizzato dalla compresenza di più
codici linguistici (lingue diverse o due varietà della stessa
lingua), si può parlare di testo mescidato. La mescolanza
linguistica può avvenire:
 a livello di parola (code-mixing), inserimento (sporadico) nel
testo monolingue di parole in una o più lingue diverse ->
“macchie di colore locale” nel testo letterario, teatrale,
cinematografico o cantato o forestierismi nei testi
settoriali o tecnico-scientifici sempre più affermati
soprattutto per quanto riguarda tecnicismi di tipo politico-
ammnistrativo e scientifico);
 a livello di frase (code-switching), "commutazione di codici”,
alternanza di parti di testo (scritto) o di battute (nel
dialogo) in lingue diverse, può trattarsi di uno slittamento da
lingua a lingua, da lingua a dialetto o da dialetto a dialetto,
serve sia per riprodurre un contesto comunicativo plurilingue
sia per ampliare il quadro delle opportunità stilistico-
funzionale (molto frequente tanto nel testo letterario quanto

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nel teatro e nel cinema. Es: mistilinguismo italiano-napoletano
del teatro di De Filippo).
In traduzione questo mistilinguismo può essere mantenuto o può
perdersi appiattendosi nel monolinguismo del metatesto, secondo
la strategia traduttiva adottata e genere testuale permettendo.

CAPITOLO 3 STRATEGIE

Adottare una strategia in traduzione significa considerare la


cooperazione fra traduttore, destinatario e autore. Il
traduttore seleziona fra le strategie traduttive possibili
quelle più adeguate in relazione alle coordinate del testo, alle
esigenze dei nuovi destinatari, alle norme imposte dal
committente o dall’editore e si presuppone una conoscenza dei
metodi e delle tecniche di traduzione e dei contesti socio-
culturali. Le scelte che ogni traduttore ha a disposizione
costituiscono l’insieme delle operazioni o procedure che
compongono la strategia traduttiva che il traduttore decide di

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applicare, come soluzione ottimale di un problema di traduzione,
che possono essere (Albir):
- Strategie che mirano alla comprensione del testo;
- Strategie globali o locali;
- Strategie specifiche per la traduzione orale, scritta o basata
su supporti tecnologici (simultanea, telefonica, assistita);
- Strategie per risolvere le problematiche traduttive o per
migliorare l’efficacia del processo traduttivo;
- Strategie che mirano all’apprendimento della traduzione stessa
(formazione).
Si possono distinguere tre livelli di intervento che possono
rientrare in una strategia traduttiva:
1. la scelta dell’approccio, l’atteggiamento generale con cui
affrontare il testo da tradurre;
2. la scelta del metodo, che permette di realizzare meglio
l’approccio scelto;
3. la scelta delle tecniche, che rispecchiano il metodo scelto a
seconda dei casi.

3.1. L’approccio traduttivo


La scelta dell’approccio (e di conseguenza quella del metodo e
delle tecniche traduttive dipende dall’analisi del prototesto e
i fattori più importanti che emergono da questa sono lo scopo
del prototesto e il destinatario del metatesto. Su questa base
si possono individuare alcune opzioni di fondo (considerando che
esistono sempre delle scelte intermedie) tra:

1. priorità alla forma ↔ priorità al contenuto

2. connotazione ↔ neutralizzazione

3. straniamento ↔ addomesticamento

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4. priorità al prototesto ↔ priorità al destinatario

5. visibilità ↔ invisibilità (del traduttore)

1. Priorità alla forma ↔ Priorità al contenuto: questa opzione


riguarda soprattutto il testo poetico, dove il traduttore può
scegliere di privilegiare il verso originale o il senso della
poesia. Holmes individua 4 tecniche traduttive per realizzare
una metapoesia traduzione in versi):
1)TRADUZIONE MIMETICA: la forma del verso della poesia
originale è simile alla forma della poesia tradotta; (+F)
2)TRADUZIONE ANALOGICA : la forma del verso originale
sta alla tradizione poetico-letteraria di partenza, come la
poesia tradotta sta alla tradizione poetico-letteraria di
arrivo; (+F)
3) TRADUZIONE ORGANICA: il Contenuto della poesia e
la forma delle poesia si combinano e portano a scelte di
contenuto della poesia a cui viene poi adeguata la
forma; (+C)
4) TRADUZIONE ESTRANEA: forma di mediazione tra forma e
contenuto, il contenuto della metapoesia trae spunto dalla
poesia originale, ma non va a determinare la forma della
metapoesia, che a sua volta acquista indipendenza dalla forma
della poesia. (F <--> C)

1.3.1.2 Connotazione ↔ Neutralizzazione: L’approccio della


connotazione consiste nel mantenere le caratteristiche di stile
o di lingua che connotano il prototesto. Se invece queste sono
complesse da tradurre o non si reputano fondamentali, verrà
adottato un approccio neutralizzante, optando per l’uso della
lingua standard (“appiattimento”).

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1.3.1.3 Straniamento ↔ Addomesticamento: L’adeguamento del testo
lontano a livello di tempo e di spazio prevede due possibili
approcci opposti:
1) Lo straniamento prevede il mantenimento dei riferimenti
temporali del prototesto (storicizzazione)e spaziali della
cultura emittente (esotizzazione). Foreignization
2) L’addomesticamento si realizza attraverso la sostituzione
di equivalenti culturali della cultura ricevente, sia a livello
di tempo (attualizzazione) che di spazio della cultura ricevente
(localizzazione). Domestication

Esiste anche un approccio intermedio, che tende a rendere neutri


i riferimenti temporali (acronizzazione) e quelli spaziali
(atopizzazione) del prototesto, l’universalizzazione.

1.3.1.4 Priorità al prototesto ↔ Priorità al destinatario:

Si può dire, riprendendo il modello di Newmark, che distingue la


traduzione semantica e la traduzione comunicativa, che nel primo
caso si può riconoscere un approccio che dà la priorità al
prototesto, nel secondo un approccio antitetico, che dà la
priorità ai destinatari del metatesto. Anche nella distinzione
fra ‘decentramento’ e ‘annessione’ si rispecchia la stessa
dicotomia:
-Decentramento= che da priorità al ptototesto) in questo caso si
riconosce una presa di posizione da parte del traduttore a
favore della cultura del prototesto. Un approccio del genere
viene usato per la traduzione del testo letterario (focus sulla
dimensione linguistica);
-Annessione= (priorità al destinatario) si opera come se il
testo di partenza fosse scritto nella lingua d’arrivo, senza
tener conto delle differenze di epoca, cultura e struttura
21
linguistica. Tale approccio viene adottato nella traduzione del
testo settoriale (focus sulla funzione informativa).

Nel suo approccio funzionalista, anche Christiane Nord distingue


2 atteggiamenti opposti a seconda dello scopo:
 Traduzione a scopo documentaristico -> orientata al prototesto
nella misura in cui cerca di renderlo accessibile al lettore
mediante note, spiegazioni, glossari (testo sacro, talvolta
letterario e turistico);
o Traduzione a scopo strumentale -> orientata al destinatario
nella misura in cui intende offrirgli un testo che possa essere
essere percepito come un originale realizzato nella sua lingua
per uno specifico scopo comunicativo (es. libretti di
istruzioni, lettere commerciali, adattamento per il
cinema o lo spettacolo).

1.3.1.5 Visibilità ↔ Invisibilità (del traduttore)


Consiste nell’opportunità di manifestare o meno l’intervento del
traduttore; questo tipo di approccio si lega all’etica del tradu
ttore.
3.2. Il metodo traduttivo
Dagli studi sulla stilistica comparata del francese e
dell’inglese J.P. Vinay e J. Darbelnet (1958) vengono
individuati due metodi per affrontare una traduzione:
1-TRADUZIONE DIRETTA: che si realizza mediante le tecniche del
prestito, del calco e della traduzione letterale.
2-TRADUZIONE OBLIQUA: che si realizza mediante le tecniche della
trasposizione, della modulazione, dell’equivalenza e
dell’adattamento. Quello preferibile, secondo i due autori, è il
metodo ‘diretto’.

22
3.3. Le tecniche traduttive
Ogni metodo traduttivo si realizza attraverso una serie di
tecniche traduttive, ciascuna della quali viene scelta dal
traduttore per risolvere, caso per caso, le problematiche emerse
dall’interpretazione del prototesto.
Tassonomie di Vinay e Darbelnet: come abbiamo già ricordato, nel
1958 Jean Paul Vinay e Jean Darbelner elaborarono una
descrizione di metodi e tecniche per la traduzione dal francese
all’inglese e viceversa, che viene tuttora ricordata come il
primo tentativo sistematico di dare risposta alla necessità di
raccogliere in una serie di categorie le scelte operative a
disposizione del traduttore. In particolare, i due traduttologi
individuano due metodi (strategies) per affrontare una
traduzione, ciascuno realizzabile mediante una serie di tecniche
(procedures):
 Metodo della Traduzione diretta: vengono adoperate tecniche
traduttive che ancorano in maniera diretta il metatesto al
prototesto, adeguando il testo ai propri destinatari (quello
preferibile secondo i due autori, che consigliano la traduzione
obliqua solo in caso di inapplicabilità [trasmettere senso
diverso o non avere senso] del metodo diretto). Le tecniche che
compongono questo metodo di traduzione sono:
- Prestito: parola, espressione o struttura del prototesto che
viene riprodotta nel metatesto senza modifiche (prestito
integrale) o con qualche adattamento (prestito adattato).
- Traslitterazione: parola, espressione o struttura del
prototesto (scritto) che viene riprodotta nel
metatesto (scritto) mediante traslitterazione.
- Calco: parola, espressione o struttura del prototesto che
viene riprodotta nel metatesto mediante una traduzione letterale
di ogni sua componente.

