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NAPOLEON HILL

IMPARARE DAL FALLIMENTO


EDIZIONE ORIGINALE DEL 1921

THE END OF THE RAINBOW


ADATTAMENTO DAL NAPOLEON HILL’S MAGAZINE DEL 1921
© 2015 Area 51 s.r.l., San Lazzaro di Savena (Bologna)
Prima edizione ebook Area51 Publishing: gennaio 2015

Traduzione e cura di: Simone Bedetti

Cover: Valerio Monego

Titolo originale: The End of the Rainbow by Napoleon Hill (Napoleon’s Hill Magazine, settembre 1921).

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ISBN: 978-88-6574-605-9

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Nota introduttiva

Questo breve e intenso scritto di Napoleon Hill sprigiona un’energia dirompente, che frantuma
uno dei più grandi tabù di oggi: la paura del fallimento. Si tratta di un tabù perché, in una
società competitiva e individualista come la nostra, il fallimento è interpretato non come un
temporaneo arresto o un passo falso nel percorso di vita o professionale, ma come la sconfitta
definitiva dell’individuo. Fallimento non significa “aver fallito” in qualcosa, ma “essere un
fallito”. è qualcosa per cui bisogna avere paura e provare vergogna. è qualcosa di cui non
bisogna parlare e di cui bisogna farsi carico, come una colpa inespiabile, nel silenzio del proprio
dolore.
Con le peculiarità stilistiche che lo caratterizzano, la capacità di parlare a tu per tu,
intimamente, con il lettore, e la profonda e autentica sincerità umana, Napoleon Hill non solo
racconta apertamente i suoi fallimenti, ma li concatena in una storia coerente da cui trae
empiricamente la conclusione che non solo dei fallimenti non bisogna vergognarsi, ma anzi che
i fallimenti sono fondamentali per la crescita di ogni individuo, sono necessari, se impariamo la
lezione che ci insegnano.
Nello shock improvviso che provoca, nello sconvolgimento dell’ordine programmato e delle
credenze prefissate, il fallimento è l’unico evento della vita che ci può insegnare cosa non sta
andando in noi, dove stiamo sbagliando, e dove e come possiamo cambiare. è il modo, brusco e
a volte addirittura feroce, attraverso il quale “la mano invisibile che tutto guida” ci indica che
stiamo percorrendo la strada sbagliata, ci segnala che c’è qualcosa che non funziona, ci sprona a
interrogarci su noi stessi e a cambiare direzione, mette alla prova la tenuta dei nostri princìpi e
dei nostri valori e saggia la tempra della nostra “corazza” fisica, mentale e morale.
“Un’attenta analisi delle biografie dei grandi uomini e delle grandi donne di tutti i tempi”, scrive
Napoleon Hill in un passaggio cruciale del testo, “svela come quasi ognuno di loro abbia vissuto
dure esperienze, a volte esperienze che li hanno spinti al limite, prima di raggiungere il successo
e la grandezza, il che mi porta a chiedermi se la mano invisibile che tutto guida non metta alla
prova la corazza di un individuo in varie occasioni e modi prima di mettere le più importanti
responsabilità (e il potere più grande) nelle sue mani”.
Nulla, dice Napoleon Hill, “semplicemente accade”. Tutto ciò che accade, che ci accade, il bello
come il brutto, il successo come il fallimento, ha sempre un significato. E il fallimento ritornerà
e ritornerà ancora, fino a quando non avremo imparato la nostra lezione, e agito di
conseguenza. Allora, il fallimento non si ripresenterà più, e resterà solo e integralmente il
nostro, unico, permanente successo. è la dura, misteriosa, inquietante e grandiosa legge del
fallimento, che in nulla differisce dalla misteriosa, esaltante e grandiosa legge del successo.
Questo testo è rivolto a tutti noi che abbiamo conosciuto il fallimento, abbiamo ricevuto i duri
colpi della vita e siamo caduti a terra. A quelli di noi che sono riusciti a rialzarsi offre strumenti
per analizzare il proprio fallimento sotto una luce nuova, e trarre da esso le lezioni che si devono
imparare; a quelli invece che pensano di non riuscire più a rialzarsi offre le parole di conforto di
un amico che ha vissuto sulla propria pelle tutto quello che anche noi abbiamo vissuto, e inietta
l’energia che nessun altro oggi riesce a infonderci per rimetterci in piedi, rileggere il passato
come stimolo per il cambiamento, perdonarci, perdonare, voltare pagina e riprendere il nostro
cammino.
Ai più giovani e a coloro che ancora non hanno fallito offre infine uno straordinario strumento
competitivo: la saggezza di non aver paura del fallimento, e la conoscenza per affrontarlo con
energia e maturità, con coraggio e spirito di avventura, avendo la piena consapevolezza che,
senza fallire, non si potrà mai diventare grandi.
L’Editore
“Imparare dal fallimento” è la narrazione della mia esperienza che copre un periodo di più di
vent’anni di vita. Mostra quanto sia necessario prendere in considerazione eventi che coprono
un lungo numero di anni al fine di giungere alle verità vitali della propria esistenza e
interpretare correttamente la silenziosa opera della mano invisibile che guida i destini di tutti
gli uomini e di tutte le donne. Il significato della “Fine dell’Arcobaleno” non si trova nei singoli
eventi riportati, ma nell’interpretazione di tutti gli eventi e nella relazione che intrattengono
gli uni con gli altri.
Preludio

C’è una leggenda, antica come la razza umana, che ci racconta che una pentola magica si trova
alla fine dell’arcobaleno.
Questa favola, che rapisce l’immaginazione, può avere qualcosa a che fare con la tendenza
attuale della razza umana ad adorare il santuario di Mammona, il dio denaro.
Per circa quindici anni ho cercato la fine del mio arcobaleno per poter reclamare la mia pentola
d’oro. La mia lotta per la ricerca della fine di questo evanescente arcobaleno era incessante. Mi
condusse giù per le pendici del fallimento e le colline della disperazione, continuandomi a
trascinare in avanti e ancora in avanti alla ricerca della fantomatica pentola d’oro.
Metti da parte le tue preoccupazioni e seguimi, mentre dipingo un quadro di parole del tortuoso
percorso cui la mia ricerca della fine dell’arcobaleno mi ha condotto. In questo quadro ti
mostrerò i sette fondamentali punti di svolta della mia vita. Forse possono aiutarti ad accorciare
la distanza dalla fine del tuo arcobaleno.
Confinerò il mio racconto ai dettagli più semplici di quello che ho vissuto nella mia ricerca della
fine dell’arcobaleno, e ti racconterò come questa ricerca mi abbia condotto più volte a un passo
dalla meta agognata, per strapparmi all’ultimo istante da essa.
Mentre ripercorrerai con me le orme del mio cammino, incontrerai solchi di esperienza che
sono stati arati di spine e annaffiati con lacrime, camminerai in basso con me per la “Valle
dell’Ombra”, scalerai le vette dell’attesa e ti ritroverai improvvisamente schiantato nei pozzi
senza fondo dello sconforto e del fallimento, camminerai per verdi campi e sabbiosi deserti.
E poi, giungeremo alla fine dell’arcobaleno!
Preparati a numerosi colpi di scena, perché non solo vedrai la pentola d’oro delle fiabe passate,
ma troverai qualcosa che è più ambìto di tutto l’oro della Terra. Scoprire che cosa sia questo
“qualcosa” sarà la tua ricompensa per avermi seguito in questo racconto.
Una mattina fui svegliato bruscamente, come se qualcuno mi avesse scosso. Mi guardai intorno
ma non c’era nessuno nella stanza. Erano le tre del mattino. Nella frazione di un istante, ho
avuto la visione chiara e concisa di ciò che ho sintetizzato nei sette punti di svolta della mia vita,
così come sono qui descritti. Sentii un impellente desiderio – era molto più di un desiderio: era
un comando di trasformare quell’immagine in parole e usarle come pubblicazione destinata a
tutti.
Fino a quel momento non ero riuscito in alcun modo a interpretare correttamente molte delle
esperienze della mia vita, alcune delle quali avevano lasciato cicatrici di delusione sul mio cuore
e un residuo di amarezza che un po’ avevano depresso i miei sforzi di essere un servitore
costruttivo delle persone.
In quel momento però anche il più piccolo senso di rabbia e intolleranza fu spazzato via del mio
cuore, e vidi, per la prima volta nella mia vita, il vero significato delle esperienze che ti mettono
alla prova, il vero significato delle sofferenze, delle delusioni, e di tutte quelle difficoltà che a noi
tutti tocca affrontare, una volta o l’altra.
Con questa consapevolezza, puoi seguirmi nella prima svolta importante della mia vita,
accaduta più di vent’anni fa, quando ero un ragazzo senza casa, senza istruzione e senza uno
scopo nella vita. Galleggiavo impotente sul mare della vita come una foglia secca galleggia sulla
superficie del vento. Nessuna ambizione superiore a quella di essere un operaio nelle miniere di
carbone aveva mai raggiunto la mia mente.
La mano del destino sembrava essersi messa contro di me. Non credevo in nessuno, tranne che
in Dio e in me stesso, e qualche volta mi chiedevo se Dio non stesse facendo il doppio gioco con
me!
Ero cinico e pieno di scetticismo e dubbio. Non credevo in niente che non riuscissi a
comprendere. Due più due faceva quattro solo quando io stesso guardavo i numeri e facevo
l’addizione.
Tutto ciò può sembrare una divagazione, ma se indugio sul ricordo autobiografico lo faccio solo
perché è importante che tu comprenda fin da subito che tutte le esperienze della vita diventano
illuminanti, se poste sotto la corretta luce, e per aiutarti perciò a interpretare anche le
esperienze della tua vita alla luce del reale significato di ogni evento, per quanto insignificante
possa sembrare.
Sono convinto che troppo spesso crediamo che gli eventi importanti nella vita si presentino in
modo altisonante, drammatico, spettacolare, mentre in realtà vengono e passano inosservati
tranne per la gioia e il dolore che portano, e in tal modo perdiamo di vista le vere e proprie
lezioni che ci insegnano mentre concentriamo tutta la nostra attenzione unicamente sui
sentimenti di gioia o dolore che proviamo.
L’evento di cui mi accingo a scrivere è accaduto venti anni fa.
Il primo punto di svolta

