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IL CACCIATORE

Personaggio tipico del presepe popolare napoletano è il cacciatore che,


posto nella parte alta del corso d’acqua, appare immancabilmente
munito di un fucile con il quale prende la mira. Cosa questa che ha
spesso stranito per l’anacronismo dell’arma che, ai tempi della nascita
di Gesù, era al di là da venire. Tutto questo accade perché molte volte si
ignora il valore culturale e metastorico della rappresentazione: in
questo caso un'immagine moderna di una attività le cui origini si
perdono nella notte dei tempi. Difatti, si accettano serenamente anche
altri anacronismi: a rigore, gli unici che vestono secondo la “moda” del
tempo sono la Madonna e San Giuseppe. Non dimentichiamo inoltre
che il secolo d’oro del presepe napoletano fu il XVIII che è, a Napoli,
quello di Carlo di Borbone, il quale teneva all’attività venatoria ed alla
pesca sovra ogni altra cosa e proprio Carlo fu colui che, più di tutti,
dette impulso alla diffusione del presepe nelle case di tutti gli abitanti
del Regno e che inevitabilmente influenzò anche le forme di esso.

In realtà, la domanda vera, quella che giace in fondo all’inconscio di ognuno, è: “Ma il
cacciatore spara all’uccellino?” Infatti, chi allestisce il presepe in linea con la tradizione,
non manca mai di collocare sul ramo di un alberello secco un uccellino tenuto “in volo”
su un fil di ferro.
Ciò che sconcerta è, dunque, la presenza di un personaggio dedito alla violenza, nel più
sereno scenario di pace che si conosca, nel presepe, che è la celebrazione della nascita
di Gesù, salutata dai cori degli Angeli con il canto “pace in terra agli uomini di buona
volontà”. Sconcerta, cioè, la presenza di un apportatore di morte, mentre nella grotta
si rinnova il miracolo della vita.
A questo proposito ricordiamo che il cacciatore è in collegamento con il pescatore e la
lavandaia, con i quali costituisce una triade inscindibile. In particolar modo, il cacciatore
ed il pescatore formano una coppia indissolubilmente legata e sono il simbolo del
dualismo eterno tra la terra ed il cielo, tra la vita e la morte, tra l’estate e l’inverno, tra
Paradiso ed Inferno.
Difatti, la loro posizione sullo scoglio è fissata dalla tradizione, per cui in relazione l’uno con l’altro, il
cacciatore va posto in alto ed il pescatore in basso sulla riva del fiume. A prima vista, pertanto, potrebbe
sembrare che il simbolo celeste sia il cacciatore e, di conseguenza, il pescatore sia un simbolo degli inferi.
Occorre però richiamare il concetto che regge il presepe popolare napoletano: in esso, il cammino verso la
grotta avviene dall’alto, dove vi sono i simboli del male (come il castello di Erode), verso il basso, dove sono
posti i personaggi positivi che culminano con la Sacra Famiglia. Quindi, quello in alto, il cacciatore è il
simbolo della morte l’altro, quello in basso, cioè il pescatore è quello celeste, quello cioè più vicino alla luce
di Dio.

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