23
- Traduzione letterale: traduzione di frasi e periodi parola
per parola, per mantenere nel metatesto le caratteristiche
formali del prototesto.

 Traduzione obliqua: vengono adoperate tecniche traduttive che


ancorano in maniera indiretta il prototesto al metatesto,
privilegiando la resa.
- Trasposizione: adattamento obbligatorio o facoltativo dovuto
a diverse regole morfosintattiche della lingua del metatesto
(ovvero un gruppo di parole o una parola tradotta con un gruppo
di parole o una parola di natura grammaticale differente). Si
parla anche di “riformulazione” o “parafrasi”.
- Modulazione: variazione obbligatoria o facoltativa, dovuta a
un cambiamento semantico o di punto di vista; può trattarsi
anche di uno spostamento di registro, con l’uso di espressioni
più o meno colorite di quelle originali.
- equivalenza: uno dei mezzi stilistici e strutturali diversi ma
equivalenti, per esempio proverbi o frasi idiomatiche che hanno
un equivalente nella lingua del metatesto.
- Adattamento: riferimenti culturali resi mediante riferimenti
culturali diversi, secondo le conoscenze e le consuetudini dei
destinatari.
- Compensazione: in caso di inevitabile perdita di significati,
il residuo traduttivo di caratteristiche importanti del
prototesto viene recuperato in altre parole del metatesto.
- Traslitterazione: un caso particolare di operazione di
decodifica/ricodifica scritta consiste nella trascrizione di un
termine che si trasferisce direttamente dal prototesto al
metatesto, oppure nella sua traslitterazione (se il prototesto
usa un sistema di scrittura diverso). Es. di Gorbacev (It.
Gorbaciof).

24
Altre Tassonomie:
All’inizio degli anni Ottanta del XX s il traduttologo canadese
Delisle mette a fuoco la differenza fra i procedimenti
traduttivi finalizzati all’apprendimento della seconda lingua
(traduzione scolastica) e quelli finalizzati alla produzione di
un testo (traduzione professionale) nel suo saggio dal titolo
‘L’Analyse du discours comme methode de traduction’ e alcuni
anni dopo riprende questo tema illustrando cinque tecniche
traduttive:
1.TRADUZIONE LIBERA: (free translation): più importanza al
contenuto del testo rispetto alla forma;
2.TRADUZIONE IDIOMATICA: permette di crear un metatesto conforme
alle convenzioni della lingua di arrivo con il modo spontaneo di
esprimersi proprio della cultura di arrivo.
3.TRADUZIONE LETTERALE: permette di creare un metatesto che
mantiene le caratteristiche formali del prototesto, adattandosi
però alle regole grammaticali della lingua di arrivo;
4.TRADUZIONE PAROLA PER PAROLA: (word-for-word translation): la
traduzione avviene parola per parola, senza cambiare l’ordine
dei costituenti della frase rispetto al prototesto.
5.TRADUZIONE CALCO: il traduttore trasporta gli elementi del
testo di partenza al testo d’arrivo in modo tale da segnalare
anche in traduzione i loro asppetti semantici, etimologici e
temporali.

Altre tecniche verranno proposte da altri studiosi di


traduttologia applicata, ad integrazione delle categorie
precedentemente individuate:
-Nota: possibile sono in certi tipi di testi scritti
(letteratura e saggistica) e non in altri (turistici, giuridici,
tecnici); può essere a piè di pagina o in fondo al testo,

25
aggiungendo anche la formula tra parentesi: NdT=Nota del
traduttore.
-Glossario: per evitare il ricorso continuo alle note, il
traduttore può raccogliere i vocaboli problematici in un
glossario da inserire alla fine del testo, completo di
definizioni e spiegazioni più dettagliate.
-Spiegazione: una breve spiegazione (glossa) può essere inserita
nel test stesso per chiarire, per esempio, un prestito, o un
riferimento culturale, evitando così l’uso di una nota.
-Aggiunta: aggiunta di una parte di testo (assente nel
prototesto) che non sia una spiegazione;
-Omissione: eliminazione di una parte di testo (presente nel
prototesto);
-Riformulazione: il discorso viene rielaborato in maniera
sintatticamente diversa rispetto al prototesto;
Esplicitazione: il traduttore introduce informazioni aggiuntive
nel metatesto esplicitando degli impliciti che nel prototesto
potevano essere derivati dal contesto, dalla situazione o dalle
conoscenze del lettore modello, secondo quanto presunto
dall’autore.

Tecniche che realizzano il metodo traduttivo mediante Espansione


vs Compressione:
Dagli studi di Joseph L. Malone (1988) sul metatesto si può
giungere all’enunciazione di altri due metodi traduttivi:

1.Metodo dell’espansione: il metatesto viene ampliato rispetto


al prototesto a livello di forma e/o di contenuto, attraverso
aggiunte o glosse. Le techiche che permettono di realizzare il
metodo della traduzione mediante espansione sono:
DIVERGENZA: (rapporto tanti-uno) un termine con una sola opzione
interpretativa viene tradotto con un termine che ha invece più
26
possibilità interpretative. Ad esempio, la possibilità di
scegliere il registro da utilizzare. Es. it. legna- Eng. wood
(con espansione delle posssibilità interpretative di wood, che
in inglese significa ‘bosco, legna, o legno’)
DIFFUSIONE FORMALE: aggiunta di elementi assenti nel prototesto,
contenenti significati non essenziali. Es: you’re just a child –
it. Per ora sei troppo giovane.
AMPLIFICAZIONE: Amplificazione di contenuto: aggiunta di
elementi assenti nel prototesto, contenenti significati
essenziali (esplicitazione di impliciti, chiarificazione di
aspetti culturali). Es: lat. Incertum est = it. È incerto,
dubbioso e senza fermezza. Può realizzarsi nel testo scritto con
una spiegazione o glossa inserita nel testo; nota esplicativa (a
piè di pagina o in fondo al testo); glossario o link
ipertestuale. All’interno di un fansub, quest’operazione viene
effettuata tramite una nota in alto allo schermo, che può sia
descrivere in breve un termine o dare una spiegazione più
approfondita dell’argomento della conversazione e, il maggior
numero delle volte, costringe lo spettatore a mettere in pausa
il video o a perdere un paio di minuti leggendo la nota.

2. Metodo della compressione: il metatesto Il metatesto si


restringe a livello di forma e/o contenuto, rispetto al
prototesto, diventando una sorta di sintesi. Può trattarsi di
una sintesi dal punto di vista linguistico (sottotitoli), della
necessità di comprimere o omettere del tutto informazioni che
non si possono trasmettere (censura) o che risultano
incomprensibili (realia) o ridondanti.
Le tecniche che permettono di realizzare questo metodo sono:
- Convergenza: (rapporto tanti-uno) un termine con più opzioni
interpretative viene tradotto con un termine che ha invece una
sola possibilità interpretativa nel metatesto.
27
- Condensamento formale: compressione di una parte del testo
originale contenente significati non essenziali.
- Riduzione di contenuto: compressione di una parte del testo
originale contenente significati essenziali, senza
compensazione.
- Cancellazione: eliminazione di un’intera parte di testo
(censura, tempo, spazio, difficoltà traduttive).

CAPITOLO 4 ETICA IDEOLOGIA E TRADUZIONE

Qualsiasi progetto traduttivo deve considerare non solo le


strategie da impiegare, ma anche i margini di libertà di cui
dispone il traduttore e le funzioni sociali che il metatesto
andrà a svolgere, permettendo così di creare un metatesto
conforme alle convenzioni della lingua di arrivo. Alcune
questioni relative a questo aspetto deontologico riguardano le
responsabilità del traduttore, la sua visibilità attraverso il
testo da lui prodotto e i condizionamenti esterni (editoriali,
economici, politici o di altro genere) che deve subire nello
svolgimento della sua professione.