Ero seduto davanti al camino, una notte, e discutevo con alcune persone più grandi di me in
merito ai disordini che si stavano verificando a causa degli scioperi e delle agitazioni dei
lavoratori. Il movimento sindacale aveva appena iniziato a farsi sentire in quella parte del
Paese, e le tattiche utilizzate dai leader sindacali mi avevano impressionato, le giudicavo troppo
violente e distruttive, ed ero convinto che impedissero al popolo dei lavoratori di ottenere gli
obiettivi cui stava puntando.
Mi sentivo profondamente coinvolto in questo tema ed espressi i miei sentimenti in modo
appassionato, seguendo il ragionamento secondo cui vi erano due facce della medaglia e sia i
datori di lavoro sia i dipendenti erano colpevoli, in una certa misura, di tattiche altamente
distruttive che non portavano alla cooperazione, ma a incomprensioni e disaccordi.
Uno degli uomini che sedevano vicino a me fece un’osservazione che si rivelò il primo punto di
svolta importante nella mia vita. Allungò la mano e mi afferrò saldamente la spalla, mi guardò
dritto negli occhi e mi disse: “Tu sei un ragazzo brillante, e se iniziassi a darti un’istruzione,
lasceresti un segno nel mondo!”.
Il primo risultato concreto di questa osservazione fu quello di iscrivermi a un corso in una
business school, un passo che si dimostrò essere uno dei più utili che abbia mai preso, perché
mi diede l’opportunità di gettare uno sguardo su quello che si potrebbe chiamare un fiero senso
delle proporzioni. Qui ho imparato lo spirito della semplice democrazia e, cosa più importante
di tutte, ho maturato l’idea che mi avrebbe ripagato per tutta la vita: compiere un servizio
maggiore e migliore di quello che ero pagato per compiere. Questa idea iniziò a diventare un
principio fisso in me, ed essa pervade oggi tutte le mie azioni e ogni mio lavoro.
In quella scuola ho vissuto fianco a fianco con ragazzi e ragazze che, come me, erano lì per un
solo scopo, e che dovevano imparare a rendere un servizio efficiente e guadagnarsi da vivere.
Ho incontrato ebrei, gentili, cattolici e protestanti e ho imparato per la prima volta che tutti
erano uguali e tutti rispondevano a quel semplice spirito di democrazia che prevaleva nel
contesto imprenditoriale della scuola.
Dopo aver completato la mia formazione ottenni una posto come stenografo e contabile, e
lavorai in questa veste per i successivi cinque anni. Come risultato di quest’idea di eseguire
maggiore e migliore servizio di quello per cui ero pagato, che avevo maturato alla scuola di
business, avanzai rapidamente di grado e riuscii a occupare posizioni di responsabilità di gran
lunga in anticipo rispetto ai miei anni, con uno stipendio proporzionato al mio ruolo.
Risparmiai denaro e presto ebbi un conto in banca pari a diverse migliaia di dollari. Stavo
rapidamente avanzando verso la fine del mio arcobaleno. Miravo ad avere successo, e la mia
idea di successo era la stessa che domina la mente della maggior parte dei giovani di oggi, vale a
dire, soldi! Vedevo il mio conto in banca diventare sempre più grande e vedevo me stesso
avanzare di posizione e guadagnare stipendi più alti. Il mio metodo di rendere un servizio
maggiore in qualità e quantità rispetto a quello per cui ero pagato era così insolito che attirava
l’attenzione dei superiori e ne traevo profitto, a differenza dei colleghi che non avevano
imparato quel segreto.
La mia reputazione si diffuse rapidamente e mi furono proposte offerte competitive per i miei
servizi. Ero richiesto. Non per quello che sapevo, che era abbastanza poco, ma per la mia
disponibilità a fare il miglior uso di quel poco che sapevo. Questo spirito di volontà si è
dimostrato essere il principio più potente e strategico che abbia mai imparato.
Il secondo punto di svolta

Le onde del destino soffiarono a mio favore e divenni il responsabile vendite per una grande
azienda di produzione di legname. Non sapevo nulla di legname e non sapevo nulla di gestione
delle vendite, ma avevo imparato che ripagava rendere un servizio maggiore e migliore di quello
per cui venivo pagato, e con questo principio come spirito dominante affrontai il mio nuovo
lavoro con la determinazione di imparare tutto quello che potevo sulla vendita di legname.
Feci un buon lavoro. Il mio stipendio raddoppiò in un anno, e il mio conto in banca continuò a
crescere sempre di più. Mi comportai così bene nella gestione delle vendite di legname che il
mio datore di lavoro, che aveva aperto una nuova società di legname, mi volle come socio.
Il business del legname era fiorente e prosperammo.
Mi vedevo sempre più vicino alla fine dell’arcobaleno. Il denaro e il successo si riversavano su di
me da ogni direzione, e dirigevano la mia attenzione con fermezza sulla pentola d’oro, che
potevo vedere chiaramente, proprio davanti a me.
Fino a quel momento non mi era mai venuto in mente che il successo potesse essere costituito
da altro oltre che dall’oro! Il denaro in banca rappresentava l’ultima parola in fatto di
realizzazione. Essendo un tipo di buona compagnia, mi feci rapidamente molti amici
nell’ambiente del legname e ben presto sedetti in prima fila alle convention e ai meeting degli
imprenditori e dei professionisti del legname.
Stavo facendo successo rapidamente e lo sapevo!
Sopra ogni altra cosa, sapevo di essere impegnato esattamente nel business per cui ero più
adatto. Nulla avrebbe potuto indurmi a cambiare la mia attività.
O, per meglio dire, nulla se non quello che accadde.
La mano invisibile mi permise di pavoneggiarmi in giro sotto l’influenza della mia vanità, da
quando avevo iniziato a sentire di essere diventato importante. Alla luce degli anni più sobri e di
un’interpretazione più precisa degli eventi, mi chiedo ora se la mano invisibile non voglia
intenzionalmente permettere di mostrare agli esseri umani quanto sono sciocchi facendoli
sfilare davanti allo specchio della vanità fino a quando non arrivano a vedere quanto volgare sia
il loro modo di fare e smettano di farlo. In ogni caso, mi sembrava di avere tutta la pista libera
per me. C’era carbone nella stiva e acqua nel serbatoio.
La mia mano era sul pomello del gas e spingevo a tutta forza.
Il destino mi attendeva proprio dietro l’angolo, ma naturalmente non vidi l’impatto imminente
fino a quando non giunse. La mia è una storia triste, ma non dissimile da quella che molti altri
potrebbero raccontare se fossero veramente sinceri con se stessi.
Fu un fulmine a ciel sereno: il Panico del 19071 mi spazzò via. In una notte fu polverizzato ogni
dollaro che avevo. L’uomo con cui ero in affari si ritirò, in preda al terrore, ma senza perdere
nulla, e mi lasciò con niente tranne il guscio vuoto di un’azienda che non valeva più nulla se non
la sua buona reputazione.
Un losco avvocato (che in seguito finì in galera per qualche altro reato, i cui dettagli sono troppo
numerosi per essere elencati) vide la possibilità di riscuotere il valore della reputazione e ciò che
restava dell’azienda che era stata lasciata nelle mie mani. Lui e un gruppo di altri uomini
acquistarono l’azienda e continuarono a farla funzionare. Appresi un anno dopo che ogni
dollaro di legname di cui erano entrati in possesso lo avevano rivenduto e avevano intascato il
ricavato senza pagare i fornitori. Perciò la mia reputazione, a mia insaputa, era stata utilizzata
come strumento per frodare i creditori, che avevano saputo troppo tardi che non ero in alcun
modo collegato con la società.
Quel fallimento, sebbene abbia procurato disagio a coloro che hanno subito perdite a causa
della mia reputazione biecamente utilizzata dai nuovi proprietari, si è rivelato il secondo punto
di svolta importante nella mia vita, perché mi ha costretto a uscire da un business che non
offriva alcuna possibilità di qualsiasi tipo di remunerazione eccetto il denaro, e nessuna
possibilità di crescita personale interiore.
Lottai con tutte le mie forze per salvare la mia azienda durante il Panico del 1907, ma ero
impotente come un neonato, e il vortice mi trascinò fuori dal commercio del legname e mi
condusse a una scuola di legge in cui riuscii a strofinarmi via la maggior parte della mia
ignoranza, vanità e analfabetismo, una triade contro cui nessun uomo può competere con
successo.
Il terzo punto di svolta

