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Per unità traduttiva si intende l’unità minima (a livello
lessicale, frasale o testuale) su cui agisce il traduttore nel
passaggio dal prototesto al metatesto. Tuttavia, è necessario
sempre considerare il testo nel suo complesso per poter arrivare
alla riformulazione del periodo che lo costituisce (Es. ‘self
service touch screen ticket machines’, l’intera stringa appare
come unità traduttiva, e non singole parole). L’unità traduttiva
è un concetto molto flessibile, visto che le chiavi di
interpretazione possono essere fornite dall’insieme del testo
e/o da una o più parti, contemporaneamente o in diversi momenti
del processo di traduzione.
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Si ha poi una fase di analisi, in cui il traduttore esplora il
prototesto sia a livello di lingua che di nuclei informativi.
L’analisi di un testo scritto può avvenire senza pressioni di
tempo e si concentrerà sulla sola dimensione verbale, se si ha a
che fare con un testo scritto senza apparato iconografico (es.
un’opera letteraria, un testo settoriale, il copione di un’opera
teatrale o cinematografica) oppure l’analisi può comprendere sia
il messaggio verbale che quello iconico, per esempio quando il
testo è accompagnato da apparato paratestuale (testi
pubblicitari o giornalistici) o si integra con altri codici
(come nel fumetto, nella canzone, nel cinema). Se il prototesto
è solo orale, si avrà un’analisi di un teso orale caratterizzata
da forti restrizioni di tempo e si con centrerà sull’input e sui
suoi nuclei informativi (come nel caso dell’interpretazione
consecutiva) oppure si svolgerà quasi contemporaneamente alle
operazioni di trasferimento e ristrutturazione in quella
simultanea. Nessun traduttore/interprete può comunque esimersi
da un’analisi sociolinguistica del prototesto, che è
obbligatoria, e delle sue coordinate contestuali. Si pensi
all’importanza che riveste, nell’interpretazione di trattativa,
il registro formale o informale determinato dall’argomento,
luogo e dai rapporti reciproci degli interlocutori, o a ruolo
del dialetto e delle varietà regionali o colloquiali nel testo
letterario o nel film.
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Quindi, ogni evento comunicativo viene attivato ad un
determinato scopo che spinge l’emittente a produrre il proprio
messaggio. Secondo la celebre tassonomia di Roman Jakobson
(1960), messa in relazione con i sei fattori della comunicazione
appena menzionati, attraverso un approccio funzionalista che ci
illustra le sei funzioni comunicative applicate alla traduzione.
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●Qual è il contenuto del prototesto? (riferimenti alla realtà
extralinguistica) -Contenuto-> collegamenti logici presenti
esplicitamente nel testo oppure lacune lasciate dal non-detto;
Trasferimento
Alla fase di analisi fa seguito (o meglio si affianca) la fase
di elaborazione mentale del prototesto da parte del
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traduttore/interprete. Durante il trasferimento si realizza una
profonda compenetrazione del testo da parte del
lettore/traduttore attraverso un continuo rimando tra le ipotesi
interpretative e la ricerca nel testo di conferme o smentite ->
circolo ermeneutico.
Ristrutturazione
CAPITOLO 2 PROBLEMATICHE
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- La gestione dei problemi di tipo linguistico.
Alcuni dei fenomeni linguistici che comportano scelte traduttive
sulla base delle coordinate del prototesto sono: anisomorfismo,
la connotazione, i neologismi, la devianza linguistica, i giochi
di parole e la presenza di più lingue nello stesso testo (testo
mescidato).
2.1. Anisomorfismo
L’anisomorfismo è un fenomeno per cui in alcune lingue esistono
più parole per esprimere un concetto che in un’altra lingua si
esprime con una sola. (house/home -> casa.
Il fatto che non esistono lingue naturali perfettamente
sovrapponibili, né a livello lessicale, né sintattico né
culturale, può portare a pensare che vi siano ampi spazi di
intraducibilità. Qui possiamo comprendere l ’importante potere
decisionale che ha il traduttore, cui il giusto atteggiamento
dovrebbe porlo tra queste posizioni estreme, tenendo conto anche
del suo ruolo di ‘negoziatore’.
