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Sisti Maria Margherita 3^ DL

1. 1 (Socrate) “Non ci siamo però dimenticati che quello stato era giusto in quanto ciascuna
delle tre classi che lo costituivano adempiva al compito suo […] Dobbiamo allora ricordare che
anche ciascuno di noi, se ciascuno dei suoi elementi adempie i suoi compiti, sarà un individuo
giusto che adempie il suo compito […] Ora, all’elemento razionale, che è sapiente e vigila su tutta
l’anima, non toccherà governare? E all’elemento animoso essergli suddito e alleato? […] E questi
due elementi così alimentati, veramente istruiti ed educati sui compiti loro, dirigeranno
l’appetitivo, che in ciascun individuo costituisce la parte maggiore dell’anima ed è per natura
estremamente insaziabile di beni materiali […] Ecco dunque perfettamente realizzato quel nostro
sogno che, dicevamo, ci faceva pensare che fin dall’inizio della fondazione del nostro stato
avremmo potuto incontrare, per divino volere, un principio e modello dio giustizia […]
Un’immagine della giustizia e insieme fonte di utilità era, Glaucone, in questa norma: chi è per
natura calzolaio è giusto che faccia il calzolaio, senza svolgere altre attività, e chi è falegname il
falegname, e così via”

(Platone, Repubblica)

Il testo citato è tratto dalla Repubblica di Platone, le cui opere sono connesse dalla
presenza del tema dell’anima.

Il testo tratta del rapporto tra l’anima e la società, Platone sostiene che vengono
attribuiti ad ogni parte dell’anima una carica all’interno della società, e ognuna
delle tre parti dell’anima (poiché secondo Platone l’anima è suddivisa in tre parti)
ha ruolo diverso.

La suddivisione è composta da: passione intelletto e desiderio, che sono collegati a


“guerrieri, filosofi e lavoratori”.

Secondo Platone la società è “governata” da coloro che sono dotati di paideia,


l’educazione filosofia, ovvero i filosofi.

All’interno della società troviamo regimi politici differenti dal “modello perfetto”
come il governo dei pochi, l’oligarchia, il governo del popolo, la democrazia, che è
disprezzata da Platone poiché ci sono alcune persone specifiche a governare, la
timocrazia, il governo dei guerrieri, l’anarchia, un regime definito senza scopo
poiché privo di arché e la tirannide, consiste nel potere governato da una sola
persona, che è guidata dal desiderio.

Platone afferma che la società perfetta dovrebbe essere composta da tre categorie
di persone: pittori, guerrieri e dirigenti, e categorie “minori” come scultori, poeti,
musici...

Coloro che non possono invece prendere parte alla società sono i tiranni e i sofisti,
poiché i primi rappresentano per Platone “l’uomo peggiore di tutti, spregevole e
pericoloso” e gli ultimi poiché non hanno finalità, confondono le idee dei filosofi e
hanno come obiettivo nei loro discorsi la persuasione.

La società perfetta di Platone quindi comprendeva una società gerarchica, basata


principalmente sulla verità e sulla ragione.

2. All’inizio di questa narrazione mitica abbiamo distinto ogni anima in tre parti, due con forma
di cavalli, e la terza con forma di auriga. E anche ora manteniamo ferme queste distinzioni.

Dei due cavalli diciamo che uno è buono, mentre l’altro no. Non abbiamo detto, però, quale sia la
virtù del buono e quale sia il vizio del cattivo, ma ora dobbiamo dirlo. Quello dei due cavalli che si
trova nella posizione migliore di forma lineare e ben strutturato, dal collo retto con narici
adunche, bianco a vedersi e con gli occhi neri, amante della gloria con temperanza e con pudore
amico della retta opinione, non richiede la frusta e lo si guida soltanto con il segnale di comando
e con la parola.