Fu necessario il Panico del 1907 e il fallimento che ne conseguì per reindirizzare i miei sforzi dal
business del legname allo studio della legge.
Nulla al mondo eccetto il fallimento – o quello che chiamavo fallimento – avrebbe portato a
questo risultato. Così il secondo importante punto di svolta della mia vita veleggiò sulle ali
fallimento, il che ricorda quale grande lezione sia il fallimento, che la impariamo oppure no.
Quando entrai alla scuola di legge lo feci con la ferma convinzione che sarei riemerso
doppiamente preparato per raggiungere la fine dell’arcobaleno e rivendicare la mia pentola
d’oro. Ancora non avevo altra aspirazione superiore a quella di accumulare denaro, benché la
cosa che più adoravo sembrasse essere la più sfuggente sulla Terra, perché sempre mi eludeva –
sempre si profilava alla vista, mi sembrava sempre a portata di mano, e sempre invece si
rivelava fuori portata.
Frequentavo la scuola di legge di sera e lavoravo come venditore d’auto durante il giorno. La
mia esperienza di vendita nel settore del legname si rivelò di grande vantaggio. Rapidamente
ripresi a prosperare. Lavoravo così bene (sempre con l’abitudine di eseguire un maggiore e
migliore servizio di quello per cui venivo pagato) che mi fu offerta l’opportunità di entrare nel
business delle automobili. Intuii la necessità per il settore di migliorare la preparazione tecnica,
perciò inaugurai una scuola specializzata e cominciai a formare operai per l’assemblaggio di
automobili e meccanici per le riparazioni. Questa scuola prosperò fino a quando arrivò a
pagarmi oltre mille dollari al mese in profitti netti.
Ancora una volta vedevo la fine del mio arcobaleno: era a un passo da me. Ancora una volta ero
convinto di aver finalmente trovato la mia nicchia nel lavoro del mondo. Ancora una volta
sapevo che nulla poteva deviare dal mio corso o distogliere la mia attenzione dal business
automobilistico. Il mio banchiere mi vide prosperare. Mi prorogò il credito per l’espansione del
mio business. Mi incoraggiò a investire in nuove linee di attività. Quel mio banchiere era uno
dei migliori uomini al mondo, così mi appariva. Mi prestò molte migliaia di dollari per la mia
azienda, senza chiedermi garanzie di sorta.
Ma, ahimè! Fosse sempre così, invece il dolce di solito precede l’amaro.
Il mio banchiere mi prestò i soldi fino a quando fui irrimediabilmente indebitato, poi rilevò la
mia attività. Successe tutto così all’improvviso che ne rimasi stordito. Non credevo possibile una
cosa del genere. Vedi, dovevo ancora imparare molto sul mondo e sulle persone, in particolare
sul tipo di persona che si rivelò essere il mio banchiere.
Da un uomo di affari con un utile netto di oltre un migliaio di dollari al mese, proprietario di
una mezza dozzina di automobili e di molta altra spazzatura di cui non avevo bisogno, ma che
non sapevo di non aver bisogno, fui improvvisamente ridotto in povertà.
La fine dell’arcobaleno scomparve, e passarono molti anni prima che imparassi che questo
fallimento è stato probabilmente la più grande benedizione che mi sia mai stata donata, perché
mi ha costretto a uscire da un business che in nessun modo contribuiva a sviluppare il mio lato
umano, e ha reindirizzato i miei sforzi verso un canale che mi ha portato la ricca esperienza di
cui più avevo bisogno.
Credo che sia degno di nota citare il fatto che tornai a Washington, D.C., pochi anni dopo questo
evento e, per curiosità, andai a visitare la famigerata banca, dove mi era stata concessa la
truffaldina linea di credito. Mi attendevo, naturalmente, di trovare una banca attiva e prospera.
Con mio grande sgomento, scoprii che la banca aveva cessato l’attività, che l’edificio era adesso
utilizzato come mensa per gli operai, e che il mio “amico” banchiere era ridotto in miseria. Lo
incontrai in strada, praticamente senza un soldo. Con gli occhi rossi e gonfi, suscitò in me una
domanda che mi provocò non poco turbamento. Mi chiesi, per la prima volta nella mia vita, se
qualcosa di ben altro valore, oltre il denaro, si può trovare alla fine dell’arcobaleno.
Intendiamoci, questa temporanea domanda non era una ribellione aperta al mio stile di vita
consueto, né la seguii abbastanza lontano per ottenere una risposta. Si limitò a balenarmi in
mente come un pensiero fugace e subito passò via. Se avessi conosciuto sulle vicende umane
quanto adesso, avrei riconosciuto questa domanda e questo evento come una gomitata che la
mano invisibile mi stava assestando. Se avessi saputo qualcosa sulla legge di compensazione,
non sarei stato sorpreso quando trovai il mio banchiere ridotto alla povertà, sapendo che la mia
esperienza era stata solo una delle centinaia di altre simili marchiate con quel suo codice etico.
Non ho mai condotto una battaglia più forte nella mia vita di quella che condussi nel tentativo
di restare nel settore automobilistico. Presi in prestito quattromila dollari da mia moglie e
affondai nuovamente nel vano tentativo di rimanere in quella che credevo essere l’attività per
cui mi sentivo meglio tagliato. Ma le forze su cui non avevo alcun controllo, e che in quel
momento non comprendevo, non assecondarono nessuno dei miei sforzi per rimanere nel
business automobilistico.
Fu un durissimo costo in denaro e orgoglio quello che alla fine pagai, ma cambiai, e svoltai,
poiché non sapevo più cos’altro fare. Cercai così di mettere in pratica la conoscenza nell’ambito
giuridico che avevo acquisito.
Il quarto punto di svolta