I punti di crisi, che gli studi di linguistica contrastiva hanno
messo a fuoco tra coppie di lingue e che il traduttore dovrà
trattare con particolare attenzione dipendono da:
-La diversa segmentazione della realtà che determina un diverso
grado di polisemia delle parole;
-la diversa posizione dei costituenti nella frase;
-Diverso modo di esprimere o meno) l’aspetto del verbo
(durativo= per le azioni prolungate; momentaneo= per azione che
avvengono in un momento preciso; ingressivo= per indicare
l’imminenza, l’inizio e lo sviluppo di un’azione; conclusivo=
per indicare la fine di un’azione);
-Possibilità/impossibilità di trovare un lemma corrispondente
per ogni parola.
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L’operazione concreta di tradurre avrà sempre bisogno di
riordinare, parafrasare o riformulare il prototesto.
3.2. Connotazione
Nella realizzazione del metatesto, il traduttore deve tenere
conto del fatto che i significati delle parole possono andare
anche al di là del loro senso letterale. La denotazione indica
il significato primario e relativamente fisso, mentre
la connotazione indica il significato aggiuntivo che può
variare a seconda del contesto, quindi della persona, della
cultura, della situazione dell’enunciato.
La pronuncia straniera:
Spesso un personaggio di finzione viene caratterizzato dalla sua
pronuncia straniera in base agli stereotipi a cui questa è
associata nella cultura in cui l’opera è stata prodotta (es. il
francese per il latin lover).
Gli idioletti substandard: Se il prototesto contiene dei tratti di
lingua substandard per caratterizzare lo stile narrativo
dell’autore o la lingua di certi personaggi, il traduttore può
decidere di rinunciare a riprodurre questo tipo di connotazione
(adottando la lingua standard nel metatesto) oppure può
utilizzare anche nel metatesto una varietà che permetta di
trasmettere una connotazione simile a quella dell’originale (es.
Hagrid di Harry Potter in inglese usa una varietà tipica della
zona dell’Inghilterra dov’è nata la Rowling, in italiano usa
periodi più semplici; il trattamento delle varietà regionali
americane della serie The Simpsons rese in italiano con una
vasta gamma di varietà regionali italiane, che hanno un effetto
straniante).
La devianza linguistica
La devianza letteraria= errori linguistici, sgrammaticature,
parole volgari ed espressive, nuove tendenze linguistiche che
mescolano tecnicismi, forestierismi, gerghi e dialetto sono
spesso usati nella letteratura per caratterizzare alcuni
personaggi o come elemento di comicità. Altri esempi di devianza
linguistica sono il refuso (errore di stampa [es. battiutra]),
che può essere utilizzato come artificio stilistico, e la
pronuncia infantile (Es. caratterizzante nel romanzo di Elsa
Morante e quindi riprodotti anche in lingua straniera
stelle/ttelle -> stars/ttars).
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La devianza linguistica crea non pochi problemi al traduttore
che dovrà cercare di non scostarsi troppo dal prototesto
soprattutto quando si presenta come l’elemento caratterizzante
di un personaggio o rappresenta la cifra stilistica dell’autore.
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nel teatro e nel cinema. Es: mistilinguismo italiano-napoletano
del teatro di De Filippo).
In traduzione questo mistilinguismo può essere mantenuto o può
perdersi appiattendosi nel monolinguismo del metatesto, secondo
la strategia traduttiva adottata e genere testuale permettendo.
CAPITOLO 3 STRATEGIE
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applicare, come soluzione ottimale di un problema di traduzione,
che possono essere (Albir):
- Strategie che mirano alla comprensione del testo;
- Strategie globali o locali;
- Strategie specifiche per la traduzione orale, scritta o basata
su supporti tecnologici (simultanea, telefonica, assistita);
- Strategie per risolvere le problematiche traduttive o per
migliorare l’efficacia del processo traduttivo;
- Strategie che mirano all’apprendimento della traduzione stessa
(formazione).
Si possono distinguere tre livelli di intervento che possono
rientrare in una strategia traduttiva:
1. la scelta dell’approccio, l’atteggiamento generale con cui
affrontare il testo da tradurre;
2. la scelta del metodo, che permette di realizzare meglio
l’approccio scelto;
3. la scelta delle tecniche, che rispecchiano il metodo scelto a
seconda dei casi.