4.1. Responsabilità e codici deontologici


Nel suo saggio dedicato alla responsabilità del traduttore,
Federica Scarpa (2007) distingue due tipi di etica in

28
traduzione: quella della traduzione come servizio e quella della
traduzione come attività professionale.
Nella Traduzione come servizio -> il traduttore ha una
responsabilità testuale che riguarda essenzialmente la qualità
del testo che produce e che deve rispondere agli standard
internazionali richiesti in ambito aziendale. Le sue scelte
saranno quindi moralmente legate al rispetto di un rapporto di
etica con le parole del testo, ispirate ai concetti di fedeltà,
equivalenza, adeguatezza e lealtà.
Nella Traduzione come attività professionale, il traduttore
ha una responsabilità interpersonale, ovvero, riguardo i
rapporti che intrattiene con il mondo esterno al testo e con gli
altri attori del processo traduttivo (autore, committente,
destinatari, colleghi…) -> rapporti moralmente corretti basati
sulla fiducia. Questo tipo di responsabilità riguarda anche i
diritti e doveri del traduttore dal punto di vista esterno:
tutela del diritto d’autore e responsabilità civili.
Le responsabilità etiche dei traduttori sono espressi nei codici
deontologici elaborati da varie associazioni.

4.2. La visibilità del traduttore


Il traduttore e traduttologo statunitense di origine italiana L.
Venuti, nei suoi saggi, definisce essenziale la figura del
traduttore, per il suo ruolo nell’interazione fra autore e
destinatari, con particolare riferimento al testo scritto
letterario. Il traduttore è una figura essenziale perché è
attraverso la sua opera che possono essere trasmessi stereotipi
culturali o possono essere criticate alcune maniere di guardare
ciò che sta al di fuori dei nostri confini. Per questo Venuti si
batte per dare visibilità all’intervento del traduttore

29
editoriale, nonostante le pressioni a rendere le traduzioni
quanto più omologate possibile alla cultura ricevente.
Considerando la traduzione letteraria una forma di riscrittura,
emergono le responsabilità del traduttore sull’evoluzione del
canone stilistico della cultura ricevente. Il traduttore ha
dunque il dovere etico di mostrare la sua presenza, in modo da
riconquistare il prestigio che merita, diverso ma altrettanto
importante rispetto a quello dell’autore del prototesto.
Nella pratica, l’adozione del principio di visibilità del
traduttore implica preferire l’approccio traduttivo dello
straniamento.

4.3. Ideologia e traduzione


L’ideologia della cultura dominante interferisce fortemente
sull’attività del traduttore. Sotto i regimi dittatoriali la
traduzione di ogni tipo è stata pesantemente soggetta a censure
e imposizioni, venendo manipolata, soprattutto la traduzione
letteraria e il doppiaggio (esempi noti sono il Nazismo,
l’Italia fascista, l’Unione Sovietica, la dittatura cinese). I
traduttori sotto questi regimi condividevano una stessa
ideologia palese, gli stessi motivi retorici, fra cui l’idea
della traduzione come “arma culturale” e come forma di
“contaminazione culturale”.
Forme di censura moralizzatrice in traduzione emergono anche
quando non si è sotto una dittatura. Quando viene commissionata
una traduzione possono essere date indicazioni ai traduttori per
rendere il prodotto adatto ai nuovi pubblici: la presenza,
nell’originale di temi o immagini tabù per la cultura di arrivo

30
può essere quindi la causa di adattamenti e cancellazioni nel
testo tradotto. Lo vediamo nei cartoni animati giapponesi
(anime), che suscitano in alcuni casi il dibattito di esperti e
psicologi infantili per alcuni riferimenti troppo espliciti. La
questione dell’etica viene sollevata anche negli scritti di
traduzione post-coloniale, in cui emerge il ruolo politico
dell’attività traduttiva verso le lingue dei colonizzatori che
solleva la questione del rapporto tra dominante e dominato.

PARTE SECONDA.
TESTI E CONTESTI PER LA EDIAZIONE SCRITTA, ORALE
E TRASMESSA.

CAP.2.1 TRADUZIONE E TIPOLOGIE TESTUALI


Tradurre è un atto concreto che nasce dall’interpretazione di un
testo in base alle sue coordinate contestuali e si realizza
attraverso la negoziazione delle opzioni traduttive possibili
per trasmettere un messaggio a destinatari di lingua e cultura
diversi rispetto a quelli per i quali era stato originariamente
realizzato.

2.1 Tipi e generi testuali


Un testo è da intendersi come una unità di comunicazione
completa, strutturata in un insieme di enunciati, prodotta da un

31
emittente per un destinatario in una data situazione
comunicativa, utilizzando un determinato canale (orale, scritto,
trasmesso) e un determinato codice (verbale, non verbale o una
comunicazione dei due come nella comunicazione faccia a faccia.
Per Beaugrande e Dressler, un testo è ‘una occorrenza
comunicativa che soddisfa setter condizioni di testualità.
Quando una di queste condizioni non è soddisfatta, il testo non
ha più valore comuicativo. Le 7 condizioni di testualità sono:
1) Coesione (di forma) -> che riguarda il modo in cui le
componenti del testo di superficie sono collegate fra loro;
quindi, il rispetto dei rapporti grammaticali e della
connessione sintattica tra le varie componenti del testo (es.
concordanza di genere e numero, corretto uso delle forme
verbali, ecc.);
2)Coerenza (di significato) -> riguarda il corretto abbinamento
tra le varie informazioni trasmesse a livello semantico, che
dovranno susseguirsi con continuità secondo una linea logica di
sviluppo del discorso;
3)Intenzionalità -> riguarda il fine comunicativo che
l’emittente vuole raggiungere, in ralazione ai suoi destinatari,
creando un testo coerente;
4)Accettabilità -> riguarda il sistema di attese del
destinatario nei confronti del testo;
5)Informatività -> riguarda la misura in cui gli elementi
testuali sono attesi o inattesi, noti o sconosciuti ai
destinatari: un testo ricco di nuove informazioni è interessante
ma più difficile;
6)Situazionalità -> riguarda i fattori che rendono un testo
rilevante per la situazione comunicativa in cui compare (es.
“stop” scritto in caratteri maiuscoli e bianchi su un cartello
esagonale rosso o sul fondo stradale);

32
7)Intertestualità -> riguarda i fattori che fanno
dipendere l’uso di un testo dalla conoscenza di altri
testi (es. segnale “fine del divieto” rimanda a un testo
precedente contenente gli estremi dell’inizio del
divieto).

I tipi testuali secondo E. Werlich (1975)

Sono state proposte varie classificazioni dei testi: viene ora


illustrato quella funzionalista di Egon Werlich (1975) e quella
pragmatica di Francesco Sabatini (1984) come le più adatte alla
trattazione che ci si propone sul tema delle tipologie testuali
in riferimento alla traduzione.
Una Tassonomia di tipo ‘funzionalista’ è quella proposta da Egon
Werlich, secondo il quale un testo può essere classificato in
base a tre variabili che influenzano le caratteristiche
linguistiche del testo:
- lo scopo che l’emittente si prefigge;
- il destinatario a cui intende rivolgersi;
- Le circostanze in cui avviene lo scambio comunicativo.

Questi parametri extralinguistici influenzano direttamente le


caratteristiche linguistiche del testo (scelte lessicali,
caratteristiche della sintassi, uso di particolari tempi
verbali, ecc.). Lo scopo (o funzione) che il testo ha come
obiettivo principale nella comunicazione è la varabile
fondamentale, in base alla quale Werlich ha costruito la sua
teoria. Ecco i cinque tipi testuali individuati da Werlich:

1. il testo narrativo, mette a fuoco le azioni, i rapporti fra


‘prima e dopo’ e la loro percezione lungo l’asse temporale,
(ad esempio, raccontare un fatto o una storia); le forme

33
del verbo sono fondamentali per esprimere lo svolgimento
delle azioni a distanza dei fatti rispetto al momento in cu
vengono narrati;
2. testo descrittivo, mette a fuoco gli oggetti e i fenomeni
visti in un contesto spaziale (per es. nel descrivere un
oggetto, un luogo, una persona): si nota l’uso ricorrente
di indicatori spaziali (in particolare nelle descrizioni di
ambienti e paesaggi), similitudini, verbi al presente e
all’imperfetto; nelle descrizioni di tipo tecnico-
scientifico è frequente il ricorso a termini settoriali;
3. il testo argomentativo, mette a fuoco le relazioni fra
concetti in base a giudizi e motivazioni (per esempio per
sostenere il proprio parere su un tema controverso, per
sostenere una tesi attraverso un ragionamento logico):
l’obiettivo è quello di convincere il destinatario della
bontà di una tesi facendo appello al ragionamento mediante
alcuni elementi caratteristici (presentazione del problema,
tesi da dimostrare, argomenti a sostegno della tesi,
antitesi da confutare;conclusione);
4. il testo espositivo,(o ‘informativo’ o ‘ di divulgazione’)
mette a fuoco la comprensione dei concetti attraverso
l’analisi e la sintesi (per esempio per fornire notizie
utili su personaggi, argomenti o fatti): ha lo scopo di
arricchire le conoscenze del destinatario su un determinato
problema, mettendo a sua disposizione dati e notizie di
natura diversa; caratterizzato da chiarezza e coerenza
delle parti; nei testi di divulgazione si utilizzano anche
paragoni e metafore per spiegare concetti particolarmente
complessi; quelli scientifici mirano soprattutto
all’esattezza terminologica e usano molte definizioni; è
spesso presente il paratesto (note a margine o a piè di
pagina, glosse, tabelle e grafici, elenchi puntati etc);
34
5. testo regolativo, mette a fuoco il comportamento futuro
dell’emittente e dei suoi destinatari, cercando di
influenzarlo (per esempio per far rispettare delle regole;
per imporre obblighi e divieti, offrendo consigli):
fornisce norme, istruzioni e richiede che il destinatario
riconosca l’autorità dell’emittente; nei testi di legge si
usa un registro formale e impersonale, l’emittente può
rivolgersi direttamente al destinatario (con il tu o con il
Lei, in italiano) o scegliere costrutti più impersonali
(il si impersonale o l’infinito in italiano).