Grazie a mia moglie e al fatto che alcuni suoi amici avevano una certa influenza, mi fu
assicurata la nomina di assistente capo in una delle più grandi società del suo genere al mondo.
Il mio stipendio era di molto inferiore rispetto a quello che la società di solito pagava per i
principianti, ed era ancor più sproporzionato rispetto a quello che valevo, ma dovevo tirare la
cinghia e accontentarmi.
Dal mio lavoro emerse che ciò che mi mancava in conoscenza ed esperienza legale era
compensato dal principio fondamentale che avevo imparato al business college: rendere
maggiore e migliore servizio di quello per cui ero pagato, quando possibile.
Stavo mantenendo il mio posto senza difficoltà. Avevo praticamente un lavoro assicurato a
tempo indeterminato, per tutta la vita. Era sufficiente che ne avessi cura e sarebbe stato mio per
sempre.
Un giorno feci quello che i miei amici più vicini e i miei parenti dicevano essere una cosa
veramente sciocca. Lasciai bruscamente il mio lavoro. Quando mi fecero pressione per
conoscerne il motivo, diedi quella che mi sembrava essere una risposta molto solida, ma ebbi
difficoltà a convincere la mia cerchia famigliare che avevo agito con saggezza, ed ebbi ancora più
difficoltà a cercare di convincere alcuni miei amici.
Eppure, tutto questo era perfettamente razionale nella mia mente. Lasciai quel lavoro perché lo
trovavo troppo facile e perché lo stavo svolgendo con troppo poco sforzo.
Mi vidi lasciarmi andare alla deriva per l’abitudine all’inerzia. Mi sentivo poco stimolato a
svolgere quei compiti troppo semplici e sentivo che il passo successivo sarebbe stata una
regressione.
Non c’era nessuna particolare urgenza impellente che mi costringesse o inducesse ad
andarmene. Ero tra amici e parenti. Avevo un lavoro che avrei potuto conservare per tutto il
tempo che avessi voluto, con uno stipendio fisso che mi garantiva il mantenimento della mia
famiglia, della mia casa e dell’automobile.
Di cos’altro potevo avere bisogno?
Questa era l’attitudine verso la quale mi sentii scivolare. Era un’attitudine che mi fece trasalire.
Per quanto ignorante potessi ancora essere in altre questioni in quel momento, mi sono sempre
sentito grato per aver avuto il buon senso di rendermi conto che la forza e la crescita vengono
solo dalla lotta e che la mancanza di utilizzo di qualsiasi facoltà porta all’atrofia e al
decadimento.
Questa mossa si rivelò il quarto punto di svolta più importante nella mia vita, anche se fu
seguita da dieci anni di sforzi che mi hanno procurato quasi ogni dolore che cuore umano possa
sperimentare.
Lasciai il mio lavoro in campo giuridico, in cui andava tutto alla grande, dove lavoravo tra amici
e parenti in un campo che tutti credevano promettermi un futuro luminoso. Sono sincero
nell’ammettere che è sempre stata fonte di meraviglia per me il motivo per cui abbia trovato il
coraggio per fare la scelta che feci. Per quanto sia in grado di interpretare correttamente le mie
scelte, posso dire di essere arrivato alla mia decisione per una “intuizione” o un “suggerimento”
interiore che non ero del tutto in grado di decifrare, più che per un ragionamento logico.
Scelsi Chicago come destinazione perché ritenevo che fosse la città più competitiva al mondo e
sentivo che, se fossi andato a Chicago e avessi ottenuto il mio legittimo riconoscimento, avrei
provato a me stesso che avevo in me il materiale adatto che un giorno si sarebbe sviluppato in
capacità reale. Fu, lo ammetto, un processo di ragionamento alquanto bizzarro, o perlomeno lo
era per me in quel momento, la qual cosa mi ricorda di ammettere che noi esseri umani spesso
arroghiamo a noi stessi un’intelligenza di cui in realtà non abbiamo realmente titolo, perché
appartiene a qualcosa di più grande di noi e di cui noi siamo in realtà solo strumenti. Troppo
spesso rivendichiamo egoisticamente per noi stessi il merito per la saggezza e i risultati che
derivano da cause sulle quali non abbiamo in verità assolutamente alcun controllo e per le quali
non siamo in alcun modo direttamente responsabili.
Se ti sembra che questa mia riflessione sia un po’ oscura, prosegui nella lettura e, te lo
prometto, ti diventerà chiara. Questo infatti è un pensiero che, ho il dovere di affermarlo, corre
come un filo d’oro lungo tutta la mia analisi dei sette più importanti punti di svolta della mia
vita. So che è un pensiero che può risultare controverso e fuorviante, ma ho fiducia che se
continuerai nella lettura risolverai i tuoi dubbi. Con esso peraltro non intendo dare
l’impressione che tutti i nostri atti siano guidati da cause indipendenti dalla nostra volontà,
però esorto vivamente in te la saggezza di studiare e interpretare correttamente quelle cause che
segnano i punti di svolta fondamentali nella tua vita – i punti in cui i nostri sforzi vengono
deviati da una direzione all’altra, a dispetto di tutto quello che possiamo credere o fare. Non ti
posso offrire alcuna teoria o ipotesi per spiegare razionalmente questa strana “anomalia”, ma
credo che potrai trovare la risposta nella parte più intima di te stesso, o nell’interpretazione che
ne può offrire la tua religione, qualunque essa sia.
Andai a Chicago senza nemmeno una lettera di presentazione. Il mio obiettivo era quello di
vendere me stesso in base al merito, o almeno quello che pensavo essere il mio merito.
Ottenni il posto di direttore della pubblicità in un’azienda. Non sapevo quasi niente di
pubblicità, ma la mia precedente esperienza come venditore giunse in mio soccorso, e la mia
vecchia amica – l’abitudine a eseguire più servizio di quanto fossi pagato – fece salire le mie
quotazioni economiche.
Il primo anno guadagnai 5.200 dollari!
Stavo “ritornando”, a passi da gigante. A poco a poco l’arcobaleno cominciava a girare di nuovo
intorno a me e vidi, ancora una volta, la pentola d’oro splendente quasi alla mia portata. Resta
di significativa importanza tenere a mente che anche allora misuravo il mio livello di successo
unicamente in termini di dollari, e che la fine del mio arcobaleno non doveva promettermi altro
che una pentola con dentro l’oro. Fino a quel momento, se mai fosse entrato nella mia mente il
pensiero che ci potesse qualcosa alla fine dell’arcobaleno oltre a una pentola piena d’oro,
sarebbe stato un pensiero rapido e fugace, che sarebbe svanito subito e avrebbe lasciato dietro
di sé soltanto una lievissima impressione.
In tutte le epoche, la storia è piena di prove che una festa di solito precede una caduta. Stavo
dando la mia festa, ma non mi aspettavo che a essa sarebbe seguita ancora una volta una
caduta. Ho il sospetto che nessuno riesca ad anticipare una caduta fino a quando essa non
accade, ed essa accadrà e riaccadrà, fino a quando i nostri princìpi guida fondamentali non
saranno solidi, fino a quando non avremo compreso e realizzato fino in fondo il significato e il
senso del nostro cammino verso la fine dell’arcobaleno.
Il quinto punto di svolta

Ottenni grandi risultati. Il presidente dell’azienda rimase impressionato dal mio lavoro e mi
fece entrare nel business delle caramelle con la creazione della Betsy Ross Candy Company, di
cui divenni presidente, e che diede inizio al mio successivo, fondamentale punto di svolta della
mia vita.
L’attività si espanse rapidamente e presto ci ritrovammo ad avere una catena di negozi in
diciotto città. Ancora una volta vidi la fine del mio arcobaleno a un passo da me. Ero di nuovo
convinto di aver finalmente trovato il posto di lavoro in cui avrei voluto restare per tutta la vita,
ma quando con sincerità ammetto che il nuovo business in cui ero coinvolto aveva unicamente
come fine il denaro ed era modellato su quello di un’altra grossa azienda di caramelle – il cui
direttore dell’area occidentale era mio personale amico nonché ex socio in affari, e che il suo
spettacolare successo era stato il motivo principale che mi aveva spinto a entrare nel business
delle caramelle – sarai in grado da solo di anticipare l’esito della mia avventura in quel settore
ancor prima che io te ne parli.
Perdonami se divago un attimo e filosofeggio su un punto che ha condotto alla meritata
sconfitta di milioni di persone – cioè la pratica di appropriarsi delle idee o dei piani di un’altra
persona invece di lavorare su proprie idee o piani originali.
Il pubblico infatti non prova mai simpatia per una persona che copia il piano di qualcun altro,
anche quando tale pratica non è proibita dalla legge.
Né è il risentimento del pubblico il fattore più dannoso che chi commette questo errore deve
subire: ciò che è più dannoso è il fatto che tale pratica sembra togliere quell’entusiasmo che una
persona mette di solito in un piano che è concepito nel suo cuore e portato a maturazione nel
suo cervello.
Tutto per un po’ andò liscio, fino a quando il mio socio e un terzo uomo, che più tardi tirammo
dentro nel business, si misero in testa l’idea di guadagnare dalla mia parte della società senza
voler pagare per essa – un errore che le persone non sembrano mai comprendere fino a quando
non è troppo tardi e hanno pagato il prezzo per la loro follia.
Il loro piano funzionò, ma io li ostacolai in modo molto più duro di quanto avessero previsto.
Per spingermi dolcemente verso la “grande uscita”, mi denunciarono con false accuse e
offrirono di risolvere la faccenda in maniera extragiudiziale con il mio impegno a rinunciare alle
mie quote dell’azienda. Io rifiutai e insistetti per andare a processo.
Quando il tempo del processo giunse, nessuno di loro si presentò. Con i miei avvocati insistei
affinché il procedimento proseguisse e chiedemmo al giudice di convocare il testimone della
controparte per farlo testimoniare, la qual cosa venne concessa. Sentita la testimonianza, il
giudice fermò il processo e congedò la giuria dicendo: “Questo è uno dei casi più flagranti di
tentata coercizione che mi siano mai capitati in tutta la carriera”.
Per difendere la mia reputazione, chiedemmo 50.000 dollari per i danni. La sentenza fu emessa
dalla corte superiore di Chicago cinque anni più tardi e fu molto pesante. Il caso era uno di
quelli che viene classificato come “illecito civile”, il che significa che viene richiesto un pesante
risarcimento per il danno inflitto alla reputazione.
Una sentenza promulgata per “illecito civile” porta inoltre con sé il diritto di imprigionare la
persona contro cui la sentenza è fissata fino al pagamento del dovuto.
Ma sospetto che un’altra e ben più esigente legge di quella dell’“illecito civile” fosse entrata in
azione, perché uno dei miei due antagonisti – quello che aveva progettato di denunciarmi e
farmi arrestare come parte del piano per costringermi a cedere le mie quote dell’azienda – fu
rinchiuso nel carcere federale per un reato distinto da quello che aveva commesso contro di me.
L’altro era invece caduto in disgrazia e conduceva una vita di povertà e vergogna.
La mia sentenza è conservata negli archivi della corte superiore di Chicago come prova di
affermazione della mia reputazione, ma anche come la prova di qualcosa di molto più
importante di una semplice difesa della propria reputazione – vale a dire, che la mano invisibile
che guida il destino di tutti coloro che cercano sinceramente la verità aveva eliminato dalla mia
natura ogni desiderio di vendetta. La cifra che mi spettava dai miei detrattori non fu mai
versata, né mai lo sarà, ma in realtà ho il sospetto che sia stato pagato ben più di quanto la
sentenza avesse stabilito, e che sia stato pagato molte volte, nel sangue e nel rimorso e nel
rimpianto e nel fallimento che si è abbattuto su coloro che avrebbero distrutto la mia
reputazione per guadagno personale.
Questa esperienza è stata una delle più grandi benedizioni che mai mi siano giunte, perché mi
ha insegnato a perdonare; mi ha insegnato, inoltre, che la legge della compensazione è sempre e
ovunque in funzione, e che “qualsiasi cosa un uomo semina, quello pure mieterà”.
Essa cancellò dalla mia natura anche il più piccolo residuo di pensiero di cercare vendetta
personale, in qualsiasi momento, in qualsiasi circostanza. Mi ha insegnato che il tempo è
l’amico di tutti coloro che sono nel giusto e il nemico mortale di tutti coloro che sono ingiusti e
distruttivi nelle loro azioni.
Mi ha portato più vicino a una piena comprensione delle parole di Gesù quando ha detto:
“Perdonali, Padre, perché non sanno quello che fanno”.
Una cosa strana è appena successa!
Un momento fa ho preso il mio orologio; è scivolato dalle mani e si è frantumato sul pavimento.
Ho raccolto i resti di ciò che solo pochi minuti fa era uno splendido segnatempo, e quando l’ho
girato e guardato mi sono ricordato che nulla mai “semplicemente accade”, che il mio orologio è
stato creato da un essere superiore, per eseguire un lavoro definito, secondo un piano definito.
Ed è altrettanto certo che noi esseri umani siamo stati creati da un essere superiore, secondo un
piano definito, per effettuare un lavoro definito.
Quale benedizione è per noi prendere consapevolezza del fatto che qualunque cosa
accumuliamo in termini di ricchezza materiale alla fine diventerà inutile quanto la polvere a cui
il nostro sangue e le nostre ossa faranno ritorno!
A volte mi domando se la piena comprensione di questa verità non debba giungere più
facilmente a ogni persona che ha subìto torti o è stata calunniata o crocifissa dall’ignoranza. A
volte mi domando se non sarebbe un bene che tutti noi vivessimo queste esperienze che
mettono alla prova la nostra fede e la nostra pazienza ed esauriscono la nostra pazienza e
rischiano di farci perdere il controllo di noi stessi e ci provocano rabbia e senso di vendetta,
perché in questo modo noi tutti impareremmo l’inutilità dell’odio, dell’invidia, dell’egoismo e
della tendenza a distruggere o minare la felicità del nostro prossimo.
Possiamo affinare il nostro intelletto dalle esperienze altrui, ma le nostre emozioni si
rivitalizzano e sviluppano solo attraverso le nostre esperienze personali. Pertanto, possiamo
trarre profitto da ogni esperienza che agisce sulle nostre emozioni, che quell’esperienza ci porti
gioia o dolore. Un’attenta analisi delle biografie dei grandi uomini e delle grandi donne di tutti i
tempi svela come quasi ognuno di loro abbia vissuto dure esperienze, a volte esperienze che li
hanno spinti al limite, prima di raggiungere il successo e la grandezza, il che mi porta a
chiedermi se la mano invisibile che tutto guida non metta alla prova la corazza di un individuo
in varie occasioni e modi prima di mettere le più importanti responsabilità (e il potere più
grande) nelle sue mani.
Non mi soffermo oltre a filosofeggiare su questo punto, ma ti invito a non sottovalutarlo e a
rifletterci sopra e a trarre da te le tue personali conclusioni.
Prima di passare al prossimo punto di svolta importante della mia vita, vorrei richiamare la tua
Prima di passare al prossimo punto di svolta importante della mia vita, vorrei richiamare la tua
attenzione su due elementi interessanti: che ogni punto di svolta mi ha portato sempre più
vicino alla fine del mio arcobaleno, e che ogni punto di svolta mi ha portato una conoscenza
utile che in seguito è diventata una parte permanente della mia filosofia di vita.
C’è anche una terza cosa: tutti coloro che hanno cercato di distruggermi sono andati incontro
alla stessa sorte che hanno cercato di comminarmi.
Il sesto punto di svolta