2. connotazione ↔ neutralizzazione
3. straniamento ↔ addomesticamento
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4. priorità al prototesto ↔ priorità al destinatario
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1.3.1.3 Straniamento ↔ Addomesticamento: L’adeguamento del testo
lontano a livello di tempo e di spazio prevede due possibili
approcci opposti:
1) Lo straniamento prevede il mantenimento dei riferimenti
temporali del prototesto (storicizzazione)e spaziali della
cultura emittente (esotizzazione). Foreignization
2) L’addomesticamento si realizza attraverso la sostituzione
di equivalenti culturali della cultura ricevente, sia a livello
di tempo (attualizzazione) che di spazio della cultura ricevente
(localizzazione). Domestication
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3.3. Le tecniche traduttive
Ogni metodo traduttivo si realizza attraverso una serie di
tecniche traduttive, ciascuna della quali viene scelta dal
traduttore per risolvere, caso per caso, le problematiche emerse
dall’interpretazione del prototesto.
Tassonomie di Vinay e Darbelnet: come abbiamo già ricordato, nel
1958 Jean Paul Vinay e Jean Darbelner elaborarono una
descrizione di metodi e tecniche per la traduzione dal francese
all’inglese e viceversa, che viene tuttora ricordata come il
primo tentativo sistematico di dare risposta alla necessità di
raccogliere in una serie di categorie le scelte operative a
disposizione del traduttore. In particolare, i due traduttologi
individuano due metodi (strategies) per affrontare una
traduzione, ciascuno realizzabile mediante una serie di tecniche
(procedures):
Metodo della Traduzione diretta: vengono adoperate tecniche
traduttive che ancorano in maniera diretta il metatesto al
prototesto, adeguando il testo ai propri destinatari (quello
preferibile secondo i due autori, che consigliano la traduzione
obliqua solo in caso di inapplicabilità [trasmettere senso
diverso o non avere senso] del metodo diretto). Le tecniche che
compongono questo metodo di traduzione sono:
- Prestito: parola, espressione o struttura del prototesto che
viene riprodotta nel metatesto senza modifiche (prestito
integrale) o con qualche adattamento (prestito adattato).
- Traslitterazione: parola, espressione o struttura del
prototesto (scritto) che viene riprodotta nel
metatesto (scritto) mediante traslitterazione.
- Calco: parola, espressione o struttura del prototesto che
viene riprodotta nel metatesto mediante una traduzione letterale
di ogni sua componente.
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- Traduzione letterale: traduzione di frasi e periodi parola
per parola, per mantenere nel metatesto le caratteristiche
formali del prototesto.
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Altre Tassonomie:
All’inizio degli anni Ottanta del XX s il traduttologo canadese
Delisle mette a fuoco la differenza fra i procedimenti
traduttivi finalizzati all’apprendimento della seconda lingua
(traduzione scolastica) e quelli finalizzati alla produzione di
un testo (traduzione professionale) nel suo saggio dal titolo
‘L’Analyse du discours comme methode de traduction’ e alcuni
anni dopo riprende questo tema illustrando cinque tecniche
traduttive:
1.TRADUZIONE LIBERA: (free translation): più importanza al
contenuto del testo rispetto alla forma;
2.TRADUZIONE IDIOMATICA: permette di crear un metatesto conforme
alle convenzioni della lingua di arrivo con il modo spontaneo di
esprimersi proprio della cultura di arrivo.
3.TRADUZIONE LETTERALE: permette di creare un metatesto che
mantiene le caratteristiche formali del prototesto, adattandosi
però alle regole grammaticali della lingua di arrivo;
4.TRADUZIONE PAROLA PER PAROLA: (word-for-word translation): la
traduzione avviene parola per parola, senza cambiare l’ordine
dei costituenti della frase rispetto al prototesto.
5.TRADUZIONE CALCO: il traduttore trasporta gli elementi del
testo di partenza al testo d’arrivo in modo tale da segnalare
anche in traduzione i loro asppetti semantici, etimologici e
temporali.
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aggiungendo anche la formula tra parentesi: NdT=Nota del
traduttore.
-Glossario: per evitare il ricorso continuo alle note, il
traduttore può raccogliere i vocaboli problematici in un
glossario da inserire alla fine del testo, completo di
definizioni e spiegazioni più dettagliate.
-Spiegazione: una breve spiegazione (glossa) può essere inserita
nel test stesso per chiarire, per esempio, un prestito, o un
riferimento culturale, evitando così l’uso di una nota.