Tuttavia, nella realtà è difficile trovare uno di questi tipi


testuali “puro”, poiché più testi possono coesistere nello
stesso e quindi più funzioni possono coesistere (es: messaggio
pubblicitario= è fondamentalmente un testo regolativo, piò
contenere parti descrittive, narrative e argomentative; un testo
scientifico può essere, per esempio, sia argomentativo che
espositivo). Ogni tipo di testo può realizzarsi in una serie di
generi testuali, cioè riconoscibili all’interno di ogni
lingua/cultura, ritenute per convenzione appropriate a una
determinata occasione sociale (per esempio, la fiaba, la
tragedia greca) e caratterizzate da forme e funzioni
culturalmente specifiche.

I tipi testuali secondo F. Sabatini (1999)


Un’altra classificazione dei testi è quella pragmatica di
Francesco Sabatini del 1999, in cui i testi sono catalogati in
base al loro grado di rigidità/esplicitezza, oltre che alla
funzione per cui sono stati prodotti, considerando la quantità e
la qualità dei vincoli interpretativi. Alla base di questo
modello c’è la convinzione che un testo vada interpretato (e
quindi tradotto) tenendo conto delle intenzioni comunicative
35
dell’autore e della cultura in cui è stato creato. In base a
queste premesse Sabatini suddivide i testi in tre categorie:

 testi con discorso molto vincolante, che hanno un grado


massimo di rigidità/esplicitezza (testi chiusi), come i testi
settoriali (scientifici, tecnici, giuridici);
 testi con discorso mediamente vincolante, come i testi
espositivi, educativi o divulgativi;
 testi con discorso poco vincolante, che hanno un grado minimo
di rigidità/esplicitezza (sono detti anche testi aperti), come i
testi letterari in prosa e poesia.
La diversa esplicitezza/rigidità del testo di un testo dipende:
- la struttura del testo;
- la coerenza logica;
- l’uso dei legamenti;
- l’uso della punteggiatura;
- la struttura del paratesto.

2.2. Testi e contesti per l’analisi traduttologia

In passato le riflessioni sugli aspetti teorici del processo


traduttivo venivano espresse di solito dal traduttore in
prefazione all’opera tradotta, quando questa veniva data alle
stampe. A partire dall’epoca moderna, con la nascita di una
disciplina di studio dei processi traduttivi, si è cercato di
creare dei modelli generali e astratti. Solo in tempi recenti,
soprattutto nell’ambito dei Translation Studies, si è
manifestata la tendenza a ricondurre l’analisi traduttologica ai
singoli casi concreti.
L’approccio integrato di Mary Snell-Hornby fonda il suo
‘approccio integrato’, attraverso il concetto di continuum,
tutti i tipi traduttivi, individuati secondo una serie di

36
variazioni. Il primo asse di questo modello comprende tre
macroaree che vanno dalla massima apertura interpretativa alla
massima chiusura interpretativa (da intendere come ambiti dai
confini sfumati:
- Traduzione letteraria
- Traduzione generalista
- Traduzione specializzata (testi tecnico-scientifici.

Canali, codici e contesti comunicativi

Una serie di tipologie traduttive, basata sui diversi canali


comunicativi, permette di tenere conto di queste variabili:
 le variabili diamesiche della lingua (scritta, orale e
multimediale);
 le loro combinazioni con altri codici comunicativi oltre a
quello verbale, in particolare le immagini (come codice iconico)
e la musica (codice iconico-melodico);
 la rilevanza del contesto comunicativo sulla realizzazione e
l’esito della traduzione.

In base a questi tre parametri possiamo distinguere tre


macrotipi testuali nella traduzione:
➤ TRADUZIONE SCRITTA = testi tradotti per essere letti (sacro,
letterario in prosa o in poesia, settoriale);
➤ TRADUZIONE MULTIMEDIALE = testi tradotti che raggiungono il
destinatario attraverso il canale verbale e/o sonoro e/o visivo
(fumetto, testo teatrale, testo cantato, testo audiovisivo,
testo online);
➤ TRADUZIONE ORALE E TRASMESSA = testi tradotti oralmente
nell’interazione in presenza o a distanza, ma non in differita

37
interpretazione simultanea, consecutiva, audiovisiva, di
trattativa, telefonica, di comunità).

Non è facile fornire pienamente, attraverso la semplice


suddivisione in tre macrotipi, i diversi livelli di analisi
necessari al traduttore che ha a che fare con contesti e testi
difficilmente caratterizzati da una sola dimensione (per es.
solo orale o solo scritta). I vari generi testuali che
appartengono ai tre macrotipi testuali sono identificati da
tratti caratteristici o opzionali quali: lingua scritta;
immagini; contesto comunicativo condiviso; uso di tecnologie;
musica; lingua orale.

Inoltre, i generi testuali possono essere categorizzati anche in


base ai diversi gradi di asimmetria tra autore e traduttore. Il
massimo grado di asimmetria, che comporta anche la scelta di
strategie traduttive orientate verso il prototesto (traduzione
letterale, storicizzazione, ecc.) riguarda il testo sacro, in
cui il traduttore si confronta con la divinità stessa o con il
profeta che parla in suo nome. Allo stesso modo, anche il testo
letterario (narrativo, poetico, teatrale) pone il traduttore di
fronte al compito di misurarsi con l’autore/artista verso cui
nutre un rispetto maggiore quanto più grande è la sua fama; da
qui la frequenza con cui letterati e poeti si sono dedicati alla
traduzione di opere letterarie nel corso dei secoli e
addirittura la convinzione che solo un poeta possa tradurre una
poesia. Via via che si riduce il divario artistico e temporale
fra autore del prototesto e autore del metatesto, emergono forme
di negoziazione, sotto forma di opzioni traduttive: dalla
rielaborazione autonoma del testo fonte (con autore e traduttore
di pari prestigio), alla traduzione bella e infedele (che

38
abbellisce il testo di partenza in funzione dei propri lettori
modello).
Diverso è il caso del testo tecnico-settoriale, in cui
l’asimmetria riguarda piuttosto le competenze specialistiche
sulla materia. È chiaro che il traduttore tecnico e l’interprete
di conferenza non siano specialisti in tutte le discipline di
cui si occupano. Le loro strategie riguardano piuttosto la
dimensione testuale e quella più prettamente lessicale, tipica
dei linguaggi tecnico- specialistici.
Un rapporto più paritario tra emittente e traduttore emerge
nella traduzione e nell’interpretazione di trattativa e di
comunità, il cui la mediazione consiste nel giungere ad un
accordo.
Infine, la traduzione audiovisiva (per il doppiaggio e i
sottotitoli), la traduzione del testo cantato e del testo in
rete, vedono spesso il ribaltamento dei ruoli dell’autore e del
traduttore. Dato che in questi casi il destinatario del
metatesto è il fulcro di tutta l’operazione traduttiva e che lo
scopo primario è quello di ottenere un messaggio chiaro e
convincente, la traduzione sconfina nell’adattamento e diventa
vera riscrittura, ispirata più ai nuovi destinatari che al
prototesto.

39
CAP.2.3 TRADURRE IL TESTO NARRATIVO

2.1 & 2. Caratteristiche del testo narrativo e


Tradurre il testo narrativo

Secondo Roland Barthes, i fenomeni letterari si dividono in due


classi principali:
a. le opere letterarie: poesia, narrativa, teatro.
b. La critica letteraria, ovvero gli scritti su opere prodotte
da altri (che utilizzano un linguaggio secondario o
‘metalinguaggio’).

Nel primo caso, si tratta di opere letterarie in senso stretto,


caratterizzate in primo luogo dalla creatività espressiva dei
singoli autori, dalle convenzioni stilistiche dei generi
letterari a cui appartengono (diversi in base all’epoca, alla
lingua, e alla cultura in cui sono generati). Nel secondo caso
si tratta invece di testi specialistici della critica
letteraria, codificati a livello di terminologia tecnica, anche
se non sempre con il grado di specificità che si incontra in
altri ambiti (come quello medico-scientifico es.). Inoltre, la
40
differenza tra i due, per Barthes, sta nel fatto che il primo è
un ‘testo aperto’, cioè poco vincolante, nel senso che le
interpretazioni possibili sono lasciate al lettore; mentre il
testo della critica letteraria è un ‘testo chiuso’, cioè molto
vincolante, in quanto tende ad una maggiore univocità
interpretativa.