Giungiamo ora al sesto punto di svolta della mia vita che è stato quello che più di tutti
probabilmente mi ha condotto vicino alla fine dell’arcobaleno, perché mi ha portato nella
posizione in cui si è reso indispensabile che attingessi a tutta la conoscenza che avevo acquisito
fino a quel momento in merito a qualsiasi materia di cui avessi fatto esperienza. Mi ha dato
l’occasione per la migliore espressione di me stesso e per il mio sviluppo personale, come
raramente accade a un uomo così presto nella vita.
Questa svolta avvenne quando, dopo essere stato costretto ad abbandonare il business delle
caramelle, puntai i miei sforzi sull’insegnamento della pubblicità e della vendita.
Qualche saggio filosofo ha detto che non impariamo mai veramente fino a quando non iniziamo
a cercare di insegnarlo agli altri; la mia esperienza come insegnante mi ha dimostrato che è
vero. La mia scuola prosperò fin dall’inizio. Attivai sia una scuola con aule sia una scuola per
corrispondenza attraverso la quale potei diffondere il mio insegnamento a studenti di lingua
inglese in quasi tutti i Paesi.
Nonostante le devastazioni della prima guerra mondiale, la mia scuola cresceva a passi da
gigante e vidi la fine del mio arcobaleno sempre più prossima. Ero così vicino che quasi potevo
toccare la pentola d’oro.
A seguito dei risultati che stavo ottenendo, attirai l’attenzione del capo di un’azienda che mi
assunse per tre settimane ogni mese con uno stipendio di 105.200 dollari l’anno – molto più
alto dello stipendio del presidente degli Stati Uniti.
In meno di sei mesi, soprattutto grazie a una serie di colpi di fortuna, costruii una delle aziende
più efficienti d’America e aumentai il fatturato della società di oltre venti milioni di dollari.
Sinceramente, se fossi stato al mio posto, non ti saresti sentito giustificato ad affermare di aver
trovato la fine del tuo arcobaleno? Non ti saresti sentito giustificato ad affermare di aver
raggiunto il successo?
Io pensavo di poterlo finalmente affermare, ma uno dei colpi più bruschi di tutti era ancora in
attesa, dovuto in parte alla disonestà del capo dell’azienda per cui lavoravo, ma sopratutto, ho
ancora il sospetto, per una più profonda e più significativa causa, che riguardava ciò che il
destino sembrava aver decretato dovessi imparare.
Il mio stipendio di oltre centomila dollari era vincolato al fatto che continuassi a ricoprire il mio
incarico dirigenziale per il periodo di un anno. Ma in meno della metà del tempo cominciai a
vedere che stavo facendo crescere l’azienda mettendola nelle mani di un uomo che si stava
ubriacando con il potere che ne derivava. Capii che la rovina lo aspettava dietro l’angolo. Questa
scoperta mi procurò molto dolore. Moralmente, ero responsabile di diversi milioni di dollari di
capitale, perché con il mio lavoro avevo indotto il popolo americano a investire in questa
società, anche se giuridicamente non ero in alcun modo responsabile.
Decisi di affrontare la questione offrendo un ultimatum al capo della società: salvaguardare il
patrimonio aziendale ponendolo sotto il controllo finanziario di terzi, oppure accettare le mie
dimissioni. La sua risposta fu una risata, perché pensava non avrei mai avuto il coraggio di
rompere il mio contratto e di conseguenza perdere più di centomila dollari. Forse non lo avrei
fatto se non fosse stato per la responsabilità morale che mi sentii obbligato ad avere nel nome di
migliaia di investitori. Diedi le dimissioni e feci sì che l’azienda fosse messa nelle mani di un
amministratore giudiziale, proteggendola così dalla cattiva gestione di un giovane scriteriato
scialacquatore, la qual cosa mi procurò una piccola soddisfazione che però, insieme allo scherno
dei miei amici per aver buttato via una carriera brillante, mi costò più di centomila dollari.
La fine del mio arcobaleno appariva di nuovo indistinta e lontana. Ci sono stati momenti in cui
mi sono chiesto che cosa mi abbia spinto a compiere il gesto così folle di buttare via una fortuna
solo per proteggere persone che nemmeno avrebbero mai saputo che tipo di sacrificio avevo
fatto per loro.
è stato durante uno di questi momenti di riflessione che ho sentito una campana suonare nella
regione del mio cuore. Almeno il suono di una campana è ciò che di più simile posso descrivere
della sensazione che ho provato. Con il suono di questa campana è venuto un messaggio – un
chiaro, distinto, inequivocabile messaggio. Quel messaggio mi diceva di restare fermo nella mia
decisione e di essere grato per aver avuto il coraggio di prenderla. Ricordati quello che ho detto
su questa campana, perché tornerò presto sull’argomento.
Dopo quel decisivo momento ho sentito il suono della campana molte volte. Sono arrivato ora a
capire che cosa significa. Quando la ascolto il messaggio che segue mi guida sempre nella giusta
direzione.
Forse tu non chiameresti questo messaggio “suono della campana”, ma non conosco altro
termine che questo per descrivere la più strana delle esperienze della mia vita.
Da quel momento cominciai a sperimentare qualcosa di più che il suono di una campana.
Cominciai a chiedermi se la fine del mio arcobaleno non mi fosse stata negata per tutti questi
anni, portandomi su e giù per l’altalena del successo e del fallimento, perché stavo cercando la
ricompensa sbagliata! Intendiamoci, semplicemente mi interrogavo su questo punto, non davo
a esso risposta. Ma iniziavo a porlo sotto la giusta luce.
Ciò mi conduce al settimo e ultimo punto di svolta della mia vita.
Prima di procedere a descrivere quest’ultimo punto di svolta, sento il dovere di dirti che nulla
che è stato descritto fino a questo punto ha, di per sé, un qualsiasi significato pratico. I sei punti
di svolta che ho descritto, presi singolarmente, non significano assolutamente nulla per me, e
non significheranno nulla per te se li analizzerai separatamente. Ma prendi questi eventi
insieme: essi formano la base per il prossimo e ultimo punto di svolta e costituiscono il miglior
tipo di prova del fatto che tutti noi esseri umani costantemente subiamo cambiamenti evolutivi
a seguito delle diverse esperienze che incontriamo nella vita, anche se nessuna singola
esperienza sembra trasmettere una lezione definitiva o utile in sé.
Sento di dovermi soffermare ancora su questo aspetto che sto cercando di rendere semplice,
perché sono arrivato ora al punto della mia carriera in cui le persone precipitano nell’abisso
della sconfitta o salgono alle vette della realizzazione e del successo in accordo con il modo in
cui interpretano gli eventi passati e costruiscono i loro piani sulla base delle esperienze passate.
Se fermassi il mio racconto al sesto punto di svolta, ciò potrebbe non significare alcunché per te,
ma c’è un altro e più significativo capitolo ancora da scrivere che copre il settimo e ultimo punto
di svolta più importante della mia vita.
Fino a questo momento ho presentato una serie più o meno disconnessa di eventi che, in sé,
non significano nulla. Ripeto questo pensiero perché voglio che ti si imprima nella mente. E
mentre ci rifletti sopra, vorrei che tenessi a mente anche di attivare di tanto in tanto una visione
retrospettiva della tua vita con lo scopo di raccogliere tutti gli eventi più o meno insignificanti e
di interpretarli alla luce del tentare di scoprire ciò che da essi puoi o hai potuto apprendere.
Queste esperienze e questi fallimenti e delusioni ed errori e punti di svolta potrebbero
continuare a lungo, senza portarci alcun beneficio, fino a quando il Triste Mietitore arriverà a
reclamare il suo pedaggio, a meno che non ci sveglieremo alla consapevolezza che sono tutte
lezioni e che abbiamo da imparare da ognuna di esse, e a meno che non inizieremo a classificare
i risultati di quello che impariamo da queste esperienze in modo da poterlo utilizzare e non
doverle più ripetere.
Il settimo punto di svolta