-Aggiunta: aggiunta di una parte di testo (assente nel
prototesto) che non sia una spiegazione;
-Omissione: eliminazione di una parte di testo (presente nel
prototesto);
-Riformulazione: il discorso viene rielaborato in maniera
sintatticamente diversa rispetto al prototesto;
Esplicitazione: il traduttore introduce informazioni aggiuntive
nel metatesto esplicitando degli impliciti che nel prototesto
potevano essere derivati dal contesto, dalla situazione o dalle
conoscenze del lettore modello, secondo quanto presunto
dall’autore.
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traduzione: quella della traduzione come servizio e quella della
traduzione come attività professionale.
Nella Traduzione come servizio -> il traduttore ha una
responsabilità testuale che riguarda essenzialmente la qualità
del testo che produce e che deve rispondere agli standard
internazionali richiesti in ambito aziendale. Le sue scelte
saranno quindi moralmente legate al rispetto di un rapporto di
etica con le parole del testo, ispirate ai concetti di fedeltà,
equivalenza, adeguatezza e lealtà.
Nella Traduzione come attività professionale, il traduttore
ha una responsabilità interpersonale, ovvero, riguardo i
rapporti che intrattiene con il mondo esterno al testo e con gli
altri attori del processo traduttivo (autore, committente,
destinatari, colleghi…) -> rapporti moralmente corretti basati
sulla fiducia. Questo tipo di responsabilità riguarda anche i
diritti e doveri del traduttore dal punto di vista esterno:
tutela del diritto d’autore e responsabilità civili.
Le responsabilità etiche dei traduttori sono espressi nei codici
deontologici elaborati da varie associazioni.
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editoriale, nonostante le pressioni a rendere le traduzioni
quanto più omologate possibile alla cultura ricevente.
Considerando la traduzione letteraria una forma di riscrittura,
emergono le responsabilità del traduttore sull’evoluzione del
canone stilistico della cultura ricevente. Il traduttore ha
dunque il dovere etico di mostrare la sua presenza, in modo da
riconquistare il prestigio che merita, diverso ma altrettanto
importante rispetto a quello dell’autore del prototesto.
Nella pratica, l’adozione del principio di visibilità del
traduttore implica preferire l’approccio traduttivo dello
straniamento.
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può essere quindi la causa di adattamenti e cancellazioni nel
testo tradotto. Lo vediamo nei cartoni animati giapponesi
(anime), che suscitano in alcuni casi il dibattito di esperti e
psicologi infantili per alcuni riferimenti troppo espliciti. La
questione dell’etica viene sollevata anche negli scritti di
traduzione post-coloniale, in cui emerge il ruolo politico
dell’attività traduttiva verso le lingue dei colonizzatori che
solleva la questione del rapporto tra dominante e dominato.
PARTE SECONDA.
TESTI E CONTESTI PER LA EDIAZIONE SCRITTA, ORALE
E TRASMESSA.
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emittente per un destinatario in una data situazione
comunicativa, utilizzando un determinato canale (orale, scritto,
trasmesso) e un determinato codice (verbale, non verbale o una
comunicazione dei due come nella comunicazione faccia a faccia.
Per Beaugrande e Dressler, un testo è ‘una occorrenza
comunicativa che soddisfa setter condizioni di testualità.
Quando una di queste condizioni non è soddisfatta, il testo non
ha più valore comuicativo. Le 7 condizioni di testualità sono:
1) Coesione (di forma) -> che riguarda il modo in cui le
componenti del testo di superficie sono collegate fra loro;
quindi, il rispetto dei rapporti grammaticali e della
connessione sintattica tra le varie componenti del testo (es.
concordanza di genere e numero, corretto uso delle forme
verbali, ecc.);
2)Coerenza (di significato) -> riguarda il corretto abbinamento
tra le varie informazioni trasmesse a livello semantico, che
dovranno susseguirsi con continuità secondo una linea logica di
sviluppo del discorso;
3)Intenzionalità -> riguarda il fine comunicativo che
l’emittente vuole raggiungere, in ralazione ai suoi destinatari,
creando un testo coerente;
4)Accettabilità -> riguarda il sistema di attese del
destinatario nei confronti del testo;
5)Informatività -> riguarda la misura in cui gli elementi
testuali sono attesi o inattesi, noti o sconosciuti ai
destinatari: un testo ricco di nuove informazioni è interessante
ma più difficile;
6)Situazionalità -> riguarda i fattori che rendono un testo
rilevante per la situazione comunicativa in cui compare (es.