Per illustrare le coordinate del contesto indispensabili per


procedere a qualsiasi attività di traduzione, Christiane Nord,
ispirandosi all’approccio funzionalista, utilizza una serie di
domande che il traduttore dovrebbe porsi sul prototesto prima di
procedere alla realizzazione del metatesto, anche quando si
tratta di un testo letterario:
a) Chi? = In merito alla personalità dell’autore: dati
anagrafici, ruolo che riveste nella propria cultura; alcune
informazioni sull’autore possono essere ricavate dal
prototesto stesso, dagli eventuali apparati paratestuali o
dal fatto che l’autore sia noto per avere pubblicato altre
opere o per avere avuto un ruolo in eventi di pubblico
dominio.
b) A Chi? = Le caratteristiche del destinatario-modello del
prototesto utili da conoscere riguardano le sue
aspettative, la sua formazione culturale (che gli può
permettere di cogliere eventuali significati impliciti), il
suo ruolo sociale e la sua posizione nei confronti
dell’argomento. Il lettore-modello del metatesto può
appartenere a un’altra comunità culturale, perciò non
sempre una trasposizione puramente linguistica può rendere
il testo comprensibile.
c) A quale scopo? = idealmente la traduzione dovrebbe
preservare integralmente l’intenzione dell’autore, ma è
inevitabile che la funzione di un testo letterario subisca
41
cambiamenti quando questo viene proiettato in una cultura
diversa da quella per la quale era stato progettato. Tale
discrepanza è particolarmente forte quando maggiore è la
distanza spaziale e temporale tra prototesto e metatesto.
d) Dove e quanto? = le coordinate spazio-temporali del
prototeso devono essere note al traduttore, che se ne
servirà per renderle accessibili al lettore-modello del
metatesto, così come erano per il lettore-modello del
prototesto.
e) Come? = il canale di trasmissione determina le
particolarità quantitative e qualitative del testo. Es. si
pensi alle differenze tra lingua scritta, parlata o
trasmessa, o alla trascrizione del parlato per cinema).
f) Perché? = le motivazioni che hanno spinto l’autore a
scrivere il prototesto sono sicuramente diverse da quelle
che spingono il traduttore a procedere all’operazione di
ri-scrittura in un’altra lingua: qui entrano in gioco i
rapporti tra traduttore e committente (editore, ente
pubblico o privato), che talvolta possono interferire anche
pesantemente sulle strategie traduttive da adottare (v.
concetto di ‘invisibilità’).

Il processo traduttivo inizia sempre come un’operazione


intersemiotica: mentre leggiamo le parole vengono trasformate in
materiale mentale, fino a quando questo si ‘ristruttura’ nel
metatesto. La lettura è una prima interpretazione, sulla base di
conoscenze ed esperienze (un terreno molto personale e spesso
solo parzialmente condiviso dai lettori). Ogni traduzione nasce
da questa forma di interpretazione. Questo circolo ermeneutico
risulta particolarmente complesso quando il prototesto è
un’opera creativa (non settoriale o collegato ad uno scopo
pratico).
42
Tradurre il testo letterario (in prosa o versi) è una delle
attività più strettamente collegata alla diffusione della
cultura. Proprio per questo il trattamento del testo
letterario è stato oggetto, nel corso dei secoli, di intense
discussioni, in cui le teorie traduttive si sono contrapposte.
Alle due estremità di un continuum di atteggiamenti diversi ne
possiamo riconoscere 2 ben documentati nella tradizione
letteraria scritta:
 La traduzione artistica = come
emulazione/appropriazione/adattamento dei testi letterari di
altre culture, da rimaneggiare e alterare secondo l’estro del
traduttore;
 La traduzione letterale = il traduttore dovrà solo
cercare di riprodurre fedelmente gli aspetti stilistici e di
contenuto del prototesto, senza aggiunte o alterazioni, evitando
di gareggiare con l’autore.

Possibili approcci traduttivi sono determinati dalla necessità


di scegliere se:
- Attualizzare o storicizzare un prototesto realizzato in
un’epoca lontana nel tempo;
- Neutralizzare o connotare se il prototesto utilizza un
linguaggio substandard;
- Dare visibiltà all’intervento del traduttore.
Le scelte traduttive possono essere determinate anche dai
rapporti di forza e diffusione internazionale tra la cultura del
prototesto e quella a cui è destinato il metatesto, con una
preponderanza della prima, della seconda o parità delle due.
All’interno di questo tipo di testo “staccarsi” è rendere un
servizio al lettore.

43
Un altro problema specifico della traduzione letteraria
concerne la necessità per il traduttore di riconoscere il genere
letterario mediante i segnali di genere e di decodificare i
riferimenti culturali impliciti. Una volta interpretato il “non
detto”, il traduttore può decidere se: inserire una nota
esplicativa (traduzione metatestuale); sostituire il richiamo
con un’espressione equivalente nella lingua d’arrivo
(invisibilità del traduttore); tradurre alla lettera senza
spiegazioni aggiuntive (effetto straniante e possibili perdite
di signfiicato).
Qualsiasi approccio si decida di adottare, la cosa più
importante è mantenerlo e in tutto il testo.

2.3. Tradurre il testo per l’infanzia

Nel quale distinguiamo tre fasce di destinatari:


-Prima infanzia 0-4 anni)- Bambini(5-12 anni)
-Adolescenti (13-18 anni).
Si tratta di testi con caratteristiche peculiari che spesso
abbinano la parola scritta alle immagini e danno particolare
rilievo al ritmo della voce, puntando a trasferire quei tratti
dell’oralità (discendendo dall’oralità stessa che possano
renderne gradevole e allettante l’ascolto (onomatopee, parole
colloquiale, giochi di parole su basi foniche, ecc.) perché si
tiene in conto che verranno letti ad alta voce. Il dialogo è una
loro caratteristica tipica, i dialoghi spesso coinvolgono dei
bambini perciò possono anche imitare il parlato infantile e il
baby-talk. Le rime e le espressioni fisse sono un ulteriore
tratto peculiare che conferisce ritmo alla narrazione, oltre a
facilitare la memorizzazione, ad esempio ogni lingua adotta
delle formule culturalmente specifiche (Italia: C’era una volta/

44
e vissero tutti felici e contento, il presente storico e
l’infinito narrativo, gli appelli al lettore…).
Ogni cultura dispone di una serie di testi di culto specifici
per l’infanzia, sia di tradizione locale (filastrocche, ninne
nanne, leggende e più recentemente canzoni, fumetti e film per
l’infanzia)che di diffusione internazionale.
La letteratura italiana per l’infanzia non possiede un corpus di
testi che possano dirsi tipicamente italiani. La letteratura per
l’infanzia pretelevisione è la fiaba tradizionale che nasce
nelle culture regionali e usa quindi il dialetto. Solo nel 1956
lo scrittore Italo Calvino le traduce in italiano nel volume
Fiabe Italiane: la fiaba italiana, dunque, è in realtà una fiaba
tradotta. Le ultime generazioni di bambini e ragazzi italiani,
nati intorno alla metà degli anni ’90, si sono formati non tanto
sulla lingua nazionale di modelli autoctoni (come lo sono stati
Collodi, De Amicis, Salgari nell’800 e inizi ‘900 o Rodari negli
anni ’60 e ’70 del ‘900 – in Le avventure di Pinocchio del 1883,
Collodi scrive in un fiorentino vivo di tono medio, secondo il
modello scelto anche da Manzoni in I Promessi Sposi, e con ampio
ricorso ad espressioni dell’oralità; Cuore, di Edmondo De
Amicis, autore non toscano ma che scrive come Collodi, in un
fiorentino dell’uso medio infarcito di toscanismi; il ciclo di
libri sui pirati della Malesia, di Emilio Salgari è scritto in
una lingua dell’uso medio, ma lontano dal fiabesco di Collodi:
usa una lingua fatta per descrivere luoghi e azioni
rocambolesche, con sapienti mezzi retorici al fine di suscitare
sentimenti di attesa e immedesimazione: l’appello diretto al
lettore, la climax, l’anafora, l’esotismo lessicale.), ma sulla
lingua nazionale dei traduttori di letteratura per l’infanzia,
che hanno tradotto successi internazionali come la collana
Piccoli Brividi , i racconti di Rohald Dahl, fino alla clamorosa
saga di Harry Potter. Quindi la loro iniziazione allo stile
45
letterario e alla lingua nazionale, quindi, non è avvenuta come
in passato grazie alle pagine di autori e modelli autoctoni di
lingua e cultura, passando da dialetto e dalla cultura regionale
a quella nazionale più ampia e variegata. LA lingua nazionale su
cui si sono formati è stata piuttosto quella dei traduttori
della letteratura per l’infanzia, che hanno fatto da tramite per
la trasmissione di altri modelli di testualità e di cultura.