In conclusione di questo mio discorso elencherò la somma di tutto ciò che ho imparato da
ciascuna delle sette pietre miliari della mia vita, ma prima permettimi di descrivere il settimo e
ultimo di questi punti di svolta. Per farlo, devo tornare indietro di un anno prima di quella
giornata ricca di eventi – l’11 novembre I918.
Era il giorno dell’armistizio2. Come la maggior parte delle persone, quel giorno ero così ebbro di
entusiasmo e gioia quanto un uomo mai potrebbe esserlo di vino. Ero praticamente al verde, ma
ero felice di sapere che il massacro era finito e la ragione stava ancora una volta per aprire le sue
benefiche ali sulla Terra.
La guerra aveva spazzato via la mia scuola. Ero lontano dalla fine del mio arcobaleno tanto
quanto quel giorno movimentato di più di venti anni prima, quando lavoravo alla miniera di
carbone e pensavo alle gentili parole sul mio valore che il vecchio signore mi aveva detto la sera
prima.
Ora mi resi conto che un abisso si frapponeva di nuovo tra me e qualsiasi realizzazione, benché
diverso da quello di operaio nelle miniere.
Ma ero di nuovo felice! Poi quel pensiero vagabondo entrò nella mia coscienza e di nuovo mi
spinse a chiedermi se non avessi cercato il tipo sbagliato di ricompensa alla fine del mio
arcobaleno.
Mi sedetti alla macchina per scrivere con nulla di particolare in mente. Con mio grande stupore,
le mie mani cominciarono a suonare una sinfonia regolare sui tasti. Non avevo mai scritto così
rapidamente o così facilmente prima di allora. Non pensavo a quello che stavo scrivendo –
semplicemente scrivevo, scrivevo e continuavo a scrivere.
Quando ero avevo completato cinque pagine del manoscritto mi resi conto che quel testo era
stato scritto senza alcun pensiero organizzato da parte mia. Fu il testo da cui nacque la mia
prima rivista, Hill’s Golden Rule (“La Regola d’Oro di Napoleon Hill”). Portai questo testo a un
uomo ricco di mia conoscenza e glielo lessi. Prima che terminassi l’ultima riga, mi aveva già
promesso di finanziare la rivista.
E fu così che in questo modo strano e dopo una serie di drammatiche vicende un desiderio che
era rimasto in sospeso nella mia mente per quasi vent’anni cominciò a esprimersi in realtà. Era
la stessa idea che avevo in mente quando feci quell’affermazione che spinse il vecchio signore ad
appoggiare la mano sulla mia spalla e a fare quell’osservazione fortunata: l’affermazione che
aveva come fondamento il pensiero che la Regola d’Oro dovrebbe essere lo spirito guida in tutte
le relazioni umane.
Per tutta la vita sarei voluto diventare un direttore di giornale. Se ripenso a più di trent’anni fa,
quando ero un bambino molto piccolo, ero solito assistere mio padre, che pubblicava un piccolo
giornale, e sono cresciuto amando l’odore dell’inchiostro di stampa.
Forse questo desiderio stava inconsciamente guadagnando slancio fino a quando alla fine
doveva necessariamente esplodere in termini di azione. O forse c’era un altro piano su cui non
avevo alcun controllo, con la creazione di qualcosa di cui ero completamente all’oscuro, che ha
premuto a lungo dentro di me, non mi ha dato un attimo di riposo in qualsiasi altro tipo di
lavoro fino a quando non ho iniziato a pubblicare la mia prima rivista.
La cosa importante su cui vorrei richiamare la tua attenzione è il fatto che finalmente trovai la
mia vera nicchia nel lavoro del mondo e fui molto felice di questo. Stranamente, entrai in
questo lavoro, che costituiva il mio ultimo giro della lunga giostra su cui avevo viaggiato alla
ricerca della fine del mio arcobaleno, senza mai aver avuto il pensiero di trovare con esso una
pentola d’oro. Per la prima volta nella mia vita mi sembrò di percepire che c’era qualcos’altro da
ricercare nella vita che valeva più dell’oro. Così, iniziai il mio primo lavoro editoriale con un
solo, unico pensiero in mente: rendere al mondo il miglior servizio di cui ero capace!
La rivista prosperò fin dall’inizio. In meno di sei mesi, veniva letta nei Paesi di lingua inglese di
tutto il pianeta. E mi portò il riconoscimento da tutte le parti del mondo, che sfociò in un tour di
conferenze nel 1920, che coprì tutte le grandi città degli Stati Uniti. Questo tour è stata una
formazione in sé, perché mi ha portato in strettissimo contatto con le persone di tutti i ceti
sociali, in tutte le parti del Paese, e mi ha dato l’opportunità di studiare i loro bisogni, i loro
desideri e le loro emozioni.
Fino al sesto punto di svolta della mia vita, avevo tanti nemici quanti amici. Ora accadde una
cosa strana. Con il mio primo lavoro editoriale, ho iniziato a fare amicizia con migliaia di
persone. Oggi, sono più di centomila le persone che mi seguono perché credono in me e nel mio
messaggio3.
Cosa ha determinato questo cambiamento? Se comprendi la legge di attrazione, puoi rispondere
a questa domanda, perché sai che il simile attira il simile e che un uomo attirerà amici o nemici
a seconda della natura dei pensieri che dominano la sua mente. Non si può avere un
atteggiamento bellicoso verso la vita e attendersi dagli altri nient’altro che lo stesso
atteggiamento verso di sé.
Quando con la mia prima rivista iniziai a predicare la Regola d’Oro, iniziai anche a praticarla
nel modo più coerente che potevo. C’è una grande differenza tra il credere semplicemente nella
Regola d’Oro e metterla in pratica nella realtà in azioni concrete: è una verità che ho appreso
quando ho iniziato a pubblicare la mia prima rivista. Questa realizzazione mi ha portato
bruscamente alla comprensione di un principio che ormai permea ogni pensiero che trova un
alloggio permanente nella mia mente, e domina ogni azione che compio, per quanto mi sia
umanamente possibile, e non è altro che il pensiero espresso dal Maestro Gesù nel suo Discorso
della Montagna quando ci ammonì di fare agli altri ciò che vorremmo che gli altri facessero a
noi. Questa è la Regola d’Oro.
Nel corso di questi ultimi tre anni, da quando la Regola d’Oro ha raggiunto le vibrazioni di
pensiero di centinaia di migliaia di persone, queste onde di pensiero si sono moltiplicate e sono
ritornate a me cariche di energia positiva e piene di buona volontà da coloro che sono stati
raggiunti dal messaggio che ho inviato.
“Tutto ciò che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà”. Ho contribuito a seminare i semi
della bontà; ho piantato pensieri costruttivi là dove prima c’erano pensieri distruttivi; ho aiutato
le persone a vedere la follia nel combattersi gli uni con gli altri la virtù nello sforzo cooperativo,
fino a caricare e vitalizzare la mia anima con questi pensieri dominanti, ed essi, a loro volta,
hanno costituito una calamita che ha attratto di nuovo a me la collaborazione e la buona volontà
di migliaia di persone che erano in armonia con questi pensieri.
Mi stavo rapidamente avvicinando alla fine del mio arcobaleno per la settima e ultima volta.
Ogni via di fallimento sembrava chiusa. I miei nemici erano stati lentamente trasformati in
amici, e avevo fatto migliaia di nuove amicizie.
Ma c’era un test finale che mi attendeva.
La mano invisibile non dona i suoi preziosi gioielli di conoscenza senza un prezzo, né eleva gli
uomini a posti di responsabilità o crea “uomini del destino” senza saggiare e verificare la tenuta
della loro corazza. Questa fase di test di solito avviene quando meno ce lo aspettiamo,
cogliendoci in tal modo alla sprovvista e non dandoci la possibilità di mostrare nient’altro che la
nostra reale personalità.
Quando il tempo del mio test giunse mi colse inaspettatamente e del tutto impreparato. Fu
dovuto principalmente, suppongo, al fatto che avevo protetto i miei fianchi con nient’altro che
strumenti artificiali. Avevo contato troppo su me stesso e non abbastanza sulla mano invisibile.
Di conseguenza, il mio ultimo e difficile punto di svolta mi ha portato molto dolore, dolore che
avrei potuto evitare se la mia conoscenza delle vicende umane e del potere che controlla gli
eventi terreni fosse stata un po’ più equilibrata.
Come ho già detto, mi stavo avvicinando alla fine del mio arcobaleno con la convinzione che
nulla al mondo mi poteva più impedire di raggiungere e ottenere la mia pentola d’oro e tutto ciò
che un cercatore di questa grande ricompensa potrebbe aspettare.
Come un colpo di fulmine a ciel sereno, ricevetti la scossa!
“L’impossibile” accadde. La mia prima rivista, la Hill’s Golden Rule, non solo mi venne
strappata dalle mani, ma l’influenza che avevo creato con essa venne temporaneamente
trasformata in un’arma per sconfiggermi.
Ancora una volta un uomo mi aveva tradito, e pensai pensieri cattivi non solo su quell’uomo, ma
su tutta l’umanità. Fu un colpo violento per me quando fui travolto dal dubbio che forse non