L’altro cavallo è invece storto, grosso, mal formato, di dura cervice, di collo massiccio, di naso
schiacciato, di pelo nero, di occhi grigi, iniettati di sangue, amico della protervia e dell’impostura,
villoso intorno alle orecchie, sordo, a stento ubbidisce ad una frusta fornita di pungoli.

Ora, quando l’auriga, vedendo la visione amorosa, e riscaldandosi interamente in tutta l’anima a
causa di tale sensazione, è riempito dal solletico e dal pungolo del desiderio, quello dei due
cavalli che è ubbidiente all’auriga, tenuto a freno allora come sempre dal pudore, si trattiene dal
saltare addosso all’amato. Invece, l’altro cavallo, che non è sensibile né ai pungoli dell’auriga né
alla frusta, si lancia con balzi violenti e, procurando molti inconvenienti al compagno e all’auriga,
li costringe a procedere verso l’amato e fargli memoria dei piaceri di Afrodite. Da principio essi si
oppongono e si sdegnano, in quanto si sentono costretti a cose vergognose e inique; ma alla
fine, quando non vi è più possibilità d porre limite al male, vanno avanti trascinati, cedono e
concedono di fare quello che viene loro imposto. Si avvicinano a quello e vedono il viso
folgorante dell’amato. Quando l’auriga lo vede, la sua memoria viene riportata alla natura del
Bello, e di nuovo la vede collocata insieme alla Temperanza su un piedistallo immacolato.

(Platone, Fedro)

L’opera citata è il Fedro di Platone, il cui tema fondamentale è l’amore, descritto


come “mania erotica” poiché una forza di impossessa del nostro corpo,
(possessione da parte del dio Eros)

L’amore è descritto quasi pari ad una malattia, ed è molto simile alla pazzia, ed è
riconoscibile mediante alcuni sintomi, quelli interiori, causati dall’energia e dalla
nostra tensione (quella che c'è in noi) e fisici (come il respiro corto, la palpitazione
forte del cuore tremore e annebbiamento della vista, arrossamento delle guance...),
che vengono collegati con il tema dell’amore.

L’amore ha diverse cause, la prima è la bellezza del corpo, carnale, ove si attiva un
desiderio che colpisce l’anima che di seguito non può farne a meno, quindi un
desiderio originario dalla parte irrazionale, che è scaturito dalla bellezza, dal
“bello”.

Del testo riportato abbiamo riflettuto sul titolo dato da Platone, che nomina il
mondo delle idee '' l'iperuranio ', parola derivata da iper, oltre e uranos, cielo,
quindi letteralmente prende il nome di “luogo oltre il cielo”.

In questo testo viene affrontato ciò che accade nel passaggio, quando le anime
contemplano le idee, questo spazio prende il nome di volta celeste, dove vi è un
buco il quale presenta un passaggio particolarmente stretto che viene attraversato
dalle anime, molte delle quali vengono anche fermate, infatti viene concessa la
contemplazione delle idee solo le anime più esperte e sarà un fatto a loro favore
infatti quando poi si reincontreranno avranno un ricordo più lucido di quello che
hanno potuto contemplare nell'aldilà, mentre non si può dire lo stesso di coloro
che sono state fermate e non hanno contemplato abbastanza.

L'anima viene descritta come un carro trainato da due cavalli, guidati da un auriga
(viene ripresa l’immagine di Parmenide), la biga alata.

Questo testo tratta anche dell’amore, che viene spesso collegato anche il tema del
simposio, evento importante per i greci poiché rafforza i legami tra persone ed è
occasione di incontro, per parlare e acculturarsi.

Il simposio ha luogo a casa di un intellettuale che ospita solitamente cinque o sei


persone, a loro volta intellettuali, il clima all’interno del simposio è prettamente
amichevole, infatti “simposio” significa bere insieme (bere vino).

Il dio che viene manifestato, attraverso l’atto di bere, è Dioniso, il dio


dell’ebbrezza.

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