In merito alle problematiche e strategie traduttive, la


narrativa per l’infanzia è da sempre soggetta a interventi
particolarmente invasivi come riduzioni, manipolazioni e
adattamenti. Fra le problematiche interne al testo si ricordano:
- I nomi di personaggi e di luoghi inventati che sono
segnali di connotazione o parte di giochi di parole (es. i nomi
parlanti);
- I realia che rimandano al mondo in cui vive e con cui ha
dimestichezza il bambino (da adattare se il contesto è
differente);
- Gli impliciti culturali, le metafore e i richiami
intertestuali che alludono alle esperienze dei
destinatari del prototesto (da adattare per i destinatari del
metatesto);
- L’umorismo associato a giochi di parole, rime, assonanze, uso
di neologismi con funzione ludica;
- La dimensione visiva spesso associata a quella verbale (che va
armonizzata con il metatesto);
- La dimensione orale di fondo per cui bisogna tener conto delle
convenzioni della lingua ricevente (baby-talk, ideofoni, lingua
colloquiale, copioni interazionali, codici non verbali);
- Le formule fisse (apertura, chiusura) e la testualità tipica
dei generi letterari che rispettano canoni diversi da cultura a
cultura.
46
Esistono anche caratteristiche esterne al testo che rendono
questi testi problematici per i traduttori:
o Le esigenze dei destinatari primari (bambini visti come
soggetti sociali suddividi in fasce di età/sesso caratterizzati
da particolari elementi);
o Le esigenze dei destinatari secondari adulti che valutano e
selezionano (genitori, insegnanti, critici);
o Le esigenze dell’editore.

Per quanto concerne, infine, gli approcci traduttivi specifici,


quando il progetto traduttivo si rivolge a un pubblico di
bambini e ragazzi, il traduttore adotta l’approccio che dà la
priorità al destinatario, tende a rendersi invisibile
realizzando una traduzione scorrevole, ispirata al principio
dell’addomesticamento. Solo attraverso scelte traduttive
ispirate all’adattamento, infatti, si possono sciogliere i nodi
dovuti a questo tipo di testo.

Da recenti studi è stata rivelata la presenza di un


innalzamento stilistico rispetto al prototesto (maggiore
variazione lessicale, assenza di colloquialismi, minore presenza
di marche conversazionali, uso di espressioni desuete e
stereotipate…), si ipotizza che questo dipenda dalla decisione
consapevole del traduttore di usare una varietà di lingua
accettabile anche per un pubblico adulto, ma al tempo stesso si
nota un ricorso ad una varietà linguistica caratterizzata da
espressioni convenzionali, desuete e stereotipate, tipiche di
una letteratura infantile non più attuale e che non rispecchia
il linguaggio dinamico e informale odierno.
Certo è che il ruolo del traduttore del testo per l’infanzia è
sempre più carico di responsabilità (dato che si tratta di un
47
testo che si trova sempre più spesso alla base della formazione
delle nuove generazioni).

2.4. Tradurre il testo letterario “meticcio”


Un altro testo narrativo che presenta particolari problematiche
per i traduttori è quello da cui traspare l’identità composita
dell’autore, come erede di più lingue e culture, come accade per
esempio nella letteratura postcoloniale e nella letteratura dei
migranti: riconoscere i segnali di tali identità e riprodurli
(se possibile) in traduzione rappresenta spesso una sfida
particolarmente ardua. Il prototesto in questi casi è infatti il
luogo privilegiato in cui tali segnali di identità composite.

Un filone di studi che da tempo copre un’area specifica di


ricerca in ambito linguistico-letterario è quello della
Letteratura postcoloniale, che comprende e opere scritte in
inglese, francese, portoghese, spagnolo da scrittori nati e
cresciuti nelle ex-colonie. È una forma estetica caratterizzata
dall’uso ibridato delle lingue di colonizzazione, al pastiche
letterario e dall’intertestualità. La letteratura post-coloniale
è di certo spesso intrisa di resistenza ideologica, politica, e
culturale, e ha il fine ultimo di ricostruire una comunità
autoctona frantumata dalla storia coloniale e desiderosa di
guardare la storia del mondo e dell’umanità con occhi nuovi. Dal
punto di vista sociolinguistico è chiaro che gli scrittori
postcoloniali riflettono, nelle loro opere, un uso ibridato
delle lingue di colonizzazione. Le vicende storiche e sociali
dei Paesi coloniali influiscono infatti sulla stessa lingua
trasformandola.

48
La scelta della lingua in cui esprimersi è di massima
importanza par l’autore postcoloniale, che ne fa spesso un uso
non neutro. Uno degli effetti più importanti dell’incontro fra
lingue e culture diverse nell’epoca coloniale è stato quello di
generare una realtà linguistica molto variegata, come nei
Caraibi e nelle Americhe, dando vita a molteplici lingue creole,
ovvero lingue composte nate dal contatto fra elementi
linguistici completamente eterogenei fra di loro. Molti
scrittori postcoloniali percepiscono la lingua dei colonizzatori
come strumento di dominazione e omologazione, incapaci di
descrivere e rappresentare la propria diversità culturale. Er
questo, anche se scrivono e si esprimono nella lingua imposta
dagli imperi europei durante la colonizzazione, tendono però a
manipolarla nel tentativo di reinventarla e adattarla per meglio
descrivere la propria realtà, trasformandola in una lingua
meticcia, connotata a livello storico e sociale per rendere il
modo di esprimersi dei loro connazionali del passato e del
presente.
Anche quando lo scrittore postcoloniale usa la lingua standard
degli ex colonizzatori, ecco che i riferimenti a contesti locali
rendono comunque conto della distanza fisica e culturale dal
Paese di riferimento (il francee di Francia, l’inglese
ritannico, lo spagnolo di Spagna). Tradurre la letteratura
postcoloniale è quindi un’operazione particolarmente delicata e
rischiosa ma vitale nel ridefinire il significato della cultura
e dell’identità culturale, etnica, oltre che il rapporto fra
lingua e potere e il concetto di confini culturali.

Anche le letterature migranti sono intrise di ibridismi


linguistici, non solo le società postcoloniali, con una serie di
specifiche connotazioni linguistiche, culturali e identitarie.
In certi Paesi il fenomeno delle letterature di scrittori
49
immigrati che si servono di una lingua diversa dalla propria
madrelingua è ormai una realtà ben presente, mentre in altri
Paesi, tra cui l’Italia, non è ancora emersa in tutta la sua
rilevanza a causa di un’immigrazione più recente.
Problematiche e strategie traduttive: Plurilinguismo,
marginalità e diversità accomunano i fenomeni della letteratura
postcoloniale e migrante. Il traduttore si troverà di fronte a
scelte traduttive che riguardano in primo luogo l’individuazione
e l’interpretazione dei neologismi e delle forme standard e
substandard del prototesto, nella continua dialettica fra lingua
di prestigio (quella del Paese colonizzatore o il Paese di
accoglienza) ed altre lingue (le lingue e i dialetti d’origine o
acquisiti), poi dovrà:
- Rappresentare la diversità senza caratterizzarla
qualitativamente;
- Evitare per quanto più possibile i “falsi” grammaticali
nella lingua del metatesto;
- Tener conto della varietà linguistica originale, se intende
esprimere localismo o rifiuto per gli standard;
- Valutare le scelte (registro, mescolanza di codici) in base al
contesto socioculturale in cui si inserirà il metatesto in
relazione al proprio lettore-modello.

2.5. Le competenze del traduttore del testo narrativo


Il traduttore letterario è dunque un mediatore (una sorta di
ponte) tra due testi e due culture. Le sue competenze
linguistiche e enciclopediche son ben diverse da quelle
richieste al lettore-modello e non possono neppure limitarsi
alla conoscenza nativa o quasi nativa delle due lingue e
culture: il traduttore letterario dovrà anche conoscere: la
cultura da cui proviene il prototesto e quella in cui andrà a

50
inserirsi la traduzione; vita, opere, stile, ideali dell’autore
che intende tradurre, ma anche gli studi critici sulla sua
produzione e le traduzioni di opere precedenti dell’autore che
si vuole tradurre, con competenze che rimandano alla
linguistica, all’analisi e interpretazione del testo letterario
e alla letteratura comparata oltre che alla traduttologia.

Il testo dovrà anche essere coerente e omogeneo, per cui il


traduttore deve possedere buone doti di scrittore nella lingua
in cui traduce ed è importante che ne se occupi da solo (unico
traduttore a differenza del teso settoriale o audiovisivo).
Alle competenze di tipo professionale si aggiunge poi una
competenza psicologica e esperienziale grazie alla quale il
traduttore selezionerà accuratamente il destinatario modello a
cui rivolgere l’opera, orientando a questo la realizzazione del
metatesto ma considerando anche i destinatari empirici che
verranno a contatto con l’opera.
Dovrà in ogni caso incoraggiare a leggere con piacere, senza
appesantire il testo e senza far perdere al lettore la
sensazione che quella che sta leggendo è comunque una
traduzione, trasmettendogli il senso, lo stile e il fascino
dell’opera originale.