“stop” scritto in caratteri maiuscoli e bianchi su un cartello
esagonale rosso o sul fondo stradale);
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7)Intertestualità -> riguarda i fattori che fanno
dipendere l’uso di un testo dalla conoscenza di altri
testi (es. segnale “fine del divieto” rimanda a un testo
precedente contenente gli estremi dell’inizio del
divieto).
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del verbo sono fondamentali per esprimere lo svolgimento
delle azioni a distanza dei fatti rispetto al momento in cu
vengono narrati;
2. testo descrittivo, mette a fuoco gli oggetti e i fenomeni
visti in un contesto spaziale (per es. nel descrivere un
oggetto, un luogo, una persona): si nota l’uso ricorrente
di indicatori spaziali (in particolare nelle descrizioni di
ambienti e paesaggi), similitudini, verbi al presente e
all’imperfetto; nelle descrizioni di tipo tecnico-
scientifico è frequente il ricorso a termini settoriali;
3. il testo argomentativo, mette a fuoco le relazioni fra
concetti in base a giudizi e motivazioni (per esempio per
sostenere il proprio parere su un tema controverso, per
sostenere una tesi attraverso un ragionamento logico):
l’obiettivo è quello di convincere il destinatario della
bontà di una tesi facendo appello al ragionamento mediante
alcuni elementi caratteristici (presentazione del problema,
tesi da dimostrare, argomenti a sostegno della tesi,
antitesi da confutare;conclusione);
4. il testo espositivo,(o ‘informativo’ o ‘ di divulgazione’)
mette a fuoco la comprensione dei concetti attraverso
l’analisi e la sintesi (per esempio per fornire notizie
utili su personaggi, argomenti o fatti): ha lo scopo di
arricchire le conoscenze del destinatario su un determinato
problema, mettendo a sua disposizione dati e notizie di
natura diversa; caratterizzato da chiarezza e coerenza
delle parti; nei testi di divulgazione si utilizzano anche
paragoni e metafore per spiegare concetti particolarmente
complessi; quelli scientifici mirano soprattutto
all’esattezza terminologica e usano molte definizioni; è
spesso presente il paratesto (note a margine o a piè di
pagina, glosse, tabelle e grafici, elenchi puntati etc);
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5. testo regolativo, mette a fuoco il comportamento futuro
dell’emittente e dei suoi destinatari, cercando di
influenzarlo (per esempio per far rispettare delle regole;
per imporre obblighi e divieti, offrendo consigli):
fornisce norme, istruzioni e richiede che il destinatario
riconosca l’autorità dell’emittente; nei testi di legge si
usa un registro formale e impersonale, l’emittente può
rivolgersi direttamente al destinatario (con il tu o con il
Lei, in italiano) o scegliere costrutti più impersonali
(il si impersonale o l’infinito in italiano).
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variazioni. Il primo asse di questo modello comprende tre
macroaree che vanno dalla massima apertura interpretativa alla
massima chiusura interpretativa (da intendere come ambiti dai
confini sfumati:
- Traduzione letteraria
- Traduzione generalista
- Traduzione specializzata (testi tecnico-scientifici.
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interpretazione simultanea, consecutiva, audiovisiva, di
trattativa, telefonica, di comunità).
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abbellisce il testo di partenza in funzione dei propri lettori
modello).
Diverso è il caso del testo tecnico-settoriale, in cui
l’asimmetria riguarda piuttosto le competenze specialistiche
sulla materia. È chiaro che il traduttore tecnico e l’interprete
di conferenza non siano specialisti in tutte le discipline di
cui si occupano. Le loro strategie riguardano piuttosto la
dimensione testuale e quella più prettamente lessicale, tipica
dei linguaggi tecnico- specialistici.
Un rapporto più paritario tra emittente e traduttore emerge
nella traduzione e nell’interpretazione di trattativa e di
comunità, il cui la mediazione consiste nel giungere ad un
accordo.
Infine, la traduzione audiovisiva (per il doppiaggio e i
sottotitoli), la traduzione del testo cantato e del testo in
rete, vedono spesso il ribaltamento dei ruoli dell’autore e del
traduttore. Dato che in questi casi il destinatario del
metatesto è il fulcro di tutta l’operazione traduttiva e che lo
scopo primario è quello di ottenere un messaggio chiaro e
convincente, la traduzione sconfina nell’adattamento e diventa
vera riscrittura, ispirata più ai nuovi destinatari che al
prototesto.