c’era verità nella Regola d’Oro – che non solo avevo predicato a centinaia di migliaia di persone,
attraverso le pagine del mio giornale e di persona, ma che cercavo scrupolosamente di seguire
per vivere seguendo quella regola.
Questo è stato il momento supremo di test!
La mia esperienza stava insinuando il dubbio che i miei princìpi più amati erano falsi o stavo
invece imparando una grande lezione che avrebbe affermato la verità e la solidità di tali princìpi
per il resto della mia vita fisica e forse per l’eternità?
Queste erano le domande che attraversavano la mia mente. Non potei dar loro una risposta
immediata. Non potei. Ero così stordito che semplicemente dovetti fermarmi e riprendere fiato.
Avevo predicato che non si poteva rubare le idee, i piani, i beni o le merci di un’altra persona e
poter prosperare. La mia esperienza sembrava smentire tutto quello che avevo scritto o detto in
merito, perché gli uomini che mi avevano rubato la mia rivista, la mia creatura, la figlia del mio
cuore e del mio cervello sembravano non solo prosperare, ma potevano anche utilizzare quello
che mi avevano rubato come mezzo per impedirmi di realizzare i miei piani di servizio per tutto
il mondo nell’interesse dell’umanità.
I mesi passavano e non ero in grado di cambiare direzione agli eventi.
Ero stato esautorato, la mia rivista mi era stata portata via, e i miei amici sembravano vedermi
come una specie di eroe caduto. Alcuni dicevano che sarei tornato più forte e più grande dopo
quell’esperienza. Altri dicevano che ero finito. Osservazioni e consigli andavano e venivano, ma
io restavo come imbambolato, sentendomi più o meno come si sente una persona che sta
vivendo un incubo e sa che cosa sta succedendo intorno a sé ma non è in grado di risvegliare o
spostare neanche un mignolo.
Stavo letteralmente vivendo un incubo da sveglio che sembrava tenermi imprigionato. Il mio
coraggio era sparito. La mia fede nell’umanità era sparita. Il mio amore per l’umanità si stava
indebolendo. Lentamente ma inesorabilmente stavo ripudiando i più alti e migliori ideali che
avevo costruito per più di venti anni.
Le settimane passavano e sembravano un’eternità. I giorni sembravano una vita intera.
Un giorno le nubi cominciarono a diradarsi.
Il tempo è un meraviglioso guaritore di ferite. Il tempo guarisce quasi tutto ciò che è malato o
ignorante, e la maggior parte di noi, spesso, sono sia malati che ignoranti.
Durante il settimo e ultimo punto di svolta della mia vita, fui ridotto al peggiore stato di povertà
che avessi mai prima conosciuto. Da una casa molto confortevole e piena di agi fui ridotto,
praticamente in una notte, a un appartamento composto di un’unica stanza. Giungendo così
all’improvviso, proprio mentre stavo per afferrare la pentola d’oro alla fine del mio arcobaleno,
questo colpo mi incise una ferita lacerante e profonda nel mio cuore. Durante questo periodo di
test fui fatto inginocchiare nella polvere della povertà e mi furono fatte mangiare le croste di
tutte le mie follie del passato.
Quando stavo per mollare del tutto, le nubi delle tenebre cominciarono però a diradarsi alla
stessa velocità con cui si erano addensate.
Forse nessun essere umano era stato più duramente provato di me. Almeno era così che mi
sentivo in quel momento.
Il postino aveva consegnato la mia scarsa posta. Guardavo il sole rosso pallido che declinava
dietro l’orizzonte occidentale.
Aprii la busta e il suo contenuto mi cadde a terra, con la faccia verso l’alto. Era un assegno di
25.000 dollari. Per un intero minuto restai con gli occhi incollati su quella cifra, chiedendomi se
non stessi sognando. Mi avvicinai, raccolsi la carta e lessi la lettera che accompagnava l’assegno.
Quel denaro era tutto mio! Potevo prelevarlo dalla banca in qualunque momento avessi voluto.
Nella lettera che accompagnava l’assegno mi era però richiesto in cambio qualcosa che, se
avessi accettato, mi avrebbe fatto voltare definitivamente le spalle a tutto ciò che avevo
predicato su come mettere gli interessi collettivi sopra quelli di qualsiasi singolo individuo.
Il momento supremo di test era giunto.
Avrei dovuto accettare il denaro, che era un capitale abbondante con cui poter pubblicare la mia
rivista, o avrei dovuto restituirlo, e continuare a seguire i miei princìpi, messi così fortemente in
crisi dagli eventi che mi erano precipitati addosso? Queste furono le domande che mi
pressavano nella mente.
Poi sentii il suono della campana nella regione del mio cuore. Questa volta il suono era più
diretto. Fece sì che il sangue cominciasse a formicolare in tutto il mio corpo. Con il suono della
campana venne a me il comando più diretto che mai sia stato registrato dalla mia coscienza, e
quel comando fu accompagnato da un cambiamento chimico nel mio cervello che non avevo
mai sperimentato prima. Era un comando risoluto e sorprendente, e recava un messaggio che
non potevo fraintendere.
Senza la promessa di una ricompensa, mi disse di restituire quei 25.000 dollari.
Esitai. La campana continuava a suonare. I miei piedi sembravano incollati al pavimento. Non
riuscivo a muovermi. Poi raggiunsi la mia decisione. Decisi di ascoltare quel suggerimento.
Nell’istante in cui raggiunsi questa conclusione vidi, nella penombra, avvicinarsi la fine
dell’arcobaleno. L’avevo finalmente raggiunto. Non vidi però alcuna pentola d’oro, ma trovai
qualcosa di più prezioso di tutto l’oro del mondo, perché sentii una voce che non attraverso le
mie orecchie, ma attraverso il mio cuore, mi disse:
“Si Trova Dio Nelle Ombre di Ogni Fallimento”.
La fine del mio arcobaleno mi ha portato il trionfo dei princìpi sopra l’oro. Mi ha offerto una
comunione più stretta con le grandi forze invisibili di questo universo, e una nuova
determinazione di piantare il seme della filosofia della Regola d’Oro nei cuori di milioni di
viaggiatori stanchi che cercano la fine del loro arcobaleno.
Ha ripagato il fatto di aver restituito i 25.000 dollari? Be’, lascio che sia tu a decidere.
Personalmente, sono rimasto estremamente soddisfatto della mia scelta, a cui fece seguito una
cosa strana e inaspettata: tutto il capitale di cui avevo bisogno non venne da una sola fonte, ma
da molte fonti. E venne in abbondanza, senza lacci, benché d’oro, legati a esso, e senza
condizioni imbarazzanti poste su di esso che potevano pretendere di controllare la mia penna.
Non solo ricevetti da diverse fonti tutto il capitale necessario per pubblicare la mia rivista per il
periodo di avviamento, durante il quale le entrate garantite dalle vendite non erano sufficienti a
tenerla in vita, ma ciò che ha di gran lunga maggiore significato è che la rivista sta crescendo
con una rapidità finora sconosciuta nel campo dei periodici del suo settore. I lettori e il pubblico
hanno recepito lo spirito che anima il lavoro che stiamo facendo, e hanno fatto volgere la legge
sempre in azione dei rendimenti crescenti a nostro favore.
Ho diritto ad alcun merito per gli eventi che ho qui citato, alcuni dei quali sembrerebbero
assegnarmelo, un merito? Ho diritto ad alcun merito per il successo che ho avuto a
coronamento dei miei sforzi?
Francamente, mi sento di rispondere in senso negativo!
Non sono stato altro che uno strumento nelle mani di un potere superiore, e ho svolto lo stesso
ruolo di un violino che suona nelle mani di un maestro. Se ho azzeccato una melodia armoniosa
nella canzone che sto cercando di cantare attraverso questo testo e gli altri che scrivo, è stato
perché mi sono lasciato andare all’influenza della mano invisibile. Quello che sto cercando di
dire è che non mi arrogo alcun merito per qualsiasi cosa di natura lodevole io abbia fatto o
possa fare. Se avessi seguito quella che sembravano essere la mia tendenza naturale o le mie
inclinazioni, sarei precipitato nella sconfitta definitiva in uno dei sette punti di svolta nella mia
vita, ma sempre c’è stata una forza, una guida, che sempre è venuta in mio soccorso e sempre
mi ha salvato dalla sconfitta.
Faccio queste confessioni in uno spirito di franchezza e con il sincero desiderio di aiutare gli
altri e beneficiarli dalle mie esperienze. Molte delle mie conclusioni, va naturalmente precisato,
sono puramente ipotetiche, ma mi sentirei un frodatore della peggior specie se mi arrogassi il
merito, sia per dirette affermazioni sia per allusioni, di quegli impulsi più elevati – che in realtà
hanno abbattuto le mie tendenze naturali – con il fine di ottenerne un vanto personale.
Se avessi seguito le mie inclinazioni, tendenze, pensieri e giudizi, sarei precipitato nella
sconfitta in uno o in ognuno dei sette punti di svolta della mia vita: è una conclusione che sono
costretto a trarre alla luce di un’interpretazione ragionevole del significato delle lezioni che
ognuno di questi punti di svolta mi ha impartito.
Epilogo