ESEMPI: IL PENDOLO DI FOUCAULT (di UMBERTO ECO, 1988)


Nel suo saggio sulla traduzione letteraria Dire quasi la stessa cosa (2003),
eco descrive il suo rapporto con i traduttori delle sue opere, a cui
suggerisce di adattarsi, per quanto possibile, alla realtà culturale dei
propri lettori, negoziando quindi i significati da rendere in traduzione e
l’effetto che questi intendono suscitare. A questo proposito cita un passo
tratto dal suo romanzo Il Pendolo di Foucault (Bompiani, 1988) in cui usa
l’espressione ‘al di là della siepe’ come citazione indiretta della celebre
poesia ‘L’Infinito’ del 1819 di Leopardi (‘Sempre caro mi fu quest’ermo
colle/e questa siepe, che da tanta parte/ De l’ultimo orizzonte il guardo

51
esclude…’). Così spiega Eco: “nel mio Pendolo di Foucault metto in bocca ai
personaggi molte citazioni letterarie. La funzione di queste citazioni è di
mostrare l’incapacità di questi personaggi di guardare al mondo se non per
citazione”. E in merito ad un estratto, Eco commenta: “se quell’al di là
della siepe fosse stato tradotto letteralmente si sarebbe perduto qualche
cosa. Infatti, quell’espressione rinvia a ‘L’Infinito’ di Leopardi, e la
citazione appare in quel testo non perché io volessi far sapere al lettore
che vi fosse una siepe, ma perché volevo mostrargli che Diotallevi riusciva
ad avere una esperienza del paesaggio solo riconducendola alla sua
esperienza della poesia. Ho avvertito i vari traduttori che la siepe non era
importante, e neppure il richiamo a Leopardi, ma che ci doveva essere a
tutti i costi un richiamo letterario”. Tutti i traduttori degli esempi
riportati hanno aderito (tranne il tedesco) alla richiesta dell’autore di
realizzare una traduzione orientata alla cultura ricevente, inserendo in
corrispondenza dell’espressione leopardiana un altro riferimento letterario
riconoscibile dai propri lettori. Il traduttore inglese allude al sonetto di
John Keats On first looking into Chapman’s Homer (che descrive l’emozione
del conquistatore Cortez, mentre guarda locenano da un picco della provinvia
di panama Darien); quello spagnolo a Don Quijote de la Mancha di Cervantes.
Un caso analogo si trova in un brano in cui si cita indirettamente I
Promessi Sposi del Manzoni, nell’espressione ‘non spirava un alito di
vento’= ‘Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano..’). A
proposito di queste traduzioni, Eco osserva: “mi piace la soluzione tedesca
-anche se arricchisce un poco il testo- perché, dopo aver detto che non vi
era vento, aggiunge una riconoscibile citazione di Goethe (la quale dice che
sulla vetta della montagna vi era silenzio”).

ALTRO ESEMPIO: The God of Small Things (di Arundhati Roy, 1997)-
Letteratura postcoloniale Anglo-Indiana. La scrittrice indiana con il suo
romanzo di esordio e di grande successo internazionale, tradotto lo stesso
anno anche in italiano. In questo romanzo il traduttore deve confrontarsi
con l’idioletto dei personaggi (indiani che parlano in inglese con accento
locale), con i riferimenti letterari britannici e con quelli del contesto
indiano (nomi, luoghi, oggetti). L’inglese della Roy è spesso deformato e
orientato all’oralità.

52
CAP.2.9 LA TRADUZIONE DEL TESTO
SETTORIALE
9.1. Le caratteristiche del testo settoriale
Si definiscono settoriali tutti quei testi ‘non fiction’,
scritti e orali, che toccano un argomento specifico (relativo a
settori particolari come la medicina, l’economia, la
linguistica, l’arte etc) e che sono caratterizzati da un certo
livello di esperienza e di specializzazione dell'autore del
prototesto. Trattandosi di un ambito in cui l’esigenza di
comunicare anche a destinatari internazionali è molto forte, con
ricadute dirette di tipo economico, è evidente il ruolo che
hanno i traduttori e gli interpreti, spesso ben retribuiti anche
se poco gratificati dal punto di vista del loro ruolo sociale.
L'argomento settoriale e il livello di specializzazione
variabile (da altamente specialistico al didattico, divulgativo)
collocano questo tipo di testi tra le varietà ‘diafasiche’, cioè
influenzate dal contesto d’uso, dai temi della comunicazione e
dalle competenze e dai ruoli degli interlocutori. Vi sono varie
definizioni usate per descrivere sia i testi settoriali, sia i
fenomeni traduttivi che li riguardano. In inglese si usa
‘specialized texts’; in italiano si parla di ‘linguaggi
specialistici’, di ‘lingue speciali’. Qui viene usata la
definizione “Testi settoriali” per indicare sia quei testi orali
e scritti più specialistici e codificati (cioè, le ‘lingue
speciali in senso stretto’ o ‘sottocodici’, per es. i testi di
argomento tecnico-scientifico’), sia quelli che riguardano
specifici argomenti e contesti d’uso ma con un minor grado di

53
specializzazione e codificazione (cioè le ‘lingue speciali in
senso lato’, per es. il discorso politico, il linguaggio
burocratico-amministrativo, la comunicazione in contesto
aziendale, oltre ai testi relativi alla cosiddette ‘scienze
umane’). Parleremo dunque di ‘traduzione settoriale’ in
riferimento a tutti questi argomenti, che si esprimono in testi
altamente specialistici, didattici e divulgativi.

A differenza del testo letterario (testo aperto e poco


vincolante), il testo settoriale tende ad essere un testo
chiuso, in cui non c'è molto spazio per le ipotesi
interpretative, mentre è fondamentale la terminologia
specialistica, con il giusto reperimento di corrispondenti
lessicali da un linguaggio specialistico di una lingua/cultura a
quello di un’altra. Testi settoriali altamente vincolanti sono i
testi scientifici specialistici, i testi normativi, i testi
tecnico-operativi, caratterizzati da precisione, impersonalità,
concisione e monoreferenzialità lessicale tramite l'uso di un
lessico specialistico, evitando così sinonimi, parafrasi e
connotazioni aggiuntive. Testi settoriali mediamente vincolanti
sono i testi espositivi, come trattati, manuali di studio,
saggi, enciclopedie, relazioni, articoli divulgativi rivolti ad
un lettore modello non specialista. La scelta del lessico e la
decisione di usare glosse o parafrasi dipende dalle presunte
conoscenze del destinatario.
Il lessico è la componente più studiata dei testi
settoriali di cui rappresenta l’aspetto dinamico che più di ogni
altro nasce e si sviluppa secondo le necessità comunicative e
secondo l’evoluzione stessa dei diversi settori di specialità.
La scelta del lessico e la decisione di usare glosse o parafrasi
dipende dalle presunte conoscenze del destinatario a cui si

54
rivolge l’autore. Le caratteristiche lessicali tipiche del testo
settoriale sono:
 la monoreferenzialità, la biunivocità tra un significante
e significato di un termine; per ese. Nel linguaggio italiano
della meccanica il termine spinterogeno indica una parte
specifica del motore e non altre; nel linguaggio giuridico
inglese il termine to summon può significare solo ‘chiamare
formalmente in giudizio’, così come software o hardware
appartengono alla terminologia dell’informatica, sia inglese che
in altre lingue (che li hanno accolti come forestierismi).
 assenza di sinonimia e alto livello di standardizzazione
che caratterizzano testi tecnico-scientifici /testi chiusi e
molto vincolanti); grazie anche all’uso di sufissi. Es. con
-zione.
 assenza di connotazione, senza ricorso ad alcuna
emotività, testi con valore prevalentemente denotativo;

A seconda degli ambiti, però, i testi settoriali possono


mostrare anche caratteristiche lessicali opposte:
 precisione vs ambiguità: il testo tecnico-scientifico
tende ad evitare l’ambiguità, con uso di termini che individuano
referenti precisi, assenza di metafore, eufemismi; altri testi
settoriali (es. della critica d’arte o della saggistica) possono
invece ricorrere di frequente a sinonimi e a metafore
 sinteticità vs esaustività: certi linguaggi
settoriali(specialmente quelli tecnico-scientifici)tendono alla
sinteticità e alla ricerca dell’espressione che permette di dire
tutto nella forma più breve possibile; altri invece (come il
linguaggio giuridico)puntano piuttosto all’esaustività,
ridondanze e ripetizioni, come appunto dei testi giuridici);
 stabilità vs innovatività semantica: certi settori sono
caratterizzati da un certo tradizionalismo e stabilità semantica
55
per evitare ambiguità e problemi di decodifica (per es. nel
linguaggio giuridico); altri invece sono più dinamici, con
frequente introduzione di neologismi e forestierismi (nelle
tecnologie e nelle scienze anche a causa del progresso).
In italiano i testi settoriali si avvalgono di strumenti
morfosintattici caratteristici (soprattutto quelli più
vincolanti e specialistici) e tipici caratteri testuali come:
-lo stile nominale per la massima densità lessicale,
(complessità semantica e ricchezza concettuale);
-le forme passive e impersonali per spersonalizzare e
oggettivizzare;
-un uso dei modi e dei tempi verbali più ristretto rispetto alla
lingua comune (uso non temporale dei tempi);
-la semplificazione della struttura del periodo per
salvaguardare la compattezza, coincisine e chiarezza.
-sinteticità espressiva (omissione di certi elementi frasali per
conferire maggiore compattezza= manuali d’istruzione;
-coesione testuale (ripetizioni, connettivi specifici, strutture
non marcate = prima tema e poi rema);
-progressione tematica (ragionamento logico improntato alla
massima coerenza e chiarezza= schemi, elenchi…);
-testualità tipica dei diversi generi testuali (struttura
convenzionale= es. discorso argomentativo: analisi-previsione-
proposta).