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CAP.2.3 TRADURRE IL TESTO NARRATIVO
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Un altro problema specifico della traduzione letteraria
concerne la necessità per il traduttore di riconoscere il genere
letterario mediante i segnali di genere e di decodificare i
riferimenti culturali impliciti. Una volta interpretato il “non
detto”, il traduttore può decidere se: inserire una nota
esplicativa (traduzione metatestuale); sostituire il richiamo
con un’espressione equivalente nella lingua d’arrivo
(invisibilità del traduttore); tradurre alla lettera senza
spiegazioni aggiuntive (effetto straniante e possibili perdite
di signfiicato).
Qualsiasi approccio si decida di adottare, la cosa più
importante è mantenerlo e in tutto il testo.
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e vissero tutti felici e contento, il presente storico e
l’infinito narrativo, gli appelli al lettore…).
Ogni cultura dispone di una serie di testi di culto specifici
per l’infanzia, sia di tradizione locale (filastrocche, ninne
nanne, leggende e più recentemente canzoni, fumetti e film per
l’infanzia)che di diffusione internazionale.
La letteratura italiana per l’infanzia non possiede un corpus di
testi che possano dirsi tipicamente italiani. La letteratura per
l’infanzia pretelevisione è la fiaba tradizionale che nasce
nelle culture regionali e usa quindi il dialetto. Solo nel 1956
lo scrittore Italo Calvino le traduce in italiano nel volume
Fiabe Italiane: la fiaba italiana, dunque, è in realtà una fiaba
tradotta. Le ultime generazioni di bambini e ragazzi italiani,
nati intorno alla metà degli anni ’90, si sono formati non tanto
sulla lingua nazionale di modelli autoctoni (come lo sono stati
Collodi, De Amicis, Salgari nell’800 e inizi ‘900 o Rodari negli
anni ’60 e ’70 del ‘900 – in Le avventure di Pinocchio del 1883,
Collodi scrive in un fiorentino vivo di tono medio, secondo il
modello scelto anche da Manzoni in I Promessi Sposi, e con ampio
ricorso ad espressioni dell’oralità; Cuore, di Edmondo De
Amicis, autore non toscano ma che scrive come Collodi, in un
fiorentino dell’uso medio infarcito di toscanismi; il ciclo di
libri sui pirati della Malesia, di Emilio Salgari è scritto in
una lingua dell’uso medio, ma lontano dal fiabesco di Collodi:
usa una lingua fatta per descrivere luoghi e azioni
rocambolesche, con sapienti mezzi retorici al fine di suscitare
sentimenti di attesa e immedesimazione: l’appello diretto al
lettore, la climax, l’anafora, l’esotismo lessicale.), ma sulla
lingua nazionale dei traduttori di letteratura per l’infanzia,
che hanno tradotto successi internazionali come la collana
Piccoli Brividi , i racconti di Rohald Dahl, fino alla clamorosa
saga di Harry Potter. Quindi la loro iniziazione allo stile
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letterario e alla lingua nazionale, quindi, non è avvenuta come
in passato grazie alle pagine di autori e modelli autoctoni di
lingua e cultura, passando da dialetto e dalla cultura regionale
a quella nazionale più ampia e variegata. LA lingua nazionale su
cui si sono formati è stata piuttosto quella dei traduttori
della letteratura per l’infanzia, che hanno fatto da tramite per
la trasmissione di altri modelli di testualità e di cultura.
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La scelta della lingua in cui esprimersi è di massima
importanza par l’autore postcoloniale, che ne fa spesso un uso
non neutro. Uno degli effetti più importanti dell’incontro fra
lingue e culture diverse nell’epoca coloniale è stato quello di
generare una realtà linguistica molto variegata, come nei
Caraibi e nelle Americhe, dando vita a molteplici lingue creole,
ovvero lingue composte nate dal contatto fra elementi
linguistici completamente eterogenei fra di loro. Molti
scrittori postcoloniali percepiscono la lingua dei colonizzatori
come strumento di dominazione e omologazione, incapaci di
descrivere e rappresentare la propria diversità culturale. Er
questo, anche se scrivono e si esprimono nella lingua imposta
dagli imperi europei durante la colonizzazione, tendono però a
manipolarla nel tentativo di reinventarla e adattarla per meglio
descrivere la propria realtà, trasformandola in una lingua
meticcia, connotata a livello storico e sociale per rendere il
modo di esprimersi dei loro connazionali del passato e del
presente.