Vorrei riassumere le lezioni più importanti che ho appreso nella mia ricerca della fine
dell’arcobaleno. Non parlerò di tutte le lezioni, ma solo di quelle più importanti. Lascerò alla tua
riflessione il resto.
La prima lezione, la più importante di tutti, è che nella mia ricerca della fine dell’arcobaleno ho
trovato Dio in una manifestazione molto concreta, inconfondibile, e soddisfacente. Il che è una
scoperta che mi ripaga di tutto, anche se non avessi trovato nient’altro. Per tutta la mia vita la
mia mente era rimasta un po’ turbata dalla riflessione sulla natura esatta di quella mano
invisibile che dirige gli affari dell’universo, ma i miei sette punti di svolta sulla scia
dell’arcobaleno della vita mi hanno portato, alla fine, a una conclusione che mi soddisfa. Che la
mia conclusione sia giusta o sbagliata non è di grande importanza: la cosa principale è che mi
soddisfi.
Le altre lezioni principali che ho imparato sono le seguenti.
Ho imparato che coloro che consideriamo nostri nemici sono, in realtà, nostri amici. Alla luce di
tutto quello che è accaduto, non tornerei mai indietro per annullare una sola di quelle
esperienze che ho incontrato, perché ognuna di esse mi ha portato la prova positiva della
validità della Regola d’Oro e l’esistenza della legge di compensazione attraverso la quale
ritiriamo i nostri premi per la nostra virtù e paghiamo le sanzioni per la nostra ignoranza.
Ho imparato che il tempo è l’amico di tutti coloro che basano i loro pensieri e le loro azioni sulla
verità e sulla giustizia, ed è il nemico mortale di tutti coloro che non riescono a farlo, anche se la
sanzione o la ricompensa spesso sono più lente ad arrivare di quanto ci si possa aspettare.
Ho imparato che l’unica pentola d’oro per cui valga la pena lottare è quella che viene dalla
soddisfazione di sapere che i propri sforzi stanno portando felicità agli altri.
Uno per uno, tutti coloro che sono stati ingiusti con me e che mi hanno tentato di distruggere
sono stati abbattuti dal fallimento. Ho potuto vedere ognuno di loro ridotto al fallimento ben
oltre quello che avevano in programma per me. Il banchiere di cui ho parlato è stato ridotto alla
povertà. Gli uomini che hanno tramato contro di me per sottrarmi la Betsy Ross Candy
Company e hanno cercato di distruggere la mia reputazione sono finiti nei guai con la legge, e
uno dei due è ancora detenuto in un carcere federale.
L’uomo che mi ha truffato dei miei 100.000 dollari di stipendio, e che ho fatto diventare ricco e
influente, è stato ridotto in povertà. A ogni svolta della strada che ha portato verso la fine del
mio arcobaleno, ho visto la prova indiscutibile per sostenere la filosofia della Regola d’Oro che
continuo a inviare oggi a centinaia di migliaia di persone.
Infine, ho imparato ad ascoltare il suono della campana che mi guida quando vengo assalito dal
dubbio e dall’esitazione. Ho imparato a toccare una fonte finora sconosciuta da cui ricevo
suggerimenti quando voglio sapere da che parte girarmi e che cosa fare. Questi suggerimenti
non mi hanno mai condotto nella direzione sbagliata e sono certo che non lo faranno mai.
Mentre completo queste righe, vedo sulle pareti del mio studio le immagini dei grandi uomini
che ho cercato di emulare. Tra di esse vi è quella dell’immortale Lincoln, dal cui volto ruvido e
carico di preoccupazioni mi sembra ora di vedere disegnarsi un sorriso e dalle cui labbra mi
pare di sentire le magiche parole: “Con la carità verso tutti e la malizia verso nessuno”.4
E in fondo al mio cuore sento il misterioso squillo di campana, e a esso segue ancora una volta il
più grande messaggio che mai abbia raggiunto la mia coscienza, con cui concludo queste righe:
“Si Trova Dio Nelle Ombre di Ogni Fallimento”.
1)
“Il Panico del 1907, conosciuto anche come il Panico dei banchieri del 1907, è stato una crisi
finanziaria che ha avuto luogo negli Stati Uniti quando la Borsa Valori di New York cadde del
50% dal suo picco dell’anno precedente. Il panico scoppiò durante un periodo di recessione
economica, quando ci furono numerosi episodi di corsa agli sportelli nei confronti di banche e
società fiduciarie. Il panico del 1907 alla fine si diffuse in tutta la nazione quando molte banche
(statali e locali) e società dichiararono bancarotta. Le cause principali della corsa agli sportelli
comprendono la contrazione della liquidità da parte di numerose banche newyorkesi, la perdita
di fiducia tra i correntisti e l’assenza di un prestatore di ultima istanza stabilito dalla legge”.
(Vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Panico_del_1907) ↵
2)
“L’armistizio di Compiègne (in francese Armistice de Rethondes) fu l’armistizio sottoscritto alle
ore 11 dell’11 novembre 1918 tra l’Impero tedesco e le potenze Alleate in un vagone ferroviario
nei boschi vicino a Compiègne in Piccardia; l’atto segnò la fine dei combattimenti della prima
guerra mondiale” (Vedi:http://it.wikipedia.org/wiki/Armistizio_di_Compi) ↵
3)
Diventeranno molte, molte di più, negli anni successivi. Il testo più noto al mondo di Napoleon
Hill Pensa e arricchisci te stesso, ha venduto oltre trenta milioni di copie e, da una recente
indagine, è stato classificato come il nono libro più letto di tutti i tempi. ↵
4)
“With Malice toward none, with charity for all”. “Con malizia verso nessuno, con carità verso
tutti”, sono le esatte parole che pronunciò Abraham Lincoln, nel suo secondo discorso
inaugurale. La meravigliosa frase completa è la seguente: “With Malice toward none, with
charity for all. With firmness in the right, as God gives us to see the right, let us strive on to
finish the work we are in, to bind up the nation’s wounds.” “Con malizia verso nessuno, con
carità verso tutti, con fermezza nel giusto, perché Dio ci fa vedere il giusto, ci impegniamo a
finire il nostro lavoro, e a fasciare le ferite della nazione.” ↵
Nota biografica

Napoleon Hill (1883-1970) è stato e rimane uno degli autori più letti al mondo. Il suo testo più
famoso Think and Grow Rich, tradotto in italiano con Pensa e arricchisci te stesso, è uno dei
libri più venduti di tutti i tempi.
Nato in povertà, Hill cominciò a scrivere sin da giovane fino a quando, nel 1908, incontrò
l’industriale Andrew Carnegie che gli commissionò uno studio, durato venticinque anni, al fine
di scoprire e pubblicare la formula del successo.
Durante quegli anni Hill intervistò oltre cinquecento illustri uomini di grande ricchezza di quel
tempo, da Thomas Edison a Henry Ford, e divenne consulente di Andrew Carnegie.
Hill dedicò tutta l’esistenza alla divulgazione dei suoi princìpi con diverse pubblicazioni di cui
Pensa e arricchisci te stesso rimane il capolavoro assoluto, con oltre trenta milioni di copie
vendute nel mondo.
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