9.2 Tradurre il testo settoriale


Il traduttore di testi settoriali, avendo a che fare con testi
chiusi, che ammettono poche o nessuna variabile interpretativa.
Si tratto dunque di avere un approccio traduttivo molto
vincolato al testo, in cui il residuo comunicativo deve essere
minimo, al fine di riprodurre integralmente le informazioni

56
dell'originale adeguandoli alle norme redazionali della
lingua/cultura di arrivo.

Una volta individuato il settore di riferimento e il livello di


specializzazione, dovrà mettere a fuoco la funzione e il
destinatario-modello del prototesto, per poi procedere a
selezionare il destinatario-modello del metatesto, a cui saranno
rapportate tutte le scelte traduttive. Per esempio nel testo
giuridico, possono distinguersi fra destinatari ‘vicini’,
’lontani’ e ‘autodeterminanti’. ‘vicino’(=es. di una ditta
italiana che voglia iniziare un’attività commerciale in Polonia
e diventare soggetto del diritto polacco, ha dunque interesse a
conoscere il sistema culturale, commerciale e giuridico di
questo Paese rendendolo un tipo di destinatario ‘vicino’);
‘lontano’ (= es. un turista che visita il paese straniero,
partecipa ad una conferenza, o una università straniera, non
conosce la cultura se non genericamente o non ha intenzione di
conoscerla, es. turista) e ‘autodeterminante’ (= es. istituzione
che utilizza la propria terminologia e la impone al traduttore
mediante glossari realizzati a partire da traduzioni passate-
es. casa editrice, agenzia di traduzioni, impresa industriale,).

Le varietà dei testi settoriali scritti di cui viene richiesta


la traduzione sono:
 testi tecnico-scientifici; testi didattici; testi divulgativi;
documenti ufficiali; testi aziendali; relazioni, contratti,
perizie; dépliants, avvisi al pubblico; siti Internet.

Altrettanto ampia è la gamma di ambiti settoriali nelle attività


di interpretazione settoriale, che generalmente sono svolte per
permettere la comunicazione tra specialisti, ma anche da parte
di mediatori linguistici e culturali in contesto migratorio
57
negli ambiti sanitario, educativo, lavorativo, giuridico e
burocratico.
Un elemento fondamentale da tenere presente è la funzione del
testo che, nel caso dei testi settoriali, è quasi sempre la
trasmissione precisa di un contenuto informativo chiaramente
comprensibile ecco perché non si possono prevedere adattamenti
troppo invasivi (il livello d’informazione va mantenuto nella
sua interezza. Ciò che differenzia l’intervento dei
traduttori/interpreti riguarda l’ambito settoriale in cui si
svolge il loro intervento, ossia quello tecnico-scientifico;
didattico-divulgativo; politico-amministrativo e quello
aziendale.

Traduzione settoriale in ambito tecnico-scientifico


Lo scopo primario di un testo settoriale in ambito tecnico-
scientifico è quello di informare: a questa dominante va
subordinata ogni scelta traduttiva, visto che il destinatario
del metatesto deve avere accesso a tutto il materiale
informativo contenuto nel prototesto. I testi tecnico-
scientifici sono caratterizzati dalla massima monoreferenzialità
lessicale, assenza di sinonimi e di connotazione, precisione e
sinteticità. La terminologia ha valore prescrittivo, in quanto
il traduttore deve attenersi a norme prestabilite e a dei
vincoli imposti a livello internazionale, nazionale, locale o
dal committente. La traduzione dei testi tecnico-scientifici
interessa sia la traduzione scritta per privati, aziende ed
editori, sia quella orale (es. congressi specialistici).

Traduzione settoriale in ambito didattico e divulgativo


La traduzione settoriale in ambito didattico copre il settore
dell’editoria universitaria, che regolarmente pubblica testi
realizzati nella lingua dei destinatari ma anche traduzioni. La
58
traduzione settoriale in ambito divulgativo interessa vari
generi di pubblicazioni a stampa (saggistica, testi
giornalistici…) e traduzioni per lo spettacolo (documentari,
notiziari pluriingui…). La traduzione saggistica copre una gamma
di testi molto vasta e sono testi a carattere mediamente
vincolante. La traduzione saggistica condivide in parte le
caratteristiche del testo tecnico-scientifico (usa terminologia
legata al settore disciplinare, definizioni) e in parte
paragonabile alla difficoltà traduttiva del testo letterario.
Molto richiesta la traduzione in ambito giornalistico. In ambito
turistico, le problematiche della traduzione settoriale si
occupano dei realia, dei tecnicismi, della forma retorica del
bello scrivere e del linguaggio pubblicitario.

Traduzione settoriale in ambito politico-amministrativo


All’interno dei testi prodotti in ambito politico-amministrativo
(legati alle attività degli enti locali, organizzazioni
internazionali, Unione Europea) viene usato uno stile
caratterizzato dalla neutralizzazione delle metafore, il
linguaggio colloquiale e le espressioni inopportune (come nel
caso dell’eurocratese o euroletto utilizzato nei documenti
plurilingue dell’UE).

Traduzione settoriale in ambito aziendale

Quando il committente di una traduzione è un’azienda si può


parlare di traduzione aziendale, la cui settorialità è legata ai
prodotti dell’azienda stessa. Si pensi al lavoro dell’interprete
di trattativa: l’interprete è impegnato nella mediazione orale
che svolge negli incontri tra i funzionari di un’azienda e i
clienti, tenendo conto dei destinatari, finalità,
caratteristiche, canale comunicativo, etc.] -

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Fra i testi scritti che richiedono traduzioni in contesto
aziendale rientrano i testi relativi ai prodotti, quelli di tipo
amministrativo destinati ai rapporti con le altre aziende
internazionali, quelli propagandistici. Si distinguono:
o Il manuale d’istruzioni, testo di tipo regolativo il cui scopo
primario è quello di guidare l’utente nelle operazioni di
costruzione-uso, è necessario che sia realizzato nelle lingue
dei clienti a cui l’azienda si rivolge e che sia ben tradotto
(ben scrtto), quindi il metatesto dovrà essere coerente e
coeso;
o La garanzia di un prodotto, nella quale i tecnicismi
appartenenti all’ambito giuridico-amministrativo
saranno espressi con il ricorso ad un linguaggio fortemente
standardizzato;
o Le informazioni sul prodotto stampate sul contenitore,
contenute nel foglietto illustrativo all’interno della
confezione o associate alla sua immagine nel sito dell’azienda
-> da una parte forniscono in sintesi le notizie essenziali sul
prodotto, dall’altra ne esaltano i pregi con scopo
pubblicitario, perciò vi abbondano tanto tecnicismi quanto
espressioni accattivanti e aggettivi esaltanti la qualità;
o I testi propagandistici, veri e propri messaggi pubblicitari
(spot televisivi o su Internet, dépliants, siti aziendali,
brochure aziendali, publidirezionale = trafiletto che
pubblicizza l’azienda in uno stile giornalistico: periodico, a
pagamento…) che danno notizia di offerte fi prodotti e servizi.
Abbondanti di artifici retorici e mezzi espressivi affini a
quelli del linguaggio poetico-letterario, dato che la funzione
estetica è essenziale per attrarre i clienti, per far
memorizzare il nome del prodotto e dell’azienda, per far
acquistare il prodotto e infine per fidelizzare i consumatori.
La descrizione del prodotto è spesso secondaria ed emerge solo
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sporadicamente attraverso il ricorso al linguaggio
settoriale (per impressionare);
o I testi di tipo amministrativo destinati ai rapporti con altre
aziende internazionali (es. contratti).

9.3. Le competenze del traduttore del testo settoriale


Indispensabile per il traduttore del testo settoriale è avere
esperienza negli ambiti settoriali di riferimento e familiarità
con l’ambiente e i termini tecnici dei testi. Si tratta di
figure professionali ben retribuite, ma che tendono ad avere
poca visibilità e gratificazione dal punto di vista del loro
ruolo sociale (visto che raramente il loro nome appare nelle
traduzioni di brochures o siti aziendali). Oltre alla competenza
linguistico-traduttiva, sono necessarie conoscenze
terminologiche e contenutistiche della disciplina più o meno
approfondite a seconda del settore. È opportuno ricordare che un
traduttore in campo medico non è un mediche (e non ha dovuto
necessariamente studiare in capo medico) ma un traduttore in
campo giuridico deve almeno possedere una conoscenza medio-
approfondita dei due codici che andrà a tradurre. Nella
traduzione di saggistica, il traduttore non solo deve possedere
competenze terminologiche, ma anche competenze stilistiche
tipiche della traduzione letteraria, una vasta cultura generale
e una buona cultura specifica. Infine, il traduttore settoriale
deve avere dimestichezza con gli strumenti informatici di
ausilio alla traduzione scritta come memorie di traduzione e
corpora paralleli (glossari e per i confronti).

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