Anche quando lo scrittore postcoloniale usa la lingua standard
degli ex colonizzatori, ecco che i riferimenti a contesti locali
rendono comunque conto della distanza fisica e culturale dal
Paese di riferimento (il francee di Francia, l’inglese
ritannico, lo spagnolo di Spagna). Tradurre la letteratura
postcoloniale è quindi un’operazione particolarmente delicata e
rischiosa ma vitale nel ridefinire il significato della cultura
e dell’identità culturale, etnica, oltre che il rapporto fra
lingua e potere e il concetto di confini culturali.
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inserirsi la traduzione; vita, opere, stile, ideali dell’autore
che intende tradurre, ma anche gli studi critici sulla sua
produzione e le traduzioni di opere precedenti dell’autore che
si vuole tradurre, con competenze che rimandano alla
linguistica, all’analisi e interpretazione del testo letterario
e alla letteratura comparata oltre che alla traduttologia.
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esclude…’). Così spiega Eco: “nel mio Pendolo di Foucault metto in bocca ai
personaggi molte citazioni letterarie. La funzione di queste citazioni è di
mostrare l’incapacità di questi personaggi di guardare al mondo se non per
citazione”. E in merito ad un estratto, Eco commenta: “se quell’al di là
della siepe fosse stato tradotto letteralmente si sarebbe perduto qualche
cosa. Infatti, quell’espressione rinvia a ‘L’Infinito’ di Leopardi, e la
citazione appare in quel testo non perché io volessi far sapere al lettore
che vi fosse una siepe, ma perché volevo mostrargli che Diotallevi riusciva
ad avere una esperienza del paesaggio solo riconducendola alla sua
esperienza della poesia. Ho avvertito i vari traduttori che la siepe non era
importante, e neppure il richiamo a Leopardi, ma che ci doveva essere a
tutti i costi un richiamo letterario”. Tutti i traduttori degli esempi
riportati hanno aderito (tranne il tedesco) alla richiesta dell’autore di
realizzare una traduzione orientata alla cultura ricevente, inserendo in
corrispondenza dell’espressione leopardiana un altro riferimento letterario
riconoscibile dai propri lettori. Il traduttore inglese allude al sonetto di
John Keats On first looking into Chapman’s Homer (che descrive l’emozione
del conquistatore Cortez, mentre guarda locenano da un picco della provinvia
di panama Darien); quello spagnolo a Don Quijote de la Mancha di Cervantes.
Un caso analogo si trova in un brano in cui si cita indirettamente I
Promessi Sposi del Manzoni, nell’espressione ‘non spirava un alito di
vento’= ‘Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano..’). A
proposito di queste traduzioni, Eco osserva: “mi piace la soluzione tedesca
-anche se arricchisce un poco il testo- perché, dopo aver detto che non vi
era vento, aggiunge una riconoscibile citazione di Goethe (la quale dice che
sulla vetta della montagna vi era silenzio”).
ALTRO ESEMPIO: The God of Small Things (di Arundhati Roy, 1997)-
Letteratura postcoloniale Anglo-Indiana. La scrittrice indiana con il suo
romanzo di esordio e di grande successo internazionale, tradotto lo stesso
anno anche in italiano. In questo romanzo il traduttore deve confrontarsi
con l’idioletto dei personaggi (indiani che parlano in inglese con accento
locale), con i riferimenti letterari britannici e con quelli del contesto
indiano (nomi, luoghi, oggetti). L’inglese della Roy è spesso deformato e
orientato all’oralità.
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CAP.2.9 LA TRADUZIONE DEL TESTO
SETTORIALE
9.1. Le caratteristiche del testo settoriale
Si definiscono settoriali tutti quei testi ‘non fiction’,
scritti e orali, che toccano un argomento specifico (relativo a
settori particolari come la medicina, l’economia, la
linguistica, l’arte etc) e che sono caratterizzati da un certo
livello di esperienza e di specializzazione dell'autore del
prototesto. Trattandosi di un ambito in cui l’esigenza di
comunicare anche a destinatari internazionali è molto forte, con
ricadute dirette di tipo economico, è evidente il ruolo che
hanno i traduttori e gli interpreti, spesso ben retribuiti anche
se poco gratificati dal punto di vista del loro ruolo sociale.
L'argomento settoriale e il livello di specializzazione
variabile (da altamente specialistico al didattico, divulgativo)
collocano questo tipo di testi tra le varietà ‘diafasiche’, cioè
influenzate dal contesto d’uso, dai temi della comunicazione e
dalle competenze e dai ruoli degli interlocutori. Vi sono varie
definizioni usate per descrivere sia i testi settoriali, sia i
fenomeni traduttivi che li riguardano. In inglese si usa
‘specialized texts’; in italiano si parla di ‘linguaggi
specialistici’, di ‘lingue speciali’. Qui viene usata la
definizione “Testi settoriali” per indicare sia quei testi orali
e scritti più specialistici e codificati (cioè, le ‘lingue
speciali in senso stretto’ o ‘sottocodici’, per es. i testi di
argomento tecnico-scientifico’), sia quelli che riguardano
specifici argomenti e contesti d’uso ma con un minor grado di
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specializzazione e codificazione (cioè le ‘lingue speciali in
senso lato’, per es. il discorso politico, il linguaggio
burocratico-amministrativo, la comunicazione in contesto
aziendale, oltre ai testi relativi alla cosiddette ‘scienze
umane’). Parleremo dunque di ‘traduzione settoriale’ in
riferimento a tutti questi argomenti, che si esprimono in testi
altamente specialistici, didattici e divulgativi.
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rivolge l’autore. Le caratteristiche lessicali tipiche del testo
settoriale sono:
la monoreferenzialità, la biunivocità tra un significante
e significato di un termine; per ese. Nel linguaggio italiano
della meccanica il termine spinterogeno indica una parte
specifica del motore e non altre; nel linguaggio giuridico
inglese il termine to summon può significare solo ‘chiamare
formalmente in giudizio’, così come software o hardware
appartengono alla terminologia dell’informatica, sia inglese che
in altre lingue (che li hanno accolti come forestierismi).
assenza di sinonimia e alto livello di standardizzazione
che caratterizzano testi tecnico-scientifici /testi chiusi e
molto vincolanti); grazie anche all’uso di sufissi. Es. con
-zione.
assenza di connotazione, senza ricorso ad alcuna
emotività, testi con valore prevalentemente denotativo;
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dell'originale adeguandoli alle norme redazionali della
lingua/cultura di arrivo.
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Fra i testi scritti che richiedono traduzioni in contesto
aziendale rientrano i testi relativi ai prodotti, quelli di tipo
amministrativo destinati ai rapporti con le altre aziende
internazionali, quelli propagandistici. Si distinguono:
o Il manuale d’istruzioni, testo di tipo regolativo il cui scopo
primario è quello di guidare l’utente nelle operazioni di
costruzione-uso, è necessario che sia realizzato nelle lingue
dei clienti a cui l’azienda si rivolge e che sia ben tradotto
(ben scrtto), quindi il metatesto dovrà essere coerente e
coeso;
o La garanzia di un prodotto, nella quale i tecnicismi
appartenenti all’ambito giuridico-amministrativo
saranno espressi con il ricorso ad un linguaggio fortemente
standardizzato;
o Le informazioni sul prodotto stampate sul contenitore,
contenute nel foglietto illustrativo all’interno della
confezione o associate alla sua immagine nel sito dell’azienda
-> da una parte forniscono in sintesi le notizie essenziali sul
prodotto, dall’altra ne esaltano i pregi con scopo
pubblicitario, perciò vi abbondano tanto tecnicismi quanto
espressioni accattivanti e aggettivi esaltanti la qualità;
o I testi propagandistici, veri e propri messaggi pubblicitari
(spot televisivi o su Internet, dépliants, siti aziendali,
brochure aziendali, publidirezionale = trafiletto che
pubblicizza l’azienda in uno stile giornalistico: periodico, a
pagamento…) che danno notizia di offerte fi prodotti e servizi.
Abbondanti di artifici retorici e mezzi espressivi affini a
quelli del linguaggio poetico-letterario, dato che la funzione
estetica è essenziale per attrarre i clienti, per far
memorizzare il nome del prodotto e dell’azienda, per far
acquistare il prodotto e infine per fidelizzare i consumatori.
La descrizione del prodotto è spesso secondaria ed emerge solo
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sporadicamente attraverso il ricorso al linguaggio
settoriale (per impressionare);
o I testi di tipo amministrativo destinati ai rapporti con altre
aziende internazionali (es. contratti).
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